Papa Francesco sulle tracce del Santo di Assisi A cura di padre Enzo Fortunato Rizzoli Un’umanità cordiale L a visita di Papa Francesco ad Assisi ha suscitato un interesse enorme. Non vi è stato alcun gesto o discorso sensazionale, anche se qualcuno aveva alimentato l’aspettativa di qualcosa di clamoroso. Probabilmente è rimasto meravigliato. Positivamente, speriamo. In realtà, il Papa sceglie deliberatamente di non fare alcunché di straordinario. Egli testimonia sempre un’umanità cordiale, solidale con l’altro, prossima ai più deboli, allergica ai vezzi di corte, normale. Paradossalmente, crediamo che la straordinarietà della visita del 4 ottobre risieda proprio nei suoi gesti ordinari e nelle sue semplici parole. D’altra parte, forme di comunicazione che mirano a suscitare un’onda emozionale non riflettono forse un’insicurezza di fondo e un timore, quello dell’insignificanza o dell’inefficacia del messaggio? La ricorrente lezione di questo “grande uomo” ci pare si possa esprimere così: “Innanzitutto, siate uomini normali”. Umana è la prossimità, che include anche il limite. Artificiosa è la formalità, che vorrebbe escludere ogni difetto. Insieme a tale realismo, profondo e sostanziale, il Papa con parole semplici insegna anche l’ascolto del proprio cuore, desideroso dell’amore incondizionato e infinito di Dio. Addita a tutti l’esperienza della misericordia divina, quale sorgente inesauribile di rigenerazione dalla quale può fiorire l’umanità cordiale. Come è accaduto a Francesco di Assisi. Il suo cuore desiderante e vigile poté incontrare lo sguardo di Gesù sulla croce, che perdona, ricrea, trasforma e dona vita. Per questo amò i lebbrosi, edificò una fraternità, operò instancabilmente per la pace, contemplò il creato… Dal rapporto vitale e appassionato con Gesù, povero e crocifisso, scaturì una nuova armonia che ancora oggi affascina il mondo intero. In tal senso, crediamo che la visita di Papa Francesco sia da leggere come una conferma e come un richiamo. Un richiamo. All’essenzialità e all’autenticità o, in altri termini, alla povertà. Il privilegio della povertà, infatti, non è solo conditio sine qua non per essere liberi di seguire Gesù e farsi solidali con gli altri, ma è anche la cifra dell’identità personale. In verità, solo un povero non ha timore di dire chi è veramente e può lasciarsi incontrare dallo sguardo del Crocifisso che lo ama perdutamente. Una conferma. Dal punto di vista simbolico, il momento per noi più significativo è stato vissuto alla tomba di san Francesco. Lì, l’intera famiglia francescana, rappresentata dai Ministri generali e dai due Custodi della Porziuncola e del Sacro Convento, si è raccolta con il vescovo di Assisi in preghiera silenziosa intorno a Papa Francesco, presente il suo Consiglio cardinalizio. Non sono stati fatti discorsi. Nessun fragore. Un saluto e la consegna di un dono da parte di tutti: un’icona del Crocifisso e una copia fedele della Regola di vita dei Frati Minori. In tal modo, abbiamo inteso restituire alla Chiesa con tanta gratitudine ciò che dalla Chiesa stessa sgorga; e abbiamo testimoniato la volontà di continuare a offrire noi stessi, come un’unica fraternità, per la vita della Chiesa e del mondo. E il Signor Papa ci confermò: «Bravi, dovete rimanere uniti». Fr. Bruno Ottavi – Ministro Provinciale dei Frati Minori dell’Umbria Fr. Celestino di Nardo – Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini dell’Umbria Fr. Alessio Maglione – Ministro Provinciale del TOR Fr. Mauro Gambetti – Custode del Sacro Convento A ssisi è tutt’altro che nuova a visite papali. Ma la visita compiuta dall’attuale Pontefice, il 4 ottobre 2013, spicca a più d’una ragione. A partire dal fatto che, per la prima volta nella storia, si è trattato di un papa di nome Francesco. Quando lo abbiamo visto in commossa orazione alla tomba del Santo, pareva davvero che il figlio di Pietro di Bernardone e il Papa venuto dai “confini del mondo” si dessero un abbraccio. In quell’abbraccio, il rinnovato ideale di una Chiesa “povera e per poveri”. Questo tema-programma, illustrato da Papa Francesco fin dalle prime battute del suo pontificato, è emerso nella visita ad Assisi con segni speciali. Tale l’inizio all’Istituto Serafico, con la tenerezza che il Papa ha manifestato a ciascuno dei disabili per toccare in loro – ha spiegato – le «piaghe di Cristo». Totalmente inedita la visita che il Papa ha fatto alla Sala della Spoliazione del Vescovado, per additare l’attualità del gesto profetico compiuto da Francesco davanti al vescovo Guido. Un gesto che invita la Chiesa a spogliarsi di ogni “mondanità”, per vivere solo di vangelo. Significativa la scelta del Papa, conclusa la celebrazione eucaristica, di pranzare insieme con i poveri. Tre segni che rimarranno nella memoria. Forse “scomodi”, ma salutari. Riproducono qualcosa dello “shock” dato dal giovane Francesco ottocento anni fa. Per il resto nulla del “tradizionale assisano” è mancato nella Visita del 4 ottobre. Anche l’offerta dell’olio al patrono d’Italia, quest’anno compiuta dalla Regione Umbria, è stata perfettamente onorata. Bella la conclusione con i giovani a Santa Maria degli Angeli. Una visita di queste fattezze non può essere archiviata. Certo, l’entusiasmo incredibile che il passaggio del Papa ha destato per le strade e le piazze di Assisi difficilmente potrà essere riprodotto. Ma almeno lo scorrere della cronaca e delle immagini può ridestarne il ricordo. Di qui il presente volume. Il fascino di Papa Francesco – amiamo credere – lo rende interessante per tutti. Ma vibra in esso anche la coscienza di una Chiesa particolare che sente la grazia e la responsabilità di essere la “madre” del Poverello e che, in unità coi suoi figli da otto secoli benemeriti di portarne il messaggio nel mondo, consegna queste pagine all’attenzione di quanti, nella figura del Santo di Assisi e del Papa che ne porta il nome, ritrovano la “gioia del Vangelo” e il fascino della fede cristiana. + Domenico Sorrentino L’ attenzione e la solidarietà verso gli altri è uno dei tratti salienti dell’azione di Papa Francesco tanto da apparire, sin dai primi giorni del suo pontifcato, uno degli elementi caratterizzanti anche agli occhi del grande pubblico. Tra gli attori che sono chiamati a un comportamento responsabile, che contribuisce al benessere della società contemporanea, certamente si collocano anche le realtà industriali. Come grande impresa che opera da sessant’anni nel mondo dell’energia eni, attualmente presente in novanta Paesi, conta circa ottantamila dipendenti e su questi stessi valori ha costruito le basi della propria reputazione. Un modo di fare e di pensare che viene direttamente dal fondatore, Enrico Mattei, che fn dagli anni Cinquanta volle stabilire con i paesi produttori un rapporto paritario, creando le basi di un modello di sviluppo economico responsabile. Da allora eni ha dimostrato di saper cogliere le aspettative e le esigenze delle comunità con cui è entrata in relazione, contribuendo alla diffusione di benessere sotto vari punti di vista. Questo è stato possibile perché tutti gli uomini e le donne di eni attribuiscono un valore fondamentale alla persona, alla sua dignità, all’ambiente e alle condizioni di lavoro. Temi cruciali nel mondo contemporaneo e non soltanto per le imprese. Per questi motivi eni trova molta affnità con lo spirito di Papa Francesco, con i frati della Basilica di Assisi e il loro messaggio di fratellanza e di condivisione e con tutte quelle istituzioni che agiscono nella società anche al di fuori delle singole specifcità confessionali. Stefano Lucchini Direttore Relazioni internazionali e comunicazione eni