Università degli Studi di Genova Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso di laurea in “Tecniche di Laboratorio Biomedico” Cancro della cervice uterina Pap-test - Una speranza di vita oltre confine Cancer of the cervix Pap-test - Hope for live beyond border Relatore: Tiziano Zanin Candidato: Loredana Pennese 2 Indice 1. Introduzione ............................................................................................ 5 2. Cos'è il cancro della cervice uterina? ...................................................... 9 2.1. Anatomia della cervice uterina ........................................................ 9 2.2. Il cancro della cervice uterina ....................................................... 12 2.3. Principali cause del cancro della cervice uterina .......................... 13 2.4. Breve cenno sul virus dell'HPV .................................................... 16 3. Cenno sulla classificazione delle neoplasie maligne ............................ 21 3.1. Sistemi di classificazione delle alterazioni delle cellule squamose ... 23 3.1.1. Sistema CIN e sistema OMS ................................................. 23 4. Incidenza del cancro della cervice uterina ............................................ 27 4.1. Incidenza del cancro della cervice uterina nel mondo .................. 28 4.2. Incidenza del cancro della cervice uterina in Europa ................... 30 4.3. Incidenza del cancro della cervice uterina in Italia ....................... 31 4.4. Incidenza cancro della cervice uterina in Africa ........................... 33 4.5. Breve cenno sull'Uganda: ............................................................. 35 4.5.1. Incidenza del cancro della cervice in Uganda ....................... 36 4.5.2. Il St. Mary Hospital di Lacor: una speranza di vita per milioni di esseri umani. .................................................................................... 43 4.5.3. Lavoro sul campo: incidenza del cancro della cervice uterina al Lacor Hospital: ................................................................................ 45 5. Cos'è il Pap-test? ................................................................................... 60 5.1. Come si esegue il Pap-test? ........................................................... 60 5.2. Il sistema Bethesda per la classificazione delle atipie delle cellule cervicali: strumento di diagnosi per il Pap-test .................................... 63 5.2.1. Diagnosi di pap-test NORMALE: ......................................... 65 5.2.2. Diagnosi di ASCUS: Cellule squamose atipiche di incerto significato ........................................................................................ 66 5.2.3. Diagnosi di SIL: Lesione squamosa intraepiteliale .............. 67 5.2.4. Diagnosi di LSIL: Lesione squamosa intraepiteliale di basso grado ................................................................................................ 67 5.2.5. Diagnosi di HSIL: Lesione squamosa intraepiteliale di alto grado ................................................................................................ 68 5.2.6. Diagnosi di Carcinoma squamoso: ........................................ 70 5.3. L'importanza del Pap-test come speranza di vita .......................... 72 6. Pap-test come esame di screening: Una speranza di vita oltre confine 73 6.1. Cos'è lo screening? ........................................................................ 74 6.2. Lo screening in Italia: ................................................................... 76 6.3. Lo screening in Uganda ................................................................ 78 7. Conclusioni ........................................................................................... 88 3 4 1 Introduzione Attraverso questa tesi, oltre ad essere un lavoro finalizzato per la prova di Laurea nel corso di Tecnico di Laboratorio Biomedico nell'ambito delle professioni sanitarie, è mio intento informare le persone, in modo particolare le donne, di che cosa è il tumore del collo dell'utero e dell'impatto che quest'ultimo ha oggi nella nostra società e nel mondo. Inoltre, è mio obbiettivo cercare di sensibilizzare queste ultime, a controlli periodici di screening (in modo particolare attraverso il Pap-test) che rappresentano l'unica possibilità concreta di riduzione dell'incidenza e della conseguente mortalità per questa neoplasia. Per fare questo, oltre a servirmi ed elaborare dati e statistiche eseguite da enti socio-sanitari nazionali ed internazionali ho deciso, attraverso l'appoggio di un'associazione ONG “Patologi Oltre frontiera” , di operare, per un periodo di 20 giorni, in un paese in via di sviluppo, l'Uganda, dove il cancro della cervice uterina rappresenta la prima causa di morte di tumore per le donne. Attraverso questa esperienza, al St. Mary's hospital di Lacor situato a nord-ovest dell'Uganda a 40 km dal confine con il Sudan, mi è stato possibile conoscere e interagire con un società diversa da quella in cui vivo quotidianamente non solo sotto l'aspetto geo-politico ma soprattutto sotto l'aspetto culturale e sociale. 5 “L'operare sul campo” mi ha permesso di entrare in stretto contatto con il personale sanitario e la popolazione del luogo e mi ha reso maggiormente consapevole delle problematiche e delle condizioni socio-sanitarie in un paese in via di sviluppo, se non che mi ha permesso di studiare, valutare e capire l'impatto che malattie, epidemie, condizioni igienico sanitarie hanno sulla società e come queste gravano sull'aspettativa di vita media delle persone. In modo particolare, le mie attenzioni e studi, si sono soffermati sull'incidenza del tumore del collo dell'utero che, in Uganda, viene diagnosticato a 2.500 donne provocandone la morte di circa 2.000 ogni anno. Durante la mia permanenza al St Mary's Hospital ho esaminato referti medici, relativi a biopsie cervicali e pap-test rilasciati dal laboratorio di anatomia patologica dal 2008 (anno in cui ha iniziato ad operare nell'ospedale) fino a febbraio 2010, ho assistito ad alcune visite ginecologiche eseguite da medici locali nel reparto di maternità e ginecologia e ho avuto modo di dialogare con gli stessi sull'impatto che questo tumore ha sulla società e sulle attuali e future iniziative per cercare di ridurre drasticamente l'incidenza di questa neoplasia. Durante questi dibattiti, infatti, ho potuto rendermi conto che l'aumentata diffusione del tumore e, conseguentemente le morti per questa patologia, sono legate esclusivamente ad una scarsa, se non inesistente, prevenzione attraverso campagne di screening di massa le quali, se eseguite, potrebbero salvare migliaia di persone ogni anno. 6 I motivi di questa mancanza non sono esclusivamente economici (anche se è da tener conto che l'Uganda è uscita da una guerra civile non più di tre anni fa) ma in ugual misura culturali e sociali là dove le persone, non solo sono inconsapevoli della presenza di certe malattie, tumori dei quali nella maggior parte delle volte ne trascurano i sintomi, ma soprattutto del concetto di prevenzione e screening, ovvero, recarsi in un ambulatorio o ospedale nonostante si sia in buona salute, solo ed esclusivamente per fare una visita di controllo. Da non sottovalutare, sono anche i fattori di rischio che rispetto ad altri paesi nel mondo sono di maggior rilievo se si considera l'incidenza di alcune malattie come l'AIDS , e si valutano alcuni aspetti culturali come la poligamia e la precoce maternità (18 anni); fattori che però, da soli, non sono responsabili dell'alta diffusione del cancro e che, senza dubbio, gravano in misura minore rispetto alla mancata prevenzione. Il lavoro svolto mi ha infine permesso di mettere a confronto due nazioni diverse tra loro, Italia e Uganda, non solo sotto l'aspetto geo-politico ma soprattutto culturale,sociale, economico e sanitario. Attraverso i dati raccolti al St. Mary's Hospital mi è stato possibile elaborare delle stime sull'incidenza del cancro della cervice uterina nel distretto di Gulu, i quali, sono stati integrati a dati di reports nazionali e infine confrontati con dati italiani e mondiali. Vivere questa esperienza mi ha fatto crescere non solo dal punto di vista didattico e professionale ma anche umano; mi ha 7 permesso di andare oltre ad aggettivi di comparazione che spesso vengono usati per differenziare un paese sviluppato da uno in via di sviluppo come “ricco e povero”, “potente e impotente”, “civile e incivile”, valutando nel dettaglio le differenze più significative che contraddistinguono i due paesi, considerando possibilità e limiti di entrambi. 8 2 Cos'è il cancro della cervice uterina? 2.1 Anatomia della cervice uterina Per comprendere cosa si intende per Cancro della cervice uterina è fondamentale avere un'idea generale sull'anatomia e fisiologia di questa parte dell'apparato genitale femminile. L’utero è l’organo dell’apparato femminile dove viene accolto e si sviluppa l’embrione nel corso della gravidanza. Ha la forma di un imbuto rovesciato ed è formato da due parti principali: la parte superiore chiamata corpo dell’utero e l’estremità inferiore detta collo o cervice. La cervice uterina è in diretto collegamento con la vagina e può essere suddivisa in due parti dette: • Endocervice: Mucosa che riveste il canale cervicale, cioè la cavità centrale del collo dell’utero. Continua da un lato 9 con la mucosa dell'endometrio, dall’altro con l’esocervice che ricopre la portio. La tonaca mucosa è formata da un'epitelio semplice colonnare costituito da diverse cellule ciliate intercalate in numerose cellule muco secernenti. Queste popolazioni cellulari sono ancorate a una spessa lamina di connettivo denso che costituisce la lamina propria. Le cripte cervicali si approfondano nella lamina propria, costituendo una ricca rete di ghiandole tubulari ramificate secernenti muco. • Ectocervice: Tratto di cervice uterina che sporge nella vagina. Essa continua da un lato con l'endocervice, che tappezza il canale cervicale, dall’altro con la mucosa vaginale. È costituita da un epitelio squamoso stratificato. 10 • Giunzione squamocellulare: La zona di transizione tra l'epitelio colonnare proprio dell'epitelio endocervicale e l'epitelio squamoso proprio della porzione esocervicale è definita giunzione squamocellulare. Questa zona di transizione istologico assume una particolare importanza in oncologia essendo la zona anatomica maggiormente interessata allo sviluppo del carcinoma della cervice uterina. 11 2.2 Il cancro della cervice uterina Con il termine neoplasia intendiamo la crescita incontrollata di una popolazione cellulare in un tessuto, la quale, in seguito a stimoli infiammatori, fattori cancerogeni subisce delle mutazioni nel suo genoma. I tumori possono essere benigni o maligni a seconda delle caratteristiche delle cellule neoplastiche (grado di atipia, potere infiltrativo nei tessuti circostanti ecc). In generale, un tumore è considerato maligno, quando le cellule crescono in modo incontrollato e non riescono a differenziare alterando in modo definitivo l'architettura del tessuto e infiltrando nei tessuti circostanti, fino a staccarsi dal tumore primario e formare metastasi (tumore secondari) in altri organi o tessuti. Per quanto riguarda il cancro della cervice uterina origina, nella maggior parte dei casi, nella giunzione squamocellulare e può essere classificato in: ◦ Carcinoma squamocellulare: Interessa l'epitelio squamoso stratificato e rappresenta l'80% di tutti i carcinomi della cervice uterina. I carcinomi squamosi sono ulteriormente classificati in base alla produzione di cheratina in cheratinizzanti e non cheratinizzanti. I carcinomi cheratinizzanti che in genere sono ben o moderatamente differenziati rappresentano la maggior parte dei casi. Le forme non cheratinizzanti (carcinomi scarsamente differenziati) possono essere a piccole o 12 grandi cellule. ◦ Adenocarcinoma: Interessa l'epitelio ghiandolare e rappresenta il 15% dei carcinomi della cervice. Gli adenocarcinomi sono meno frequenti e possono presentarsi in forme istologiche differenti. La varietà istologica più frequente di adenocarcinoma presente a livello cervicale è l'adenocarcinoma mucinoso di tipo endocervicale. Altri tipi di carcinoma come ad esempio il carcinoma adenosquamoso, l'adeno cistico o le metastasi da altri carcinomi costituiscono il rimanente 3-5%. 2.3 Principali cause del cancro della cervice uterina Numerosi studi effettuati da ricercatori di tutto il mondo hanno evidenziato alcuni fattori di rischio che possono indurre le cellule cervicali a modificazioni anomale o cancerose. Nella maggior parte dei casi, si è visto che, il carcinoma si presenta in concomitanza di due o più fattori di rischio. Tra quelli di maggior rilievo abbiamo: • Infezioni sessualmente trasmesse: alcuni virus trasmessi per via sessuale possono innescare una serie di 13 cambiamenti nelle cellule della cervice uterina che possono portare alla formazione del cancro. I principali responsabili sono i PAPILOMAVIRUS UMANI (HPV). Anche l'Herpes VIRUS potrebbe essere una concausa importante nella formazione del cancro. • Inizio precoce dell'attività sessuale: Il pericolo di insorgenza è tanto più elevato quanto più precoce è l'inizio dell'attività sessuale (<18). Questo rischio è correlato a diversi fattori: 1. Infezioni virali 2. L'acido desossiribonucleico nella testa degli spermatozoi può penetrare più facilmente nelle cellule cervicali in via di trasformazione (cellule. metaplastiche) 3.Istoni e protamine nella testa degli spermatozoi potrebbero avere effetto cancerogeno • Partner sessuali multipli e a rischio: le donne che hanno avuto rapporti con partner contagiati da HPV hanno più probabilità di sviluppare il CDC. • Stato socio-economico: carenze alimentari (vitamina A,C) • Immunosopressione: Le donne con il sistema immunitario debole hanno maggiore probabilità di sviluppare il cancro, specialmente quelle pazienti portatrici di HIV o che hanno subito un trapianto e assumano 14 farmaci immunosoppressori. • Fumo: le donne che fumano hanno più probabilità di sviluppare il cancro anche se la correlazione non è molto chiara. Si pensa che le fumatrici abbiano una carenza di macrofagi intraepiteliali utili per la protezione da HPV e altre infezioni. • Uso di contraccettivi orali: Alcuni ricercatori ritengono che le donne che fanno uso di contraccettivi orali (pillola) siano da considerare soggetti a rischio per il cancro cervicale. Nonostante ciò, non esiste una prova scientifica che dimostri la responsabilità diretta della pillola nello sviluppo del cancro della cervice. • Gravidanze multiple • Donne figlie di madri che hanno assunto in gravidanza dietistilbestrolo (DES) • Età precoce del primo figlio Nonostante tutti questi fattori di rischio quello di maggior rilevanza nell'insorgenza del cancro della cervice, che ha destato maggior interesse ed è stato argomento di studi negli ultimi anni, è sicuramente l'infezione da HPV. 15 2.4 Breve cenno sul virus dell'HPV Famiglia: Papovaviridae Genere: Papilloma virus Genoma: DNA circolare Il virus dell' HPV è dotato di un genoma a DNA circolare a doppio filamento e non possiede pericapside. Qui di seguito è rappresentata la mappa del genoma del papilloma umano. Ciascuno di questi loci genici codifica per delle proteine virali: Regione L (Late o tardiva): • L1: codifica per la proteina strutturale maggiore di tutti gli 16 HPV contro cui viene prodotta la maggior parte degli anticorpi. • L2: codifica per una proteina strutturale minore, che rappresenta un'elevata variabilità tra i differenti tipi di HPV. L1 e L2 associandosi tra loro formano il capside virale. Regione E (Early o precoce): • E1: è il primo fattore di trascrizione virale. Si lega ad una regione genomica ricca in A e T codificando per fattori direttamente coinvolti nella replicazione plasmidica. • E2: Codifica per proteine chiave nella regolazione del genoma virale che svolgono sia funzione di attivazione che di repressione sulla trascrizione del DNA • E3 e E4: codificano per proteine il cui ruolo è ancora sconosciuto • E5: codifica per una proteina di 7 kDa, associata alla membrana, che da sola è sufficiente per provocare stabili alterazioni della crescita e della morfologia cellulare. • E6: Il gene E6 blocca il differenziamento. La proteina codificata si lega a alla p53, ne accelera la degradazione e ne blocca l'attività di repressione. • E7: Il prodotto di E7 si lega al promotore cellulare del gene Rb, che è un regolatore della proliferazione. Il complesso E7/pRb in vitro sregola la proliferazione I papilloma virus umani (HPV, dall’inglese Human papilloma virus) 17 si trasmettono per via sessuale e hanno come bersaglio le cellule dell’epidermide e delle mucose. Si contano più di un centinaio di sottotipi di HPV che si differenziano per i tipi di tessuto che infettano tra questi, più di 40 tipi, interessano l’epitelio anogenitale (cervice uterina, vagina, vulva, retto, uretra, ano, pene) con caratteristiche di adattabilità e oncogenicità diverse che vengono suddivisi a seconda della’ aggressività in due gruppi: • HPV a basso rischio ( 6, 11, 42, 43, 44 ) • HPV ad alto rischio (16, 18, 31, 33, 34, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 66, 68). Degli HPV ad alto rischio, l’HPV 16 e 18 sono quelli più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale, essendo responsabili rispettivamente di circa il 60% e 10% di tutti i tumori cervicali. Altri tipi ad alto rischio sono associati a tumori cervicali, ma con minore frequenza. Si stima che oltre l’80% delle donne sessualmente attive si infetti con il virus dell'HPV nel corso della vita. Il rischio di contrarre l’infezione comincia col primo contatto sessuale e può perdurare per tutta la vita, ma l’incidenza è più alta nelle donne tra i 20 e 30 anni. Nella maggior parte delle donne l’infezione è transitoria, asintomatica (cioè la donna non si accorge di nulla ) e guarisce spontaneamente; solo nel 10% dei casi l'infezione può diventare 18 persistente. L’infezione con HPV oncogeni è la condizione necessaria per l’evoluzione a tumore, tuttavia di quel 10% con infezione persistente solo una piccola parte svilupperà il tumore in quanto il virus, pur necessario, non è sufficiente da solo a sviluppare il tumore. Il tumore del collo dell’utero è dunque un esito raro di una infezione comune. Inoltre, si tratta di un processo molto lento; generalmente il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa cinque anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni. Nonostante questo, il tumore del collo dell'utero è un'importante problema sanitario mondiale dato che rappresenta il secondo tumore maligno nella donna dopo il carcinoma mammario con circa 500.000 mila nuovi casi ogni anno, l'80% dei quali, nei paesi in via di sviluppo. E' quindi fondamentale sottoporsi a controlli periodici di screening che consentono di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma. Nelle nazioni che hanno avviato programmi di screening organizzati, infatti, basati sull’offerta del Pap-test alle donne di età compresa tra i 25 ed i 64 anni, si è assistito nelle ultime decadi a un importante decremento dell’incidenza di questa neoplasia. 19 Oltre ad acquisire informazioni sui fattori di rischio che possono condurre allo sviluppo di questa neoplasia e acquisire la consapevolezza di effettuare esami periodici di controllo è, secondo me, altrettanto importante conoscere l'eziopatogenesi di questo tumore e capire cosa accade a livello anatomico. In questo modo può, non essere indispensabile, la spiegazione di un medico dopo che si è svolto un'esame e una donna può essere in grado di interpretare da sola l'esito di un referto. Nel prossimo capitolo, dopo aver fatto una breve citazione sulla classificazione delle neoplasie maligne in generale, illustrerò il sistema di classificazione istologico CIN ( Cervical Intraepithelia neoplasia) e OMS specifici per classificare i vari stadi istologici delle lesioni cervicali fino al carcinoma. In seguito, nei successivi capitoli, tratterò anche la classificazione citologica Bethesda, molto utile per interpretare un'esame citologico come il Pap-test. 20 3 Cenno sulla classificazione delle neoplasie maligne Per comprendere cosa si intende per lesioni precancerose e carcinoma invasivo della cervice uterina è indispensabile avere un'idea generale sui parametri citologici e istologici che vengono valutati per classificare le varie neoplasie e quindi il loro indice di malignità. Una neoplasia maligna viene classificata in base a: ➢ Grado di differenziazione di una neoplasia: Si basa sulla valutazione dell'entità delle anomalie morfologiche delle cellule e dell'architettura tissutale rilevate all'esame microscopico. I parametri citologici valutati comprendono: - le dimensioni delle cellule, con progressiva inversione del rapporto nucleo/citoplasma - Aumento del contenuto di DNA - Irregolarità del profilo nucleare - Aumento della taglia dei nucleoli - Aumento delle mitosi Anche l'entità del disordine architetturale del tessuto neoplastico viene valutata paragonandola con il tessuto normale. Il grado di differenziazione viene espresso con la lettera 21 “G” seguita da un valore numerico crescente dove G1= neoplasia ben differenziata, G2= neoplasia moderatamente differenziata, G3= neoplasia scarsamente differenziata, G4= totale perdita di differenziazione. ➢ Stadiazione di una neoplasia: descrive l'estensione della neoplasia nella sede in cui origina e la sua diffusione nell'organismo. E' molto importante per stimare una prognosi. Viene valutata in base al sistema TNM che definisce con: • T: le dimensioni e l'estensione del tumore primitivo • N: il basandosi coinvolgimento linfonodale progressivo, sul numero di linfonodi coinvolti e sulla distanza di quest'ultimi dal tumore primitivo • M: assenza o presenza di metastasi 22 3.1 Sistemi di classificazione delle alterazioni delle cellule squamose Prendendo in considerazione solo il carcinoma squamocellulare che è il più diffuso tra i carcinomi cervicali, illustro qui di seguito, come precedentemente detto, i vari parametri di classificazione della neoplasia descrivendo in modo particolare il sistema CIN (cervical intraepithelial neoplasia) e il sistema OMS. 3.1.1 Sistema CIN e sistema OMS Il cancro della cervice si sviluppa da un lento processo di trasformazione delle cellule che rivestono la cervice uterina a causa dell'infezione da HPV in concomitanza con altri fattori di rischio che abbiamo precedentemente citato. Il virus dell'HPV infetta le cellule squamose dello strato basale: 23 In questo lasso di tempo, esse subiscono una serie di modificazioni progressive, per effetto delle quali da normali diventano atipiche, ma non ancora cancerose, dando origine ad una condizione di displasia (classificazione OMS) o neoplasia intraepiteliale cervicale , più comunemente nota con l’acronimo di CIN. Tre gradi di CIN sono riconosciuti: • CIN 1: che corrisponde alla displasia lieve • CIN 2: che corrisponde alla displasia moderata • CIN 3: che corrisponde alla displasia severa e al carcinoma in situ. 24 Le displasie vengono classificate in lievi, moderate e severe in relazione alla proporzione di epitelio cervicale occupato dalle cellule neoplastiche. 25 Nelle lesioni diagnosticate come displasia lieve o CIN 1 le modificazioni cellulari possono regredire spontaneamente, per cui in tali casi non è prescritto di norma alcun trattamento, ma sarà sufficiente sottoporsi a controlli periodici (Pap test, colposcopia, test virologico) a distanza di 6 mesi, sorvegliando la lesione o la presenza del DNA virale fino alla scomparsa. Le donne in cui più strisci cervico-vaginali risultino anomali ad indicare che l'infezione persiste, o con displasia di grado moderato o severo (CIN 2 o 3) devono essere sottoposte alla colposcopia. Solo una minoranza di lesioni CIN 2 e 3 evolverà verso il carcinoma, ma è importante che le modificazioni cellulari siano accertate tempestivamente. Per tale motivo la CIN 2 e 3 è di solito sottoposta a terapie in grado di rimuovere o distruggere tutte le cellule atipiche. Ciò è possibile mediante procedure chirurgiche in grado di asportare tali lesioni, quali la conizzazione con ansa termica (LEEP) oppure la conizzazione con laser. Entrambe queste tecniche sono ambulatoriali e si eseguono in anestesia locale. 26 4 Incidenza del cancro della cervice uterina Una volta che è stato appurato cos'è il cancro della cervice uterina e quali sono le cause che portano al suo sviluppo, descriverò l'incidenza che questo tumore ha nel mondo mettendo in evidenza il differente impatto che quest'ultimo ha nei paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo. In modo particolare metterò a confronto i dati di due nazioni, Italia e Uganda, l'uno come paese sviluppato e l'altro come paese in via di sviluppo e riporterò gli esiti dei referti istologici e citologici da me raccolti al St. Mary's Hospital di Lacor riferiti agli anni 2008, 2009 e inizi 2010. Nonostante questi dati rappresentino una piccola percentuale del totale nazionale, essendo riferiti al solo distretto di Gulu, conferiscono un'idea ben chiara sull'impatto che il tumore della cervice uterina ha sulla popolazione e sull'aspettativa di vita media delle donne che ne sono affette. Inoltre, mettere a confronto i dati raccolti in Uganda con quelli riferiti all'Italia sull'incidenza del cancro della cervice, mi ha reso maggiormente consapevole dei bisogni socio-sanitari e dell'importanza, che hanno e che possono avere, in un paese in via di sviluppo le campagne di prevenzione e come queste possano migliorare notevolmente le condizioni di vita della popolazione. 27 4.1 Incidenza del cancro della cervice uterina nel mondo Il carcinoma della cervice uterina rappresenta, a livello mondiale, una delle neoplasie maligne più frequenti nelle donne al di sotto dei 50 anni. Rappresenta la seconda causa di morte di tumore per le donne in tutto il mondo con 270.000 (circa) morti ogni anno. Circa 500.000 nuovi casi di cancro alla cervice vengono diagnosticati ogni anno nel mondo e di questi l'80% nei paesi in via di sviluppo. 28 I casi sono cosi suddivisi nelle varie parti del mondo: 29 4.2 Incidenza del cancro della cervice uterina in Europa Ogni anno in Europa si ammalano di cancro cervicale circa 60.000 donne e oltre la metà muore. I tassi di incidenza e di mortalità variano enormemente da nazione a nazione; in alcuni paesi dell’Europa dell’Est sono mediamente più alti, da 2 a 5 volte, rispetto agli originari 15 stati membri. L’implementazione dei programmi di prevenzione assieme ad un’efficace educazione sanitaria dovrebbe portare ad una riduzione del numero di carcinomi cervicali e, di conseguenza, ad una sanità più equa per tutti i cittadini dell’Unione Europea. Nonostante tutto, l'Europa è solo al quarto posto dei 5 continenti e l'incidenza è cosi distribuita: 30 4.3 Incidenza del cancro della cervice uterina in Italia I dati dei registri nazionali tumori mostrano che, in Italia, ogni anno vengono diagnosticati circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice, pari a una stima di incidenza annuale di 10 casi ogni 100.000 donne e circa 1.200 donne muoiano per questa patologia. Questo tumore è, per incidenza al 5° posto dopo il carcinoma della mammella, colon-retto, polmone, endometrio. Nel corso della vita, il rischio di avere una diagnosi di tumore della cervice è del 6,2 per mille (1 caso ogni 163 donne), mentre il rischio di morire è di 0,8 per mille. Sia l’incidenza che la mortalità mostrano una riduzione nel corso del tempo grazie anche all'aumento dello screening. 31 La sopravvivenza media a 5 anni è in aumento, con differenze significative nelle diverse aree del paese, correlate all'attuazione di campagne di prevenzione: si osserva infatti che in Emilia Romagna è pari all' 80% mentre nella provincia di Sassari e pari al 48%. 32 4.4 Incidenza cancro della cervice uterina in Africa Dei 500.000 nuovi casi di carcinoma alla cervice che si diagnosticano ogni anno nel mondo, 400.000 riguardano i paesi in via di sviluppo e si distribuiscono come segue: Per quanto concerne l'Africa, i 69.000 casi che vengono diagnosticati ogni anno non sono distribuiti in maniera omogenea nel continente; l'incidenza è più alta nella zona sub sahariana dell'est. 33 Nel continente africano dunque non solo l'incidenza è maggiore rispetto, ad esempio all'Europa, ma è anche maggiore il tasso di mortalità dove in alcune zone è >50 su 100.000 donne. 34 4.5 Breve cenno sull'Uganda: L'Uganda è uno stato dell'Africa orientale e ha come capitale Kampala. Gran parte del paese è situato su altopiano a circa 1.000 m.s.l.m e a nord è attraversato dal fiume Nilo; ha una superficie di 241.038 km2 . Nonostante il passato di questo paese sia stato molto burrascoso sul piano politico, con il susseguirsi al governo di dittatori sanguinari come Milton Obote e Amin Dada, oggi, l'Uganda è una repubblica democratica con un sistema politico non partitico che ha come capo di stato e di governo Yoweri Museveni e il primo ministro è Apolo Nsibambi. La popolazione è di circa 29.000.000 e negli ultimi anni ha registrato un tasso di crescita del 3,37% anche se la mortalità infantile è ancora molto alta e l'aspettativa di vita media è inferiore ai 50 anni. Molti sono stati i progressi in campo economico e del rispetto dei diritti umani dal 1986, ma ancora gravi sono i problemi dell'Uganda, su diversi fronti: l'economia resta in condizioni generalmente precarie e il sistema dei servizi, dall'istruzione alla sanità, presenta problematiche di non facile risoluzione. 35 4.5.1 Incidenza del cancro della cervice in Uganda L'Uganda è uno dei paesi centro-africani con la più alta incidenza del cancro alla cervice. Si stima che più di 7,32 milioni di donne con età superiore a 15 anni sia a rischio di sviluppare questa forma di cancro. Questo tumore rappresenta la prima causa di morte nelle donne e, la seconda più frequente, per quelle di età compresa tra i 15 e 44 anni. Attualmente ogni anno vengono diagnosticati 2.429 nuovi casi di cancro alla cervice e , 1.935 delle persone affette, muoiono per questa patologia perchè diagnosticata in fasi avanzate. Purtroppo le previsioni future non prevedono un miglioramento, anzi, si stima che nel 2025 vengano diagnosticati fino a 5.360 nuovi casi e che le morti raggiungano le 4.200. L'infezione da ceppi HPV 16 e 18 rappresenta la principale causa del cancro alla cervice nel 74,1% delle donne . Altri fattori di rischio che possono contribuire all'insorgenza del cancro: – Inesistenza di screening – HIV (tra i 15 e 44 anni 5,4%) – Età del primo rapporto sessuale prima dei 16 anni – Contraccettivi orali – Malnutrizione (favorisce l'immunosopressione) – Elevato numero di parti (in media 5 per donna) – Poligamia (le donne si sposano più volte nel corso della vita) 36 Esaminiamo più nel dettaglio grafici e statistiche, riferite all'Uganda, elaborate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con l'istituto d' oncologia “Català” di Barcellona. Piramide della popolazione: 37 Incidenza del Cancro della cervice e degli altri tumori nella popolazione femminile in Uganda: Come mostra il grafico seguente, a differenza dell'Italia, l'Uganda, ha un tasso di incidenza di quasi il quadruplo con 36,3 casi ogni 100.000 donne per contro del nostro paese che ne calcola 8-10 ogni 100.000 donne e che prevede comunque una diminuzione negli anni a venire. Facendo parte l'Uganda dei paesi dell'est Africa compariamo i suoi dati con quelli degli stati vicini e del mondo. 38 Tasso d'incidenza del cancro della cervice uterina standardizzato per età nelle nazioni dell'Africa dell'est: Tasso di incidenza del CDC per età in Uganda, nell'est Africa e nel mondo: 39 Non solo l'incidenza presenta grandi differenze se paragonata con dati Italiani ma anche la mortalità per CDC è molto diversa se si confrontano i dati di entrambe le nazioni; dei 8-10 casi su 100.000 che si diagnosticano in Italia 2 di questi muoiono, in Uganda dei 36,3 su 100.000 che vengono diagnosticati 29,2 muoiono. Mortalità del Cancro della cervice e degli altri tumori nella popolazione femminile in Uganda: Compariamo adesso i dati Ugandesi con quelli degli stati africani dell'est e quelli del mondo. 40 Tasso di mortalità standardizzato per età nei paesi dell'est dell'Africa: Tasso di mortalità del CDC per età in Uganda, nell'est Africa e nel mondo: 41 Comparazione tra tasso di incidenza e mortalità CDC in Uganda: Quali sono le prospettive future? Mentre in Italia si stima che le morti per cancro del collo dell'utero siano in diminuzione nei prossimi anni grazie, soprattutto, a campagne di prevenzione e vaccinazione, in Uganda, le condizioni non sembrano migliorare ma anzi peggiorare come illustra questo grafico: 42 4.5.2 Il St. Mary Hospital di Lacor: una speranza di vita per milioni di esseri umani. Il St Mary's Hospital Lacor fondato nel 1959, è uno dei più grandi ospedali non governativi e non a scopo di lucro dell'Africa equatoriale. Meglio conosciuto come "Lacor Hospital" è situato nel distretto di Gulu e rappresenta, insieme ai suoi centri sanitari periferici, l'unico ospedale a nord dell'Uganda. Per molti anni, l'ospedale è stato al centro degli scontri etnici e da solo ha dovuto fronteggiare gli innumerevoli feriti di guerra e sostenere il fenomeno dei night-comuters, pendolari della notte che si rifugiavano nell'ospedale per scappare agli scontri e per evitare di essere rapiti dai ribelli; nei periodi di maggiore crisi si contavano più di 15 000 unità a notte. Oltre alla guerra, l'ospedale si è anche imbattuto in gravi epidemie, come ad esempio la micidiale ebola che, oltre ad uccidere centinaia di persone, è costata la vita a molti operatori sanitari tra medici e infermieri. Nonostante le difficili imprese, l'ospedale si è ampliato e ha oggi 43 una superficie di 36 000 m² e dispone dei reparti di chirurgia, medicina generale, pediatria, maternità e ginecologia, pronto soccorso, isolamento, inoltre, la formazione di personale sanitario non si è arrestata nel corso degli anni e ,oggi, l'ospedale è gestito da personale totalmente Ugandese. E' sostenuto per il 70% da due fondazioni umanitarie, “Piero e Lucille Corti” in Italia e “Teasdale-corti fondation” in Canada. Il Lacor hospital cura, più di 600 persone ogni giorno e più di 300 000 mila persone all'anno offrendo cure sanitarie a chiunque ne abbia bisogno e agevolando l'accesso alle fasce più deboli della popolazione (donne, bambini, persone prive di risorse finanziarie o affetti da malattie croniche) offrendo a tutti un servizio medico di qualità. Nonostante tutto, dopo 20 anni di conflitti e più di 30.000 bambini rapiti, oltre 100.000 vittime di guerra e 2.000.000 di sfollati nei campi profughi il nord Uganda è tutt'ora un'area in difficoltà; finita la guerra non finisce l'emergenza e la società che si sviluppa vedrà presto aumentare bisogni e costi. Da cinquant'anni il St Mary's Lacor Hospital rappresenta una concreta speranza di vita per milioni di esseri umani. 44 4.5.3 Lavoro sul campo: incidenza del cancro della cervice uterina al Lacor Hospital: Durante la mia permanenza a Lacor, oltre a lavorare insieme al mio tutor nel laboratorio di anatomia patologica dell'ospedale e aiutare i tecnici del posto a prendere confidenza con l'immunoistochimica, ho avuto modo di esaminare tutti i registri contenenti referti medici di esami istologici e citologici dal 2008, anno in cui il laboratorio di anatomia patologica ha iniziato a operare nell'ospedale, fino a inizio 2010 e estrapolare da quest'ultimi le diagnosi di biopsie cervicali e pap-test eseguite su donne ricoverate o che si sono recate all'ospedale per delle visite ambulatoriali. Con i dati raccolti ho potuto valutare che percentuale rappresentano le biopsie cervicali e i pap-test sul totale degli esami istologici e citologici, fare delle stime sull'incidenza del cancro della cervice uterina a Lacor e valutare l'età media delle persone affette da questa neoplasia. Qui di seguito riporto tutte le diagnosi istologiche e citologiche cervicali raccolte al St mary's hospital durante la mia permanenza e successivamente riporterò dei grafici da me elaborati in base ai dati acquisiti. Per quanto concerne l'anno 2008: TOTALE esami istologici: 1280 N° biopsie cervicali: 155 Anno 2009: TOTALE esami istologici: 1575 N° biopsie cervicali: 173 45 Istologici 2008: Patients 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 Age 45 61 50 38 41 76 36 70 36 70 36 49 40 48 50 41 43 36 40 ? 43 36 55 41 86 40 30 38 41 43 65 46 45 41 60 ? 43 45 40 40 Results NEG POS POS NEG POS POS NEG POS NEG POS NEG POS POS NEG NEG POS POS NEG POS POS POS NEG POS NEG POS POS POS POS NEG NEG POS NEG NEG NEG POS POS POS NEG POS POS Diagnosis Cervicitis Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Polyp Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Poorly differentiated squamous cell carcinoma Cervicitis Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Polyp Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Cervicitis Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma 46 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 49 55 55 45 45 32 64 46 ? 45 49 40 40 66 45 54 36 60 42 35 41 48 45 50 41 52 32 40 80 85 50 40 85 48 45 70 50 38 32 43 POS POS POS POS POS POS POS POS NEG POS POS POS POS POS POS POS NEG NEG POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS NEG NEG NEG Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Adenocarcinoma Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervicitis Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix and ulcerated Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Squamous cell carcinoma in the cervix Squamous cell carcinoma in the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Squamous cell carcinoma in the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Squamous cell carcinoma in the cervix Squamous cell carcinoma in the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Squamous cell carcinoma in the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Cervicitis Cervicitis 47 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 50 57 40 50 33 60 40 70 52 70 42 60 52 46 48 37 70 70 36 70 50 31 58 45 36 42 45 ? 58 33 37 50 43 45 45 45 50 25 40 39 NEG POS POS POS NEG POS POS NEG NEG POS POS POS NEG NEG NEG POS POS NEG NEG POS POS POS POS POS POS NEG NEG POS POS POS POS NEG NEG NEG POS POS POS NEG POS POS Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervicitis Poorly differentiated squamous cell carcinoma Squamous cell carcinoma in the cervix Chronic cervicitis Polyp Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Squamous cell carcinoma in the cervix Cervicitis Cervicitis Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Glandular hyperplasia Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix 48 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 80 54 49 40 30 36 45 37 45 65 33 35 36 54 50 75 48 38 35 38 55 42 40 60 70 45 35 36 46 53 38 42 40 33 60 POS POS POS POS NEG NEG POS POS POS POS POS POS NEG POS POS NEG POS NEG POS NEG POS NEG NEG POS POS POS POS NEG POS POS NEG NEG NEG NEG POS Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Severe dysplasia Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervicitis Polyp Poorly differentiated squamous cell carcinoma Squamous cell carcinoma in the cervix Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Polyp Poorly differentiated squamous cell carcinoma Chronic cervicitis Polyp Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Polyp Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Polyp Invasive squamous cell carcinoma of the cervix 49 Istologici 2009: Patients 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 Age Results Diagnosis 45 38 47 50 60 42 38 48 66 33 67 60 30 80 50 35 58 38 40 80 34 70 35 41 50 35 70 56 42 22 59 37 60 45 32 45 37 33 28 50 POS POS POS POS POS POS NEG POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS POS NEG POS POS POS NEG POS NEG POS POS NEG NEG POS NEG POS POS POS POS Squamous metaplasia and granular hyperplasia Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive adenocarcinoma of the cervix Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Invasive well differentiated squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis, squamous cell metaplasia Invasive poorly differentiated squamous cell carcinoma of the cervix Squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix with necrosis Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive poorly differentiated squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Fragments of squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix CIN 3 Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Squamous cell carcinoma of the cervix Squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Poorly differentiated squamous cell carcinoma Chronic cervicitis Squamous cell carcinoma of the cervix Squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervical polyp Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix 50 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 60 50 35 65 30 57 68 45 36 27 65 40 50 37 54 33 52 45 40 60 38 48 40 78 31 34 48 46 40 28 35 38 30 49 35 58 35 48 50 60 POS NEG NEG POS POS POS POS NEG NEG POS POS NEG NEG POS POS POS POS NEG NEG NEG NEG NEG NEG POS POS POS POS POS NEG NEG POS POS NEG POS NEG POS POS POS POS POS Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Condilomatosi moderate Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Severe dysplasia Chronic cervicitis Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Fragments of cervical mucosa with squamous cell carcinoma in situ Fragments of cervical mucosa with squamous metaplasia Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis with squamous metaplasia Chronic infiamation and squamous metaplasia Chronic and acute infiamation. No atypia Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive poorly differentiated squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Infiammatory Chronic cervicitis squamous metaplasia Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix 51 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 43 50 48 33 47 50 40 42 32 42 38 50 42 32 40 41 76 40 44 49 60 34 35 32 49 51 54 45 30 36 45 42 22 41 43 42 40 50 45 43 POS POS NEG NEG POS POS NEG POS NEG POS POS POS NEG NEG NEG NEG POS POS NEG POS NEG NEG NEG NEG NEG NEG NEG NEG NEG POS POS NEG NEG NEG NEG NEG NEG NEG NEG Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervical polyp with metaplasia Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic erosive cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Cervical leiomyoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Biopsy incorrect Cervical polyp Chronic cervicitis Chronic infiammation Chronic cervicitis Cervicitis iperkeratosi Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Ulcerated chronic cervicitis Condyloma Chronic cervicitis 52 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 39 64 50 40 57 34 32 40 30 57 60 60 39 60 62 41 50 39 38 60 52 50 60 40 25 34 50 52 49 46 51 60 58 42 57 40 27 25 38 43 POS POS NEG POS NEG NEG NEG POS POS POS POS NEG NEG POS POS NEG POS POS NEG POS POS NEG POS NEG NEG NEG NEG NEG NEG NEG POS POS POS NEG POS NEG NEG NEG NEG POS Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Chronic cervicitis Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Mild dysplasia Condyloma Chronic cervicitis Poorly differentiated squamous cell carcinoma Adenocarcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Leiomyomatous nodule of the cervix Chronic cervicitis Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Severe dysplasia Poorly differentiated squamous cell carcinoma Poorly differentiated squamous cell carcinoma Mild dysplasia Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Infiammatory Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Erosion of the portio Cervical polyp Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis Poorly differentiated squamous cell carcinoma Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Polypoid cervicitis Chronic cervicitis Chronic cervicitis with mild dysplasia Chronic cervicitis Cervical intraepithelial neoplasia 53 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 61 23 30 32 37 26 52 38 40 33 36 59 52 POS NEG POS NEG NEG NEG POS POS POS POS NEG POS POS Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Chronic cervicitis Chronic cervicitis Cervicitis with squamous metaplasia Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Moderately differentiated invasive squamous cell carcinoma Chronic cervicitis Invasive squamous cell carcinoma of the cervix Invasive squamous cell carcinoma of the cervix 54 Citologici 2008: 0 Citologici 2009 Totale: 453 Pap-test: 40 Patients Age Results 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 34 46 24 40 48 36 30 30 32 30 50 31 37 30 35 34 43 57 50 28 35 32 54 31 50 44 30 34 48 57 37 24 34 55 29 40 59 33 39 30 NEG NEG NEG POS NEG NEG NEG NEG POS POS POS NEG NEG NEG POS POS NEG NEG POS NEG POS NEG NEG POS POS NEG NEG NEG POS POS NEG NEG POS POS NEG NEG POS POS NEG POS 55 Per fare in modo che, i dati da me raccolti non siano solo un lungo elenco di difficile comprensione, ho elaborato dei grafici che ne riassumono il contenuto. Prima illustrerò i grafici relativi agli esami istologici del 2008 e 2009 dove: • Sulle ascisse troveremo l'incidenza del CDC per fascia di età delle pazienti. • Sulle ordinate troveremo il N° di biopsie eseguite divise per fascia di età. Le colonne blu indicheranno i casi negativi mentre quelle rosse i casi positivi. Come si può notare dal grafico fino a 30 anni i casi negativi sono maggiori rispetto a quelli positivi; un'icremento dei casi positivi si ha nella fascia di età che va dai 40 ai 60 anni, per poi scemare nelle fasce successive ma rimanendo sempre maggiore rispetto ai casi negativi. 56 Per quanto riguarda le biopsie del 2009, l'andamento dell'incidenza è simile a quella dell'anno precedente con un picco tra i 30 e 60 anni. Anche qui i casi negativi sono maggiori nelle fasce di età giovanili e diminuiscono con l'aumentare dell'età fino a scomparire nelle ultime due decadi. Unendo i dati del 2008 con quelli del 2009 l'andamento dell'incidenza è molto ben definito essendo maggiori i casi in esame. 57 Nei grafici che seguono sono stati considerati solo i casi positivi e sono stati suddivisi in base alla classificazione CIN che è stata inserita nel referto. Istologici anno 2008: Istologici anno 2009: 58 Come si può osservare dal grafico la maggior parte delle biopsie positive che sono state esaminate nel 2008 e nel 2009 hanno come diagnosi finale il carcinoma invasivo. Il motivo principale di queste diagnosi severe è dovuto al fatto che le donne, si recano a fare una visita ginecologica, solo ed esclusivamente quando hanno dei problemi, dei dolori (dolori addominali, perdite di sangue ecc); ma nel momento in cui compaiono i primi sintomi l'evoluzione della malattia è, nella maggior parte delle volte, già in una fase avanzata e quindi difficilmente curabile. Questa è l'ennesima prova delle mancate campagne di screening e dell'inconsapevolezza delle donne della gravità di questo tumore e della possibilità di prevenirlo. Riporto qui di seguito un referto medico tipo rilasciato dal Lacor Hospital: 59 5 Cos'è il Pap-test? Il test di Papanicolaou o Pap test è un esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule della cervice uterina. Il Pap- test prende il suo nome da Geòrgios Papanikolàu (Kòmi, Eubea, 1883 - Miami, Florida, 1962), che sviluppò questo test per la diagnosi rapida dei tumori del collo dell'utero mettendo a punto una tecnica di colorazione citologica particolarmente adatta a questo tipo di indagini. L'esame ha varie finalità: • Svelare lesioni citologiche precursori di neoplasie cervicali, in modo da attuare prevenzione e diagnosi precoce • Evidenziare le infezioni cervicovaginali (virali, batteriche, micotiche, protozoarie) • Valutare il clima ormonale 5.1 Come si esegue il Pap-test? Il Pap test viene eseguito durante la visita ginecologica quando, in maniera del tutto indolore, viene prelevata una piccola quantità di cellule esfoliate del collo dell'utero con la spatola di Ayre (La 60 spatola ha una forma complementare all'anatomia della cervice e una volta inserita è in grado di prelevare cellule dall'esocervice grazie a una rotazione di 360°) e con un particolare spazzolino, denominato citobrush, viene eseguito un tampone all'interno del canale cervicale prelevando un po' di cellule dell'endocervice. Per facilitare l'esame, il medico, applicherà lo speculum, uno speciale strumento che dilata leggermente l'apertura vaginale in modo da favorire il prelievo. Le cellule vengono poi strisciate su un vetrino, colorate con la colorazione di Papanicolaou, e osservate al microscopio da un medico patologo, il quale poi farà la diagnosi. Questa è la modalità convenzionale e classica dell'esecuzione del pap test ma esiste un'altra modalità di prelievo o campionamento che è il Pap-test in fase liquida o “ThinPrep”. Una volta che le cellule sono state prelevate, il medico le sospende in un flacone contenente un liquido conservante anziché strisciarle su un vetrino. Il flacone viene poi inviato in laboratorio, dove un apposito strumento allestisce il campione 61 eliminando i cosiddetti “materiali interferenti” (cellule infiammatorie, batteri, sangue, muco). Le cellule sono quindi trasferite su un vetrino in monostrato (“strato sottile”). In modo particolare il ThinPrep prevede tre fasi strumentali: • Dispersione: separa muco e detriti, non altera la morfologia cellulare e assicura la rappresentazione statistica di tutti i citotipi presenti nel campione. • Raccolta delle cellule: grazie ad uno speciale microprocessore viene controllato il flusso della fase liquida, controllando la distribuzione di cellule in monostrato ed il loro numero (50-70.000). • Trasferimento delle cellule: controllato dal microprocessore, elimina il liquido filtrato e mantiene l’aderenza delle cellule sulla membrana del filtro; questo successivamente viene appoggiato sul vetrino e le cellule, spinte da una pressione positiva, vengono trasferite sul vetrino riempiendo un’area circolare di circa 20 mm di diametro. Il vetrino verrà poi colorato come un normale Pap-test con la colorazione di Papanicolaou e letto dai medici competenti. Il Thinprep è un metodo più sensibile per lo screening del carcinoma cervicale rispetto al tradizionale Pap-test, anche se, molto più costoso visto che apparecchiature. 62 necessita di particolari 5.2 Il sistema Bethesda per la classificazione delle atipie delle cellule cervicali: strumento di diagnosi per il Pap-test Fino agli anni '80 i referti del Pap-test venivano descritti secondo la classificazione di Papanicolaou. Questa si basa su 5 classi: • Classe I: striscio chiaramente benigno (normale) • Classe II: striscio con minime anomalie cellulari (infiammatorie) ma considerate benigne • Classe III: striscio con evidenti anomalie cellulari (atipie), ma non chiaramente riferibili a neoplasia • Classe IV: striscio "molto probabilmente" riferibile a neoplasia • Classe V: striscio francamente maligno e quindi positivo per cancro. Il referto, sino a poco tempo fa espresso in classi, viene oggi comunicato con una sintetica descrizione dello stato delle cellule. In Italia la classificazione consigliata, più frequentemente utilizzata, è il “Sistema Bethesda 2001” Questo sistema, per la refertazione della citologia cervicovaginale, è stato elaborato nel dicembre 1988 in un workshop organizzato dal National Cancer Insitute (NCI) al fine di stabilire una terminologia diagnostica uniforme e capace di favorire la comunicazione tra laboratorio e clinico. 63 La classificazione del Sistema Bethesda non è di tipo istogenetico: si tratta piuttosto di una nomenclatura elaborata per facilitare la suddivisione in categorie e la refertazione della diagnosi citologica. La diagnosi è in definitiva determinata dalle cellule con maggiori anomalie, indipendentemente dal loro numero. Qui di seguito rappresentate, i vari parametri del sistema Bethesda: Sistema Bethesda, CIN e OMS: 64 Vediamo più nel dettaglio, associando delle immagini, i singoli parametri di classificazione del sistema Bethesda per quanto riguarda le cellule squamose. 5.2.1 Diagnosi di pap-test NORMALE: Un pap-test rientra in questo quadro diagnostico quando le caratteristiche morfologiche delle cellule sono normali e non si evidenziano lesioni intraepiteliali. Criteri citologici di normalità: • Rapporto nucleo/citoplasma a favore del citoplasma • Membrana nucleare normale • Nucleoli piccoli • Bordi citoplasmatici ben demarcati • Coesione di cellula tipiche in lamine • Fondo pulito 65 5.2.2 Diagnosi di ASCUS: Cellule squamose atipiche di incerto significato Questo quadro presenta anomalie cellulari più marcate di quelle riferibili ad un processo reattivo, ma sotto il profilo quantitativo e qualitativo non sufficiente per una diagnosi definitiva di lesione squamosa intraepiteliale (SIL). Le alterazioni cellulari della categoria ASCUS possono sottintendere un processo benigno o una lesione potenzialmente severa, non chiaramente classificabile; sono pertanto interpretate come alterazioni di incerto significato. In genere l' ASCUS viene classificato secondo questi criteri citologici: • Il nucleo è grande una e mezzo-due volte quello di una cellula squamosa intermedia normale con lieve aumento del rapporto nucleo/citoplasma • Sì possono osservare variazioni delle dimensioni e forma del nucleo e binucleazione • Talvolta è presente lieve Ipercromia: la cromatina non presenta comunque aspetto granulare ed è uniformemente distribuita 66 • I bordi del nucleo sono generalmente lisci ed uniformi: si possono osservare lievi irregolarità 5.2.3 Diagnosi di SIL: Lesione squamosa intraepiteliale La lesione squamosa intraepiteliale comprende uno spettro di anomalie non invasive dell'epitelio cervicale, nel Sistema Bethesda sono suddivise in lesioni di basso ed alto grado. 5.2.4 Diagnosi di LSIL: Lesione squamosa intraepiteliale di basso grado Le lesioni di basso grado includono la displasia lieve (CIN 1). Viene classificato secondo questi criteri citologici: • Le cellule sono isolate o riunite in lembi • Il nucleo è almeno tre volte più grande di quello di una cellula intermedia normale, quindi aumenta il rapporto nucleo/citoplasma • È presente una modica variazione delle dimensioni e forma del nucleo • È frequente la binucleazione o multinucleazione 67 • È presente ipercromia con uniforme distribuzione della cromatina; essa può anche presentarsi degenerata o in ammassi se coesistono alterazioni citopatiche da HPV • I nucleoli sono raramente presenti ed irrilevanti • I bordi cellulari sono ben distinti 5.2.5 Diagnosi di HSIL: Lesione squamosa intraepiteliale di alto grado Le lesioni di alto grado includono la displasia moderata, grave e carcinoma in situ (CIN 2, CIN 3). Displasia moderata: 68 Displasia grave: Criteri citologici di classificazione per lesione di alto grado: • Le cellule sono generalmente isolate, in lembi o in aggregati sinciziali • Le anomalie dei nucleo riguardano prevalentemente le cellule squamose con citoplasma "immaturo", tenue o denso e a bordi sfrangiati; talvolta, il citoplasma è "maturo" e densamente cheratinizzato. • L'ingrandimento del nucleo rientra nel range della LSIL, mentre si riduce l'area del citoplasma: si determina così un notevole aumento del rapporto nucleo/citoplasma. • Le cellule della HSIL sono generalmente più piccole di quelle della LSIL • È ben evidente l'ipercromia: la cromatina può essere a fini o grossi granuli con distribuzione uniforme. • I nucleoli sono generalmente assenti • I bordi del nucleo sono irregolari 69 5.2.6 Diagnosi di Carcinoma squamoso: Si suddivide in: Carcinoma squamoso non cheratinizzante Criteri di clssificazione: • Le cellule si presentano isolate o in aggregati similsinciziali • Le cellule mostrano tutti gli aspetti della HSIL e, in aggiunta, macronucleoli prominenti e cromatina irregolare, disposta in grossolani ammassi frammisti a zone chiare • Sono spesso presenti detriti necrotici e sangue lisato Carcinoma squamoso cheratinizzante Criteri di classificazione: 70 • Le cellule sono isolate, meno spesso in aggregati. • Le cellule presentano notevoli variazioni di forma e dimensioni. • Anche i nuclei presentano notevoli variazioni di forma e dimensioni • La cromatina, se riconoscibile, è irregolare e a grossi granuli, frammisti ad aree chiare • Si possono osservare macronucleoli, con minor frequenza rispetto alla varietà non cheratinizzante Il carcinoma squamoso invasivo è la più comune neoplasia del collo uterino. Le precedenti classificazioni suddividevano il carcinoma squamoso nei tipi cheratinizzante, non cheratinizzante e a piccole cellule. Il carcinoma a piccole cellule comprende un gruppo eterogeneo di neoplasie, come il carcinoma squamoso scarsamente differenziato ed i tumori con aspetti endocrini. Nel Sistema Bethesda i carcinomi scarsamente differenziati ad istotipo squamoso rientrano nella categoria dei carcinomi squamosi. Di contro, i tumori indifferenziati al microscopio ottico o con aspetti endocrini rientrano nella categoria "altre neoplasie maligne". 71 5.3 L'importanza del Pap-test come speranza di vita Una volta che è stato appurato cos'è il pap-test e come vengono classificate le varie lesioni dell'epitelio squamoso, è importante sottolineare l'importanza che questo esame ha nella prevenzione del cancro. Il cancro della cervice uterina è infatti, uno dei pochi tumori, che se diagnosticato precocemente può portare alla completa guarigione delle pazienti affette. Questo concetto è molto importante da comprendere perché, se le donne si sottoponessero a controlli periodici, eseguendo il paptest almeno una volta ogni 5 anni, l'incidenza di questo tumore e, conseguentemente le morti, diminuirebbero drasticamente. L'immagine che segue illustra, a seconda della lesione che viene diagnosticata, la possibilità percentuale che questa ha di progressione o regressione. Nel prossimo capitolo affronteremo l'importanza della prevenzione con il pap-test e comprenderemo che, l'alta incidenza del cancro della cervice nei paesi in via di sviluppo (80% del totale) ha come fattore di rischio maggiore proprio l'assenza di screening. 72 6 Pap-test come esame di screening: Una speranza di vita oltre confine Il Pap-test, a differenza degli altri esami diagnostici, non deve essere concepito come: “ho un problema, ho un dolore e quindi è opportuno che mi sottoponga ad una visita di controllo”, ma anzi deve essere concepito come: “ sto bene ma vado a farmi controllare”; non deve essere un'esame di conferma relativo ad un dolore o una patologia dichiarata dalla paziente ma, deve essere, deve divenire, un'esame di conferma, solo ed esclusivamente, dello stato di buona salute della stessa. Il Pap-test deve essere innanzi tutto un'esame PREVENTIVO oltre che, solo, DIAGNOSTICO. Se questo concetto venisse divulgato e appreso in tutto il mondo, con conseguente mobilità di tutte le donne a recarsi in un'ospedale o centro sanitario a fare il pap-test, l'incidenza del cancro della cervice uterina potrebbe ridursi drasticamente, di conseguenza le morti, fino a divenire un ricordo lontano. Purtroppo però, il problema non è solo quello di “informare” le persone e organizzare campagne preventive ma, di rendere possibile in tutti i paesi del mondo, con strutture, risorse umane e economiche, la pratica del Pap-test. Questo non risulta molto difficile nei paesi sviluppati ma rappresenta un enorme problema nei paesi in via di sviluppo dove, non solo le persone sono inconsapevoli della presenza di certe malattie e quindi, di conseguenza, non sono nemmeno a 73 conoscenza di cosa significhi la parola “prevenzione” ma ce anche una mancanza di risorse economiche e quindi di strutture ospedaliere, sanitarie e di personale medico qualificato che sappiano sopperire al problema. Durante la mia permanenza in Uganda, mi è stato possibile percepire dal vivo questi problemi e comprendere che pur non essendo di facile risoluzione (specialmente in un paese che sta cominciando adesso ad alzarsi dopo anni di guerre e sottomissioni) non sono impossibili da realizzare. Vediamo più nel dettaglio cosa significa la parola “screening” e quali sono i passi da seguire per fare una buona visita preventiva. 6.1 Cos'è lo screening? “Nello screening non è il paziente che ricerca l’assistenza del medico, ma è il medico che ricerca chi ha bisogno della sua assistenza”. Screening è..... • Identificazione precoce di una patologia in fase iniziale suscettibile con un intervento precoce di migliorare la prognosi • Ricerca di condizioni permanenti e predisponenti per lo sviluppo di una malattia 74 • Individuazione di fattori di rischio associati con un aumento di frequenza di sviluppo di una patologia Inoltre... • Valutazione della diffusione di un fenomeno nella popolazione e tutela di popolazioni o comunità confinate Requisiti per l'effettuazione di un programma di screening.... • La condizione cercata dovrebbe essere un importante problema di salute • Il test di screening deve essere sensibile, specifico, semplice, economico, sicuro, accettabile ed efficace • Dovrebbero essere disponibili strutture per la diagnosi e il trattamento • Dovrebbe essere identificabile uno stadio di latenza o uno 75 stadio precoce asintomatico • Garanzia di accesso per tutta la popolazione bersaglio (equità’) • Garanzia di continuità’ e presa in carico dei “pazienti” Obiettivo dello screening.... Diminuire la mortalità e/o l’incidenza di una neoplasia identificando i tumori non sintomatici e attivando opportuni percorsi diagnostico-terapeutici capaci di modificare la storia naturale del tumore rilevato. 6.2 Lo screening in Italia: Quali sono i passi da seguire in una visita preventiva o esame ginecologico per cercare le eventuali lesioni precancerose? In Italia viene seguito questo schema: 76 In accordo con le linee guida internazionali, in Italia il pap-test è raccomandato ogni tre anni, per le donne di età compresa tra 25 e 64 anni. Secondo i dati del' “Osservatorio nazionale di screening”, l’adesione ai programmi organizzati di screening della cervice è andata aumentando nel tempo. Nel 2004, questi programmi hanno infatti avuto come popolazione target il 64% delle donne italiane di 25-64 anni, rispetto al 16% nel 1998. L’adesione all’invito resta però insufficiente (38%), se confrontata con i livelli raccomandati dalle Linee guida europee e dalla Commissione oncologica nazionale (85% del target). Esistono inoltre importanti variazioni geografiche di adesione all’invito, con un trend in decremento da Nord a Sud (46% al Nord, 36% al Centro, 24% al Sud). Molte donne, tuttavia, effettuano il pap-test pur non aderendo a programmi di screening organizzato. Dallo “studio Passi” risulta infatti che il 78% delle donne in età da screening ha eseguito almeno un Pap-test a scopo preventivo e che circa il 70% lo ha effettuato negli ultimi 3 anni. In base ai numeri sopra riportati si ci può ritenere soddisfatti dello screening in Italia e si può tranquillamente affermare che la maggior parte delle donne sono consapevoli del possibile rischio di sviluppare questo tumore e quindi fanno visite periodiche di prevenzione. Al contrario, nei paesi in via di sviluppo in particolar modo in Uganda, il concetto di prevenzione non esiste e questo fa si che diventi la principale causa dell'alta incidenza e mortalità per questo tumore nella nazione. 77 6.3 Lo screening in Uganda Analizzando il report 2009 sul cancro della cervice uterina in Uganda elaborato dall'organizzazione mondiale della sanità e dall'istituto di oncologia di “Català” in Spagna, non ho trovato dati riguardanti lo screening. Quello che appariva era questo: Stima della copertura dello screening per il cancro della cervice in Uganda: 78 Stima sulla copertura di screening del cancro alla cervice per regione in Uganda: Secondo queste fonti solo 199 donne, residenti a Kampala (la capitale fa oggi più di 1.000.000 di abitanti) nel 2006 si sono sottoposte a una visita di screening. Ma quali sono le ragioni alla base di questa “mancata prevenzione”? Avendo avuto la possibilità di trascorrere un po' di tempo a contatto con la popolazione del luogo e dell'ospedale e, avendo affrontato il problema con ginecologi e personale sanitario, ho concluso che le ragioni principali della mancanza di campagne di screening sono: • Culturali/sociali: Il 32% della popolazione è analfabeta, di questa più del 50% riguarda le donne. Il 70% della popolazione vive in zone rurali, lontane dai centri abitati e dai servizi sanitari. Le persone non sono consapevoli della presenza di certe malattie e di conseguenza dei rischi e delle possibilità di prevenzione. La maggior parte delle 79 donne, prima di affidarsi alle cure dell'ospedale si affida a “stregoni del villaggio” i quali promettono di curarle sia con l'uso di erbe che coinvolgendole psicologicamente nei loro riti di guarigione ( tagli sulla cute, bruciature superficiali...) ; ne consegue che quando queste arrivano nei centri sanitari, presentano già una fase avanzata della malattia che risulta incurabile e di conseguenza fatale. Il concetto di prevenzione non fa ancora parte della cultura della popolazione. • Economiche: Il 44% delle persone vive sotto la soglia di povertà. Gli ospedali per cercare di venire incontro alla popolazione più povera spesso non fanno pagare le visite ambulatoriali e le cure e quindi affrontano spese di notevole entità. Al St. Mary's Hospital le persone indigenti, le donne incinte e i bambini sotto i 6 anni non pagano. Effettuare campagne di screening significherebbe ulteriori spese per gli ospedali che non tutti sarebbero capaci di sostenere. • Mancanza di strutture: Nel 2001 gli ospedali in Uganda erano 139. Il 50% di questi sono di tipo non governativo. La maggioranza dei centri sanitari sono ubicati negli agglomerati urbani e quindi non sono facile da raggiungere dalla popolazione che abitano nelle zone rurali. • Mancanza di personale medico, soprattutto patologi: In Africa Orientale operano appena 8 medici e 32 infermieri ogni 100 mila abitanti, il 90% dei quali concentrati nei grandi centri urbani, dove opera maggiormente il sistema 80 sanitario statale. In Uganda vi è un medico ogni 22.291 persone e un posto letto in ospedale ogni 689 persone. Il numero di patologi, in Africa,si contano sulle dita delle mani. Qui di seguito riporto alcuni dati acquisiti dall'associazione ONG “Patologi Oltre Frontiera” sui laboratori di Anatomia Patologica nell'Africa orientale e sul numero dei patologi che operano in questi stati. Contattati e schedati (con indicazione dei recapiti personali e delle strutture in cui esercitano) 17 Patologi in 8 Paesi africani: 1 in Mali 1 in Costa d’Avorio 1 in Senegal 1 in Mauritania 1 in Benin 2 in Camerun 81 8 in Repubblica Democratica del Congo 2 in Tanzania Reperiti i nominativi di altri 32 Patologi operanti in 18 differenti Stati africani. E’ in corso la ricerca dei relativi dati e contatti per l’inserimento nel database: 5 in Costa d’Avorio 3 in Burkina Faso 1 in Nigeria 1 in Guinea 1 in Mauritania 2 in Senegal 1 in Gambia 2 in Mali 1 in Togo 3 in Gabon 2 in Repubblica Democratica del Congo 1 in Zambia 1 in Kenya 2 in Uganda 1 in Burundi 1 in Ruanda 1 in Repubblica Centroafricana 3 in Tanzania Al St. Mary's Hospital di Lacor attualmente non esiste un patologo. Il laboratorio di anatomia patologica opera 82 grazie ad una turnazione di patologi italiani ( appartenenti alla Ong “Patologi Oltre Frontiera) che stanno per un periodo di 4 mesi ciascuno e grazie, alla collaborazione di due tecnici di laboratorio che sono stati formati (uno di questo ha fatto tirocinio per un periodo in Italia) con fondi dell'ospedale. Purtroppo, per risolvere tutti questi problemi, non è solo necessaria la volontà, bisogna sopperire a problemi più concreti quali la formazione di nuovi medici, la creazione di strutture efficienti in grado di accogliere le pazienti, avere le capacità di affrontare consumi e costi ma soprattutto avere un'indipendenza e stabilità economica. Durante la mia permanenza a Lacor ho ritenuto importante sapere cosa pensavano i ginecologi del posto sull'alta incidenza del cancro della cervice uterina, se sono consapevoli della prevenzione attraverso lo screening e se hanno obiettivi per il futuro. Le risposte che cercavo le ho acquisite dal dott. Bayo, medico ginecologo che lavora al St. Mary.s Hospital nel reparto di ginecologia, e da un'infermiera che lo assiste durante le visite alle pazienti. 83 Nella foto. Dott Bayo Riporto qui di seguito, in modo giornalistico, la conversazione affrontata. Che esami fate durante una visita ginecologica? Non appena la paziente si è coricata sul lettino noi procediamo con la colposcopia. Se dalla colposcopia vediamo qualcosa di sospetto facciamo la biopsia e mandiamo il pezzo ad esaminare al laboratorio. 84 Non fate il Pap-test? A volte, lo facciamo quando attraverso la colposcopia vediamo una lesione ma non la reputiamo cosi grave da eseguire subito una biopsia. Se poi il pap-test risulta positivo facciamo anche la biopsia. Dai dati esaminati in laboratorio ho visto che nel 2008 non sono stati fatti pap-test, mentre nel 2009 ne risultano solo 40. Si, facciamo pochi pap-test. Facciamo più biopsie perché spesso dalla colposcopia vediamo lesioni molto brutte. In Italia, la maggior parte delle donne fa una visita ginecologica per controllare che tutto vada bene. Qui le donne perché vengono a farsi visitare? Vengono perché stanno male, hanno dei sintomi Che tipo di sintomi hanno? La maggioranza ha forti dolori addominali e perdite di sangue lontano dal periodo mestruale. Pensa che le donne si facciano dei problemi a farsi visitare? Nel senso...pensa che abbiano vergogna? No, le donne non hanno nessun problema a farsi visitare anche se penso che un po' di vergogna sia naturale Quasi la totalità delle biopsie che fate analizzare ha una diagnosi di carcinoma invasivo. Cosa ne pensa? Penso che sia un grosso problema sanitario. L'incidenza in Uganda è molto alta e spesso sono molto giovani le donne a cui viene diagnosticato. A Kampala è iniziata una campagna di prevenzione proprio quest'anno. Sa in cosa consiste questa campagna preventiva? 85 Certamente. Si tratta di invitare le donne tra i 25 e 50 anni a eseguire il pap-test. Ah fantastico, allora è consapevole dell'importanza del paptest! Certamente, l'anno scorso sono stato a Pavia e ho visto che lo praticavano. So benissimo che attraverso il pap-test è possibile vedere le lesioni precancerose e quindi prevenire il tumore. Ha mai pensato di fare partire una campagna di screening con il pap-test qui al St. Mary's Hospital? Certamente, è quello che voglio fare nel giro di breve. Anzi, il giorno 6 febbraio farò proprio una presentazione relativa a questo progetto che vorrei far partire, perché non venite a vedere? La ringrazio ma purtroppo mercoledì torniamo in Italia. Come pensa di procedere con questo progetto? Beh innanzi tutto è mio obbiettivo sensibilizzare medici, infermieri, direzione con una presentazione. Dopo vorrei iniziare a fare il pap-test nella clinica postnatale e in ginecologia. In seguito vorrei poter allargare il test anche a donne che provengono da altri reparti. E per le donne esterne all'ospedale come pensa di procedere? Questo non lo so ancora. So solo che dopo aver istruito alcune ostetriche e infermiere a eseguire il pap-test vorrei estendere lo screening agli ambulatori per AIDS. Nel frattempo, ha già iniziato a fare più pap-test in ambulatorio? Certamente! Ora ne facciamo circa 10 a settimana ma mi 86 piacerebbe arrivare a farne 20. Sicuramente è un bel passo avanti ma è consapevole che sono ancora insufficienti? Certo... ma purtroppo non dipende solo da me. Per eseguire più esami abbiamo bisogno di più persone capaci di eseguire il test, più personale che lo allestisca e più personale che lo referti. A livello economico, pensa che l'ospedale sia in grado di sostenere il suo progetto? Spero di si. Fare le biopsie è molto più costoso che fare il paptest anche se non tutti ne hanno la consapevolezza. E poi... questo tumore ha un grande impatto sulla società, è convenienza di tutti fare in modo di ridurne l'incidenza e la mortalità. 87 7 Conclusioni Con la conversazione tenuta con il Dott. Bayo si conclude il mio “lavoro sul campo” in Africa. Affrontare questo dibattito è stato molto importante per me, per il mio lavoro perché mi ha permesso di avere delle risposte a tutte le domande che mi ero posta durante la mia permanenza a Lacor. In un paese con difficili problematiche da risolvere, dove il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il 30% è analfabeta, la mortalità infantile è una delle più alte al mondo e l'età media è 45 anni , forse, inizierà ad esistere una speranza concreta per combattere il carcinoma della cervice. I passi da compiere sono ancora molti; bisogna formare nuovo personale sanitario, medici e infermieri, modernizzare il laboratorio, divulgare il concetto di prevenzione sensibilizzando la gente e riuscire ad estendere lo screening anche al di fuori dell'ospedale. Nonostante tutto, il Dott. Bayo e la sua equipe sono molto sensibili a questa problematica e cercheranno, attraverso le loro possibilità umane e economiche, di migliorare il più possibile l'aspettativa di vita di queste donne. Vivere questa esperienza in Uganda, oltre ad essermi stata molto utile per raccogliere dati sul posto per poi paragonarli con quelli Italiani e mettere in relazione due diverse realtà, mi ha fatto crescere moltissimo sia sotto l'aspetto formativo ma soprattutto umano. 88 Se qualcuno mi chiedesse di descrivere con un aggettivo questa esperienza, non saprei cosa rispondere....perché dove ho visto gioia c'è anche dolore, dove c'è felicità c'è anche sofferenza, dove c'è altruismo c'è anche egoismo, dove c'è fede c'è anche paura....sicuramente potrei dire che la rivivrei altre 100 volte perché, per la prima volta nella mia vita, mi sono sentita “libera” della vita frenetica della nostra società, dove tutti corrono, investono tempo e denaro per ricercare attraverso beni materiali una felicità che non esiste. Vivere, relazionarmi, conoscere una civiltà tanto diversa dalla mia, sia economicamente che culturalmente, mi ha reso maggiormente sensibile ai problemi che affronta ogni giorno una società in via di sviluppo e ha fatto riemergere dentro di me la consapevolezza dei reali bisogni di vita di una persona. Mancano ormai poche righe alla conclusione della mia tesi, del racconto della mia avventura africana e del mio percorso universitario. Arrivata ormai alla fine di questo elaborato spero di essere riuscita a trasmettere a quante più persone, soprattutto donne, l'importanza del concetto di prevenzione del tumore del collo dell'utero attraverso lo screening con il pap-test. Spero di aver trasmesso loro che dove C'E' prevenzione c'è VITA, dove NON C'E' prevenzione c'è il CANCRO che spesso conduce a prognosi severe e alla morte. 89 90 Ringraziamenti Primi fra tutti ringrazio i miei genitori, senza i quali, non avrei potuto intraprendere il percorso universitario. Ringrazio il mio fidanzato, il quale, mi ha invogliato a continuare gli studi e mi ha sostenuto ed aiutato ogni qual volta ne avessi bisogno. Un grazie di cuore al mio relatore, Tiziano, che mi ha dato la possibilità di intraprendere con lui questo viaggio in Africa, si è preso cura di me durante la nostra permanenza a Lacor e mi ha aiutato durante la stesura della mia tesi. Un grazie di cuore anche a Karin, patologa italiana conosciuta a Lacor, con la quale, ho lavorato nel laboratorio di anatomia patologica del St. Mary's Hospital e ho trascorso la maggior parte del mio tempo condividendo molte “avventure africane”. Ringrazio tutti i professori e in particolar modo i tutor al tirocinio che ci hanno insegnato, durante questi anni, a svolgere il nostro lavoro nei vari laboratori. Un grazie a tutti i miei compagni/e di corso con i quali ho partecipato alle lezioni, studiato e condiviso “l'ansia da esame”. Infine ringrazio tutti i miei amici più cari, in particolar modo i miei “genitori adottivi” Marco e Marcella, i quali hanno dovuto rinunciare alla mia presenza a innumerevoli gite di scialpinismo perché dovevo studiare. 91