Francesco Mazzoli (Verona, 1988), pianista, clavicembalista, organista e compositore. Collezionista e restauratore di antichi strumenti a tastiera. Oltre all'attività concertistica si occupa di critica musicale; è autore del saggio «Storia e pratica della cadenza strumentale solistica», (Verona, 2009), è da alcuni anni organista del Duomo di Pescantina e della sua corale, dal 2011 è anche organista del Coro Alfonsiano. Si è laureato nel 2010 in Filosofia morale. Ha tenuto concerti pubblici sia come pianista che come clavicembalista. Si occupa attualmente di una nuova edizione pianistica delle Variazioni Goldberg e della stesura di un testo relativo alla cembalaria del XXmo secolo. È delegato dell'Alliance française per l'organizzazione e promozione di eventi musicali. Francesco Mazzoli (Vérone, 1988), pianiste, claveciniste, organiste et compositeur, il est collectionneur et restaurateur d'instruments anciens à clavier. À côté de son activité au clavier, il s'occupe de critique musicale et il est l'auteur de l'«Histoire et pratique de la cadence instrumentale soliste» Vérone, 2009). Depuis quelques années il est organiste de l'Église paroissiale de Pescantina et de sa chorale; depuis 2011 il est aussi organiste du Choeur Alphonsien. En 2010 il est licencié ès Philosophie morale. Il a donné plusieurs concerts publiques comme pianiste et comme claveciniste. Il travaille à une nouvelle édition pour clavier des Variations Goldberg et à la rédaction d'un essai sur l'art de lutherie pour clavecins du XXe siècle. Il est délégué de l'Alliance française pour l'organisation et la promotion d'évents musicaux. Quatuor Veronensis, cui si aggiunge occasionalmente un quinto elemento, il contrabbasso, è un quartetto di professionisti molto affiatato che suona insieme fin dagli anni di Conservatorio. Alliance française di Verona Programma di sala e Riflessioni critiche Concerto di Primavera giovedì 24 maggio ore 20,30 Sala Maffeiana esecuzione per archi e pianoforte quartetto: Quatuor Veronensis Pianoforte e Direzione: Francesco Mazzoli Luigi Boccherini Quintetto in Mi minore op. 56, n. 1 «Opera dedicata alla Nazione francese» Allegro comodo Adagio Minuetto e Trio Allegretto Francesco Mazzoli Quintetto in Sol minore Allegro molto moderato Wolfgang Amadé Mozart Quartetto in Sol minore K 478 Allegro Andante Rondò (cadenza di F. Mazzoli) Quatuor Veronensis, auquel s'ajoute un contrebas comme cinquième élément, est une formation de musiciens professionnels juant ensemble dès leurs années au Conservatoire: L'Alliance française di Verona è lieta di dare il benvenuto ai nuovi amministratori della città, di ospitare in questa splendida sala i rappresentanti delle istituzioni italiane e francesi per offrire alla popolazione ed alla comunità francese una serata di musica. Lorenzo Gugole, primo violino; Emanuela Reppele, secondo violino; Ester Wegher, viola ; Felipe Leon, violoncello. et l'élégance de ses décorations. Son investissement dans la culture et l'amitié franco-italienne. http://www.alliancefr-verona.org http://www.comune.verona.it http://www.roche-bobois.com Proporre un concerto da camera, sceglierne con cura i componenti, individuare un programma che sia in Proposer un concert de musique de chambre, en choisir les constituants avec soin, concevoir un ogni momento sufficientemente eloquente ma mai retorico e infine concertare nell’insieme ogni passaggio, ogni fraseggio e ogni colore sia collettivo che individuale è un’operazione assai complessa che tuttavia è altresì ricca di soddisfazioni, entusiasmi e di sano orgoglio per tutti noi che ci troviamo in questa sede a offrirvi un programma che per molti versi si discosta dalla grande tradizione cameristica, ma al contempo si colloca in una dimensione concertante dove ogni spunto tematico in ogni brano proposto diventa occasione di riflessione, contemplazione ma soprattutto drammatizzazione. Decisamente teatrale per esempio è il Quintetto G407 di Luigi Boccherini, opera ai più sconosciuta, chiaroscurale composizione in cui il pianoforte (strumento che non era proprio al grande violoncellista Boccherini) alterna passaggi quasi infantili a grandi episodi drammatici, quasi chiedendo al pianista di andare oltre al segno sulla carta per realizzare intenzioni e volontà inespresse che a parole non possono essere intese. L’andamento spagnoleggiante a metà tra il faceto e il romantico degli archi lascia spazio a degli episodi incantevoli a ciascuno dei ruoli, rientrando nel suo terreno privilegiato Boccherini distribuisce imitazioni, cromatismi, frasi romantiche e concertini regalando al repertorio per quartetto alcune pagine davvero interessanti. Il mi minore (tonalità secca, percussiva, elastica, di colore a metà tra il verdastro e il blu) lascia spazio ad un sentimentale Adagio in sol maggiore che segna una svolta definitiva in tutta la composizione: il calore portato dall’Adagio conduce ad uno Scherzo di derivazione popolaresca e pastorale per realizzarsi infine in un meraviglioso Allegretto, movimento apparentemente infantile e disimpegnato che si rivela durante l’ascolto essere invece un elegantissimo esempio di concerto per pianoforte e orchestra ridotta, lasciando tuttavia agli archi episodi a solo di notevole brillantezza e di grande effetto. Il mio Quintetto è una composizione del 2005, una personale meditazione sulle possibilità contrappuntistiche di un motivo infinitamente semplice: in controtendenza a Boccherini e al Mozart che vedremo, in questo mio brano ho voluto raccogliere le cinque voci di un quintetto (e in particolare la sostanziale differenza che incorre tra il suono legato e vibrante degli archi e il suono enunciato e in dissolvenza del pianoforte), distribuirle in modo perfettamente uniforme dentro una scrittura fugata e creare un suono che fa della sua apparente somiglianza la sua diversità più radicale: l’inciso tematico è così breve e così versatile che nella scrittura concertata di questo brano sono riuscito ad utilizzarlo in piano, al rovescio, alla terza, alla sesta, al maggiore, all’ottava e in altri artifici contrappuntistici. Quella di stasera è la prima esecuzione pubblica di questa mia opera. Concludiamo con un celebre ma di rado eseguito Quartetto di Mozart: in questo brano invece (eccezion fatta per l’Andante) la struttura portante è quella di un Concerto per pianoforte con piccola orchestra: ad un vigoroso Allegro (che non lesina sincopi, canoni, scale, arpeggi, cantabili e grandi passaggi virtuosistici soprattutto nel finale) segue un meraviglioso, idilliaco Adagio dove ciascuno dei quattro strumenti canta contemporaneamente una melodia semplice quanto ultraterrena, caratteristica sognante ed impalpabile comune a tutti i tempi lenti del Mozart della maturità, trasportando l’ascoltatore in una dimensione eterea, piena di luce e infinitamente armoniosa. Il Rondò finale segue la dimensione virtuosistica del primo tempo, sostituendo tuttavia l’impostazione tragica a quella danzante: il tetro, rosso scuro sol minore del primo tempo lascia spazio ad un brillante rosso vivo che accentua ancora maggiormente la destinazione concertante del brano: numerosi episodi a solo del pianoforte conducono il trio ad accompagnarlo e sostenerlo in scale e arpeggi dal ritmo incalzante, alternando brevi episodi cantabili a grandi passaggi umoristici e di effetto teatrale fino alla risoluzione finale nello stile indimenticabile dei finali dei grandi concerti viennesi per pianoforte di Mozart. programme toujours éloquent, mais sans rhétorique pour orchestrer chaque passage, chaque phrasé et chaque couleur, considérés séparément ou individuellement est une activité fort complexe. Cela néanmoins ce résultat est riche en satisfactions, émotions et en orgueil justifié pour nous, les musiciens, qui sommes là pour vous offrir un programme s’écartant – sous certains points de vue – de la grande tradition de musique de chambre, se situant par contre en une dimension concertante, où chaque germe thématique proposé finit par devenir une occasion de réflexion, de méditation voire surtout de dramatisation. À ce genre, résolument théâtral appartient le Quintette G407 de Louis Boccherini (1743-1805), œuvre fort peu connue, une véritable composition à demi-teintes où le piano (peu pratiqué par le grand violoncelliste Boccherini) alterne des passages presque enfantins à d’autres plus amples et dramatiques comme s’il exigeait du pianiste l’effort d’aller au delà des signes pour réaliser des desseins et des intentions inexprimées et inexprimables. L’allure vaguement hispanique, à mi-chemin entre le burlesque et la douceur des instruments à cordes, permet des inventions magiques à chacun des rôles ; ainsi Boccherini, une fois rentré dans son milieux privilégié, dispense imitations, chromatismes, thèmes gracieux et petits concertos, offrant au répertoire pour quatuor des pages séduisantes. La tonalité en Mi mineur (sèche, percutante et élastique, d’une couleur bleu-verdâtre) cède le pas à un émouvant Adagio en Sol majeur qui marque un tournant définitif à toute la composition : la chaleur apportée par l’Adagio mène ad un Scherzo d’origine populaire et pastorale pour se réaliser à la fin en un sublime Allegretto, rien qu’en apparence enfantin et dégagé, trahissant au contraire pendant l’écoute un modèle de concerto pour piano et petit orchestre fort élégant, laissant aux cordes d’éclatants développements en solo. Mon Quintette est une composition de 2005, une méditation personnelle sur les développements en contrepoint d’un thème infiniment simple : contrairement à Boccherini et au Mozart que nous allons écouter après, dans cette pièce j’ai voulu mettre en évidence les cinq voix d’un quintette (notamment la grande différence qui existe entre le son lié et vibrant des cordes et celui énoncé et quasi en fondu du piano) les distribuer d’une façon parfaitement uniforme à l’intérieur d’une écriture fuguée pour créer un son apte à faire jaillir de son apparente ressemblance une foncière diversité : l’incise thématique est tellement courte et changeante que dans l’écriture concertante de cette pièce je l’ai analysée à l’endroit, à l’envers, à la troisième, à la sixième, au majeur, à l’octave et en d’autres figures de contrepoint. Ce soir aura lieu la première exécution publique de mon œuvre. Nous allons conclure par un célèbre, quoique rarement joué, Quintette de Mozart : dans cette pièce (à l’exception de l’Andante) la structure est celle d’un Concert pour piano avec petit orchestre. À un vigoureux Allegro (qui n’économise pas les syncopes, les canons, les échelles, les arpèges, les cantabile, et les amples passages virtuoses dans le final) succède un merveilleux et idyllique Adagio où chacun des quatre instruments chante à l’unisson une mélodie simple voire ultra-terrienne. C’est là une caractéristique évanescente commune à tous les mouvements lents du Mozart de la maturité, capable de nous transporter et de nous faire rêver en une dimension éthérée, resplendissante et infiniment harmonieuse. Le Rondo final poursuit la dimension virtuose du premier mouvement, bien que remplaçant le schéma tragique à celui dansant : le terne rouge sombre Sol mineur du premier mouvement cède le pas à un brillant rouge vif qui accentue encore davantage la vocation concertante de la pièce : de nombreux développements en solo du piano obligent le trio à l’accompagner soutenant ses échelles et ses arpèges au rythme pressant, alternant de brefs énoncés expressifs à des développements comiques de goût théâtral jusqu’à l’achèvement dans le style inoubliable des finales des grands concerts viennois pour piano de Mozart. Francesco Mazzoli Francesco Mazzoli