ATTUALITÀ / novità in libreria FOTO DI MAKI GALIMBERTI Sveva, raccontaci Léonie! «Vengo scortata da Rambo». Con questa premessa, l'intervista a Sveva Casati Modignani incute quasi timore. Grazie agli 11 milioni di libri venduti in 30 anni di carriera (carriera iniziata scrivendo a quattro mani con il marito Nullo Cantaroni, morto nel 2004), Sveva si è conquistata il titolo di "signora dei bestseller". E si presenta con un "bassotto-batuffolo" di 14 anni che strappa subito un sorriso. Certo, il nome è quanto mai indicato, perché Rambo è un perfetto bodyguard che protegge Sveva abbaiando eringhiandocome un matto. Per fortuna, una bella dose di biscotti basta a calmarlo. E possiamo iniziare la nostra chiacchierata. Quello con la scrittrice sembra un incontro con l'amica che non vedi da tempo e che vuole svelarti tutte le novità. La principale è Léonie, il suo romanzo numero 23 per Sperling & Kupfer, in libreria dal 30 aprile. Una saga che narra la vita della ricca famiglia Cantoni, guidata dal capostipite Amilcare e dalla folle moglie Bianca, dal figlio Renzo e dal nipote Guido, che abbandona l'azienda e sposa Léonie, francese tanto squattrinata quanto determinata, che si abituerà ai silenzi e ai segreti del clan. Fino a quando qualcosa (o qualcuno) spingerà tutti a dire basta a questa "omertà dei sentimenti". Facciamo un gioco. A quali personaggi della vita reale assomigliano i protagonisti della sua storia? Sveva Casati Modignani Una donna tanto squattrinata quanto determinata, che lotta contro i silenzi e i segreti del clan familiare. È la protagonista dell'ultimo romanzo firmato Casati Modignani. E, per la sua grinta, ricorda una ministra del governo Monti. Come rivela la stessa autrice «Amilcare è l'uomo viscerale che si è fatto da solo e mi ricorda il grande scrittore Gabriel Garda Màrquez. Bianca è una matta buona, stile Marta Marzotto! Renzo, con il suo mix di ruvidezza e talento, è la copia dell'attore Massimo Ghini. E la mia Léonie... è difficile. E una tipa grintosa e seria, che non perde la sua femminilità. La paragonerei al ministro degli LÉONIE - (segue a pagina 132) DONNA MODERNA 1 3 1 ATTUALITÀ / novità in libreria «I miei personaggi sono sempre legati alla cronaca. Quando scrivo vengono a galla pensieri e convinzioni. Forse è questo il segreto del mio successo». I Cantoni vivono seguendo la ReArriva il momento del trucco e pargola delle due "S". ovvero silenzi e rucco per il servizio fotografico. segreti: dolori, paure e passioni si Sveva si scruta allo specchio, studia tacciono. E questo crea un'intricata rossetti e mascara e annuisce soddirete di cose non dette. Perché ha sfatta: «Così dimostro cinque anni in scelto tale tema? «Troppe persone conducono esistenze meno. Anche se non me ne faccio un del genere. L'ipocrisia è un male diffu- cruccio, mi secca invecchiare! Niente so, un serpente velenoso che morde lifting, però: lo trovo umiliante. Perla società. In Italia le istituzioni hanno ché una donna non lo fa quasi mai per smarrito il coraggio e ci sono così se stessa, ma per piacere agli uomini». tanti scheletri nell'armadio. Servirebbe A proposito di donne: sono sempre un'operazione di pulizia. Ma dopo de- loro le eroine dei suoi libri. Ma oggi cenni di politici bugiardi e arraffoni mi come sta l'universo femminile? pare difficile. I giovani, poi, non danno «Gode di una salute abbastanza disperanza: se Q futuro è Renzo Bossi...». screta. Guardo orgogliosa le ragazze autonome, in carriera, impegnate II richiamo all'attualità è prepotente nel sociale. Certo, la strada per la quando racconta della vita imprenparità è ancora lunga. Però non mi ditoriale dei Cantoni, circondati da piacciono le signore troppo dure, evasori e affaristi senza scrupoli. (segue da pagina 131) Interni Anna Maria Cancellieri, che conosco personalmente: una donna adorabile». che giocano a fare gli uomini, stile il presidente uscente di Confindustria Emma Marcegaglia. Preferisco quelle che si prendono poco sul serio come Serena Dandini. Adoro la sua ironia». Le sue donne amano, soffrono e lottano con un solo scopo: la conquista della serenità. Per lei cos'è la felicità? «Stare bene con me stessa. Ho viaggiato per il mondo, ho conosciuto vip e politici. Ma ora la mia serata ideale è cenare congli amici. E quando loro se ne vanno, godermi il silenzio della casa e concedermi un'enorme tavoletta di cioccolato fondente. Invece mi fanno infuriare le bugie e la stupidità». Dopo avere scritto romanzi tradotti e pubblicati in 20 Paesi come stupirà ancora i suoi lettori? «Con un libro di cucina (eridedi gusto, ndr). Si intitola 77 diavolo e la russumada, cioè l'uovo sbattuto con lo zucchero e il Barbera, e uscirà a settembre per la casa editrice Electa. Non voglio fare concorrenza ad Antonella Clerici e Benedetta Parodi, sia chiaro! Racconto la mia infanzia di bambina cresciuta durante la guerra, accudita da una nonna che credeva nel diavolo e sopportava le mie marachelle. La trama è condita dallericettedi quei tempi: zuppe, minestre, dolcetti e tanto altro. Fatti con amore e furbizia, perché non c'era nulla da portare in tavola». Basta chiacchiere: il fotografo è pronto. Sveva gioca davanti al flash, ma laverà star è Rambo che viene subito soprannominato "dog model" del giorno. Dopo decine di scatti, la scrittrice sembra quasi tirare un sospiro di sollievo. La aspetta una cena casalinga con gli amici. «E una nuova storia che mi frulla per la testa. Voglio parlare del mondo dei corallai, gli artigiani del corallo. La macchina per scrivere mi chiama». E quando la sua Olivetti - battezzata Valentina - chiama, Sveva non può farla attendere. FLORA CASALINUOVO GIORNALISTA. SCRIVETELE [email protected] "Mi leggono le donne dai 12 ai 90 anni V e vado in classifica dai tempi di Moravia LEONETTA BENTIVOGLIO ncrollabile Sveva. Mailaminima flessione. È uscito da poco il nuovo libro della Casati Modignani, Léonie: un nome ritagliato da Proust per una tipica storia " sveviana" d'amore e di famiglia (villona lombarda, dinastia di industriali, griglia di rapporti pieni di segreti). Una mega-soap approdata alla terza edizione e alle duecentomila copie in un paio di settimane. Ora, al solito, Sveva veleggia in cimaalle classifiche. Per l'ennesima volta, questa settantacinquenne signora milanese dal pomposo nom de piume - il vero nome è Bice Cairati - si dimostra un mastino del longseller, che in una trentina d'anni di trame sospirose, dialoghi "anticati" da fotoromanzo e sfondi ambientali di disarmante schematicità (debuttò neH'81 con Anna dagli occhi verdi, e Léonie è il suo ventitreesimo romanzo), ha venduto undici milioni di libri e conquistato traduzioni in ventipaesi. Sul versante della prolificità e della tenuta commerciale, non c'è un Eco o un Camilleri o un De Carlo che le tenga testa. E fa sempre centro senza pubblicità, snobbata darecensoriepremiletterari. «Me ne infischio dei riconoscimenti», dichiara lei con voce flautata. «Se dovessi scegliere tra un premio e la frase appena regalatami da unadonnainuniper-mercato diVa- rese, non avrei dubbi. Mi ha detto: oggi potevo comprare un chilo e mezzo di lesso oppure il suo romanzo. Ho preso il libro, è ovvio. E che i miei figli rinuncino al lesso. L'avrei applaudita». Signora Sveva: negli anni Ottanta, stando in classifica, se la vedeva con Moravia. Ora, nellalista deibestseller, gareggia con Del Piero. I tempi corrono, ma lei non cambia. «Ho cominciato piano, sommessa, narrandomi storie e scoprendo quanto mi divertivo a farlo. Poi mi sono accorta che i lettori godevano con me. Scrivere mi dà un piacere enorme e credo d'infonderlo nelle mie pagine. Non capisco gli autori che soffrono scrivendo. Ma via, che cambino mestiere». Si è interrogata sui motivi del suo successo? «Nei miei libri si avverte sincerità. E gusto genuino dell'affabulazione. C'è la musica classica e ci sono le canzonette. Io sono brava nelle seconde. A volte le storie mi piacciono così tanto che non vorrei sprecarle mettendole su carta. L'ho detto al mio editore mentre immaginavo Léonie: ho inmenteunlibro cosìbello che quasi quasi non te lo do...». Qual è stata la sua formazione? «Vengo da una famiglia modestissima. Fumio padre, un commerciante, aintrodurmiallaletteratura. Ero una bambina e lui mi leggeva Gian Burrasca, Pinocchio, Les histoires du Petit Nicolas. Poi ho letto Verne, Salgari, Rafael Sabatini. In seguito ho scoperto Gorkij, Dostoevskij, Tolstoj, Balzac, Dumas,La Fiera delle Vanità di Thackeray... ». Quando iniziò a scrivere? «Prestissimo. Da piccola firmavo racconti per il giornalino parrocchiale. E il parroco rifiutava i miei finali tragici. Gli diedi la novella di un bambino che moriva alla fine, e lui mi disse: no! Dobbiamo aprire una finestra sulla speranza! Avevaragione. La vita è troppo scarsa di lieti fini. Meglio provvedere». Happy endancheper Léonie, con svelamento del rispettivo amore tra la protagonista e il marito Guido, dopo i tradimenti. Possibile? Realistico? Tagliato con l'accetta? Non crede che l'amore sia cambiato? «Macché. Pensi ad Anna Karenina. Non è una vicenda attualissima? Leggale cronache sui giornali. Cambiano approcci e modalità, manon i sentimenti. Comunque ogni storia d'amore è per me unamaniera di riflettere una società». Dunque si riconosce nella definizione di "rosa-sociale"? «Non amo le etichette. Faccio romanzi d'intrattenimento. Ripercorro gli ultimi decenni italiani attraverso figure femminili: operaie, mondine, borghesi, femministe... Le donne sono più sorprendenti e complesse degli uomini, piatti e lineari, sempre simili a loro stessi». Amore e sesso: c'è n'è in ogni suo libro. Ma il secondo è mascherato, celato, dato per implicito. «Esplicitarlo non serve. L'interessante sta nei preliminari, cioè nell'arrivarci.Ilsessodipersénonèelegante». Ha iniziato lavorando come giornalista a La Notte. È stato utile? «Sì. Per capire quanto sono curiosa (adoravo le interviste e ne ho fatte ai Beatles, a Josephine Baker, all'ex re d'Italia Umberto) e per comprendere che non era il mio mestiere». Non le piaceva? «Detestavo che mi correggessero i pezzi. Una volta descrissi un vecchio che amoreggiava col suo quartino di vino, e trovai pubblicato che sorseggiava il quartino. Stravolgimento inaccettabile». Oggi ha uno stile di scrittura così semplificato da essere elementare. «Sono semplice per non far sentiremaiillettoreunidiota. Odio gli autori criptici e intorcinati. Se una cosaèbelladeve piacerti subito. Poi disquisir ai sui dettagli. È faticoso ottenere la semplicità. Sapesse quanto riscrivo per arrivare a quell'immediatezza». I primi romanzi li scrisse con suo marito, Nullo Cantaroni. «A darci fiducia fu Tiziano Barbieri, artefice degli hit di Sperling & Kupfer, che per la nostra coppia inventò lo pseudonimo Sveva Casati Modignani. In realtà ero io a scrivere. Nullo correggeva. Poi fu vittima di una forma precoce di morbo di Parkinson e restò malatissimo per vent'anni. Morì nel 2004. Anche quand'era malato gli leggevo i testi, che lui commentava e criticava. Lo fa persino ora che non c'è più. È un tale rompicoglioni che non riesco a scrollarmelo di dosso». Il nome Nullo fa pensare a un tipo dimesso. «Tutt'altro! Dovevo sgusciare tra le maglie del suo autoritarismo per sopravvivere. Il nulla è lo zero, cioè l'assoluto, e Nullo era un assolutista». Chi sono i milioni di fan di Sveva? «Donne soprattutto. Dai dodici ai novantadue anni, di ogni categoria sociale. Agliincontri che faccio in giro per l'Italia vengono ad ascoltarmi donne magistrato, immigrate, ragazze che fanno tesine sui miei romanzi. .. Chi piange, chi si confida, chimi dona uncanovaccio,unapattina, un portapane con scritto: Sveva ti amo. È forte la loro affinità con Sveva». Parla di Sveva come se fosse diversa da Bice, cioè da lei. «Bice è pigra. Sveva è attiva e viaggia per parlare con la gente dei libri. Bice sta a casa. Sveva si relaziona e promuove. Ma è Bice che racconta e scrive». Da dove prende le storie? «Dalle persone. Io so ascoltare. Attingo dagli incontri. Non ho fantasia. Non potrei scrivere una fiaba e non sono unafilosofa. Non avreipotuto inventare Harry Potter». La sua Léonie coltiva per decenni una relazione con un amante, Roger, con cui ha un unico appuntamento annuale in un romantico albergo sul lago. E ogni volta ritrovano la stessa passione. Improbabile... «Così improbabile che è una storia vera! Me l'ha confidata un professionista romano conosciuto tempo fa. Era un marito fedele e aveva una bella famiglia, ma da trent'anni amava una signora con cui s'incontrava di nascosto solo un giorno l'anno, facendo scorta per gli altri 364. Che culo quel Roger!, ha esclamato mio fratello leggendo Léonie. In tanti fantasticano un amore così, fatto al novantanove per cento di sogno. Perché senza i sogni non esiste gioia». S RIPRODUZIONE RISERVATA L'autrice, dal 1981 a oggi, ha venduto milioni di copie E continua a farlo MIMI iicìiii ili 2012 "Léonie", uscito da Sperling&Kupfer (pagg. 500, euro 19,90) è entrato subito in classifica LA SCRITTRICE Sveva Casati Modignani è nata Milano nel 1938; il suo vero nome è Bice Cai rati 1981 "Anna dagli occhi verdi" è il primo bestseller di Sveva Casati Modignani ri... r^\ r\ v _ .1*.***. *«*i **•' $"{• „„, W •">.* flBflfiBjffflig La vita e le opere, Sueua CasatiModignani (nella foto diMaki Galimberti) è il nome d'arte della coppia Bice Cairati e Nullo Cantaroni. Scomparso il marito nel 2004, Bice Cairati ha continuato adusare lo pseudonimo. L'esordio nel 1981 con «Anna dagli occhi verdi». Seguiranno, tra gli altri titoli: «Disperatamente Giulia», «E infine una pioggia di diamanti», «Rosso corallo», «Un amore di marito». Il nuovo libro è «Léonie» (pp. 501, €19,90). Tutti i romanzi (pubblicati in venti Paesi del mondo) sono editi da Sperling &Kupfer. La signora si descrive così: «Sono nata a Milano, dove vivo con un bassotto prepotente. Ho due figli. Cucino volentieri, ricamo a punto croce, coltivo l'arte del sonno. Mipiacciono le torte fatte in casa...». Trent'anni di bestseller, da «Anna dagli occhi verdi» a «Léonie»: una fedeltà assoluta alle mura domestiche, lo sole che possano reggere "Il conte Tolstoj non è il mio principe azzurro BRUNO QUARANTA ^1 A proposito di donne d'antan, di trascorse cortesie ed eleganze e savoir faire. «So, per esperienza - avvertiva Colette Rosselli, alias Donna Letizia -, che scrittori e artisti il meglio di sé lo spendono nelle loro opere, da vicino rimangono solo gli spiccioli». Ma non sempre, Madame. Se solo avesse sorseggiato un té (magari con pane abbrustolito, alla Eliot) chez Sveva Casati Modignani sarebbe stata meno tranchant. Perché questa signora innanzitutto è l'arte di accogliere, di conversare, di onestamente dissimulare, di accordare i les- mato il suo grido: «Famiglie, vi odio!». Non perché qui si ignorino le ombre, i giorni dispari, le nefandezze. Epperò si confida infine che le mura domestiche sappiano reggere, attenuare, rinsavire, medicare se non guarire. Con buona pace del nouveau roman e dintorni, per Sveva Casati Modignani la marchesa continua a uscire di casa alle cinque. Tramando, tramando, una ormai lunga fedeltà al «c'era una volta». Dal 1981, l'esordio con Anna dagli occhi verdi, al recentissimo e fortunatissimo (come ogni storia) Léonie. Ci si sieda in poltrona, si indossi il pince-nez, si spenga il cellulare: «Léonie rallentò la corsa e si fermò di fronte alla prospettiva della villa che sorgeva in fondo al viale...». «Furono le veglie nelle stalle, durante la guerra, ero piccola, «Anna Karenina ha a comunicarmi il fascino bisogno d'essere amata della narrazione» come la Bovary, ma a sici che si modellano in cucina differenza di Emma e in sala da pranzo e nello studiolo, nella mansarda e nel par- non merita di morire» co, di generazione in generazioCorso Venezia, via Montene, sulla pagina come nello napoleone? La Milano di Svespartito quotidiano. Incontranva Casati Modignani ha un redola, forse Gide avrebbe sfu- 11 spiro periienco, e un viaggio a rebours, nel 1911. E' centenaria la sua cuna, modellata dalla nonna - «undicimila lire di allora» -, sempre accudita, sospesa fra il mondo di ieri (là, oltre il giardino, viveva colei che si immedesimava in Liz Taylor) e il nostrano melting pot (che ha spodestato la gente meridionale nell'anonimo stabile di fronte all'ingresso principale). Il bassotto ruggente si chiama, va da sé, Rambo. L'Olivetti rossa è la promessa di mille e ulteriori mille destini incrociati. Sveva Casati Modignani è una voce fra incanto e realtà... «Grande lettore era mio padre, un commerciante di vini e liquori che, per amore di mia madre, indosserà i panni, non propriamente suoi, dell'industriale. Ma saranno le veglie nelle stalle, durante la guerra, ero piccola, a comunicarmi il fascino della narrazione. Voci soprattutto anziane, si alternavano. Per esempio la donna cattiva verso la suocera che sarà carpita dal diavolo. Andandosene diceva, chissà se sollevata o terrorizzata: "Me ne vado nel profondo degli abissi"». Per amore... Etvoilà la sua vita privata, l'incontro a Parigi con Nullo Cantaroni che diverrà suo marito, felice anche il sodalizio professionale... «Gli debbo il passo d'avvio. Mi ero domandata: che cosa sa mio figlio delle mie radici? E così cominciai a scrivergli una lettera che via via si allungherà, raggiungendo il centinaio di fogli. Mio marito li lesse, infine incoraggiandomi: ma questo è un romanzo. Nasceva Anna dagli occhi verdi. Insieme abbiamo ordito tre libri. Come? Io scrivevo, lui riscriveva, io, a mia volta, riscrivevo...». Le prime letture. In «Léonie» si incontra «Cuore», «Pinocchio», «Gian Burrasca»... «No, Cuore non mi ammaliò, permeato com'è di buonismo fasullo, inapplicabile. Di De Amicis ho apprezzato Amore e ginnastica, una emancipazione ante litteram... Pinocchio, certo... Ma il prediletto è Gian Burrasca, una denuncia contro l'ipocrisia degli adulti. In particolare mi era caro il Gian Burrasca francese, le storie del piccolo Nicolas di René Goscinny». «Léonie». Ed è subito Proust. Una donna fra rigore e libertà e spirito d'impresa la sua eroina, riecheggiante nel nome la «tante» di Combray. «Ah, Parigi! Come vorrei incontrare Colette e Marcel Proust...» si esclama nella villa brianzola da Lei architettata. «Ho accostato ìaRecherche intorno ai trent'anni. L'ho ripercorsa sui quaranta. Sorpresa perché Proust usa molte parole per dire una piccola cosa. Poi capendo che nella sua opera non c'è una parola di troppo. E Colette, una passione dei diciotto anni, ammirandone lo humour, l'autoironia, l'indipendenza...». Le donne nella letteratura. Anna Karenina? «A lei sono legatissima. E' la p a r t e femminile di Tolstoj. Se ne è voluto liberare immaginando questa c r e a t u r a . Potendo, dopo la t r e m e n d a fine riservatale, deflagrare come principe folle e maschilista». Dalla Russia alla Normandia di Flaubert... «A Madame Bovary. Come Anna Karenina ha bisogno di essere amata. Ma il marito di Anna è ignobile. Il marito di Emma è invece perbene. Anna non meritava di pagare con la morte, Emma sì». Uno scrittore ammirabile? «Lo scrittore e l'uomo. Ernest Hemingway, inesauribile raccontatore della vita, che macho! E un eco di Cechov: là dove la principessa si innamora di chi sta rifacendo i tetti della sua dimora...». Mariti di ieri, mariti di oggi. «Io e mio marito? La differenza? In quanto donna avevo bisogno di lui perché lo amavo. Mentre lui mi amava perché aveva bisogno di me. Avere o essere, Erich Fromm...». Non è il rosa il suo colore. Ma non di rado la si confonde con Liala... «Nella bibliotechina della nonna e della mamma non mancava, ancorché non abbondasse. La considero una benefattrice dell'umanità. Ha fatto sognare le donne - la ragione di vita che è il sogno - quando le donne grondavano disperazione». Anziché Liala, Le si intona la confessione di Natalia Ginzburg: «Quando scrivo non penso mai che c'è forse un modo più giusto di cui si servono gli altri scrittori. Non me ne importa niente di come fanno gli altri scrittori...». «Sveva c'est moi. Non so che cosa sia il blocco di fronte al foglio bianco. Magari il problema è rinnovare le riserve di nastri per POlivetti. Ma c'è un ometto solerte che vi provvede. E via con i tasti. Ogni gestazione dura un anno e mezzo. Dedicherò ai corallai di Torre del Greco il prossimo libro. Natalia Ginzburg? La vidi a Bologna, stava discorrendo con Eduardo De Filippo, non osai avvicinarla». La sua Lombardia... «La mia Milano, in primis. Come pulsa in Ascolto il tuo cuore, città di Alberto Savinio, "città «Liala ? Benefattrice dell'umanità: ha fatto sognare le donne quando le donne grondavano disperazione» tutta pietra in apparenza e dura", mentre è "morbida di giardini interni"». La Lombardia di Alessandro Manzoni... «Farlocchi, no?, Renzo e Lucia... Rispetto alla statura dell'Innominato!». I suoi lombardi? In «Léonie» si evoca il Clubino intorno a cui da par suo divagherà Alberto Arbasino... «Sommo è Piero Chiara. Un affabulatore straordinario. E' indelebile il ricordo di due serate trascorse a sentirlo. E Andrea Vitali, tra una finestra sul lago e un collier. E - raggiungiamo la Sicilia - Andrea Camilleri, Montalbano e non, La concessione del telefono è una prova egregia». La mia vita è un romanzo. Chissà quanti glielo avranno sussurrato... «Non solo sussurrato. Tempo fa mi venne proposto di scrivere la biografia di... Nome e cognome? L'ho ritratto in Léonie, lettrici e lettori provino a indovinarne l'identità... "...calvo e in sovrappeso che sedeva in fondo alla stanza, su una specie di trono, dietro una scriva- «Pìero Chiara, che grande affabulatore, è indelebile il ricordo di due serate trascorse a sentirlo» nia traslucida; al suo fianco, ritto sugli attenti, un individuo segaligno dalla chioma fulva, che abbandonò la sua posizione per andarle incontro, mentre il palazzinaro scendeva dal trono: "Io amo lavorare con le donne, quando sono intelligenti e, ovviamente, belle come lei". Beninteso rifiutai la cospicua offerta: come avrei potuto trascorrere anche un'unica ora con questa caricatura di uomo?». Già, come avrebbe potuto, Sveva Casati Modignani, lei che è annidata nei Caratteri di La Bruyère, ospitati nella stanza dell'Olivetti rossa? «Una bella donna che abbia le qualità di un uomo educato è quanto c'è di più delizioso da frequentare; in lei si riscontra tutto il merito di entrambi i sessi». Non si <" Alla ricerca del tempo perduto Mondadori pp.CLXXIV-3850,€70 «Usa molte parole per dire una piccola cosa. Ma non ve ne è una di troppo» <r Anna Karenina Einaudi, pp.XV-887,€11 «Creandola, Tolstoj si è voluto liberare della sua parte femminile. Potendo, dopo la tremenda fine riservatale, deflagrare come principe maschilista» <~ La concessione del telefono Sellerie pp. 284, €10 «E'un prova egregia. Camilleri non è solo le inchieste del commissario Montalbano, lo apprezzo per intiero» fraintenda: la bellezza che è educazione, l'educazione che è bellezza, i superlativi che coabitano nella medesima anima, lo stesso La Bruyère necessita di qualche ritocco... latratila Un romanzo borghese ambientato sul lago, tra amori infelici e incontri clandestini veva Casati Modignani svela i segreti di una famiglia lombarda di ANDREA VITALI sugual mente diviso tra Roma, cuore del suo principale interesse professionale, e l'austera dimora lombarda dentro la quale ^f*~~\ aleotto fu il lago con l'indispensax I bile apporto della sua volubile Léonie conquista per gradi una posizione ^ ~^" meteorologia. Non altrimenti dietro l'altra, giungendo ad essere la vera \ w J I Léonie, protagonista dell'ultimo speranza per il futuro delle Rubinetterie romanzo di Sveva Casati Modignani, mer- Cantoni. cé la foratura di una gomma, incontrerà il Circa il carattere, invece, Guido è un professor Roger Bastiani: è il ventidue di- Cantoni di origine controllata e garantita, cembre, data da tenere presente, perché fatto, come si usa dire, con lo stampino scandirà gli eventi del romanzo. dei suoi avi. Mantenere un segreto, certi Si obietterà che la foratura di una gom- segreti di famiglia, sembra, anzi, è una rema può avvenire ovunque, su qualunque gola, eredità, tra i Cantoni e il romanzo, costrada. Nulla in contrario. Ma, nel caso in me il lettore, gode nel chiarire come tali oggetto, la sapienza narrativa dell'autrice misteri vengano scardinati uno dopo l'alla fa capitare dentro l'ineffabile cornice di tro ad opera dell'intraprendente Léonie, un lago battuto dalla pioggia e reso silen- quasi avesse tra le mani una matrioska. Se, zioso dalle basse nubi: un lago complice, come cantava Mary Poppins, con un poco capace di mantenere i segreti. Come quel- di zucchero la pillola va giù, non fa meravilo, idilliaco, che scatterà tra i due proprio glia che un poco di bitto, pregiato formagquel ventidue dicembre. Quando la storia gio di produzione valtellinese, sia la chiaprende il via Léonie, francese di nascita e ve d'accesso alla lingua, oltre che alla gola, con alle spalle una tribolata infanzia senza della straripante Celina, dislipidemica suopadre, è già sposata con Guido Cantoni, ha cera che avvia Léonie lungo il sentiero delgià forato la fatale gomma, è già tornata, la conoscenza. Non può, a questo punto, più di una volta, sulle rive di quel lago per proprio perché c'è ima certa Lombardia di celebrare il mistero glorioso del ventidue mezzo, perché c'è un lago che non è semdicembre. pre uggioso, sopratutto perché c'è una vilE Guido, ci si chiederà, il marito? L'ala la dentro la quale si svolgono vite e si indel dubbio, la puntina della curiosità non trecciano destini, non tornare alla memoandrà a fargli il solletico? Sta al lettore sco- ria ciò che Piero Chiara ha scritto circa i prirlo, non prima di averne conosciuto ca- segreti che si nascondono dietro quelle norattere e propensioni. Riguardo a queste bili fronti. Occultati per decoro, per vergoultime spicca il disinteresse più assoluto gna o per un malinteso senso di superiorinei confronti dell'attività di famiglia, fab- tà rispetto al resto del mondo. bricare e commerciare rubinetti con semLa narrazione degli eventi galoppa. Si pre maggior successo da tre generazioni: letterato per vocazione, il suo tempo è di- faccia conto di stare in groppa a un puro- sangue durante una corsa a ostacoli. C'è giusto il tempo di tirare il fiato tra l'uno e l'altro: noi lettori, poiché invece la sorprendente Léonie approfitta degli intermezzi per dare ai Cantoni una più che degna discendenza (cinque figli più un sesto, probabile, che viene concepito tra le ultime righe del romanzo). Una volta tagliato il traguardo saremo in grado di raccontare con dovizia di particolari ciò che i Cantoni volevano tenere per sé: dalle origini della loro fortuna iniziata con il patriarca Amilcare, al buco nero rappresentato da Bianca, alla tormentata iniziazione all'amore di Renzo quando incontrerà Amaranta, una giovane dipendente dell'azienda pure lei vettrice di un segreto, alla gioiosa bulimia di Celina. Rivelare di più sarebbe cattiveria pura oltre che imperdonabile sciocchezza poiché solo la parola scritta riesce a rendere in maniera quasi tattile certe atmosfere, siano quelle di un lago prima complice e poi alleato oppure quelle di intemi appartati dove si sussurrano confessioni rivelatrici. Il romanzo si conclude con un adieu. Non va dimenticato, infatti, che Léonie è di origini francesi. In omaggio alla protagonista ci si permetta un saluto in lingua madre ma rivolto a chi le ha dato sostanza. Au revoìr, quindi, madame Modigliani, à la prochaine. RiPRODUZiONE RISERVATA • il libro di Sveva Casati Modigliani, «Léonie». Soeriing & Kupfer, pagine 540. € 19.90 Il fenomeno Sveva Casati Modignani ritratta nello studio della sua casa milanese {Pìaggesi / Fotogramma). «Léonie» (Sperling & Kupfer}, è il suo ventitreesimo romando, di cui ha già venduto 200 mila copie. In totale, da quando ha iniziato a scrivere, 31 anni fa con «Anna dagli occhi verdi» {1981}, Sveva Casati Modignani ha venduto oltre 11 milioni di copie ed è stata tradotta in venti Paesi. Sveva Casati Modignani è uno pseudonimo che Bice Caìrati {Milano, 1938} ha adottato fin dai primi libri, scritti a quattro mani con il marito Uuìio Cantarono scomparso nel 2004