ENERGIA IDROELETTRICA Provincia di Bergamo Ufficio Scolastico Provinciale di Brescia PERCORSI DIDATTICI IN VAL DI SCALVE Itinerari di interesse storico-ambientale Comunità Montana di Scalve Diga del Gleno e Centrale di Povo Provincia di Brescia DESCRIZIONE Il punto di partenza del percorso è nei pressi della frazione di Bueggio, lungo la carrozzabile che da Vilminore sale in direzione di Nona. Qui si imbocca il sentiero CAI numero 410, che risale la Valle del Gleno mantenendosi sulla destra idrografica del torrente: questo tracciato è stato utilizzato dagli operai durante la costruzione della diga. Il percorso è abbastanza agevole, e consente di raggiungere il lago in circa un'ora e venti minuti. Dopo 15 minuti dalla partenza, nei pressi di un'area pic-nic, si incrocia un sentiero che giunge da Pianezza. Giunti alla diga del Gleno, è d'obbligo una sosta al bel lago omonimo; per gli escursionisti allenati, è consigliata la risalita della vallata fino al Passo di Belviso (2.518 m). Per la discesa ci si sposta sull'opposto versante, dove si percorre in senso opposto un sentiero pianeggiante a tratti intagliato nella roccia. Dopo aver incrociato la condotta forzata della centrale di Povo, il percorso scende rapidamente nel bosco, raggiungendo in breve l'abitato di Pianezza, da dove si può chiudere l'anello grazie ad un sentiero che conduce all'area pic-nic sopra citata. Il percorso è affrontabile anche in senso inverso. TEMPO: il percorso, compresa l'interessante sosta al lago, richiede l'intera giornata. DIFFICOLTA': abbastanza agevole; è necessario abbigliamento da media montagna con scarponi o scarpe da trekking. PARCHEGGIO: ci sono possibilità a Bueggio, Pianezza e sulla strada poco oltre Vilminore. Motivi d'interesse Lo sfruttamento idroelettrico delle acque nelle valli alpine: l'esempio della centrale di Povo a Vilminore di Scalve Il funzionamento ed i componenti di una centrale idroelettrica: dai sistemi di captazione delle acque ai macchinari per la produzione di energia elettrica. PERCORSI DIDATTICI IN VAL DI SCALVE I resti della diga del Gleno e la storia della catastrofe del 1923 Ambiente naturale e possibilità escursionistiche nella Valle del Gleno Comunità Montana di Valle Camonica 322 LEGENDA COMPONENTI DI UNA CENTRALE IDROELETTRICA Comunità Montana di Scalve POZZO PIEZOMETRICO: è posto all’inizio delle condotte forzate; se sono molto lunghe e il dislivello è piccolo lo si mette anche a valle di queste, in prossimità della centrale. È costituito da un piccolo cilindro più alto del massimo livello del bacino (per evitare la fuoriuscita dell’acqua) o con una o più vasche di espansione. La sua funzione principale è la protezione dal fenomeno del colpo d’ariete che si origina quando, a causa di una brusca diminuzione di portata, l’energia cinetica si trasforma in energia di pressione. Confini comunali 410 Percorso didattico Tracciato principale Varianti Viabilità Strade principali CONDOTTE FORZATE: Sono tubazioni di sezione circolare che consentono l’afflusso dell’acqua alla turbina e nelle quali si attua la trasformazione di energia di posizione in pressione. Il loro diametro è commisurato alla portata in modo che la velocità dell’acqua abbia valore basso, da 2 a 6 m/s. Altre strade Strade agro-silvo-pastorali Sentieri 410 Segnavia CAI 409 Altri simboli Canali sotterranei Condotte forzate TURBINE: trasformano l’energia idraulica in energia meccanica e sono formate dall’insieme del distributore e della girante. Nel primo l’acqua che arriva dalle condotte viene convogliata e mandata alle pale della girante che viene così messa in rotazione. Le tipologie di turbine sono 2: ad azione e a reazione. Turbine ad azione: l’energia potenziale di pressione che ha l’acqua quando arriva dalle condotte viene trasformata dal distributore in energia cinetica . Turbine a reazione: la trasformazione dell’energia potenziale in cinetica non avviene interamente nel distributore, ma tale processo viene completato dalla girante. Centrali idroelettriche Lago del Gleno / Parcheggio autobus / auto Bivacco Rifugio Posto di ristoro Area di sosta attrezzata Borgo - nucleo storico Rappresentazione schematica di una centrale idroelettrica Edificio religioso Museo Punto panoramico Malga Arboreto Alpino "Gleno" 409 Estratto della Carta Tecnica Regionale - scala 1:50.000 411 Il disastro del Gleno Ci sono poi diversi tipi di turbina: Turbine FRANCIS: adatte per salti medio-alti da (30 a 500 metri) e grosse portate (da 3 a 200 metri cubi al secondo). L’acqua passa per un condotto a chiocciola, poi per un distributore: ovvero dei palettamenti sulla parte fissa (statorica) indirizzano il flusso per investire le pale della girante. La turbina è detta a reazione, poiché non sfrutta solo la velocità del getto d'acqua, che anzi quando giunge nella girante è ancora in pressione. Turbina KAPLAN: è una sorta di evoluzione della turbina Francis. Il suo utilizzo è adatto in situazioni di bassi salti (da 4 a 70 metri) e grandi portate (da 10 a 400 metri cubi al secondo). È detta anche turbina elicoidale per la forma della sua girante il cui funzionamento è pressoché l'inverso a quello dell'elica di una nave. Tramite il condotto convergente delle pale del distributore e della girante si finisce di trasformare la pressione ancora presente in velocità (energia cinetica). Ricercando il massimo delle prestazioni, l'acqua si espande nella girante, giungendo a pressioni inferiori a quella atmosferica, così da creare una sorta di effetto vuoto, che fa aumentare ancora di più la differenza di pressione. Turbina PELTON: è una turbina del tipo ad azione. Viene utilizzata per salti molto grandi (da 100 fino anche più di 1700 metri) e portate basse (fino a 15 metri cubi al secondo). L’acqua viene mandata alla girante mediante un distributore con numero di ugelli che variano a seconda dei casi; tali ugelli hanno delle valvole che permettono di regolare il getto. 410 Il disastro del Gleno, per entità dei danni e numero delle vittime, occupa il secondo posto nella storia delle catastrofi idrogeologiche italiane legate allo sfruttamento idroelettrico; il maggior disastro fu quello, famosissimo, del Vajont (1963). L'idea di costruire un grande serbatoio sbarrando le acque del torrente Gleno a circa 1500 metri di quota, secondo fonti locali, risale al 1907. Il 31 gennaio del 1917, in piena Grande Guerra, il prefetto di Bergamo acconsentì all’esecuzione delle opere. Nel maggio del 1920 l’originario progetto di una diga a gravità venne rimpiazzato da un nuovo schema ad archi multipli, la cui esecuzione venne intrapresa in assenza delle autorizzazioni di legge. Solamente nel 1922, con la costruzione ormai in fase avanzata, la ditta Viganò consegnò al Genio Civile il nuovo progetto della diga. 409 Centrale di Povo Palazzo Pretorio La diga del Gleno appena ultimata (archivio fotografico ITCG Olivelli - Darfo) Estratto della Carta Tecnica Regionale - scala 1:10.000 Turbina Francis Turbina Kaplan Turbina Pelton TRASFORMATORE: Il trasformatore più semplice è costituito da due conduttori elettrici (solenoidi) avvolti su un anello di materiale ferromagnetico detto nucleo magnetico. L'avvolgimento al quale viene fornita energia viene detto primario, mentre quello dalla quale l'energia è prelevata è detto secondario. I trasformatori sono macchine reversibili, per cui questa classificazione non corrisponde ad un avvolgimento fisico unico. Quando sul primario viene applicata una tensione elettrica alternata sinusoidale, per effetto dell'induzione magnetica si crea nel nucleo un flusso magnetico con andamento sinusoidale. Per la legge di Faraday-Neumann-Lenz, questo flusso variabile induce nel secondario una tensione sinusoidale. La tensione prodotta nel secondario è proporzionale al rapporto tra il numero di spire del primario e quelle del secondario secondo la relazione: ALTERNATORE: macchina elettrica che trasforma energia meccanica in energia elettrica a corrente alternata. L’energia meccanica è fornita da motori: turbine idrauliche, a vapore o a gas, motori a carburazione o diesel. Gli alternatori sono costituiti da due parti fondamentali, una fissa e l’altra rotante, dette rispettivamente statore e rotore. Sullo statore sono presenti gli avvolgimenti elettrici su cui vengono indotte le forze elettromotrici che sosterranno la corrente elettrica prodotta. Il rotore genera il campo magnetico rotante per mezzo di elettromagneti, i quali sono a loro volta opportunamente alimentati, oppure vengono utilizzati dei magneti permanenti i quali non necessitano di alimentazione. La tipologia costruttiva varia notevolmente a seconda del tipo di macchina a cui sono accoppiati. Vengono impiegati in tutte le centrali di produzione di energia elettrica, che poi la trasformano in modo da consentirne il trasporto e la distribuzione per uso industriale e domestico. L'alternatore, nella sua forma più semplice, è composto da una spira che viene investita da un campo magnetico ed è vincolata a ruotare attorno ad un asse perpendicolare alle linee di campo. La legge di Faraday-Neumann afferma che in una spira metallica immersa in un campo magnetico si produce una differenza di potenziale pari a: dove Vp è la tensione applicata sul primario, Vs la tensione indotta sul secondario, Np il numero di spire del primario e Ns il numero di spire del secondario, k0 è chiamato rapporto di trasformazione. Sala macchine di una centrale idroelettrica La Valle del Gleno A monte dello specchio d'acqua del Lago del Gleno, posto a poco più di 1.500 metri s.l.m., si estende l'omonima vallata, che custodisce uno degli ambienti di alta montagna più intatti del territorio scalvino. La valle, dominata dal monte Gleno (2.882 m), è caratterizzata da una notevole abbondanza di acque, come del resto tutti i versanti settentrionali della Valle di Scalve, che in questo si differenziano nettamente dai gruppi montuosi meridionali (Presolana, Pizzo Camino), dove le acque superficiali sono molto scarse o addirittura assenti, a causa dell'elevata permeabilità delle rocce calcareo-dolomitiche che le compongono. Questo territorio è molto adatto alla pratica dell'escursionismo: per i più allenati, il sentiero 410 prosegue oltre il Lago del Gleno e conduce sino alla testata della valle (Passo Belviso, ad oltre 2.500 m di quota). Qui si incontra il sentiero naturalistico Curò, che collega con un panoramico tracciato d'alta quota il Rifugio Curò (Lago del Barbellino, alta Val Seriana) con il Rifugio N. Tagliaferri, posto sulla dorsale che divide il versante orobico bergamasco da quello valtellinese. Quest'ultima meta è raggiungibile anche dal fondovalle scalvino poco prima di Schilpario, grazie ad un lungo ma agevole itinerario che risale la Valle del Vo. Il 22 ottobre 1923, dopo un periodo di abbondanti precipitazioni l'invaso, della capacità di sei milioni di metri cubi, era pieno e nei giorni seguenti iniziarono a manifestarsi crescenti perdite sul fondo della diga, per cui vennero disposte un paio d’ispezioni da parte dei tecnici. Il 1 dicembre 1923 il pilone centrale della costruzione cedette e le acque dell'invaso si riversarono in meno di quindici minuti sulla vallata sottostante. La fiumana, dopo aver spazzato la Val di Scalve, percorse la forra della Via Mala dirigendosi verso Angolo, Gorzone e Darfo Boario Terme; quarantacinque minuti dopo il crollo della diga l’acqua raggiungeva il lago d’Iseo. Secondo le fonti ufficiali le vittime furono circa 360 ed i danni materiali ingentissimi; particolarmante colpiti gli abitati di Darfo e Corna, situati alla confluenza del Dezzo nel fiume Oglio. Il crollo della Diga del Gleno mise in apprensione l’opinione pubblica nazionale per il pericolo derivante dai bacini artificiali. Questo tragico evento indusse il Ministero dei Lavori pubblici ad emanare direttive più severe in materia di sicurezza degli invasi artificiali. Oggi la visita allo sbarramento del Gleno induce alla riflessione, come del resto succede recandosi sui luoghi del Vajont: più volte nel secolo scorso, per deliberate negligenze ed errori di varia natura, la vorticosa spinta del progresso ha portato l'uomo a seminare distruzione e morte invece che sviluppo e benessere. La diga del Gleno come si presenta oggi (archivio fotografico ITCG Olivelli - Darfo) Veduta della Valle del Gleno da Passo Belviso (archivio fotografico ITCG Olivelli - Darfo) Marmotta alpina (Marmota marmota) Un suggestivo tratto del sentiero che collega Pianezza alla diga del Gleno (archivio fotografico ITCG Olivelli - Darfo) Lo sbarramento dopo il cedimento della parte centrale, che causò centinaia di vittime negli abitati a valle (archivio fotografico ITCG Olivelli - Darfo) Il lago e la diga del Gleno: da qui è partita l'ondata che ha devastato gli abitati a valle (fotografia Roberto Comensoli) Tematismo trattato a cura dell'IIS "Tassara" - Breno Elaborazione e composizione grafica: Proff. G. Gregorini, R. Mariolini, U. Monopoli Collaborazione: Ing. R. Comensoli