RAVENNA FESTIVAL 2015 Dance Theatre of Harlem Palazzo Mauro de André mercoledì 17 giugno, ore 21.30 Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana con il patrocinio di Senato della Repubblica Camera dei Deputati Presidenza del Consiglio dei Ministri Ministero per i Beni e le Attività Culturali Ministero degli Affari Esteri con il sostegno di Comune di Ravenna con il contributo di Comune di Cervia Comune di Comacchio Comune di Forlì Koichi Suzuki Hormoz Vasfi Comune di Russi partner RAVENNA FESTIVAL RINGRAZIA Associazione Amici di Ravenna Festival Apt Servizi Emilia Romagna ARCUS Arte Cultura Spettacolo Autorità Portuale di Ravenna BPER Banca Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna Cassa di Risparmio di Ravenna Classica HD Cmc Ravenna Cna Ravenna Comune di Cervia Comune di Comacchio Comune di Forlì Comune di Otranto Comune di Ravenna Comune di Russi Confartigianato Ravenna Confindustria Ravenna Coop Adriatica Cooperativa Bagnini Cervia Credito Cooperativo Ravennate e Imolese Eni Federazione Cooperative Provincia di Ravenna Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Gruppo Hera Gruppo Mediaset Publitalia ’80 Gruppo Nettuno Hormoz Vasfi Itway Koichi Suzuki Legacoop Romagna Micoperi Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Poderi dal Nespoli PubbliSOLE Publimedia Italia Quotidiano Nazionale Rai Uno Rai Radio Tre Reclam Regione Emilia Romagna Sapir Setteserequi Sigma 4 SVA Plus Concessionaria Volkswagen Unicredit Unipol Banca UnipolSai Assicurazioni Venini Antonio e Gian Luca Bandini, Ravenna Francesca e Silvana Bedei, Ravenna Maurizio e Irene Berti, Bagnacavallo Mario e Giorgia Boccaccini, Ravenna Paolo e Maria Livia Brusi, Ravenna Margherita Cassis Faraone, Udine Glauco e Egle Cavassini, Ravenna Roberto e Augusta Cimatti, Ravenna Ludovica D’Albertis Spalletti, Ravenna Marisa Dalla Valle, Milano Letizia De Rubertis e Giuseppe Scarano, Ravenna Ada Elmi e Marta Bulgarelli, Bologna Rosa Errani e Manuela Mazzavillani, Ravenna Dario e Roberta Fabbri, Ravenna Gioia Falck Marchi, Firenze Gian Giacomo e Liliana Faverio, Milano Paolo e Franca Fignagnani, Bologna Domenico Francesconi e figli, Ravenna Giovanni Frezzotti, Jesi Idina Gardini, Ravenna Stefano e Silvana Golinelli, Bologna Dieter e Ingrid Häussermann, Bietigheim‑Bissingen Lina e Adriano Maestri, Ravenna Silvia Malagola e Paola Montanari, Milano Franca Manetti, Ravenna Gabriella Mariani Ottobelli, Milano Pietro e Gabriella Marini, Ravenna Manfred Mautner von Markhof, Vienna Maura e Alessandra Naponiello, Milano Peppino e Giovanna Naponiello, Milano Giorgio e Riccarda Palazzi Rossi, Ravenna Gianna Pasini, Ravenna Gian Paolo e Graziella Pasini, Ravenna Desideria Antonietta Pasolini Dall’Onda, Ravenna Giuseppe e Paola Poggiali, Ravenna Carlo e Silvana Poverini, Ravenna Paolo e Aldo Rametta, Ravenna Stelio e Grazia Ronchi, Ravenna Stefano e Luisa Rosetti, Milano Giovanni e Graziella Salami, Lavezzola Guido e Francesca Sansoni, Ravenna Francesco e Sonia Saviotti, Milano Roberto e Filippo Scaioli, Ravenna Eraldo e Clelia Scarano, Ravenna Leonardo Spadoni, Ravenna Gabriele e Luisella Spizuoco, Ravenna Paolino e Nadia Spizuoco, Ravenna Thomas e Inge Tretter, Monaco di Baviera Ferdinando e Delia Turicchia, Ravenna Maria Luisa Vaccari, Ferrara Roberto e Piera Valducci, Savignano sul Rubicone Gerardo Veronesi, Bologna Luca e Riccardo Vitiello, Ravenna Presidente Gian Giacomo Faverio Vice Presidenti Leonardo Spadoni Maria Luisa Vaccari Paolo Fignagnani Giuliano Gamberini Maria Cristina Mazzavillani Muti Giuseppe Poggiali Eraldo Scarano Gerardo Veronesi Segretario Pino Ronchi Aziende sostenitrici Alma Petroli, Ravenna CMC, Ravenna Consorzio Cooperative Costruzioni, Bologna Credito Cooperativo Ravennate e Imolese FBS, Milano FINAGRO, Milano Kremslehner Alberghi e Ristoranti, Vienna L.N.T., Ravenna Rosetti Marino, Ravenna SVA Concessionaria Fiat, Ravenna Terme di Punta Marina, Ravenna TRE - Tozzi Renewable Energy, Ravenna RAVENNA FESTIVAL Direzione artistica Cristina Mazzavillani Muti Franco Masotti Angelo Nicastro Fondazione Ravenna Manifestazioni Soci Comune di Ravenna Regione Emilia Romagna Provincia di Ravenna Camera di Commercio di Ravenna Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Confindustria Ravenna Confcommercio Ravenna Confesercenti Ravenna CNA Ravenna Confartigianato Ravenna Archidiocesi di Ravenna-Cervia Fondazione Arturo Toscanini Consiglio di Amministrazione Presidente Fabrizio Matteucci Vicepresidente Mario Salvagiani Consiglieri Ouidad Bakkali Galliano Di Marco Lanfranco Gualtieri Sovrintendente Antonio De Rosa Segretario generale Marcello Natali Responsabile amministrativo Roberto Cimatti Revisori dei conti Giovanni Nonni Mario Bacigalupo Angelo Lo Rizzo © Matthew Murphy Dance Theatre of Harlem Vessels coreografia Darrell Grand Moultrie musica Ezio Bosso costumi George Hudačko luci Clifton Taylor The Lark Ascending coreografia Alvin Ailey musica Ralph Vaughan Williams costumi Bea Feitler luci Chenault Spence Čajkovskij Pas de Deux coreografia George Balanchine musica Pëtr Il’ič Čajkovskij luci Peter D. Leonard Return coreografia Robert Garland musiche Aretha Franklin e James Brown costumi Pamela Allen-Cummings luci Roma Flowers Vessels coreografia musica costumi luci première interpreti Darrell Grand Moultrie Ezio Bosso George Hudačko Clifton Taylor 7 novembre 2014 Chyrstyn Fentroy, Lindsey Croop, Ingrid Silva, Nayara Lopes, Alison Stroming, Fredrick Davis, Da’Von Doane, Dylan Santos, Anthony Savoy, Samuel Wilson © Renata Pavam Vessels di Darrell Grand Moultrie è un dinamico tour de force pensato per l’energia e la maestria della nuova generazione di artisti del Dance Theater of Harlem. Nella grande tradizione della danza, Darrell Grand Moultrie perpetua la conoscenza e l’ispirazione che stanno alle sue radici di artista creativo e allo stesso tempo le mette alla prova, onorando e poggiando sulla loro eredità e costruendo sulle promesse del loro potenziale. 8 The Lark Ascending coreografia musica costumi luci allestimento première interpreti Alvin Ailey Ralph Vaughan Williams Bea Feitler Chenault Spence Elizabeth Roxas-Dobrish 1972 The Ailey Company; 20 ottobre 2014 Dance Theatre of Harlem Emiko Flanagan, Anthony Savoy, Ashley Murphy, Samuel Wilson, Ashley Jackson, Nayara Lopes, Ingrid Silva, Lindsey Croop, Fredrick Davis, Dylan Santos, Keenan English, Francis Lawrence Per Vaughan Williams, che amava intensamente la campagna inglese conosciuta durante la giovinezza, l’allodola rappresentava l’estasi del cuore e l’aspirazione dell’anima. The Lark Ascending, il concerto per violino, in miniatura a tutti gli effetti, che il compositore definì romanza, fu completato nel 1920, nonostante fosse stato iniziato prima dello scoppio della guerra del 1914. Il violino si leva e volteggia in alto sopra un delicato accompagnamento orchestrale, segue una breve sezione mediana che richiama il canto popolare, poi di nuovo il solista prende il volo. In partitura sono scritti alcuni versi da un poema di George Meredith che definiscono efficacemente il carattere rapsodico della partitura: Colmando il cielo col suo canto / amor di terra infonde, e intanto / alta, più alta si è levata; / questa valle è coppa dorata, / e lei è il vino che trabocca; / chi la segue quel cielo tocca... 9 Čajkovskij Pas de Deux coreografia musica luci première interpreti George Balanchine Pëtr Il’ič Čajkovskij Peter D. Leonard 7 novembre 2014 Chyrstyn Fentroy, Jorge Andrés Villarini In Čajkovskij Pas de Deux George Balanchine dà una svolta neoclassica al passo a due tradizionale, creando una serie di coreografie a due di una musicalità sublime, diabolicamente difficili, che sono un piacere per il danzatore e per il pubblico. 10 Return coreografia musiche costumi luci première interpreti Robert Garland Aretha Franklin e James Brown Pamela Allen-Cummings Roma Flowers City Center, New York, 1999 Ashley Murphy, Lindsey Croop, Emiko Flanagan, Ashley Jackson, Nayara Lopes, Alison Stroming, Da’Von Doane, Keenan English, Samuel Wilson, Dylan Santos, Anthony Savoy, Fredrick Davis Una vivace miscela tra l’eleganza del balletto classico e la grinta e il mordente della soul music, Return è la quintessenza dello stile del Dance Theater of Harlem. Con le canzoni di Aretha Franklin e di James Brown, Garland si spinge oltre i limiti della tecnica e della forma del balletto, incorporando e integrando movimenti vernacolari dall’esperienza afroamericana. Da Pas de Bourree a Cabbage Patch, fino a Ballone to the bump, il balletto rappresenta l’idea del Dance Theater of Harlem di cosa voglia dire essere Classically American. 11 © Rachel Neville 12 Il sogno di Harlem Rossella Battisti “I have a dream”, “io ho un sogno” diceva Martin Luther King davanti al Lincoln Memorial di Washington nell’estate del 1963, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili. Reiterando nel suo discorso lo splendido mantra con cui immaginava un mondo di uguali, stessi diritti e stesse opportunità per tutti, senza discriminazione per il colore della pelle. Cinque anni dopo una pallottola fermava la sua vita ma non il riverbero del magnifico sogno, che fiorì in molti modi, anche trasversali. Come nell’operato di Arthur Mitchell, primo ballerino e primo afroamericano all’interno del prestigioso New York City Ballet, che nel 1969 decise di offrire ai ragazzini neri di Harlem una via di fuga dal ghetto grazie alla danza. Era stato il suo stesso quartiere e Mitchell era partito dallo scalino più basso: padre in galera, mestieri arrangiati – puliva le scarpe e vendeva giornali per strada – racimolando soldi per la famiglia povera e numerosa. Aveva rischiato persino di restare invischiato in gang malavitose, ma un assistente sociale intuisce il suo talento artistico, lo spinge a entrare alla High School of Performing Arts, dove infatti Mitchell viene accettato e scopre la sua vocazione nella danza classica. È un crescendo trionfante che culmina con l’ingresso nella compagnia di Balanchine. Tra i suoi insegnanti, Karel Shook, uno dei pochissimi maîtres de ballet bianchi che negli anni Cinquanta dava lezioni e incoraggiava gli allievi afroamericani a praticare la danza classica. Il suo studio “era una Mecca per i danzatori neri. Il Who’s Who degli studenti che in seguito divennero famosi”, diceva Joe Nash, studioso di danza, a sua volta allievo di Shook in quegli anni, come Alvin Ailey, Carmen de Lavallade e, naturalmente, Arthur Mitchell. “Non aveva bei piedi – raccontò Shook che se lo ritrovò in classe adolescente e irregolare – ma gli dissi come lavorarci su”. Due anni dopo Mitchell entrava al New York City Ballet, nell’empireo di Balanchine, coreografo dai balletti stellari che sulle sue misure creò Agon, in coppia con la danzatrice americana Diana Adams. Mitchell danzò questo ruolo con molte altre partner dalla pelle bianca sui palcoscenici di tutto il mondo, ma non comparve in televisione fino al 1965 perché gli stati del sud si rifiutavano di mandare in onda il balletto con lui, un danzatore nero, come interprete. Quando, alla morte di Martin Luther King, Mitchell decise di dare inizio alla sua parte di sogno, gli venne spontaneo chiamare Shook – all’epoca impegnato in Europa al Dutch National 13 © Matthew Murphy Ballet – ad affiancarlo. Così i due cominciarono a reclutare i futuri componenti di quella che diventò la prima compagnia di balletto all black, il Dance Theatre of Harlem – curiosamente più o meno negli stessi anni in cui Alicia Alonso convertiva adolescenti sbandati al verbo di Tersicore, nella scuola aperta a Cuba nel 1959 con l’appoggio di Castro. Per Mitchell, l’aspetto sociale – recuperare i ragazzi dall’emarginazione del ghetto – correva parallelo a quello estetico, che si proponeva di dimostrare la capacità degli afroamericani di misurarsi con coreografie create nell’Occidente dei bianchi. Sotto questo punto di vista, la collaborazione di Shook fu più che preziosa: la sua esperienza di danzatore nel Ballet Russe de Monte Carlo garantiva una conoscenza quasi di prima mano del repertorio classico, era – come si è detto – molto aperto all’insegnamento dedicato ai danzatori afroamericani (per due anni, fino alla chiusura nel 1954, aveva insegnato anche alla Katherine Dunham School) e aveva approfondito l’argomento durante tutta la sua carriera. Basti leggere le riflessioni che scriveva in Elements of Classical Technique, un testo del 1977 dove parlava dello sviluppo del balletto nei paesi extraeuropei dalla Cina alle Filippine, dal Giappone all’Egitto. “Classical ballet has always been unethnic”, “il balletto classico è sempre stato non etnico”, commentava Shook, considerando la resistenza a coinvolgere nel repertorio interpreti dalla pelle nera “uno degli ultimi baluardi della cultura caucasica”. Pregiudizio duro a morire, se persino oggi all’American Ballet Theatre ci sono voluti 14 vent’anni per far tornare a brillare sulla scena una solista dalla pelle ambrata come Misty Copeland, che ha raccontato in una recente biografia la sua esperienza e gli ostacoli incontrati nella sua carriera. Artista tanto eccezionale da essere stata inserita dal «Times» tra le venti personalità più influenti del 2015... A contribuire all’apparizione in scena di grandi interpreti afroamericani, sono state vitali le iniziative di Mitchell e Shook che per decenni hanno fornito l’humus necessario a generazioni di danzatori neri per formarsi nel classico. E non solo, poiché l’attività didattica si estendeva a tutto quello che riguardava la produzione di uno spettacolo, dai costumi alle scenografie. A due mesi dall’avvio delle attività, con una trentina di allievi nello scantinato di una chiesa, le richieste per partecipare salirono a 400 e Mitchell mise mano ai suoi risparmi per trasformare un garage nel primo studio della compagnia. Fin dall’inizio l’accento è stato sulla formazione, caratteristica che ha permesso al Dance Theatre of Harlem di sopravvivere anche nei periodi più bui. Con il programma “Arts Exposure” venivano organizzate dimostrazioni e piccoli spettacoli per scuole, college e università per far conoscere il gruppo e la sua esperienza. E nel tempo si susseguiranno altre iniziative storiche come “Dancing Through Barriers”, progetto concepito durante una tournée del 1992 nell’Africa meridionale, dove la compagnia si conferma come università itinerante per giovani artisti neri. O “Firebird”, percorso disciplinare creato per il trentesimo anniversario del Dance Theatre of Harlem nel 1999 che sviluppa il lavoro di gruppo attraverso la danza, la narrazione e l’arte. Sulle scene, invece, il debutto è nel 1971 in un contesto singolare: il Guggenheim Museum di New York. Il sipario è alzato, seguirà uno scintillante carnet di appuntamenti sui palcoscenici di tutto il mondo. Dall’apparizione in Europa al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1972, al primo tour di una compagnia di danza americana in Russia, nel 1988. All’epoca Shook è già scomparso da quattro anni, ma Mitchell continua a tessere il sogno di una compagnia capace di portare in scena capolavori romantici come Giselle o gioielli neoclassici come Agon di Balanchine, sconfinando nel contemporaneo e nello sperimentale con la disinvoltura di chi ha tecnica forte e passione da vendere. Il trentacinquesimo anniversario della compagnia, nel 2004, è insieme un’esplosione di fuochi di artificio e un canto del cigno: dopo una lunga tournée per tutti gli Stati Uniti e in Grecia per l’apertura dei Giochi Olimpici, il gruppo si scioglie per una crisi finanziaria e resta la sua testimonianza didattica per università e festival di danza a tenere accesa la fiamma. Che torna viva nel 2009, quando Virginia Johnson viene nominata direttore artistico e Mitchell passa in una carica onoraria. Virginia non è una scelta casuale. Nel 1970 appariva già tra le fila del neonato Dance Theatre of Harlem. Bella, dal fisico 15 © Christopher Duggan adolescenziale che non mostrava i suoi vent’anni, la Johnson era destinata a diventare una figura di punta della compagnia. Fu folgorata dalla danza a 13 anni, durante uno spettacolo di Martha Graham quando vide comparire in scena Mary Hinkson, una delle prime afroamericane nella compagnia di Nostra Signora della Modern Dance. “Volevo essere una ballerina, ma non avevo mai visto prima sul palcoscenico qualcuno che mi somigliasse”, raccontò poi in un’intervista. Quasi trent’anni di carriera al Dance Theatre of Harlem, la “Giselle creola” si è esibita in tutti i ruoli principali, ma è anche coreografa e fondatrice del periodico «Pointe» dal 2000 al 2009. Anno in cui è stata richiamata al Dance Theatre of Harlem per risollevarne le sorti. La ripartenza è stata meditata cinque anni assieme a Laveen Naidu, direttore esecutivo e anche lui presenza familiare al Dance Theatre of Harlem. La mission era preservare lo spirito della compagnia dandole un profilo più attuale, attingere alle radici proiettandosi nel futuro. Risultato: un gruppo di 18 danzatori non più esclusivamente all black, a sottolineare la propria presenza sul panorama della danza senza dover dimostrare più nulla se non una forma smagliante. Nel programma offerto a Ravenna c’è tutta la fragranza di questo rinnovato Dance Theatre of Harlem, e vi si possono 16 rintracciare tutte le diverse anime che lo colorano. A cominciare dalle note di testa con Čajkovskij Pas de Deux di Balanchine, l’inevitabile segno di un maestro che ha marcato il dna del fondatore, Arthur Mitchell. Il loro fu un rapporto costante anche dopo la scelta dell’ex danzatore balanchiniano di fondare il gruppo di Harlem: quando nel 1971 il Dance Theatre of Harlem debutta al Guggenheim, Balanchine invita Mitchell a firmare con lui le coreografie per Concerto for Jazz and Orchestra, inaugurando una fertile collaborazione con il New York City Ballet. Il Dance Theatre of Harlem ha rappresento alcuni titoli del coreografo russo, ma il Čajkovskij Pas de Deux è entrato in repertorio nel novembre 2014, secondo la meditata selezione dei responsabili – Johnson e Naidu – del nuovo corso. Lo scintillante brano, definito al New York City Ballet come “otto minuti di sfoggio di bravura e tecnica classica”, è un intarsio di passi classici perfetto, esibito spesso nei gala e nei concorsi internazionali a riprova del virtuosismo degli interpreti. Balanchine lo creò nel 1960 per Violette Verdy e Conrad Ludlow come omaggio all’amatissimo compositore russo e al mondo coreografico di Petipa, dove era nato e cresciuto (la sua prima comparsa in palcoscenico fu nella Bella addormentata al teatro Marinskij, in cui faceva la parte di un Cupido mingherlino sopra una gabbia dorata). Aveva usato un frammento inedito di Čajkovskij per il Lago dei cigni, saltato fuori solo nel 1953. In un’ansa della tormentata genesi del balletto, rientra infatti anche la storia di questo brano. La prima realizzazione del Lago era stata affidata a un modesto coreografo, Reisinger, con un’ancor più modesta protagonista, Pelagia Karpakova. Dopo un solenne fiasco la Pelagia fu sostituita in quel lontano 1877 dalla vera prima ballerina in carica, Anna Sobechanskaja, che aveva pregato Čajkovskij di scrivere altro materiale musicale per il personaggio di Odile da inserire nel terzo atto. Neanche questa versione del balletto però ebbe successo e quando dopo alterne vicende la partitura arrivò nelle mani di Petipa e Ivanov, il brano aggiunto non vi era stato integrato, inghiottito dagli archivi del Bolschoi. Balanchine riuscì a ottenerne i diritti e vi ricamò sopra questa coreografia degna dei fasti del Mariinskij, anche se l’attitudine generale, soprattutto della protagonista, sembra ricordare più la freschezza spensierata di Aurora nella Bella addormentata che la seduzione oscura di un’Odile nel Lago. Dalla grazia delle piroette iniziali, portate a terra con inchini morbidi alle prese vertiginose con tuffo a pesce, la coppia flirta in una gara di virtuosismo mozzafiato ma senza malizie. Una favola bella che continua a illuderci piacevolmente sulle delizie dell’amore. Se le frizzanti note di testa di Balanchine rimandano immediatamente al carattere classicamente ispirato della compagnia, le note di cuore del suo “profumo” Harlem le trova nelle creazioni modellate da autori in sintonia con lo spirito del Dance Theatre of Harlem, direzione nella quale Virginia 17 Johnson sta investendo con energia. Ne è un esempio Vessels di Darrell Grand Moultrie, che ha debuttato lo scorso novembre ed è stato inserito in corsa nel programma di Ravenna al posto del suggestivo Dancing on the Front Porch of Heaven di Ulysses Dove (creato però nel 1993 per il Royal Swedish Ballet). Darrell ha molti punti di risonanza con il Dance Theatre of Harlem: nato e cresciuto ad Harlem, ricorda ancora di aver assistito da bambino ai loro spettacoli e – come per Mitchell – deve a un tutor illuminato, la sua insegnante Gwendolyn McLoud, l’intuizione giusta. Fu lei a pagare le sue prime lezioni di danza, a inserirlo 18 © Matthew Murphy nei musical che allestiva per la scuola e a portarlo a teatro. Darrell come un piccolo Billy Elliot (personaggio che ha poi davvero incrociato nella sua carriera lavorando a Broadway nel cast originale del musical omonimo) si buttò a capofitto nell’impresa. Ancora oggi, Grand Moultrie telefona regolarmente alla sua ultranovantenne “madrina”, seppure sia diventato, a nemmeno quarant’anni, uno dei coreografi più richiesti per la versatilità e la carica di passione che mette nei suoi lavori. Persino la pop star Beyoncé lo ha voluto nello staff artistico per il suo Mrs. Carter World Tour, senza che i lustrini di quel palco lo abbia distratto 19 da creazioni per committenti molto diversi, come per il musical Witness Uganda o, appunto, per il Dance Theatre of Harlem. Vessels (recipienti), la coreografia espressamente creata per la compagnia – dice Darrell – si riferisce ai danzatori come contenitori di possibilità, custodi di tradizioni e di eredità che esprimono ballando. “Devo incontrare i ballerini e vedere come si muovono e poi... il movimento mi zampilla nella mente”, continua. Danza, la sua, dai grandi respiri e piccoli gesti sensuali in un mosaico che sembra suggerire una storia anche quando è astratta. Qua e là punteggiata da immagini a sorpresa come la diagonale in cui due uomini si corrono incontro e poi sospendono il volo a metà in due arabesques contrapposti. Uno scorrere di corpi ritmato dalla partitura minimalista dell’italiano Ezio Bosso (che è collaboratore molto apprezzato, fra l’altro, di Gabriele Salvatores), un gioco di bravure mai sfrontato che esalta le qualità dei suoi interpreti. Del bouquet del Dance Theatre of Harlem le note di fondo – quello cioè che è l’aroma persistente, l’essenza interiore, la radice prima – emanano invece da The Lark Ascending di Alvin Ailey. Coetaneo di Mitchell e passato anche lui per il classico appreso da Shook, Ailey scelse la direzione di uno stile personale, ancorato alle radici nere, ai ritmi e alle stesse atmosfere del milieu in cui era cresciuto (l’America profonda del Texas), riconoscendo in Katherine Dunham la sua madrina spirituale. La sua formazione però aveva assorbito tutta la lezione della Modern Dance, da Graham a Humphrey fino a Lester Horton, riversandosi in una miscela coreografica originale dalla quale Ailey non escludeva nessun passo. “Sono un coreografo americano” diceva, riaffermando il suo diritto di adoperare a suo estro tutto il patrimonio creativo personale e quello dato dai suoi maestri. Anticipava così quel métissage oggi tanto ribadito (e sbandierato per novità), con una cifra tutta sua, riconoscibile anche in quelle rare incursioni in territori classici come fece nel 1970 con The River. Qui, sia pure accostandole al jazz di Duke Ellington, Ailey compose danze molto apparentate con il balletto, dovendolo costruire sulle misure dell’American Ballet Theatre. Ma un’eco di quel sapore lo si ritrova in The Lark Ascending del 1972, montato per la sua compagnia, dapprima dando il ruolo alla sua musa principale, l’effervescente Judith Amison, ma passandolo ben presto a Sara Yarborough, il cui fluido lirismo era più adatto al senso della coreografia. The Lark Ascending prende ispirazione dalla musica di Romance for Violin and Orchestra di Vaughan Williams. La nostalgica meditazione su paesaggi della campagna inglese si trasforma in parabola sentimentale in cui l’allodola (rappresentata dalla protagonista) prende il volo, ovvero si risveglia all’amore inseguita dal cacciatore/spasimante. Trama impalpabile di una coreografia ricamata sulle atmosfere più che narrata, scelta dal Dance Theatre of Harlem per tornare in scena nel 2012 dopo un lustro in stand-by, e rimontata da Elizabeth Roxas-Dobrish inserendo 20 un uso (moderato) delle punte, quasi a sottolinearne il carattere neoclassico e la sintonia con la compagnia di Mitchell e Johnson. Sfumatura finale alla fisionomia poliedrica del Dance Theatre of Harlem è data da Return di Robert Garland, unico lavoro già nel repertorio del gruppo fin dal 1999. Coreografia virtuosistica e scoppiettante è l’ideale chiusura di serata sulla voce ruggente di Aretha Franklin e quella mannara di James Brown. Orgoglio nero in forma di ciò che Garland (già danzatore per il Dance Theatre of Harlem e suo primo coreografo residente) definisce “post-modern urban neoclassicism”, un tutti-frutti vitale, ancheggiante, elegante e spiritoso insieme per dodici interpreti, bulli in canottiera e tuta che roteano come trottole e pupe spaziali in mini gonnellini bianco-argento come tante barbarelle. Una pirotecnia di coppie, assoli, armonie di gruppo. A-bop-bop-a-loom-op a-lop-bop-bop-boom! avrebbe cantato Elvis... 21 gli 22 artisti Dance Theatre of Harlem Nel 1969, poco dopo la morte di Martin Luther King, Arthur Mitchell e Karel Shook fondano il Dance Theatre of Harlem. L’attività della scuola, nutrita dall’idealismo, dalla speranza e dall’ottimismo dell’era dei diritti civili, comincia con classi di danza tenute in un garage della 152 Strada di Harlem, comunità di New York City dove è cresciuto Arthur Mitchell. Il percorso di studi è pensato per dare ai bambini di Harlem le stesse opportunità formative che Mitchell ha avuto da adolescente. Sin dagli esordi, una delle principali iniziative della scuola diviene “Open House Series”: le porte del Dance Theatre of Harlem si aprono alla città per mostrare l’attività della Compagnia professionale agli studenti della scuola, così come ad artisti che provengono da altre discipline. Quasi immediatamente, Arthur Mitchell e Karel Shock elaborano un programma educativo di sensibilizzazione alla danza denominato in seguito “Arts Exposure”; organizzano conferenze, dimostrazioni e piccoli spettacoli per le scuole pubbliche, per i college e per le università, al fine di mostrare l’esperienza che i ballerini vivono durante le loro esibizioni sul palcoscenico. Nel 1971 la compagnia debutta al Guggenheim Museum di New York. Nello stesso anno George Balanchine invita Arthur Mitchell a co-coreografare Concerto far Jazz and Orchestra; nasce un’interessante collaborazione tra New York City Ballet e il Dance Theatre of Harlem. A partire dal 1979 DTH comincia a esibirsi sulla scena internazionale. Per tre stagioni consecutive riscuote grande successo a Broadway, riceve plausi dalla critica per la partecipazione allo speciale “Great Performances – Dance in America” trasmesso dalla PBS, estende il suo repertorio a 46 balletti e forma un ensemble corale e di percussioni: Dance Theatre of Harlem Ensemble. Nata come una modesta compagnia di spettacolo, DTH diviene nel giro di pochi anni una delle principali compagnie di danza americane, affermandosi per la propria unicità nel panorama della danza contemporanea. Negli anni ’80, produzioni spettacolari e rivisitazioni deliranti di spettacoli come Firebird, Giselle, Scheherazade, Bugaku, Agon, e Dougla, solo per citarne alcuni, hanno permesso al Dance Theatre of Harlem di distinguersi nel panorama della danza internazionale. Il repertorio della compagnia si basa sulla tecnica neoclassica e consente agli artisti del DTH di eseguire tutti gli stili. A suggellare questi anni ricchi di eventi e iniziative, Dance Theatre of Harlem è la prima compagnia di danza americana a esibirsi in Russia all’interno di un progetto di scambio culturale 24 tra le due nazioni patrocinato sia dagli Stati Uniti sia dalla Russia. Durante gli anni ’90, Dance Theatre of Harlem continua il suo percorso di organizzazione artistica, educativa e socialmente attenta; prosegue la sfida agli stereotipi largamente diffusi e lo sforzo di superare i gap creati dall’estrema disparità culturale ed economica mondiale. Lo storico tour del 1992 nell’Africa meridionale vede la nascita del programma Dancing Through Barriers®: la compagnia è ormai riconosciuta come università itinerante. Da quel momento, il programma DTB® diviene pietra angolare della programmazione educativa del Dance Theatre of Harlem. Nel 1999 Dance Theatre of Harlem celebra a New York il 30o anniversario della sua fondazione con una stagione ricca di eventi e attività educative fra cui spicca Firebird, un percorso disciplinare che riflette i valori del lavoro di gruppo attraverso la danza, la narrazione e l’arte. Gli studenti della Scuola Pubblica di New York hanno la possibilità di sperimentare questo programma in classe per dieci settimane. Questo percorso interdisciplinare esplora la tecnica del balletto e della coreografia e si conclude con uno spettacolo ed una mostra del lavoro degli studenti; per molti di loro questo evento rappresenta la prima esperienza in un teatro, specialmente con un’orchestra dal vivo. Nel 2000 Dance Theatre of Harlem approda in Cina: gli spettacoli registrano il tutto esaurito, sono messe in scena alcune rappresentazioni di Firebird e organizzate diverse attività educative in lingua mandarina cinese. Nello stesso anno la compagnia ritorna all’Apollo Theater di Harlem, sua residenza artistica per venticinque anni. Dopo il successo nel Regno Unito nel 2002 e 2004, Dance Theatre of Harlem celebra il suo 35o anniversario con un’estesa tournée negli Stati Uniti, seguita da una serie di spettacoli in Grecia, in occasione dell’apertura dei Giochi Olimpici del 2004. A fine 2004 la compagnia di danza si scioglie, ma, in linea con la filosofia del DTH di “usare le arti per infiammare la mente”, il DTH Ensemble continua a entusiasmare il pubblico con conferenze-dimostrazioni a scuole, college, università e festival di danza. A febbraio 2009 Dance Theatre of Harlem celebra il suo 40o anniversario; nello stesso anno Virginia Johnson è nominata Direttore Artistico e Arthur Mitchell diviene Direttore Artistico Emeritus. Con la nuova direzione artistica e la collaborazione di Laveen Naidu, in qualità di direttore esecutivo, l’organizzazione definisce un piano di risanamento di cinque anni che prevede un ritorno sulle scene della compagnia di danza dalla stagione 2012-13. Il rinnovato Dance Theatre of Harlem parte dalle sue radici e s’interroga sul valore che la danza assume nel 21o secolo. Composta da 18 ballerini, la nuova compagnia propone programmi con un repertorio misto, con coreografie che spaziano da Balanchine a Robert Garland. 25 Virginia Johnson Nata a Washington, comincia a studiare danza all’età di tre anni con Therrell Smith. A 13 anni, mentre assiste ad uno spettacolo della Martha Graham Dance Company, viene colpita dall’ingresso in scena di Mary Hinkson, una delle prime ballerine afroamericane della compagnia della Graham; questo evento la segna profondamente tanto che dichiarerà in un’intervista: “volevo essere una ballerina, ma non avevo mai visto prima sul palcoscenico qualcuno che mi assomigliasse”. Dopo il diploma presso l’Accademia della Washington School Ballet, frequenta per un breve periodo la School of the Arts dell’Università di New York e contemporaneamente prosegue lo studio della danza con Karel Shook alla Katherine Dunham School ed Arthur Mitchell. Proprio Mitchell fonda nel 1969 Dance Theatre of Harlem e convince la Johnson ad intraprendere la carriera professionale presso la sua compagnia di cui diviene socio fondatore e prima ballerina. Durante i 28 anni di permanenza nella compagnia, si esibisce nella maggior parte dei balletti di repertorio, con ruoli principali in Concerto barocco, Allegro brillante, Agon, A Streetcar Named Desire, Fall River Legend, Swan Lake, Giselle, Voluntaries, Les Biches. Partecipa come ospite a diversi eventi, tra cui il tour in Australia dello spettacolo Stars of World Ballet, varie edizioni di lnternational Festival of Dance all’Havana, esibizioni con il Royal Ballet presso The Royal Opera House di Londra. Diverse onorificenze le sono tributate nel corso degli anni: Young Achiever Award dal National Council of Women, Outstanding Young Woman of America e Dance Magazine Award, Pen and Brush Achievement Award e Washington Performing Arts Society nel 2008-2009, Pola Nirenska Lifetime Achievement Award e il Martha Hill Fund Mid-Career Award del 2009. l suoi crediti coreografici includono una partecipazione al film per la televisione Ancient Voices of Children e un assolo auto coreografato per l’apertura del concerto di beneficenza di Rae Metzger. Fra le creazioni realizzate vi sono balletti per Goucher College, Dancers Respond to AIDS, Second Annual Harlem Festival of the Arts, Thelma Hill Performing Arts Center e per 26 il Marymount Manhattan College, presso cui ha una cattedra come professore aggiunto. Il suo interesse per il giornalismo la conduce, ancora sulle scene, all’Università di Fordham dove consegue una laurea in comunicazione. Terminata la sua carriere come ballerina fonda il periodico «Pointe» di cui è caporedattore dal 2000 al 2009. Nel 2009 torna al Dance Theatre of Harlem in qualità di direttore artistico. Arthur Mitchell (Co-fondatore e Direttore Artistico Emerito) Ideatore e promotore del Dance Theatre of Harlem, compagnia di danza di fama internazionale co-fondata da lui e Karel Shook nel 1969. Dopo una carriera come primo ballerino del New York City Ballet, Mitchell si è dedicato alla promozione del balletto classico come forma d’arte, influenzando e modificando la percezione del pubblico grazie alla prima compagnia afro-americana e multirazziale di balletto classico. Nato a New York nel 1934, Mitchell ha intrapreso gli studi presso la High School of Performing Arts di New York, ottenendone l’ambito premio annuale per la danza e quindi una borsa di studio per la School of American Ballet. Accolto nel New York City Ballet nel 1955, primo afro-americano a diventare membro stabile di un’importante compagnia di balletto, Mitchell ha rapidamente conquistato il rango di Primo Ballerino, mantenuto per i quindici anni trascorsi al New York City Ballet, in cui ha entusiasmato il pubblico in un’ampia gamma di ruoli. Dopo aver appreso della morte di Martin Luther King, Mitchell ha attinto ai suoi risparmi personali e, con il sostegno finanziario di Alva B. Gimbel e della Fondazione Ford, ha fondato il Dance Theatre of Harlem assieme al suo maestro e mentore Karel Shook. Nella sua luminosa carriera, in un arco di oltre cinquant’anni, Mitchell ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti tra cui: Kennedy Center Honors, National Medal of the Arts, MacArthur Foundation Fellowship, New York Living Landmark Award, Handel Medallion, NAACP Image Award e decine di lauree honoris causa. 27 Lindsey Croop Midland, Texas Muove i primi passi nella danza classica presso la Coleman Academy, sotto la guida di Susan Clark e Judy Coleman. Prosegue gli studi frequentando i corsi intensivi estivi di Milwaukee Ballet, Atlanta Ballet, Orlando Ballet, Ballet Austin e Ailey School. Al termine delle scuole superiori, la Croop si iscrive alla Butler University, conseguendo una doppia laurea in Amministrazione e Strategie della comunicazione nel campo della danza. Intrapresa la carriera professionistica con la compagnia cadetta del Nashville Ballet, si esibisce sotto la direzione di Paul Vasterling in titoli come Lo schiaccianoci, Giselle e Il lago dei cigni. Prima di entrare a far parte della Compagnia del Dance Theatre of Harlem, si perfeziona e si esibisce all’interno del Programma di Formazione Professionale dello stesso DTH. Fredrick Davis Brooklyn, New York Nato a New York, si trasferisce a Chattanooga, Tennessee, dove inizia a studiare danza all’età di 11 anni grazie a una borsa di studio del Ballet Tennessee. Nel 2004 si diploma al Dipartimento di Arti Creative della Chattanooga High School, e torna a New York per proseguire la sua formazione presso la Joffrey Ballet School, dove, dopo tre anni, ottiene borse di studio per frequentare i corsi intensivi estivi di American Ballet Theater, Boston Ballet, North Carolina Dance Theater, Ballet Academy East, Magnus Midwest Dance e Ballet Tennessee. Approda in seguito alla Roxey Ballet Company, con la quale si esibisce in titoli come Otello, Carmen, Diana e Atteone e La Bella Addormentata. Al termine della stagione con la Roxey, Davis passa al Dance Theatre of Harlem. Si esibisce inoltre come freelance con Ballet Fantastique, Benjamin Briones Ballet, Staten Island Ballet e Ajkun Ballet Theater. Vanta partecipazioni a eventi prestigiosi come Kennedy Center Honors, Donald McKayle Tribute (Irvine, California), e Paramount Theater Gala (Seattle, Washington). 28 Da’Von Doane Salisbury, Maryland Intraprende la sua formazione presso il Salisbury Studio of Dance (ora Salisbury Dance Academy), dove studia con Betty Webster, Tatiana Akinfieva-Smith ed Elena Manakhova. Come membro della compagnia scolastica regionale Eastern Shore Ballet Theater, si esibisce in vari ruoli in Lo schiaccianoci, Coppélia, Scheherazade, Danze polovesiane e altri. Frequenta i corsi intensivi estivi della Kirov Academy of Ballet di Washington e dell’Atlantic Contemporary Ballet Theater, presso cui torna all’età di 15 anni per frequentarne a tempo pieno i corsi per quattro anni. Si trasferisce quindi a New York, dove entra a far parte del Dance Theatre of Harlem esibendosi nei teatri di tutto il Paese, tra cui il celeberrimo Jacob’s Pillow. In occasione delle celebrazioni per il 200o anniversario di Chopin, si esibisce con Ballet Noir all’East River Park nel contesto di Summer Stage. Nel 2010 partecipa inoltre al Gala Mondiale di Danza di Kielce, in Polonia. Come artista ospite, si esibisce con il Classic Contemporary Ballet Theater e con la coreografa Ja’ Malik nel contesto dell’E-moves Emerging Coreographers Showcase. Con il Dance Theatre of Harlem, Doane ricopre i ruoli principali in: Glinka Pas de Trois, In the Mirror of Her Mind, New Bach, Return, Fete Noir, South African Suite, Concerto In Fa e Contested Space. Keenan English Randallstown, Maryland Intrapresi gli studi di danza classica all’età di 12 anni con il Baltimore County Youth Ballet, prosegue presso la Baltimore School for The Arts. Mentre ancora frequenta l’ultimo anno, è invitato a partecipare al programma di perfezionamento della Boston Ballet School, dove studia per un anno grazie a una borsa di studio Pao. Nello stesso periodo, ha l’opportunità di esibirsi con il Boston Ballet in Romeo e Giulietta, Don Chisciotte e Lo schiaccianoci, oltre che nel gala di fine anno. Nell’estate del 2012 English frequenta il corso estivo della School of American Ballet, e nell’autunno 29 dello stesso anno ottiene una borsa di studio offerta da Carolyn Wright-Lewis. Nei due anni che trascorre alla School of American Ballet, si esibisce in Balanchine’s Serenade, Coppélia e Western Symphony. Frequenta inoltre altri corsi estivi con il Miami City Ballet, l’American Ballet Theater, il Boston Ballet e la stessa School of American Ballet. Chyrstyn Fentroy Los Angeles, California Nata e cresciuta a Los Angeles, California, fino all’età di 17 anni, studia danza quasi esclusivamente con la madre, Ruth Fentroy. Grazie a una borsa di studio, si trasferisce quindi a New York per frequentare il programma di perfezionamento della Joffrey Ballet School. Già al primo anno le offrono di entrare a far parte della Joffrey Ballet School Performance Company, che segue in tour sulla East Coast. Nel 2010 e 2011 arriva in finale al Youth America Grand Prix di New York, ottenendo un invito a partecipare alla Beijing International Dance Competition. Alla sua terza stagione con il Dance Theatre of Harlem, figura attualmente in molti ruoli da protagonista in titoli come The Black Swan Pas de Deux dal Lago dei Cigni, il Pas De Dix da Raymonda, The Lark Ascending di Alvin Ailey, e il Č ajkovskij Pas De Deux e Agon di George Balanchine. Ha di recente avuto l’onore della copertina di «Dance Magazine» (gennaio 2015), che l’ha presentata come una dei 25 ballerini da non perdere d’occhio. Emiko Flanagan Westlake Village, California Intraprende lo studio della danza presso il California Dance Theater, frequentando anche i corsi estivi del Pacific Northwest Ballet, del Boston Ballet e del San Francisco Conservatory of Dance. Prosegue quindi gli studi per il diploma di primo livello in danza presso la UC Irvine. Al termine del secondo anno, compie un tirocinio al Joffrey Ballet di Chicago. L’anno 30 successivo entra, sempre come tirocinante, nel Richmond Ballet, dove frequenta per un intero anno l’Alonzo King LINES Ballet Training Program. Si esibisce in coreografie firmate da George Balanchine, William Forsythe, Salvatore Aiello, Jodie Gates, Alexei Kremnev e Keelan Whitmore. Nayara Lopes Curitiba, Brasile Inizia a danzare all’età di sei anni, frequentando sia la School of Theater Dance di Guaira in Brasile che i corsi della scuola Jacqueline Kennedy Onassis dell’American Ballet Theater di New York. Trascorso il periodo di formazione iniziale, entra a far parte dell’Orlando Ballet ii, per cui si esibisce in Carmen, Giselle e Sogno di una notte di mezza estate. Entrata come apprendista al National Ballet of Canada nel 2011, si esibisce in titoli come Lo schiaccianoci, Giselle, La fille mal gardée e Alice nel paese delle meraviglie. La Lopes partecipa a varie competizioni, tra cui le finali del Youth America Grand Prix (New York), dove ottiene il Premio Speciale Mary Day, e le regionali del Youth America Grand Prix (Columbia, Carolina del Sud), dove vince il Grand Prix nel 2011. Lavora con coreografi come Christopher Wheeldon, James Kudelka, Lindsay Fischer, Robert Hill, Raymond Lukens e Jessica Lang. Tra gli altri ruoli da lei interpretati ricordiamo quello di Kitri in Don Chisciotte, la protagonista di Allegro Brilliante, il Cigno Nero, e il Pas de Deux in La Bella Addormentata. Ashley Jackson High Point, North Carolina Si diploma con lode presso la North Carolina School of the Arts, frequentando al contempo anche i corsi di perfezionamento della Susan Dance Unlimited. Intrapresa la carriera professionistica presso il North Carolina Dance Theater, si esibisce in coreografie firmate da Dwight Roden, George Balanchine, e Alvin Ailey. Entra quindi a far parte dell’Alonzo 31 King LINES Ballet, con cui ha l’onore di esibirsi per otto anni in oltre venticinque Paesi. In quel periodo ottiene il Princess Grace Award e il Chris Hellman Award (2010). Vince inoltre una medaglia per le discipline dello spettacolo assegnatale dalla Congressional Black Caucus Foundation, oltre a una borsa di studio concessale a Washington. Viene citata nell’articolo “On the Rise”, pubblicato su «Dance Magazine» nell’agosto 2009, ed è protagonista di un articolo di «High Point Enterprise» (21 settembre 2009). Altri giornali e riviste hanno parlato di lei, tra cui il «Baystages Magazine» che le ha dedicato la copertina del numero di aprile 2011. È attualmente iscritta al programma di perfezionamento LEAP del Saint Mary’s College of California. Francis Lawrence Melbourne, Australia Studia presso l’Australian Ballet School, dove consegue il diploma di danza. Ancora studente, per due anni si esibisce con l’Australian Ballet e con la sua compagnia regionale, la Dancers Company. Al suo arrivo negli USA, entra nel New York Theater Ballet in occasione della 30a stagione della Compagnia, esibendosi in Cenerentola e Dance/Speak: The Life of Agnes de Mille. Danza inoltre nella Grand Rapids Ballet Company diretta da Patricia Barker. Durante la sua permanenza con la Compagnia, si esibisce in coreografie di George Balanchine, Twyla Tharp, José Limón, Paul Taylor, Ulysses Dove, Lew Christensen, David Parson e Mario Radacovsky. Lawrence partecipa a vari programmi di perfezionamento offerti da Ailey School, Complexions e Hubbard Street, lavorando con coreografi come Pedro Ruiz, Olivier Weavers, Dwight Rhoden e Desmond Richardson. Nel 2012 entra a far parte della Compagnia del Dance Theatre of Harlem. 32 Ashley Murphy Shreveport, Louisiana Inizia a studiare danza all’età di 3 anni. Dal 1993 al 2002 fa parte della divisione preprofessionale del Carol Anglin Dance Center, dalla quale passa al Louisiana Dance Theater, società onorifica dell’associazione Regional Dance America. Si esibisce inoltre con l’Opera di Shreveport e il Balletto di Stato di Mosca, oltre che nella prima esecuzione di The Leaf Men and The Brave Good Bugs di William Joyce. Tramite l’associazione Regional Dance America, rappresenta il Louisiana Dance Theater all’International Ballet Competition di Jackson, Mississippi. Frequenta inoltre vari programmi di perfezionamento estivi presso la Joffrey Ballet School di New York e la Ailey School. Nel 2002 la Murphy continua a studiare ed esibirsi con l’ensemble Dancing Through Barriers®, progetto educativo e di sensibilizzazione sociale del Dance Theatre of Harlem. L’anno seguente entra a far parte della Compagnia del Dance Theatre of Harlem, esibendosi in tour negli Stati Uniti e all’estero (Gran Bretagna, Germania, Italia e Grecia). Insegna alla Kennedy Center Residency del DTH. Si esibisce alla Casa Bianca, nel programma musicale 106 & Park trasmesso dal canale via cavo americano BET, nel game show Jeopardy, e rappresenta gli Stati Uniti in un programma di scambio culturale nella città di Kingston, in Giamaica. Nel 2011 viene selezionata per eseguire per un nuovo lavoro di Christopher L. Huggins, commissionato all’interno del progetto Dancers Responding to AIDS. Dylan Santos San Paolo, Brasile Inizia gli studi in Brasile, presso il Centro de Artes Pavilhao D diretto da Ricardo Scheir. A 15 anni è finalista al Youth American Grand Prix di New York, e ottiene borse di studio per diverse scuole tra cui l’Harid Conservatory di Boca Raton, Florida, dove decide di proseguire gli studi. Dopo un tirocinio presso lo Houston Ballet, entra a far parte dell’Orlando Ballet 33 diretto da Robert Hill, esibendosi in molte produzioni tra cui Giselle, Carmen ed Esmeralda. Per Ballet Chicago, figura nelle produzioni di alcune coreografie di Balanchine: Serenade, Il lago dei cigni, Who Cares e Divertimento n.15. Danza inoltre nei ruoli principali di Coppélia, Le corsaire, La bella Addormentata, Cenerentola e Il lago dei cigni. Lavora con parecchi coreografi e insegnanti, tra cui Stanton Welch, Phillip Broomhead Claudio Munoz, Andrew Murphy, Anna-Marie Holmes, Deidre Miles Burger, Oliver Munoz, Alexei Kremnev, Anna Reznik, Kim Marsh, Patricia Miller, Ashley Wheater. Figura in varie produzioni dello Houston Ballet, del Joffrey Ballet e del Balletto dell’Opéra di Parigi. Anthony Javier Savoy Annapolis, Maryland All’età di 16 anni, grazie a una borsa di studio, inizia la sua formazione classica alla Abigail Francisco’s School of Classical Ballet. Nel 2006, dopo aver partecipato al National High School Dance Festival, ottiene il prestigioso titolo di “Maryland All-State Dancer”, assegnatogli dal Rappresentante al Congresso per lo Stato del Maryland. Prosegue quindi gli studi presso la Point Park University, che abbandona nel 2008 per l’Anne Arundel Community College, dove consegue una laurea di primo livello in Belle Arti e una seconda laurea in Biologia. Sempre grazie a borse di studio, frequenta corsi intensivi estivi presso American Ballet Theater, Point Park University, Kirov Academy e Dance Theatre of Harlem. Nel 2010 entra nell’Ensemble del Dance Theatre of Harlem, e nel 2011 partecipa alla 17a edizione del Fire Island Dance Festival, una collaborazione tra Dancers Responding to AIDS e Broadway Cares. Ambasciatore culturale per gli Stati Uniti, Savoy contribuisce a varie campagne di sensibilizzazione e promozione sociale a Kingston, in Giamaica. Prende parte alla decima stagione dell’innovativa e fortunata serie TV di Nigel Lythgoe, So You Think You Can Dance, trasmessa dal canale televisivo FOX. 34 Ingrid Silva Rio de Janeiro, Brasile Intraprende gli studi di danza classica all’età di 8 anni presso Dançando Para Não Dançar, alla scuola di Deborah Colker e alla Escola de Dança Maria Olenewa. Prosegue il suo apprendistato anche presso la compagnia brasiliana Grupo Corpo. Iscrittasi alla Univercidade da Cidade, decide presto di perseguire la sua vera passione, e nel 2007 si trasferisce a New York. Quella stessa estate frequenta il programma intensivo del Dance Theatre of Harlem, da cui viene ammessa al programma di formazione professionale della Scuola. Nel 2008 entra nell’Ensemble del Dance Theatre of Harlem. Si è esibita inoltre al Joyce Theater con la compagnia Armitage Gone! Dance in GAGAGaku (2011). Alison Stroming Recife, Brasile Intrapresi gli studi di danza a nove anni presso la School of American Ballet, si esibisce già da bambina in parecchi ruoli adatti alla sua età, partecipando a molte produzioni del New York City Ballet. Nel 2004 frequenta i corsi intensivi estivi dell’American Ballet Theater di New York, dove Franco De Vita le offre una borsa di studio per la nuova Junior Division, presso cui Alison sceglie di proseguire gli studi. Nel 2010 e 2011 accompagna l’American Ballet Theater ii in tour in Europa. Partecipa al tour regionale di Jump: The Alternative Convention, diretto dal fratello, Gil Stroming. Vince il titolo di “Miss New York Outstanding Teen 2010”, che la porta a rappresentare la città di New York al concorso giovanile “Miss America Outstanding Teen”, dove viene premiata per la categoria Overall Talent. Nel 2010 ottiene una borsa di studio della Fondazione Dizzy Feet. Per due stagioni danza con l’Alberta Ballet in Canada, e più recentemente con il Ballet San Jose diretto da José Manuel Carreno, per cui si esibisce in coreografie di Dwight Rhoden, Twyla Tharp, Ohad Naharin, George Balanchine e Igal Perry. 35 Jorge Andrés Villarini San Juan, Portorico Studia presso la JKO School dell’American Ballet Theater. Nel maggio 2011 consegue un diploma di danza di primo livello presso il Marymount Manhattan College. Dopo il diploma, danza per tre stagioni con il BalletMet Columbus nello Stato dell’Ohio, dove ottiene una borsa di studio accademica offerta dal Greater Columbus Arts Council (la Columbus Dances Choreographic Fellowship). In tempi più recenti, Villarini si esibisce con la Martha Graham Dance Company nei paesi dell’area mediterranea, partecipando al Festival Internazionale di Villa Adriana in Italia e danzando all’Odeon di Erode Attico nel Partenone di Atene, in Grecia. Estremamente versatile, fa esperienze di vario tipo, spaziando dal repertorio classico, con i capolavori di George Balanchine, John Butler, Martha Graham e Alvin Nikolais, a coreografie contemporanee firmate da Amedeo Amodio, James Kudelka, Edwaard Liang, Gustavo Ramírez Sansano, Rodney Rivera, Christopher Wheeldon e Shen Wei Samuel Wilson Bremerton, Washington Inizia a studiare balletto classico all’età di 15 anni presso il Peninsula Dance Theater. In seguito frequenta i programmi estivi del Summer Dance Lab di Walla Walla, Washington, e dell’American Ballet Theater di Austin, Texas. È nel 2003 che approda all’Ensemble del Dance Theatre of Harlem, con cui ha inizio la sua carriera professionale. Il DTH gli offre l’opportunità di esibirsi alla Casa Bianca, nel programma musicale 106 & Park trasmesso dal canale via cavo americano BET, nel programma Fox 5 News, al Kennedy Center e al Joyce Theater di New York. Ha inoltre occasione di lavorare con coreografi di fama mondiale, e di perfezionarsi con insegnanti autorevoli quali Arthur Mitchell ed Eva Evdokimova. Insegnante e didatta, lavora in prestigiose scuole di ballo e programmi estivi come Usdan Center for Creative and Performing Arts e Voorhees Ballet. 36 KEITH SAUNDERS (Maestro di ballo) Nativo di Baltimora, nel Maryland, inizia a danzare nel 1971, mentre ancora frequenta l’Università di Harvard. I veri e propri studi di danza iniziano nel 1973 presso il National Center for Afro-American Artists di Dorchester, nel Massachusetts. Entra a far parte del Dance Theatre of Harlem nel 1975, perfezionandosi con Arthur Mitchell, Karel Shook e William Griffith. Arruolato tra i primi ballerini del DTH, per oltre 17 anni ricopre una vasta gamma di ruoli nell’intero repertorio della Compagnia. Danza inoltre con il francese Ballet du Nord (1986) e con il Ballet Met di Columbus, Ohio (1987-1989). In qualità di artista ospite, si esibisce, tra gli altri, con Boston Repertory Ballet, Ballet Maryland, Eglevsky Ballet, Ballethnic Dance Company, e David Parsons Company. Insegna presso la scuola del Dance Theatre of Harlem, alla Ballet Met Dance Academy (di cui è anche Direttore Educativo), alla New Ballet School (ora Ballet Tech), e alla 92nd Street Y. Nel 2003 è Artista Ospite in Residenza presso il Dipartimento di Danza dell’Università del Wyoming, dove, oltre a insegnare, dal 2003 al 2008 coreografa lo Snowy Range Dance Festival. Nominato Assistente del Maestro di ballo del Dance Theatre of Harlem nel 1994, passa all’incarico di Maestro già nel 1996. Dal 2004 al 2010, con la carica di Direttore, è responsabile di Dancing Through Barriers®, il progetto educativo e di sensibilizzazione sociale del DTH, di cui dirige anche l’Ensemble. Kellye A. Saunders (Maestra di ballo) Attualmente Maestra di ballo della Compagnia del DHT, ha intrapreso gli studi presso la Jones‑Haywood School of Ballet di Washington, proseguendo poi presso il Centre de Danse International di Cannes, in Francia, diretto da Rosella Hightower. Gran parte della sua carriera artistica è identificabile con il Dance Theatre of Harlem, dove, come prima ballerina, ha ricoperto ruoli da protagonista in L’uccello di fuoco, Creole Giselle, A Song for Dead Warriors, 37 Apollo, Serenade, Adrian (Angel on Earth), The Four Temperaments, The Moor’s Pavane, Allegro Brillante e Fancy Free. Ha lavorato anche a Broadway, nelle produzioni di Scarpette rosse e Porgy and Bess, ed è stata Artista Ospite del New York City Ballet nel ruolo della Striptease Girl in Slaughter on Tenth Avenue. Dopo la lunga esperienza con il DTH, è stata prima ballerina per Ballet NY e Collage Dance Collective. Tra le altre esibizioni come artista ospite ricordiamo quelle con Washington Ballet, Maryland Ballet, Ballethnic Dance Company, Gala of International Ballet Stars, Configurations Dance Company, The Flint Institute of Music, Complexions Contemporary Dance e Metropolitan Opera. Ha contribuito alla formazione e perfezionamento di innumerevoli ballerini, sia in scuole di danza che a livello professionale. Dal 2010 al 2013 ha coordinato il progetto “Harlem Dance Works 2.0”, innovativo laboratorio coreografico creato al fine di produrre un nuovo repertorio per la Compagnia del Dance Theatre of Harlem. Robert Garland (Coreografo Residente) Già membro della Compagnia del Dance Theatre of Harlem, tra le cui fila ha ricoperto il ruolo di primo ballerino, ha firmato una prima coreografia per l’Ensemble scolastico del DTH. Invitato da Arthur Mitchell a creare un altro lavoro per la Compagnia principale del DHT, ne è presto nominato primo Coreografo Residente. Garland è inoltre Direttore del Programma di Formazione Professionale della Scuola del DTH, nonché webmaster del gruppo. Oltre alle coreografie di diversi balletti per il DTH, Garland ha creato lavori per il New York City Ballet, il britannico Royal Ballet, l’Oakland Ballet e molti altri. Garland ha firmato inoltre video musicali, spot pubblicitari e cortometraggi, tra cui: il programma televisivo per bambini Sesame Street, uno spot pubblicitario per la Nike con New York Yankee Derek Jeter, i NAACP Image Awards, un cortometraggio per la stilista Donna Karan, e il “Charmin Cha- Cha” per Procter and Gamble. Ha un diploma di primo livello in Belle Arti, conseguito presso la Juilliard School di New York. 38 Dance Theater of Harlem consiglio di amministrazione Michael D. Armstrong presidente Leslie Wims Morris vice-presidente Ackneil M. Muldrow, iii vice-presidente Zandra Perry Ogbomo tesoriere Don M. Tellock, Esq. segretario altri membri Kendrick F. Ashton Jr., Nancy Pforzheimer Aronson, Frank Baker, Reverendo Calvin Butts III O., Kevin M. Cofsky, Isabel Kallman, Sylvia R. Lindsey, Spencer Means, Jessye Norman, Asha Richards, Anne E. Robinson personale amministrativo direttore artistico Virginia Johnson consulenti esecutivi Anna Glass e Sharon Gersten Luckman direttore amministrativo e risorse umane Marilyn Abalos direttore ufficio donazioni Sharon Duncan responsabile ufficio sviluppo JoAnn Wong consulente per lo sviluppo Lisa Van Putten responsabile Social Media/mostre Judy Tyrus consulente Marketing Melissa Y. Hudnell direttore Marketing Keyana K. Patterson ragioneria Mary DeRosa ricevimento Barbara Boyer, Rayven Davis, Liz McAllister, LaShawn Wallace manutenzione Alberto Recinos, Kenia Sanchez, Lillian Recinos, Marcos Recinos, Ana Tejeda altri membri della compagnia maestro di ballo Keith Saunders maestra di ballo Kellye A. Saunders direttore generale Elizabeth England Tour Manager Melinda Bloom direttore artistico di produzione Jack Lynch tecnico luci Alex Fabozzi responsabile guardaroba Oran Bumroongchart accompagnatore al piano Coty Cockrell Booking Manager Edward Schoelwer coreografo residente Robert Garland pubbliche relazioni Gilda Squire Media Relations fisioterapisti Alison Deleget, Harkness Center for Dance Injuries scuola del Dance Theater of Harlem direttore del programma di formazione professionale Robert Garland direttore della scuola inferiore e superiore Augusto van Heerden responsabile amministrativo Kenya Massey-Rodriguez responsabile ufficio studenti Karen Farnum-Williams responsabile ufficio business Ruben Ortiz progetto “Dancing Through Barriers” amministratore settore educativo/sensibilizzazione sociale Roberto Villanueva associato al progetto Theara Ward 39 luoghi del festival © Silvia Lelli Il Danteum del Palazzo delle Arti e dello Sport di Ravenna L’edizione 2015 di Ravenna Festival è dedicata a Dante Alighieri, nei 750 anni dalla nascita. Per l’occasione è stato rinnovato il Danteum del Palazzo delle Arti e dello Sport che ospita alcuni dei più importanti eventi artistici legati alla manifestazione. Il Danteum è una sala ipostila che racconta il il viaggio dantesco attraverso i suoi luoghi naturali: dal perdersi in “una selva oscura” alla visione luminosa dei “nove cieli del paradiso”. Il fabbricato si affaccia sulla piazzo ovale, in asse con il viale che parte dai propilei sulla via Destra Canale Molinetto. Il “Danteum” è composto da 100 pilasti e colonne, i più esterni in pietra a vista, nove in ferro di colore rosso che rappresentano l’Inferno, nove in marmo di Carrara che alludono al Purgatorio, e nove di cristallo come immagine del Paradiso. L’edificio fa esplicito riferimento al “Danteum” progettato nel 1938 da Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri, con interventi scultorei di Mario Sironi. Il progetto ripropone, attraverso i materiali e l’architettura, il significato della Divina Commedia: meno di un terzo della superficie totale dell’edificio trova ragione nell’ospitare una funzione espositiva e una biblioteca, tutto lo spazio rimanente ha solo lo scopo di rappresentare l’ossessione e il tormento dei progettisti nella lettura di Dante Alighieri. L’interpretazione tettonica della Divina Commedia propone una serie di ambienti posizionati lungo un percorso elicoidale segnato da un uso materico della luce che conduce dall’ombra di una selva di colonne all’accecante riverbero del cielo che filtra da un soffitto vetrato, simbolizzando un percorso della coscienza dall’abisso infernale 41 alla contemplazione paradisiaca. Il progetto che sarebbe dovuto sorgere a Roma, lungo Via dei Fori Imperiali, rimase sulla carta a causa della sconfitta di Mussolini nella Seconda Guerra Mondiale. Il Danteum di Ravenna è uno dei soggetti che popolano uno spazio dove artificio e natura si alternano nella reinterpretazione del giardino urbano. L’edificio costituisce una sorta di atrio dal quale si ha accesso al Palazzo delle Arti e dello Sport, realizzato nel 1990, dal Gruppo Ferruzzi e dal Comune di Ravenna per ospitare iniziative culturali economiche e sportive. Un condensatore sociale, punto di riferimento urbano, dove la forma architettonica segna il tempo della sua realizzazione e proietta nel futuro l’immagine dl passato. La fusione tipologica tra gli edifici per lo sport e quelli per le arti produce un ibrido funzionale caratterizzato dalla flessibilità d’uso e dall’integrazione dello spazio interno con quello esterno. Quest’ultimo è uno spazio di movimento: dietro accoglie le tribune laterali che fuoriescono dall’edificio scorrendo su brevi binari; davanti è la piazza dove i cittadini si ritrovano nello spazio dove si alternano spettacoli viaggianti con attrezzature sportive, edifici precari di fiere e manifestazioni con imponenti opere d’arte. A sinistra dell’ingresso, nel grande piazzale antistante il Palazzo, sono situate le fontane in travertino disegnate da Ettore Sordini. Poco più avanti appare la mole rosseggiante di “Grande ferro R”, di Alberto Burri e fra i due avancorpi laterali del corpo principale si trova una decorazione a mosaico disegnata da Elisa Montessori e realizzata da Luciana Notturni. Il Palazzo delle Arti e Dello Sport è un parco della cultura sociale, denso di citazioni italiche, dove i temi dell’architettura razionale sono tesi tra tecnologia e tradizione. Progettato da Carlo Maria Sadich per la Flammini Engineering, sorge su un’area di circa dodici ettari, ai bordi della città, accanto al Canale Candidano, tra fabbricati commerciali e produttivi. Il corpo principale del complesso, che ha una pista a base quadrata di 3.000 m2, è costituito da un recinto murario, con paramento esterno in laterizio, coperto da un grande cupola traslucida, alta circa 33 metri con una base di 54 metri di larghezza. La struttura metallica reticolare, opera di Massimo Majowiecki, è coperta da una membrana plastica che consente alla luce di renderla visibile nel panorama notturno della città. Lo spazio sotto la cupola, liberato dalle gradinate che cingono il campo sportivo centrale, appare come una grande piazza coperta, in grado di accogliere quasi 4000 persone. Il Palazzo delle Arti e dello Sport è intitolato al giurista Mauro de André, fratello del cantautore Fabrizio e collaboratore del Gruppo Ferruzzi. Massimiliano Casavecchia VALORI E IDEE PER NUTRIRE LA TERRA L’Emilia-Romagna a Expo Milano 2015 programma di sala a cura di Cristina Ghirardini coordinamento editoriale e grafica Ufficio Edizioni Ravenna Festival stampato su carta Arcoprint Extra White stampa Edizioni Moderna, Ravenna L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda le fonti iconografiche non individuate sostenitori Divisione media partner in collaborazione con