ORGANIZZAZIONE Roccaldo Tinelli “Bikini .... bike nel Salento” Tour cicloescursionistico in Salento PROMOZIONE Raffaele Sforza ELABORAZIONE CARTINE Roberto Troysi TESTI Roccaldo Tinelli Silvano Palamà PROGETTO GRAFICO Lucia Masciopinto A cura di Roccaldo Tinelli Ringrazio l’amico Marco Daurù e quelle Amministrazioni Pubbliche che, collaborando, hanno percepito la validità dell’iniziativa. Ruotalibera Bari Associazione di ciclisti urbani Questa pubblicazione, fuori commercio, è stata realizzata da Ruotalibera, Via Bonazzi 35, Bari (tel/fax 080/5236674). E’ vietata la riproduzione anche parziale. Finito di stampare nel mese di settembre 1998. PREFAZIONE Ci sono dei posti capaci di suscitare sensazioni così forti da risultare indelebili nella nostra mente. Forse i paesaggi incantati, le brezze marine ed i profumi della terra, forse i volti della gente ed i ritmi delle nenie e dei canti, forse gli echi ancestrali delle mille vicende vissute, lontanissime nel tempo, ma per sempre presenti nell’aria, forse tante altre cose ancora creano intorno ad essi un’aurea quasi magica, un richiamo irresistibile per chi non li conosce ed uno struggente desiderio di tornarci per chi ci è già stato. Il Salento è proprio uno di questi posti ammaliatori, un lembo proteso nel Mediterraneo che, a dispetto dell’isolamento economico odierno, è stato ed è, come dice una canzone di successo, l’ombelico del nostro mondo, il punto di approdo o di passaggio delle disperazioni e delle speranze di quanti cercano di imporre il proprio diritto alla vita, ma anche un’ambita terra di conquista per la ricchezza dei suoi frutti. Mille vicende, mille popoli, mille drammi stratificatisi nel tempo e metabolizzati non solo dalla gente ma anche dal paesaggio fino al punto di assumere carattere di peculiarità, di divenire appunto il “Salento”. In omaggio a tutto ciò, siamo tornati pertanto a riproporre una cicloescursione itinerante nel Salento accompagnandola, questa volta, con la realizzazione di un road-book che possa consentire, anche al di fuori della manifestazione, di ammirare gli aspetti più caratteristici di questa terra. Questo road-book, di fatto, costituisce la prosecuzione del lavoro iniziato nel 1997 con la realizzazione della guida “Tra due mari, sui luoghi di Federico II e della Magna Grecia”, nella quale veniva illustrato un percorso ciclabile che partendo da Barletta si concludeva dopo aver attraversato quattro province, a Bari, passando per Andria, C. del Monte, Altamura, Matera, Montescaglioso, Metaponto, Taranto, Pulsano, Manduria, Oria, Ceglie Messapica, Ostuni, Fasano, Castellana G. e Turi. Ora, innestandoci su questo percorso a T.re Boraco (Manduria), illustreremo quello che, a nostro avviso, è l’itinerario ciclabile più adatto per visitare ed ammirare il Salento in un arco di tempo che può oscillare, a seconda delle esigenze, dalle tre alle cinque giornate. Il percorso segue il periplo della penisola salentina partendo, appunto, da T.re Boraco, per concludersi a Brindisi. Questo percorso, che si sviluppa tutto lungo la viabilità costiera, è poi collegato da due itinerari trasversali. Uno più a nord che, partendo da Casalabate sull’Adriatico, raggiunge lo Jonio a Porto Cesareo, passando per S. Maria di Cerrate, Lecce, Copertino e Leverano; l’altro più a sud parte da S. Caterina sullo Jonio, e, dopo aver attraversato Nardò, Galatone, Galatina e Soleto, raggiunge Sternatia dove si biforca ulteriormente per consentire una migliore conoscenza della Grecìa salentina e delle ricche testimonianze dolmeniche. NOTE GENERALI SUGLI ITINERARI Questa guida è stata ideata e realizzata per fungere da supporto logistico a quanti utilizzano la bici come mezzo di locomozione per visitare ed ammirare una determinata regione. Partendo, pertanto, da questa idea alla guida non si è dato il taglio tipico del manuale turistico ma quello più specifico di un promemoria di viaggio, un road-book con terminologia europea, con lo scopo precipuo di illustrare nella maniera più chiara ed inequivocabile il percorso ciclabile. Motivi logistici hanno consigliato di impostare il tour come circuito chiuso con partenza ed arrivo da Lecce, che costituisce la città più facilmente raggiungibile sia in auto che in treno. Quindi, il percorso si sviluppa in senso antiorario in modo da poter avere il mare, con le sue irresistibili attrattive, sempre sulla destra; e ciò per motivi di sicurezza, in quanto così facendo si eliminano o quanto meno si riducono al minimo gli attraversamenti della sede viaria. Altimetricamente il percorso non presenta alcuna difficoltà come si può facilmente intuire ove si consideri che le Serre, le colline salentine, non superano i 200 m; in effetti le uniche difficoltà sono le brevi risalite dal mare, alquanto ripide dove la costa è alta. In considerazione di ciò sulla cartografia del road-book si sono evitate indicazioni sull’altimetria e sulle pendenze, che sarebbero risultate del tutto superflue; si è ritenuto più opportuno, invece, richiamare l’attenzione dei cicloescursionisti, con un simbolismo sintetico, sulle attrattive principali offerte dalle zone attraversate (vedi legenda). Inoltre, a causa della grande ed inequivocabile semplicità di lettura offerta dal percorso illustrato, il road-book non presenta una legenda descrittiva dei “punti critici”; tanto, anche in considerazione della dettagliata “Descrizione del percorso” che è stata suddivisa, per ovvi motivi pratici e logistici in tratti. La “Descrizione del percorso”, di cui va fatta una attenta lettura prima di avventurarsi su ogni singolo tratto, contiene anche degli “Itinerari consigliati”. Riservati alle città od ai luoghi di maggiore interesse, gli “Itinerari consigliati” descrivono la viabilità da seguire per raggiungere in maniera rapida e spedita, a volte anche controsenso, i monumenti più importanti in modo da poter eseguire soste brevi, puntuali e compendiose. Ovviamente per visite più approfondite è sempre opportuno acquisire il supporto di pro-loco, enti turistici e cooperative giovanili di cui questo road-book porta un indirizzario ampio e completo, per quanto è stato possibile. Naturalmente il percorso non tocca tutte le località del Salento; pertanto, laddove opportuno, abbiamo inserito nella descrizione del percorso dei richiami in grassetto individuati come “Escursione facoltativa” su cui sinteticamente sono indicati i percorsi da seguire ed i motivi di interesse dell’escursione. A completamento del road-book, inoltre, abbiamo ritenuto opportuno inserire una breve nota relativa alla Grecìa salentina, per favorire la comprensione dell’importanza socio-economica che questa area ellenofonica ha avuto nel Salento. Per quanto attiene il Barocco Leccese ci si è limitati, invece, solo alla descrizione di un breve itinerario ideale, rinviando all’ampia letteratura scientifica e divulgativa esistente per gli eventuali approfondimenti. Infine, notizie ed informazioni sulle ricche testimonianze di epoca neolitica e messapica sono state inserite direttamente nella descrizione del percorso. DESCRIZIONE DEL PERCORSO 1° TRATTO: da LECCE a PORTO CESAREO Per motivi logistici e pratici assumiamo il Piazzale della Stazione di Lecce come punto di raduno e partenza del tour. Prima di partire, ovviamente, è d’obbligo una visita ai principali monumenti della città per la quale consigliamo il percorso riportato di seguito. LECCE: Itinerario consigliato. Viale Quarta – Via Carlo Russi – P.tta Corso – P.tta Luce – Via Ferrari – (Via delle Beccherie – P.ta S. Biagio) – Via Dei Perroni – S. Matteo – Via D’Aragona – Teatro Greco – Via dell’arte della cartapesta – S. Chiara – Via Tufo – Via F. D’Aragona – P.za V. Emanuele III – Via Marementi – Via XXV Luglio – Castello Carlo V – Via Visconti – S. M. della Grazia – Anfiteatro Romano – Sedile – S. Marco – P.zza S. Oronzo – S. Irene – Via Rubichi – P.tta Castromediano – Via Matteotti – Via Umberto I – (Basilica S. Croce – Ex convento PP Celestini – P.zzo Adorno) – Chiesa Greca – Via Manfredi – Chiesa Allantarine – Corte Conte Accardo – Palazzo Lopez Royo – Via dei Prioli – P.tta Peruzzi – Vico De Summa – Via Dei Rayno – Via delle Bombarde – Arco di Trionfo – S. Luigi – Via Palmieri – (P.zzo Vergara-Casotti – Teatro Paisello – S. Maria della Pace – P.tta Falonieri – P.tta Panzera – P.zzo Lopez Royo-Person – P.zzo Fumarola Spada) – P.zza Duomo – Via Libertini – (P.tta Duca d’Atene – S. Anna – S. Giovanni B. – Ex ospedale S. Santo – Ex Convento Domenicani) – Porta Rudiae – Via Adua – Via Manifattura Tabacchi – Via Cino – Via Gallipoli – Via Quarta – P.za Stazione. Completata la visita di Lecce, nonché quella delle sue famose pasticcerie, siamo pronti per partire. Dal piazzale della Stazione, dopo un breve tratto su Via Quarta, imbocchiamo Via Don Bosco che ci porterà, superata Via Diaz, su Via Rudiae; quindi, attraversato il sottovia, ci ritroveremo in P.le Rudiae da dove imboccheremo Via Orsini Ducas fino all’incrocio con Viale Grassi. Proseguendo diritto, prenderemo la via per S. Pietro in Lama, procedendo rigorosamente in fila indiana a causa del traffico sostenuto e della sede stradale stretta. Di fatto è una strada urbana. Seguendo la strada maestra attraversiamo rapidamente S. Pietro ritrovandoci direttamente sulla provinciale per Copertino, in cui entreremo seguendo Via V. Emanuele e successivamente, dopo il passaggio a livello, Via Mariano. Quindi attraverseremo P.zza Umberto per imboccare Via Margherita di Savoia che, tagliando centralmente la città vecchia, ci consentirà di ammirarne l’architettura e di raggiungere il Castello con lo splendido portale. Terminata la visita e rifornitici di acqua presso la vicina fontana, imboccheremo Via Amendola in direzione Leverano. Dopo circa settecento metri e subito dopo il distributore Esso, un bivio ci consentirà di lasciare la provinciale per imboccare sulla sinistra una tranquilla stradina comunale. Nessun problema, comunque, anche per chi volesse proseguire lungo la provinciale; solo un po’ di attenzione. Pochi chilometri ed entreremo in Leverano da Via S. Angelo; quindi, superato largo Fontana, e seguendo in successione Via Caracciolo, Via Canne e Via Cesarea ci troveremo sulla strada per Porto Cesareo. Leverano, trasformazione fonetica dell’antico nome greco Liberano, “luogo umido”, è un popoloso centro agricolo di primaria importanza per la produzione di fiori e vino. Soggetta continuamente a scorrerie e devastazioni piratesche fu munita da Federico II di una torre vedetta alta ben 28 metri, a cui nel tempo fecero riferimento le numerose masserie fortificate e torri minori sorte su tutto il territorio; interessante è anche la Chiesa Madre con lo splendido coro ligneo, databile all’inizio del ‘600. Motivi logistici ci impediscono una visita approfondita di Leverano, comunque chi lo volesse può chiedere informazioni presso la Farm. Margapoti (Via Cesarea, 16) sede provvisoria della Pro-loco. Una piacevole discesa ci porterà rapidamente a Porto Cesareo, dove arriveremo dopo aver attraversato la SS 174. Occhio e prudenza ! Cittadina prettamente turistica, Porto Cesareo, offre notevoli opportunità di sistemazione alberghiera ed uno splendido litorale costellato di baie, isole, scogli con una costa ora sabbiosa ora rocciosa, in grado di soddisfare tutti i gusti e le esigenze. Da non perdere la visita al Museo di Biologia Marina. 2° TRATTO: da PORTO CESAREO a S. MARIA DI LEUCA Ripartiamo da Porto Cesareo, seguendo la litoranea disegnata sulla bassa scogliera, per portarci verso una delle zone più belle ed incontaminate del Salento: Porto Selvaggio. Un’area salvata dalla cementificazione anche con al vita di una coraggiosa amministratrice ed ora diventata parco naturale in attesa di una idonea sistemazione che ne valorizzi i pregi. Non potendoci concedere la lunga sosta che richiede la discesa a mare di Porto Selvaggio, proseguiamo fino al bivio Nardò-S.Caterina che imboccheremo in direzione di quest’ultima, splendida località marina arricchita dalle ville settecentesche della nobiltà neretina, contigua alla più popolare S. Maria al Bagno, dove fanno bella mostra di sé le Quattro Colonne, cioè i quattro torrioni sopravvissuti al crollo dell’antico castello andato distrutto in tutta la sua parte centrale. Superata la bellissima scogliera a strapiombo, con annesso attraversamento della rupe della montagne spaccata, eccoci al lido Conchiglie superato il quale, chi lo volesse, potrebbe visitare sulla collina prospiciente la chiesa basiliana di S.Mauro (X sec.). Di qui nel giro di pochi e piatti chilometri ci porteremo a Gallipoli, la Città Bella dei Greci protesa prepotentemente sul mare a dominarlo, seguendo nell’ultimo tratto la SS 101 (meno di 1 Km in area urbana). GALLIPOLI: Itinerario consigliato. Via Lecce – Corso Roma – Ponte Spagnolo – Castello – Riviera Colombo – Rivera Sauro – S. Francesco – Riviera Diaz – P.za Repubblica – Via De Pace – P.za Duomo – Cattedrale – P.zzo Pirelli – S. Teresa – Via Garibaldi – Via Monacelle – P.zzo Senape-De pace – P.zzo Venneri – Via Presta – Via S. Angelo – Via De Pace – Museo – Ponte Spagnolo – P.za Moro – Fontana Ellenistica - Via della Cala – Lungomare Galilei. Con Gallipoli alle spalle, riprendiamo la litoranea dal lungomare Galilei per una rilassante pedalata lungo la costa Ionica in un continuo alternarsi di ampi arenili bianchi e di basse scogliere, addolcite a volte da piccole lagune create dalle dune sabbiose per la gioia dei pesci ed, ancor più, dei pescatori: il tutto immerso in un paesaggio dominato dalle pietraie sagomate dal vento ed a luoghi ricoperte da lembi argillosi, punteggiate qua e là dalle “pagliare”, trulli dalla forma un po’ tozza, testimonianza di una millenaria presenza umana e sempre corredati dal pozzo a scavo e dalla macchia di fichi d’India. Quindi una successione di marine e torri cinquecentesche presso le quali il tuffarsi in acqua è più rapido che il pensarlo; Mancaversa, Torre Suda, Capilungo e poi Torre S. Giovanni. Torre S. Giovanni preannunciata dall’Isola Pazze (deformazione di “Pax”, ricordo di un trattato di pace firmato su di essa con Taranto) è l’antico porto, ora completamente interrato, di Auxentum, città messapica di straordinaria potenza e ricchezza situata sulle prime balze delle Serre Salentine, che difese aspramente la sua indipendenza capitolando solo davanti alla potenza romana, dopo essere stata a lungo uno dei maggiori alleati di Annibale. Un ricordo ancora vivo ed ampiamente testimoniato dalla toponomastica cittadina e dai reperti archeologici conservati nel museo di Ugento ed in quello di Taranto. Escursione facoltativa: Ugento, Taurisano, Ruffano, Casarano, Racale, Alliste. Da Torre S. Giovanni, chi ne avesse tempo e voglia, può partire per una rapida escursione verso l’interno, in un area dove l’impronta medioevale degli impianti urbani, sovrappostasi quasi sempre a quella messapica o greca, si è conservata pressoché intatta sino ad oggi: Ugento, Taurisano, Casarano, Racale, Alliste; tutti questi centri, come molti altri nel Salento, presentano infatti, ancora intatto il nucleo urbano originale sviluppatosi intorno ad un Castello od un Palazzo baronale, come quello dei d’Aquino a Casarano che, con i suoi 120 m di prospetto cadenzati da ben 52 mensole figurate, rappresenta la più grande residenza castellata del Salento. Da non perdere in Casarano anche S. Maria della Croce, in fondo a Via IV Novembre, la più antica chiesa del leccese (V sec.) dai pregevoli mosaici bizantini. Particolare attenzione va data, come già detto, anche ad Ugento per ammirarne almeno il bel centro storico, tutto sviluppato sul motivo architettonico dell’arco, le possenti mura messapiche (≅ 5 Km) ed il museo. A quanti poi si trovassero in questa zona, nel periodo del ferragosto, consigliamo assolutamente di assistere alla festa di S. Rocco di Torrepaduli, frazione di Ruffano. Qui, in un’atmosfera che sa di magico ed ancestrale, si danno appuntamento da tutto il Salento i danzatori di “scherma” per sfidarsi, al ritmo dei suonatori di tamburello in un combattimento a passo di danza. E’ la “danza scherma”, rappresentazione che ritualizza la sfida al coltello con cui si regolavano i conti fra gli uomini delle famiglie d’onore, che si protrae per tutta la notte davanti alla chiesa di S. Rocco. Uno spettacolo accattivante e coinvolgente esaltato ancor più dai ritmi incalzanti della “pizzica” la forma locale ed originaria della tarantella scandita dai migliori tamburellisti del Salento. Ancora dune e spiagge sabbiose, ed eccoci dopo Marini, Torre Pali, incantevole località con la torre ormai isolata per effetto dell’erosione marina, e Torre Vado a Torre S. Gregorio, cioè sulla punta estrema del tacco d’Italia costituito da un possente massiccio calcareo che caratterizza tutta la costa adriatica fino oltre Otranto. Qualche chilometro di brevi saliscendi e potremo ammirare dall’alto di Punta Ristola (il punto più meridionale della Puglia) la rada di Leuca chiusa sul versante opposto da Punta Meliso, estrema propagine del Capo S. Maria di Leuca, convenzionalmente punto d’incontro del Mar Jonio con l’Adriatico. Luogo di straordinaria bellezza Leuca merita una sosta ed una attenta visita non solo per le bellezze naturali che presenta, le balconate, i sentieri panoramici, le grotte carsiche, in qualche caso raggiungibili anche a nuoto, ma anche per la suggestione dei luoghi. Il santuario di S. Maria de Finibus Terrae sorge, infatti, sul luogo di un antichissimo tempio dedicato a Minerva, la cui ara si conserva ancora all’interno, e rappresenta una tappa obbligata per l’accesso al Paradiso nella tradizione cristiana; sul piazzale del Santuario avrebbe predicato S. Pietro all’arrivo dall’Oriente, e qui si è accanita più volte la violenza saracena ed, ancora, qui termina il più lungo acquedotto del mondo e qui sono state edificate le più belle ville in stile liberty di Puglia. 3° TRATTO: da S. MARIA DI LEUCA ad OTRANTO Partiamo da S. Maria di Leuca seguendo la litoranea, che in questo tratto diventa strada statale (quindi attenzione, anche perché non ci sono alternative) e si sviluppa panoramicamente lungo il profilo sinuoso della costa sempre alta. Un paesaggio brullo e pietroso, interrotto qua e là da qualche macchia di verde, e spezzato a volte da profondi valloni come quello del Ciolo dai cui alti dirupi non è raro assistere ad incredibili gare di tuffi. Procediamo così fino a Tricase Porto, dove potremo fermarci per una breve sosta ristoratrice, o per visitare il vicino paese ammirando lungo la strada uno dei pochi esemplari di quercia vallonea (700 anni) del bacino mediterraneo. Escursione facoltativa: Castrignano del Capo, Patù. Pochi chilometri di bici consentono di portarsi da Leuca a Castrigniano del Capo, prima, ed a Patù, subito dopo, dove si può ammirare quello che viene ritenuto il più antico edificio sacro di Puglia: Centopietre. A testimonianza della supremazia della sacralità dei luoghi sulle religioni, sorge di fronte all’interessante chiesa romanica di S. Giovanni; Centopietre è una importante costruzione messapica, forse dedicata al dio Sole, realizzata con grossi blocchi di tufo a secco e con una copertura a falda sostenuta da un architrave. Nata probabilmente come tomba di un capo messapico della vicina Veretum, fu riutilizzata ed affrescata in epoca bizantina. Ancora pochi chilometri lungo la Serra Mito ed eccoci al bivio per Andrano, poco prima della omonima marina e proprio sulla straordinaria Grotta Verde dai riflessi fosforescenti che rende tutto come alabastro. Purtroppo non ci sono indicazioni e la grotta bisogna un po’ cercarsela; inoltre, per raggiungerla, l’ultimo tratto bisogna farlo a nuoto. Riprendiamo il percorso in un paesaggio che si fa sempre più pittoresco con i famosi “orti” e le terrazze recintate dai muretti a secco che preannunciano l’arrivo a Castro, la Portofino del Sud, fondata dai cretesi e già apprezzata dai Romani (il nome deriva appunto da Castra Minervae) che conservò un ruolo primario fino a tutto il XVII secolo come testimoniano il Castello e le fortificazioni ancora ben conservate. Attraversiamo Castro senza fermarci per concederci una sosta più lunga un chilometro dopo, presso la Grotta di Zinzulusa, l’unica visitabile di una serie di famose grotte (Rotundella, Romanelli, Cervo) che caratterizzano il tratto di costa fino a Capo d’Otranto. La Zinzulusa, che prende il suo nome dalle stalagmiti dette “zinzuli” (stracci penduli), deve la sua importanza al notevole valore scientifico della sua fauna interglaciale ed ipogea molto rara anche se l’interesse che suscita è tipicamente turistico grazie alle sue concrezioni stalattitiche, ai pipistrelli che la popolano a centinaia ed al laghetto carsico che ospita l’ultimo esemplare di una fauna di oltre duecentomila anni fa, il pesciolino cieco. La grotta Zinzulusa, attualmente, costituisce l’unica grotta attrezzata e visitabile con un mare azzurro e profondo nel quale ci si può tuffare da qualsiasi altezza, oppure ammirare quelli che lo fanno. Terminata la visita, il bagno ed il ristoro riprendiamo la via seguendo dalla strada il percorso della gara di nuoto Zinzulusa-Archi per ritrovarci così a S. Cesarea Terme, una stazione termale di acque solfuree che sgorgano da quattro grotte marine a poca distanza l’una dall’altra. Lasciata S. Cesarea seguendo promontori e calette in un paesaggio selvaggio ed assolato, quasi desertico, raggiungiamo rincorrendo curva dopo curva splendidi panorami Porto Badisco, un vero e proprio fiordo scavato da un antico fiume, oggi sotterraneo, riparo ed approdo di quanti vengono dall’Est, dal mitico Enea agli sventurati albanesi dei nostri giorni. Qui tutto è migliore, il mare è più azzurro, gli oleandri più profumati, il pesce più fragrante, i ricci più saporiti (non si può andar via senza assaggiarli). Di fronte poi, celata nella pineta, c’è la Grotta del Cervo, un complesso di grotte di eccezionale valore sulle cui pareti si trovano dipinti e graffiti raffiguranti cervi e scene di caccia in ottimo stato di conservazione. Il complesso, che non è visitabile, è datato dal 4000 al 2000 a.C. e dimostra di essere stato abitato fino oltre il neolitico. Una lunga ma dolce salita ci porta quindi a Capo d’Otranto, punto d’incontro naturale dell’Adriatico con lo Jonio, da dove potremo ammirare il profilo dei monti albanesi, tempo permettendo. Pochi chilometri ancora ed eccoci al colle di Minerva, dove la chiesa di S. Francesco ricorda il sacrificio dei Martiri d’Otranto, uno dei più cruenti attacchi saraceni che provocò la morte di ben 12000 otrantini. Sotto il colle, distesa nella valle dell’Idro, ecco Otranto con il suo impianto urbano perfettamente fedele a quello ricostruito dopo la liberazione dai Turchi; con le mura, le viuzze strette, il castello, edificato da Alfonso d’Aragona, e soprattutto con l’originale cattedrale in stile paleocristiano fatta costruire da Ruggero il Normanno nel 1080. All’interno la cripta e lo splendido pavimento a mosaico eseguito dal monaco Pantaleo, raffigurazione unica dell’Albero della Vita, compendio di tutte le allegorie risalenti ai cicli alessandrino, carolingio e bretone. Meritevole di essere visitata è anche la chiesa bizantina di S. Pietro per l’assoluta coerenza stilistica. 4° TRATTO: da OTRANTO a CASALABATE Lasciamo Otranto seguendo il lungomare e le indicazioni per i laghi Alimini, subito dopo il mitico Km 1000 della SS 16. Seguiremo la SS 611 per circa un chilometro fino al bivio posto subito dopo il Km 33, che imboccheremo sulla destra seguendo la strada interna che porta a Torre S. Stefano (Club Mediterranee); giunti all’incrocio gireremo a sinistra per ritornare sulla statale 611, proprio di fronte al lago Alimini piccolo. Proseguendo in fila indiana e mantenendo costantemente la destra, arriveremo in pochi chilometri alla foce degli Alimini e quindi, passando per Frassanito, Conca Specchiulla e S. Andrea, a Torre dell’Orso rincorrendo i chiaroscuri disegnati dal sole con la vasta pineta che caratterizza questo tratto di costa. Una breve sosta per ammirare il paesaggio e gustare una granita a Torre dell’Orso, una delle località balneari più rinomate del Salento, e siamo subito sulla scogliera di Roca e S. Foca, zona di notevole interesse archeologico, in quanto attivissimo porto sia in epoca messapica che romana. Qualche pedalata ancora ed eccoci ad attraversare, dopo Torre Specchia Ruggieri, la zona umida di interesse internazionale delle Cesine (convenzione di Ramser del 1971) attualmente gestita dal WWF, al quale ci si può rivolgere per una visita guidata. Superate “le Cesine” puntiamo su S. Cataldo, o direttamente o seguendo a destra la SS 611, che scende sul mare. Seguendo questa ultima soluzione, che è anche la più tranquilla, potremo ammirare meglio quello che fu il porto Adriano, fatto costruire dall’imperatore contestualmente alla strada Brundisium–Rudiae–Porto, a testimonianza della grande importanza economica della zona. Quindi risaliamo la penisola costeggiando, sul lato interno, una ininterrotta serie di aree paludose sovente caratterizzate dalla presenza degli “aisi”, cavità carsiche apertesi in superficie, e puntando sempre su Casalabate, dove arriveremo una volta superate le frazioni di Frigole, Monte Grappa e Torre Rinalda. Approfittiamo della sosta a Torre Rinalda per concederci l’ultimo bagno prima di prendere la via del ritorno a Lecce, passando per l’abbazia di S. Maria di Cerrate, muta e solitaria testimonianza di una civiltà contadina che ebbe momenti di vita culturale ed economica grandissimi. Per raggiungere S. Maria di Cerrate, percorriamo quindi un breve tratto della litoranea fino all’incrocio per Squinzano, che seguiremo per alcuni chilometri ritrovandoci all’abbazia. Fondata nel XII secolo è costituita da una elegante chiesa romanica e da una masseria che attualmente ospita il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari del Salento. Tutto in questa chiesa è ispirata all’eleganza: il portale, il protiro, il bellissimo loggiato a colonnine, il ciborio, il pozzetto barocco e gli affreschi, dove le influenze francesi si mischiano con quelle bizantine. Un’eleganza ed una delicatezza che hanno saputo resistere all’incuria e alle devastazioni dei saccheggi. Ritorniamo, quindi, verso il mare seguendo una stradina interna che ci porterà alla Mass. Monacelli, da dove imboccheremo a destra la strada interna per Borgo Piave e Frigole. Seguiremo questa strada per circa 10 Km fino all’incrocio Frigole– Lecce; qui prenderemo in direzione Lecce che raggiungeremo dopo 7 Km puntando direttamente sulla stazione ferroviaria, termine ultimo del nostro giro itinerante. 5° TRATTO: da S. CATERINA a SOLETO 6° TRATTO: da S.ANDREA ad OTRANTO – La Grecìa Salentina Superato Porto Selvaggio, al bivio S. Caterina-Nardò, prendiamo a sinistra per Nardò dove arriveremo attraversando le frazioni di Cenate (diritti al semaforo) e di Pagani (al semaforo a sinistra). Entreremo, così, in Nardò percorrendo Via Napoli fino ad incrociare Via Roma che seguiremo, sulla destra, fino a Piazza Diaz da dove imboccheremo Via XXV Luglio per portarci direttamente a Galatone, distante solo tre chilometri, lungo la SS 174 tramutatasi, di fatto, in una strada cittadina Dalla SS 611, all’incrocio Borgagne - S.Andrea, prendiamo in direzione Borgagne dove arriveremo in tutta tranquillità lasciandoci alle spalle il mare. Attraversato il centro di Borgagne svoltiamo in direzione Melendugno, in prossimità della quale dovremo attraversare con prudenza la circonvallazione. Cinquecento metri dopo, eccoci all’incrocio semaforizzato dove proseguiremo diritti per Calimera, entrando così nel cuore della Grecìa Salentina, ma anche in uno dei territori in cui maggiormente si è conservata la testimonianza di una presenza umana che si perde ben oltre il neolitico. Poco più di un chilometro dopo il semaforo, infatti, un cartello sulla destra ci indica la presenza del vicino dolmen Gurgulante e due chilometri dopo, questa volta sulla sinistra, un altro cartello praticamente invisibile indica la strada per il dolmen Placa, che si trova circa un chilometro all’interno. Poiché questi dolmen non hanno l’imponenza di quelli della provincia di Bari, essendo molto più piccoli e bassi, guardiamo attentamente perché potrebbero sfuggirci. Ritorniamo quindi, sulla strada per Calimera portandoci direttamente in P.za Municipio per svoltare prima, a destra, in direzione Lecce e poi, a sinistra, in direzione Martignano. Ci arriveremo in due chilometri scalando (?!) i 90 metri delle omonime Serre ed attraversando, con prudenza, la provinciale Caprarica-Martano. Superiamo Martignano seguendo le indicazioni per Sternatìa, favoriti da una dolce discesa lungo la quale incrocieremo la SS 16, senza doverla tuttavia attraversare. Al successivo incrocio prendiamo ovviamente a sinistra, per entrare in Sternatìa seguendo lo stradone che ci porterà fino al Municipio dalla bella facciata barocca. Continuiamo, quindi, a seguire lo stradone per imboccare sulla destra Via Drago, una piccola strada individuabile grazie ad un cartello pubblicitario “Ferramenta” posto al suo inizio, che ci condurrà davanti NARDO’: Itinerario consigliato. P.za Diaz – Corso Galliano – Via Grassi – L.go Osanna – C.so V. Emanuele II – Carmine – P.za Salandra – Obelisco dell’Immacolata – S. Trifone – S. Domenico – P.za Pio XI – Cattedrale – C.so Garibaldi – Via Lopez – Via Ingusci – Via Lata – P.za Diaz Entreremo così in Galatone seguendo Via Nardò e Via Savoia per portarci in Largo S. Antonio, porta del centro storico, che attraverseremo imboccando in serie Via Leuzzi, Via Convento, Piazza Crocifisso e Via R. Elena fino a Piazza Umberto. Di qua, seguendo Via d’Azelio, imboccheremo la strada per Galatina, un rettilineo di 7 Km in leggera salita alquanto trafficato. Perciò occhio! e manteniamo la destra. Entreremo in Galatina, dopo aver attraversato l’incrocio canalizzato, proseguendo in linea retta sulla lunghissima Via Gallipoli che ci porterà, in fondo, a Corso Porta Luce. Qui svolteremo a destra fino a Corso Maria d’Enghien, che seguiremo per imboccare quindi Corso del Ponte fino a Piazza Liceo, da dove ci immetteremo su Via Soleto. GALATINA: Itinerario consigliato. C.so Porta Luce – P.za S. Pietro – SS Pietro e Paolo – Via V. Emanuele II – Via Umberto I – P.za Orsini – S. Caterina d’Alessandria – Via Orsini – C.so Maria d’Enghien. Meno di due chilometri e ci ritroviamo a Soleto in Piazza Cattedrale, dove potremo far sosta per una breve visita al paese, un vero e proprio inno al barocco leccese, seguendo le indicazioni turistiche disposte opportunamente. Quindi imboccheremo la strada per Martano per ricollegarci, al bivio per Corigliano, al percorso della Grecìa Salentina. all’ingresso del cimitero. Qui imbocchiamo la tranquilla stradina di campagna che la costeggia, per portarci a Zollino. Giunti a Zollino, costeggiando la variante aerea della SS 16, giriamo subito a destra verso la stazione. Superati i binari un muto e plurimillenario menhir ci segnala un altrettanto antico quadrivio che imboccheremo sulla sinistra per portarci, costeggiando la ferrovia, sulla strada per Soleto subito dopo il passaggio a livello. Svoltiamo, quindi, a destra e procediamo fino al bivio per Corigliano. Ci porteremo così a Corigliano, costeggiando nell’ultimo tratto la ferrovia; al bivio per il cimitero continuiamo a destra per entrare in Corigliano da via Marcello, quindi, dopo il distributore Api, ancora diritto per Via Chiesa e Via Alighieri; giunti al Castello prendiamo a sinistra seguendo l’indicazione “LecceMaglie” e proseguiamo per Via Ferrovia fino all’incrocio per Via S. Leonardo. Imbocchiamo quest’ultima per procedere, superato lo spiazzo destinato al mercato del mercoledì, diritti per una stradina segnalata dall’indicazione “Lecce-Maglie” (l’indicazione è affissa su di un palo in c.a. per l’energia elettrica). Al successivo bivio (presso le ultime case) prendiamo a sinistra e, quindi, tiriamo dritto all’incrocio per Melpignano. Giungiamo così ad un incrocio, caratterizzato dalla presenza di una casa isolata, dove svolteremo a sinistra (sulla destra si va verso una cava di pietra leccese), per svoltare poi a destra al successivo incrocio. Procediamo ancora diritto all’incrocio e finalmente imbocchiamo lo svincolo per Maglie. Lo seguiremo fino all’incrocio semaforizzato; procediamo quindi a destra per Via Lecce e, poi, per Via Roma per ritrovarci in Piazza Moro. MAGLIE: Itinerario consigliato. Via Roma – Chiesa Matrice – S. Maria delle Grazie – Via De Giuseppe - Via Umberto I – Museo Paleontologico – Via Pisanelli – Via Ginnasio – P.za Moro – P.zo Capece – Via Trieste e Trento – Via Muro – Via Mad. Addolorata – Chiesa dell’Addolorata – Via Muro. Da Piazza Moro prendiamo Via Trieste e Trento percorrendola fino all’incrocio con Via Muro, che imboccheremo sulla sinistra subito dopo la piazzetta sistemata a giardino. Solo tre chilometri e ci ritroveremo nel centro di Muro Leccese da dove proseguiremo in direzione di Sanarica (poco più di un chilometro); da qui, al bivio semaforizzato, prendiamo per Giuggianello, portandoci così nel cuore di una delle aree più interessanti del Salento. GIUGGIANELLO: Itinerario consigliato. Pur essendo il più piccolo comune leccese, Giuggianello presenta la più alta ed estesa, temporalmente, concentrazione di testimonianze di quella che suole dirsi la “civiltà della pietra”. Menhir, dolmen, megaliti, grotte, tombe a tholos, pajaru, trappeti ipogei, capanne a lamia, cripte bizantine, specchie; tutte le espressioni di quella civiltà, nella sua evoluzione dal neolitico all’alto medioevo, sono presenti. Una panoramica completa e rapida si può averla percorrendo l’antica via rurale “Serravecchia” che porta a Quattromacine. Appena fuori dell’abitato si può visitare, sulla destra, un trappeto ipogeo per immergersi poi, una volta sul pianoro della Serra, in un bosco di secolari ulivi costeggiato qua e là da specchie, pajaru e capanne a lamia, che ci condurranno davanti ai più enigmatici megaliti salentini: I Massi della Vecchia. “Furticiddhu e Lu lettu te la vecchia”, infatti, sono due levigatissimi monoliti che da sempre hanno scatenato la fantasia popolare che li ha visti come espressione delle forze magiche che governano gli eventi dell’agricoltura. Difficilmente la spiegazione ufficiale, che ne fa il risultato casuale dell’erosione, potrà soppiantare le spiegazioni leggendarie e fiabesche sorte su di essi, nonché il dubbio che nella loro conformazione abbia avuto parte la mano dell’uomo preistorico. Il bivio cui siamo giunti ci offre ora due interessanti alternative. Prendendo a sinistra potremo portarci alla Cripta di S. Giovanni, segno tangibile della cultura rupestre introdotta dai monaci bizantini, ancora viva nella festa patronale della “Focarrea” in onore di “S. Cristoforo piccinnu”. Alla grotta, scavata nella roccia tufacea, si accede attraverso un atrioingresso, che precede la grotta vera e propria a tre navate con soffitto piatto alto circa due metri. Continuando sulla destra, superata la strada provinciale, si arriva al sito archeologico di Quattro Macine. Qui potremo ammirare in un sol colpo alcune delle più belle “pietre senza nome” di cui i territori di Giuggianello, Giurdignano e Minervino di Lecce sono molto ricchi; il maestoso menhir “Crocecaduta” con i suoi 4 metri di altezza e, qualche centinaio di metri oltre, il dolmen “Stabile” uno dei più belli e meglio conservati del Salento. Ma l’importanza archeologica di Quattro Macine va ben oltre il neolitico. Qui infatti sulle rovine di un antico insediamento dell’età del Bronzo (≅ 2000 a.C.), testimoniato dalla presenza anche di tombe a tholos, è stato rinvenuto l’impianto di un esteso villaggio medioevale con due chiese e due necropoli, attivo fino al XV secolo. Ulteriori e più dettagliate informazioni possono assumersi presso il Centro di Cultura e di Ricerche Sociali “D. Pirtoli” in Piazza S. Cristoforo. Chi non volesse visitare le “Centoporte”, potrà imboccare subito Via Madonna del Rosario per portarsi, prendendo a sinistra, al successivo bivio sulla SS 16 ad un solo chilometro da Otranto. Variante CALIMERA-MAGLIE Per una escursione completa dei comuni della Grecìa Salentina da Calimera si potrà imboccare la provinciale per Martano, un lungo rettilineo di 6 Km, che ci porterà direttamente nel cuore del paese e di qui, seguendo sempre strade dritte come aste, in rapida successione, a Castrignano dei Greci, Melpignano, Cursi e quindi Maglie. Entreremo in città da Via De Viti De Marco per imboccare, passato il sottovia, Via De Giuseppe fino a Via Roma e giungere, quindi, in Piazza Moro. Ripartiamo da Giuggianello in direzione di Minervino di Lecce, dove arriveremo in soli 5 chilometri. Dalla piazzetta sistemata a giardino di Minervino imbocchiamo, quindi, la strada per Uggiano la Chiesa. Poco più di un chilometro e sulla destra (c’è un cartello indicatore) potremo ammirare il dolmen “Scusi”, uno dei più belli sopravvissuti nel Salento. Una breve discesa ci porterà ad Uggiano; puntiamo, quindi, su P.za Municipio da dove potremo imboccare Via Casamasella in direzione Giurdignano. Giunti a Casamasella, una frazione di Uggiano, svoltiamo per Giurdignano a soli due chilometri e, seguendo la strada principale, ci ritroveremo davanti ad un sintomatico accostamento: un menhir e l’edicola del Calvario, fianco a fianco, a perpetuare la sacralità dei luoghi al di là ed al di sopra delle culture, delle civiltà e dei sentimenti religiosi. Una simbiosi che nel territorio di Giurdignano si estrinseca appieno, come si potrà constatare inoltrandosi per Via S. Cosmo. Un esile menhir, salvatosi miracolosamente dagli sbancamenti di una cava, sarà infatti il preludio alle imponenti rovine di Centoporte, una chiesa bizantina di primaria importanza nel Salento, forse mai completata come chiesa ma sicuramente riutilizzata come monastero fortificato; una chiara testimonianza delle prime vitalità di questa area, ben testimoniata dagli scavi di Quattro Macine di cui abbiamo già parlato. Proseguendo per la stessa strada ci ritroveremo sulla SS 16, che imboccheremo sulla destra per portarci ad Otranto. Il barocco leccese La zona della Puglia in cui il barocco si è espresso al meglio in tutta la sua originalità e fantasia è certamente il Salento. Una esplosione di originalità, spinta fino alla bizzarria e supportata dalla incontenibile fantasia degli artisti ed artigiani locali che, mescolando e confondendo sapientemente sacro e profano in linea con il proprio retroterra culturale, hanno originato una architettura tanto anomala, rispetto al barocco stesso, da assurgere a stile autonomo; il Barocco leccese, appunto. Un incontro, quello fra la cultura barocca e l’animo salentino, così felice e gratificante da essersi protratto su di un arco temporale più lungo (dalla metà del XVI alla metà del XVIII secolo) di quello stesso del Barocco, penetrando non solo nella vita culturale ma anche in quella quotidiana dell’epoca; e tanto, grazie ad un segreto chiamato “pietra leccese”. Dorata e tenera, la pietra leccese è un’arenaria dalla eccezionale lavorabilità, adatta agli strumenti semplici come al trapano; al tempo stesso duttile e resistente così da poter essere usata tanto per archi, balaustre, pilastri quanto per festoni, ghirlande e merletti, veri e propri ricami in pietra che caratterizzano tutta l’architettura salentina. L’architettura del sei-settecento salentino, infatti, non provocò una rivoluzione nell’articolazione dei volumi, come fece il Barocco, ma si risolse in una fantastica ornamentazione delle superfici, così come l’urbanistica non rivoluzionò gli spazi per cercare effetti prospettici particolari. Chiese e palazzi barocchi non sono preceduti o annunciati da alcuna scenografia viaria, ma si affacciano quasi sempre su di una maglia viaria anonima per esplodere improvvisamente, in tutto il loro splendore, sulla faccia del passante. Il centro storico di Lecce, cuore del Barocco salentino, è una meravigliosa fantasia di cornici, putti, colonne, portici; una concentrazione inverosimile di chiese e palazzi di alta qualità ed un uso diffusissimo della decorazione, segno inequivocabile dell’assimilazione dei canoni stilistici barocchi anche ai livelli culturali meno evoluti. Da non perdere tra i numerosi edifici leccesi, l’improvviso e spettacolare scenario di Piazza del Duomo con il Palazzo del Seminario, il Palazzo Vescovile ed il Duomo, ricostruito dallo Zimbalo nel 1659, al cui interno si conservano le opere dei più noti pittori e scultori dell’epoca. Ma l’angolo della città che esprime appieno tutto il fascino dell’arte leccese è quello della Basilica di Santa Croce con l’adiacente facciata del palazzo del Governo, l’ex convento dei Celestini. Da non perdere anche la chiesa di S. Irene e del Gesù, del Rosario, di S. Chiara e di S. Matteo, il cui altare maggiore può considerarsi il più rappresentativo di tutta l’epoca ed i palazzi Brisio e Tafuri. Pregevoli testimonianze del Barocco leccese si trovano anche a Lequile (Chiesa del Redentore, Chiesa Matrice e Guglia di S. Vito) ed a S. Pietro in Lama (Parrocchiale e S. Maria della Croce). Più giù, il triangolo Nardò, Galatone, Galatina rappresenta una forte concentrazione di architettura barocca da visitare; a Nardò la bella Piazza Salandra, con i bei palazzi barocchi a corona della Guglia dell’Immacolata, la Chiesa di S. Domenico e la curiosa edicola dell’Osanna; a Galatone, la Chiesa di S. Sebastiano e lo scenografico Santuario del Crocifisso; a Galatina, le eleganti facciate dei palazzi baronali e quella, grandiosa, della parrocchiale di S. Pietro e Paolo. Ancora più giù sono da non perdere, a Gallipoli, la Cattedrale di S. Agata, le Chiese di S. Angelo, S. Giuseppe e S. Francesco ed a Taviano, S. Martino e Chiesa del Crocifisso. Nell’interno, a Maglie, sono da visitare la Chiesa Matrice, dell’Addolorata e della Madonna delle Grazie ed a Soleto, il centro storico. Il percorso nel Barocco leccese può concludersi ad Otranto, dove è riuscito ad inserirsi nella matrice romanica della Cattedrale con il ricco portale ed il bel soffitto ligneo a cassettoni. Centri minori del Barocco leccese, infine, sono Copertino, Ugento e Tricase. Imesta griki (siamo griki) Note storiche su formazione ed evoluzione della Grecìa Salentina Le origini. Il grande glottologo tedesco G. Rohlfs sosteneva l’origine magnogreca dell’isola linguistica ellenofona della Grecìa Salentina, nel cuore della provincia di Lecce, una volta Terra d’Otranto. Il salentino prof. O. Parlangeli propendeva per l’origine bizantina dei griki del Salento. Alcuni studiosi greci (tra cui A. Karanastasis) sostengono l’innesto di elementi bizantini in una preesistente matrice magnogreca. Lasciando a filologi e glottologi la soluzione della Vexata quaestio, tracceremo qui un breve profilo storico della Grecìa Salentina, partendo dal periodo bizantino, cioè da quello che è, a tutt’oggi, storicamente documentato. Bisanzio e l’espansione in Occidente. Fra il sec. VII e il sec.XI d.C., il Salento centro-meridionale fu profondamente ellenizzato, per una serie di eventi che contribuirono efficacemente alla nascita di una isola etnicolinguistica, chiamata comunemente Grecìa Salentina. Nel 727, l’Imperatore bizantino Leone III ordinò che in tutte le provincie dell’Impero d’Oriente fossero rimosse e distrutte le immagini sacre o icone. Subito scoppiarono ovunque gravi sommosse, capitanate da monaci, che si rifiutarono di obbedire all’editto imperiale. Seguì la guerra iconoclasta, che durò alcuni decenni, trasformandosi ben presto in una sanguinosa guerra civile. Per sottrarsi ai massacri ordinati da Leone III e dai suoi successori, migliaia di monaci abbandonarono le provincie orientali dell’Impero – in particolare la Cappadocia – e si trasferirono nelle regioni meridionali dell’Italia, tra cui il Salento, dove furono fondati innumerevoli conventi basiliani, che diventarono, nelle stesso tempo, fiorenti centri di cultura greca e promotori di una rinascita sociale ed economica, perché i monaci non si dedicarono solo alla preghiera ed all’ascesi, ma anche al lavoro dei campi ed alla produzione di vino ed olio. Il Thema di Longobardia. A questa prima immigrazione, seguirono ben presto altre più massicce e durature. Nell’867, saliva al trono di Costantinopoli l’Imperatore Basilio I, che si assunse il compito di combattere gli arabi, sia in oriente che in occidente. Gran parte dell’Italia Meridionale era caduta nelle mani di questi terribili invasori, che devastavano città e campagne, costringendo i Monaci basiliani, ad abbandonare la Sicilia e la Calabria ed a rifugiarsi nel Salento: le vittoriose campagne militari condotte dal grande Imperatore liberarono dagli Arabi e dai Longobardi di Benevento (che erano giunti nel meridione d’Italia alla fine del secolo VI) buona parte delle regioni dell’Italia Meridionale, che costituirono il Thema di Longobardia. Salento. Otranto, considerata da secoli il porto naturale della Grecìa Salentina, fu distrutta, mentre i villaggi vicini venivano sistematicamente devastati. Per fortuna della cristianità occidentale, il terribile sultano morì nel 1481, ma le scorrerie dei turchi continuarono ininterrottamente fino al sec. XVIII. Si ripopola il Salento. La riconquista operata da Basilio I e continuata dai suoi successori provocò, nel Salento, una massiccia immigrazione da tutte le regioni periferiche dell’Impero bizantino, sia per motivi militari, sia per sfuggire alle incursioni arabe (a cui erano particolarmente esposte Creta, Cipro, le isole dell’Egeo, ecc.), sia per coltivare terre rimaste in abbandono per secoli. Insieme a militari, marinai, contadini arrivarono dall’oriente anche funzionari, impiegati, giudici e sacerdoti, indispensabili per la vita socio-economica della comunità. Nel corso dei secoli IX-XI, si verificarono anche immigrazioni di migliaia di persone, proveniente da diverse regioni dell’Impero, col compito di ripopolare zone rimaste fin dall’antichità prive di abitanti. La più importante di queste immigrazioni, è quella riportata dalla Cronaca di Theofanes Continuatus (Libro V, par. 73-77). Per effetto di questa e di altre immigrazioni, sorsero nella fascia meridiana del Salento, tra Otranto e Gallipoli, una quarantina di villaggi, costituiti in buona parte da abitanti di origine greca, che parlavano in greco, praticavano la religione greco-ortodossa e avevano usi e costumi greci. La fine del rito greco. In seguito al Concilio di Trento, anche il clero secolare greco, fu sostituito da quello cattolico. Le funzioni religiose, le preghiere e tutta la liturgia furono impartite in latino e le comunità greche furono costrette a pregare in una lingua che non conoscevano: il latino. Così, tutti i paesi che gravitavano sul mar Ionio abbandonavano la lingua greca, passavano al dialetto romanzo e la Grecìa si riduceva ad un’isola linguistica situata nella parte centro-orientale della Penisola Salentina, comprendente 24 villaggi. Nei secoli XVII e XVIII, l’area dei parlanti in griko si ridusse a 13 paesi. I Normanni ed il feudalesimo. Nei primi decenni del sec. XI cominciarono le scorrerie di nuovi invasori, provenienti dal Nord dell’Europa: i Normanni, che nel giro di pochi decenni misero fine al dominio bizantino, creando in Italia Meridionale uno stato unitario ed introducendo il feudalesimo, che si conserverà intatto fino agli inizi del sec. XIX. Inoltre, pur lasciando vivere in pace la popolazione greca del Salento, favorirono il clero cattolico ai danni di quello ortodosso. Ai Normanni successero le dominazioni sveva, angioina, aragonese e spagnola, tutte strettamente legate alla Chiesa cattolica, che man mano riguadagnò le posizioni perdute nel corso dei secoli IX-XI. Non ci furono mai veri e propri conflitti religiosi, ma già nel sec. XV il monacato orientale era scomparso ovunque, sostituito da quello francescano, domenicano, ecc... I Turchi ed il sacco di Otranto. Intanto, il sultano Maometto II, conquistata Costantinopoli (1453) e sottomessa tutta la penisola Balcanica, decideva di passare all’offensiva in Italia e nel 1480 sbarcava sulla costa orientale del La lingua tagliata. All’inizio del nostro secolo, il griko si parlava in 9 paesi, ma già a Soleto e Melpignano cominciava ad essere abbandonato. Nel 1945, parlavano correttamente in griko gli abitanti di Calimera, Castrignano, Corigliano, Martano, Martignano, Sternatìa e Zollino. Nel dopoguerra, per complessi fattori di carattere socio-economico (emigrazione, radio e televisione, scuola, giornali, ecc.) il numero dei parlanti griko, anche in questi paesi, è diminuito progressivamente. Oggi parlano in griko gli anziani e, prevalentemente in ambito domestico. Negli ultimi anni si registra una attenzione diffusa degli abitanti della Grecìa Salentina per le proprie origini, la propria storia, le tradizioni e, naturalmente, la lingua, che viene proposta soprattutto attraverso i canti popolari ed anche, su iniziativa di associazioni culturali, scuole ed amministrazioni comunali, attraverso dei corsi. Per quanto riguarda la ricerca storica, oggi essa percorre strade un tempo non abbastanza indagate, quali l’architettura, la gastronomia, la musica, che forniscono elementi di conoscenza integrativi della ricerca filologica e storica. In bici per la Grecìa Salentina. L’area ellenofona della Grecìa Salentina si presta benissimo ad escursioni in bici, per svariati motivi: è un’area sostanzialmente pianeggiante, per cui non crea eccessivi problemi anche ai meno esperti i comuni sono vicini tra di loro: si va da una distanza minima di meno di un chilometro, ad una distanza massima di circa sei-sette chilometri le stradine di campagna, difficilmente percorribili con altri mezzi, consentono di venire a contatto con una miriade di segni interessanti: dolmen, menhir, specchie, chiese rupestri, cripte, neviere, costruzioni a secco, grotte, aree archeologiche, pozzelle, ecc. che caratterizzano un territorio fortemente antropizzato. Nei centri abitati, si possono ammirare monasteri e conventi, case a corte e mignani, chiesette e cripte bizantine, castelli e mura medioevali, cattedrali barocche e palazzi baronali. Una serie di manifestazioni ed eventi culturali scandiscono l’arco dell’anno nella Grecìa Salentina: Il Carnevale della Grecìa Salentina con carri mascherati a Martignano, le rappresentazioni della Passione in griko nei vari comuni, durante la Settimana Santa, il rito propiziatorio della fertilità con il passaggio della pietra forata nella chiesa di S.Vito a Calimera il lunedì dell’Angelo, la sagra del formaggio (Panìri tu tirì) a Sternatìa, le feste patronali in tutti i paesi, la Festa dei Lampioni a Calimera, che segna l’inizio dell’Estate, la sfilata di alta moda sartoriale in luglio a Melpignano, la mostra mercato Agorà, dei prodotti salentini e greci a Martano in agosto, la mostra nazionale del libro per ragazzi in novembredicembre a Calimera, fino alla festa de lu Focu in dicembre a Zollino e i numerosi presepi viventi allestiti per Natale in vari comuni., soprattutto a Sternatìa. Durante tutto l’anno è possibile trovarsi immersi nella musica dolce e struggente. Numerosi gruppi eseguono pizziche e canti d’amore, moroloja e ninne nanne, proponendo un repertorio tradizionale vario e gradevole. In ciascuno dei paesi dell’area, si possono trovare accoglienti trattorie e ristoranti dove gustare i piatti tipici di origine salentina e greca. Per il tempo libero, discoteche, campi da tennis, bocciodromi, campi di calcio e calcetto, parchi giochi per i più piccini. Silvano Palamà E’ possibile avere una prima conoscenza dell’area ellenofona, collegandosi con il sito Internet http://atlante.clio.it. Se si preferisce conoscere a fondo la Grecìa Salentina, si può farlo attraverso i servizi guida offerti da Atlante, Cooperativa di servizi per il turismo ed il territorio (tel./fax 0832873557; e-mail: [email protected].) ORGANIZZAZIONE TURISTICA PROVINCIALE ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO – LECCE Via Monte S.Michele, 20 – C.A.P. 73100 – Tel. 0832314117 Ufficio Informazioni: Tel. 0832317766 Telegrammi: ENTURISMO LECCE – Fax 0832314814 AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO E TURISMO DI LECCE Via Zanardelli, 66 – C.A.P. 73100 – Tel. 0832316461 UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE – LECCE Via XXV Luglio – Castello Carlo V – Tel. 0832248092 AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO E TURISMO DI OTRANTO Via Rondachi, 8 (Basilica) – C.A.P. 73028 – Tel. 0836801436 Ufficio Informazioni – Castello Aragonese AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO, CURA E TURISMO DI SANTA CESAREA TERME Via Roma, 209 – C.A.P. 73030 – Tel. 0836944043 ASSOCIAZIONI PRO-LOCO 73040 ACQUARICA DEL CAPO – Via D. Minzoni, 54 – 0833722381 73020 ACQUARICA DI LECCE – Via Sciolti, 3 – 0832834094 73031 ALESSANO – Piazza Assunzione – 0833781037 73011 ALEZIO – Via Municipio, 3 – 0833282913 73040 ALLISTE – Via Felline, 11 – 0833985006 73040 ARADEO – Piazza San Nicola, 6 – 0836554300 73030 ANDRANO – Piazza Castello – 0836925800 73020 BOGNOLO – Ex-Fondazione Papaleo – 0836318250 73050 BONCORE – Nardò – 0833565106 73020 BORGAGNE – Via Kennedy – 0832811012 73020 BOTRUGNO – Via Indipendenza, 7 – 0836992624 73012 CAMPI SALENTINA – Via L. Da Vinci, 54/5 – 03386184078 73020 CANNOLE – 0836318970 - 0836318571 73040 CAPILUNGO MARINA – Lungomare M. Polo – 0833581097 73010 CAPRARICA DI LECCE – P. Vittoria, 5 – 0832825451 73020 CASTRIGNANO DEI GRECI – Via V. Emanuele, 19 – 0836573348 73030 CASTRO – Via P. E. Stasi, 12 – 0836943317 73043 COPERTINO – Via R. Margherita, 71 – 0832949010 73022 CORIGLIANO – Via Ferrovia, 29 – 0836320832 73033 CORSANO – Piazza della Libertà – 0833531366 73020 CURSI – 0836331172 73020 CUTROFIANO – Via Capo, 43 – 0836542880 73010 FRIGOLE – Via Baldi – 0832394375 73013 GALATINA – Piazza Orsini, 9 – 0836562304 73044 GALATONE – Piazza SS. Crocifisso – 0833861316 73045 LEVERANO – c/o Farm. Margapoti Via Cesarca 73054 LIDO MARINI – Via C. Battisti, 68 – 0833721059 73024 MAGLIE – 0836483346 73030 MARITTIMA – Via Conciliazione – 0836920270 73025 MARTANO – Via degli Uffici, 22 – 0836575338 73020 MARTIGNANO – Via Diaz, 43 – 0832801151 73046 MATINO – 0833506213 73020 MELPIGNANO – Via Dante, 28 – 0836331589 73027 MINERVINO – Via Borgo Murtole, 62 – 083688046 73047 MONTERONI – Via Trieste, 32 – 0832325357 73040 NEVIANO – Palazzo del Municipio – 0836668456 73020 NOCIGLIA – Piazza Municipio – 03473419193 73020 PALMARIGGI – c/o Castello Aragonese – 0836354027 73052 PARABITA – Via Fr. De Jatta – 0833593553 73053 PATU’ – Piazza Indipendenza – 0833752256 73020 PORTO BADISCO – Via Garibaldi, 72 – Uggiano la Chiesa 0836817910 73010 PORTO CESAREO – Via S. Pellico, 38 – 0833569086 73049 RUFFANO – Piazza S. Francesco – 0833691652 73050 SALVE – 0833520956 73100 SAN CATALDO – Via Vivaldi, 6 – 0832301783 73010 SAN DONATO – Via S. Carlo, 4 – 0832658307 73017 SANNICOLA – Via Colombo – 0833209019 73030 S. MARIA DI LEUCA – Lungomare C. Colombo – 0833758161 73020 SERRANO – Corso R. Margherita, 90 – 0836576176 73010 SOGLIANO CAVOUR – Via D’Annunzio, 65 – 0836543707 73010 SOLETO – Via Dante – 0836667554 73040 SPECCHIA – Via Umberto I, 21 – 0833539690 73038 SPONGANO – Via Mercadante, 2 – 0836940173 73010 STERNATIA – Via Platea, 61 – 0836666295 73020 STRUDA’ – Piazza V. Veneto, 11 – 0832851037 73010 SURBO – Via F. Petracca, 1 – 0832303164 73040 SUPERSANO – Corso Vittorio Emanuele – 0833506821 73057 TAVIANO – Via Franco, 3 – 0833912890 73030 TIGGIANO – Via V. Veneto – 0833543053 73100 TORRE DELL’ORSO – C. p. 52 – 0832303107 73010 TORRE LAPILLO – Via C. Sforza – Veglie – 0832969397 73010 TORRE RINALDA – Via Togliatti, 53 – Surbo – 0832363643 73020 TORRE SPECCHIA – Via A. Moro, 1 – Lizzanello – 0832651069 73055 TORRE SUDA – Via M. Polo – 0833589800 73040 TORRE VADO – Via Roma, 6 – 0833711403 73019 TREPUZZI – Via S. Giuseppe, 107 – 0832755528 73039 TRICASE – Piazza Pisanelli – 0833541884 73039 TRICASA SERRA – Via Grotta Matrona – 0833543609 73058 TUGLIE – 0833596066 73059 UGENTO – Piazza Colosso – 0833555644 73020 UGGIANO LA CHIESA – Via Minervino, 62 – 0836812588 73030 VASTE – Poggiardo – 0836904114 73010 VEGLIE – Via S. Giovanni, 4 – 0832969397 ASSOCIAZIONI E COOPERATIVE DI SERVIZI Associazione “Nna’kua” – Via Ugo Foscolo, 2 – Porto Cesareo – Tel. 0833560032 Associazione “Messapia” – Via Trento, 11 – Nardò – Tel. 0833567962/0833872776 Cooperativa “Atlante” – Via Roma, 31 – Calimera – Tel./fax 0832873557 Cooperativa “Ilex” – Via Palazzo Conti di Lecce, 29 – Lecce – Tel/fax 0832332563 MUSEI PUBBLICI E PRIVATI ALEZIO – Museo Civico Messapico Via Kennedy – Tel. 0833281020 CALIMERA – Museo di Storia Naturale Via Europa, 54 – Tel. 0832875301 CAMPI SALENTINA – Museo Pompiliano Via Pirrotta, 2 – Tel. 0832791034 CUTROFIANO – Museo Comunale della Ceramica Via Umberto I, 64 – Tel. 0836512461 GALATINA – Museo Civico d’Arte “P. Cavoti” C.so Re d’Italia, 51 – Tel. 0836565340 GALLIPOLI – Museo Civico Via A. De Pace, 118 – Tel. 0833264224 LECCE – Museo delle Tradizioni Popolari Abbazia di S. Maria di Cerrate – Tel. 0832361176 LECCE – Museo Missionario Cinese e di Storia Naturale Via Monte S. Michele, 4 – Tel. 0832392580 / 0832312160 LECCE – Museo Provinciale “S. Castromediano” Viale Gallipoli, 28 – Tel. 0832307415 / 0832247025 LECCE – Pinacoteca d’Arte Francescana Via Imperatore Adriano, 79 – Tel. 0832312160 / 0832311058 MAGLIE – Museo Civico di Paleontologia e Paletecnologia “De Lorentiis” Palazzo Capece – Via Umberto I – Tel. 0836423198 PARABITA – Museo del Manifesto Via F.lli De Jatta, 6 PARABITA – Museo Pinacoteca “E. Giannelli” Palazzo Ferrari – Via V. Emanuele II – Tel. 0833593109 POGGIARDO – Museo degli Affreschi Bizantini P.za Episcopo – Tel. 0836901221 PORTO CESAREO – Museo di Biologia Marina Via Russo – Tel. 0833569502 S. CESAREO di LECCE – Museo Civico Palazzo Ducale – P.za Garibaldi, 16 – Tel. 0832205366 S. CESAREO di LECCE – Museo Leandro Via Cerentolo – Tel. 0832200210 TUGLIE – Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari del Salento Palazzo Ducale – Via Venturi – Tel. 0833596038 UGENTO – Museo Civico Archeologico “S. Zecca” Via della Zecca, 1 – Tel. 0833555819