Chirurgia protesica del ginocchio a cura di TOMMASO REVERA - giornalista Intervista al dott. Giacomo Stefani Responsabile U.O di Ortopedia e Traumatologia sez. II dell'Istituto Clinico Città di Brescia L’ attività clinico-chirurgica dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia sez. II dell'Istituto Clinico Città di Brescia è indirizzata soprattutto alla chirurgia del ginocchio ed a quella della mano e dell’arto superiore. L’attività specificatamente indirizzata alla chirurgia del ginocchio - come ci spiega nel corso di questa intervista il dott. Giacomo Stefani, Responsabile di questa U.O. - segue due filoni principali: il trattamento delle lesioni dello sportivo (traumatiche e non), come, per esempio, la ricostruzione legamentosa o le patologie meniscali e rotulee, e il trattamento dell'artrosi nelle sue diverse forme attraverso la chirurgia protesica. 64 BENESSERE I pazienti operati, già dal giorno successivo all'intervento, iniziano a fare ginnastica con I terapisti Dott. Stefani lei è un ortopedico molto conosciuto ed apprezzato per risolvere i problemi alle ginocchia. Ogni caso, però, richiede un approccio specifico. I problemi al ginocchio possono essere classificati in due categorie distinte: da una parte vi sono pazienti, per lo più giovani, che hanno la necessità di un recupero dell'efficienza magari in seguito a traumi o a malformazioni congenite acquisite, e dall'altra, invece, pazienti, generalmente più anziani, in cui è riscontrabile un'usura importante del ginocchio, che mirano ad un ripristino delle funzioni per non pregiudicare la qualità della propria vita. Approfondiamo il tema della chirurgia protesica. In cosa consiste? Si tratta di una chirurgia che offre la possibilità di sostituire un'articolazione dolente e funzionalmente limitata per usura o per traumi, ripristinando in tempi rapidi una funzione quasi del tutto normale . Per quali problematiche si ricorre a questo intervento? Per tutti coloro che hanno usurato il ginocchio. Le cause sono molteplici: alcuni per predisposizione genetica, altri per l'età, qualcuno per il lavoro svolto negli anni, altri ancora per traumi subiti in passato. Coloro, per intenderci, che in età adulta ravvisano problemi che li limitano nella vita di tutti i giorni. Qual è il suo approccio nell'analisi di queste problematiche? Tendenzialmente non chirurgico, ma conservativo. Una pratica molto diffusa anni fa - la chirurgia mininvasiva, detta anche artroscopica - non ha dato, infatti, i risultati sperati. I numerosi interventi di pulizia del ginocchio, eseguiti allo scopo di asportare e pulire tramite piccole sonde le strutture interne dell'articolazione, non solo non hanno prodotto significativi miglioramenti, ma pare abbiano anche contribuito ad indebolire ulteriormente il ginocchio "usurato" con un suo conseguente peggioramento più rapido . Il ginocchio è metaforicamente paragonabile ad un ingranaggio. Non è così? Esattamente. Un ginocchio usurato e dolente è paragonabile ad un ingranaggio che fa attrito, che gratta, che provoca rumori e scricchiolii. Lo scopo da un lato è migliorare il motore di questo ginocchio rinforzando in primis la muscolatura, attraverso la pratica moderata di sport quali il nuoto o cyclette, e dall'altro evitare inutili sollecitazioni e sforzi a questa articolazione. Se una persona è in sovrappeso, per esempio, dovrà inevitabilmente ridurre il proprio peso. Oltre a questo, in molti casi, consigliamo di sottoporsi ad una terapia intrarticolare che consiste in periodiche infiltrazioni con una sostanza lubrificante chiamata acido protesi totale, parziale o addirittura optare per una mini protesi a seconda dell'usura dei componenti dell'articolazione. La scelta di optare per una specifica soluzione è data da diverse variabili a discrezione del chirurgo: dall'ampiezza del danno, dall'età e dal peso del paziente e dal fatto che il ginocchio possa avere un asse più o meno corretto . Il dott. Giacomo Stefani ialuronico. La stessa sostanza che tutte le articolazioni normalmente producono sino a quando non sono malate. La statistica la dice lunga sull'efficacia di questa chirurgia... A 15 anni, le nostre statistiche, sovrapponibili a quelle internazionali, ci danno l'88% di durata dell'impianto protesico. Calcolando che poi, più si sale d'età, minore è il tempo di utilizzo, possiamo affermare con ragionevole certezza che una protesi fatta intorno ai 65 anni ha buone probabilità di non dover essere sostituita. Se, invece, un paziente si sottopone ad una protesi prima, allora, noi diciamo che è possibile che possa essere necessaria una revisione nel tempo. Rispetto a trent'anni fa, però, quando le protesi erano demolitive (veniva tolto tutto e ricostruito), oggi molto è cambiato: le protesi, infatti, sono dei rivestimenti conservativi molto più facili da revisionare . La scelta di optare per una specifica soluzione è data da diverse variabili a discrezione del chirurgo Qualora tutto questo non bastasse...? Se la cura non fosse sufficientemente efficace e il paziente non rilevasse un miglioramento nella qualità della propria vita, allora, entra in gioco la chirurgia. Teoricamente tra le infiltrazioni di acido ialuronico e la chirurgia protesica qualcuno sostiene ci sia una via di mezzo (infiltrazioni di cellule staminali o di PRP - Plasma ricco di piastrine), ma, non essendoci un riscontro scientifico ancora evidente, è una tappa intermedia che personalmente non contemplo. Una volta sperimentato senza successo l'approccio conservativo, per un paziente affetto da artrosi si ricorre dunque alla chirurgia protesica. In cosa consiste l'intervento? Questa chirurgia consta di diversi passaggi: si può eseguire, per esempio, una Una volta eseguito l'intervento, come avviene il decorso post operatorio? I pazienti operati, già dal giorno successivo all'intervento, iniziano a fare ginnastica con i terapisti in ospedale. Dopo qualche giorno, riescono a camminare con le stampelle. Dopo una settimana circa li trasferiamo in riabilitazione e lì, mattina e pomeriggio, proseguono con la fisioterapia. Il decorso medio prevede circa tre settimane per camminare in casa senza stampelle e quarantacinque giorni per farlo autonomamente fuori. Il paziente si rimette completamente dopo circa tre mesi dall'intervento... . BENESSERE 65