ASSOCIAZIONE EUROPEA DISGRAFIE Rosa Rinaldi [email protected] INSEGNARE A SCRIVERE E LEGGERE CON IL METODO SILLABICO IMPARARE A SCRIVERE E LEGGERE CON IL METODO SILLABICO Come insegnante ho vissuto in prima persona tutti i dubbi che possono emergere alla coscienza frequentando il corso di rieducazione della scrittura e che possono essere riassunti nel fatto che la libertà che viene lasciata all’insegnante circa il metodo di insegnamento della letto scrittura, può sconfinare nell’incapacità di valutare quale sia il metodo più adatto, quali gli strumenti, come far scrivere le prime lettere e da quali cominciare. Non per cattiva volontà, ma perché nella scuola Primaria non esiste una normativa univoca che riguarda l’insegnamento della letto scrittura: “Sotto il primo riguardo (indicazione del fine dell’istruzione primaria) i programmi hanno carattere normativo e prescrivono il grado di preparazione che l’alunno deve raggiungere……Le indicazioni attinenti al secondo aspetto dei programmi (la via o metodo da seguire per il raggiungimento degli scopi dell’istruzione primaria) non hanno il medesimo carattere normativo delle precedenti; poiché lo Stato, se ha il diritto e il dovere di richiedere l’istruzione obbligatoria, non ha una propria metodologia educativa……(Programmi Didattici per la scuola Primaria 1955). “Lingua Scritta: a livello di apprendimento iniziale della lingua scritta i metodi in uso sono parecchi e ciascuno di essi si rifà a motivazioni teoriche che vanno tenute presenti per effettuare una scelta…..La scelta del metodo dovrà anche tener conto di una attenta osservazione e valutazione del livello di sviluppo percettivo e mentale dei fanciulli….” (Programmi didattici D.P.R. 12 febbraio 1985, n. 104). Sostanzialmente i programmi ministeriali riguardano i contenuti che devono essere acquisiti dai bambini e agli insegnanti è lasciata libertà circa il metodo da usare per raggiungere gli obiettivi. È lasciato alla buona volontà personale approfondire questo aspetto della didattica ma un discorso a parte, quasi completamente ignorato nelle scuole italiane, è quello che riguarda l’educazione del gesto grafico che deve produrre una scrittura con regole convenzionali di forma, spazio, dimensione, direzione, continuità Solo da poco tempo in Italia si sta facendo largo la coscienza che “si scrive con tutto il corpo”, in quanto la scrittura è integrazione di attività cognitive motorie e spazio-temporali; mentre, per esempio, in Francia il Ministero dell’Educazione Nazionale ha proposto agli insegnanti due modelli di corsivo da far acquisire con un preciso metodo. 1 1. METODI DI APPRENDIMENTO DELLA LETTO SCRITTURA Per l’apprendimento della letto scrittura nella prima classe della scuola primaria tutti i metodi si differenziano per avere un approccio inizialmente analitico o sintetico. I metodi globali-analitici partono da un tutto (parole e/o frasi) che viene scomposto (per scoperta spontanea) in elementi successivamente componibili, mentre i metodi sintetici partono da elementi (fonemi o sillabe) per giungere a parole e frasi. Negli anni settanta, in sintonia con il rinnovamento sociale, la pedagogia pone l’accento sul rispetto della spontaneità e della libertà del bambino a scapito delle regole grafiche: è tutto un fiorire di metodi che rispettano i ritmi di apprendimento del bambino, promuovono la scoperta personale e privilegiano l’approccio analitico globale. Sono metodi analitico- globali quello di Dottrens, di Decroly, di Mialaret, di Jadoulle; il metodo della stampa di Freinet, il metodo globale di Bruno Ciari che è il metodo globale più usato nelle scuole italiane, quello di Germano e il metodo di Ferruccio Deva. Il punto debole dei metodi globali- analitici, a parer mio, è quello che non sempre il bambino ha la maturità adeguata per compiere in modo economico il processo di analisi di una parola tanto da scomporla in sillabe e fonemi in tempi adeguati alla frequenza del primo anno della scuola primaria. I metodi sintetici o fonematici partono dal singolo fonema per arrivare alle parole passando attraverso le sillabe. Una ricerca recente effettuata da Ferreiro e Toberosky, sui bambini tra i 4 e 6 anni ha evidenziato che il momento in cui il bambino scopre che la scrittura rappresenta la lingua orale fa prima l’ipotesi sillabica a cui segue l’ipotesi alfabetica che si concretizza in un’analisi sistematica dei fonemi: il codice è stato compreso anche se deve essere acquisito il gesto grafico relativo a tale codice. 2 METODO FOGLIARINI E proprio le sillabe sono il punto di forza del metodo Fogliarini, metodo semplice, analitico – sintetico. Secondo Fogliarini “il procedimento sillabo- letterale non costituisce un metodo nuovo, ma è soltanto un particolare procedimento tecnico…”. Questo procedimento non è nuovo perché si basa sulla divisione delle parole in sillabe, fase di passaggio di tutti i metodi di apprendimento: il fonematico presenta i singoli fonemi da comporre subito dopo in sillabe; chi usa il metodo globale arriva alle sillabe ma alla fine del percorso frase - parola – sillaba – fonema; ma il metodo Fogliarini considera la sillaba il fulcro di ogni lavoro. Ma allora qual è il vantaggio di partire dalle sillabe se alle sillabe tutti i metodi arrivano? Il vantaggio consiste principalmente nel fatto che il bambino spontaneamente divide in sillabe le parole e, cosa forse ancora più importante, dividere in sillabe una parola, vuol dire scomporla in “meno pezzetti” e più chiari fonologicamente, rispetto alla divisione in singoli suoni, insomma c’è un’operazione in meno da fare (moltiplicata per n volte) e più semplice rispetto al metodo fonematico ed è un metodo più economico in tempo ed energia rispetto al globale. La parola MELA con il metodo fonematico viene divisa in quattro parti. M- E- L- A, mentre con il metodo sillabico in due parti: ME- LA Secondo il metodo Fogliarini la partenza della scrittura e della lettura è data dalle sillabe iniziali di parole indicanti oggetti o animali abbinate al disegno dell’oggetto o dell’animale. Il suono è chiaro e la memorizzazione veloce. Per quanto riguarda la lettura, le sillabe vengono memorizzate attraverso lettura globale prima, poi ideografica e guidata (fig 1) Fig 1 3 Quando la sillaba è memorizzata, si passa al suo riconoscimento all’interno di altre parole e quindi alla lettura di parole formate da sillabe note. Contemporaneamente il bambino comincia a esercitarsi nella scrittura delle sillabe e di parole semplici. Non si può che confermare quello che dice Fogliarini nelle istruzioni relative al suo metodo:“Per la chiarezza dei suoni tale esercizio è rapidamente appreso anche dagli alunni più lenti”. Successivamente, quando la classe ha compreso il meccanismo fondamentale sillabico, si introducono le sillabe complesse che si considerano sillabe dirette con appendice consonantica. Per esempio la parola PORTO viene presentata come PO (PO di ponte) + R (lettera sciolta) + TO (TO di torre) (vedi fig 3). L’insegnamento si avvale dell’uso di cartelloni (fig 3- 4- 5) che presentano tutte le sillabe scritte in corsivo e che, proprio per questo, si presentano come un’unità grafica, con l’oggetto o l’animale di riferimento. Un aiuto prezioso è dato dal “rammentatore”, che è una copia in formato A4 dei cartelloni con le sillabe e che ogni bambino ha sempre con sé (fig 2). Fig 2 Rammentatore Nota: questa e tutte le immagini riportate hanno subito una riduzione La memorizzazione delle sillabe si ottiene con la ripetizione continua e con le schede di lettura: “80 schede suddivise in 8 serie graduate per difficoltà che i bambini copiano sul 4 quaderno, leggono, si scambiano, in modo tale che ogni bambino lavori su ciascuna scheda, fino a quando impara senza fatica”, si legge nelle istruzioni. Le sillabe conosciute vengono “cacciate”, cioè cerchiate con un colore stabilito, all’interno di parole e frasi. Naturalmente ci sono bambini che non hanno difficoltà, qualsiasi sia il metodo usato: la loro maturazione psicofisica , l’affettività e il loro livello di competenze è tale da acquisire facilmente e velocemente il leggere e lo scrivere. Ma l’esperienza insegna che in ogni classe, accanto a bambini “pronti” per la scuola vi sono bambini che non hanno ancora raggiunto uno sviluppo psicomotorio adeguato, che hanno carenze affettive, che hanno semplicemente bisogno di un metodo il più possibile semplice ed ordinato. A questo si può aggiungere che attualmente i bambini arrivano a scuola ricchi di competenze verbali e non verbali, ma hanno meno capacità di attenzione e concentrazione perché la cultura delle immagini è veloce e pretende cambiamenti continui, hanno meno manualità perché hanno giochi preconfezionati e passano molte ore davanti alla televisione, quindi un buon metodo dovrà tenere conto di questo e semplificare al massimo le operazioni di acquisizione del codice, proponendo in parallelo attività motorie per far acquisire o consolidare lo schema corporeo. È certamente importante rispettare la creatività dei bambini, ma lo è altrettanto dare regole, poche e semplici, ma chiare, che possano rappresentare i binari sui quali un bambino senta di poter camminare accompagnato da una guida sicura. Un’altra considerazione importante parlando di apprendimento della letto scrittura è quella della motivazione: usare un metodo di apprendimento semplice e veloce è gratificante per un bambino che viene a scuola proprio “per imparare a leggere e a scrivere” e con grande soddisfazione comincia a sillabare insegne, avvisi, pagine di racconti. 2. IL METODO FOGLIARINI NELLA MIA ESPERIENZA Ho “incontrato” questo metodo agli inizi degli anni novanta, quando durante un’estate ho cominciato a preparare il materiale e le idee per la classe prima che avrei dovuto iniziare a settembre. Le colleghe me lo hanno presentato come un metodo semplice e veloce e ho cominciato a studiarlo e successivamente ad applicarlo nonostante in quel momento il metodo più quotato nell’opinione comune fosse il globale. Ho insegnato in prima diverse volte, ma nessun bambino è arrivato alla fine dell’anno senza aver imparato a leggere e scrivere e senza 5 troppi ritardi rispetto alla maggior parte della classe. Mi sono resa conto, per esperienza personale, che se in una classe apprende solo un numero limitato di bambini forse c’è qualcosa che non va nei contenuti proposti, che non sono quelli giusti al momento giusto, o nel metodo che non tiene conto di tutte le variabili della classe. Quindi nel corso degli anni, tutte le volte che ho dovuto affrontare una prima elementare sono ricorsa al metodo sillabico “secco” con gli aggiustamenti che mi sembravano più opportuni per i bambini sempre meno propensi ai lavori ripetitivi, come poteva essere il lavoro di copiatura delle schede del metodo Fogliarini. Ho modificato il metodo nel modo che mi sembrava più opportuno in relazione all’uso delle parole di riferimento, alle fasi di presentazione delle sillabe, all’uso del materiale, in particolare delle schede ( per esempio, la sillaba GHE, che nell’edizione originale aveva come parola di riferimento “ghette” è stata sostituita da gheriglio; la sillaba SI aveva come riferimento la parola sigaro ed è stata sostituita da sirena). Fig 3 Cartellone murale con le sillabe di riferimento (h 1m) 6 Fig 4 Cartellone murale Fig 5 Cartellone murale 7 Comincio con le vocali iniziali di un oggetto che per tutto l’anno costituirà il riferimento per il bambino; a ciascuna vocale viene abbinata a un colore che sarà il filo conduttore per il riconoscimento delle vocali ma anche delle sillabe. Fig 6 Presentazione della vocale A Nota. Nella riproduzione delle pagine di quaderno i margini non sono stati mantenuti La lettura delle vocali e delle sillabe parte dal disegno e arriva al simbolo, per cui un bambino, di fronte a LA, che ha come oggetto di riferimento la lampadina, leggerà all’inizio “lampadina”, poi LA (vedere fig. n. 3); la parola LANA potrà essere letta all’inizio come “lampadina- nave”, fino a quando il bambino non avrà imparato a isolare le sillabe iniziali delle parole di riferimento e con loro comporre le parole. Fig 7 Esercizio con le sillabe 8 All’inizio dell’apprendimento la lettura dei cartelloni murali è quotidiana e vi partecipano tutti i bambini: è una lettura per pittogrammi e serve a ricordare o a imparare i nomi degli oggetti o degli animali che sono riferimento per le sillabe. I più veloci a memorizzare aiutano gli altri. Non è mai possibile con questo metodo usare gli alfabetieri allegati ai libri di testo perché seguono sempre il sistema fonematico, con un oggetto o un animale di riferimento per ciascun fonema. È doveroso aprire una piccola parentesi sui libri di testo: l’offerta è sempre stata molto vasta tra libri che seguono il metodo globale o fonematico o il sillabico misto, ma non per il metodo sillabico “secco”; attualmente, grazie all’ultima riforma della scuola primaria, i libri di testo vengono scelti solo ogni cinque anni per cui un insegnante si trova a scegliere il libro che servirà anche per i colleghi e questo restringe ancora le possibilità di trovare un testo adeguato. La conseguenza è che l’uso del libro di testo per la lettura è rimandato a quando il bambino ha imparato il codice, certamente non prima di gennaio e tutti gli esercizi di lettura nella prima parte dell’anno vengono preparati dall’insegnante; il testo di esercitazioni che in genere accompagna il libro di lettura rimane inutilizzato. Per quanto riguarda la scrittura, le vocali e successivamente le sillabe vengono scritte alla lavagna e sul quaderno di ogni bambino. Non sono i bambini a muoversi per la classe mentre scrivono, ma è l’insegnante che passa continuamente tra i banchi a scrivere sui quaderni, incoraggiare, correggere. La presentazione delle sillabe non segue l’ordine alfabetico, ma la logica di facilità grafica, dando la precedenza alle sillabe più frequenti nella formazione delle parole, in modo da avere presto una buona quantità di sillabe con cui formare parole da scrivere o leggere. Alla luce del corso di rieducazione della scrittura si può affermare che imparare a scrivere da subito le sillabe in corsivo educa la fluidità del gesto grafico. Ma forse il metodo sillabico dà il meglio di sé per quanto riguarda l’apprendimento dei digrammi e dei trigrammi: le sillabe complesse vengono presentate come iniziali di oggetti e animali a cui si fa sempre riferimento in fase di apprendimento per cui non può esserci confusione ed errore con altre sillabe. Questo è ancor più vero per le sillabe CHI e CHE, GHI e GHE. (fig 8). 9 Fig 8. Le sillabe CHI e CHE sono state proposte a dicembre Per il metodo fonematico invece il grafema C è relativo a due fonemi( /k / e /∫t/): il lavoro del bambino deve essere quello di comprendere che lo stesso grafema si legge /k/, non solo associato alle vocali A, O, U ma anche alle vocali E, I quando viene aggiunta l’H alla consonante. Certamente il bambino arriva alla sintesi corretta, ma con dispendio d’energie ed è difficile che la correttezza di queste sillabe sia conseguita alla fine della prima. Il lavoro di lettura e scrittura viene integrato con molti giochi: la ricerca di parole che cominciano per una data sillaba, il treno di parole per cui bisogna cercare la parola che comincia con la sillaba finale della parola precedente, filastrocche e rime, le catene di parole: ogni bambino cerca una parola che abbia un legame con quella detta dal compagno precedente: legame semantico o puramente linguistico, spiegando il perché della sua scelta; altro gioco è la composizione di parole usando cartoncini su cui sono scritte le sillabe. Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati, per tutta la prima elementare ho fatto usare un quaderno a quadretti da 5 mm su cui lo stampato maiuscolo occupa due quadretti e la zona mediana del corsivo uno. Ho fatto usare la matita perché scorrevole e facilmente cancellabile dai bambini e dall’insegnante che passa continuamente tra i banchi e addita l’errore e fa cancellare e riscrivere, in modo che il lavoro finito sia per tutti pulito e ordinato, senza cancellature 10 evidenti e macchie perché ognuno possa essere soddisfatto del lavoro svolto. Solo in seconda sono passata al quaderno a righe e alla penna cancellabile. Il lavoro di apprendimento della letto scrittura è stato affiancato da lavori sulla motricità non come specifica educazione del gesto grafico, ma perché previsto dalle discipline facenti parte dei programmi didattici ministeriali. Sono stati proposti ai bambini attività sui concetti topologici sia facendo geografia che motoria; sui concetti temporali facendo storia; attività sullo schema corporeo facendo motoria e geografia, attività per la coordinazione occhio mano facendo immagine e motoria…e così via. Certamente hanno favorito anche l’acquisizione del gesto grafico, ma è mancato un progetto unitario e sono mancati tutti quegli esercizi specifici per la motricità fine della mano di cui ho potuto comprendere l’importanza. 3. IL METODO SILLABICO “SECCO” DOPO IL CORSO DI RIEDUCAZIONE DELLA SCRITTURA Tutto questo prima del corso di rieducazione della scrittura! Alla luce di queste nuove conoscenze potrei fare innumerevoli considerazioni sulle difficoltà mie e di tutti gli insegnanti che si trovano soli di fronte a dubbi oppure sono acritici per scarsità di conoscenze. A parziale discolpa c’è il fatto che l’attenzione della scuola nei confronti della scrittura è relativa soprattutto al risultato finale non al come si perviene a tale risultato. È un’attenzione precisa per quanto riguarda l’ortografia, la morfologia e la sintassi, ma assolutamente insufficiente per quanto riguarda il modo di tracciare la forma delle parole in uno spazio. Nel differenziarsi dei metodi di apprendimento della letto scrittura, tutti validi per la normativa italiana, non esiste nessun riferimento al gesto grafico, come se il modo di “disegnare” le lettere, le parole, fosse spontaneamente corretto come pure il modo di impugnare lo strumento grafico. Quando ho iniziato il corso di rieducazione della scrittura, come insegnante, mi sono trovata davanti nuove conoscenze che mi hanno imposto una serie di domande sul mio modo di insegnare a leggere e a scrivere: penso che molto si possa migliorare ma il metodo sillabico in sé può certamente essere salvato perché è semplice ed efficace e anzi, ha acquistato una virtù in più: partendo dalle sillabe dà al gesto grafico quella continuità che il metodo fonematico non può dare, è più semplice del globale e facendo uso da subito del corsivo elimina la rigidità propria dello stampato maiuscolo usato a lungo. 11 Certamente può essere ripensata la presentazione delle sillabe in relazione alla continuità del gesto grafico, per cui prima LI LU LE e poi LA e LO. Ma soprattutto si può riflettere sul modo di tracciare le lettere come vengono presentate dall’AED, con un gesto grafico continuo e con quelle semplificazioni delle lettere maiuscole corsive che nulla tolgono alla bellezza ed efficienza della nostra lingua scritta. Fig 9 Il primo dettato dell’anno 12 Fig 10. A marzo un arcobaleno visto da qualcuno dopo un temporale è lo spunto per il dettato tutto in corsivo Importante è dare spazio a tutti quei giochi che vivacizzano l’apprendimento, permettono a tutti di partecipare, danno la possibilità di esprimere le proprie emozioni, come “la messaggeria”, un gioco da fare alla fine dell’anno, che invoglia molto i bambini a scrivere e che prevede la scrittura di messaggi indirizzati a un compagno, imbucati in una casella di posta, una per ogni bambino… Potrebbe essere completamente eliminato lo script, che piace ai bambini ma crea confusioni in chi ha una lateralità confusa; e poi attenzione alla forma e al movimento, alla direzione, fin qui praticamente ignorati, più attenzione allo spazio. Per quanto riguarda forma e direzione, senz’altro il corso di rieducazione della scrittura mi ha chiarito le idee circa il bisogno di un modello unitario di corsivo, semplice, funzionale e non rigido e frammentato come quello normalmente in uso, che inviti a legare tra loro le lettere e che il metodo 13 Fogliarini, date le sue caratteristiche di sistema sillabico e la sua attenzione al corsivo, è privilegiato ad accogliere. Fig. 11. Il rammentatore “ripensato” CONCLUSIONI Spazio quindi a un metodo che consideri la forma delle lettere, il modo di tracciarle, il modo di collegarle, che sia anticipato e accompagnato da tutti gli esercizi di motricità per le braccia, i polsi, le mani, le dita e anche attenzione all’educazione o alla rieducazione del modo di impugnare lo strumento grafico, sensibilizzando i genitori. Sarebbe auspicabile che tutti gli insegnanti che compongono il team di classe condividessero le attività di educazione ad una motricità fluida e armonica. Insomma la strada da percorrere è ancora lunga e passa innanzitutto dalla sensibilizzazione delle famiglie e degli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, dalla loro consapevolezza e convinzione che il metodo fa la differenza. 14 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO P. Cristofanelli, S. Lena, Disgrafie. Esame, prevenzione, rieducazione, Libreria Moretti R. Oliveaux, Disordini e rieducazione della scrittura A. Venturelli, Dal gesto alla scrittura, Mursia Articoli biblioteca digitale AED: M. Bonfigli, Il bambino e la scrittura nella scuola primaria M. V. D’Anna, Sviluppo percettivo- motorio e disgrafia A Fittipaldi, Come il bambino impara a scrivere M. Nusiner, La rieducazione della scrittura: perché? C. Pannucci, Dominanza e lateralizzazione L. Tonucci, Come il bambino impara a scrivere Istruzioni Illustrate Metodo Fogliarini Programmi ministeriali per la scuola primaria 1955 Programmi didattici D.P.R. 12 febbraio 1985, n. 104 15