Biotecnologia
PRAXIS VETERINARIA
ANIMALI DA COMPAGNIA
Terapia rigenerativa
con cellule mesenchimali staminali
in Medicina Veterinaria - I parte
MAURIZIO DEL BUE
DVM, Parma
E-mail: [email protected]
RIASSUNTO
Le Cellule Staminali Mesenchimali (MSC,
Mesenchymal Stem cells) adulte definite
preferibilmente
Cellule
Stromali
Multipotenti (MSC), sono un gruppo di
cellule fenotipicamente molto simili ai
fibroblasti che presentano con capacità
replicativa e differenziativa di vario grado.
Le conoscenze sulle attività di queste cellule sono progredite negli ultimi tempi,
ma la loro capacità terapeutica non può
essere ancora annoverata nell’ambito
della medicina dell’evidenza, perché non
supportata da numeri sufficienti.
In questa prima parte dell’articolo è trattata sinteticamente l’attività biologica
delle MSCs e del Plasma Ricco di
Piastrine (PRP= Platelet Rich Plasma).
(English summary p. 14)
PAROLE CHIAVE: cellule mesenchimali staminali, plasma ricco di piastrine, terapia rigenerativa, animali.
Le attività biologiche delle cellule staminali mesenchimali adulte, associate o meno ai concentrati piastrinici, ampiamente studiate e verificate in laboratorio, da qualche tempo trovano anche
applicazioni cliniche, ma la definitiva validazione della loro efficacia si potrà avere solamente con l’acquisizione di casistiche
numericamente importanti.
nche in Medicina veterinaria, così come in Medicina umana, le cellule
staminali talvolta vengono proposte come terapia per “guarigioni
miracolose”.
Pare utile, quindi, fare un po' di chiarezza e fare il punto sullo stato dell’arte. Sono ormai passati diversi anni da quando, anche sugli animali, si cominciò a utilizzare questa terapia, che offre prospettive di grande interesse applicativo. Oggi, finalmente, abbiamo alcune certezze che si basano sui casi clinici trattati e possiamo proporre la terapia cellulare con sufficienti margini di
certezza sulla sua efficacia.
A fianco di queste conoscenze, però, ci sono ancora moltissimi lati oscuri che
obbligano a considerare la terapia cellulare ancora un trattamento sperimentale.
Con questo articolo desideriamo cercare di fare chiarezza per evitare sia falsi
allarmismi sul concetto di terapia sperimentale, sia eccessive aspettative
sulla reale efficacia terapeutica.
Le attuali conoscenze sulle capacità biologiche delle cellule staminali mesenchimali sono ampiamente studiate e sperimentate, e quotidianamente emergono altre potenzialità biologiche, sia dirette sia indotte, di queste cellule.
In ambito veterinario sono già diversi anni che queste terapie vengono
impiegate in campo clinico con risultati spesso molto positivi.
Il concetto di terapia sperimentale va inteso nel senso che la terapia non può
essere ancora annoverata nell’ambito della medicina dell’evidenza, perché
non supportata da numeri sufficienti. In altre parole, la casistica attualmente disponibile non è sufficientemente numerosa da potere essere oggetto di
valutazioni statistiche affidabili. In questo senso la terapia va considerata
sperimentale, ossia non ancora suffragata da risultati statisticamente validi.
Per contro, va assolutamente palesato che, ad oggi, i risultati terapeutici
positivi ci sono, ma sono limitati ad alcune patologie attentamente selezionate e non si deve eccedere in valutazioni trionfalistiche nei confronti di un
metodo che, anche se potenzialmente eccezionale, deve ancora essere sottoposto a considerazioni di vario tipo.
A
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- N. 2/2013
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LA BIOINGEGNERIA
È una branca scientifica che utilizza
le conoscenze dell’ingegneria (non
solo chimica, ma anche meccanica,
informatica, elettronica) attraverso la
creazione di modelli che consentono
il potenziamento dei meccanismi
biologici naturali.
Limitandoci ai più semplici processi
di bioingegneria, senza addentrarci
in questioni più complesse che
riguardano le biotecnologie molecolari e l’ingegneria genetica, oggi
anche sugli animali è possibile utilizzare queste moderne terapie.
CELLULE STAMINALI MESENCHIMALI
Per definizione, la cellula staminale
mesenchimale (MSC, Mesenchymal
Stem cells) adulta è una cellula con
due caratteristiche principali: la
capacità replicativa e quella differenziativa. Ovvero, la mesenchimale è
una cellula dalla quale originano
due cellule figlie: una che si differenzia in un determinato fenotipo cellulare in base a una serie di fattori che
ne condizionano la direzione; l’altra
che si replica, dando origine a una
cellula identica alla cellula madre,
che a sua volta si divide in altre due
cellule simili alle prime, e così via.
In questo modo la cellula mantiene
nel tempo la sua staminalità, cioè la
capacità di replicarsi e di differenziarsi.
In realtà, le cose sono ben più complesse, tanto che i fenomeni che
riguardano queste cellule non sono
ancora totalmente chiariti.
A ben considerare, in una popolazione di cellule staminali coesistono differenti ceppi cellulari: sono tutte cellule con caratteristiche analoghe, ma
con grado di staminalità non omogeneo, per cui in una popolazione esistono cellule con più spiccata attività
replicativa rispetto ad altre con più
spiccata attività differenziativa.
Questo fa pensare che la definizione
di Cellula Staminale Mesenchimale
(MSC) sia inadeguata a queste popolazioni, pertanto oggi tendenzial-
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mente si preferisce definirle in modo
più ampio come Cellule Stromali
Multipotenti (sempre comunque con
lo
stesso
acronimo
MSC:
Multipotent Stromal Cells), cioè un
gruppo di cellule fenotipicamente
molto simili ai fibroblasti, in grado
di formare colonie (CFU), con capacità replicativa e differenziativa di
vario grado.
Le conoscenze sulle attività di queste
cellule sono ulteriormente progredite negli ultimi tempi, infatti, la definizione fin qui data di cellula staminale (o stromale) è ampiamente
incompleta e non racchiude tutte le
funzioni biologiche di queste cellule,
perché, a fianco delle classiche e ben
conosciute attività replicative e differenziative, esse hanno altre importanti funzioni biologiche:
- liberano numerose cellule paracrine;
- hanno elevate potenzialità immunomodulatorie;
- hanno spiccata capacità di homing,
ossia di dirigersi spontaneamente là
dove c’è un danno da riparare.
È chiaro che queste caratteristiche
stravolgono ed esaltano le potenzialità di queste cellule che quindi assumono un ruolo importantissimo nel
modulare l’attività delle cellule e dei
tessuti circostanti non tanto e non
solo direttamente, ma attraverso altri
meccanismi cellulari.
Questo fa capire in buona parte
come gli effetti terapeutici di queste
cellule non dipendano solamente
dalla loro attività diretta, ma soprattutto da come interagiscono con le
cellule e i tessuti circostanti.
Pertanto, si può ipotizzare che la
loro sopravvivenza nei tessuti non
sia così importante, come si pensava
un tempo, per attivare la rigenerazione dei tessuti, ma che abbia solamente un ruolo iniziale di stimolo
per l’attivazione di una serie complessa di fenomeni di proliferazione,
differenziazione, apoptosi, chemiotassi, angiogenesi che sarebbero gli
artefici degli effetti terapeutici.
Le caratteristiche che abbiamo appena elencato evidenziano due attività
in particolare, che vale la pena focalizzare:
a) la assenza di risposta immunitaria;
b) la loro attività antiinfiammatoria,
esplicata probabilmente non in
maniera diretta, ma attraverso i meccanismi indotti.
Attività immunosoppressiva
Da quando è stata dimostrata questa
attività, si sono moltiplicati gli studi
in questo ambito e oggi possiamo
affermare che le MSCs possiedono
queste caratteristiche. Ne consegue
una valutazione pratica importantissima: se noi utilizziamo cellule prelevate da un soggetto diverso, non
abbiamo nessuna reazione immunitaria come, ad esempio, un rigetto.
Ovvio che questo è un aspetto di
grande interesse pratico, in quanto,
almeno teoricamente, è possibile
creare una banca di cellule da donatori per avere il materiale per il trapianto sempre disponibile alle necessità. Questo obbliga a una serie di
controlli sulla qualità del materiale
biologico conservato, che non si limitano alla buona conservazione e alla
sterilità del prodotto, ma anche e
soprattutto alla garanzia che queste
cellule siano esenti da malattie trasmissibili; in altre parole, occorre
garantire che il donatore sia sano
sotto tutti i punti di vista, sia quello
biologico che quello genetico.
Caratteristiche antinfiammatorie
Sono state appurate in tempi abbastanza recenti e aprono interessanti
prospettive cliniche, soprattutto per
il loro utilizzo intrarticolare che
potrebbe sommare, oltre alla naturale tendenza a differenziarsi in condrociti, la capacità di homing e l’attività antiflogistica. Caratteristiche,
queste, molto interessanti per il trattamento topico delle artropatie degenerative.
In conclusione, quello che oggi si
ipotizza è che le MSCs svolgano un
ruolo determinante nella rigenerazione dei tessuti, ma che siano solamente lo stimolo iniziale per l’attiva-
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zione di una serie di eventi a cascata
che sono quelli che esaltano le potenzialità fisiologiche tissutali.
PLASMA RICCO DI PIASTRINE
Un altro campo della bioingegneria
riguarda il plasma contenente le piastrine concentrate.
a
Dalla fisiologia, sappiamo che le piastrine sono elementi corpuscolati del
sangue, privi di nucleo, che contengono dei granuli, in particolare i
“granuli alfa” e i “ granuli densi”.
Le piastrine sono deputate soprattutto all’emostasi: infatti, in presenza
di un danno vascolare, esse si aggregano nella zona lesionata e formano
il coagulo, contribuendo ad arrestare
l’emorragia. I fenomeni sono ben
conosciuti nei meccanismi della
coagulazione.
In partenza da queste conoscenze
della fisiologia della coagulazione, si
è dedotto che, concentrando le piastrine e applicandole nella sede della
lesione si sarebbero potenziati i processi di riparazione tissutale.
Il PRP (Platelet Rich Plasma),
appunto, è un concentrato delle piastrine del plasma.
Il procedimento per ottenere il PRP è
anche abbastanza semplice e ben si
adatta alle esigenze pratiche del
mondo veterinario.
Partendo da un prelievo di sangue
venoso, il campione viene sottoposto
a una serie di centrifugazioni: la
prima è finalizzata a separare il plasma dalle emazie,; la seconda, ese-
guita sul surnatante, cioè sul plasma,
ha lo scopo di creare due frazioni
plasmatiche: una sedimentata, contenente la massima concentrazione
di piastrine (CP=concentrato piastrinico) e una superiore con un numero
di piastrine molto inferiore, quelle
più piccole o più vecchie, in una
parola quelle più leggere. Questa
frazione viene definita Plasma
Povero di Piastrine (PPP).
Benché entrambe le frazioni plasmatiche contengano piastrine, ovviamente il PC è quello con una maggiore concentrazione, ma, trattandosi di un pellet, deve essere risospeso
in un volume di PPP idoneo alle
dimensioni delle lesione da trattare
(foto 1).
Affinché si formi il coagulo (gel piastrinico), occorre che le piastrine
vengano “attivate” e in natura ciò
accade con l’intervento in loco della
trombina e di ioni di Calcio (foto 2).
Questi due “attivatori” provocano
l’aggregazione piastrinica e la loro
degranulazione, con liberazione
delle sostanze contenute all’interno
dei granuli, in particolare i fattori di
crescita (GF=Growth Factors) e le
citochine, che stimolano la ripara-
b
Foto 1. Concentrato piastrinico (a) prima centrifugata, (b) seconda centrifugata.
Foto 2. Applicazione del gel piastrinico su una piaga.
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zione dei tessuti attraverso meccanismi complessi che portano alla
formazione di nuovi vasi, all’attivazione delle staminali residenti nei
tessuti, a chemiotassi, a stimolazione dei fibroblasti e a numerose altre
attività cellulari.
Pertanto, se noi prepariamo il PRP e
lo attiviamo con qualche goccia di
calcio e con un po’ di trombina o di
una sostanza trombino-simile, provochiamo la reazione chimica che fa
degranulare le piastrine, con formazione del Gel e liberazione dei fattori di crescita in esse contenuti.
Questo PRP attivato, applicato sulla
lesione, potenzia i normali processi
riparativi dei tessuti.
Non può non sfuggire che le caratteristiche biologiche delle MSCs e del
PRP sono tali per cui una associazione dei due favorisce un potenziamento dei processi riparativi e di
quelli rigenerativi. Aggiungasi che le
cellule, essendo in forma solida, per
essere somministrate necessitano
comunque di un veicolo e il PRP,
nelle sue forme e per le sue caratteristiche, è l’ideale supporto (scaffold)
biologico.
Alla luce di quanto sinteticamente su
esposto è comprensibile come l’associazione MSCs e PRP possa oggi
essere considerata uno strumento
terapeutico molto valido in numerose patologie anche negli animali.
APPLICAZIONI CLINICHE
Da quanto fin qui esposto, emerge
che le terapie rigenerative si possono attuare con MSCs, con PRP o con
una loro associazione. Quando utilizzare le une, l’altro e l’associazione rimane una scelta clinica sulla
base delle conoscenze della patogenesi delle malattie e delle competenze del clinico in relazione all’utilizzo di questi moderni strumenti
terapeutici.
Qui va evidenziato che, così come
gli studi di laboratorio richiedono
collaborazioni multidisciplinari,
con la partecipazione di medici,
veterinari, biologi, farmacologi,;
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anche le applicazioni cliniche
richiedono varie competenze, che
coinvolgono il laboratorista, che
deve preparare e maneggiare le cellule e il medico veterinario, che è
colui che deve garantire non solo la
correttezza del prelievo e dell’atto
operatorio della somministrazione,
ma anche la scelta del paziente idoneo a questo tipo di trattamento
sulla base delle sue conoscenze in
materia.
Pertanto, anche se teoricamente
chiunque è in grado di eseguire il
trattamento, solo un team competente e affiatato può garantirne l’utilizzo corretto, efficace ed esente
da rischi per l’animale.
Oggi la pratica più agevole rimane
l’utilizzo di cellule omologhe (definite anche allogeniche) in associazione al concentrato piastrinico
nelle sue diverse preparazioni. A
volte la clinica suggerirà l’uso del
solo PRP, altre delle sole MSCs,
altre ancora dell’associazione.
La possibilità di disporre di una
banca di cellule (cioè cellule derivate da tessuto di un donatore e conservate in azoto liquido) rende
molto funzionale il tutto: se c’è un
animale che richiede il trattamento,
nell’arco di uno o due giorni può
ricevere la terapia. Molto diverso se
invece si decide di utilizzare le sue
cellule: questo richiede un primo
intervento per il prelievo del tessuto (midollo osseo o tessuto adiposo), la spedizione al laboratorio, la
preparazione della singola dose e il
reinvio delle cellule. Poi il secondo
intervento per il trapianto, così
come nell’altro caso.
È evidente, pertanto, la maggiore
fruibilità dell’impiego di cellule
omologhe rispetto a quello con cellule autologhe.
In campo veterinario le prime esperienze riguardarono il trattamento
delle tendiniti del cavallo, per le
quali oggi ormai può essere una
terapia accettata. Tuttavia, troppo
spesso si assiste ad usi impropri
della terapia e talvolta a veri e propri abusi.
Per questo motivo il Ministero della
Salute, negli ultimi due anni, ha
sentito l’esigenza di regolare l’impiego delle cellule staminali sugli
animali, tracciando delle linee
guida per il loro utilizzo corretto.
Queste linee guida, di prossima
pubblicazione, si prefiggono di evitare o ridurre al minimo l’utilizzo
improprio, dannoso o fraudolento
delle terapie cellulari.
Pertanto, se oggi l’utilizzo di cellule
omologhe è consentito, al momento
della pubblicazione delle linee
guida ministeriali sarà possibile utilizzare solamente cellule autologhe.
Questa limitazione, a mio parere,
creerà ostacoli, anche economici,
allo sviluppo della terapia cellulare
negli animali e con il rischio, sempre presente, di favorirne l’uso illecito, che è stato proprio l’obiettivo
che ci si è prefissati con queste
norme.
È auspicabile che gli organi preposti, percepiscano queste esigenze e
varino normative per l’utilizzo
anche delle cellule omologhe.
Ogni volta che si parla di terapie
cellulari negli animali, la domanda
più frequente è sempre la stessa: “in
quali patologie sono indicate?” La
risposta potrebbe essere: “in tutte le
patologie nelle quale è richiesta una
rigenerazione di un tessuto di origine mesenchimale”.
Al momento attuale, tuttavia, si
conosce l’efficacia solamente in una
piccola parte di queste patologie.
Possiamo suddividere sinteticamente le patologie responsive al
trattamento con MSCs (in associazione o meno a PRP) in patologie a
carico di:
- tessuti molli:
a) superficiali: ferite con grandi perdite di sostanza, piaghe, ulcere,
fistole, ustioni;
b) profonde: miositi, tendiniti,
desmiti;
- tessuti duri:
a) ossa: fratture complesse, comminute, scheggiose, ritardi di consolidamento, pseudoartrosi;
b) cartilagine: artropatie degenerative.
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Gli elenchi, soprattutto in campo
medico, lasciano spazio a notevoli
margini di imprecisione; infatti, al
di là delle indicazioni generali, la
scelta dei soggetti idonei al trattamento rimarrà sempre legata alla
valutazione insindacabile del medico veterinario, che deciderà in base
alle proprie competenze in materia
e alle caratteristiche del soggetto e
della specifica patologia.
CONCLUSIONI
Le numerose attività biologiche
delle cellule staminali mesenchimali adulte, associate o meno ai concentrati piastrinici, sono ampiamente studiate e verificate in laboratorio.
La loro applicazione clinica, invece,
necessita ancora di una serie di
verifiche che siano in grado di confermare che ciò che avviene in vitro
si ripete costantemente anche sul
paziente, stante la grande variabilità delle patologie traumatiche.
Pertanto, il riscontro di risultati clinici, talvolta anche strabilianti, non
è sufficiente, sotto il profilo scientifico, ad affermare che questi risultati dipendano dal trattamento eseguito.
Per questo motivo, tutte le affermazioni che si possono fare attribuendo la guarigione a queste terapie,
saranno sempre carenti dal punto
di vista della dimostrazione scientifica, in quanto non è possibile, in
casi clinici, avere controprove o
gruppi di controllo, come avviene
negli studi sperimentali.
Pertanto, solamente il tempo, con
l'acquisizione di casistiche numericamente importanti, potrà dare
risposte certe.
RINGRAZIAMENTI
Quanto su esposto è una sintesi
delle ricerche e dei risultati clinici
ottenuti dalla collaborazione di
numerose persone:
Dott.ssa Virna Conti, Dott. Stefano
Grolli, Dott.ssa Elisa Merli, Prof.
Gaetano Donofrio, Prof. Roberto
Ramoni dell’Università di Parma;
Dott.ssa Sarah Riccò LP di Verona;
Dott.ssa Maura Ferrari, Dott.ssa
Sabrina Renzi dell’IZSLER di
Brescia.
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La II parte, che sarà pubblicata
prossimamente, riporterà una serie
di casi clinici con esito positivo.
REGENERATIVE THERAPY WITH MESENCHYMAL STEM
CELLS IN VETERINARY MEDICINE
Summary This paper summarizes the biological effects of Stem Cells and PRP and presents
some cases healed with the regenerative therapy.
KEY WORDS: mesenchymal stem cells, platelet rich plasma, regenerative therapy, animals.
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