Percorso approfondimento per catechisti 2010-2011 Accompagnare i genitori nel percorso catechistico dei figli Approfondimento per catechisti Prese con se il padre e la madre della bambina Mc 5,40 Famiglia e comunità cristiana nell’educazione alla fede e nel cammino dell’iniziazione cristiana D. Gerardo Giacometti 1. Genitori e figli alla luce di Gesù Sono frequenti le occasioni in cui Gesù interviene con genitori e figli: l’incontro con i genitori che gli presentano i loro bambini in base a una domanda religiosa: Mt 19,13 Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». 15E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là. Il rimprovero non è rivolto tanto ai bambini quanto a coloro che li portano da Gesù, ai genitori dunque che cercano in Gesù un gesto di attenzione simile a quello che veniva richiesto ai rabbì del tempo. Lo zelo dei discepoli vuol far capire che Gesù non è un rabbì come gli altri e che vanno verificate le motivazioni di fede. Gesù però sembra ridurre la preoccupazione dei discepoli, accogliendo la richiesta dei genitori. Impone le mani sui bambini e indica in loro il segno dell’accoglienza del regno. L’accoglienza dei bambini da parte di Gesù diviene insegnamento per gli adulti. I due verbi che Gesù utilizza sono importanti: lasciateli. È rivolto ai discepoli invitati a “lasciare” che gli adulti con i loro figli si possano accostare a Gesù anche con motivazioni deboli: da lì si parte. E poi: “non impedite” che i bambini vengano da Gesù. La proposta di Gesù è rivolta anche a loro, pienamente partecipi di quel regno che egli è venuto a inaugurare. Il brano ci suggerisce dunque la necessità di riconoscere una relazione virtuosa genitori-figli in relazione a percorsi religiosi o di fede. I bambini, portati da Gesù con varie motivazioni sono l’occasione rivolta anche agli adulti di crescere secondo le prospettive del regno. Gli episodi di guarigione e di restituzione alla vita. Vi è la risurrezione del figlio della vedova di Nain (Lc 7,11-17), la guarigione del ragazzo epilettico portato dal padre (Mt 17,14-18), la guarigione della figlia della Cananea (Mt 15,21-28), la risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5, 21-24.35-43). In quest’ultimo episodio osserviamo l’intervento di Gesù in un’esperienza familiare segnata dalla malattia e dalla morte. Mc 5,21 Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. […] 35 Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della 1 Percorso approfondimento per catechisti 2010-2011 Accompagnare i genitori nel percorso catechistico dei figli sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Ciò che muove il padre è una richiesta di vita per sua figlia. L’incontro con Gesù è rivolto a questa esigenza. Il brano consente di capire tuttavia che la vita vera non è separabile dalla fede: «Non temere, soltanto abbi fede!». Solo custodendo la fede in Gesù l’uomo trova pienezza di vita. E avere fede significa fidarsi di Gesù, pregarlo di intervenire, sfidare la mentalità corrente e la rassegnazione, essere testimoni di quello che compie, agire responsabilmente per custodire il dono. Il brano ci suggerisce la necessità di incrociare la catechesi con una richiesta di vita. Si tratta di fare alleanza con il desiderio di un genitore di veder crescere un figlio in maniera sana e armoniosa, perché la sua vita sia custodita, preservata dai pericoli. Nello stesso tempo si tratta di aiutarlo a capire che le misure della vita vera le conosce e le apre solo Gesù. La proposta cristiana non è rivolta all’indottrinare, ma a liberare vita. La catechesi è l’occasione per conoscere tale vita, per incoraggiarla, per liberarla da quello che la riduce o la blocca. È l’occasione per rialzare quella parte di vita che talvolta è addormentata, anche a motivo di un’azione educativa assopita. Un ragazzo che diventa uomo in pienezza e vive in pienezza solo quando percorre movimenti “ascensionali”: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». È la prospettiva della risurrezione che Gesù sta indicando: solo essa rende piena la vita. 2. Ruolo educativo dei genitori in ordine alla fede Una delle direttrici che guida l’attuale stagione di rinnovamento dei processi dell’iniziazione cristiana e della catechesi che li accompagna è il coinvolgimento della famiglia. Ma tale sensibilità è frutto di una convinzione che la chiesa da tempo afferma. Da un lato bisogna comprendere e valorizzare il ruolo della famiglia in relazione all’educazione e all’educazione alla fede. Dall’altro bisogna non caricare le sue responsabilità: la famiglia di fatto è rappresentata dalle famiglie, con la diversità di situazioni e sensibilità che esse vivono al loro interno. Inoltre vi è un ruolo educativo legato alla fede che appartiene alla comunità nel suo insieme e non solo alla famiglia. Dal Concilio in avanti si è sviluppata la consapevolezza del ruolo determinante della famiglia nell’educazione dei figli. È interessante il fatto che i vari documenti indichino nel compito educativo dei genitori l’esistenza di un “primato”. Esso è stato ribadito anche nei recenti Orientamenti pastorali per il secondo decennio del 2000 Educare alla vita buona del vangelo. Nell’orizzonte della comunità cristiana, la famiglia resta la prima e indispensabile comunità educante. Per i genitori, l’educazione è un dovere essenziale, perché connesso alla trasmissione della vita; originale e primario rispetto al compito educativo di altri soggetti; insostituibile e inalienabile, nel senso che non può essere delegato né surrogato. (EVBV 36) Non è un compito facile, ricordano gli Orientamenti: è esposto alla fragilità della famiglia e ai condizionamenti esterni. Tale primato tuttavia permane e riguarda anche l’educazione alla fede. 2 Percorso approfondimento per catechisti 2010-2011 Accompagnare i genitori nel percorso catechistico dei figli Nonostante questi aspetti, l’istituzione familiare mantiene la sua missione e la responsabilità primaria per la trasmissione dei valori e della fede. Se è vero che la famiglia non è la sola agenzia educatrice, soprattutto nei confronti dei figli adolescenti, dobbiamo ribadire con chiarezza che c’è un’impronta che essa sola può dare e che rimane nel tempo. La Chiesa, pertanto, si impegna a sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori, promuovendone la competenza mediante corsi di formazione, incontri, gruppi di confronto e di mutuo sostegno (EVBV 36). Tale azione primaria non esclude la necessità di altri interventi. - Interventi di supporto all’azione della famiglia: Ogni famiglia è soggetto di educazione e di testimonianza umana e cristiana e come tale va valorizzata, all’interno della capacità di generare alla fede propria della Chiesa. A essa sacerdoti, catechisti e animatori devono riferirsi, per una stretta collaborazione e in spirito di servizio. L’impegno della comunità, in particolare nell’itinerario dell’iniziazione cristiana, è fondamentale per offrire alle famiglie il necessario supporto (EVBV 37). - Interventi di completamento dell’azione della famiglia: La parrocchia, in particolare, vicina al vissuto delle persone e agli ambienti di vita, rappresenta la comunità educante più completa in ordine alla fede. Mediante l’evangelizzazione e la catechesi, la liturgia e la preghiera, la vita di comunione nella carità, essa offre gli elementi essenziali del cammino del credente verso la pienezza della vita in Cristo. La catechesi, primo atto educativo della Chiesa nell’ambito della sua missione evangelizzatrice, accompagna la crescita del cristiano all’infanzia all’età adulta e ha come sua specifica finalità «non solo di trasmettere i contenuti della fede, ma di educare la ‘mentalità di fede’, di iniziare alla vita ecclesiale, di integrare fede e vita». Per questo la catechesi sostiene in modo continuativo la vita dei cristiani e in particolare gli adulti, perché siano educatori e testimoni per le nuove generazioni. (EVBV 39). 3. La reciprocità tra famiglia e comunità cristiana Il compito primario della famiglia nell’educare e nell’educare alla fede non va percepito in termini esclusivi e vincolanti. Occorre ritrovare una sinergia virtuosa e vitale con la comunità cristiana, vero grembo che genera alla fede. Tale consapevolezza ha condotto a recuperare più attentamente il ruolo “materno” della chiesa, oltre il ruolo materno e paterno dei genitori. La più recente documentazione sull’iniziazione cristiana e sugli appelli alla rivisitazione dei suoi processi partono da tale consapevolezza: Con l’iniziazione cristiana la Chiesa madre genera i suoi figli e rigenera se stessa. Nell’iniziazione esprime il suo volto missionario verso chi chiede la fede e verso le nuove generazioni. La parrocchia è il luogo ordinario in cui questo cammino si realizza (VMP 7). Il ruolo della famiglia anela pertanto ad una famiglia più grande di cui la chiesa domestica è parte. Vi è una reciprocità che va salvaguardata: Non si tratta qui di porre la famiglia in forma concorrenziale con altre modalità di manifestazione del mistero della Chiesa, ma di riconoscere la caratterizzazione fondamentale con cui la famiglia attua la Chiesa. Definire la comunità parrocchiale come “soggetto primario” nell’IC potrebbe portare a considerare la famiglia come “cenerentola”, dall’altra parte non si può neppure ritenere che la famiglia possa essere, in forma esaustiva, il “soggetto primario” nell’IC. Per le ragioni formulate dallo stesso Magistero ecclesiale ed evidenziate sopra è necessario perseguire un’altra strada rispetto a tali dualismi che potrebbero indurre a rivendicazioni di priorità. 3 Percorso approfondimento per catechisti 2010-2011 Accompagnare i genitori nel percorso catechistico dei figli Proprio nell’IC è possibile sperimentare quel rapporto inclusivo e vicendevole che relaziona tra loro la comunità cristiana locale e la famiglia. In questo rapporto è opportunamente manifestato il mistero della Chiesa (CET, Iniziazione cristiana e famiglia, 2002, n. 11) 4. Il coinvolgimento dei genitori nell’itinerario dell’iniziazione cristiana L’itinerario dell’iniziazione cristiana inizia con il Battesimo e dischiude in famiglia tutta una serie di interventi che precedono la catechesi dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. È un capitolo importante su cui si tornerà in seguito, cercando di mettere a fuoco le opportunità che genitori e famiglia possono sviluppare al loro interno nell’educazione alla fede dei figli. Osserviamo invece le possibilità e le modalità di interazione con la comunità e in particolare con il percorso iniziatico che corrisponde all’età del catechismo. L’iniziazione cristiana dei fanciulli interpella la responsabilità originaria della famiglia nella trasmissione della fede. Il coinvolgimento della famiglia comincia prima dell’età scolare, e la parrocchia deve offrire ai genitori gli elementi essenziali che li aiutino a fornire ai figli l’“alfabeto” cristiano. Si dovrà perciò chiedere ai genitori di partecipare a un appropriato cammino di formazione, parallelo a quello dei figli. Inoltre li si aiuterà nel compito educativo coinvolgendo tutta la comunità, specialmente i catechisti, e con il contributo di altri soggetti ecclesiali, come associazioni e movimenti. Le parrocchie oggi dedicano per lo più attenzione ai fanciulli: devono passare a una cura più diretta delle famiglie, per sostenerne la missione (VMP 7). Il passaggio che ci è chiesto è quello di far crescere insieme nella fede genitori e figli. Gli interventi della comunità cristiana sono rivolti a supportare l’azione educativa dei genitori, valorizzando l’esistente e promuovendolo verso forme sempre più attente, consapevoli ed efficaci. L’intervento tiene conto della varietà di posizioni culturali e credenti: lontano da ogni coercizione, si accolgono i genitori nella misura in cui intendono coinvolgersi, sapendo di poter contare sulla “maternità ecclesiale” e sulla possibilità che i genitori possano esprimere una “genitorialità diffusa” anche per altri ragazzi che non sono i loro figli. Gli interventi della comunità mirano a un coinvolgimento su vari livelli: - il livello dell’accoglienza, della conoscenza, della simpatia e della stima; - il livello della persuasione dell’importanza dell’intervento educativo ed educativo alla fede; - il livello della maturazione dell’adulto nella fede. Va ricordato inoltre che non può essere la catechesi dei figli l’ambito che risolve tutti i problemi legati alla formazione cristiana degli adulti. In tal senso la comunità cristiana è stimolata a offrire altre opportunità. Ecco alcuni ambiti di impegno e di attenzione. - Si inizia dal Battesimo. L’itinerario deve recuperare il suo inizio non nel catechismo ma nella pastorale che accompagna al Battesimo, facendo di tale appuntamento esperienza di consapevolezza cristiana oltre la socializzazione religiosa. Si tratta di cogliere che il sacramento dischiude il cammino ulteriore tra grazia e libertà. I genitori cristiani si impegnano di dare forma all’educazione cristiana dei figli con il matrimonio e con il battesimo. La mancanza di una “fondata speranza” circa tale educazione è impedimento allo stesso Battesimo (can. 868). 4 Percorso approfondimento per catechisti 2010-2011 Accompagnare i genitori nel percorso catechistico dei figli - Un coinvolgimento nella fanciullezza. Si tratta di valorizzare maggiormente il tempo della scuola materna, specie se essa corrisponde a un’istituzione parrocchiale. Si tratta di supportare l’opera di alfabetizzazione cristiana che trova nella famiglia il necessario primo riferimento e che potrebbe corrispondere a tre approfondimenti nei tre anni (dire Dio a un bambino/i segni di Dio/la preghiera/…). - Gli inizi del catechismo. Sono un momento importante per ritrovare la consapevolezza del cammino cristiano e per individuarne gli appelli legati alla comunità. La famiglia si apre con fiducia all’azione educativa della comunità parrocchiale. Le opportunità di incontro devono esprimere tale reciprocità: genitori indicano ai figli la comunità, la comunità indica a genitori e figli l’imprescindibile valore della loro esperienza familiare. Si tratta di incontri orientati alla conoscenza di Gesù e della sua proposta secondo lo stile del “primo annuncio” (o secondo…). Famiglia e parrocchia si mettono in gioco in tale direzione. - Lo sviluppo del catechismo. Le opportunità di coinvolgimento genitori sono di vario tipo. I nostri itinerari percorrono quattro strade. Occasioni di incontro con i genitori per rinsaldare legami di amicizia e di comunione nella comunità; Incontri di informazione riferiti al cammino cristiano dei figli, per stabilire corrispondenze e sinergie educative; Incontri rivolti alla fede dell’adulto, per aiutarlo a crescere come credente. Incontri insieme genitori-figli per stabilire sintonia e condivisione nel comune cammino di fede. - Le opportunità della presenza dei genitori. Va considerata la diversità di presenza dei genitori accanto ai ragazzi in relazione all’età. Elementari e medie infatti costituiscono due mondi differenti e una modalità di presenza che alle elementari potrebbe essere proficua può rivelarsi successivamente inopportuna. - Il catechista. Anche la formazione dei catechisti deve tener conto della necessità di coinvolgere i genitori. Egli dunque dovrà comprendere il modo con cui accostare il mondo dell’adulto e la responsabilità dei genitori. Anche in questo caso però l’atteggiamento è di rispetto verso ciò che ciascun catechista concretamente può dare, valorizzando quanto già fa e incoraggiando altre opportunità. Su questo punto si ritornerà nel nostro itinerario. 5 Percorso approfondimento per catechisti 2010-2011 Accompagnare i genitori nel percorso catechistico dei figli L’ANGOLO DELLA FAMIGLIA Catechesi e genitori negli Itinerari diocesani Francesca Negro E’ possibile coinvolgere i genitori nel percorso catechistico dei figli? E’ importante tenere conto delle differenti sensibilità e disponibilità dei genitori che approdano alla catechesi parrocchiale. Il catechista pertanto dovrà intervenire a vari livelli, indicando forme di partecipazione differenti, rispettose del cammino di fede di ciascuno. Proviamo a sfogliare gli Itinerari diocesani e ad individuare le varie modalità con cui catechista e genitori possano interagire nei percorsi di catechesi. 1. Accompagnare i genitori nel loro cammino di fede. Gli incontri formativi. Vengono offerte alcune occasioni ai genitori per ripensare al loro cammino di fede; gli incontri sono proposti dai catechisti, dal parroco o da un esperto e tengono conto della modalità del laboratorio. I temi affrontati sono paralleli al percorso catechistico dei figli; alcuni incontri sono rivolti ai genitori come educatori alla fede e intendono sostenerli in questo compito delicato, risvegliando la consapevolezza di essere fin dal giorno del matrimonio i primi responsabili della crescita nella fede del figlio. Altri sono rivolti ai genitori come adulti credenti. Oggi parliamo di … Il Battesimo dono della salvezza Incontro proposto a genitori di fanciulli di otto-nove anni che si stanno preparando al sacramento della Riconciliazione. I genitori vengono aiutati a ripensare alle motivazioni che li hanno spinti a chiedere il Battesimo per il loro figlio e a riscoprire il dono del battesimo ricevuto e il suo significato in ordine alla salvezza. L’incontro viene proposto secondo la modalità del laboratorio e articolato in tre momenti: 1. Fase proiettiva: perché ho battezzato mio figlio? I genitori sono introdotti nella discussione da una lettera di un catecumeno che chiede il Battesimo perché i suoi genitori non hanno voluto battezzarlo. 2. Fase di approfondimento. Viene accostata la proposta di Gesù e la posizione della Chiesa a partire dall’esegesi del versetto di Marco: 16,15 E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”. 16 Chi 3. Fase di riappropriazione mediante un confronto in piccoli gruppi sulle difficoltà e sulle opportunità di annunciare il Vangelo oggi, in un contesto di pluralismo religioso. 2. Coinvolgere i genitori nell’itinerario con i ragazzi. Genitori catechisti. Alcuni genitori che mostrano una maggiore sensibilità vengono invitati dal catechista ad intervenire direttamente all’incontro; non si tratta di fare una lezione ma di raccontare ai ragazzi qualcosa che li ha appassionati e ha cambiato la loro vita. Il racconto è la modalità più naturale per annunciare una buona notizia! 6 Percorso approfondimento per catechisti 2010-2011 Accompagnare i genitori nel percorso catechistico dei figli Ti racconto di quella tempesta… Oggi parliamo di… La tempesta sedata. Il genitore archeologo racconta… Incontro nell’itinerario di primo annuncio, in cui i fanciulli incontrano Gesù attraverso la viva testimonianza di chi lo ha incontrato lungo il lago di Galilea. I genitori sono chiamati a dare vita ad alcuni personaggi del vangelo di Marco, impersonando la loro vita, la sorpresa dell’incontro con Gesù e il messaggio su di lui che il loro incontro custodisce. Il racconto è efficace per i bambini ma diventa anche una modalità con cui il genitore si rimette in gioco. Ti raccontiamo l’attesa di nostro figlio… Oggi parliamo di … L’annuncio della nascita di Gesù I genitori sono chiamati a condividere con i ragazzi un tratto della loro vita, portando una significativa testimonianza di quanto sta suggerendo la catechista. Genitori a catechismo Il genitore accosta insieme ai ragazzi una tematica riguardante la vita di fede, guidato dal catechista o dal sacerdote. E’ l’occasione per affrontare insieme ai figli aspetti relativi alla fede, che spesso vengono accantonati per un male inteso senso del pudore. Alla proposta segue un lavoro di gruppo: può essere pensato o dividendo genitori e ragazzi e confrontando poi i differenti punti di vista o facendoli lavorare insieme, affidando ad alcuni genitori il compito della conduzione del gruppo. Modalità da proporre negli incontri con ragazzi delle medie. Oggi parliamo di … Le tre chiavi Nel percorso biblico previsto in prima media il catechista propone in un incontro con genitori e ragazzi la corretta modalità per accostare un testo biblico. I vari livelli di interpretazione del testo vengono spiegati semplicemente con le tre chiavi (storica, impegno, mistero d’amore) da usare insieme per comprendere la profondità del testo. Ragazzi e genitori vengono divisi in gruppi e viene affidato a ciascuno un brano biblico da aprire con le tre chiavi. Un genitore in ogni gruppo guida la semplice esegesi del testo che verrà poi presentata in gruppo. Modalità interessante che permette di coinvolgere i genitori nel percorso dei figli e offre loro una possibile chiave di lettura della Bibbia. 3. Continuare la catechesi tra le mura di casa. L’angolo della famiglia Non sono interventi di tipo concettuale (= a casa il genitore si improvvisa catechista, armandosi delle migliori schede operative); si tratta di offrire alcuni spunti ai genitori per vivere tra le mura domestiche quanto “appreso” al catechismo; la catechesi ha bisogno dell’appuntamento con la vita e il genitore diventa in questo prezioso alleato. Una modalità particolarmente presente nei primi anni del percorso catechistico. 7 Percorso approfondimento per catechisti 2010-2011 Accompagnare i genitori nel percorso catechistico dei figli Oggi parliamo di … Giuseppe nella casa di Nazaret I bambini hanno accostato a catechismo la vita di Gesù ebreo; hanno imparato che gli ebrei erano abituati a rivolgere a Dio molte benedizioni per tutto ciò che aveva fatto per loro. I genitori aiutano i bambini a fare loro questo atteggiamento, collegandolo con il “grazie”pronunciato per ogni gesto anche semplice che in famiglia viene fatto per loro. Un suggerimento Alcuni genitori si sentono a disagio nel momento in cui sono coinvolti nella catechesi: sentono di non averne le capacità o hanno ancora alcune resistenze nei confronti della fede. A loro si può chiedere un supporto tecnico (un cartellone, un dolce, un aiuto nel laboratorio di Giuseppe) …prezioso aiuto per i catechisti e opportunità per creare comunque una relazione. IL NOSTRO PROGRAMMA 20 novembre 2010 Genitori e catechesi dell’iniziazione cristiana. Strade per una collaborazione. Interviene don Gerardo Giacometti 4 dicembre 2010 Il magistero della vita e dell’amore: l’educazione della fede in famiglia Interviene don Sandro Dalle Fratte 18 dicembre Accompagnare i genitori e interagire con loro. Elementi di metodo Interviene don Gerardo Giacometti 15 gennaio 2011 L’evoluzione umana dell’adulto: tappe e passaggi Interviene Roberto Baruzzo 29 gennaio 2011 La fede degli adulti e adulti nella fede Interviene 12 febbraio 2011 La Parola che forma: accostare la Bibbia negli incontri con i genitori Interviene Vincenzo Giorgio 26 febbraio 2011 Catechesi per adulti nel linguaggio dell’arte Interviene don Gerardo Giacometti 8