LE MAPPE CONCETTUALI Applicazione di didattica inclusiva
Claudio Manfredini, ITIS “Galilei” Cremona,
Email: [email protected] - website: www.polohandicap.it
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Il Polo IT H, labo sperimentale di inclusione e di apprendimento cooperativo
Da ormai 12 anni, in un Istituto Istruzione Superiore di Crema “P.Sraffa” (CR), è in atto un
progetto-laboratorio: Polo IT Handicap, ove si sperimentano attività didattiche che da un lato s’ispirano alle
nuove tecnologi e quelli che sono ai riferimenti pedagogici che hanno contribuito al rinnovamento della scuola:
La maieutica e l’empowerment di Danilo Dolci , La Pedagogia Popolare di Celestin Freinet, La Scuola di
Barbiana di Don Lorenzo Milani, La Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari, L’Educazione come
pratica della libertà – La Pedagogia degli Oppressi di Paulo Freire, Descolarizzare la Società, le ipotesi di
Ivan Illich, Il sistema dei Laboratori di Francesco De Bartolomeis, e, da un altro lato, s’inseriscono nel filone
delle ricerche e studi che, negli ultimi anni, si sono sviluppati in campo psicologico e pedagogico:
- la teoria delle intelligenze multiple di H. Gardner sulla natura e le caratteristiche della mente umana
- il costruttivismo sociale e l’apprendimento significativo di Ausubel
- l’ “ICF” che si basa sull’impiego di una molteplicità di metodi in funzione delle differenze esistenti
- le mappe concettuali
Il Polo IT Handicap, ha tra le sua funzioni quelle di:
- Ottimizzare le risorse nella fase di acquisizione e prestito d’uso delle strumentazioni hardware e software e
nella loro gestione, con trasferimenti da una scuola all’altra secondo il variare dei bisogni e dell’utilizzo;
- Assistenza tecnica, come aiuto alle scuole per la risoluzione dei comuni problemi di funzionamento ed
adattamento delle tecnologie, ed all’esigenza dei singoli alunni;
- Assistenza didattica, nel fornire indicazioni idonee per l’utilizzo dello strumento in modo efficace in tutte le
attività scolastiche, considerando anche gli aspetti psico-pedagogici e le esigenze delle varie discipline;
- Formazione operatori, con interventi flessibili, puntuali e mirati, in grado di rispondere anche ad esigenze
contingenti, di formazione in presenza e a distanza.
- Sperimentazione delle nuove tecnologie integrative, con riferimento alle piattaforme cooperative web, agli
ausili hardware e software.
Praticamente, si sperimenta un modello di insegnamento-apprendimento in un contesto di apprendimento
cooperativo e in un ambiente caratterizzato dalle ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione),
al fine di trovare un’alternativa valida alla pedissequa trasmissibilità del sapere, o come sosteneva Paulo Freire,
ad una concezione depositaria dell’Educazione: In tal modo l'educatore non è solo colui che educa, ma colui
che, mentre educa, è educato nel dialogo con l'educando, il quale a sua volta, mentre è educato, anche educa.
... A questo punto nessuno educa nessuno, e neppure se stesso: gli uomini si educano in comunione, attraverso
la mediazione del mondo”.
Non ritenendo possibile una modificazione metodologica dell’apprendimento senza un’adeguata modificazione
non tanto degli spazi scolastici, ma del loro modo di utilizzazione e soprattutto del loro adattamento alle
esigenze didattiche, e non viceversa, il laboratorio Bottega, un unico locale di oltre 90 mq, è composto da due
zone unificabili con il semplice scorrimento di alcuni armadi che contengono la mediateca “fisica”:
-uno spazio “didattico”, che, ha al centro un tavolo, attorno al quale sono disposti banconi con postazioni con
PC multimediali, con accesso alla rete Internet, che supportano fino a 15 studenti, favorendo ove possibile la
collaborazione a coppia o in piccoli gruppi. Il tavolo è l'elemento principale, dove ci si confronta guardandosi
negli occhi, decidendo insieme cosa e come realizzare, utilizzando le risorse disponibili, predisponendo le
mappe concettuali. Vi è, poi, un centro stampa e grafica con computer e stampante per l’elaborazione di testi
scritti, manifesti, depliant, e quanto altro scaturisca dalla fantasia e dalla creatività dei ragazzi; una mediateca e
una zona proiezioni e dibattiti per corsi di aggiornamento e seminari, -un piccolo studio TV, con semplici
scenografie, sfondi e apparecchiature di videoriprese e regia per il montaggio in diretta, ove si effettuano
videogiornali, dibattiti, interviste, attrezzato con telecamere digitali su cavalletto, illuminatori, microfoni, zona
regia (mixer video e audio, monitor), post-produzione con computer e scheda video semi professionale,
videoregistratore DVD.
Figura 1. La pianta del “Polo IT H” .
2 Descrizione dell’esperienza
Gli studenti, soprattutto quelli con tipologie di disabilità menali lievi, si mostrano sempre meno interessati ad
una scuola tradizionale. Per cui, è necessaria, talvolta, un’attività di ri-motivazione, che ha la finalità primaria
della partecipazione consapevole ed attiva alle attività scolastiche degli studenti che necessitano di un
intervento di ”recupero motivazionale” e, contemporaneamente, del miglioramento dei metodi di insegnamento
e dei processi di apprendimento, attraverso l’innovazione dei metodi e delle tecniche della comunicazione
educativa e didattica. La classe, una prima di scuola superiore (14-15 anni), con la quale è stata realizzata
questa esperienza era formata inizialmente di 25 studenti, di cui 5 di diversa etnia, filippini, e ben 8 ripetenti.
Sin dai primi giorni di scuola, gli insegnanti hanno avuto problemi nella gestione del gruppo classe,.
Necessario, per non dire urgente, dopo i primi mesi di scuola, cercare un rapporto diverso con la classe, che
non si limitasse ad una sterile elencazione di rapporti disciplinari sul diario di classe.
Per questo motivo, alcuni insegnanti hanno proposto una esperienza di didattica laboratoriale interdisciplinare
(Scienze, Chimica, Geografia …) sul tema “l’ambiente”, considerato nella sua accezione più generale. Gli
obiettivi fondamentali erano quello di costituire il gruppo classe, di tendere ad arginarne la dispersione
scolastica, sollecitandone le motivazioni, di abituare ad una partecipazione consapevole ed attiva valorizzando
le capacità operative di tutti, ma specialmente dei ragazzi con maggiori difficoltà di apprendimento. La
metodologia prescelta è stata di tipo plurale, pensando che tutto può contribuire al raggiungimento degli
obiettivi. Si è pensato di privilegiare:
-l’uso delle ICT, in quanto sicuramente vicine alle esperienze giovanili;
-un ambiente di lavoro stimolante e accogliente;
-l’uso delle mappe concettuali e della didattica collaborativa, in modo che ognuno potesse
manifestare la propria personalità e le proprie idee, sentendosi accettato e potendo contare
sull’aiuto e il rispetto di tutti, docenti, compagni,
-la suddivisione secondo “intelligenze” affini, per potenziare il lavoro di gruppo Preliminarmente, gli
insegnanti hanno costituito i gruppi di apprendimento cooperativo, tenendo conto degli stili di apprendimento
di ciascuno Sono stati composti, così, i gruppi musicale, visuospaziale, corporeo cinestetico, interpersonale.
Nel primo incontro è stato svolto un brain storming, gli studenti erano tutti in circolo intorno al tavolo,
condotto dall’insegnante partendo dalle conoscenze pregresse dei singoli studenti sulla tematica scelta; sono
stati, poi, individuati i nodi concettuali e rappresentati i concetti sulla “mappa della conoscenza collettiva”
(vedi figura 2); i rami principali della mappa si sono limitati a 4 (l’ambiente privato, l’ambiente scolastico, la
città di Napoli, l’ambiente naturale,). Successivamente è iniziata la fase di ricerca e di studio per piccoli
gruppi, cui sono stati affidati quattro PC collegati alla Rete Internet per ogni gruppo.
Gli studenti, partendo dalla mappa generale, si sono organizzati autonomamente dividendosi le tematiche e gli
argomenti con le modalità di ricerca più consone ai singoli e corredando la mappa relativa al loro argomento
con alcune notazioni di tipo organizzativo (assegnazione di compiti e altro).
Figura 2. La mappa generale dell’argomento “Ambiente”
La fase della ricerca si è svolta sia sulla rete Internet che sui libri di testo scolastici e attraverso il dialogo e la
richiesta di informazioni anche ai propri insegnanti. In questo modo si è attuata l’integrazione tra i saperi,
attraverso una pluralità di strumenti e fonti da quelle più classiche a quelle più attuali, e la promozione di
nuove esperienze nell’ottica dell’ insegnamento reciproco I gruppi, dopo aver raccolto e rielaborato i materiali
anche con l’aiuto degli insegnanti che si sono avvicendati nei diversi incontri, si sono dedicati alla loro
strutturazione finale, al fine di realizzare alcune produzioni multimediali. In questa fase del lavoro emerge in
maniera chiara la differenza degli stili comunicativi propri dei singoli gruppi, espressione delle diverse
intelligenze predominanti. Il gruppo musicale ha ideato e realizzato un filmato, con tutti gli aspetti emersi ed
indicati nella fase iniziale, corredato da colonna sonora, sulla città di Napoli, sugli aspetti positivi e negativi,
impostando preliminarmente una mappa (più che una sceneggiatura di tipo organizzativo). Il gruppo corporeo
cinestesico, che si è interessato dell’ambiente naturale, ha realizzato un piccolo ma vero sito web con le
diverse tematiche, di cui preliminarmente ha prodotto una mappa. Il gruppo interpersonale ha curato
l’ambiente scolastico e ha preparato una serie di documenti di testo, corredati da immagini, inseriti in modo
interattivo sulla mappa del loro argomento sempre realizzata con Cmap tools (questa realizzazione è un
esempio di uso interattivo della mappa redatta). Il gruppo visuospaziale, che si è interessato dell’ambiente
privato ha preparato una presentazione (power Point).
Figura 3. La mappa sul filmato relativo alla città di Napoli
redatta da un gruppo
Figura 4. La mappa sull’ ”autoritarismo” redatta da
un singolo studente
Anche qualche singolo studente è stato interessato a redigere una mappa per rendere più esplicito un testo
rielaborato sull’argomento scelto; ad esempio, uno studente di etnia filippina, soggetto a rischio di dispersione,
ha approfondito un argomento delicato, l’autoritarismo presente nella scuola, al termine del quale ha da solo
redatto la mappa in figura 4.
Figura 5. Authoritarianism map, redacted by a single student
Questo è un esempio di percorso didattico che, partendo dal malessere scolastico vissuto dagli studenti e
attraverso la individuazione e la valorizzazione di alcune loro personali caratteristiche (compresi gli stili
cognitivi) e dei loro interessi, giunge alla realizzazione collettiva, di un prodotto multimediale, risultato di un
percorso formativo che li vede protagonisti, in modo da stimolare la crescita della loro autostima, autonomia e
identità. La didattica multimediale richiede, certo, una significativa trasformazione del modo in cui viene
rielaborato il sapere scolastico, che da rigido e pensato per allievi tutti uguali, diviene più aperto e flessibile, in
cui non c’è una netta separazione tra i campi disciplinari. E’ da tener presente, comunque, che la spirale >
scarsa autostima > poca fiducia in se stessi > cattive prestazioni > valutazione negativa > scarsa autostima >
costituisce una catena che con una didattica tradizionale, in genere non riesce a spezzarsi, ma si rinforza,
contribuendo a fenomeni di disaffezione alla scuola, che precedono la dispersione scolastica, e di
disgregazione sociale, in senso lato. La considerazione positiva di se stessi con la valorizzazione delle proprie
caratteristiche, che avviene, invece, nelle attività laboratoriali, con una didattica inclusiva, mette in crisi il
meccanismo e consente di “lesionare” in qualche punto tale catena, contribuendo a cambiarne la direzione
nella spirale > buona prestazione > valutazione positiva > crescita dell’autostima > fiducia in se stessi >
buona prestazione >…
3 Conclusioni
E’ necessario riuscire a mettere insieme sia i criteri e le filosofie dei pedagogisti che si sono dedicati alla
realizzazione di una didattica autenticamente popolare e collaborativa sia l’uso di una metodologia plurale che,
attraverso l’uso delle mappe concettuali, tenga conto dei diversi stili di apprendimento dei singoli in
un’aulaboratorio. In tal modo, forse, è possibile andare “oltre” la modalità trasmissiva del sapere,
contribuendo ad una significativa trasformazione del modo in cui viene elaborato il sapere e rendendolo più
adeguato alla realtà di una società in cui l’apprendimento avviene molto diffusamente nell’extra-scuola e,
soprattutto, attraverso diversi “multimedia”.
Referenze
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Genito, L. (2007). C’è un grande prato verde. Rassegna dell’Istruzione n°4/5. Firenze: Le Monnier.
Illich, I. (1973). Deschooling Society. Harmondsworth: Penguin.
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Novak, J. D. (1998). Learning, creating, and using knowledge: Concept Maps as Facilitative Tools in Schools and
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Schools, Analysis of the World Education Indicators. Paris: Oecd.
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