Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 1 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Indice Introduzione al Rischio Biologico pag. 4 Agenti Biologici Definizioni seconda la Normativa Vigente pag. 5 Generalità sui Batteri, Virus, Funghi e Parassiti pag. 5 Caratteristiche di Pericolosità pag. 9 Vie di Contaminazione pag. 9 Operazioni Analitiche che possono favorirne la trasmissione agli operatori pag. 10 Classificazione secondo la Normativa Vigente pag. 11 Gruppi di rischio dei Batteri pag. 12 Virus pag. 15 Funghi pag. 18 Parassiti pag. 19 Manipolazione e detenzione Adempimenti Amministrativi del Datore di Lavoro pag. 21 Regole Pratiche di Sicurezza da Osservare in un Laboratorio Biologico pag. 22 Tecniche di Protezione Individuale Dispositivi di Protezione Individuale (DPI): Norme Generali per la Scelta e l’Uso pag. 23 Dispositivi di Laboratorio: Norme Generali per una Corretta Utilizzazione pag. 24 Lavaggio delle Mani pag. 26 Sorveglianza Sanitaria e Registro degli Esposti pag. 26 Tecniche di Protezione Collettiva Cappe di Sicurezza Biologica pag. 27 Norme Generali per il loro Uso pag. 27 Segnale di Rischio Biologico pag. 27 Disinfezione, Sterilizzazione e Decontaminazione pag. 28 Caratteristiche Tecniche di Base di un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici pag. 29 Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in cui si Manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 2 pag. 30 Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 3 pag. 31 Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 4 pag. 32 Attrezzature di Laboratorio A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 2 di 42 pag. 32 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Microrganismi Geneticamente Modificati (MOGM) Definizioni secondo la Normativa Vigente pag. 33 Classificazione secondo la Normativa Vigente pag. 33 Tecniche di Modificazione Genetica secondo la Normativa Vigente pag. 34 Manipolazione e detenzione Adempimenti Amministrativi del Datore di Lavoro pag. 35 Tecniche di Protezione Collettiva Misure di Contenimento previste dalla Normativa Vigente pag. 36 Prima Categoria pag. 36 Seconda Categoria pag. 37 Terza Categoria pag. 38 Stabulari pag. 39 Adempimenti Amministrativi pag. 39 Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente pag. 40 Norme Comportamentali da Osservare pag. 41 Situazioni di emergenza Procedure Generali pag. 41 Materiale da tenere nei Laboratori pag. 42 A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 3 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Introduzione al Rischio Biologico Lo scopo di queste Linee Guida è informare i Lavoratori dell’Ateneo sulle Norme di Sicurezza da adottare e sui Livelli di Contenimento da applicare nei Laboratori Didattici e/o di Ricerca in cui si manipolano e/o si detengono gli Agenti Biologici al fine di eliminare i rischi e, ove non possibile, ridurli al minimo. Si ricorda che nell’Ateneo “oltre al personale docente, ricercatore tecnico e amministrativo, si intende per Lavoratore anche quello non organicamente strutturato e quello degli enti convenzionali, sia pubblici che privati, che svolge l’attività presso le strutture dell’Università, salva diversa determinazione convenzionalmente concordata, nonché gli studenti dei corsi universitari, i dottorandi, gli specializzandi, i tirocinanti, i borsisti ed i soggetti ad essi equiparati, quando frequentino laboratori didattici, di ricerca o di servizio ……” Per i Lavoratori dell’Ateneo che esplicano direttamente attività di ricerca e/o di didattica con i microrganismi, il Rischio Biologico è associato al loro uso deliberato, se vengono utilizzati come materia prima, substrato o catalizzatore, reagente o prodotto al loro uso non deliberato, se si ha un contatto indiretto mediante liquidi e sostanze biologiche e/o soggetti infetti o accidentalmente Inoltre, pur non esplicando attività sperimentale in laboratorio, i Lavoratori dell’Ateneo possono essere esposti ad emissioni involontarie di Agenti Biologici. Ad esempio, gli impianti di condizionamento o di ventilazione, se non sottoposti a manutenzione periodica, possono diventare un fertile terreno di coltura per i microrganismi. A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 4 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Agenti Biologici Definizioni secondo la Normativa Vigente Un Agente Biologico è qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni Un Microrganismo è qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire materiale genetico Una Coltura cellulare è il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismo pluricellulari I Batteri: generalità Sono organismi formati da una singola cellula, hanno pareti semirigide e un nucleo contenente DNA che non è isolato da una membrana. Hanno dimensioni estremamente piccole (diametri da 0.2 a 2 micron). Dal punto di vista morfologico si differenziano in cocchi, bacilli e spirilli. I cocchi sono rotondi, sferoidali o ovoidali e si trovano come cellule singole o doppie nei diplococchi, a grappolo negli stafilococchi e a catenella negli streptococchi. Gli spirilli hanno una forma a spirale o a virgola, i bacilli a bastoncello. Possiedono strutture e meccanismi che assicurano loro una notevole capacità di adattamento e la possibilità di sfruttare un gran numero di habitat; in condizioni favorevoli possono riprodursi in 10-20 minuti. I Batteri possono ulteriormente essere distinti in: aerobi obbligati, se necessitano di ossigeno per le loro reazioni metaboliche e non svolgono attività fermentativa anaerobi obbligati, se si moltiplicano solo in mancanza di ossigeno anaerobi facoltativi, se si moltiplicano sia assenza che in presenza di ossigeno Particolarmente pericolosi sono i Batteri Patogeni quando riescono a penetrare nell’ospite idoneo. Infatti, in tal caso ne invadono e ne colonizzano i tessuti, vi producono enzimi e nutrienti per accrescersi e riprodursi e se riescono a sopraffare i meccanismi di difesa dell’ospite, sia naturali che immunitari, provocano vari disturbi e gravi patologie. In Tabella 1 sono riportati alcuni dei principali Batteri patogeni e gli effetti che producono sull’uomo. Molti di essi sintetizzano sostanze dotate di proprietà tossiche per l’uomo e per gli animali (tossine), spesso di natura proteica e con elevato peso molecolare. A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 5 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tabella 1 Batterio Disturbi Effetti Salmonella Typhi Febbre, addominali Vibrio Cholerae Nausea, vomito, diarrea, dolori Disidratazione, acidosi, shock addominali Clostridium Botilinum Disturbi visivi, incapacità di Decesso deglutire, difficoltà a parlare respiratoria cardiaco Streptococcus Faecalis Febbre, urinarie irritazione Leptospira Icterohaemorragiae Febbre, interne vomito, Pseudomonas Aeruginosa Infezione di ferite produzione di pus di verde-azzurro Escherichia Coli Diarrea, infezione delle ferite Shigella Dysenteria Dolori diarrea diarrea, addominali. dolori Necrosi del tessuto linfatici ed epatico delle per o per paralisi arresto vie Distruzione dei globuli rossi, endocardite, nefrite emorragie Setticemia, necrosi del tessuto renale ed epatico con Otite esterna, polmonite colre necrotizzante, setticemia Meningite, necrosi delle urinarie e biliari, polmonite Febbre, Dissenteria, necrosi mucosa intestinale vie della Fonte “Il Rischio Biologico”, Edizione Masson, 1997 A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 6 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione I Virus: generalità Sono gli agenti eziologici più piccoli delle malattie umane (misurano 20-300 nm). Sono responsabili di gran parte delle infezioni anche se possono infettare solo le cellule dove sono presenti appropriati recettori di cui utilizzano l’apparato metabolico per replicarsi. Possono essere trasmessi da un individuo ad un altro tramite modalità diverse, la più semplice delle quali è il contatto attraverso goccioline o bioaerosol o gli alimenti e le bevande contaminate. Un’altra modalità di trasmissione è il morso di cani o di animali selvatici (vedi Virus della rabbia). La Tabella 2 riporta alcune vie di trasmissione nell’uomo. Tabella 2 Gruppo Virus o malattia Via di trasmissione Pxviridae Vaiolo Contatto cutaneo Paramyxoviridae Malattia di Newcastle Contatto congiuntivale Orthomyxoviridae Influenza di Tipo A Aerea Arenaviridae Meningite Aerea Togoviridae Encefalite Puntura di zanzara Febbre Gialla Rhabdoviridae Rabbia Morso Fonte “Il Rischio Biologico”, Edizione Masson, 1997 A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 7 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione I Funghi o Miceti: generalità I Funghi sono organismi Eucarioti essendo provvisti di membrana nucleare e possiedono le caratteristiche sia del mondo vegetale che animale. Producono spore in grado di germinare che vengono trasportate a distanza con l’aria e che possono indurre infezioni o per contatto diretto su superfici contaminate o per inalazione. Altra via di contaminazione da funghi è il consumo di generi alimentari contenenti funghi tossigeni che producono sostanze nocive quali le micotossine. La capacità di sintetizzare queste sostanze dipende da molti fattori, tra cui l’età del micelio, le condizioni ambientali (pH, temperatura, umidità relativa), la presenza di microrganismi. Le principali Micotissine sono: le Aflatossine, cancerogene per gli animali le Ocratossine, dannose a livello epatico e renale le Zearalenone, potentissimi agenti teratogeni i Tricoteceni, forti inibitori della sintesi proteica la Sterigmatocistinama, la Patulina, l’Acido Penicillino, cancerogeni I Parassiti: generalità Possono essere classificati in obbligati o facoltativi. I primi non possono vivere senza il contatto con l’ospite; i secondi, invece, possono condurre un’esistenza autonoma e simbiotica. I parassiti obbligati si distinguono in temporanei, periodici e permanenti. Sono temporanei quelli che si servono dell’ospite solo durante il pasto, periodici quelli che solo in un determinato periodo del loro ciclo vitale convivono con l’ospite, permanenti quelli che non conducono mai vita libera. Vi sono, poi, i parassiti che conducono il loro ciclo vitale a spese di ospiti diversi. Un’altra classificazione prende in considerazione la sede in cui il parassita si stabilisce. Si definiscono ectoparassiti quelli che vivono sulla superficie esterna dell’ospite ed endoparassiti quelli che vivono all’interno degli organi, tessuti o nel sangue. La presenza di un parassita nell’ospite può provocare in esso danni di vario tipo. Infatti, si ha un’azione di tipo tossico se il parassita produce cataboliti che avvelenano l’ospite, di tipo meccanico se il parassita ostruisce il passaggio di liquidi o materiali all’interno degli organi dell’ospite, dannosa contro il sistema immunitario dell’ospite, facilitando l’invasione di agenti patogeni e riducendo la resistenza alle infezioni. A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 8 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Caratteristiche di Pericolosità degli Agenti Biologici Un Agente Biologico è pericoloso quando provoca una malattia a seguito di un processo infettivo che dipende da molti fattori, quali la virulenza dell’agente infettante, la resistenza o la suscettibilità dell’ospite, la via di esposizione. Importanti nel determinare la pericolosità di un microrganismo sono le seguenti caratteristiche: Infettività: è la capacità di lasciarsi trasportare da un ospite ad un altro, di insediarsi in esso, di riprodursi e di penetrare nei suoi tessuti. Nell’uomo la misura dell’infettività si basa sulla relativa facilità con cui si verifica, in condizioni naturali, la trasmissione dell’infezione, cioè la contagiosità Patogenicità: è la capacità di provocare malattie a seguito di infezioni. Da qualche tempo, per valutarla, so ricorre, come per le sostanze tossiche, alla Dose Letale (DL50), che indica il numero di microrganismi che uccide il 50% degli animali inoculati entro un tempo prefissato Trasmissibilità: è la capacità di un microrganismo di essere trasmesso da un soggetto portatore ad uno non infetto. Neutralizzabilità: è la possibilità di prevenire o curare malattie con efficaci misure profilattiche o terapeutiche Vie di Contaminazione Nei laboratori didattici e/o di ricerca, la contaminazione può avvenire durante Il contatto diretto o indiretto con un ospite umano o un animale di un microrganismo patogeno che può essere trasmesso ad altri soggetti recettivi Il contatto diretto o indiretto con una specie animale o vegetale in cui un microrganismo patogeno ha il suo habitat naturale e da cui può essere trasmesso ad altri ospiti recettivi La raccolta, la manipolazione e il trasporto di materiale biologico infetto Gli esperimenti di ingegneria genetica quando si utilizzano microrganismi A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 9 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Operazioni Analitiche che possono favorire la Trasmissione degli Agenti Biologici agli Operatori Ingestione accidentale (trasmissione per via orale) Pipettamento con la bocca di un liquido contenenti agenti infettanti Trasporto di microrganismi alla bocca con le mani Consumo di alimenti e bevande contaminati in laboratorio Fumo di sigaretta Spruzzi e schizzi in bocca verificatasi in seguito ad incidenti Inalazione (trasmissione per via aerea) Formazione di aerosols biologici, prodotti da diverse operazioni di laboratorio Uso di anse da batteriologia, di pipette e microsiringhe Apertura di provette e di flaconi contenenti liquidi Centrifugazione Inoculazione Punture accidentali e ferite con oggetti taglienti Morsi e graffi di animali da laboratorio Contatto cutaneo delle mucose e Spruzzi o spargimenti sugli occhi o in faccia o sulla cute Contatto con superfici, strumenti, oggetti contaminati A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 10 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Classificazione degli Agenti Biologici secondo la Normativa Vigente A seconda della pericolosità nei confronti della salute dei lavoratori e della popolazione in generale, gli Agenti Biologici sono stati ripartiti in quattro gruppi. Agente Biologico di Gruppo 1: presenta poche probabilità di causare malattie in soggetti umani Agente Biologico di Gruppo 2: può causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si propaghi nella comunità; sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche Agente Biologico di Gruppo 3: può causare malattie gravi in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; può propagarsi nella comunità; di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche Agente Biologico di Gruppo 4: può causare malattie gravi in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; può presentare un rischio serio per i lavoratori; può presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità e non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche Nel caso in cui l’Agente Biologico oggetto di classificazione non possa essere attribuito in modo inequivocabile ad uno fra i gruppi sopraindicati, deve essere posto nel gruppo di rischio più elevato tra le due possibilità Nelle pagine che seguono sono riportati gli elenchi degli Agenti Biologici classificati. Sono inclusi nella classificazione unicamente gli Agenti di cui è noto che possono provocare malattie infettive in soggetti umani ma non sono stati presi in considerazione gli agenti patogeni di animali o piante di cui non sono noti effetti sull’uomo La classificazione degli Agenti Biologici si basa sull’effetto esercitato dagli stessi su lavoratori sani ma non tiene conto dei particolari effetti sui lavoratoti la cui sensibilità potrebbe essere modificata da altre cause quali una malattia preesistente, l’uso di medicinali, l’immunità compromessa, lo stato di gravidanza o di allattamento….. Gli Agenti Biologici che non sono stati inclusi nei gruppi 2,3 e 4 dell’elenco non sono implicitamente inseriti nel gruppo 1 Quando un ceppo è attenuato o ha perso geni notoriamente virulenti, il contenimento richiesto dalla classificazione del ceppo parentale non è necessariamente applicato a meno che la valutazione del rischio da esso rappresentato sul luogo di lavoro non lo richieda Tutti i virus che sono già stati isolati nell’uomo e che ancora non figurano negli elenchi devono essere considerai come appartenenti almeno al gruppo 2, a meno che sia provato che non possono provocare malattie nell’uomo Alcuni agenti classificati nel gruppo 3 ed indicati con l’asterisco (*) o con il doppio asterisco (**) possono comportare un rischio di infezione limitato perché normalmente non sono veicolati dall’aria A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 11 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Batteri: Classificazione secondo la Normativa Vigente Actinobacillus actinomycetemcomitans Actinomadura madurae Actinomadura pelletieri Actinomyces gereneseriae Actinomyces israelli Actinomyces pyogenes Actinomyces spp Arcanobacterium haemolyticum (Corynebacterium haemolyticum) Bacillus anthracis Bacteroides fragilis Bartonella bacilliformis Bartonella (Rochalimea) spp Bartonella quintana (Rochalimea quintana) Bordetella bronchiseptica Bordetella parapertussis Bordetella pertussis Borrella burgdorferi Borrella duttonii Borrella recurrentis Borrella spp Brucella abortus Brucella canis Brucella melitensis Brucella suis Burkholderia mallei (pseudomonas mallei) Burkholderia pseudomallei (pseudomonas pseudomallei) Campylobacter fetus Campylobacter jejuni Campylobacter spp Cardiobacterium hominis Chlamydia pneumoniae Chlamydia trachomatis Chlamydia psittaci (ceppi aviari) Chlamydia psittaci (ceppi non aviari) Clostridium botulinum Clostridium perfringens Clostridium tetani Clostridium spp Corynebacterium diphtheriae Corynebacterium minutissimum Corynebacterium pseudotuberculosis Corynebacterium spp Coxiella burnetii Edwardsiella tarda Ehrlichia sennetsu (Rickettsia sennetsu) Ehrlichia spp Eikenella corrodens Enterobacter aerogenes/cloacae Enterobacter spp Enterococcus spp Erysipelothrix rhusiopathiae Escherichia coli (ad eccezione dei ceppi non patogeni) Escherichia coli, ceppi verocitotossigenici Flavobacterium meningosepticum Fluoribacter bozemanii (Legionella) Francisella tularensia (Tipo A) Francisella tularensis (Tipo B) Fusobacterium necrophorum Gruppo di rischio 2 (*) 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 (**) 2 2 3 2 2 A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 12 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Gardnerella vaginalis Haemophilus ducreyl Haemophilus influenzae Haemophilus spp Helicobacter pylori Klebsiella oxytoca Klebsiella pneumoniae Klebsiella spp Legionella pneumophila Legionella spp Leptospira interrogans (tutti i serotipi) Listeria monocytogenes Listeria ivanovil Morganella morganii Mycobacterium africanum Mycobacterium avium/intracellulare Mycobacterium bovis (ad eccezione del ceppo BCG) Mycobacterium chelonae Mycobacterium fortuitum Mycobacterium kansasii Mycobacterium leprae Mycobacterium malmoense Mycobacterium marinum Mycobacterium microti Mycobacterium paratuberculosis Mycobacterium scrofulaceum Mycobacterium simiae Mycobacterium szulgai Mycobacterium tuberculosis Mycobacterium ulcerans Mycobacterium xenopi Mycoplasma caviae Mycoplasma hominis Mycoplasma pneumoniae Neisseria gonorrhoeae Neisseria meningitidis Nocardia asteroides Nocardia brasiliensis Nocardia farcinica Nocardia nova Nocardia otitidiscaviarum Pasteurella multocida Pasteurella spp Peptostreptococcus anaerobius Plesiomonas shigelloides Porphyromonas spp Prevotella spp Proteus mirabilis Proteus penneri Proteus vulgaris Providencia alcalifaciens Providencia rettgeri Providencia spp Pseudomonas aeruginosa Rhodococcus equi Rickettsia akari Rickettsia canada Rickettsia conorii Rickettsia montana Rickettsia typhi (Rickettsia mooseri) A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 13 di 42 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 3 2 2 2 3 2 2 (**) 2 2 2 2 3 (**) 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 (**) (**) 3 (**) 3 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Rickettsia prowazekii Rickettsia rickettsii Rickettsia tsutsugamushi Rickettsia spp Salmonella arizonae Salmonella enteritidis Salmonella typhimurium Salmonella paratyphi A, B, C Salmonella typhi Salmonella (altre varietà serologiche Serpulina spp Shigella boydii Shigella dysenteriae (Tipo 1) Shigella dysenteriae, diverso dal Tipo 1 Shigella flexneri Shigella sonnei Staphylococcus aureus Streptobacillus moniliformis Streptococcus pneumoniae Streptocoocus pyogenes Streptococcus spp Streptococcus suis Treponema carateum Treponema pallidum Treponema pertenue Treponema spp Vibrio cholerae (incluso El Tor) Vibrio parahaemolyticus Vibrio spp Yersinia enterocolitica Yersinia pestis Yersinia psoudotuberculosis Yersinia spp A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 14 di 42 3 3 3 2 2 2 2 2 3 (**) 2 2 2 3 (**) 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Virus: Classificazione secondo la Normativa Vigente Adenoviridae Arenaviridae: LCM-Lassa Virus complex (Arenavirus del Vecchio Mondo): Virus Lassa Virus della coriomeningite linfocitaria (ceppi neurotropi) Virus della coriomeningite linfocitaria (altri ceppi) Virus Mopeia Altri LCM-Lassa Virus complex Virus complex Tacaribe (Arenavirus del Nuovo Mondo): Virus Guanarito Virus Junin Virus Sabia Virus Machupo Virus Flexal Altri Virus del Complesso Tacaribe Astroviridae Bunyaviridae: Bhanja Virus Bunyamwera Germiston Virus Oropouche Virus dell'encefalite Californiana Hantavirus: Hantaan (febbre emorragica coreana) Belgrado (noto anche come Dobrava) Seoul-Virus Sin Nombre (ex Muerto Canyon) Puumala-Virus Prospect Hill-Virus Altri Hantavirus Nairovirus: Virus della febbre emorragica di Crimea/Congo Virus Hazara Phlebovirus: Febbre della Valle del Rift Febbre da Flebotomi Virus Toscana Altri bunyavirus noti come patogeni Caliciviridae: Virus dell'epatite E Norwalk-Virus Altri Caliciviridae Coronaviridae Filoviridae: Virus Ebola Virus di Marburg Flaviviridae: Encefalite d'Australia (Encefalite della Valle Murray) Virus dell'encefalite da zecca dell'Europa Centrale Absettarov Hanzalova Hypr Kumlinge Virus della dengue tipi 1-4 Virus dell'epatite C Virus dell'epatite G Encefalite B giapponese Foresta di Kyasanur Louping ill Gruppo di rischio 2 A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 15 di 42 4 3 2 2 2 4 4 4 4 3 2 2 2 2 2 3 2 3 3 3 3 2 2 2 4 2 3 2 2 2 3 (**) 2 2 2 4 4 3 3 (**) 3 3 3 3 3 3 (**) 3 (**) 3 3 3 (**) 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Omsk Powassan Rocio Encefalite verno-estiva russa Encefalite di St. Louis Virus Wesselsbron Virus della Valle del Nilo Febbre gialla Altri flavivirus noti per essere patogeni Hepadnaviridae: Virus dell'epatite B Virus dell'epatite D (Delta) Herpesviridae: Cytomegalovirus Virus d'Epstein-Barr Herpesvirus simiae (B virus) Herpes simplex virus tipi 1 e 2 Herpesvirus varicella-zoster Virus Herpes dell'uomo tipo 7 Virus Herpos dell'uomo tipo 8 Virus linfotropo B dell'uomo (HBLV-HHV6) Orthomyxoviridae: Virus Influenzale tipi A, B e C Orthomyxoviridae trasmesse delle zecche: Virus Dhori e Thogoto Papovaviridae: Virus BK e JC Papillomavirus dell'uomo Paramyxoviridae: Virus del morbillo Virus della parotite Virus della malattia di Newcastle Virus parainfluenzali tipi 1-4 Virus respiratorio sinciziale Parvoviridae: Parvovirus dell'uomo (B 19) Picornaviridae: Virus della congiuntivite emorragica (AHC) Virus Coxackie Virus Echo Virus dell'epatite A (enterovirus dell'uomo 72) Virus della poliomelite Rhinovirus Poxviridae: Buffalopox virus Cowpox virus Elephantpox virus Virus del nodulo dei mungitori Molluscum contagiosum virus Monkeypox virus Orf virus Rabbitpox virus Vaccinia virus Variola (mayor & minor) virus Whitepox virus (variola virus) Yatapox virus (Tana & Yaba) Reoviridae: Coltivirus Rotavirus umano Orbivirus Reovirus Retroviridae: Virus della sindrome di immunodeficienza umana (AIDS) A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 16 di 42 3 3 3 3 3 3 (**) 3 3 2 3(**) 3 (**) 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 4 4 2 2 2 2 2 3 (**) 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Virus di leucemie umane a cellule T (HTLV) tipi 1 e 2 SIV Rhabdoviridae: Virus della rabbia Virus della stomatite vescicolosa Togaviridae: Alfavirus: Encefalomielite equina dell'America dell'est Virus Bederau Virus Chikungunya Virus Everglades Virus Mayaro Virus Mucambo Virus Ndumu Virus O'nyong-nyong Virus del fiume Ross Virus della foresta di Semliki Virus Sindbis Virus Tonate Encefalomielite equina del Venezuela Encefalomielite equina dell'America dell'Ovest Altri alfavirus noti Rubivirus (rubella) Toroviridae Virus non classificati: Virus dell'epatite non ancora identificati Morbillivirus equino Agenti non classici associati con le encefaliti spongiformi trasmissibili (TSE): Morbo di Creutzfeldt-Jakob Variante del morbo di Creutzfeldt-Jacob Encefalite spongiforme bovina (BSE) ed altre TSE degli animali a queste associato Sindrome di Gerstmann-Stráussler-Scheinker Kuru A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 17 di 42 3 (**) 3 (**) 3 (**) 2 3 3 3 3 3 2 (**) (**) 3 (**) 3 2 2 2 2 (**) 3 3 2 2 2 3 (**) 4 3 3 3 3 3 (**) (**) (**) (**) (**) 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Funghi: Classificazione secondo la Normativa Vigente Aspergillus fumigatus Blastomyces dermatitidis (Ajellomyces dermatitidis) Candida albicans Candida tropicalis Cladophialophora bantiana (es. Xylohypha bantiana, Cladosporium bantianum o richoides) Coccidioides immitis Cryptococcus neoformans var. neoformans (Filobasidiella neoformans var. neoformans) Cryptococcus neoformans var. gattili (Filobasidiella bacillispora) Emmonsia parva var. parva Emmonsia parva ver. crescens Epidermophyton floccosum Fonsecaea compacta Fonsecaea pedrosoi Histoplasma capsulatum var. capsulatum (Ajellomyces capsulatum) Histoplasma capsulatum duboisii Madurella grisea Madurella mycetomatis Microsporum spp Neotestudina rosatil Paracoccidioides brasiliensis Penicillium marneffei Scedosporium apiospermum, Pseudallescheria boydii Scedosporium prolificans (inflantum) Sporothrix schenckii Trichophyton rubrum Trichophyton spp Gruppo di rischio 2 3 2 2 3 3 2 2 2 2 2 2 2 3 3 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 2 A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 18 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Parassiti: Classificazione secondo la Normativa Vigente Acanthamoeba castellanii Ancylostoma duodenale Angiostrongylus cantonensis Angiostrongylus costaricensis Ascaris lumbricoides Ascaris suum Badesia divergens Babesia microti Balantidium coli Brugia malayi Brugia pahangi Capillaria philippinensis Capillaria spp Clonorchis sinensis Clonorchis viverrini Cryptosporidium parvum Cryptosporidium spp Cyclospora cayetanensis Dipetalonema streptocerca Diphyllobothrium latum Dracunculus medinensis Echinococcus granulosus Echinococcus multilocularis Echinococcus vogeli Entamoeba histolytica Fascicola gigantica Fascicola hepatica Fascicolopsis buski Giardia lamblia (Giardia intestinalis) Hymenolepis diminuta Hymenolepis nana Leishmania braziliensis Leishmania donovani Leishmania aethiopica Leishmania mexicana Leishmania peruviana Leishmania tropica Leishmania major Leishmania spp Loa Loa Mansonella ozzardi Mansonella perstans Naegleria fowleri Necator americanus Onchocerca volvulus Opisthorchis felineus Opisthorchis spp Paragonimus westermani Plasmodium falciparum Plasmodium spp (uomo & scimmia) Sarcocystis suihominis Schistosoma haematobium Schistosoma intercalatum Schistosoma japonicum Schistosoma mansoni Shistosoma mekongi Strongyloides stercoralis Gruppo di rischio 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 (**) 3 (**) 3 (**) 2 2 2 2 2 2 2 3 (**) 3 (**) 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 3 (**) 2 2 2 2 2 2 2 2 A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 19 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Strongyloides spp Taenia saginata Taenia solium Toxocara canis Toxoplasma gondii Trichinella spiralis Trichuris trichiura Trypanosoma brucei brucei Trypanosoma brucei gambiense Trypanosoma brucei rhodesiense Trypanosoma cruzi Wuchereria bancrofti A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 20 di 42 2 2 3 (**) 2 2 2 2 2 2 3 (**) 3 2 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Manipolazione e Detenzione Adempimenti Amministrativi del Datore di Lavoro Almeno 30 giorni prima dell’inizio delle attività è obbligatorio fare: Per Agenti Biologici dei Gruppi 2 e 3 Una comunicazione all’Organo di Vigilanza territorialmente competente Per Agenti Biologici di Gruppo 4 Una comunicazione all’Organo di Vigilanza territorialmente competente Un’autorizzazione da parte del ministero della sanità di durata quinquennale e che alla scadenza può essere rinnovata o revocata In entrambi i casi la comunicazione deve essere inviata ogni volta che si verificano cambiamenti dell’attività lavorativa e se si introduce un nuovo Agente Biologico che può comportare un rischio per la salute sul posto di lavoro A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 21 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Regole Pratiche di Sicurezza da Osservare in un Laboratorio Biologico Informare il personale che lavora in laboratorio sui rischi connessi alle attività Limitarne l’accesso solo alle persone autorizzate Tenere il laboratorio pulito, in ordine e sgombro da qualsiasi oggetto non pertinente al lavoro Non mangiare, non bere, non fumare in laboratorio Non conservarvi cibo Utilizzare i Dispositivi di Protezione Individuale appropriati al tipo di attività che si svolge Condurre tutte le procedure tecniche in modo da ridurre al minimo la formazione di aerosol e goccioline Utilizzare, per le operazioni pericolose, le cappe di sicurezza biologica Non pipettare soluzioni o liquidi a bocca Conservare i campioni biologici in contenitori a tenuta stagna Etichettare il recipiente in modo che sia possibile riconoscerne il contenuto Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con appositi disinfettanti Decontaminare le superfici di lavoro almeno una volta al giorno e, in ogni caso, dopo uno sversamento di materiale potenzialmente pericoloso Disinfettare gli apparecchi di laboratorio prima di qualsiasi intervento di manutenzione o riparazione Considerare sempre i rischi collaterali dovuti alla presenza di sostanze chimiche, gas compressi, UV, sostanze radioattive …….. Conservare i materiali contaminati da autoclavare o incenerire in contenitori robusti e a tenuta prima di essere rimossi dal laboratorio Avvisare immediatamente il Responsabile dell’attività di ricerca e/o di didattica in caso di contaminazione ed esposizione presunta o evidente A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 22 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Individuale Dispositivi di Protezione Individuale (DPI): Norme Generali per la Scelta e l’Uso E’ obbligatorio utilizzare i DPI per qualsiasi procedura che comporti il rischio accidentale di contatto con materiale biologico Indumenti da lavoro Non usare camici in fibra sintetica perché non sopportano le alte temperature e sono quindi difficilmente sterilizzabili Utilizzare quelli monouso se si manipolano agentio biologici dei gruppi 3 e 4 e decontaminarli prima della loro eliminazione Guanti Indossarli in modo tale da aderire strettamente ai polsi per evitare la contaminazione delle mani o del polsino degli indumenti Utilizzare solo quelli di materiale resistente Nei casi di sensibilizzazione cutanea indossare i guanti di cotone sotto a quelli di lattice Non utilizzare gli stessi guanti per molto tempo Evitare di toccare con i guanti contaminati oggetti d’uso personale Sfilare i guanti ogni volta che si finisce il lavoro, in modo opportuno e cioè evitando il contatto della cute con la parte esterna e riporli negli appositi contenitori destinati allo smaltimento di rifiuti biologici Non dimenticare che l’impiego dei guanti non esclude il lavaggio delle mani Occhiali e maschere facciali Utilizzare occhiali con protezioni laterali o maschera facciale di sicurezza in tutte le operazioni che possono comportare schizzi verso gli operatori A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 23 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Individuale Dispositivi di Laboratorio: Norme Generali per una Corretta Utilizzazione Le micropipette devono essere dotare le pipette di eiettore del puntale in modo da evitare il contatto diretto dell’operatore con il materiale infetto mantenute in posizione verticale e non posate sul banco di lavoro disinfettare al termine di ogni operazione Le propipette devono essere facilmente sterilizzabili, per non creare rischi di infezioni integre; non vanno utilizzate con le pipette che presentano danni all’estremità superiore per evitare di danneggiare le guarnizioni Le anse dopo l’uso vanno immerse nel disinfettante, prima di essere eliminate vanno utilizzate quelle monouso che hanno il vantaggio di non dover essere flambate, evitando l’utilizzazione della fiamma viva Per le siringhe è preferibile usare quelle ad ago bloccabile per impedirne il distacco dell’ago o, in alternativa, quelle monouso è obbligatorio eliminarle, insieme agli aghi, solo dopo la loro decontaminazione In particolare, nei prelievi di sangue o di fluidi infetti, è necessario adibire al prelievo solo il personale esperto usare guanti monouso in lattice, in modo tale da eliminarli subito dopo il prelievo non rimuovere l’ago dalla siringa senza indossare i guanti riporre le siringhe e gli oggetti taglienti in contenitori rigidi, non perforabili trasportare i campioni di sangue e di materiale biologico opportunamente etichettati atti ad evitare rovesciamenti e perdite in contenitori ermetici Le fiale contenenti materiali infetti non devono essere immerse in azoto liquido perché se rovinate o sigillate male possono esplodere quando vengono rimosse se sono necessarie basse temperature, vanno conservate solo nella fase gassosa al di sopra dell’azoto liquido oppure in adeguati congelatori o in ghiaccio secco devono essere disinfettate quando sono rimosse dal luogo di conservazione Durante la loro apertura vanno utilizzate le cappe biologiche di sicurezza si devono adottare le seguenti precauzioni: A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 24 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione - indossare i guanti - disinfettare la superficie esterna delle fiale - tenerle con un batuffolo di cotone per proteggere le mani - rimuovere delicatamente la parte superiore - prelevare opportunamente il contenuto - eliminare la fiala solo dopo averla decontaminata - prestare attenzione a non disperdere parte del materiale nell’ambiente di lavoro (con conseguente formazione di aerosol) A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 25 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Individuale Lavaggio delle Mani Il lavaggio frequente delle mani è una precauzione di sicurezza molto importante che dovrebbe essere praticata sempre dopo il contatto con campioni biologici. Si può utilizzare acqua e sapone, oppure qualsiasi prodotto detergente, evitando però quelli che possono causare discontinuità dell’epidermide, a causa della loro forza detergente troppo efficace. Si ricorda che una buona crema per le mani può ridurre notevolmente l’irritazione dovuta ai frequenti lavaggi. Il lavaggio delle mani è raccomandata nei seguenti casi: quando si ha un contatto accidentale con materiale biologico di qualunque natura e/o provenienza dopo aver tolto i guanti o se si è verificata una loro rottura prima di mangiare, bere, fumare, applicarsi dei prodotti cosmetici, cambiare le lenti a contatto prima di tutte quelle attività che prevedono il contatto con le mani, con le mucose, gli occhi dopo aver terminato il lavoro e prima di lasciare il laboratorio Tecniche di Protezione Individuale Sorveglianza Sanitaria e Registro degli Esposti I lavoratori che risultano esposti ad un rischio devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria, sentito il Medico Competente, il quale programma le visite mediche periodiche e gli esami clinici e biologici ritenuti necessari e stabilisce le specifiche misure di prevenzione da adottare come la messa a disposizione e la somministrazione di vaccini efficaci per chi non sia già immune all’agente. I lavoratori addetti ad attività comportanti l’uso di agenti di agenti dei gruppi 3 e 4 devono essere iscritti in un Registro, detto degli esposti, la cui tenuta va affidata al Medico Competente, in cui sono riportati per ciascuno di essi, l’attività svolta, l’agente utilizzato e gli eventuali casi di esposizione individuale. A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 26 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Collettiva Cappe di Sicurezza Biologica Le Cappe Biologiche devono essere utilizzate quando si lavora con elevate concentrazioni o con grandi volumi di agenti infettanti e quando vengono condotte procedure con lato rischio di generare aerosol infetti. Possono essere classificate in tre classi a seconda del livello di protezione per gli operatori e l’ambiente. In comune hanno i filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air) in grado di garantire un’efficacia del 99.97% sul filtraggio di particelle del diametro di 0.3 micron ma inefficaci con i gas. Le Cappe di Classe I non garantiscono da contaminazioni esterne. L’aria esterna viene aspirata all’interno della cappa senza prefiltro e dopo aver attraversato la superficie di lavoro viene espulsa passando in un filtro HEPA. Le Cappe di Classe II costituiscono una barriera tra l’operatore e l’interno della cappa. Sono a flusso laminare verticale; l’aria che entra, filtrata, è diretta dall’alto verso il basso e quella che esce viene filtrata attraverso un filtro HEPA. Le Cappe di Classe III, definite comunemente “glave box”, sono indicate per le lavorazioni ad alto rischio (utilizzazione di Agenti Biologici di gruppo 4) in quanto garantiscono una protezione pressoché totale sia per l’operatore che per l’esperimento stesso. Sono chiuse ermeticamente e mantengono sotto una pressione negativa l’ambiente interno. Sia l’aria che entra che quella che esce passano attraverso un filtro HEPA: Norme Generali per l’Uso delle Cappe Biologiche In una lavorazione che comporta il Rischio Biologico, è necessario lavorare sotto una cappa. Pertanto occorre: Accenderla prima dell’inizio dell’esperimento Introdurvi il materiale strettamente necessario Posizionarvi i contenitori per i rifiuti biologici, che potranno esser tirati fuori solo se ermeticamente chiusi Lavorare possibilmente al centro della cappa Non utilizzare né Bunsen, né lampade UV ad azione germicida Tenere pronta una soluzione di disinfettante da utilizzare nei casi di emergenza Pulire sempre accuratamente il ripiano di lavoro alla fine dell’esperimento Tecniche di Protezione Collettiva Segnale di Rischio Biologico In tutti i laboratori in cui si utilizzano gli Agenti Biologici deve essere affisso il segnale di Rischio Biologico, come previsto dalla Normativa Vigente. A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 27 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Collettiva Disinfezione, Sterilizzazione e Decontaminazione dei Laboratori La Disinfezione è un’operazione che permette la riduzione del numero di microrganismi mediante l’uccisione di parti di essi. Si attua con mezzi chimici o fisici. Tra i prodotti in uso, il disinfettante più utilizzato è il cloro, disponibile in soluzione acquosa sottoforma di ipoclorito di sodio o di biossido di cloro. Alternativamente, vi sono la formaldeide, sostanza dotata di elevata azione germicida e i fenoli. La disinfezione può essere realizzata anche con mezzi fisici, quali quelli che prevedono l’utilizzazione di luce con lunghezze d’onda comprese tra 254 e 280 nm. Nella Tabella 3 sono indicate le attività biocide di alcuni disinfettanti. La Sterilizzazione è invece un’operazione che permette la completa eliminazione di tutti i microrganismi patogeni e non, incluse le spore batteriche più resistenti presenti sulle superfici inanimate. Il metodo più utilizzato per sterilizzare è quello del vapore acqueo sotto pressione che si realizza in autoclave a 121°C per 30 minuti, sebbene siano in commercio apparecchiature che permettono una sterilizzazione rapida, in 3 minuti a 132°C. Alternativamente, per i materiali termolabili, si possono utilizzare l’ossido di etilene, un gas incolore o i raggi γ, dotati di una elevata efficacia perché penetrano in profondità per breve tempo. La Decontaminazione è un’operazione routinaria prevista negli ambienti in cui vi è normalmente la presenza di germi patogeni. Serve ad eliminare o ridurre la contaminazione microbica ad un livello di sicurezza per quanto riguarda la trasmissione delle infezioni. L’obiettivo della decontaminazione è quello di rendere un materiale contaminato sicuro o per un ulteriore impiego o per essere destinato allo smaltimento. Per realizzarla si utilizzano i disinfettanti ad elevate concentrazioni, con tempi di contatto più lunghi con gli oggetti, gli indumenti, la strumentazione e l’intera area dei locali da decontaminare. Attenzione: l’uso dei disinfettanti chimici deve avvenire nel rispetto delle norme di sicurezza indicate nelle “Linee guida per un corretto uso dei prodotti chimici, Servizio di Prevenzione e Protezione, Università della Tuscia, Ottobre 2000 Tabella 3 Prodotti chimici Funghi Batteri Virus Spore Alcol etilico --- +++ + --- Fenoli +++ +++ --- + Formaldeide +++ +++ + +++ per T> 40°C Glutaraldeide +++ +++ + +++ per T> 20°C Ipoclorito di sodio + +++ + ++ Attività: +++ buona; ++ discreta; + scarsa; --- nulla Fonte: ISS, 1995 A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 28 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Collettiva Caratteristiche Tecniche di Base di un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici Il laboratorio deve essere dotato di spazi sufficientemente ampi in modo da lavorare senza possibilità di scontri accidentali contro le apparecchiature e tra le persone I muri, le soffitte e i pavimenti devono essere lisci, di facile pulizia, impermeabili ai liquidi , resistenti agli agenti chimici e ai disinfettanti normalmente usati in laboratorio L’arredo deve essere saldamente ancorato e facilmente accessibile alle operazioni di pulizia sia all’esterno che tra i ripiani interni In particolare, le superfici dei banconi da lavoro devono essere impermeabili, resistenti ai disinfettanti, agli acidi, ai solventi organici, agli alcali e al fuoco All’interno deve essere disponibile almeno un lavabo azionabile tramite il piede o il gomito in preferenza vicino all’uscita Deve essere presente e facilmente accessibile un dispositivo lavaocchi E’ indispensabile organizzare spogliatoi per il personale con compartimenti per conservare separatamente gli indumenti da lavoro da quelli personali Nello stesso edificio in cui è collocato il laboratorio deve essere disponibile un’autoclave per la decontaminazione dei materiali infetti E’ necessario che il laboratorio abbia un sistema di ventilazione forzata che garantisca ricambi di aria. In mancanza di tale sistema meccanico, le finestre devono essere facilmente apribili Deve esserci una cappa a sicurezza biologica A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 29 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Collettiva Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 2 E’ raccomandato che: L’accesso sia limitato solo alle persone autorizzate Sia predisposto un programma di controllo efficace dei vettori (roditori e insetti) Le superfici dei banchi di lavoro siano idrorepellenti, di facile pulitura, resistente agli acidi, agli alcali, ai solventi, ai disinfettanti Sia disponibile una finestra d’ispezione o un altro dispositivo che permetta di vederne gli occupanti Siano disponibili inceneritori per l’eliminazione delle carcasse di animali Sia predisposto un deposito sicuro per gli agenti biologici E’ obbligatorio che: I materiali infetti, compresi gli animali, siano manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri adeguati contenitori Siano definite specifiche procedure di disinfezione Siano definiti mezzi e procedure per il trattamento dei rifiuti A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 30 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Collettiva Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 3 E’ raccomandato che: La zona di lavoro sia separata da qualsiasi altra attività nello stesso edificio La zona di lavoro possa essere chiusa a tenuta per consentire la disinfezione La zona di lavoro sia mantenuta ad una pressione negativa rispetto a quella atmosferica Sia disponibile una finestra d’ispezione o un altro dispositivo che permetta di vederne gli occupanti I laboratori abbiamo l’attrezzatura a loro necessaria E’ obbligatorio che: L’aria estratta sia filtrata attraverso un ultrafiltro HEPA o un filtro simile L’accesso sia limitato solo alle persone autorizzate Siano definite specifiche procedure di disinfezione Ci sia un controllo efficace dei vettori (roditori e insetti) Siano disponibili inceneritori per l’eliminazione delle carcasse di animali Le superfici dei banchi di lavoro siano idrorepellenti, di facile pulitura, resistente agli acidi, agli alcali, ai solventi, ai disinfettanti Sia predisposto un deposito sicuro per gli agenti biologici I materiali infetti, compresi gli animali, siano manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri adeguati contenitori Siano definite specifiche procedure di disinfezione E’ facoltativo che: Sia predisposto un sistema per il trattamento delle acque reflue A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 31 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Collettiva Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 4 E’ obbligatorio che: La zona di lavoro sia separata da qualsiasi altra attività nello stesso edificio L’aria estratta e quella immessa siano filtrate attraverso un ultrafiltro HEPA o un filtro simile L’accesso sia limitato solo alle persone autorizzate attraverso una camera di compensazione La zona di lavoro possa essere chiusa a tenuta per consentire la disinfezione Siano definite specifiche procedure di disinfezione La zona di lavoro sia mantenuta ad una pressione negativa rispetto a quella atmosferica Ci sia un controllo efficace dei vettori (roditori e insetti) Le superfici dei banchi di lavoro siano idrorepellenti, di facile pulitura, resistente agli acidi, agli alcali, ai solventi, ai disinfettanti Sia predisposto un deposito sicuro per gli agenti biologici Sia disponibile una finestra d’ispezione o un altro dispositivo che permetta di vederne gli occupanti I laboratori abbiamo l’attrezzatura a loro necessaria I materiali infetti, compresi gli animali, siano manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri adeguati contenitori Siano disponibili sul posto inceneritori per l’eliminazione delle carcasse di animali Siano definite mezzi e procedure per il trattamento dei rifiuti con sterilizzazione Sia predisposto un sistema per il trattamento delle acque reflue Attrezzature di Laboratorio La loro progettazione deve essere tale da limitare o prevenire il contatto tra l’operatore e l’agente infettivo I materiali devono essere impermeabili ai liquidi e resistenti alla corrosione Devono essere ideate, costruite ed installate in maniera tale da garantire la semplicità d’uso, la facilità di accesso per la pulizia, la decontaminazione e i controlli di idoneità nella struttura I fornitori devono rilasciare il libretto di istruzioni dello strumento e la certificazione CE, con la quale garantiscono la relativa sicurezza A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 32 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Microrganismi Geneticamente Modificati (MOGM) Definizioni Ai sensi della normativa vigente, si definisce: Microrganismo Ogni entità microbica cellulare o non cellulare capace di replicarsi e di trasferire materiale genetico Microrganismo Geneticamente Modificato (MOGM) Un microrganismo il cui materiale genetico è stato modificato in un modo che non avviene in natura mediante incrocio e/o ricombinazione naturale Impiego confinato Ogni operazione nella quale i microrganismi sono modificati geneticamente o nella quale sono messi in coltura, stoccati, utilizzati, trasportati, distrutti o smaltiti e per la quale vengono usate barriere chimiche e/o biologiche, al fine di limitare il contatto degli stessi con la popolazione e con l’ambiente Classificazione secondo la Normativa Vigente I Microrganismi Geneticamente Modificati sono divisi in due gruppi. Appartengono al Gruppo I se: Il microrganismo parentale non è in grado di causare patologie a persone, animali o piante La natura del vettore e l’inserto è tale da non conferire al microrganismo geneticamente modificato un fenotipo in grado di causare patologie alle persone, agli animali o alle piante o di causare effetti negativi all’ambiente Il microrganismo geneticamente modificato non è in grado di causare patologie alle persone, animali o piante e non è in grado di causare effetti negativi all’ambiente Se non sono soddisfatti i requisiti indicati, i Microrganismi appartengono al Gruppo II A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 33 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Modificazione Genetica secondo la Normativa Vigente Sono considerate di Modificazione Genetica: Le Tecniche di DNA ricombinante che utilizzano sistemi vettore raccomandate dalla Direttiva 82/472/CEE Le Tecniche che ricorrono all’introduzione diretta in un microrganismo di materiale ereditabile preparato al di fuori dello stesso, comprese la microinoculazione, la macroinoculazione e la microincapsulazione Le Tecniche di fusione cellulare o di ibridazione che producono cellule vive con nuove combinazioni di materiale genetico ereditabile mediante la fusione di due o più cellule con metodi non presenti in natura Non sono considerate Tecniche di Modificazione Genetica se non comportano il ricorso a molecole di DNA ricombinate o a Organismi Geneticamente Modificati: La Fecondazione in vitro La Coniugazione, la Traduzione, la Trasformazione o qualsiasi altro processo naturale L’Induzione della poliplodia Sono escluse le seguenti Tecniche: La Mutagenesi La Costruzione e l’impiego di ibridami somatici di animali (per esempio, per la produzione di anticorpi monoclinali) La Fusione cellulare (compresa la fusione dei cloroplasti) di cellule di piante che possono essere ottenute mediante metodi tradizionali di coltura L’Autoclonazione di microrganismi non patogeni presenti in natura che soddisfano ai criteri del Gruppo I per i microrganismi riceventi A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 34 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Adempimenti Amministrativi del Datore di Lavoro L’utilizzatore che intende procedere per la prima volta all’impiego in un impianto specifico (laboratorio) di MOGM, sia di gruppo I che di gruppo II, è tenuto a trasmettere la relativa notifica di impianto ai vari Organi Competenti. Analogamente per l’emissione deliberata di un OGM o di una combinazione di OGM. Nel caso di utilizzo di MOGM di gruppo I si può procedere all’impiego di questi microrganismi soltanto dopo aver ottenuto approvazione dell’impianto; i verbali sulle attività in corso, forniti dai rispettivi uffici di notifica, devono essere messi a disposizione del Ministero della Sanità. Nel caso di utilizzo di MOGM di Gruppo II per ottenere l’approvazione dell’impianto, si devono notificare al Ministero della Sanità i locali dove si intendono eseguire le operazioni, indicando il relativo livello di contenimento. Per individuarlo, si deve far riferimento al grado di pericolosità del microrganismo di origine, tenendo, però presente che l’inserto e l’organismo ricevente possono far variare la classificazione stessa. Una volta ottenuta l’approvazione dell’impianto per l’utilizzo di MOGM di gruppo II, si può procedere ad inoltrare la domanda di notifica per le operazioni di ricerca con questi microrganismi. Quindi non si può iniziare l’attività di ricerca fino a quando non si sia ottenuta l’approvazione da parte del Ministero. Nella notifica per i MOGM di gruppo III, si devono definire dettagliatamente i dati relativi all’organismo ricevente, al vettore e all’inserto. Ogni volta che si modifica anche uno solo di questi tre fattori, il Responsabile dell’attività di ricerca o di didattica è tenuto ad inoltrare un’ulteriore domanda di notifica inerente la nuova operazione A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 35 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Tecniche di Protezione Collettiva Misure di Contenimento previste dalla Normativa Vigente Analogamente a quanto visto per gli Agenti Biologici, gli utilizzatori di MOGM del gruppo I sono tenuti ad applicare i principi di buona prassi microbiologica e ad osservare le regole di sicurezza e di igiene del lavoro. Gli utilizzatori di MOGM del gruppo II devono, invece, applicare le Categorie di Contenimento indicate di seguito, in funzione del tipo di microrganismo e delle operazioni da effettuare ai fini di garantire la protezione della salute della popolazione e dell’ambiente Prima Categoria di Contenimento E’ obbligatorio che: I microrganismi vivi si trovino in un sistema che separi fisicamente il processo dall’ambiente (sistema chiuso) I gas di scarico del sistema chiuso siano trattati in modo da ridurre al minimo le emissioni Il prelievo di campioni, l’aggiunta di materiali in un sistema chiuso e il trasferimento di microrganismi vivi in un altro sistema chiuso siano effettuati in modo da ridurre al minimo le emissioni La coltura sia rimossa dal sistema chiuso solo dopo che i microrganismi vivi sono stati inattivati con mezzi collaudati I sigilli siano previsti in modo da ridurre al minimo le emissioni Il personale indossi gli indumenti di protezione Sia prevista una zona di decontaminazione e degli apparati per il lavaggio del personale Gli effluenti siano inattivati con mezzi collaudati prima dello smaltimento finale E’ facoltativo che: I sistemi chiusi siano collocati in una zona controllata Sia posto il segnale di rischio biologico Sia ammesso l’accesso nella zona di lavoro solo al personale addetto Sia installato un sistema di ventilazione nella zona controllata per ridurre al minimo la contaminazione atmosferica La zona controllata sia progettata in modo da impedire qualsiasi fuoriuscita dal sistema chiuso A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 36 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Seconda Categoria di Contenimento E’ obbligatorio che: I microrganismi vivi si trovino in un sistema che separi fisicamente il processo dall’ambiente (sistema chiuso) I gas di scarico del sistema chiuso siano trattati in modo da ridurre al minimo le emissioni Il prelievo di campioni, l’aggiunta di materiali in un sistema chiuso e il trasferimento di microrganismi vivi in un altro sistema chiuso siano effettuati in modo da ridurre al minimo le emissioni La coltura sia rimossa dal sistema chiuso solo dopo che i microrganismi vivi sono stati inattivati con mezzi collaudati I sigilli siano previsti in modo da ridurre al minimo le emissioni Sia posto il segnale di rischio biologico Sia ammesso solo il personale addetto Il personale indossi gli indumenti da lavoro Sia prevista una zona di decontaminazione e degli apparati per il lavaggio del personale La zona controllata sia progettata in modo da impedire qualsiasi fuoriuscita dal sistema chiuso Gli effluenti siano inattivati con mezzi collaudati prima dello smaltimento finale E’ facoltativo che: I sistemi chiusi siano collocati in una zona controllata Il personale faccia una doccia prima di uscire dalla zona controllata Gli effluenti dei lavandini e delle docce devono essere raccolti e inattivati prima dell’emissione Sia installato un sistema di ventilazione nella zona controllata per ridurre al minimo la contaminazione atmosferica La pressione ambiente nella zona controllata sia mantenuta al di sotto di quella atmosferica L’aria in entrata e in uscita deve essere filtrata con HEPA La zona controllata sia chiudibile in modo da rendere possibile le fumigazioni A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 37 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Terza Categoria di Contenimento E’ obbligatorio che: I microrganismi vivi si trovino in un sistema che separi fisicamente il processo dall’ambiente (sistema chiuso) I gas di scarico del sistema chiuso siano trattati in modo da ridurre al minimo le emissioni Il prelievo di campioni, l’aggiunta di materiali in un sistema chiuso e il trasferimento di microrganismi vivi in un altro sistema chiuso siano effettuati in modo da ridurre al minimo le emissioni La coltura sia rimossa dal sistema chiuso solo dopo che i microrganismi vivi sono stati inattivati con mezzi collaudati I sigilli siano previsti in modo da ridurre al minimo le emissioni I sistemi chiusi siano collocati in una zona controllata Sia posto il segnale di rischio biologico Sia ammesso solo il personale addetto attraverso entrate a tenuta d’aria Il personale indossi gli indumenti da lavoro Sia prevista una zona di decontaminazione e degli apparati per il lavaggio del personale Il personale faccia una doccia prima di uscire dalla zona controllata Gli effluenti dei lavandini e delle docce devono essere raccolti e inattivati prima dell’emissione Sia installato un sistema di ventilazione nella zona controllata per ridurre al minimo la contaminazione atmosferica La zona controllata sia progettata in modo da impedire qualsiasi fuoriuscita dal sistema chiuso La pressione ambiente nella zona controllata sia mantenuta al di sotto di quella atmosferica Gli effluenti siano inattivati con mezzi collaudati prima dello smaltimento finale I sistemi chiusi siano collocati in una zona controllata La zona controllata sia chiudibile in modo da rendere possibile le fumigazioni Gli effluenti siano inattivati con mezzi chimici o fisici collaudati prima dello smaltimento finale A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 38 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Stabulari Sono locali destinati agli animali da laboratorio. In Tali ambienti, il Rischio Biologico associato alla sperimentazione animale è correlato ai seguenti fattori: Inoculo nell’animale di Agenti Biologici e/o di MOGM. A seconda del gruppo di rischio a cui essi appartengono occorre adeguatamente scegliere il livello di contenimento da adottare nello stabulario, analogamente a quanto previsto per i laboratori. Inoltre, in caso di inoculo di MOGM di Gruppo I o II in animali, i locali dello stabulario devono avere l’approvazione dal Ministero della Sanità Possibilità di trasmissione all’uomo di malattie (zoonosi). Quelle più frequenti sono: - Tinea corporis: l’infezione si realizza per contatto cutaneo. Gli animali (soprattutto coniglio e ratto) presentano aree cutanee prive di pelo in diverse parti del corpo. Nell’uomo si verificano lesioni cutanee localizzate nelle anni e nelle braccia, caratterizzate da prurito più o meno intenso - Scabbia/acariasi: si trasmette per lo più da movimenti dell’animale (scuotimento della testa, prurito …..) affetto da otite parassitaria. Negli animali compaiono lesioni cutanee pruriginose crostose; nell’uomo la malattia provoca la dermatite - Pasteurellosi: è trasmessa da conigli ed altri roditori, interessa nell’animale l’apparato respiratorio o genitale. Nell’uomo provoca ferite, ingrossamento dei linfonodi, nei casi peggiori setticemia - Leptospirosi: viene trasmessa dall’animale per contagio con urina infetta, provoca nell’uomo setticemia o gravi forme di insufficienza epatica e renale - Salmonellosi: a seguito dell’infezione, trasmessa per via orofecale, compare una sintomatologia enterica sia nell’uomo che negli animali - Febbre da morso nel ratto: in seguito al morso, causa nell’uomo gravi forme di linfoadenite Adempimenti Amministrativi Prima di iniziare la sperimentazione animale, è necessario: Presentare un Progetto di Ricerca dettagliato al Comitato etico per la Sperimentazione Animale (CESA) il quale valuta l’impatto etico-scientifico del protocollo proposto Inviare con la collaborazione del personale dello Stabulario tale documentazione al Ministero della Sanità e a tutti gli edifici competenti, in ottemperanza alla normativa vigente in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali a ad altri fini scientifici A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 39 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Livelli di Contenimento da adottare in uno Stabulario Nei locali destinati agli animali da laboratorio deliberatamente contaminati con gli Agenti Biologici, vanno adottai, come Tecniche di Protezione Collettive, i Livelli di Contenimento 1, 2 o 3 precedentemente descritti per i laboratori a seconda del gruppo di rischio degli Agenti Biologici Norme Comportamentali da osservare in uno Stabulario Permettere l’accesso solo alle persone autorizzate Adibire alla cura e al trattamento degli animali solo il personale addetto Utilizzare gli idonei DPI durante la stabulazione Manipolare correttamente gli animali, con tecniche idonee, con sicurezza e senza indecisione Impiegare animali sani, comperati da allevatori e fornitori che rilasciano certificazioni sanitarie Sottoporre gli animali a controlli clinici e di laboratorio in modo da individuare i soggetti malati o portatori di agenti patogeni trasmissibili Utilizzare adeguatamente strumenti taglienti quali siringhe, aghi e sterilizzarli dopo l’uso Far uso dei detergenti e dei disinfettanti in modo da garantire agli animali condizioni di stabulazione ottimali e da prevenire le malattie infettive e diffusive. Nell’impiego di tali prodotti attenersi scrupolosamente alle indicazioni riportate sulla scheda di sicurezza, effettuare le corrette diluizioni, non miscelare prodotti diversi. Utilizzare gli idonei DPI Segnalare al proprio Medico eventuali forme allergiche che compaiono e che sono attribuibili al contatto e alla manipolazione degli animali A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 40 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione Situazioni di Emergenza: Procedure Generali In caso di esposizione accidentale ad aerosol potenzialmente pericoloso, occorre: Trattenere il respiro ed abbandonare immediatamente l’area colpita, facendo allontanare le altre persone presenti in laboratorio e chiudendo la porta Togliersi gli indumenti protettivi Lavarsi la mani con acqua e sapone disinfettante Affiggere un apposito segnale di contaminazione biologica sulla porta del laboratorio ed assicurarsi che il laboratorio sia evacuato per almeno un’ora per permettere agli aerosol di essere portati via dall’aria e alle particelle più grosse di depositarsi. Solo il Responsabile di laboratorio deve dare autorizzazione al rientro Dopo un’ora, procedere alle operazioni di decontaminazione Consultare un Medico se ci sono persone colpite In caso di spargimento accidentale di Agenti Biologici Far allontanare le persone presenti Chiudere la porta, impedendo l’ingresso di persone Togliersi gli indumenti eventualmente contaminati e porli in un sacco autoclavabile Lavarsi la cute esposta con sapone disinfettante Indossare un doppio paio di guanti e gli altri DPI per il corpo Coprire l’area contaminata con materiale assorbente-neutralizzante e lasciare agire per almeno 30 minuti Prelevare con l’apposita paletta monouso il materiale e maneggiare gli eventuali frammenti di vetro con le pinze Spruzzare la superficie contaminata con un disinfettante ( es. ipoclorito di sodio) e lasciare agire Sterilizzare il materiale riutilizzabile usato per la decontaminazione Al termine delle operazioni, lavarsi nuovamente le mani con un disinfettante Nel caso in cui si abbia dispersione di Agenti Biologici dei Gruppi 2,3,4, occorre informare l’Organo di Vigilanza Territorialmente Competente Nel caso in cui si verificano iniezioni, tagli e abrasioni, l’individuo colpito deve Togliersi gli indumenti protettivi Lavarsi le mani e la ferita Applicare un disinfettante adatto per la pelle Recarsi al Pronto Soccorso e informare il Medico di turno sulla causa della ferita (se è possibile fornire informazioni riguardo all’agente microbiologico coinvolto) Registrare l’incidente in modo appropriato, seguendo le istruzioni fornite dall’Ente di appartenenza A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 41 di 42 20 Gennaio 2001 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Servizio di Prevenzione e Protezione In caso di ingestione accidentale di materiale potenzialmente rischioso, occorre: Togliere gli indumenti protettivi alla persona colpita Portarla al Pronto Soccorso Informare il Medico circa il materiale ingerito e seguirne le raccomandazioni Registrare l’incidente Se il viso è investito da schizzi di materiale potenzialmente infetto, occorre: Uscire dal laboratorio Lavare la parte colpita con acqua e sapone Chiamare immediatamente un Medico In caso di morsi o graffi causati da animali da laboratorio: Pulirsi accuratamente e disinfettare la ferita Chiamare un Medico o il Pronto Soccorso Tenere l’animale che ha causato la ferita a disposizione del Servizio Veterinario che può eseguire verifiche cliniche circa eventuali patologie trasmissibili all’uomo Materiale da tenere nei Laboratori per le Emergenze Soluzione di ipoclorito di sodio al 10%, da conservare in bottiglia spray Pinze per prelevare il materiale tagliente Paletta monouso Materiale assorbente Sacchi per la raccolta del materiale utilizzato per la decontaminazione Guanti monouso Dispositivi per la protezione del corpo e del viso Copia e rilegatura a cura dell’Ufficio Stampa A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici Pagina 42 di 42 20 Gennaio 2001