Lucio Troise
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DECORAZIONE
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RAKU
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TECNOLOGIA
La foggiatura
Le principali tecniche di foggiatura si possono dividere in
tre gruppi, che si differenziano per lo stato dell’argilla
(come da schema seguente).
1) Argilla allo stato secco:
2) Argilla allo stato liquido:
3) Argilla allo stato plastico:
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1) Argilla allo stato secco:
foggiatura con pressa;
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Foggiatura per pressatura
La pressatura è un tipo di lavorazione industriale o semi
industriale; richiede l’utilizzo di presse idrauliche che,
comprimendo l’argilla allo stato secco in apposite forme,
fanno sì che questa assuma la forma desiderata.
È particolarmente adatta alla foggiatura di piatti o
mattonelle che, avendo una forma piatta, sono soggetti
(se foggiati con argilla allo stato plastico o liquido) a
deformarsi per effetto dell’essiccazione.
Una delle presse più usata per le lavorazioni semi industriali
è la pressa a revolver; essa si compone di un tamburo
girevole dove sono poste le varie forme e di un braccio
idraulico che pressa l’argilla nelle forme (Fig. 1)
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foggiatura per colaggio;
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l
i
q
u
2) Argilla allo stato liquido:
Foggiatura per colaggio
Il colaggio è una tecnica usata sia nell’artigianato che nell’industria; si
effettua colando argilla liquida (barbottina) in forme di gesso o di
scagliola.
Il gesso ha la capacità di assorbire una certa quantità di acqua
contenuta nell’argilla, facendo seccare la barbottina (argilla liquida)
che viene a contatto con esso.
L’argilla viene tenuta nella forma di gesso fino a quando non si forma
una pellicola di barbottina secca dello spessore voluto.
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Dopo di che, si svuota la forma dell’eccedenza di argilla, si lascia
consolidare il pezzo ottenuto, e si stacca dalla forma madre ottenendo
un manufatto d’ argilla (fig.2).
Il pezzo ottenuto va rifinito quando raggiunge la durezza cuoio.
L’argilla liquida, seccando, si ritira in tale modo che il pezzo
risulterebbe spaccato in più punti.
Per ovviare a questo inconveniente, la barbottina per il colaggio viene
resa liquida da poca acqua con l’aggiunta di defloccolante, cioè di
sostanze chimiche che ne impediscano la flocculazione
(coagulazione).
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Le forme di gesso
E’ facile concepire la forma per la riproduzione di un dato
modello come un vuoto in una massa di gesso,
presentante incavi dove il modello ha sporgenze: una
specie di negativo dell’originale (fig.3).
Riempiendo tale vuoto, si ottiene una riproduzione del
modello originale.
Se le copie devono essere molte, la forma prende il nome
di stampo, e viene costruita con modalità che ne
permettano il recupero ed il riutilizzo.
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Esistono vari metodi di applicazione
di questa tecnica, e vari tipi di
forme. Le più importanti sono:
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forma matta o perduta;
forma semplice;
forma a tasselli o composta.
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Forma matta o perduta-
Usata soprattutto nella scultura, è una matrice
che permette di produrre una sola copia del
modello.
Si ottiene stendendo sul modello d’argilla, ancora
fresco, uno strato di gesso.
Quando il gesso è secco, si estrae l’argilla con
cura, ottenendo il negativo del modello (fig. 4).
Nella forma ottenuta, dopo aver isolato le pareti
con sapone o vernici, si cola del gesso; questo,
quando sarà secco, sarà l’esatta copia
dell’originale, e potrà essere usato per preparare
altri stampi.
La forma madre verrà rotta per liberare il modello.
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Forma sempliceÉ lo stampo fatto di un solo pezzo; serve alla
riproduzione facile e sollecita di manufatti semplici
e privi di sottosquadri,
cioè sbalzi, o sporgenze che possano impedire al
modello di uscire dallo stampo (fig.5).
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Forma a tasselli o compostaè il tipo di stampo utilizzato per i modelli più
complessi e con sottosquadri.
Si compone di più pezzi ( fig, 6- pezzi
3,4,5,6,7,8,9,10) che vengono smontati per
permettere al manufatto di uscire dalla forma
madre senza deformarsi.
È completata da una custodia ( fig. 6- pezzi 1 e 2),
pure in gesso, che serve a tenere uniti i vari
componenti della forma madre.
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( fig. 6),
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3) Argilla allo stato plastico: foggiatura a mano,
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foggiatura a colombini o lucignoli,
foggiatura con la tecnica a lastre
foggiatura con stampi,
foggiatura al tornio,
foggiatura per calibratura.
foggiatura a mano libera.
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Foggiatura a mano
La foggiatura a mano è la tecnica più antica; è
usata soprattutto per la produzione di pezzi singoli
di grande valore artistico, o per foggiare i modelli
che poi serviranno da base per altre tecniche.
Insostituibile nella produzione di bassorilievi, statue
e altorilievi, è, senz’altro, il modo più diretto per
dar sfogo alla creatività ed al bisogno di
esprimersi di un artista-ceramista.
Le difficoltà maggiori che si incontrano,
applicando questa tecnica, sono legate ai fattori
che provocano lo spaccarsi dei manufatti in fase
di cottura o di essiccamento.
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Tali fattori consistono soprattutto nello spessore dei
pezzi e nel formarsi di bolle d’aria, specialmente
quando si uniscono diversi pezzi di argilla.
Solo l’esperienza e l’acquisizione della
necessaria sensibilità delle dita possono far sì che
si possano ottenere risultati accettabili.
È importante, per l’artigiano che si cimenti con
questa tecnica, imparare a preparare e ad usare
le barbottine che serviranno per attaccare pezzi
fatti separatamente.
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Lucignolo o tecnica a colombini
La lavorazione a lucignolo o colombino rientra
nelle tecniche di foggiatura a mano, e consiste
nel formare cannelli aventi lo stesso spessore e nel
disporli a spirale l’uno sull’altro, unendoli con la
pressione dell’indice e del pollice.
La pressione dell’indice spinge all’interno del
pezzo il colombino superiore contro quello
inferiore, mentre quella del pollice spinge
all’esterno del pezzo il lucignolo inferiore verso il
superiore.
Il primo lucignolo viene applicato su di una base
preparata in precedenza, con l’aiuto di un lieve
strato di barbottina.
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Esistono diversi stili di lavorazione a lucignolo.
Essi si differenziano per lo spessore dei colombini,
e per la possibilità di lisciare l’esterno del
manufatto o sfruttare a scopo estetico l’impronta
lasciata dalle dita.
Nella fabbricazione di pezzi di grande dimensione
è opportuno ridurre il diametro dei colombini, man
mano che si sale, per alleggerire lo spessore dei
manufatti, e non caricare di troppo peso i lucignoli
posti alla base dell’oggetto.
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Tecnica a lastre
Per foggiare manufatti col la tecnica a lastre, si deve stendere
l’argilla formando delle lastre non più spesse di 5 mm.
Dalle lastre si ritagliano le pareti e la base dell’oggetto da
realizzare e si lasciano asciugare.
Quando i pezzi avranno raggiunto la durezza cuoio, si
assemblano, incollandoli con la barbottina, e si lasciano
asciugare.
È evidente che questa tecnica si presta alla foggiatura di
oggetti che hanno forme geometriche, ma si può applicare
anche a forme irregolari, modellando le pareti dell’oggetto
quando le lastre sono ancora fresche.
È importante cogliere il momento opportuno per attaccare i vari
pezzi, cioè quando l’argilla avrà raggiunto una consistenza tale
da essere maneggiata senza deformarsi, ma potrà ancora
essere tagliata con un coltello (durezza cuoio).
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Foggiatura con stampi
La foggiatura con stampi è a metà tra la tecnica del colaggio
e la tecnica a lastre, in quanto consiste nel far aderire lastre
d’argilla a stampi di gesso, con la pressione esercitata dalle
dita dell’artigiano e con l’aiuto di una spugna bagnata.
Gli stampi, di tipo semplice, possono essere di uno o più
pezzi.
Nel caso di stampi a più pezzi, questi vengono riempiti
singolarmente e poi uniti, dopo aver spalmato di barbottina i
bordi.
La pressione esercitata permette alla barbottina di saldare le
varie parti del manufatto.
Lasciata asciugare la barbottina, il pezzo, estratto dalla
forma, risulterà intero e pronto per essere rifinito.
Anche in questa tecnica si dovrà tenere conto degli eventuali
sottosquadri.
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Foggiatura al tornio
La foggiatura al tornio è la più
importante e la più caratteristica
della lavorazione della ceramica.
Essa si effettua per mezzo di un
meccanismo, il tornio, che
permette di sfruttare il principio
della forza centrifuga.
Il tornio è il macchinario più antico
inventato per la lavorazione della
ceramica; evolutosi col tempo, se
ne conoscono tre tipi diversi:
la girella, che era una semplice
ruota di pietra o legno, fatta girare, per mezzo di un perno,
dall’artigiano tornitore o da un aiutante;
Attrezzi per il tornio
Tornio
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Tornianti
il tornio a pedale, dove la girella, posta all’altezza di un
tavolo, è collegata, per mezzo di un lungo perno, ad una
ruota più grande, che viene fatta girare con i piedi (fig.7);
il tornio elettrico,
dove la ruota è stata
sostituita da
un motore elettrico, il
quale
permette di avere una
velocità diversa
(per mezzo di frizioni),
ma costante.
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La tornitura permette di foggiare solo pezzi che abbiano la
forma tondeggiante.
I tornitori sono molto richiesti, ma è un lavoro che richiede
molta pratica.
Per ben capire questa tecnica bisogna dividerla in cinque
fasi successive: la centratura, la bucatura, il sollevamento,
la modellatura e la rifinitura.
Le prime fasi della lavorazione vanno fatte con la mani
ben bagnate, per permettere all’argilla di scivolare su di
esse senza deformarsi.
•La centratura
•Bucatura
•Sollevamento
•Modellatura
•Rifinitura
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La centratura
Al centro della girella, si fissa una palla di
argilla precedentemente impastata, e si
avvia il tornio.
Facendo pressione con la mano destra
dall’alto verso il basso, e con la mano
sinistra dall’esterno verso il centro,
si costringe l’argilla a girare su
se stessa al centro della girella
(fig.8-a).
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Bucatura
Quando l’argilla è a centro della girella, si
buca la parte interna, lasciando, sul fondo,
lo spessore per la base dell’oggetto.
Questa operazione viene fatta con la mano
destra, mentre con la sinistra si cerca di
tenere l’argilla al centro della
girella, in quanto la forza
centrifuga tenderà a spostarla
(fig. 8-B).
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Sollevamento
Bucata la palla d’argilla, si procede ad
assottigliare le pareti ed alzare
il pezzo, dandogli la
forma di un cilindro.
Questa operazione
viene eseguita
prendendo l’argilla
eccedente nella parte
inferiore, e
trascinandola verso
l’alto,
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perpendicolarmente alla girella, facendo
pressione con la mano sinistra
all’interno del pezzo, e
con la destra all’esterno
(fig.8-c).
In questa fase ci
si può aiutare con
una spatola di legno
o di plastica, di
forma rettangolare,
che consente di
raddrizzare la pareti
del pezzo.
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D - MODELLATURA
Modellatura
Se le precedenti fasi sono state eseguite correttamente, a questo
punto si ha davanti un vaso di forma cilindrica, al quale si può dare
la forma che si desidera.
Per allargare un punto dell’oggetto, si farà pressione dall’interno
verso l’esterno,
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mentre, per creare
delle strozzature, si
premerà dall’esterno
verso l’interno (fig. 8d), aiutandosi magari
con stecche e spatole.
Quando si è ottenuta
la forma desiderata,
l’oggetto va staccato
dalla girella, tagliando
la base con un filo di
nailon o acciaio
sottile, e va posto ad
asciugare.
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la rifinitura.
La rifinitura va fatta quando
il manufatto ha raggiunto la
consistenza cuoio;
esso viene rimesso sulla
girella, ricentrato, e fermato
con barbottina;
dopo di che con l’aiuto di
ferri, chiavi o mirette,
sfruttando il movimento
del tornio, si assottigliano
le pareti e si eseguono le
normali operazioni di
rifinitura.
Attrezzi
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Il manufatto può essere tornito in uno o in più pezzi,
che vengono poi uniti, con l’aiuto della barbottina,
in fase di rifinitura.
Per la foggiatura di piatti, si può applicare la
suddetta tecnica, tenendo presente che la
specificità della forma può causare il deformarsi del
manufatto.
Per ovviare in parte al problema, si può aggiungere
alla girella un disco di legno, che ne faciliti i
movimenti.
Un altro modo per foggiare piatti, al tornio, prevede
l’utilizzo di stampi di gesso applicati alla girella, sui
quali si fa aderire una lastra di argilla, aiutandosi
con il movimento rotatorio del tornio e con una
spugna.
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Calibratura
La calibratura è usata soprattutto per fare piatti.
Si applica al tornio un braccio di metallo
sollevabile, detto calibro.
Ad una estremità del calibro vi è un peso che ne
agevola i movimenti, all’altra un fermo che
permette di fissare le sagome.
Sulla girella viene fissato uno stampo sagomato
riproducente il negativo dell’interno di un piatto.
Sullo stampo viene stesa una lastra di argilla, che
prenderà la forma interna del piatto.
La forma esterna sarà data dalla pressione
esercitata dal calibro sulla sagoma, facendo
ruotare la girella (fig.9).
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(fig.9)
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