15 Eventi Scala Venerdì 7 Dicembre 2007 Corriere della Sera IL R EPORTAGE I fedelissimi «NOI, MALATI DI WAGNERISMO» «E si ricordi: un wagneriano vero non ha bisogno di ascoltare altro». Parola del discepolo più devoto di Wagner: Massimiliano Marzo, docente universitario, classe 1968. Presidente, presidente onorario, unico socio e unico sostenitore dell’unica associazione wagneriana a Bologna. «Sì, per adesso sono solo — ammette — e nonostante questo ho ottenuto il permesso per costituire l’associazione, ma saremo in tanti: Bologna è una roccaforte wagneriana». È vero: il compositore tedesco ci ha a malapena messo piede, ma il capoluogo emiliano ha ospitato la prima rappresentazione italiana di Wagner, il Lohengrin , nel 1871. E un viaggio nelle associazioni dedicate del genio di Lipsia può ben cominciare da questo Robinson Crusoe del wagnerismo bolognese. Sono 140 le associazioni wagneriane nel mondo (anche a Taipei e Tartu, Estonia). Quattro in Italia: Venezia, Milano, Roma e, appunto, Bologna. «Certo, non possiamo, anzi, non posso competere con Venezia — dice Marzo —, che è la vera città wagneriana, dove il maestro visse. Però Bologna lo ha amato subito». Qui, infatti, cinque furono le prime italiane di Wagner. Secondo la leggenda, la passione c’entra poco e Gli indirizzi tutto si ridurrebbe ad una rappresaglia di campanili Richard Wagner , contro Parma e Verdi, ma i Cannaregio 2040, melomani, si sa, parlano Venezia ; tel. d’altro: «Ho ben cinque del041.2760407. le quarantasette versioni Wagneriana del Tristano», dice Marzo. di Bologna, Le altre quarantadue le ha via Milano 7; il secondo wagneriano di tel: 051.493892. Bologna, Giancarlo BongioWagneriana vanni, nel suo storico negodi Milano, zio di dischi. Meglio non novia Cavalieri del S. minargli il maestro, perché Sepolcro, 10; tel. lui comincia a snocciolare 02.8053874. Amici le date delle prime bolognedi Wagner, Roma, si: «Lohengrin : 1871, Tanvia Val Chisone nhäuser ...». 35; tel. 06.8183950. A Venezia, gli aneddoti Associazione sfumano. «Qui parla la stoInternazionale ria — taglia corto AlessanRichard Wagner dra Pugliese, vice presiden(Friburgo): te dell’associazione venewww.richard-waziana — il maestro la scelse gner-verband.de/. come sua città, venne per la prima volta nel 1858, vi lavorò a lungo e vi morì. Abbiamo più di 120 soci». Oltre ad una delle più ricche collezioni di cimeli. Doretta Panizzutt Pess fa strada nell’elegante mezzanino del Casinò di Ca’ Vendramin Calergi, antico appartamento di Wagner. «Vede quella finestra? Il maestro vi meditava». In effetti Venezia gli andava a genio per il silenzio. Ma non i veneziani, con i quali non legò affatto. Nonostante questo, il culto è fervido: il ristorante del Casinò propone una cena wagneriana, lettere e foto vengono custodite in preziose teche e ogni anno il pellegrinaggio a Bayreuth diventa una questione morale. «Per chi riesce ad avere Cimeli, dischi, aneddoti: un compositore trattato da rockstar Viaggio tra le associazioni italiane dedicate al genio di Lipsia nell’appartamento in cui visse Wagner; in alto, alcuni membri dell’associazione DI ROBERTA SCORRANESE Celebrazioni il biglietto», chiosa Giampietro Tessarin, musicologo. Già, perché ci vogliono sette anni per un ticket. A meno che non si faccia come Klaus Greschek, wagneriano di Bonn: ogni anno prende una settimana di ferie, va a Bayreuth e si piazza davanti al teatro con un cartello al collo dove si legge: cerco biglietto. «In molti sperano di avere un ingresso da qualcuno che rinuncia all’ultimo momento — spiega Robert Campello, segretario dell’associazione — e ogni volta se ne contano a decine». Di quelli che rinunciano? «No, di quelli con il cartello al collo». Il ventinovenne Tessarin però rifiuta ogni liturgia. «Noi giovani amiamo Wagner perché è moderno. Pensiamo ai leit motiv nelle colonne sonore cinematografiche: vengono da lui. Ai miei piccoli allievi spiego la sua musica con i film di Disney e a Bayreuth ci vado in jeans». Nasce una disputa gene- L’avviso di una delle manifestazioni dedicate a Wagner dopo la morte Cultura pop Una figurina Liebig dei primi del Novecento dedicata a Wagner Gli ultrà all’opera Sono preparatissimi, si commuovono, «litigano» sull’opportunità di indossare i jeans. E hanno un’unica missione: il pellegrinaggio a Bayreuth IN RETE Alle nove di sera del 29 novembre, P. (Piergiorgio?) ha un problema: quale esecuzione scegliere per ascoltare il ciclo dell’«Anello dei Nibelunghi» tra quelle di Barenboim, Böhm, Furtwängler, Keilberth, Knappertsbusch, Leinsdorf, Levine, Neuhold, Sawallisch e Solti? Lancia il quesito in rete, in uno dei tanti gruppi di discussione. E i wagneriani telematici rispondono: Vinix spiazza tutti buttando lì Karajan, Rudy propone Boulez e Placebo987 non ha dubbi: «Solti, Solti, Solti». Così na- scosti, ma così raffinati, i wagneriani della rete spopolano nei blog, nei forum, nei gruppi. Si scambiano idee, discettano su pregi e difetti delle esecuzioni, sono competenti. Ci sono quelli che si confrontano sulle differenti versioni del «Tristano e Isotta», come Danilo che ha quella di Carlos Kleiber e Renato, il quale possiede quella firmata da Herbert von Karajan. Danilo poi afferma di avere una vecchia edizione ormai superata e di volerla regalare, un gesto «certamente più poetico che venderla». Si trovano anche i resti di un forum dal titolo «i wagneriani» dove, tempo fa, Gaetano esultava: «Finalmente si avvera un sogno. Grazie a Riwagner, nostro amico di gruppo, riuscirò a coronare il sogno di andare a Bayreuth, mitico tempio di Wagner». Ossia al festival di Bayreuth. E c’è anche chi mette in rete la foto dell’agognato biglietto d’ingresso, conquistato dopo anni di attesa. Massimo B. lo dice apertamente: «Certo, Wagner è una malattia». Su un forum dedicato agli appassionati del teatro lirico, racconta il suo terzo consecutivo pellegrinaggio a Bayreuth: «Eccoci, dopo un viaggio di 9 ore via Monaco e Norimberga, arrivare nella bella cittadina pronti per il rito». Una malattia, già, come sottolinea A Venezia Sopra, il pianoforte Jean Paul che, anni fa, in rete augurava all’amico Giampaolo un piacevole anno nuovo, dopo «un’estate trascorsa all’addiaccio davanti al Festspielhaus di Bayreuth con annesso cartello "Ich suche Karte", cerco un biglietto, implorando a viva voce di voler ascoltare Wagner». E infine c’è Massimiliano C. che non ce la fa più e chiede: «Ma voi riuscite davvero a trovare tutti quattro ore nell’arco della vostra giornata per dedicarli a Wagner?». E se C. ammette: «Assolutamente no», Tomas Milan lo dice chiaramente: «Wagner non è per tutti. Non è mica il Festival di Sanremo». R.Sco. razionale con Panizzutt, fedele allo smoking d’ordinanza e interviene Campello: «Wagner coinvolge tutti perché la sua arte è completa». Ogni anno, affondasse Venezia, si va a Bayreuth. «Ci prendiamo dei giorni, andiamo in auto — dice Campello — è un rito». Silvana Quadri sfiora un biglietto ingiallito in cui il Wagner ordina al povero gondoliere di procurargli dodici bottiglie di champagne: «Sì, ho radici verdiane — confessa — ma il maestro mi ha sedotta». Il musicologo ottocentesco Albert Lavignac scrisse che «il vero wagneriano non va a Bayreuth in carrozza, ma in ginocchio». Paolo Jucker, presidente dell’associazione wagneriana di Milano, è presente ogni anIl festival no a Bayreuth dal 1997. «Non in ginocchio — amIl Festival mette ridendo —, ma andi Bayreuth , ch’io pago il mio obolo al in Baviera, fu wagnerismo». Jucker ha voluto dallo stesso una rara collezione di libretWagner. Ottenere ti del Festival dal XIX secoun biglietto lo a oggi. Non solo. «Letteper l’evento estivo re, biglietti — dice fruganè molto difficile. do in scatole polverose — Ci si può provare che mi procuro nelle aste scrivendo, non di Londra e New York». La oltre la metà sua libreria gareggia in ricdi settembre, a: chezza con quella di un alBayreuth tro fervente wagneriano miFestspiele , lanese, il musicologo GuiKartenbüro, do Salvetti, che ha la prima Postfach 100262, edizione de Il viaggio artistiD-95402 Bayreuth. co a Bayreuth , di Lavignac Tempo medio (Jucker ha la settima). Ma a di attesa, 7 anni . Milano l’apice lo tocca IldeAltre indicazioni su brando Ferrario. L’ascolto www.bayreuther-fedi Wagner, per lui, è una costspiele.de. sa seria. «Prima studio il libretto, poi leggo le prescrizioni sceniche del maestro e infine ascolto». Frau Helga Augsdörfer-Bilotti, presidente dell’associazione di Roma, ci ha provato. Lei, nativa di Bayreuth e romana «per amore», combatte dure battaglie: «Organizzo conferenze, concerti, faccio i salti mortali per diffondere le opere di Wagner». E invece? «Niente — sospira —, siamo pochi, meno di una cinquantina. Bayreuth non attira. Certo, ci sono quelli che si lasciano coinvolgere dalle altezze wagneriane. Ma perché, in incontri che mi costano fatica, molti arrivano, guardano il buffet e se ne vanno?». Servizio fotografico di Marco Scarpa