Teatro dei due mari Tindari,4 giugno 2009 ELETTRA da Euripide Manuela Mandracchia-Elettra Massimo Reale–Oreste Licinia Lentini-Clitennestra Camillo Grassi-contadino Luigi Diberti-narratore Renato Campese-pedagogo Antonella Nieri-corifea Aurelio D’Amore-Pilade (personaggio muto) Regia di Walter Manfrè Sulla scena, la tomba di Agamennone Brevi cenni sulla trama L’Elettra di Euripide è stata definita un’eroina al maschile, poiché sa portare sino in fondo senza tentennamenti il suo proposito di vendetta uccidendo la madre per vendicare il padre, Agamennone, che era stato assassinato proprio dalla moglie al suo ritorno da Troia. Clitennestra si era, infatti, macchiata di questa grave colpa di cui cerca un’attenuante nella ferocia del marito che, per propiziarsi gli dei alla sua partenza per la guerra di Troia, non aveva esitato a sacrificare la propria figlia, Ifigenia. Durante la lunga assenza del marito, impegnato per dieci anni alla conquista di Troia, la moglie si era fatta un amante, Egisto, che dopo l’uxoricidio può vivere liberamente nella reggia, essendo stati allontanati da lì i due figli di Agamennone, Elettra ed Oreste. Elettra era stata data in moglie ad un contadino miceneo, povero, per scongiurare il pericolo che nascessero eredi regali e potessero vendicare il nonno. Viveva in una povera casa nella zona montuosa dell’Argolide con lo sposo, che non aveva mai violato la sua regale persona, ritenendosi indegno di essere veramente suo marito. Qui giunge Oreste con l’amico Pilade e, riconosciuto dal pedagogo che lo aveva cresciuto, assieme alla sorella portano a termine la loro vendetta, voluta anche da Apollo che così aveva vaticinato. Prima Oreste uccide Egisto mentre sacrifica alle ninfe, poi, assieme alla sorella uccidono la loro madre, attirata con un inganno nella povera casa di Elettra. Sul sangue di Clitennestra versato a nulla possono nemmeno i Dioscuri, suoi fratelli, che si devono piegare davanti al volere di Febo. I due fratelli, dopo il matricidio, restano nella più nera angoscia, il loro animo è attanagliato dalle Erinni, le furie della madre, ma il profondo rimorso e il tormentoso pentimento faranno sì che anche per loro ci sarà finalmente la pace. I Dioscuri, intervenuti, ordinano, infatti, al matricida di dare in moglie Elettra all’amico Pilade, mentre Oreste si dovrà recare ad Atene, dove sarà sottoposto al giudizio del Tribunale ateniese, l’Aeropago, e verrà assolto perché difeso da Apollo contro le accuse delle Erinni che si trasformeranno in Eumenidi, cioè benevoli nei suoi confronti. Nina Valenti La scena, il mare e il cielo di Tindari Nella casa dello sposo contadino Il riconoscimento L’uccisione di Egisto L’arrivo di Clitennestra Il matricidio è stato compiuto Le nere cagne delle Erinni Gli applausi Verso casa…passando da Mongiove FINE Copyright Nina Valenti