RAVENNA FESTIVAL 2015
Dance Theatre
of Harlem
Palazzo Mauro de André
mercoledì 17 giugno, ore 21.30
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
con il patrocinio di
Senato della Repubblica
Camera dei Deputati
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Ministero degli Affari Esteri
con il sostegno di
Comune di Ravenna
con il contributo di
Comune di Cervia
Comune di Comacchio
Comune di Forlì
Koichi Suzuki
Hormoz Vasfi
Comune di Russi
partner
RAVENNA FESTIVAL
RINGRAZIA
Associazione Amici di Ravenna Festival
Apt Servizi Emilia Romagna
ARCUS Arte Cultura Spettacolo
Autorità Portuale di Ravenna
BPER Banca
Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna
Cassa di Risparmio di Ravenna
Classica HD
Cmc Ravenna
Cna Ravenna
Comune di Cervia
Comune di Comacchio
Comune di Forlì
Comune di Otranto
Comune di Ravenna
Comune di Russi
Confartigianato Ravenna
Confindustria Ravenna
Coop Adriatica
Cooperativa Bagnini Cervia
Credito Cooperativo Ravennate e Imolese
Eni
Federazione Cooperative Provincia di Ravenna
Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì
Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Gruppo Hera
Gruppo Mediaset Publitalia ’80
Gruppo Nettuno
Hormoz Vasfi
Itway
Koichi Suzuki
Legacoop Romagna
Micoperi
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Poderi dal Nespoli
PubbliSOLE
Publimedia Italia
Quotidiano Nazionale
Rai Uno
Rai Radio Tre
Reclam
Regione Emilia Romagna
Sapir
Setteserequi
Sigma 4
SVA Plus Concessionaria Volkswagen
Unicredit
Unipol Banca
UnipolSai Assicurazioni
Venini
Antonio e Gian Luca Bandini, Ravenna
Francesca e Silvana Bedei, Ravenna
Maurizio e Irene Berti, Bagnacavallo
Mario e Giorgia Boccaccini, Ravenna
Paolo e Maria Livia Brusi, Ravenna
Margherita Cassis Faraone, Udine
Glauco e Egle Cavassini, Ravenna
Roberto e Augusta Cimatti, Ravenna
Ludovica D’Albertis Spalletti, Ravenna
Marisa Dalla Valle, Milano
Letizia De Rubertis e Giuseppe Scarano,
Ravenna
Ada Elmi e Marta Bulgarelli, Bologna
Rosa Errani e Manuela Mazzavillani,
Ravenna
Dario e Roberta Fabbri, Ravenna
Gioia Falck Marchi, Firenze
Gian Giacomo e Liliana Faverio, Milano
Paolo e Franca Fignagnani, Bologna
Domenico Francesconi e figli, Ravenna
Giovanni Frezzotti, Jesi
Idina Gardini, Ravenna
Stefano e Silvana Golinelli, Bologna
Dieter e Ingrid Häussermann,
Bietigheim‑Bissingen
Lina e Adriano Maestri, Ravenna
Silvia Malagola e Paola Montanari, Milano
Franca Manetti, Ravenna
Gabriella Mariani Ottobelli, Milano
Pietro e Gabriella Marini, Ravenna
Manfred Mautner von Markhof, Vienna
Maura e Alessandra Naponiello, Milano
Peppino e Giovanna Naponiello, Milano
Giorgio e Riccarda Palazzi Rossi, Ravenna
Gianna Pasini, Ravenna
Gian Paolo e Graziella Pasini, Ravenna
Desideria Antonietta Pasolini Dall’Onda,
Ravenna
Giuseppe e Paola Poggiali, Ravenna
Carlo e Silvana Poverini, Ravenna
Paolo e Aldo Rametta, Ravenna
Stelio e Grazia Ronchi, Ravenna
Stefano e Luisa Rosetti, Milano
Giovanni e Graziella Salami, Lavezzola
Guido e Francesca Sansoni, Ravenna
Francesco e Sonia Saviotti, Milano
Roberto e Filippo Scaioli, Ravenna
Eraldo e Clelia Scarano, Ravenna
Leonardo Spadoni, Ravenna
Gabriele e Luisella Spizuoco, Ravenna
Paolino e Nadia Spizuoco, Ravenna
Thomas e Inge Tretter, Monaco di Baviera
Ferdinando e Delia Turicchia, Ravenna
Maria Luisa Vaccari, Ferrara
Roberto e Piera Valducci, Savignano sul
Rubicone
Gerardo Veronesi, Bologna
Luca e Riccardo Vitiello, Ravenna
Presidente
Gian Giacomo Faverio
Vice Presidenti
Leonardo Spadoni
Maria Luisa Vaccari
Paolo Fignagnani
Giuliano Gamberini
Maria Cristina Mazzavillani Muti
Giuseppe Poggiali
Eraldo Scarano
Gerardo Veronesi
Segretario
Pino Ronchi
Aziende sostenitrici
Alma Petroli, Ravenna
CMC, Ravenna
Consorzio Cooperative Costruzioni,
Bologna
Credito Cooperativo Ravennate e
Imolese
FBS, Milano
FINAGRO, Milano
Kremslehner Alberghi e Ristoranti,
Vienna
L.N.T., Ravenna
Rosetti Marino, Ravenna
SVA Concessionaria Fiat, Ravenna
Terme di Punta Marina, Ravenna
TRE - Tozzi Renewable Energy, Ravenna
RAVENNA FESTIVAL
Direzione artistica
Cristina Mazzavillani Muti
Franco Masotti
Angelo Nicastro
Fondazione
Ravenna Manifestazioni
Soci
Comune di Ravenna
Regione Emilia Romagna
Provincia di Ravenna
Camera di Commercio di Ravenna
Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
Confindustria Ravenna
Confcommercio Ravenna
Confesercenti Ravenna
CNA Ravenna
Confartigianato Ravenna
Archidiocesi di Ravenna-Cervia
Fondazione Arturo Toscanini
Consiglio di Amministrazione
Presidente Fabrizio Matteucci
Vicepresidente Mario Salvagiani
Consiglieri
Ouidad Bakkali
Galliano Di Marco
Lanfranco Gualtieri
Sovrintendente
Antonio De Rosa
Segretario generale
Marcello Natali
Responsabile amministrativo
Roberto Cimatti
Revisori dei conti
Giovanni Nonni
Mario Bacigalupo
Angelo Lo Rizzo
© Matthew Murphy
Dance Theatre
of Harlem
Vessels
coreografia Darrell Grand Moultrie
musica Ezio Bosso
costumi George Hudačko
luci Clifton Taylor
The Lark Ascending
coreografia Alvin Ailey
musica Ralph Vaughan Williams
costumi Bea Feitler
luci Chenault Spence
Čajkovskij Pas de Deux
coreografia George Balanchine
musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
luci Peter D. Leonard
Return
coreografia Robert Garland
musiche Aretha Franklin e James Brown
costumi Pamela Allen-Cummings
luci Roma Flowers
Vessels
coreografia
musica
costumi
luci
première
interpreti
Darrell Grand Moultrie
Ezio Bosso
George Hudačko
Clifton Taylor
7 novembre 2014
Chyrstyn Fentroy, Lindsey Croop, Ingrid Silva,
Nayara Lopes, Alison Stroming, Fredrick Davis,
Da’Von Doane, Dylan Santos, Anthony Savoy,
Samuel Wilson
© Renata Pavam
Vessels di Darrell Grand Moultrie è un dinamico tour de force pensato
per l’energia e la maestria della nuova generazione di artisti del Dance
Theater of Harlem. Nella grande tradizione della danza, Darrell Grand
Moultrie perpetua la conoscenza e l’ispirazione che stanno alle sue
radici di artista creativo e allo stesso tempo le mette alla prova, onorando
e poggiando sulla loro eredità e costruendo sulle promesse del loro
potenziale.
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The Lark Ascending
coreografia
musica costumi luci allestimento première interpreti Alvin Ailey
Ralph Vaughan Williams
Bea Feitler
Chenault Spence
Elizabeth Roxas-Dobrish
1972 The Ailey Company; 20 ottobre 2014 Dance
Theatre of Harlem
Emiko Flanagan, Anthony Savoy, Ashley Murphy,
Samuel Wilson, Ashley Jackson, Nayara Lopes, Ingrid
Silva, Lindsey Croop, Fredrick Davis, Dylan Santos,
Keenan English, Francis Lawrence
Per Vaughan Williams, che amava intensamente la campagna inglese
conosciuta durante la giovinezza, l’allodola rappresentava l’estasi del
cuore e l’aspirazione dell’anima. The Lark Ascending, il concerto per violino,
in miniatura a tutti gli effetti, che il compositore definì romanza, fu
completato nel 1920, nonostante fosse stato iniziato prima dello scoppio
della guerra del 1914. Il violino si leva e volteggia in alto sopra un delicato
accompagnamento orchestrale, segue una breve sezione mediana che
richiama il canto popolare, poi di nuovo il solista prende il volo. In
partitura sono scritti alcuni versi da un poema di George Meredith che
definiscono efficacemente il carattere rapsodico della partitura:
Colmando il cielo col suo canto / amor di terra infonde, e intanto / alta, più alta
si è levata; / questa valle è coppa dorata, / e lei è il vino che trabocca; / chi la segue
quel cielo tocca...
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Čajkovskij Pas de Deux
coreografia musica luci première interpreti George Balanchine
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Peter D. Leonard
7 novembre 2014
Chyrstyn Fentroy, Jorge Andrés Villarini
In Čajkovskij Pas de Deux George Balanchine dà una svolta neoclassica
al passo a due tradizionale, creando una serie di coreografie a due di una
musicalità sublime, diabolicamente difficili, che sono un piacere per il
danzatore e per il pubblico.
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Return
coreografia musiche costumi luci première interpreti Robert Garland
Aretha Franklin e James Brown
Pamela Allen-Cummings
Roma Flowers
City Center, New York, 1999
Ashley Murphy, Lindsey Croop, Emiko Flanagan,
Ashley Jackson, Nayara Lopes, Alison Stroming,
Da’Von Doane, Keenan English, Samuel Wilson,
Dylan Santos, Anthony Savoy, Fredrick Davis
Una vivace miscela tra l’eleganza del balletto classico e la grinta e il
mordente della soul music, Return è la quintessenza dello stile del Dance
Theater of Harlem. Con le canzoni di Aretha Franklin e di James Brown,
Garland si spinge oltre i limiti della tecnica e della forma del balletto,
incorporando e integrando movimenti vernacolari dall’esperienza afroamericana. Da Pas de Bourree a Cabbage Patch, fino a Ballone to the
bump, il balletto rappresenta l’idea del Dance Theater of Harlem di cosa
voglia dire essere Classically American.
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© Rachel Neville
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Il sogno di Harlem
Rossella Battisti
“I have a dream”, “io ho un sogno” diceva Martin Luther King
davanti al Lincoln Memorial di Washington nell’estate del 1963,
al termine di una marcia di protesta per i diritti civili. Reiterando
nel suo discorso lo splendido mantra con cui immaginava un
mondo di uguali, stessi diritti e stesse opportunità per tutti,
senza discriminazione per il colore della pelle. Cinque anni
dopo una pallottola fermava la sua vita ma non il riverbero del
magnifico sogno, che fiorì in molti modi, anche trasversali.
Come nell’operato di Arthur Mitchell, primo ballerino e primo
afroamericano all’interno del prestigioso New York City Ballet,
che nel 1969 decise di offrire ai ragazzini neri di Harlem una via
di fuga dal ghetto grazie alla danza.
Era stato il suo stesso quartiere e Mitchell era partito dallo
scalino più basso: padre in galera, mestieri arrangiati – puliva le
scarpe e vendeva giornali per strada – racimolando soldi per la
famiglia povera e numerosa. Aveva rischiato persino di restare
invischiato in gang malavitose, ma un assistente sociale intuisce
il suo talento artistico, lo spinge a entrare alla High School of
Performing Arts, dove infatti Mitchell viene accettato e scopre la
sua vocazione nella danza classica. È un crescendo trionfante che
culmina con l’ingresso nella compagnia di Balanchine. Tra i suoi
insegnanti, Karel Shook, uno dei pochissimi maîtres de ballet
bianchi che negli anni Cinquanta dava lezioni e incoraggiava gli
allievi afroamericani a praticare la danza classica. Il suo studio
“era una Mecca per i danzatori neri. Il Who’s Who degli studenti
che in seguito divennero famosi”, diceva Joe Nash, studioso di
danza, a sua volta allievo di Shook in quegli anni, come Alvin
Ailey, Carmen de Lavallade e, naturalmente, Arthur Mitchell.
“Non aveva bei piedi – raccontò Shook che se lo ritrovò in classe
adolescente e irregolare – ma gli dissi come lavorarci su”. Due
anni dopo Mitchell entrava al New York City Ballet, nell’empireo
di Balanchine, coreografo dai balletti stellari che sulle sue misure
creò Agon, in coppia con la danzatrice americana Diana Adams.
Mitchell danzò questo ruolo con molte altre partner dalla pelle
bianca sui palcoscenici di tutto il mondo, ma non comparve in
televisione fino al 1965 perché gli stati del sud si rifiutavano di
mandare in onda il balletto con lui, un danzatore nero, come
interprete.
Quando, alla morte di Martin Luther King, Mitchell decise di
dare inizio alla sua parte di sogno, gli venne spontaneo chiamare
Shook – all’epoca impegnato in Europa al Dutch National
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© Matthew Murphy
Ballet – ad affiancarlo. Così i due cominciarono a reclutare i
futuri componenti di quella che diventò la prima compagnia
di balletto all black, il Dance Theatre of Harlem – curiosamente
più o meno negli stessi anni in cui Alicia Alonso convertiva
adolescenti sbandati al verbo di Tersicore, nella scuola aperta a
Cuba nel 1959 con l’appoggio di Castro.
Per Mitchell, l’aspetto sociale – recuperare i ragazzi
dall’emarginazione del ghetto – correva parallelo a quello
estetico, che si proponeva di dimostrare la capacità degli
afroamericani di misurarsi con coreografie create nell’Occidente
dei bianchi. Sotto questo punto di vista, la collaborazione di
Shook fu più che preziosa: la sua esperienza di danzatore nel
Ballet Russe de Monte Carlo garantiva una conoscenza quasi di
prima mano del repertorio classico, era – come si è detto – molto
aperto all’insegnamento dedicato ai danzatori afroamericani (per
due anni, fino alla chiusura nel 1954, aveva insegnato anche alla
Katherine Dunham School) e aveva approfondito l’argomento
durante tutta la sua carriera. Basti leggere le riflessioni che
scriveva in Elements of Classical Technique, un testo del 1977 dove
parlava dello sviluppo del balletto nei paesi extraeuropei dalla
Cina alle Filippine, dal Giappone all’Egitto. “Classical ballet
has always been unethnic”, “il balletto classico è sempre stato
non etnico”, commentava Shook, considerando la resistenza a
coinvolgere nel repertorio interpreti dalla pelle nera “uno degli
ultimi baluardi della cultura caucasica”. Pregiudizio duro a
morire, se persino oggi all’American Ballet Theatre ci sono voluti
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vent’anni per far tornare a brillare sulla scena una solista dalla
pelle ambrata come Misty Copeland, che ha raccontato in una
recente biografia la sua esperienza e gli ostacoli incontrati nella
sua carriera. Artista tanto eccezionale da essere stata inserita dal
«Times» tra le venti personalità più influenti del 2015...
A contribuire all’apparizione in scena di grandi interpreti
afroamericani, sono state vitali le iniziative di Mitchell e Shook
che per decenni hanno fornito l’humus necessario a generazioni
di danzatori neri per formarsi nel classico. E non solo, poiché
l’attività didattica si estendeva a tutto quello che riguardava la
produzione di uno spettacolo, dai costumi alle scenografie. A
due mesi dall’avvio delle attività, con una trentina di allievi nello
scantinato di una chiesa, le richieste per partecipare salirono a
400 e Mitchell mise mano ai suoi risparmi per trasformare un
garage nel primo studio della compagnia.
Fin dall’inizio l’accento è stato sulla formazione,
caratteristica che ha permesso al Dance Theatre of Harlem
di sopravvivere anche nei periodi più bui. Con il programma
“Arts Exposure” venivano organizzate dimostrazioni e piccoli
spettacoli per scuole, college e università per far conoscere il
gruppo e la sua esperienza. E nel tempo si susseguiranno altre
iniziative storiche come “Dancing Through Barriers”, progetto
concepito durante una tournée del 1992 nell’Africa meridionale,
dove la compagnia si conferma come università itinerante per
giovani artisti neri. O “Firebird”, percorso disciplinare creato
per il trentesimo anniversario del Dance Theatre of Harlem
nel 1999 che sviluppa il lavoro di gruppo attraverso la danza, la
narrazione e l’arte.
Sulle scene, invece, il debutto è nel 1971 in un contesto
singolare: il Guggenheim Museum di New York. Il sipario è
alzato, seguirà uno scintillante carnet di appuntamenti sui
palcoscenici di tutto il mondo. Dall’apparizione in Europa al
Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1972, al primo tour di una
compagnia di danza americana in Russia, nel 1988. All’epoca
Shook è già scomparso da quattro anni, ma Mitchell continua
a tessere il sogno di una compagnia capace di portare in scena
capolavori romantici come Giselle o gioielli neoclassici come
Agon di Balanchine, sconfinando nel contemporaneo e nello
sperimentale con la disinvoltura di chi ha tecnica forte e passione
da vendere. Il trentacinquesimo anniversario della compagnia,
nel 2004, è insieme un’esplosione di fuochi di artificio e un canto
del cigno: dopo una lunga tournée per tutti gli Stati Uniti e in
Grecia per l’apertura dei Giochi Olimpici, il gruppo si scioglie
per una crisi finanziaria e resta la sua testimonianza didattica per
università e festival di danza a tenere accesa la fiamma. Che torna
viva nel 2009, quando Virginia Johnson viene nominata direttore
artistico e Mitchell passa in una carica onoraria.
Virginia non è una scelta casuale. Nel 1970 appariva già tra
le fila del neonato Dance Theatre of Harlem. Bella, dal fisico
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© Christopher Duggan
adolescenziale che non mostrava i suoi vent’anni, la Johnson era
destinata a diventare una figura di punta della compagnia. Fu
folgorata dalla danza a 13 anni, durante uno spettacolo di Martha
Graham quando vide comparire in scena Mary Hinkson, una
delle prime afroamericane nella compagnia di Nostra Signora
della Modern Dance. “Volevo essere una ballerina, ma non avevo
mai visto prima sul palcoscenico qualcuno che mi somigliasse”,
raccontò poi in un’intervista. Quasi trent’anni di carriera al
Dance Theatre of Harlem, la “Giselle creola” si è esibita in tutti i
ruoli principali, ma è anche coreografa e fondatrice del periodico
«Pointe» dal 2000 al 2009. Anno in cui è stata richiamata al
Dance Theatre of Harlem per risollevarne le sorti. La ripartenza
è stata meditata cinque anni assieme a Laveen Naidu, direttore
esecutivo e anche lui presenza familiare al Dance Theatre of
Harlem. La mission era preservare lo spirito della compagnia
dandole un profilo più attuale, attingere alle radici proiettandosi
nel futuro. Risultato: un gruppo di 18 danzatori non più
esclusivamente all black, a sottolineare la propria presenza sul
panorama della danza senza dover dimostrare più nulla se non
una forma smagliante.
Nel programma offerto a Ravenna c’è tutta la fragranza
di questo rinnovato Dance Theatre of Harlem, e vi si possono
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rintracciare tutte le diverse anime che lo colorano. A cominciare
dalle note di testa con Čajkovskij Pas de Deux di Balanchine,
l’inevitabile segno di un maestro che ha marcato il dna del
fondatore, Arthur Mitchell. Il loro fu un rapporto costante anche
dopo la scelta dell’ex danzatore balanchiniano di fondare il
gruppo di Harlem: quando nel 1971 il Dance Theatre of Harlem
debutta al Guggenheim, Balanchine invita Mitchell a firmare con
lui le coreografie per Concerto for Jazz and Orchestra, inaugurando
una fertile collaborazione con il New York City Ballet. Il Dance
Theatre of Harlem ha rappresento alcuni titoli del coreografo
russo, ma il Čajkovskij Pas de Deux è entrato in repertorio nel
novembre 2014, secondo la meditata selezione dei responsabili
– Johnson e Naidu – del nuovo corso. Lo scintillante brano,
definito al New York City Ballet come “otto minuti di sfoggio di
bravura e tecnica classica”, è un intarsio di passi classici perfetto,
esibito spesso nei gala e nei concorsi internazionali a riprova del
virtuosismo degli interpreti.
Balanchine lo creò nel 1960 per Violette Verdy e Conrad
Ludlow come omaggio all’amatissimo compositore russo e al
mondo coreografico di Petipa, dove era nato e cresciuto (la sua
prima comparsa in palcoscenico fu nella Bella addormentata al
teatro Marinskij, in cui faceva la parte di un Cupido mingherlino
sopra una gabbia dorata). Aveva usato un frammento inedito
di Čajkovskij per il Lago dei cigni, saltato fuori solo nel 1953. In
un’ansa della tormentata genesi del balletto, rientra infatti anche
la storia di questo brano. La prima realizzazione del Lago era
stata affidata a un modesto coreografo, Reisinger, con un’ancor
più modesta protagonista, Pelagia Karpakova. Dopo un solenne
fiasco la Pelagia fu sostituita in quel lontano 1877 dalla vera
prima ballerina in carica, Anna Sobechanskaja, che aveva pregato
Čajkovskij di scrivere altro materiale musicale per il personaggio
di Odile da inserire nel terzo atto. Neanche questa versione del
balletto però ebbe successo e quando dopo alterne vicende la
partitura arrivò nelle mani di Petipa e Ivanov, il brano aggiunto
non vi era stato integrato, inghiottito dagli archivi del Bolschoi.
Balanchine riuscì a ottenerne i diritti e vi ricamò sopra questa
coreografia degna dei fasti del Mariinskij, anche se l’attitudine
generale, soprattutto della protagonista, sembra ricordare più la
freschezza spensierata di Aurora nella Bella addormentata che la
seduzione oscura di un’Odile nel Lago. Dalla grazia delle piroette
iniziali, portate a terra con inchini morbidi alle prese vertiginose
con tuffo a pesce, la coppia flirta in una gara di virtuosismo
mozzafiato ma senza malizie. Una favola bella che continua a
illuderci piacevolmente sulle delizie dell’amore.
Se le frizzanti note di testa di Balanchine rimandano
immediatamente al carattere classicamente ispirato della
compagnia, le note di cuore del suo “profumo” Harlem le trova
nelle creazioni modellate da autori in sintonia con lo spirito
del Dance Theatre of Harlem, direzione nella quale Virginia
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Johnson sta investendo con energia. Ne è un esempio Vessels di
Darrell Grand Moultrie, che ha debuttato lo scorso novembre
ed è stato inserito in corsa nel programma di Ravenna al posto
del suggestivo Dancing on the Front Porch of Heaven di Ulysses Dove
(creato però nel 1993 per il Royal Swedish Ballet). Darrell ha
molti punti di risonanza con il Dance Theatre of Harlem: nato e
cresciuto ad Harlem, ricorda ancora di aver assistito da bambino
ai loro spettacoli e – come per Mitchell – deve a un tutor
illuminato, la sua insegnante Gwendolyn McLoud, l’intuizione
giusta. Fu lei a pagare le sue prime lezioni di danza, a inserirlo
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© Matthew Murphy
nei musical che allestiva per la scuola e a portarlo a teatro. Darrell
come un piccolo Billy Elliot (personaggio che ha poi davvero
incrociato nella sua carriera lavorando a Broadway nel cast
originale del musical omonimo) si buttò a capofitto nell’impresa.
Ancora oggi, Grand Moultrie telefona regolarmente alla sua
ultranovantenne “madrina”, seppure sia diventato, a nemmeno
quarant’anni, uno dei coreografi più richiesti per la versatilità
e la carica di passione che mette nei suoi lavori. Persino la pop
star Beyoncé lo ha voluto nello staff artistico per il suo Mrs. Carter
World Tour, senza che i lustrini di quel palco lo abbia distratto
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da creazioni per committenti molto diversi, come per il musical
Witness Uganda o, appunto, per il Dance Theatre of Harlem.
Vessels (recipienti), la coreografia espressamente creata per
la compagnia – dice Darrell – si riferisce ai danzatori come
contenitori di possibilità, custodi di tradizioni e di eredità
che esprimono ballando. “Devo incontrare i ballerini e vedere
come si muovono e poi... il movimento mi zampilla nella
mente”, continua. Danza, la sua, dai grandi respiri e piccoli gesti
sensuali in un mosaico che sembra suggerire una storia anche
quando è astratta. Qua e là punteggiata da immagini a sorpresa
come la diagonale in cui due uomini si corrono incontro e poi
sospendono il volo a metà in due arabesques contrapposti. Uno
scorrere di corpi ritmato dalla partitura minimalista dell’italiano
Ezio Bosso (che è collaboratore molto apprezzato, fra l’altro, di
Gabriele Salvatores), un gioco di bravure mai sfrontato che esalta
le qualità dei suoi interpreti.
Del bouquet del Dance Theatre of Harlem le note di fondo
– quello cioè che è l’aroma persistente, l’essenza interiore, la
radice prima – emanano invece da The Lark Ascending di Alvin
Ailey. Coetaneo di Mitchell e passato anche lui per il classico
appreso da Shook, Ailey scelse la direzione di uno stile personale,
ancorato alle radici nere, ai ritmi e alle stesse atmosfere del
milieu in cui era cresciuto (l’America profonda del Texas),
riconoscendo in Katherine Dunham la sua madrina spirituale.
La sua formazione però aveva assorbito tutta la lezione della
Modern Dance, da Graham a Humphrey fino a Lester Horton,
riversandosi in una miscela coreografica originale dalla
quale Ailey non escludeva nessun passo. “Sono un coreografo
americano” diceva, riaffermando il suo diritto di adoperare a
suo estro tutto il patrimonio creativo personale e quello dato
dai suoi maestri. Anticipava così quel métissage oggi tanto
ribadito (e sbandierato per novità), con una cifra tutta sua,
riconoscibile anche in quelle rare incursioni in territori classici
come fece nel 1970 con The River. Qui, sia pure accostandole al
jazz di Duke Ellington, Ailey compose danze molto apparentate
con il balletto, dovendolo costruire sulle misure dell’American
Ballet Theatre. Ma un’eco di quel sapore lo si ritrova in The Lark
Ascending del 1972, montato per la sua compagnia, dapprima
dando il ruolo alla sua musa principale, l’effervescente Judith
Amison, ma passandolo ben presto a Sara Yarborough, il cui
fluido lirismo era più adatto al senso della coreografia. The Lark
Ascending prende ispirazione dalla musica di Romance for Violin
and Orchestra di Vaughan Williams. La nostalgica meditazione
su paesaggi della campagna inglese si trasforma in parabola
sentimentale in cui l’allodola (rappresentata dalla protagonista)
prende il volo, ovvero si risveglia all’amore inseguita dal
cacciatore/spasimante. Trama impalpabile di una coreografia
ricamata sulle atmosfere più che narrata, scelta dal Dance
Theatre of Harlem per tornare in scena nel 2012 dopo un lustro
in stand-by, e rimontata da Elizabeth Roxas-Dobrish inserendo
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un uso (moderato) delle punte, quasi a sottolinearne il carattere
neoclassico e la sintonia con la compagnia di Mitchell e Johnson.
Sfumatura finale alla fisionomia poliedrica del Dance
Theatre of Harlem è data da Return di Robert Garland, unico
lavoro già nel repertorio del gruppo fin dal 1999. Coreografia
virtuosistica e scoppiettante è l’ideale chiusura di serata sulla
voce ruggente di Aretha Franklin e quella mannara di James
Brown. Orgoglio nero in forma di ciò che Garland (già danzatore
per il Dance Theatre of Harlem e suo primo coreografo residente)
definisce “post-modern urban neoclassicism”, un tutti-frutti
vitale, ancheggiante, elegante e spiritoso insieme per dodici
interpreti, bulli in canottiera e tuta che roteano come trottole
e pupe spaziali in mini gonnellini bianco-argento come tante
barbarelle. Una pirotecnia di coppie, assoli, armonie di gruppo.
A-bop-bop-a-loom-op a-lop-bop-bop-boom! avrebbe cantato
Elvis...
21
gli
22
artisti
Dance Theatre of Harlem
Nel 1969, poco dopo la morte di Martin Luther King, Arthur
Mitchell e Karel Shook fondano il Dance Theatre of Harlem.
L’attività della scuola, nutrita dall’idealismo, dalla speranza e
dall’ottimismo dell’era dei diritti civili, comincia con classi di
danza tenute in un garage della 152 Strada di Harlem, comunità
di New York City dove è cresciuto Arthur Mitchell. Il percorso
di studi è pensato per dare ai bambini di Harlem le stesse
opportunità formative che Mitchell ha avuto da adolescente.
Sin dagli esordi, una delle principali iniziative della scuola
diviene “Open House Series”: le porte del Dance Theatre
of Harlem si aprono alla città per mostrare l’attività della
Compagnia professionale agli studenti della scuola, così come ad
artisti che provengono da altre discipline.
Quasi immediatamente, Arthur Mitchell e Karel Shock
elaborano un programma educativo di sensibilizzazione alla
danza denominato in seguito “Arts Exposure”; organizzano
conferenze, dimostrazioni e piccoli spettacoli per le scuole
pubbliche, per i college e per le università, al fine di mostrare
l’esperienza che i ballerini vivono durante le loro esibizioni sul
palcoscenico. Nel 1971 la compagnia debutta al Guggenheim
Museum di New York.
Nello stesso anno George Balanchine invita Arthur
Mitchell a co-coreografare Concerto far Jazz and Orchestra; nasce
un’interessante collaborazione tra New York City Ballet e il
Dance Theatre of Harlem. A partire dal 1979 DTH comincia a
esibirsi sulla scena internazionale. Per tre stagioni consecutive
riscuote grande successo a Broadway, riceve plausi dalla critica
per la partecipazione allo speciale “Great Performances – Dance
in America” trasmesso dalla PBS, estende il suo repertorio
a 46 balletti e forma un ensemble corale e di percussioni:
Dance Theatre of Harlem Ensemble. Nata come una modesta
compagnia di spettacolo, DTH diviene nel giro di pochi anni una
delle principali compagnie di danza americane, affermandosi
per la propria unicità nel panorama della danza contemporanea.
Negli anni ’80, produzioni spettacolari e rivisitazioni
deliranti di spettacoli come Firebird, Giselle, Scheherazade, Bugaku,
Agon, e Dougla, solo per citarne alcuni, hanno permesso al Dance
Theatre of Harlem di distinguersi nel panorama della danza
internazionale. Il repertorio della compagnia si basa sulla tecnica
neoclassica e consente agli artisti del DTH di eseguire tutti gli
stili. A suggellare questi anni ricchi di eventi e iniziative, Dance
Theatre of Harlem è la prima compagnia di danza americana a
esibirsi in Russia all’interno di un progetto di scambio culturale
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tra le due nazioni patrocinato sia dagli Stati Uniti sia dalla
Russia.
Durante gli anni ’90, Dance Theatre of Harlem continua il
suo percorso di organizzazione artistica, educativa e socialmente
attenta; prosegue la sfida agli stereotipi largamente diffusi e lo
sforzo di superare i gap creati dall’estrema disparità culturale
ed economica mondiale. Lo storico tour del 1992 nell’Africa
meridionale vede la nascita del programma Dancing Through
Barriers®: la compagnia è ormai riconosciuta come università
itinerante. Da quel momento, il programma DTB® diviene pietra
angolare della programmazione educativa del Dance Theatre of
Harlem.
Nel 1999 Dance Theatre of Harlem celebra a New York il
30o anniversario della sua fondazione con una stagione ricca
di eventi e attività educative fra cui spicca Firebird, un percorso
disciplinare che riflette i valori del lavoro di gruppo attraverso la
danza, la narrazione e l’arte. Gli studenti della Scuola Pubblica
di New York hanno la possibilità di sperimentare questo
programma in classe per dieci settimane. Questo percorso
interdisciplinare esplora la tecnica del balletto e della coreografia
e si conclude con uno spettacolo ed una mostra del lavoro degli
studenti; per molti di loro questo evento rappresenta la prima
esperienza in un teatro, specialmente con un’orchestra dal vivo.
Nel 2000 Dance Theatre of Harlem approda in Cina: gli
spettacoli registrano il tutto esaurito, sono messe in scena
alcune rappresentazioni di Firebird e organizzate diverse attività
educative in lingua mandarina cinese. Nello stesso anno la
compagnia ritorna all’Apollo Theater di Harlem, sua residenza
artistica per venticinque anni.
Dopo il successo nel Regno Unito nel 2002 e 2004, Dance
Theatre of Harlem celebra il suo 35o anniversario con un’estesa
tournée negli Stati Uniti, seguita da una serie di spettacoli in Grecia,
in occasione dell’apertura dei Giochi Olimpici del 2004. A fine 2004
la compagnia di danza si scioglie, ma, in linea con la filosofia del
DTH di “usare le arti per infiammare la mente”, il DTH Ensemble
continua a entusiasmare il pubblico con conferenze-dimostrazioni
a scuole, college, università e festival di danza.
A febbraio 2009 Dance Theatre of Harlem celebra il suo 40o
anniversario; nello stesso anno Virginia Johnson è nominata
Direttore Artistico e Arthur Mitchell diviene Direttore Artistico
Emeritus. Con la nuova direzione artistica e la collaborazione di
Laveen Naidu, in qualità di direttore esecutivo, l’organizzazione
definisce un piano di risanamento di cinque anni che prevede
un ritorno sulle scene della compagnia di danza dalla stagione
2012-13.
Il rinnovato Dance Theatre of Harlem parte dalle sue
radici e s’interroga sul valore che la danza assume nel 21o
secolo. Composta da 18 ballerini, la nuova compagnia propone
programmi con un repertorio misto, con coreografie che
spaziano da Balanchine a Robert Garland.
25
Virginia Johnson
Nata a Washington, comincia a studiare danza
all’età di tre anni con Therrell Smith. A 13
anni, mentre assiste ad uno spettacolo della
Martha Graham Dance Company, viene colpita
dall’ingresso in scena di Mary Hinkson, una
delle prime ballerine afroamericane della
compagnia della Graham; questo evento la
segna profondamente tanto che dichiarerà in
un’intervista: “volevo essere una ballerina, ma
non avevo mai visto prima sul palcoscenico
qualcuno che mi assomigliasse”.
Dopo il diploma presso l’Accademia della
Washington School Ballet, frequenta
per un breve periodo la School of the
Arts dell’Università di New York e
contemporaneamente prosegue lo studio della
danza con Karel Shook alla Katherine Dunham
School ed Arthur Mitchell. Proprio Mitchell
fonda nel 1969 Dance Theatre of Harlem
e convince la Johnson ad intraprendere la
carriera professionale presso la sua compagnia
di cui diviene socio fondatore e prima ballerina.
Durante i 28 anni di permanenza nella
compagnia, si esibisce nella maggior parte dei
balletti di repertorio, con ruoli principali in
Concerto barocco, Allegro brillante, Agon, A Streetcar
Named Desire, Fall River Legend, Swan Lake, Giselle,
Voluntaries, Les Biches. Partecipa come ospite a
diversi eventi, tra cui il tour in Australia dello
spettacolo Stars of World Ballet, varie edizioni
di lnternational Festival of Dance all’Havana,
esibizioni con il Royal Ballet presso The Royal
Opera House di Londra.
Diverse onorificenze le sono tributate nel corso
degli anni: Young Achiever Award dal National
Council of Women, Outstanding Young Woman
of America e Dance Magazine Award, Pen
and Brush Achievement Award e Washington
Performing Arts Society nel 2008-2009, Pola
Nirenska Lifetime Achievement Award e il
Martha Hill Fund Mid-Career Award del 2009.
l suoi crediti coreografici includono una
partecipazione al film per la televisione Ancient
Voices of Children e un assolo auto coreografato
per l’apertura del concerto di beneficenza di
Rae Metzger. Fra le creazioni realizzate vi sono
balletti per Goucher College, Dancers Respond
to AIDS, Second Annual Harlem Festival of the
Arts, Thelma Hill Performing Arts Center e per
26
il Marymount Manhattan College, presso cui
ha una cattedra come professore aggiunto.
Il suo interesse per il giornalismo la conduce,
ancora sulle scene, all’Università di Fordham
dove consegue una laurea in comunicazione.
Terminata la sua carriere come ballerina fonda
il periodico «Pointe» di cui è caporedattore dal
2000 al 2009. Nel 2009 torna al Dance Theatre
of Harlem in qualità di direttore artistico.
Arthur Mitchell
(Co-fondatore e Direttore Artistico Emerito)
Ideatore e promotore del Dance Theatre
of Harlem, compagnia di danza di fama
internazionale co-fondata da lui e Karel Shook
nel 1969. Dopo una carriera come primo
ballerino del New York City Ballet, Mitchell si
è dedicato alla promozione del balletto classico
come forma d’arte, influenzando e modificando
la percezione del pubblico grazie alla prima
compagnia afro-americana e multirazziale di
balletto classico.
Nato a New York nel 1934, Mitchell ha
intrapreso gli studi presso la High School of
Performing Arts di New York, ottenendone
l’ambito premio annuale per la danza e quindi
una borsa di studio per la School of American
Ballet. Accolto nel New York City Ballet
nel 1955, primo afro-americano a diventare
membro stabile di un’importante compagnia
di balletto, Mitchell ha rapidamente
conquistato il rango di Primo Ballerino,
mantenuto per i quindici anni trascorsi al
New York City Ballet, in cui ha entusiasmato
il pubblico in un’ampia gamma di ruoli. Dopo
aver appreso della morte di Martin Luther
King, Mitchell ha attinto ai suoi risparmi
personali e, con il sostegno finanziario di Alva
B. Gimbel e della Fondazione Ford, ha fondato
il Dance Theatre of Harlem assieme al suo
maestro e mentore Karel Shook.
Nella sua luminosa carriera, in un arco di oltre
cinquant’anni, Mitchell ha ottenuto prestigiosi
riconoscimenti tra cui: Kennedy Center
Honors, National Medal of the Arts, MacArthur
Foundation Fellowship, New York Living
Landmark Award, Handel Medallion, NAACP
Image Award e decine di lauree honoris causa.
27
Lindsey Croop Midland, Texas
Muove i primi passi nella danza classica
presso la Coleman Academy, sotto la guida
di Susan Clark e Judy Coleman. Prosegue gli
studi frequentando i corsi intensivi estivi di
Milwaukee Ballet, Atlanta Ballet, Orlando
Ballet, Ballet Austin e Ailey School. Al termine
delle scuole superiori, la Croop si iscrive alla
Butler University, conseguendo una doppia
laurea in Amministrazione e Strategie della
comunicazione nel campo della danza.
Intrapresa la carriera professionistica con la
compagnia cadetta del Nashville Ballet, si
esibisce sotto la direzione di Paul Vasterling in
titoli come Lo schiaccianoci, Giselle e Il lago dei cigni.
Prima di entrare a far parte della Compagnia
del Dance Theatre of Harlem, si perfeziona
e si esibisce all’interno del Programma di
Formazione Professionale dello stesso DTH.
Fredrick Davis Brooklyn, New York
Nato a New York, si trasferisce a Chattanooga,
Tennessee, dove inizia a studiare danza all’età
di 11 anni grazie a una borsa di studio del Ballet
Tennessee. Nel 2004 si diploma al Dipartimento
di Arti Creative della Chattanooga High
School, e torna a New York per proseguire la
sua formazione presso la Joffrey Ballet School,
dove, dopo tre anni, ottiene borse di studio per
frequentare i corsi intensivi estivi di American
Ballet Theater, Boston Ballet, North Carolina
Dance Theater, Ballet Academy East, Magnus
Midwest Dance e Ballet Tennessee. Approda in
seguito alla Roxey Ballet Company, con la quale
si esibisce in titoli come Otello, Carmen, Diana e
Atteone e La Bella Addormentata. Al termine della
stagione con la Roxey, Davis passa al Dance
Theatre of Harlem. Si esibisce inoltre come
freelance con Ballet Fantastique, Benjamin
Briones Ballet, Staten Island Ballet e Ajkun
Ballet Theater. Vanta partecipazioni a eventi
prestigiosi come Kennedy Center Honors,
Donald McKayle Tribute (Irvine, California), e
Paramount Theater Gala (Seattle, Washington).
28
Da’Von Doane Salisbury, Maryland
Intraprende la sua formazione presso il Salisbury
Studio of Dance (ora Salisbury Dance Academy),
dove studia con Betty Webster, Tatiana
Akinfieva-Smith ed Elena Manakhova. Come
membro della compagnia scolastica regionale
Eastern Shore Ballet Theater, si esibisce in vari
ruoli in Lo schiaccianoci, Coppélia, Scheherazade,
Danze polovesiane e altri. Frequenta i corsi
intensivi estivi della Kirov Academy of Ballet di
Washington e dell’Atlantic Contemporary Ballet
Theater, presso cui torna all’età di 15 anni per
frequentarne a tempo pieno i corsi per quattro
anni. Si trasferisce quindi a New York, dove
entra a far parte del Dance Theatre of Harlem
esibendosi nei teatri di tutto il Paese, tra cui il
celeberrimo Jacob’s Pillow. In occasione delle
celebrazioni per il 200o anniversario di Chopin,
si esibisce con Ballet Noir all’East River Park nel
contesto di Summer Stage. Nel 2010 partecipa
inoltre al Gala Mondiale di Danza di Kielce, in
Polonia. Come artista ospite, si esibisce con il
Classic Contemporary Ballet Theater e con la
coreografa Ja’ Malik nel contesto dell’E-moves
Emerging Coreographers Showcase. Con il
Dance Theatre of Harlem, Doane ricopre i ruoli
principali in: Glinka Pas de Trois, In the Mirror of
Her Mind, New Bach, Return, Fete Noir, South African
Suite, Concerto In Fa e Contested Space.
Keenan English
Randallstown, Maryland
Intrapresi gli studi di danza classica all’età
di 12 anni con il Baltimore County Youth
Ballet, prosegue presso la Baltimore School for
The Arts. Mentre ancora frequenta l’ultimo
anno, è invitato a partecipare al programma
di perfezionamento della Boston Ballet
School, dove studia per un anno grazie a una
borsa di studio Pao. Nello stesso periodo, ha
l’opportunità di esibirsi con il Boston Ballet in
Romeo e Giulietta, Don Chisciotte e Lo schiaccianoci,
oltre che nel gala di fine anno. Nell’estate del
2012 English frequenta il corso estivo della
School of American Ballet, e nell’autunno
29
dello stesso anno ottiene una borsa di studio
offerta da Carolyn Wright-Lewis. Nei due anni
che trascorre alla School of American Ballet,
si esibisce in Balanchine’s Serenade, Coppélia e
Western Symphony. Frequenta inoltre altri corsi
estivi con il Miami City Ballet, l’American
Ballet Theater, il Boston Ballet e la stessa School
of American Ballet.
Chyrstyn Fentroy
Los Angeles, California
Nata e cresciuta a Los Angeles, California,
fino all’età di 17 anni, studia danza quasi
esclusivamente con la madre, Ruth Fentroy.
Grazie a una borsa di studio, si trasferisce quindi
a New York per frequentare il programma di
perfezionamento della Joffrey Ballet School.
Già al primo anno le offrono di entrare a far
parte della Joffrey Ballet School Performance
Company, che segue in tour sulla East Coast.
Nel 2010 e 2011 arriva in finale al Youth America
Grand Prix di New York, ottenendo un invito
a partecipare alla Beijing International Dance
Competition. Alla sua terza stagione con il
Dance Theatre of Harlem, figura attualmente
in molti ruoli da protagonista in titoli come
The Black Swan Pas de Deux dal Lago dei Cigni, il Pas
De Dix da Raymonda, The Lark Ascending di Alvin
Ailey, e il Č ajkovskij Pas De Deux e Agon di George
Balanchine. Ha di recente avuto l’onore della
copertina di «Dance Magazine» (gennaio 2015),
che l’ha presentata come una dei 25 ballerini da
non perdere d’occhio.
Emiko Flanagan
Westlake Village, California
Intraprende lo studio della danza presso il
California Dance Theater, frequentando anche
i corsi estivi del Pacific Northwest Ballet, del
Boston Ballet e del San Francisco Conservatory
of Dance. Prosegue quindi gli studi per il
diploma di primo livello in danza presso la UC
Irvine. Al termine del secondo anno, compie
un tirocinio al Joffrey Ballet di Chicago. L’anno
30
successivo entra, sempre come tirocinante, nel
Richmond Ballet, dove frequenta per un intero
anno l’Alonzo King LINES Ballet Training
Program. Si esibisce in coreografie firmate
da George Balanchine, William Forsythe,
Salvatore Aiello, Jodie Gates, Alexei Kremnev e
Keelan Whitmore.
Nayara Lopes Curitiba, Brasile
Inizia a danzare all’età di sei anni,
frequentando sia la School of Theater Dance
di Guaira in Brasile che i corsi della scuola
Jacqueline Kennedy Onassis dell’American
Ballet Theater di New York. Trascorso il
periodo di formazione iniziale, entra a far
parte dell’Orlando Ballet ii, per cui si esibisce
in Carmen, Giselle e Sogno di una notte di mezza
estate. Entrata come apprendista al National
Ballet of Canada nel 2011, si esibisce in titoli
come Lo schiaccianoci, Giselle, La fille mal gardée e
Alice nel paese delle meraviglie. La Lopes partecipa
a varie competizioni, tra cui le finali del Youth
America Grand Prix (New York), dove ottiene
il Premio Speciale Mary Day, e le regionali
del Youth America Grand Prix (Columbia,
Carolina del Sud), dove vince il Grand Prix nel
2011. Lavora con coreografi come Christopher
Wheeldon, James Kudelka, Lindsay Fischer,
Robert Hill, Raymond Lukens e Jessica Lang.
Tra gli altri ruoli da lei interpretati ricordiamo
quello di Kitri in Don Chisciotte, la protagonista
di Allegro Brilliante, il Cigno Nero, e il Pas de
Deux in La Bella Addormentata.
Ashley Jackson
High Point, North Carolina
Si diploma con lode presso la North Carolina
School of the Arts, frequentando al contempo
anche i corsi di perfezionamento della Susan
Dance Unlimited. Intrapresa la carriera
professionistica presso il North Carolina Dance
Theater, si esibisce in coreografie firmate da
Dwight Roden, George Balanchine, e Alvin
Ailey. Entra quindi a far parte dell’Alonzo
31
King LINES Ballet, con cui ha l’onore di
esibirsi per otto anni in oltre venticinque
Paesi. In quel periodo ottiene il Princess Grace
Award e il Chris Hellman Award (2010). Vince
inoltre una medaglia per le discipline dello
spettacolo assegnatale dalla Congressional
Black Caucus Foundation, oltre a una borsa
di studio concessale a Washington. Viene
citata nell’articolo “On the Rise”, pubblicato
su «Dance Magazine» nell’agosto 2009, ed è
protagonista di un articolo di «High Point
Enterprise» (21 settembre 2009). Altri giornali e
riviste hanno parlato di lei, tra cui il «Baystages
Magazine» che le ha dedicato la copertina del
numero di aprile 2011. È attualmente iscritta
al programma di perfezionamento LEAP del
Saint Mary’s College of California.
Francis Lawrence
Melbourne, Australia
Studia presso l’Australian Ballet School, dove
consegue il diploma di danza. Ancora studente,
per due anni si esibisce con l’Australian Ballet
e con la sua compagnia regionale, la Dancers
Company. Al suo arrivo negli USA, entra nel
New York Theater Ballet in occasione della
30a stagione della Compagnia, esibendosi in
Cenerentola e Dance/Speak: The Life of Agnes de
Mille. Danza inoltre nella Grand Rapids Ballet
Company diretta da Patricia Barker. Durante
la sua permanenza con la Compagnia, si
esibisce in coreografie di George Balanchine,
Twyla Tharp, José Limón, Paul Taylor, Ulysses
Dove, Lew Christensen, David Parson e
Mario Radacovsky. Lawrence partecipa a vari
programmi di perfezionamento offerti da
Ailey School, Complexions e Hubbard Street,
lavorando con coreografi come Pedro Ruiz,
Olivier Weavers, Dwight Rhoden e Desmond
Richardson. Nel 2012 entra a far parte della
Compagnia del Dance Theatre of Harlem.
32
Ashley Murphy
Shreveport, Louisiana
Inizia a studiare danza all’età di 3 anni. Dal
1993 al 2002 fa parte della divisione preprofessionale del Carol Anglin Dance Center,
dalla quale passa al Louisiana Dance Theater,
società onorifica dell’associazione Regional
Dance America. Si esibisce inoltre con l’Opera
di Shreveport e il Balletto di Stato di Mosca,
oltre che nella prima esecuzione di The Leaf
Men and The Brave Good Bugs di William Joyce.
Tramite l’associazione Regional Dance America,
rappresenta il Louisiana Dance Theater
all’International Ballet Competition di Jackson,
Mississippi. Frequenta inoltre vari programmi
di perfezionamento estivi presso la Joffrey
Ballet School di New York e la Ailey School. Nel
2002 la Murphy continua a studiare ed esibirsi
con l’ensemble Dancing Through Barriers®,
progetto educativo e di sensibilizzazione
sociale del Dance Theatre of Harlem. L’anno
seguente entra a far parte della Compagnia del
Dance Theatre of Harlem, esibendosi in tour
negli Stati Uniti e all’estero (Gran Bretagna,
Germania, Italia e Grecia). Insegna alla Kennedy
Center Residency del DTH. Si esibisce alla
Casa Bianca, nel programma musicale 106 &
Park trasmesso dal canale via cavo americano
BET, nel game show Jeopardy, e rappresenta
gli Stati Uniti in un programma di scambio
culturale nella città di Kingston, in Giamaica.
Nel 2011 viene selezionata per eseguire per
un nuovo lavoro di Christopher L. Huggins,
commissionato all’interno del progetto Dancers
Responding to AIDS.
Dylan Santos San Paolo, Brasile
Inizia gli studi in Brasile, presso il Centro de
Artes Pavilhao D diretto da Ricardo Scheir. A
15 anni è finalista al Youth American Grand
Prix di New York, e ottiene borse di studio per
diverse scuole tra cui l’Harid Conservatory di
Boca Raton, Florida, dove decide di proseguire
gli studi. Dopo un tirocinio presso lo Houston
Ballet, entra a far parte dell’Orlando Ballet
33
diretto da Robert Hill, esibendosi in molte
produzioni tra cui Giselle, Carmen ed Esmeralda.
Per Ballet Chicago, figura nelle produzioni
di alcune coreografie di Balanchine: Serenade,
Il lago dei cigni, Who Cares e Divertimento n.15.
Danza inoltre nei ruoli principali di Coppélia,
Le corsaire, La bella Addormentata, Cenerentola e
Il lago dei cigni. Lavora con parecchi coreografi
e insegnanti, tra cui Stanton Welch, Phillip
Broomhead Claudio Munoz, Andrew Murphy,
Anna-Marie Holmes, Deidre Miles Burger,
Oliver Munoz, Alexei Kremnev, Anna Reznik,
Kim Marsh, Patricia Miller, Ashley Wheater.
Figura in varie produzioni dello Houston
Ballet, del Joffrey Ballet e del Balletto
dell’Opéra di Parigi.
Anthony Javier Savoy
Annapolis, Maryland
All’età di 16 anni, grazie a una borsa di studio,
inizia la sua formazione classica alla Abigail
Francisco’s School of Classical Ballet. Nel 2006,
dopo aver partecipato al National High School
Dance Festival, ottiene il prestigioso titolo di
“Maryland All-State Dancer”, assegnatogli dal
Rappresentante al Congresso per lo Stato del
Maryland. Prosegue quindi gli studi presso la
Point Park University, che abbandona nel 2008
per l’Anne Arundel Community College, dove
consegue una laurea di primo livello in Belle
Arti e una seconda laurea in Biologia. Sempre
grazie a borse di studio, frequenta corsi intensivi
estivi presso American Ballet Theater, Point
Park University, Kirov Academy e Dance Theatre
of Harlem. Nel 2010 entra nell’Ensemble del
Dance Theatre of Harlem, e nel 2011 partecipa
alla 17a edizione del Fire Island Dance Festival,
una collaborazione tra Dancers Responding to
AIDS e Broadway Cares. Ambasciatore culturale
per gli Stati Uniti, Savoy contribuisce a varie
campagne di sensibilizzazione e promozione
sociale a Kingston, in Giamaica. Prende parte
alla decima stagione dell’innovativa e fortunata
serie TV di Nigel Lythgoe, So You Think You Can
Dance, trasmessa dal canale televisivo FOX.
34
Ingrid Silva Rio de Janeiro, Brasile
Intraprende gli studi di danza classica all’età di
8 anni presso Dançando Para Não Dançar, alla
scuola di Deborah Colker e alla Escola de Dança
Maria Olenewa. Prosegue il suo apprendistato
anche presso la compagnia brasiliana Grupo
Corpo. Iscrittasi alla Univercidade da Cidade,
decide presto di perseguire la sua vera
passione, e nel 2007 si trasferisce a New York.
Quella stessa estate frequenta il programma
intensivo del Dance Theatre of Harlem, da cui
viene ammessa al programma di formazione
professionale della Scuola. Nel 2008 entra
nell’Ensemble del Dance Theatre of Harlem.
Si è esibita inoltre al Joyce Theater con la
compagnia Armitage Gone! Dance in GAGAGaku (2011).
Alison Stroming Recife, Brasile
Intrapresi gli studi di danza a nove anni presso
la School of American Ballet, si esibisce già da
bambina in parecchi ruoli adatti alla sua età,
partecipando a molte produzioni del New York
City Ballet. Nel 2004 frequenta i corsi intensivi
estivi dell’American Ballet Theater di New
York, dove Franco De Vita le offre una borsa di
studio per la nuova Junior Division, presso cui
Alison sceglie di proseguire gli studi. Nel 2010
e 2011 accompagna l’American Ballet Theater ii
in tour in Europa. Partecipa al tour regionale
di Jump: The Alternative Convention, diretto
dal fratello, Gil Stroming. Vince il titolo di
“Miss New York Outstanding Teen 2010”, che
la porta a rappresentare la città di New York al
concorso giovanile “Miss America Outstanding
Teen”, dove viene premiata per la categoria
Overall Talent. Nel 2010 ottiene una borsa di
studio della Fondazione Dizzy Feet. Per due
stagioni danza con l’Alberta Ballet in Canada, e
più recentemente con il Ballet San Jose diretto
da José Manuel Carreno, per cui si esibisce in
coreografie di Dwight Rhoden, Twyla Tharp,
Ohad Naharin, George Balanchine e Igal Perry.
35
Jorge Andrés Villarini
San Juan, Portorico
Studia presso la JKO School dell’American Ballet
Theater. Nel maggio 2011 consegue un diploma
di danza di primo livello presso il Marymount
Manhattan College. Dopo il diploma, danza per
tre stagioni con il BalletMet Columbus nello
Stato dell’Ohio, dove ottiene una borsa di studio
accademica offerta dal Greater Columbus Arts
Council (la Columbus Dances Choreographic
Fellowship). In tempi più recenti, Villarini si
esibisce con la Martha Graham Dance Company
nei paesi dell’area mediterranea, partecipando
al Festival Internazionale di Villa Adriana in
Italia e danzando all’Odeon di Erode Attico nel
Partenone di Atene, in Grecia. Estremamente
versatile, fa esperienze di vario tipo, spaziando
dal repertorio classico, con i capolavori di George
Balanchine, John Butler, Martha Graham e Alvin
Nikolais, a coreografie contemporanee firmate
da Amedeo Amodio, James Kudelka, Edwaard
Liang, Gustavo Ramírez Sansano, Rodney
Rivera, Christopher Wheeldon e Shen Wei
Samuel Wilson
Bremerton, Washington
Inizia a studiare balletto classico all’età di
15 anni presso il Peninsula Dance Theater.
In seguito frequenta i programmi estivi del
Summer Dance Lab di Walla Walla, Washington,
e dell’American Ballet Theater di Austin,
Texas. È nel 2003 che approda all’Ensemble
del Dance Theatre of Harlem, con cui ha inizio
la sua carriera professionale. Il DTH gli offre
l’opportunità di esibirsi alla Casa Bianca, nel
programma musicale 106 & Park trasmesso dal
canale via cavo americano BET, nel programma
Fox 5 News, al Kennedy Center e al Joyce
Theater di New York. Ha inoltre occasione di
lavorare con coreografi di fama mondiale, e di
perfezionarsi con insegnanti autorevoli quali
Arthur Mitchell ed Eva Evdokimova. Insegnante
e didatta, lavora in prestigiose scuole di ballo
e programmi estivi come Usdan Center for
Creative and Performing Arts e Voorhees Ballet.
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KEITH SAUNDERS
(Maestro di ballo)
Nativo di Baltimora, nel Maryland, inizia a
danzare nel 1971, mentre ancora frequenta
l’Università di Harvard. I veri e propri studi
di danza iniziano nel 1973 presso il National
Center for Afro-American Artists di Dorchester,
nel Massachusetts. Entra a far parte del Dance
Theatre of Harlem nel 1975, perfezionandosi con
Arthur Mitchell, Karel Shook e William Griffith.
Arruolato tra i primi ballerini del DTH, per
oltre 17 anni ricopre una vasta gamma di ruoli
nell’intero repertorio della Compagnia. Danza
inoltre con il francese Ballet du Nord (1986) e con
il Ballet Met di Columbus, Ohio (1987-1989).
In qualità di artista ospite, si esibisce, tra
gli altri, con Boston Repertory Ballet, Ballet
Maryland, Eglevsky Ballet, Ballethnic Dance
Company, e David Parsons Company. Insegna
presso la scuola del Dance Theatre of Harlem,
alla Ballet Met Dance Academy (di cui è anche
Direttore Educativo), alla New Ballet School
(ora Ballet Tech), e alla 92nd Street Y. Nel
2003 è Artista Ospite in Residenza presso il
Dipartimento di Danza dell’Università del
Wyoming, dove, oltre a insegnare, dal 2003
al 2008 coreografa lo Snowy Range Dance
Festival. Nominato Assistente del Maestro di
ballo del Dance Theatre of Harlem nel 1994,
passa all’incarico di Maestro già nel 1996.
Dal 2004 al 2010, con la carica di Direttore, è
responsabile di Dancing Through Barriers®,
il progetto educativo e di sensibilizzazione
sociale del DTH, di cui dirige anche l’Ensemble.
Kellye A. Saunders
(Maestra di ballo)
Attualmente Maestra di ballo della Compagnia
del DHT, ha intrapreso gli studi presso la
Jones‑Haywood School of Ballet di Washington,
proseguendo poi presso il Centre de Danse
International di Cannes, in Francia, diretto
da Rosella Hightower. Gran parte della sua
carriera artistica è identificabile con il Dance
Theatre of Harlem, dove, come prima ballerina,
ha ricoperto ruoli da protagonista in L’uccello
di fuoco, Creole Giselle, A Song for Dead Warriors,
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Apollo, Serenade, Adrian (Angel on Earth), The Four
Temperaments, The Moor’s Pavane, Allegro Brillante
e Fancy Free. Ha lavorato anche a Broadway,
nelle produzioni di Scarpette rosse e Porgy and
Bess, ed è stata Artista Ospite del New York City
Ballet nel ruolo della Striptease Girl in Slaughter
on Tenth Avenue. Dopo la lunga esperienza con
il DTH, è stata prima ballerina per Ballet NY e
Collage Dance Collective. Tra le altre esibizioni
come artista ospite ricordiamo quelle con
Washington Ballet, Maryland Ballet, Ballethnic
Dance Company, Gala of International Ballet
Stars, Configurations Dance Company,
The Flint Institute of Music, Complexions
Contemporary Dance e Metropolitan Opera. Ha
contribuito alla formazione e perfezionamento
di innumerevoli ballerini, sia in scuole di danza
che a livello professionale. Dal 2010 al 2013 ha
coordinato il progetto “Harlem Dance Works
2.0”, innovativo laboratorio coreografico creato
al fine di produrre un nuovo repertorio per la
Compagnia del Dance Theatre of Harlem.
Robert Garland
(Coreografo Residente)
Già membro della Compagnia del Dance
Theatre of Harlem, tra le cui fila ha ricoperto il
ruolo di primo ballerino, ha firmato una prima
coreografia per l’Ensemble scolastico del DTH.
Invitato da Arthur Mitchell a creare un altro
lavoro per la Compagnia principale del DHT, ne
è presto nominato primo Coreografo Residente.
Garland è inoltre Direttore del Programma di
Formazione Professionale della Scuola del DTH,
nonché webmaster del gruppo.
Oltre alle coreografie di diversi balletti per il
DTH, Garland ha creato lavori per il New York
City Ballet, il britannico Royal Ballet, l’Oakland
Ballet e molti altri. Garland ha firmato
inoltre video musicali, spot pubblicitari
e cortometraggi, tra cui: il programma
televisivo per bambini Sesame Street, uno
spot pubblicitario per la Nike con New York
Yankee Derek Jeter, i NAACP Image Awards, un
cortometraggio per la stilista Donna Karan, e il
“Charmin Cha- Cha” per Procter and Gamble.
Ha un diploma di primo livello in Belle Arti,
conseguito presso la Juilliard School di New York.
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Dance Theater of Harlem
consiglio di amministrazione
Michael D. Armstrong presidente
Leslie Wims Morris vice-presidente
Ackneil M. Muldrow, iii vice-presidente
Zandra Perry Ogbomo tesoriere
Don M. Tellock, Esq. segretario
altri membri
Kendrick F. Ashton Jr., Nancy Pforzheimer Aronson, Frank Baker,
Reverendo Calvin Butts III O., Kevin M. Cofsky, Isabel Kallman,
Sylvia R. Lindsey, Spencer Means, Jessye Norman, Asha Richards,
Anne E. Robinson
personale amministrativo
direttore artistico Virginia Johnson
consulenti esecutivi Anna Glass e Sharon Gersten Luckman
direttore amministrativo e risorse umane Marilyn Abalos
direttore ufficio donazioni Sharon Duncan
responsabile ufficio sviluppo JoAnn Wong
consulente per lo sviluppo Lisa Van Putten
responsabile Social Media/mostre Judy Tyrus
consulente Marketing Melissa Y. Hudnell
direttore Marketing Keyana K. Patterson
ragioneria Mary DeRosa
ricevimento Barbara Boyer, Rayven Davis, Liz McAllister, LaShawn Wallace
manutenzione Alberto Recinos, Kenia Sanchez, Lillian Recinos,
Marcos Recinos, Ana Tejeda altri membri della compagnia
maestro di ballo Keith Saunders
maestra di ballo Kellye A. Saunders
direttore generale Elizabeth England
Tour Manager Melinda Bloom
direttore artistico di produzione Jack Lynch
tecnico luci Alex Fabozzi
responsabile guardaroba Oran Bumroongchart
accompagnatore al piano Coty Cockrell
Booking Manager Edward Schoelwer
coreografo residente Robert Garland
pubbliche relazioni Gilda Squire Media Relations
fisioterapisti Alison Deleget, Harkness Center for Dance Injuries
scuola del Dance Theater of Harlem
direttore del programma di formazione professionale Robert Garland
direttore della scuola inferiore e superiore Augusto van Heerden
responsabile amministrativo Kenya Massey-Rodriguez
responsabile ufficio studenti Karen Farnum-Williams
responsabile ufficio business Ruben Ortiz
progetto “Dancing Through Barriers”
amministratore settore educativo/sensibilizzazione sociale Roberto Villanueva
associato al progetto Theara Ward
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luoghi del festival
© Silvia Lelli
Il Danteum del Palazzo delle Arti e dello Sport di Ravenna
L’edizione 2015 di Ravenna Festival è dedicata a Dante Alighieri,
nei 750 anni dalla nascita. Per l’occasione è stato rinnovato il Danteum
del Palazzo delle Arti e dello Sport che ospita alcuni dei più importanti
eventi artistici legati alla manifestazione.
Il Danteum è una sala ipostila che racconta il il viaggio dantesco
attraverso i suoi luoghi naturali: dal perdersi in “una selva oscura” alla
visione luminosa dei “nove cieli del paradiso”. Il fabbricato si affaccia
sulla piazzo ovale, in asse con il viale che parte dai propilei sulla via
Destra Canale Molinetto. Il “Danteum” è composto da 100 pilasti e
colonne, i più esterni in pietra a vista, nove in ferro di colore rosso che
rappresentano l’Inferno, nove in marmo di Carrara che alludono al
Purgatorio, e nove di cristallo come immagine del Paradiso.
L’edificio fa esplicito riferimento al “Danteum” progettato nel 1938
da Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri, con interventi scultorei di Mario
Sironi. Il progetto ripropone, attraverso i materiali e l’architettura, il
significato della Divina Commedia: meno di un terzo della superficie
totale dell’edificio trova ragione nell’ospitare una funzione espositiva
e una biblioteca, tutto lo spazio rimanente ha solo lo scopo di
rappresentare l’ossessione e il tormento dei progettisti nella lettura
di Dante Alighieri. L’interpretazione tettonica della Divina Commedia
propone una serie di ambienti posizionati lungo un percorso elicoidale
segnato da un uso materico della luce che conduce dall’ombra di una
selva di colonne all’accecante riverbero del cielo che filtra da un soffitto
vetrato, simbolizzando un percorso della coscienza dall’abisso infernale
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alla contemplazione paradisiaca.
Il progetto che sarebbe dovuto sorgere a Roma, lungo Via dei Fori
Imperiali, rimase sulla carta a causa della sconfitta di Mussolini nella
Seconda Guerra Mondiale.
Il Danteum di Ravenna è uno dei soggetti che popolano uno spazio
dove artificio e natura si alternano nella reinterpretazione del giardino
urbano. L’edificio costituisce una sorta di atrio dal quale si ha accesso al
Palazzo delle Arti e dello Sport, realizzato nel 1990, dal Gruppo Ferruzzi
e dal Comune di Ravenna per ospitare iniziative culturali economiche e
sportive. Un condensatore sociale, punto di riferimento urbano, dove la
forma architettonica segna il tempo della sua realizzazione e proietta
nel futuro l’immagine dl passato. La fusione tipologica tra gli edifici per
lo sport e quelli per le arti produce un ibrido funzionale caratterizzato
dalla flessibilità d’uso e dall’integrazione dello spazio interno con quello
esterno. Quest’ultimo è uno spazio di movimento: dietro accoglie le
tribune laterali che fuoriescono dall’edificio scorrendo su brevi binari;
davanti è la piazza dove i cittadini si ritrovano nello spazio dove si
alternano spettacoli viaggianti con attrezzature sportive, edifici precari
di fiere e manifestazioni con imponenti opere d’arte.
A sinistra dell’ingresso, nel grande piazzale antistante il Palazzo,
sono situate le fontane in travertino disegnate da Ettore Sordini. Poco
più avanti appare la mole rosseggiante di “Grande ferro R”, di Alberto
Burri e fra i due avancorpi laterali del corpo principale si trova una
decorazione a mosaico disegnata da Elisa Montessori e realizzata da
Luciana Notturni.
Il Palazzo delle Arti e Dello Sport è un parco della cultura sociale,
denso di citazioni italiche, dove i temi dell’architettura razionale sono
tesi tra tecnologia e tradizione. Progettato da Carlo Maria Sadich per
la Flammini Engineering, sorge su un’area di circa dodici ettari, ai bordi
della città, accanto al Canale Candidano, tra fabbricati commerciali
e produttivi. Il corpo principale del complesso, che ha una pista a
base quadrata di 3.000 m2, è costituito da un recinto murario, con
paramento esterno in laterizio, coperto da un grande cupola traslucida,
alta circa 33 metri con una base di 54 metri di larghezza. La struttura
metallica reticolare, opera di Massimo Majowiecki, è coperta da una
membrana plastica che consente alla luce di renderla visibile nel
panorama notturno della città. Lo spazio sotto la cupola, liberato dalle
gradinate che cingono il campo sportivo centrale, appare come una
grande piazza coperta, in grado di accogliere quasi 4000 persone.
Il Palazzo delle Arti e dello Sport è intitolato al giurista Mauro de
André, fratello del cantautore Fabrizio e collaboratore del Gruppo
Ferruzzi.
Massimiliano Casavecchia
VALORI E IDEE
PER NUTRIRE
LA TERRA
L’Emilia-Romagna
a Expo Milano 2015
programma di sala a cura di
Cristina Ghirardini
coordinamento editoriale e grafica
Ufficio Edizioni Ravenna Festival
stampato su carta Arcoprint Extra White
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