La sposa del vento è il titolo
della favola che introduce la
lettura del libro. Racchiude
quell’alone di mistero e
meraviglia che da sempre si
cela dietro la storia del
nostro costume.
Questa favola è frutto della
nostra fantasia ed è stata
magnificamente revisionata
da Lorenza Fumagalli che da
tanti anni lavora con noi
come esperta archivista e
storico.
Viveva a Grosio, nel XVI secolo, una fanciulla
tanto delicata e sensibile da ottenere, pur
se di ceto misero, l’attenzione del Principe
della notte.
Aloue, così lui si chiamava, restò affascinato
da tanta gentilezza e raffinatezza e volle
per lei il meglio di ciò che sulla terra
esisteva.
Ori,argenti, castelli, manieri,… tutto ambiva
regalarle!
Lei però, educata da sempre, lo
disincentivò dicendo: “Ogni tuo regalo mi
lusinga… ma qualsiasi oggetto tu scelga, si
discosta tantissimo da ciò che realmente
vorrei!”
Stupito e confuso per tali parole, dapprima
s’adirò e di seguito per l’affetto che
serbava, cercò di capire.
S’assillò chiedendosi come conquistarla e in
cosa stesse sbagliando, ma la verità si
prendeva gioco di lui, nascondendosi, finché
una sera, mentre camminava assorto
facendosi precedere dai sassolini che lui
stesso calciava sul selciato, il vento caldo
d’estate, suo amico da sempre, gli venne in
aiuto sussurrandogli:
“ Un animo fine non ama ciò che arricchisce,
ma ciò che fa crescere dentro!”
Aloue ci dormì su e al mattino si presentò
dall’amata con uno scialle di seta gialla.
Lei lo osservò e, garbatamente come era
consona fare da ormai troppo tempo, stava
per accomiatarsi senza trattenere il dono,
quando la voce calda del vento le sfiorò
l’orecchio dicendole:
“Non guardare ciò che vedi, ma annusa questa
seta chiudendo gli occhi…..” e poi ancora: “Ho
trasportato per te l’anima del mondo”.
La ragazza incuriosita fece ciò che le veniva
chiesto e l’Oriente apparve: grande, mistico,
profumato di droghe e spezie, affascinante e
gradevolmente invadente.
Allora rise, mise lo scialle sulle spalle e replicò:
“Grazie per avermi donato una sensazione
nuova!”
Il principe comprese all’istante, e alla nascita
del sole ricomparve con grandi orecchini
zigani, che nuovamente aprirono il cuore della
sua amata ad un sentimento passionale,
istintivo e diretto, mentre gli occhi
guardavano, pur non vedendo, colori variopinti
e vivaci e l’udito le permetteva d’ascoltare un
vociare allegro misto a musiche coinvolgenti.
La giornata seguente, un fazzoletto profumato e un
soffice ventaglio nero di piume di struzzo,
portarono quell’animo delicato a passeggio fra
canali veneziani, monumenti sontuosi, parrucche
cotonate, bianchi gabbiani, salsedine e mare.
Il corsetto di fustagno ed il cappello
rappresentarono d’allora il Veneto, gli zoccoli il
bosco, la gonna nera la calda e luminosa Spagna, le
calze il pelo morbido e famigliare delle pecore e la
camicia bianca i profumati campi di lino blu, regalo
prezioso di un Dio alla Valtellina.
Ogni giornata parlava di vissuti
diversi, ed era solo il caso e con lui
il vento, a selezionare gl’indumenti.
Gli occhi neri e grandi dell’ormai
principessina, si spalancavano
ripetutamente, increduli per tanta
meraviglia!
Nacque così l’abito delle grandi
occasioni di Grosio, tessuto con
l’amore intenso di Aloue, la
spensieratezza di Eolo,
l’emozione della conoscenza e
la sensibile eleganza di colei
che per prima l’indossò.
Fine
A cura degli alunni delle classi 1e coordinati da Lorenza Fumagalli
Anno scolastico 2002/03
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