PM32 CHIUSURA PERCUTANEA DELL’AURICOLA SINISTRA: ESPERIENZA DEL NOSTRO CENTRO Laura Lanzoni1 , Giulio Molon1, Guido Canali1, Andrea Chiampan2, Stefano Bonapace2, Enrico Barbieri2 1 Unità Complessa di Cardiologia, Ospedale Sacro Cuore-Don Calabria, Negrar 2 Ospedale Sacro Cuore-Don Calabria, Negrar Introduzione: La chiusura percutanea dell’auricola, negli ultimi anni, si è dimostrata una valida e sicura alternativa in pazienti selezionati con controindicazione all’assunzione della terapia anticoagulante. Materiali e metodi: Dall’agosto 2012 al gennaio 2015 nel nostro centro sono state effettuate 32 procedure di chiusura percutanea dell’auricola: età media pazienti 74.4 ± 5.2, 33% donne; fibrillazione atriale permanente nell’87.5% dei casi. I valori di CHA2DS2-VASc e HAS-BLED erano rispettivamente di 3.9 ± 1.1 e 3.6 ± 0.6. In 30 pazienti è stato utilizzato il device Watchman e in due pazienti il device Amplatzer. L’ecocardiografia transesofagea 2D/3D è il gold standard in tutti gli step della procedura: preoperativamente per valutare la complessa anatomia dell’auricola, per l’esclusione di formazioni trombotiche e per la scelta del device. Durante la procedura l’ecocardiografia guida la delicata puntura transettale, il posizionamento della protesi ed eventuali leak residui ma soprattutto esclude le eventuali complicanze. Nel periodo postprocedura il transesofageo valuta i leak residui ed esclude formazioni trombotiche adese al device. Risultati: Numero Pazienti 32 Decessi 0 Versamento pericardico/tamponamento cardiaco 0 Stroke a distanza 1 Trombosi acuta del device 1 Embolizzazione del device 1 Sanguinamenti maggiori 0 Leaks (TEE 3/6 mesi) 3-5 mm 5 Leak (TEE 6 mesi) > 5 mm 1 Conclusione: L’esperienza del nostro centro sulla chiusura percutanea dell’auricola evidenzia come questa sia una procedura sicura con bassa incidenza di complicanze. I leaks periprotesici residui sono relativamente comuni, presenti nella nostra casistica nel 18% dei casi; solo in un caso il leak è di dimensioni significative ( > 5 mm) e può avere ricadute sulla terapia in follow-up.