SPAZIO LIBERO
Numero 33 – febbraio 2007
Anno
III
RUBRICHE:
Editoriale Mondo filiali Attualità C’era una volta Cinema e cultura Flash
EDITORIALE
1979 – GUIDO ROSSA
OPERAIO, SINDACALSITA, ASSASSINATO DAI BOIA
DELLE “BRIGATE ROSSE”
2007 - CONTINUANO A FARCI DEL MALE
CONTRO IL TERRORISMO
PER LA PARTECIPAZIONE, PER I DIRITTI, PER LA
DEMOCRAZIA
CGIL DA 101 ANNI DALLA PARTE DEI LAVORATORI
MONDO FILIALI
Mercanti & mercanzie (notizie da rete ex Intesa)
“Ciascuno si preoccupa che il suo vicino non lo inganni. Ma viene un giorno in cui
comincia a preoccuparsi di non ingannare lui il vicino. Allora tutto va bene.”
Fastidiosi. Come le mosche. Quelle mosche che ti si posano addosso e resistono rischiando una
manata che potrebbe essere loro fatale. Bisognerebbe colpirle al primo colpo ma è
difficile. Poi ritornano. Si posano ovunque, nutrendosi delle cose meno nobili e poi le hai
addosso. Forse è vero che “ Dio nella sua saggezza fece la mosca, e poi si dimenticò di
dirci perché”. Anche noi abbiamo un fastidio analogo…
Questo dev’essere il mese del PAC. Il prossimo sarà forse il mese del PIP. Telefonano anche
due volte al giorno per sapere come vanno le vendite. Forse per paura di un flop.
Bisogna vendere. E, come in tutti i mercati si vende quello che si ha. Ma il nostro è un
mercato speciale, dove si vende soprattutto quello che serve a noi…
Un noto negozio della zona ci ha abituato al mese del materasso, alla settimana del bianco e, in
attesa che si passi al week end delle canottiere per approdare poi alla festa delle
mutande, la gente compra convinta. Con una differenza. Chi va per comprare un
materasso se ne torna con un materasso, magari non proprio come lo voleva, ma un
materasso è un materasso.
Bepi con l’occasione ti vende (o ci prova) anche il copri materasso, una bella coperta in lana
merinos e tre cuscini ortopedici. Tutte cose che vedi, tocchi, valuti, conosci. Poi, se
proprio sei pentito, restituisci i cuscini e, mal che vada, te ne torni con un buono acquisto.
Mica è scemo Bepi, i clienti li vuole oggi e soprattutto domani.
Se uno vuole un asciugamano non cerca certo di convincerlo che un tappeto persiano è l’ideale
per asciugarsi dopo la doccia mattutina.
E noi? Il gap abissale che divide il risparmiatore medio dalle conoscenze del bancario medio ci
permette ogni e qualsiasi cosa. Ma sono sempre di più i colleghi convinti che la morale
viene prima dello stomaco.
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MONDO FILIALI
segue: “Mercanti e mercanzie”
Bravi ragazzi vi sentiamo sempre più numerosi e con soddisfazione ascoltiamo e condividiamo il
vostro ragionare. Ma questi telefonano, chiamano tutti i giorni. Le mail lasciano traccia,
finiscono sui giornali….
E allora telefono e riunioni bulgare, dove nessuno ha niente da dire mai, critiche assenti, tutti
d’accordo. Come sempre. Questa banca bifronte che, in buona fede credo, dagli altari più
alti predica e diffonde con tutti i mezzi il verbo dell’etica e dell’attenzione al nostro
“vicino di casa” non appena si scende di un gradino ci dice subito che la moralità è un lusso
privato e costoso che non ci possiamo permettere. Ci sono in giro per le filiali, tanti onesti
fedeli servitori, ma troppi servitori fedeli, che venderebbero senza remore materassi
ortopedici anche ai pastori Peul del Mali che da secoli dormono per terra con soddisfazione.
Ma si sa che “ Si ha i più bei posti e gli ottimi bocconi, coi grandi ossequi e coi riverenzoni”.
No colleghi, niente riverenze a costoro. Avevamo firmato un accordo che regolamentava le
pressioni commerciali. Facciamolo valere. Lo facciano i sindacati prima di tutto. Ma anche i
lavoratori. Parlateci dei venditori di materassi, non rifugiatevi nel silenzio, rifugio troppo
spesso dei deboli. E’ un vostro diritto. E forse di più: un dovere.
Intanto diciamo che queste telefonate giornaliere sono fastidiose e inutili, sono una pressione
diretta e intenzionale dato che ci sono molti altri strumenti per avere i dati. Non vogliamo
fare ostruzionismo invitando a chiamare tra dieci minuti e poi tra dieci ancora…
Abbiamo rispetto per chi è “comandato” alle telefonate. Abbiamo rispetto soprattutto per i
risparmiatori, e dunque per il lavoro e per i sacrifici altrui. Sono sempre più numerosi
coloro i quali si preoccupano di non ingannare il vicino di casa. Lo sappiano le aziende e lo
sappiano i risparmiatori.
I lavoratori invece lo sanno già da tempo.
Bassano del Grappa, febbraio 2007
ENERGIA RINNOVABILE E DEMOCRAZIA
Sin dalla nascita il mercato del petrolio è strutturato su pochi soggetti, di pochi Paesi, che hanno
controllato per un secolo tutta la filiera, dall’estrazione alla raffinazione alla distribuzione.
Questo da un lato ha prodotto un crescente divario nel mondo tra Paese ricchi e Paesi poveri, un
divario diventato incolmabile anche per l’impossibilità delle economie più povere di accedere
alle fonti fossili di energia assurte a sistema mondiale, dall’altro in un Paese come il nostro
ha portato ai cartelli oggi perenne oggetto di indagini e condanne dell’Antitrust, per la
inesistente concorrenza fatta - anzichè sui prezzi - su bollini e regali.
Oggi le energie rinnovabili ci danno la possibilità di una rivoluzione epocale: per un verso l’accesso
agevole all’energia di tutto il genere umano e proprio di quel Sud del mondo il cui
sfruttamento anche post-coloniale è stato mezzo per la nostra ricchezza, per l’altro la
sconfitta degli oligopoli e il ritorno ad una concorrenza vera, in sede di produzione (dove non
prevarrà chi saprà più degli altri socializzare costi ambientali, vedi le centrali a carbone di
Brindisi) ed evidentemente in sede di vendita.
Il passaggio dalle fonti fossili alle energie rinnovabili può far superare l’attuale insostenibile
concentrazione di potere e controllo del mercato.
Questa grandiosa opportunità va colta e immediatamente tutelata dall’assalto di vecchi e nuovi
potenti: a livello mondiale le grandi corporation che stanno spostando giganteschi investimenti
dal fossile al rinnovabile (ce lo fa capire il petroliere George Bush con i suoi recenti auspici al
minore consumo di benzina) e a livello locale i grandi investitori-speculatori che cercano di far
svendere ad agricoltori ignari e ad amministratori locali miopi il consenso a gigantesche torri
eoliche che cambierebbero per sempre il nostro paesaggio pregiudicando la possibilità di
goderne economicamente in maniera sostenibile; e proprio nel momento in cui è finalmente
chiaro a tutti che le vie dello sviluppo possono partire solo dai territori per quello che sono e
vogliono essere, e non da ricette moderniste universali da applicare qua e là secondo schemi
antichi confacenti all’interesse di pochi.
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segue:ENERGIA RINNOVABILE E DEMOCRAZIA
Le energie rinnovabili portano vantaggi – straordinari - se micro-generate, se ottenute da
impianti piccoli e diffusi sul territorio, tali da rendere l’energia fattore di benessere
diffuso e addirittura di democrazia, piuttosto che strumento di profitto attraverso il
cartello e lo scempio dell’ambiente.
Va promossa l’autoproduzione di energia attraverso il solare e il mini-eolico, va incentivata la
produzione da biomasse presso i produttori delle stesse, va salvato il nostro territorio
dai nuovi speculatori e da amministratori locali e regionali impazienti di dimostrarsi
ambientalisti; va imposta una riduzione effettiva della produzione energetica da fonti
fossili senza i meccanismi correttivi consentiti dal protocollo di Kyoto che permettono di
inquinare a Brindisi solo comprando qualche centrale “rinnovabile” in giro per il mondo, o i
crediti ambientali della stessa.
E soprattutto va restituita al mondo tutto la possibilità di competere ad armi pari.
La svolta democratica nell’energia, e in fin dei conti la salvezza del pianeta, è alla portata di
Brindisi, del Paese e del mondo se solo si respingeranno al mittente le interessate
pressioni al pragmatismo e allo sviluppo che tale non è!
C’ERA UNA VOLTA… LO STATO LAICO
Per il discepolo di Cristo la fede è un atto pubblico che implica un impegno quotidiano
e relazioni con gli altri; relazioni che sono, talvolta, anche “politiche”, ossia
comportano la ricerca del bene comune di una comunità.
Questa interpretazione della fede può portare ad imporre norme e dogmi proprie
della religione anche a chi non è adepto di quella religione o non ne condivida
integralmente le posizioni e per questo viene a trovarsi in aperto contrasto con il
concetto di laicità universalmente accettato a livello internazionale.
Il diritto della Chiesa ad esplicitare e la necessità del credente di conoscere l’alto
Magistero della Chiesa stessa in materie etica, di costume o anche più
squisitamente politica è indubbio e trova sostanza in una serie di principi cardine
degli Stati moderni: libertà di pensiero, libertà di parola, libertà religiosa.
I problemi nascono allorquando, come nel caso dei “DI.CO.”, dalla eplicatazione dei
propri convincimenti la Chiesa, non solo raccomandi legittimamente coerenza nei
comportamenti rispetto ai valori richiamati, ma li esiga dai politici “credenti” in
forza del vincolo di fede, calpestando in tal modo sia principi, sia norme di diritto:
l’appello vincolante ai cristiani viola il principio della libertà di coscienza dei
parlamentari; richiedere un voto esplicito, come nel nostro caso, per determinare
un risultato politico (non avere i DI.CO.) viola il Concordato tra Italia e Santa
Sede circa le ingerenze nelle rispettive sfere.
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segue:”C’era una volta… lo Stato laico”
La sommatoria delle due violazioni manda all’aria il fondamentale principio
della laicità dello Stato, ma non solo, dà allo Stato una dimensione
etica: ma lo Stato Etico - cioè un Stato che indirizzi anche le coscienze
e i comportamenti dei propri associati a determinati valori attraverso
norme di diritto positivo - è la realizzazione della filosofia di Giovanni
Gentile, il maggior teorico del fascismo.
Per cui al di lò dei convincimenti sulla bontà dei DI.CO., dove opinioni
diverse che vanno a confrontarsi sono indispensabili, altra è la posta in
gioco: “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio, quel che è di Dio.”
LETTERS FROM JWO JIMA
Ancora una volta il grande Clint Eastwood, con i suoi due film sulla battaglia di Jwo Jima ha
colpito nel segno. Con “Flags of our fathers” (bandiere dei nostri padri) ha narrato non solo la
battaglia, la crudeltà della guerra, le sue miserie, gli eroismi veri e presunti, le sue crude
verità ma soprattutto l’impatto politico e sociale, oltre che di sostegno alla guerra, che tale
episodio ebbe sulla società americana, senza nasconderne però mai i devastanti effetti sulle
persone coinvolte.
Con “letters from Jwo Jima” , al di là dal mostrare queste stesse cose viste però dal lato dei
giapponesi, ci racconta qualcosa di estremamente diverso; alla fine profondamente umano e di
forte impatto, oltre che, secondo noi, moralmente educativo.
Raccontando come i giapponesi vissero la battaglia, il vecchio Clint è interessato, rispettandole
entrambe, a evidenziare i due diversi modi militari (e culturali) che si contrapponevano fra i
giapponesi. Esisteva, forte e pregnante, la cultura della guerra come sacrificio per la patria
“tout curt”, discendente della antica cultura dei samurai, che considerava l’attacco frontale
e il sacrificio della vita come la cosa più “onorevole” per i soldati, da portare fino all’estremo
del suicidio quando si riteneva di aver fallito il compito; una cultura che, in ogni caso,
rifiutava “la compassione”; Clint ci narra, infatti, di un soldato punito con la degradazione per
aver avuto compassione di un cane, per non averlo ucciso quando, abbaiando, disturbava le
comunicazioni dell’esercito imperiale!!.
Ma ci racconta anche della cultura dell’impegno nella battaglia per restare vivo, nella convinzione
che, conoscendo e scegliendo il terreno di battaglia e combattendo fino all’ultimo per la
patria, la si serviva meglio. E’ la concezione espressa dal generale Kuribayashi interpretato da
Ken Watanabe, considerato per questo, da alcuni ufficiali, un inetto, non degno di comandare
( invece, proprio con questa cultura del comando resistette, con un pugno di uomini e fino
all’ultimo, alla preponderante avanzata degli americani).
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segue: LETTERS FROM JWO JIMA
Questo secondo modo di affrontare la battaglia, la guerra, è raccontata da Eastwood con
partecipazione, attraverso la descrizione della formazione militare del generale fatta in
America; attraverso il personaggio di Saigo, un panettiere che cerca di restare vivo ad
ogni costo per tornare dalla sua adorata moglie e che, per questo, è ritenuto dal suo
generale un gran soldato (esempio della attenzione costante di Eastwood verso i noneroi) ed inoltre attraverso la vicenda dell’ex olimpionico Nishi, che conosce gli americani
e comprende appieno la filosofia di comando del suo generale. Eastwood racconta tutto
ciò in modo secco, chiaro, trasparente, senza fronzoli e retorica, attraverso le lettere
e i ricordi che esse scatenano, senza entrare nel discorso di chi, in quella guerra, aveva
ragione e chi aveva torto, perché questo è stato già stabilito dalla Storia. Eppure, il
racconto è forte, potente, prepotente e limpido nello scegliere (e far scegliere allo
spettatore) il punto di vista più altamente morale, più universalmente umano, pieno di
“quella compassione”, autentica e vera, attraverso la quale si comprende che gli uomini
che si fronteggiano in guerra sono uomini simili; che se muoiono o vivono lo fanno per
modificare il mondo o anche per raccontare ai posteri le proprie vicende.
Per questo il film emoziona e lo spettatore ne esce impregnato.
Crediamo che questo dia il senso del valore del film e anche del livello della grande maturità
cinematografica raggiunta dall’ormai grande vecchio del cinema americano, una maturità
iniziata come interprete di western italiani e di polizieschi americani e via via cresciuta
in tutte le regie dei suoi film, ormai “classici” (western, polizieschi o altro).
FLASH
WARNING!!
GIRANO IN ALCUNE FILIALI COPIE DEGLI
INQUADRAMENTI INTRODOTTI IN BANCA
INTESA NEL 2003, CON ACCORDO TRA AZIENDA
E OO.SS.
TALI ACCORDI, CHE INSERISCONO IN
QUELLA REALTA’ NUOVE FIGURE PROFESSIONALI,
SI SONO EVOLUTI, GIA’ IN BANCA INTESA,
IN MANIERA DIVERSA DA QUELLA SOTTOSCRITTA
E COMUNQUE, NON SARANNO NECESSARIAMENTE
QUELLI CHE SI APPLICHERANNO NEL NUOVO
GRUPPO.
INVITIAMO I COLLEGHI A DIFFIDARE DELLE
MANIE DI PROTAGONISMO E DELLA PATOLOGICA
NECESSITA’ DI VISIBILITA’ DEI SOLITI
“BENE INFORMATI”.
La Redazione
Giorgio Campo
Alfredo Conte
Antonio Coppola
Antonio D’Antonio
Mario De Marinis
Antonio Forzin
Amedeo Frezza
Rosalia Lopez
Raffaele Meo
Italo Nobile
Maria Teresa Rimedio
Anna Maria Russo
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cgil.it/fisac.sanpaolo/bancodinapoli
HA COLLABORATO: CESARE PACE
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C`ERA UNA VOLTA…