Distribuzione Garantire l’integrità Claudia Colicchia, Alessandro Creazza, Fabrizio Dallari C-log Centro di Ricerca sulla Logistica - Università Carlo Cattaneo LIUC Speciale La catena del freddo Requisiti particolarmente “rigidi” rendono complessa la gestione della catena del freddo: efficiente organizzazione delle infrastrutture e della rete distributiva, tecnologie all’avanguardia e strumenti adeguati di registrazione della temperatura sono fattori chiave per operare al meglio nella supply chain dei surgelati. L’ espressione “catena del freddo” evoca nella mente il mercato dei surgelati. L’accostamento è esatto anche se il frozen food non è l’unica categoria merceologica interessata da questa importantissima catena, sinonimo di freschezza e qualità. Vi sono infatti due principali soglie di temperature che caratterizzano il mondo dei generi alimentari freschi e surgelati all’interno del quale è possibile definire con esattezza e precisione, secondo quanto stabilito dalla normativa di riferimento, il prodotto surgelato. Il primo livello, comunemente chiamato refrigerazione positiva, è prossimo a 0/4 °C e riguarda la lavorazione e la conservazione di prodotti alimentari freschi. I prodotti surgelati si distinguono invece per temperature comprese fra i -40 e i -30 °C per quanto riguarda i processi di produzione e fra -30 e i -18 °C per la conservazione e la distribuzione degli stessi. La crescita continua nei consumi e l’evoluzione di una cultura che, agli esordi del terzo millennio, conferisce un proprio valore all’alimen- tazione surgelata in sintonia con i moderni stili di vita, impongono nuove sfide alla logistica il cui ruolo principale è garantire l’integrità della cosiddetta “catena del freddo”, contribuendo a creare per i prodotti surgelati un’immagine di qualità ed eccellenza. Ma cosa si intende per “catena del freddo” con riferimento al panorama dei prodotti surgelati? Il percorso fisico, dalla cella di conservazione del produttore fino al posizionamento nei banchi frigoriferi per la vendita, è caratterizzato da una serie di operazioni, quali carico/scarico, trasporto e stoccaggio, che possono essere considerate come singoli anelli di un’unica catena. Più precisamente per “catena del freddo” si intende l’insieme delle attrezzature frigorifere e dei comportamenti degli operatori che garantiscono, secondo quanto prescritto dalla legge, il mantenimento della temperatura del prodotto surgelato sempre uguale o inferiore a -18 °C fino al momento del consumo. In tale settore la logistica diventa elemento di criticità, dovendo basarsi su una efficiente organizzazione della rete distributiva e delle infrastrutture e soprattutto su tecnologie all’avanguardia e strumenti adeguati per la registrazione della temperatura. Essa rappresenta l’anello di congiunzione tra il mondo dei produttori e quello dei consumatori, nel rispetto dei requisiti di servizio e qualità e delle stringenti normative di legge. In questo articolo, a partire da una descrizione delle dinamiche del settore, si sveleranno i segreti della supply chain dei prodotti surgelati, presentando gli attori coinvolti nella catena e le aziende operanti nel settore, nonché analizzando il processo di conservazione e le proFig. 1 - Andamento del consumo pro capite di alimenti surgelati in Italia (Fonte: Istituto Italiano Alimenti Surgelati). 28 novembre 2008 Tab. 1 - Suddivisione per categoria dei consumi di alimenti surgelati in Italia (Fonte: Istituto Italiano Alimenti Surgelati). Fig. 2 - Modellizzazione della supply chain dei prodotti surgelati. cedure per una corretta manipolazione e distribuzione. Il mercato del freddo I prodotti surgelati, per la loro caratteristica di stabilità nel tempo e praticità d’uso, stanno avendo un continuo trend di espansione. Negli ultimi sei anni la crescita media in Italia è stata del 2,7% in volume, superando i dati di crescita di alcuni Paesi europei tra cui, in particolare, Regno Unito e Germania. I dati dell’Istituto Italiano Alimenti Surgelati (IIAS) confermano questo successo: oltre il 66% degli italiani consuma oggi alimenti surgelati e la frequenza media di consumo è di 1,5 volte a settimana. Sin dalla loro introduzione nei primi anni ’60 essi hanno saputo riflettere i cambiamenti della società italiana e rispondere al meglio alle nuove sfide che la modernizzazione imponeva. Al giorno d’oggi la crescita è più contenuta ri- spetto agli anni precedenti ma lo sviluppo non si arresta (figura 1). Va ricordato come i consumi di questo settore siano la sommatoria dei risultati conseguiti in segmenti assai diversificati ed eterogenei (carni, pesce, legumi, diversi tipi di verdura, alcune varietà di frutta, piatti pronti ricettati), ciascuno dei quali è caratterizzato da una propria domanda e offerta, con dinamiche quali-quantitative specifiche e con differenti tassi di redditività (tabella 1). Tale crescita dipende in larga parte dal continuo miglioramento della qualità dei prodotti surgelati, che non dipende esclusivamente dalle materie prime e dalle ricette usate, ma anche dalla corretta conservazione del prodotto fino al momento del consumo. Per questo motivo è essenziale che gli attori della filiera del freddo si integrino tra loro per migliorare le prestazioni della supply chain nel suo complesso e superare i punti di debolezza ad oggi presenti in Italia nel processo distributivo dei prodotti surgelati (in termini di disponibilità di spazi refrigerati, adeguatezza della rete delle infrastrutture, frammentazione del settore). La supply chain dei prodotti surgelati Il processo distributivo dei prodotti surgelati si compone di diverse fasi, risultando notevolmente lungo e complesso: si contano infatti fino a 12 passaggi della merce attraverso i vari anelli della catena del freddo. Come si evince dalla figura 2, il punto di partenza della supply chain dei surgelati è rappresentato dal produttore, che può essere un attore nazionale o internazionale. In funzione della categoria merceologica considerata, in questo stadio possono avvenire diversi processi di trasformazione: dalla surgelazione del pescato, novembre 2008 29 Distribuzione Garantire l’integrità alla macellazione e al congelamento delle carni, alla raccolta e alla lavorazione delle materie prime per quanto riguarda i vegetali o altre tipologie di prodotto. Gli stabilimenti sono dotati di un magazzino refrigerato, integrato con i sistemi di produzione, che può essere direttamente situato a fine linea, oppure essere terziarizzato a un fornitore esterno. La fase successiva nel processo di supply chain è rappresentata dal trasporto a temperatura controllata presso i magazzini degli operatori logistici, anch’essi refrigerati. Tale fase di trasferimento può avvenire attraverso differenti modalità di trasporto: la merce importata viene trasportata principalmente via mare, sia per tratte extraeuropee che continentali. La scelta di tale modalità, che consente il contenimento dei costi di trasporto, è compatibile con le caratteristiche degli alimenti surgelati, connotati da shelf-life elevata nel caso di corretta conservazione del prodotto. A seguito della fase di trasporto, una volta consegnata la merce presso i magazzini refrigerati degli operatori logistici, avvengono le fasi di stoccaggio dei prodotti e allestimento degli ordini destinati ai clienti. A valle di tale nodo la catena logistica può essere più o meno lunga, in funzione del tipo di cliente da servire e della tipologia di prodotto da consegnare. Infatti, il canale del catering e della Grande Distribuzione Organizzata possono essere serviti direttamente dall’operatore logistico o dai grossisti di primo livello, mentre il dettaglio tradizionale è solitamente caratterizzato da una catena più lunga comprendente i grossisti di primo e secondo livello. Con riferimento, invece, alle categorie merceologiche distribuite, si può evidenziare che per alimenti quali le carni e i vegetali surgelati riveste una maggiore importanza il canale del catering (42% dei flussi), rispetto al 40% della GDO e al 18% del dettaglio tradizionale. Per quanto riguarda i prodotti ittici, il canale principale è rappresentato dalla 30 novembre 2008 3 Fig. 3 - Dock shelter dotati di sigillante per l’attracco di mezzi refrigerati (cortesia Gruppo Marconi). 4 5 Fig. 4 - Scarico degli automezzi in banchina in ambienti a temperatura controllata (cortesia Gruppo Marconi). Fig. 5 - Termometro ad ago per la rilevazione della temperatura dei prodotti (cortesia CLO). Grande Distribuzione, con circa il 60% del totale dei flussi, seguito dalla distribuzione tradizionale (23%) e dal catering (17%). Le caratteristiche degli attori operanti nell’ambito della filiera del surgelato sono influenzate dalle notevoli barriere all’ingresso: gli investimenti in attrezzature e impianti e la complessità gestionale della catena del freddo hanno contribuito ad aumentare la dimensione degli operatori del settore, con l’entrata di fornitori di servizi logistici specializzati e della Grande Distribuzione Organizzata. Tali soggetti sono infatti in grado di sfruttare economie di scala, e hanno in genere a disposizione ingenti risorse finanziarie destinate a investimenti in strutture e tecnologie che permettono loro di essere particolarmente competitivi sul mercato attuale. Magazzinaggio e movimentazione dei prodotti surgelati Nel processo di consegna al cliente finale sono presenti numerose interfacce e passaggi fra i vari attori della filiera, rappresentati dai punti di disaccoppiamento dei flussi logistici. Tali “nodi” sono principalmente costituiti da magazzini frigoriferi, che devono presentare delle caratteri- Fig. 6 - Particolare delle anti-celle nei magazzini refrigerati (cortesia Gruppo Marconi). stiche tecniche adeguate allo svolgimento delle attività di stoccaggio e di movimentazione in condizione di refrigerazione negativa. Pertanto, rispetto a magazzini per merci convenzionali, i magazzini per la conservazione dei prodotti surgelati meritano un’analisi approfondita finalizzata a evidenziare le soluzioni tecniche e gestionali, implementate con l’obiettivo di rispondere ai particolari requisiti presentati dalla catena del freddo. Ma come avvengono le operazioni in tali contesti? Per rispondere a tale domanda si analizzerà un tipico processo logistico nell’ambito di un magazzino frigorifero, descrivendo le particolarità e le criticità in termini di requisiti, attrezzature e soluzioni tecnico-realizzative. A partire dalla fase di ricezione (inbound), i prodotti, generalmente pallettizzati, vengono scaricati dai mezzi refrigerati attraverso banchine dotate di dock shelter o di dock tunnel (figura 3), al fine di garantire minimi shock termici: in particolare, laddove sia prevista la consegna dei prodotti su gomma (che come si vedrà in seguito rappresenta la modalità di trasporto più diffusa), è infatti installato un sigillante, vale a dire una fascia di plastica flessibile lungo il perimetro interno del portone della baia, con lo scopo di garantire una pressoché totale adesione delle pareti del mezzo al portone stesso, assicurando pertanto la tenuta termica. È opportuno sottolineare che le alette di plastica costituenti il sigillante consentono una notevole adattabilità dell’unità tecnologica alle varie tipologie di automezzo, essendo flessibili e agendo da compensatori per automezzi di diverse dimensioni, fornendo inoltre una maggiore facilità di manovra di avvicinamento in retromarcia. Una volta attraccato l’automezzo e aperti i portelloni (figura 4) il personale addetto alla ricezio- Porte automatiche per il passaggio da anti-cella a cella (cortesia CLO). ne procede al controllo della merce direttamente all’interno dell’autocarro: oltre alla trasmissione da parte del trasportatore del tracciato delle temperature, viene effettuato un sondaggio dei prodotti mediante un termometro ad ago o a bulbo (figura 5), da inserire in una confezione di prodotto campione. Terminato il controllo, i prodotti vengono scaricati servendosi di carrelli elevatori frontali o di transpallet elettrici e vengono depositati in un’anti-cella: tale ambiente è una sezione del magazzino refrigerato a temperatura compresa fra 0 e 5°C (figura 6). In tale area, profonda 4-6 m, i prodotti stazionano per il tempo esclusivamente necessario (in genere non più di 5 minuti) per essere riconosciuti e immessi a sistema attraverso lettori scanner per la lettura di barcode, essere prelevati da carrelli a montante retrattile, e infine ubicati nella cella a refrigerazione negativa. Il passaggio da anti-cella a cella avviene attraverso porte automatiche a tenuta termica, azionate da pulsantiere o da tiranti a corda: il tempo in cui rimangono aperte per consentire il passaggio del carrello, interrompendo pertanto la tenuta della temperatura in cella, è stimabile in 15-20 secondi. Nel caso in cui sia previsto il passaggio solo di persone, e non di mezzi, possono essere implementati sistemi per l’apertura parziale della porta (passo uomo), al fine di limitare la dispersione del freddo. Al fine di limitare le perdite di tenuta, sono comunemente installate dietro la porta barriere sfondabili (figura 7), costituite da strisce verticali di PVC trasparenti e flessibili. Tuttavia, nei momenti di apertura della porta avviene un passaggio di aria calda e umida dall’anti-cella alla cella, ove è presente un’atmosfera controllata con un tasso di umidità prossimo allo zero. Il passaggio di aria comporta la formazione di Tecnologia RFid a supporto della catena del freddo Una corretta gestione della cold chain, rappresenta, nel settore dei prodotti surgelati, la principale leva su cui intervenire per migliorare sensibilmente il posizionamento competitivo aziendale. È stata questa la considerazione che ha spinto la divisione Gelati di Nestlè Italia a valutare la possibilità di utilizzare una soluzione tecnologica per il monitoraggio delle temperature e il miglioramento della gestione della propria catena del freddo, con particolare riferimento alla categoria merceologica dei gelati (Antica Gelateria del Corso). Nel corso del 2007 il Politecnico di Milano ha realizzato un progetto pilota di RFId Assessment al fine di valutare la fattibilità tecnicoeconomica dell’impiego di tecnologie Wireless Sensor Network. L’obiettivo principale era un controllo diretto dell’intero processo distributivo, fino al momento della vendita, di un prodotto, il gelato, di fondamentale importanza nella creazione del valore del brand Nestlè e particolarmente sensibile agli sbalzi di temperatura per il mantenimento delle proprie qualità, principalmente di quelle organolettiche. La soluzione tecnologica individuata per un monitoraggio preciso e accurato delle temperature lungo tutta la filiera prevede un sistema di controllo della catena del freddo, della società svizzera IP01, funzionante in modalità wireless che consente la raccolta, l’immagazzinamento automatico e l’accesso ai dati tramite sensori (in questo caso di temperatura) e attuatori (con funzioni di allarme). Qualsiasi tipo di sensore può essere connesso al sistema di IP01, e l’accesso ai dati che questo raccoglie è realizzato tramite un Internet browser. La peculiarità della soluzione Wireless Sensor Network individuata è rappresentata dalla possibilità di applicare i sensori e le infrastrutture hardware necessarie su una pluralità di differenti e consecutivi nodi della cold chain. In particolare i sensori possono essere inseriti presso le celle frigorifere dei depositi primari, sui mezzi di trasporto della distribuzione primaria e secondaria, nelle celle frigorifere dei depositi periferici e all’interno dei banchi frigo installati presso i punti vendita. La soluzione IP01 consente di effettuare e registrare misurazioni della temperatura in real time e, per mezzo di un sito web dedicato e collegato al database centrale, controllare l’andamento dettagliato delle temperature rilevate dai sensori in ogni punto della filiera. novembre 2008 31 Distribuzione Garantire l’integrità Fig. 7 - Formazione di brina sulle pareti del magazzino in corrispondenza dell’ingresso alla cella (cortesia CLO). Scaffalature porta pallet all’interno della cella del magazzino frigorifero (cortesia CLO). Fig. 8 - Carrelli a montante retrattile cabinati (cortesia CLO). 32 novembre 2008 una certa quantità di brina all’interno della cella nei pressi della porta, rendendo scivoloso il pavimento. Ciò rappresenta uno dei maggiori rischi per gli operatori durante le attività. Per tale ragione, è possibile prevedere l’inserimento di una bussola di separazione fra anti-cella e cella, vale a dire di una doppia porta destinata a ridurre ulteriormente il volume di aria umida in entrata nella cella. La formazione di ghiaccio o brina all’interno della cella, se non dovuta alle cause sopra descritte, costituisce un importante segnale di anomalia nel funzionamento e nella conduzione della cella frigorifera: infatti, tale fenomeno può essere indice di malfunzionamento degli impianti oppure, nel caso in cui il ghiaccio compaia su di un pallet, del fatto che un prodotto è stato soggetto a scongelamento nelle fasi a monte della catena del freddo. Al fine di ridurre la formazione di brina in cella, vengono installati sistemi di deumidificazione finalizzati all’abbassamento del livello di umidità dell’aria. Le operazioni di ubicazione e prelievo avvengono generalmente con logica FEFO (First Expired First Out) per mezzo di carrelli a montante retrattile, opportunamente modificati: le case costruttrici, che mettono a disposizione degli operatori logistici carrelli con contratti full rental (con incrementi in media del 20% rispetto ai contratti per carrelli destinati a operare in condizioni standard), allestiscono i mezzi per poter operare alle basse temperature tramite cavi siliconati, circuiti pneumatici e tubazioni speciali, olio e fluidi antigelo, batterie specifiche a maggiore amperaggio (a causa delle basse temperature di esercizio che tendono a ridurre la carica delle batterie standard) e protezioni aggiuntive quali resistenze sui comandi, nel timone e nelle parti mobili. Altre modifiche a livello tecnico riguardano inoltre la perneria e i rotismi, necessariamente in acciaio inox e maggiormente ingrassabili rispetto allo standard. I display a cristalli liquidi sono protetti con un migliore isolamento termico, così come gli interruttori (l’isolamento garantito per cella frigo ha un grado IP 67). Le mandate d’aria di refrigerazione del motore vengono dotate di filtri al gel per evitare fenomeni di condensa e umidità. Inoltre tutte le parti esposte del carrello, nonché i punti di saldatura dei montanti e delle cabine, sono protetti contro la ruggine tramite Tectyl. I motori e gli organi di sollevamento sono propriamente progettati per celle frigo e la loro resistenza è oggetto di severe verifiche. Anche la gommatura del Formazione di nevischio al passaggio fra cella e anticella (cortesia CLO). la logistica integrata del freddo “Anticipare i bisogni futuri del mercato e sviluppare l’innovazione tecnologica ottimizzando obiettivi di efficienza e qualità produttiva”. Sono queste le scelte strategiche del gruppo Marconi, attivo dal 1968, che ha saputo evolversi negli anni, con passione e professionalità, per riuscire a soddisfare al meglio le esigenze di un mercato in continua crescita. Il successo di questa società di grande esperienza si deve al fondatore del gruppo, cavaliere Orlando Marconi, classe 1927, che ha intuito lo sviluppo nel tempo del settore degli alimenti surgelati e ha dato vita alle prime celle frigorifere a San Benedetto del Tronto. Oggi il gruppo Marconi si occupa di logistica integrata del freddo, associando all’attività di magazzinaggio puro quella della distribuzione fisica, con mezzi frigoriferi, alle grandi catene di distribuzione e alle piattaforme logistiche. La holding gestisce la logistica di molte importanti aziende di gelati e surgelati in tutto il territorio italiano e si colloca fra le prime aziende del settore. Il gruppo dispone oggi di più di 1,5 milioni di m3 di celle frigorifere suddivise tra le aziende che fanno parte della società: la Central Frigor Marconi, prima azienda del gruppo, la Marconi Industria del Freddo, presente dal 1988 nella zona industriale Campolungo di Ascoli Piceno, la Marconi Fredditalia (1991) sita ad Alanno Scalo in provincia di Pescara e la Marconi Freddeuropa, nata nel 2005 a Fidenza in provincia di Parma (che rappresenta il primo caso di co-presenza all’interno di una stessa piattaforma logistica di spazi dedicati alle merci sia di produttori che di distributori). I punti di forza che hanno distinto l’attività di questo gruppo sono numerosi. Le scelte di localizzazione, la massima cura dedicata al rispetto di quei parametri fondamentali che garantiscono il mantenimento ideale della catena del freddo, la qualità dei servizi e l’orientamento a una moderna customer satisfaction, i sistemi informativi di cui la società si è dotata sono alcuni degli elementi che hanno rappresentato e rappresentano tutt’oggi un mix di sicuro successo. Tutte le sedi del gruppo sono collocate in una posizione assolutamente baricentrica rispetto alle zone di produzione o alle aree di maggior consumo dei prodotti alimentari surgelati, gelati e congelati e in prossimità di importanti vie di comunicazione al fine di garantire un’accessibilità ottimale. Il gruppo si è dotato di sistemi operativi e informativi per il controllo automatico degli impianti e per l’integrazione con le aziende clienti. Inoltre, dal 1999 sono stati introdotti sistemi di lettura e controllo in radio frequenza, in piena rispondenza ai requisiti della norma sulla tracciabilità dei prodotti alimentari. Orlando Marconi, fondatore del Gruppo Marconi. carrello è molto importante, infatti per garantire una perfetta aderenza al suolo, vengono consigliate gommature scolpite, che permettono una maggiore aderenza alla pavimentazione rispetto alla classiche gommature in vulkollan o cushion. È possibile inoltre equipaggiare i carrelli con cabine di protezione, realizzate in vetro, dotate di riscaldamento (figura 8). Soprattutto qualora quest’ultimo venga attivato, il passaggio dalla cella all’anti-cella (e viceversa) comporta la necessità di sbrinare le superfici vetrate della cabina. Per tale ragione, è presente un sistema di sbrinamento del tutto analogo a quello montato sui lunotti delle autovetture. Una criticità legata alle cabinature dei carrelli è rappresentata dall’estrema fragilità del vetro a temperature inferiori di alcune decine di gradi allo zero. Per tale ragione, è possibile che i cristalli vengano frantumati accidentalmente per manovre di chiusura o apertura della cabina. L’edificio in cui è inserita una cella è di fatto simile a un immobile logistico convenzionale: altezze sottotrave di 10,5 m, ampie luci fra i pilastri e attrezzature di material handling quali scaffalature porta-pallet, drive-in e scaffali compattabili rappresentano soluzioni realizzative comunemente implementate. Nel caso in cui la configurazione dei flussi logistici ne renda conveniente l’utilizzo, sono possibili installazioni di impianti automatici in grado di operare a temperature negative. Fra le soluzioni implementate è possibile menzionare l’automazione delle scaffalature compattabili (figura 9) e rail automatici di collegamento fra anti-cella e cella. Le maggiori differenze rispetto ai magazzini tradizionali risiedono nelle coibentazioni, estese sull’intera “scatola” dell’immobile tramite l’installazione di pannelli sandwich isolanti di poliuretano a giunto schiumato (di spessore pari a 26 cm, contro i 6 cm dei magazzini a refrigerazione positiva) e lamiere di copertura spesse (fino novembre 2008 33 Distribuzione Garantire l’integrità Roll container frigoriferi per il trasporto degli alimenti surgelati (cortesia CLO). Fig. 9 - Scaffalature porta-pallet compattabili e carrello a montante retrattile cabinato (cortesia BTCesab). a 5 decimi), che possono rendere la struttura laterale autoportante. Altri particolari che distinguono i magazzini refrigerati sono costituiti dalle pavimentazioni, progettate per avere una maggiore resilienza in virtù dell’incrementata fragilità dei materiali in condizioni di temperatura negativa e trattate al quarzo per la resa antipolvere, e dalla presenza di impianti per il condizionamento e il mantenimento della temperatura. In particolare, la tecnologia per la refrigerazione negativa prevede l’utilizzo di impianti frigoriferi con evaporatori a circuiti ad allagamento e a espansione diretta di ammoniaca, con temperature di aspirazione differenziate per ottimizzare i consumi energetici e intercettazioni e regolazioni situate in un apposito locale macchine (figura 10). L’azionamento dei compressori, e di conseguenza degli evaporatori, dipende ovviamente dalle necessità di ripristino della temperatura nelle celle: tale necessità è funzione non solo del volume di attività all’interno del magazzino (e pertanto del numero di aperture delle porte con conseguenti interruzioni della tenuta termica), ma anche del tipo di prodotti da stoccare. 34 novembre 2008 Infatti prodotti caratterizzati da notevole densità, quali la carne o il pesce, richiedono un minore sforzo frigorifero rispetto alle verdure, ai gelati o ai legumi, ove il packaging e le caratteristiche fisiche del prodotto stesso implicano una maggiore presenza di aria da raffreddare. I consumi, ben superiori rispetto a un magazzino a temperatura ambiente, rappresentano una criticità notevole soprattutto in relazione all’attuale crescita dei costi dell’energia. Anche per tale ragione, l’attivazione dei compressori è generalmente limitata all’orario notturno, onde sfruttare tariffe energetiche più convenienti. Nel corso degli anni, l’innovazione tecnologica del settore si è concentrata maggiormente sulla conservazione, piuttosto che sulla produzione del freddo. Infatti, eccezion fatta per la progettazione di compressori ed evaporatori più efficienti, isolanti ad alte prestazioni e studi sul dimensionamento e sul posizionamento delle porte (per mezzo di termofoto, in grado di evidenziare i punti a maggiore caduta termica, quali i giunti fra pannelli e pareti) hanno consentito di limitare progressivamente le dispersioni energe- tiche. Un impianto di illuminazione con lampade a vapori di mercurio, attivato continuamente durante l’attività di magazzino, completa la dotazione impiantistica del magazzino refrigerato: non essendo prevista l’illuminazione zenitale con pannelli trasparenti, per limitare il riscaldamento da irraggiamento, è necessario ricorrere all’illuminamento artificiale. Per quanto riguarda il supporto informatico alle operazioni di magazzino, a causa delle condizioni estreme di esercizio, sono in dotazione appositi lettori scanner per codici a barre in radiofrequenza, capaci di garantire l’operatività alle basse temperature. Tale capacità è garantita attraverso circuiti opportunamente coibentati e tramite accorgimenti quali supporti riscaldati da montare sui carrelli che impediscono la formazione di condensa sul supporto di protezione del lettore laser (che andrebbe a limitare le capacità di lettura soprattutto a distanza). In alternativa, liste di ubicazione cartacee e matite sono da preferirsi alle penne a sfera. Nell’ambito delle attività di magazzino esistono tecnologie, quali il voice picking, che si dimostrano parti- Fig. 10 - Sala macchine con compressori per l’attivazione degli evaporatori (cortesia Gruppo Marconi). Automazione per i magazzini refrigerati Fig. 11 - Operazioni di picking con l’utilizzo di transpallet ed equipaggiamento degli operatori (cortesia CLO). Il nuovo sito produttivo Vegitalia, azienda trasformatrice di alimenti vegetali situata a Cosenza, tratta la refrigerazione di prodotti provenienti dalle aree limitrofe. Il prodotto, una volta surgelato e imbustato, viene confezionato e pallettizzato prima dell’immagazzinamento in modo completamente automatico onde garantirne la tracciabilità in un ciclo controllato. Il processo si basa sull’utilizzo di un magazzino intensivo automatico a bassa temperatura (- 27 °C), dalla capacità complessiva di 9.300 unità di carico, dedicato allo stoccaggio di materiali semilavorati e finiti. L’impianto è costituito da 2 corridoi serviti da 2 trasloelevatori automatici attrezzati ciascuno con carrello satellite, canali di stoccaggio configurabili in termini fisici e logici per l’immagazzinamento di unità di carico di dimensioni omogenee e identificabili automaticamente in più profondità. Tale magazzino è provvisto di una testata dislocata su un unico livello che comprende: componenti del sistema di movimentazione automatizzata che trasportano il materiale sia dalla baia di ricevimento dalla produzione, sia dalle baie di carico/scarico automezzi, al magazzino intensivo; componenti del sistema di movimentazione automatizzata che trasportano il materiale dal magazzino intensivo sia alle baie di carico/scarico automezzi, sia alla baia di uscita verso i reparti produttivi; componenti del sistema automatizzato che movimentano il materiale tra le baie del magazzino intensivo e le baie di produzione e viceversa, attraverso l’ausilio di 3 carrelli a guida laser (LGV). Oltre a 3 trasloelevatori Siemens tipo DEMATIC SR-U1200/1, sono presenti linee di convogliamento per la movimentazione delle unità di carico fra le varie aree di utilizzo composte da rulliere motorizzate, catene motorizzate, tavole girevoli a rulli motorizzati e carrello trasferitore. L’impianto opera con tempi di ciclo medi (secondo norme FEM 9.851), riferiti al singolo trasloelevatore con saturazione macchina al 100% e prelievo/deposito in terza profondità, in grado di assicurare potenzialità di ciclo semplice pari a 50 cicli/ora e di ciclo combinato pari a 30 cicli/ora. colarmente efficienti a temperature negative: la strumentazione può essere facilmente inserita all’interno del vestiario degli operatori, sfruttando perciò l’isolamento termico offerto dai giacconi, senza creare impedimento al personale e senza la necessità di manipolazione di periferiche quali tastiere o pistole. La possibilità, poi, di operare senza ingombri per gli arti rende il voice picking particolarmente adatto a gestire il prelievo “sotto zero” (figura 11). Oltre a fattori tecnologici, esistono anche fattori fisici che rendono difficoltose le attività con periferiche in tali condizioni: la dotazione di dispositivi individuali di protezione degli operatori (che comprende guanti, giacca termica, passamontagna o cuffia, scarpe antinfortunistiche) è tale da impedire l’uso delle tastiere normali dei terminali, introducendo pertanto la possibilità di commettere errori e compromettendo la produttività degli operatori. Per tale ragione, i pul- novembre 2008 35 Distribuzione Garantire l’integrità Fig. 12 - Voice picking per le operazioni di prelievo nei magazzini refrigerati. santi di attivazione della lettura negli strumenti dedicati ai magazzini frigoriferi sono maggiorati come dimensioni e offrono migliore risposta agli ingombri. Per quanto riguarda l’attività di rifornimento dello stock di picking (abbassamento), il carrello utilizzato è di nuovo un retrattile cabinato o non (in funzione delle soluzioni organizzative adottate dall’azienda). Le operazioni di prelievo avvengono a terra, mediante l’ausilio di transpallet elettrici dotati di pedana con superficie antiscivolo, per garantire la massima sicurezza anche 36 novembre 2008 in presenza di superfici scivolose e di ghiaccio (figura 10). Per quanto riguarda l’allestimento di ordini destinati ai magazzini dei distributori (per alimentare il trasporto primario), l’unità di carico è rappresentata dai pallet o in alternativa dai roll-container (da scegliersi per l’allestimento di ordini di punti vendita di dimensioni più limitate o qualora sia necessario effettuare consegne multi-drop). A volte, si utilizzano rollcontainer frigoriferi, dotati di pareti coibentate e piastre eutettiche per mantenere la temperatura nei diversi comparti (figura 12). Tali unità di carico offrono infatti la possibilità di organizzare carichi multi temperatura all’interno di un singolo roll-container (tramite la separazione in comparti a diversa temperatura è infatti possibile trasportare prodotti freschi e surgelati su veicoli non coibentati, incrementando flessibilità e mantenendo la continuità della catena del freddo). Tuttavia, tali unità di carico comportano, oltre a costi maggiori rispetto alle soluzioni standard, anche limiti dal punto di vista delle dimensioni utili interne e delle portate disponibili (difficilmente più di 45 colli caricabili), oltre a maggiore complessità gestionale legata al ritorno dei vuoti, non collassabili. Una volta allestito l’ordine, i pallet vengono stoccati in prossimità delle porte di uscita, ma ancora all’interno della cella, ove è allestita un’area specifica destinata agli ordini già consolidati e in attesa di spedizione, per esempio dall’ultimo cut-off fino all’arrivo dell’automezzo per il carico. In fase di carico, i prodotti permangono all’esterno della cella giusto il tempo (2-3 minuti) di venir caricati sul cassone pre-raffreddato dell’automezzo. Le condizioni di esercizio del tutto particolari e differenti rispetto a un magazzino tradizionale implicano che gli operatori (che usufruiscono dell’indennità di cella per quanto riguarda le retribuzioni) vengano formati al fine di poter sal- vaguardare le proprie condizioni di salute. I passaggi da cella ad anti-cella, ma soprattutto dagli ambienti refrigerati all’ambiente esterno implica il rispetto di una procedura di adattamento progressivo per l’organismo: sbalzi eccessivi di temperatura possono creare inconvenienti quali cali di pressione o collassi. Oltre alle condizioni di salute, devono essere considerati significativi elementi di ergonomia, quali il fatto che i colli da prelevare in media pesano 10-12 kg, fino ai 20 kg del pesce o della carne: le implicazioni sulla mobilità degli operatori, che movimentano pesi a temperature rigide, sono evidenti. Oltre a ciò, è necessario considerare che uno dei rischi maggiori in fase di lavoro è rappresentato dagli scivolamenti. Anche in tale caso è necessario formare gli operatori in modo da renderli consapevoli e attenti a tale criticità, limitando per quanto possibile le cause alla base di tale rischio. Analogamente, la movimentazione con carrelli deve essere eseguita con il rispetto di prescrizioni, in quanto la diffusa presenza di barriere sfondabili rende precaria la visibilità in fase di passaggio fra cella e anti-cella. Come si può valutare dalla descrizione di un processo logistico tipico, esistono numerose problematiche gestionali legate alle condizioni operative di esercizio, definibili senza dubbio come “estreme”. Gli accorgimenti indicati rappresentano soluzioni spesso studiate ad hoc per gli specifici casi, anche se dal punto di vista gestionale si tratta di logiche applicabili a tutti gli anelli di interfaccia (punti di disaccoppiamento dei flussi logistici) presenti nella catena del freddo. Il trasporto nella catena del freddo Il trasporto rappresenta all’interno della catena del freddo un fondamentale anello di congiunzione fra i vari nodi della rete distributiva: i prodotti devono infatti transitare lungo la filiera sen- Mappa dei magazzini frigoriferi e delle aziende produttrici di alimenti surgelati in Italia. za subire shock termici. Pertanto, gli stringenti requisiti che il trasporto deve soddisfare al fine di mantenere intatta la catena del freddo hanno una serie di implicazioni sulle soluzioni impiantistiche implementate. A prescindere dalla modalità selezionata, è necessario che i mezzi di trasporto siano in grado di mantenere la temperatura dei prodotti entro il limite dei 18 gradi negativi (con tolleranza di 3°C). Ciò comporta l’utilizzo, per il trasporto marittimo, di container refeer termicamente isolati con unità di refrigerazione incorporata, di automezzi refrigerati con cella coibentata, carri ferroviari refrigerati e aerei dotati di ULD (Unit Load Device) frigorifere. Il trasporto su gomma, in particolare, rappresenta la modalità prevalente per quanto riguarda la distribuzione dei prodotti surgelati su scala nazionale, soprattutto per quanto concerne le connessioni fra i nodi della rete e l’ultimo miglio. Per tale ragione l’analisi verrà focalizzata su Servizi logistici nella catena del freddo tale modalità di trasporto. La catena del freddo richiede l’installazione di allestimenti frigoriferi, che prevedono una cella frigorifera e, ove necessario, un gruppo frigorigeno. Infatti, esistono diverse tipologie di allestimenti, in funzione del grado di coibentazione dell’automezzo e della temperatura da raggiungere e mantenere all’interno della cella, vale a dire della capacità termica di cella e impianto in funzione delle specifiche esigenze di trasporto. Innanzitutto, è necessario distinguere fra le furgonature frigorifere (FR) e le coibentazioni su furgoni frigoriferi (COF). All’interno di queste, poi, sono presenti altre classificazioni che indicano la capacità termica del mezzo di trasporto, con riferimento alla tipologia di prodotto da trasportare, e in particolare freschi, surgelati e congelati. In funzione della temperatura mantenuta all’interno della cella, è possibile distinguere in tre classi: CLO Servizi Logistici (Cooperativa Lavoratori Ortomercato) nasce come Cooperativa Facchini nel 1937 a Milano. L’azienda inizialmente si è occupata di fornire manodopera per le operazioni di facchinaggio del mercato ortofrutticolo di Milano. Negli anni ’80 CLO, da semplice provider di manodopera per le attività di handling, si specializza nella fornitura di servizi di logistica integrata per le aziende della Grande Distribuzione, ampliando la propria gamma di offerta con il trasporto e la gestione “chiavi in mano” del magazzino, oggi attività core dell’azienda. Alla fine degli anni ’90, all’attività principale si è affiancato il business immobiliare con la realizzazione della società Immobiliare Logistica S.p.A. Nel 2003 l’azienda effettua un ulteriore passo in avanti in direzione dell’offerta di servizi completi attraverso la costituzione di CLO Management, struttura di progettazione e Ingegneria Logistica, con la quale CLO si propone sul mercato degli operatori del settore come provider di un servizio di progettazione e gestione dei sistemi logistici totalmente integrato. Nel corso dei decenni CLO ha sviluppato la propria attività operando su scala nazionale con una serie di nuovi impianti logistici per la gestione dei beni di largo consumo. In particolare, CLO è concentrata sullo stoccaggio di prodotti secchi food e no food per oltre il 50% del fatturato, mentre il 40% circa deriva dalla gestione di prodotti freschi e il restante 10% dal comparto dei surgelati. L’azienda dispone oggi di una rete di magazzini situati in Lombardia (ad esempio, siti di Siziano, Tribiano e Lacchiarella), Liguria, Marche e Abruzzo, movimentando oltre 170 milioni di colli all’anno servendosi di più di 750 mezzi di movimentazione interna e impiegando oltre 900 soci lavoratori. Gli spazi dedicati alle attività di stoccaggio conto terzi e alla distribuzione sono gestiti con le più moderne tecnologie e con sistemi informatici di proprietà. novembre 2008 37 Distribuzione Garantire l’integrità • A: fino a 0°C; • B: fino a -10°C; • C: fino a -20°C. Oltre alla capacità termica, gli allestimenti vengono distinti in normali (N) e rinforzati (R) a seconda del tipo di struttura che costituisce la cella. Oltre a fattori fisico-strutturali, la suddivisione riguarda la capacità di limitare la dispersione termica, che viene misurata tramite un coefficiente (k). Minore è il coefficiente, minore sarà la dispersione: gli allestimenti N hanno valori di k compresi fra 0,7 e 0,4, mentre gli allestimenti R hanno un coefficiente inferiore a 0,4. Considerando nel dettaglio il gruppo frigo, generalmente l’installazione avviene sulla testa del cassone, in una posizione aerodinamicamente favorevole soprattutto con riferimento alla maggiore possibilità di dispersione del calore, incrementando l’efficienza dello scambiatore termico. Tuttavia, soprattutto per quanto riguarda gli automezzi di grande dimensione, il gruppo frigo può essere installato al di sotto della cella in un apposito vano laterale. Analizzando invece le caratteristiche del vano di carico, è opportuno sottolineare innanzitutto che, sebbene la presenza delle coibentazioni possa rappresentare un elemento di riduzione della portata utile, anche in termini di volumetria interna, l’evoluzione degli allestimenti isolati consente limitazioni delle capacità quasi trascurabili. Ad esempio, sugli autoarticolati è possibile caricare 33 pallet 80x120 cm. In particolare, lo spessore delle pareti della cella è di circa otto centimetri, e pertanto rispetto ai veicoli con cassone non coibentato, la capacità di carico risulterebbe ridotta: per tale ragione, al fine di caricare due file di pallet 80x120 cm, il codice della strada ha concesso ai veicoli operanti secondo la normativa ATP (Accord Transport Perissable - accordi sul trasporto internazionale delle derrate alimentari e sui mezzi speciali) una larghezza massima di 260 cm. Tale normativa definisce i requisiti per la costruzione degli allestimenti isotermici per il trasporto refrigerato dei prodotti deperibili. Oltre alla norma ATP, vi è il decreto legislativo 155/97, che introduce il principio dell’autocontrollo per la verifica igienico sanitaria delle condizioni di trasporto e conservazione dei prodotti (con elementi del sistema HACCP per quanto concerne i rischi di contaminazione degli alimenti) e per l’individuazione delle operazioni da eseguire per eliminare, prevenire e minimizzare i rischi individuati. Le altre normative sono rappresentate dal decreto ministeriale 493/95 (relativo al controllo delle temperature degli alimenti surgelati), dal decre- Fig. 13 - Semirimorchio refrigerato multitemperatura. 38 novembre 2008 MagazzInI FRIgoRIFeRI e dIsTRIBuzIone Frigoscandia s.p.a. è un’azienda nata nel 1970 come consociata di un grande gruppo svedese specializzato nei servizi logistici per prodotti alimentari a temperatura controllata. acquisita da un imprenditore italiano nel 1981, ha sviluppato una considerevole esperienza nel campo della logistica integrata del freddo che le permette oggi di proporre un servizio assolutamente affidabile, efficiente e sicuro alle maggiori catene della grande distribuzione organizzata e alle aziende alimentari operanti in regime di freddo. Frigoscandia opera attraverso due depositi, s. pietro all’olmo (MI) e santa Maria di sala (Ve), la cui localizzazione risulta funzionale ai fini della copertura distributiva nel nord Italia di interesse della stessa azienda, e strategica per la vicinanza alle principali vie di comunicazione nazionali. La capacità totale dei magazzini è di circa 170.000 m3 suddivisi in celle frigorifere la cui temperatura è controllata da un sistema di rilevazione computerizzato costantemente attivo. Frigoscandia si avvale della tecnologia vocale, adottata per la gestione delle attività di magazzino, e dispone di un sistema informativo in grado di visualizzare in tempo reale le informazioni richieste dai clienti e di monitorare lo stato delle celle frigorifere. to legislativo 110/92 (riguardante gli strumenti di registrazione automatica della temperatura dell’aria negli automezzi coibentati), dal regolamento 37/2005 (contenente disposizioni sul controllo delle temperature negli automezzi e nei locali di immagazzinamento). Un’ultima normativa è rappresentata dalla decreto legislativo sulla tracciabilità degli alimenti (Regolamento CE 178/02). È prevista l’installazione di termoregistratori piombati in prossimità della cabina: tali strumenti forniscono il tracciato delle temperature dell’aria all’interno della cella, effettuando misurazioni a intervalli regolari. I tracciati vengono utilizzati da clienti e fornitori di servizi di trasporto per monitorare la coerenza dell’andamento delle temperature con gli orari ai quali Operazioni di trasbordo ferroviario di container refrigerati. Uno speciale abbigliamento termico è necessario per gli operatori alla guida di carrelli non cabinati all’interno delle celle frigorifere (cortesia BTCesab). sono avvenute attività di carico e scarico. In termini di allestimento della cella, si stanno diffondendo progressivamente delle soluzioni multi temperatura, che consentono, come descritto per le unità di carico, di sezionare il vei- colo in comparti a differente temperatura (figura 13). Tale opzione, che può prevedere elementi modulari o compartimenti configurabili, è sfruttata anche per creare piani per unità di carico piccole e non sovrapponibili. In particolare esi- stono paratie di separazione e diffusori frigoriferi separati, nonché porte non condivise, che permettono l’accesso ai singoli comparti a diversa temperatura. Un’attrezzatura spesso utilizzata è costituita dalla sponda idraulica in coda al veicolo: il costo di investimento per tale dotazione è compensato dall’incremento di produttività nelle operazioni di carico e scarico della merce, fondamentali nella catena del freddo, soprattutto in caso di consegne multi-drop. In tali contesti possono essere installate nel cassone dell’automezzo pareti mobili a scorrimento, che consentono di ridurre il volume di aria da raffreddare, in seguito al progressivo scarico del veicolo dovuto alla sequenza di consegne completate. Per quanto riguarda le possibili varianti agli allestimenti di base, è inoltre possibile citare la presenza di soluzioni mirate all’eliminazione del gruppo frigo con compressore trascinato: si tratta di sistemi dotati di piastre eutettiche in grado di mantenere la temperatura all’interno della cella, senza bisogno di gruppi frigoriferi (tecnologia basata sulla refrigerazione passiva). Infine, è importante sottolineare come le celle frigorifere siano caratterizzate da una vita utile di circa 12 anni, al termine della quale è necessaria una nuova omologazione. Tuttavia, terminati i primi 6 anni di attività, la cella deve essere collaudata nuovamente dagli organi competenti, che ne certificano la conformità per i successivi 3 anni. ■ Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Giovanna Bertani e Luca Fabbri (BTCesab), Lorenzo Borgi e Walter Ungaro (CLO), Adriano Federici e Orlando Marconi (Gruppo Marconi), Francesco Giorgio e Luca Rizzato (Dematic Italia), Alessandro Perego e Angela Tumino (Politecnico di Milano), Renato Pizzo (Frigoscandia). novembre 2008 39