Febbraio 2013 LABORATORI DI PARTECIPAZIONE: IL SONDAGGIO SULLA SITUAZIONE AMMINISTRATIVOPOLITICA DI TORREBRUNA a cura della RedAzione Il CAT da un paio di settimane ha iniziato a sottoporre i cittadini torresi a un questionario per conoscere il loro giudizio in merito all’operato dell’attuale amministrazione comunale (Sindaco, Giunta e maggioranza consiliare nel suo complesso) e della minoranza consiliare, la loro opinione sulle elezioni comunali di Torrebruna del 2014 e il loro orientamento politico generale, in vista anche delle imminenti elezioni politiche del 24-25 febbraio. E’ un’iniziativa della nostra associazione da una parte per dare voce ai nostri compaesani, perché è giusto che il cittadino possa esprimersi sull’amministrazione del proprio comune e possa informare i propri rappresentanti sul loro pensiero, senza che debbano aspettare il classico (seppur importante) appuntamento deputato a questa funzione, ovvero le elezioni. Un sondaggio, quindi, che serva per una sorta di valutazione in corso d’opera dell’amministrazione. E’ cosa buona e giusta (oltreché un diritto sacrosanto) che il cittadino eserciti un controllo di questo tipo; ed è cosa buona e giusta che gli amministratori si abituino a valutazioni “di medio termine” (negli USA c’è un’apposita elezione, a livello federale, proprio a metà mandato del Presidente, che è un vero e proprio “termometro” per misurare il grado di consenso dell’Amministrazione). Dall’altra parte crediamo sia uno strumento utile per gli stessi amministratori, che, tanto per fare un esempio, se l’esito dovesse essere sostanzialmente negativo (per essa) possono predisporre misure atte a migliorare la propria azione per il bene della collettività e quindi accrescere il consenso presso l’opinione pubblica. E allo stesso tempo può rivelarsi utile agli attori della politica locale (o aspiranti tali) per saggiare gli umori dell’elettorato e tentare alleanze, strategie, ecc... per conquistare un posto in Consiglio comunale, costruire o rinsaldare il proprio consenso e via dicendo. Come associazione culturale e politica crediamo sia importante esplorare l’opinione dei cittadini torresi. Anche questa iniziativa rappresenta un piccolo, piccolissimo contributo a quella pratica nella quale abbiamo sempre creduto e che continuiamo, bene o male, a portare avanti: la partecipazione. Siamo nati anche per questo, per riconnettere i cittadini all’amministrazione e alla politica e questa caratteristica genetica ce la porteremo sempre dietro, che piaccia o meno. Quindi vi invitiamo a richiedere il questionario, compilarlo correttamente e riconsegnarlo entro il 22 febbraio. Raccolti tutti i questionari procederemo alla elaborazione dei risultati, che presenteremo in un vero e proprio rapporto, che sarà corredato di commenti e grafici e che sarà reso pubblico in ogni modo. NON SONO MICA CAZZI MIEI, HO ELABORATO di un ex astemio Che le vite degli altri, pensavo l'altro giorno mentre aspettavo un tram che sembrava non arrivare mai, le vite degli altri sono degli altri, mi dicevo, nel senso che solo le loro possono essere. Che sono così maledettamente loro, mi ripetevo, che tutte le volte che uno prova a ficcarci dentro il naso poi finisce che non ne esce più. Allora mentre poi il tram arrivava e mentre poi ci salivo, io, quello che ho fatto, mi sono detto Basta, non devi più domandare, non sono cazzi tuoi, stai al posto dove sei. Che tornando a bomba le vite degli altri sono degli altri, e a loro le lasciamo. Che volendo arrivare al dunque noi ci teniamo le nostre, io la mia e ognuno la sua. E per ognuna concentrarsi forte, spremersi tanto, sperare che ci vada d'avanzo. Pagina 1 CONSUMO CRITICO E BOICOTTAGGIO: GLI STRUMENTI DEL CONSUMATORE CONSAPEVOLE di Francesca Colella Ogni giorno siamo il bersaglio di innumerevoli messaggi pubblicitari che hanno lo scopo di indirizzare i nostri acquisti, condizionando così le nostre scelte da consumatori. Questi messaggi non pubblicizzano solo prodotti, ma anche uno stile di vita, un modello di società che soddisfa pienamente i nostri desideri. Come consumatori dobbiamo capire che abbiamo un grande potere nei confronti del sistema economico. Non solo... Abbiamo anche il dovere di riflettere sugli effetti globali dei nostri stili di vita, sull’ecosistema e la società, sui problemi causati da un modello economico basato sulla continua accumulazione dei beni materiali. Fare questo è difficile perché molti dei prodotti di cui dovremmo ridurre il consumo sono quelli delle aziende più conosciute al mondo e di cui ci fidiamo di più. Trasformarci in consumatori critici non è facile, ma è il frutto di un costante e graduale cambiamento. Per iniziare dobbiamo convincerci che abbiamo un grande potere perché, premiando o punendo le aziende, possiamo modificare le loro politiche commerciali. L’85% delle ricchezze al mondo è in mano al 10% della popolazione mondiale; nel 2002 c’erano 2,6 miliardi di persone che vivevano con meno di 2 dollari al giorno; 9 milioni sono le persone che ogni anno muoiono per malattie legate alla fame e la denutrizione; 1,2 miliardi sono le persone che non hanno accesso a fonti di acqua pulita e/o potabile. Questi pochi dati ci danno la misura di quale è la realtà del mondo in cui viviamo. Come possiamo uscire da questa situazione? Costruendo dal basso un mondo diverso, che funzioni secondo logiche diverse, contrapponendo la cooperazione alla competizione, la tutela e il rispetto dell’ambiente al suo sfruttam ento indiscriminato, l’inclusione all’esclusione. Occorre dunque preferire quei produttori che operano secondo logiche di sobrietà, fratellanza, solidarietà, rispetto della natura. Occorre ridurre i nostri consumi, indirizzandoli verso modelli più sostenibili, possiamo orientarci verso un modello di benessere che non sia legato solo alla soddisfazione delle esigenze individuali, ma anche collettive. Il boicottaggio è uno dei principali strumenti di azione dei consumatori critici. Esso indica un’azione basata sull’interruzione dell’acquisto o dell’utilizzo di uno o più prodotti in modo da esercitare una forte pressione sulle società per co- Pagina 2 stringerle a cambiare politiche. Il consumo critico si può definire una democratizzazione dell’atto del consumo. Chi lo pratica esprime attraverso l’acquisto il proprio punto di vista sulla società e sulle scelte delle aziende. Quando acquistiamo secondo i principi del consumo critico lo facciamo perché siamo convinti che la nostra scelta si debba basare su criteri, quali la tutela dell’ambiente, delle comunità locali, delle culture tradizionali e dei diritti fondamentali dell’uomo. Solo quando un consumatore diviene consapevole del suo ruolo ed è informato su cosa c’è dietro i prodotti che acquista può trasformare i suoi acquisti in un confronto con le scelte operate dalle grandi aziende. Gli acquisti possono rivelarsi delle vere e proprie forme di voto nei confronti delle aziende e saranno tanto più efficaci quanto più diventeranno un atto collettivo e non individuale. Quando facciamo consumo critico ci può sembrare di lottare contro i mulini a vento poiché i nostri “avversari” sono molto potenti, per lo più le aziende che decidiamo di colpire fanno parte di gruppi di aziende molto più grandi che operano su scala mondiale e che sono denominate multinazionali. Esse possono decidere di spostare le loro produzioni in tutto il mondo gettando sul lastrico intere famiglie e comunità, possono fissare il prezzo di materie prime e sono implicate in innumerevoli casi di corruzione e inquinamento. Molti gruppi multinazionali non si accontentano di svolgere soltanto attività economiche, ma cercano di fare pressioni in ogni modo sui governi, da quelli locali a quelli globali, perché attuino scelte politiche che tutelino i propri interessi. Un esempio è quello della Coca Cola: denunciata dal Sinaltrainal, principale sindacato colombiano dei lavoratori del settore alimentare, poiché si è servita di forze paramilitari allo scopo di esercitare pressione sui suoi associati, arrivando al ferimento e all’uccisione di diversi sindacalisti. In India la Coca Cola è sottoposta a boicottaggio per aver causato inquinamento, mancanza d’acqua, distribuzione di rifiuti chimici come fertilizzanti, vendita di prodotti con alta percentuale di rifiuti chimici. Altro esempio è quello dell’APP (Asian Pulp and Paper): multinazionale che sta devastando l’Indonesia per portare sul mercato legni pregiati in via d’estinzione e banditi dal commercio, come il ramino. E ancora JBS principale responsabile della deforestazione in Amazzonia, ultimo polmone verde del pianeta, per soddisfare la nostra continua ed eccessiva richiesta di carne e pelle. Nestlè: ha condotto campagne a livello mondiale per convincere le madri dei paesi in via di sviluppo a utilizzare il suo latte liofilizzato per neonati al posto del latte materno, senza fornire le informazioni sui possibili effetti negativi. Pare che Nestlé abbia assunto donne vestite da infermiere per portare gratuitamente il latte in polvere in questi paesi, latte che viene spesso mischiato con acqua contaminata. E poi ancora Shell, Eni, Alstom, Coal India, Repower, P&G, Unilever, Johnson and Johnson, Monsanto. Dobbiamo quindi essere costantemente informati sui singoli prodotti e le aziende produttrici, e sulle strategie dei gruppi aziendali che li controllano. Relativamente al prodotto dovremmo chiederci se viene realizzato con procedimenti ad alto impatto ambientale, se vengono rispettati i diritti dei lavoratori, se vengono pagati dei prezzi decenti per la sua produzione; relativamente all’azienda dovremmo chiederci se sostiene governi repressivi, se sostiene politiche ambientali dannose, se è coinvolta nell’industria delle armi o sostiene governi coinvolti in conflitti, se impedisce con minacce l’organizzazione dei sindacati tra i propri lavoratori. Potrebbe, ora, risultare complicato andare a fare la spesa ed è per questo che possiamo fornirvi un elenco dei prodotti “sostenibili”, per essere TUTTI dei consumatori critici! da preferire se possibile usare l'acqua del rubinetto, oppure Fabia, Fiuggi, Sangemini, Aura da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Libero Mondo da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Ecor, Baule Volante, La Terra Madre da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Equomercato, Macondo, Ecor, Baule Volante, Balocco, Doria, Galbusera, Loaker, Bistefani da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Equomercato, Macondo, Ecor, Baule Volante da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Equomercato, Macondo, Ecor acqua in bottiglia non trasparenti Rocchetta, Uliveto, Alisea, S.Benedetto, Valle Reale, Guizza, Lete bevande non trasparenti Oransoda, Lemonsoda, Crodino, Virgin Briosi, Elisir di Rocchetta, Schweppes, Energade succhi di frutta non trasparenti Derby, Cirio, Jolly Colombani, Yoga, Valfrutta, Skipper, Zuegg biscotti non trasparenti Colussi, Granturchese snack dolci non trasparenti Bounty, Mars, Snickers, Twix da preferire Negri, Marsili, Casa Modena, King's Granbiscotto, Wulevù, San Daniele da preferire Alma Brand, Capri, Golden Lion,Alco, Palmera, Sigillo Oro, Maruzzella da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Equomercato, Equoland, Liberomondo da preferire Pompadour, L'Angelica, Kelemata, Sir Winston Tea, Mondovero, Altromercato, Commercio Alternativo, Equomercato, Equoland, Liberomondo, da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Equomercato, Equoland, Liberomondo, Mondo, Libera, De Cecco, Di Vella, La Molisana da evitare Grisbi, MisterDay, Mulino Bianco, Pavesi, Ringo, Togo, Oro Saiwa, Prince, Le Ore Liete, Valsoia da evitare KitKat, Lion, Milka, Oro Ciok, MisterDay, Kinder Brioss, Duplo, Fiesta, Mulino Bianco cioccolata e cioccolatini non trasparenti da evitare Pernigotti, Sperlari, Caffarel, LINDT, M&M's salumi e wurstel non trasparenti Beretta, Wuber, Citterio, Sofficette, Montorsi, Galbani, Wudi, Casa Romagnoli tonno e sardine non trasparenti Nostromo, Star latte non trasparenti yogurt e dessert non trasparenti Galbi maionese e salse varie non trasparenti da preferire Ecor, Baule Volante, Saclà da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Ecor, Baule Volante, Alce Nero, da evitare Santarosa, Santàl, Valsoia, Del Monte, MangiaeBevi da evitare Santarosa, Hero, Valsoia da preferire Fattorie Italia, Prima Natura Bio Granarolo, Valmont, Locatelli, Ecor, Foreste Molisane, Bridel, Le Petit da preferire Prima Natura Bio, Yomo, Esprit, Più&Più, Sterilgarda da evitare TèAti, Coca Cola, Fanta, Sprite, Pepsi Cola, Gatorade, Beltè, Nestea,Lipton, Estathè, San Pellegrino, San Bitter marmellate e confetture non trasparenti Valfrutta, Jolly Colombani da preferire Altromercato, Commercio Alternativo, Equomercato, Macondo, Ecor, Baule Volante, Ciocorì, Biancorì, Bistefani, Novi, Ritter Sport da evitare Boario, Evian, Ferrarelle, Claudia, Giulia, Levissima, Panna, Vera, San Pellegrino cereali non trasparenti Misura caffè e orzo non trasparenti Kimbo, Kosè, Mauro, Segafredo, Orzobimbo tea, infusi, camomilla non trasparenti Infrè, Startea, Mellin, Sogni d'oro pasta e riso non trasparenti Agnesi, Audisio, Misura, Fini, Paf Erik, Flora, Campiverdi Bittra, Suchard, Cote D'Or, Milka, Toblerone, Nutella, After Eight, Baci, Galak, Motta, Nestlè, Perugina, Smarties, Ferrero Rocher, Mon Cheri, Pocket Coffee, Raffaello da evitare Fiorucci, Suillo, Pollì, Cuor di Paese da evitare Carlos Primero, Rio Mare da evitare Teddi, Giglio, Matese, Polenghi, Latte Sole, Vitasoya,Dietalat, Latte Oro, Parmalat, Valsoia, Stella da evitare Actimel, Activia, Dan'up, Danette, Danito, Danone, Vitasnella, Fruttolo, Galak, LC1, Mio, Nesquik, Plasmon, Joy, Kir, Parmalat da evitare Leggeresse, MatoMato, Mayonnaise, Tomato Ketchup, Heinz, Calvè, Mayò da evitare Cerealix, ALL-Brain, Frosties, Corn Flakes, Rice Crispies, Vitalis, Cheerios, Fibre1, Chocapic, Fitness, Nesquik Cereali da evitare Hag, Splendid, Nescafè, Orzoro da evitare Twinings, Lipton, Plasmon, Montania da evitare Barilla, Voiello, Buitoni, Pezzullo The scream of the Butterfly… di Dende PULIZIA STRADALE: OVVERO… COME CONTINUARE AD AVVELENARE UN TERRITORIO NELL’INDIFFERENZA TOTALE DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI (MA ANCHE DELLA CITTADINANZA…) Fondovalle Trigno: si continua a utilizzare il diserbante per pulire i bordi della carreggiata, compromettendo irreparabilmente il delicato sistema ambientale sulle sponde del (già maltrattato) fiume. Non dite che non ve l’avevamo detto. Che nessuno provi a dire “Io non lo sapevo”. Tanti sono stati i tentativi della nostra associazione di evidenziare quello che avviene (spudoratamente, alla luce del sole…) lungo la nostra Fondovalle. Abbiamo contattato tutti i giornali locali. Abbiamo inviato email – prima - e lettere cartacee – poi - a tutti i sindaci dei comuni che si affacciano sulla Valle del Trigno (SAN GIOVANNI LIPIONI, CELENZA SUL TRIGNO, TORREBRUNA, TUFILLO, DOGLIOLA, FRESAGRANDINARIA, LENTELLA, CUPELLO, SAN SALVO, PALMOLI, CARUNCHIO, MONTEFALCONE, ROCCAVIVARA, MONTEMITRO, MAFALDA, MONTENERO, SCHIAVI D'ABRUZZO) cercando di mobilitare qualcuno contro questo scempio e sperando che, perlomeno, un argomento di questo tipo ricevesse la dovuta attenzione. Abbiamo cercato di informare il più possibile la popolazione sull’utilizzo massiccio e deleterio dei diserbanti che viene perpetrato a due passi dal delicato sistema ambientale del fiume che attraversa il nostro territorio. Ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Né da sindaci, né da altri amministratori locali. Niente di niente. Insomma… ci duole ammettere che la nostra campagna contro l'utilizzo dei diserbanti non è decollata, nonostante i nostri impegni e i nostri sforzi per far conoscere al maggior numero possibile di persone l'avvelenamento in corso a pochi metri dal nostro fiume e nel cuore del nostro (sottovalutato) territorio. Tuttavia, da parte nostra ci sembra doveroso chiederci il perché di tanta indifferen- za... Probabilmente, una delle cause è rintracciabile nello scarso (per non dire nullo) interesse dimostrato dalle amministrazioni comunali da noi contattate che non hanno risposto ai nostri appelli, alle nostre mail, alle nostre lettere cartacee, ai nostri inviti, alle nostre segnalazioni sui mezzi di informazione locale. Eppure il nostro territorio dovrebbe interessare, alle amministrazioni e ai privati cittadini. Eppure gli effetti nocivi che questi veleni adducono dovrebbero preoccupare, sia le amministrazioni, sia i privati cittadini. Nel frattempo, l’operazione di pulizia tramite diserbante continua e l’avvelenamento del nostro territorio avanza. Inesorabilmente. Sotto gli occhi di tutti e nell’indifferenza più totale. DistillAzione di Dende “FURORE” DI JOHN STEINBECK La Grande Depressione, la fame, la povertà: sono i tempi duri, quelli della crisi del ’29 negli Stati Uniti. Sono tempi di ristrettezze economiche forse anche peggiori di quelli che stiamo attraversando, ma per certi versi non del tutto dissimili, quelli in cui è ambientato il romanzo di John Steinbeck. Questo è lo sfondo sul quale si evolvono le vicende di “Furore”, opera pubblicata per la prima volta nel 1939, il cui titolo originale, “The Grapes Of Wrath” (I grappoli dell’ira) evoca in maniera più decisa la terribile storia dei contadini costretti ad abbandonare la Dust Bowl, la regione al centro degli Usa che nel 1930 fu colpita da una spietata siccità. Quello di “Furore” è, dunque, il racconto degli Okies che, complice la Grande Depressione, furono costretti ad emigrare verso la California con la speranza, e forse l’illusione, di poter scappare dalla miseria, dalla fame, da quella siccità e da quella desolazione polverosa delle campagne abbandonate. E’ la storia dei vinti, di un’America contadina e proletaria esclusa dai meccanismi del capitalismo, impotente nei confronti delle operazioni che le banche esercitano sulla sua esistenza. Ancora, “Furore” è una storia di emigrazione, di un lungo viaggio che, lungo la Highway 66, attraversa gli States, ma che potrebbe somigliare a tutti i viaggi di migranti - interminabili e pieni di avversità, carichi di rancore e di nostalgia - che si mettono in cammino alla ricerca di pane e di lavoro verso una terra promessa che, quasi come sempre, si rivela meno ricca di opportunità di quanto si pensi. Ed è attraverso la storia della famiglia Joad che Steinbeck ci racconta un paese dalle mille contraddizioni: da un lato la possibilità o il sogno di arricchirsi, rappresentato dalla California, dall’altro la triste miseria e la grande difficoltà per le classi più povere di riscattarsi. La narrazione di Steinbeck è minuziosa, realista e allo stesso tempo incalzante, quasi cinematografica, oltre ad essere fortemente evocativa. E’ una vera e propria odissea, ma senza possibilità di riscatto e priva di un lieto fine. E il culmine della narrazione è tutto racchiuso nel finale, in cui la pietà per il genere umano è pari al sentimento di compassione che potrebbe evocare la Pietà michelangiolesca, ma senza la speranza di una risurrezione. Quello che resta, è solo un sentimento di profonda impotenza e di una storia che è destinata a ripetersi. Solo un libro? Forse………..O forse no. Perché quello di Steinbeck è un lavoro che scavalca i confini della letteratura per entrare di diritto nell’elenco di quelle opere che riescono a raccontare storicamente e sociologicamente le vicende di un popolo durante una determinata epoca. Non solo. “Furore” ci apre gli occhi e ci offre uno spunto prezioso per valutare una contemporaneità, caratterizzata da una nuova crisi economica e tuttora segnata da migrazioni disumane, da disagi sociali, da diritti calpestati e da condizioni di lavoro che rievocano la schiavitù. “Dove c’è lavoro per uno, accorrono in cento. Se quell’uno guadagna trenta cents, io mi contento di venticinque. Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti. No, prendete me, io ho fame, posso farlo per quindici. Io ho bambini, ho bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li vedeste i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non stanno in piedi. Mi lasciate portar via un po’ di frutta, di quella a terra, abbattuta dal vento, e mi date un po’ di carne per fare il brodo ai miei bambini, io non chiedo altro. E questo, per taluno, è un bene, perché fa calare le paghe rimanendo invariati i prezzi. I grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni. E le paghe continuano a calare, e i prezzi restano invariati. Così tra poco riavremo finalmente la schiavitù.” Pagina 4