NOZIONI DI TIRO CON CARABINA NELLA DISCIPLINA DEL BIATHLON PARALIMPICO PREMESSA Quanto riportato in questo trattato non ha la presunzione di essere esaustivo, ma di descrivere le nozioni base per approcciarsi al tiro con carabina ad aria compressa per la specialità del BIATHLON sia invernale che estivo. La disciplina del BIATHLON è una delle poche discipline dove l’atleta si cimenta in più specialità e nella fattispecie: nello sci di fondo sulla neve (ski-roll sulle strade o circuiti) e nel tiro con carabina ad aria compressa su bersagli posti a una distanza di 10 metri. In queste pagine non tratteremo la tecnica dello sci di fondo e/o dello ski-roll, che lascio ai tecnici competenti, ma solamente le nozioni riguardanti il tiro con carabina, con la speranza di essere sufficientemente chiaro affinché gli allievi possano raggiungere buoni livelli di abilità. In Italia e tradotti in italiano, non sono disponibili quaderni tecnici specifici per la disciplina del BIATHLON, mentre in altri paesi possiamo trovare vasta letteratura e manuali di vario livello (vedi Germania, Norvegia e Francia), quindi cercherò di mutuare e adattare alle esigenze della disciplina del BIATHLON quelle che sono le nozioni disponibili sui testi utilizzati dalla Federazione Nazionale del Tiro a Segno (U.I.T.S.) in specifico per il tiro con la carabina nella posizione a terra. L’ATTREZZO SPORTIVO Usato dagli atleti di tutte le nazioni, e quindi anche dagli atleti italiani, è la carabina ad aria compressa con ripetizione automatica dei 5 colpi. Questo tipo di carabina si trova in commercio nella forma originale di libera vendita, nelle migliori armerie. Carabina per BIATHLON Serbatoi 5 colpi Per descrivere in breve sintesi un attrezzo sportivo così complesso, è doveroso omettere le caratteristiche costruttive e limitarsi alle cose essenziali che tutti i tiratori devono conoscere bene per meglio sfruttare tutte le potenzialità. 1 L’attrezzo sportivo deve essere tenuto sempre in piena efficienza applicando quelle regole di buona manutenzione periodica con costante verifica della funzionalità attraverso anche lo smontaggio di alcune parti (diottra, tunnel, iride anteriore e posteriore, bomboletta aria compressa, ecc.). La disciplina del BIATHLON Si svolge in ambiente con presenza di neve e/o pioggia, agenti atmosferici che regolarmente vanno a insinuarsi nelle parti più delicate. Non solo necessario ma indispensabile usare una particolare attenzione, al termine di ogni competizione o allenamento, asciugare bene l’attrezzo, poi passare uno straccetto imbevuto leggermente di olio lubrificante, sulle parti esterne, per evitare depositi di ruggine che possono compromettere la durata dell’attrezzo. E’ buona regola non lasciare mai in pressione le molle o le guarnizioni svitando regolarmente la bombola e togliere i caricatori dall’alloggiamento nel sistema di alimentazione. IMPORTANTE: MAI PULIRE INTERNAMENTE LA CANNA CON OLIO, USARE SOLO STRACCETTI ASCIUTTI. (DOPO OGNI GARA/ALLENAMENTI) O I FELTRINI CALIBRATI. Fatta la doverosa premessa per il buon mantenimento dell’efficienza del proprio attrezzo sportivo, passiamo alla descrizione delle parti che ogni BIATLETA deve sapientemente conoscere per adattarle alle proprie caratteristiche morfologiche. La carabina per la disciplina del BIATHLON è un’ arma che ha come propellente l’aria compressa, contenuta in una bombola posta sotto la canna, per espellere ad alta velocità, circa 275 m/sec un proiettile con geometria troncoconica in piombo tenero di calibro 4.5 mm., è fornita di un sistema che permette la ripetizione automatica del colpo per 5 volte consecutive. Tralasciando la descrizione di tutti i congegni che compongono l’attrezzo sportivo, ci limitiamo essenzialmente a parlare dei pochi sistemi che sono a disposizione del tiratore per effettuare con perizia il gesto tecnico, i sistemi sono : IL CALCIO O AFFUSTO I calci possono essere di materiale diverso: in legno, in fibra, in alluminio o in materiale composito stratificato, ma tutti hanno in comune le stesse prerogative, anche se fattezze diversificate, di adattabilità al tiratore e la versatilità nell’inserimento di congegni atti alla personalizzazione dell’assetto e/o bilanciamento dinamico del sistema tiratore/attrezzo sportivo. affusto in alluminio 2 POGGIA GUANCIA E’ il pezzo più delicato di tutti i sistemi di regolazione. La sua regolazione permette di ottenere la giusta posizione della testa per permettere all’occhio, dedicato alla mira, di traguardare attraverso la diottra senza dover cercare, a discapito della precisione del tiro, la concentricità tra il campo visivo diottra-tunnel. Ricordiamo che anche un piccolissimo errore di concentricità tra campo visivo diottratunnel, corrisponde ad un grosso errore nel punto di impatto sul bersaglio. poggia guancia regolabile Le regolazioni fondamentali: Alzare/abbassare tutto il sistema; Rotazione assiale del poggia guancia; Spostamento laterale del poggia guancia. Le regolazioni opportune nelle tre direzioni permettono di trovare il punto ottimale di appoggio della guancia in modo sicuro e preciso. IMPORTANTISSIMO: MANTENERE SEMPRE LA STESSA PRESSIONE DI APPOGGIO DELLA GUANCIA PERCHE’ VICEVERSA CAMBIERA’ IN MODO SENSIBILE IL PUNTO D’IMPATO SUL BERSAGLIO. IL CALCIOLO POSTERIORE E’ il sistema che permette di avere un deciso appoggio dell’attrezzo sportivo sulla spalla. L’appoggio deve essere deciso ma anche uniforme sulla spalla, quindi tutte le regolazioni devono fare in modo che la superficie posteriore del calciolo aderisca completamente alla spalla. Una imperfetta aderenza comporta diverso punto d’impatto del colpo sul bersaglio. 3 calciolo regolabile In particolare è affidato, alla giusta aderenza e costante pressione del calciolo sulla spalla, la reazione dell’attrezzo sportivo nel momento di emissione del proiettile. Vediamo di spiegarci meglio; l’atleta avrà certamente notato che nel momento di emissione del colpo la carabina ha una reazione, normalmente un movimento repentino verso l’alto, più o meno ampio che si percepisce poco se non si pone molta attenzione. Ebbene la reazione più o meno ampia determina la giustezza del colpo; meno è la reazione e più preciso è il punto d’impatto. IMPORTANTE: RICERCARE LA GIUSTA ADERENZA DEL CALCIOLO SULLA SPALLA ATTRAVERSO LE REGOLAZIONI DISPONIBILI – ALLO SCOPO SCEGLIERE IL CALCIOLO PIU’ IDONEO ALLA PROPRIA CONFIGURAZIONE MORFOLOGICA. LO SCATTO La prima impressione dell’atleta, nell’approccio alla disciplina del tiro con carabina, non realizza l’importanza che assume, eseguire uno scatto senza imporre anche se impercettibile movimento all’assetto complessivo. Il tiratore, pur non conoscendo il sistema di leverismi di cui è dotato uno scatto, percepisce solo quanto sforzo deve compiere per effettuare il colpo. Oggi si costruiscono sistemi di scatto che possono avere regolazioni molto sensibili nel peso del primo tempo nel peso effettivo dello scatto e del peso del secondo tempo o semplicemente extracorsa dopo l’emissione del colpo. Tutte queste piccolissime fasi hanno la loro importanza affinché non venga commesso il banale ERRORE DI SCATTO che comporta sbagliare il bersaglio e di molto. Da poco tempo il mercato fornisce dei sistemi elettronici per rilevare questo ERRORE DI SCATTO e di conseguenza porre rimedio utilizzando sapientemente le regolazioni messe a disposizione. Non spaventiamoci troppo, sappiamo che l’individuo umano ha in se delle doti di adeguamento che spesso sopperiscono egregiamente a queste difficoltà, anche se l’uso delle regolazioni rende più facile il gesto atletico. E’ buona cosa sottoporsi periodicamente al controllo elettronico del gesto di scatto onde individuare le regolazioni opportune da apportare. 4 IMPORTANTE: LA TRAZIONE DEL DITO INDICE DEVE ESSERE ASSOLUTAMENTE ASSIALE ALLA CORSA DELLO SCATTO – OGNI MOVIMENTO FUORI ASSE COMPORTA UN ERRORE DEL PUNTO D’IMPATTO SUL BERSAGLIO. LA DIOTTRA Ai sistemi ottici sono demandati i compiti di una visione perfetta della linea di tiro e del bersaglio. La diottra è il più semplice congegno ottico dotato di un forellino posto vicino all’occhio che permette di aumentare la profondità di campo visivo e conseguente miglior visione di bersagli posti anche a distanze ragguardevoli, perfino distanti 300 metri. La diottra è dotata di un sistema di regolazione nei sensi verticale e orizzontale attraverso dei nottolini a scatti. La rotazione dei nottolini comporta uno spostamento del foro, quindi della linea di mira, nelle direzioni ortogonali. La rotazione dei nottolini avviene a scatti regolari, nel linguaggio comune chiamati “CLIC”, per facilitare la conoscenza della regolazione effettuata. Il nottolino laterale serve a spostare il foro orizzontalmente, girando in senso orario il foro si sposta verso sinistra e di conseguenza anche il punto d’impatto sul bersaglio. Se viene girato in senso antiorario il punto d’impatto si sposta verso destra. Il nottolino superiore serve a spostare il foro verticalmente, girando in senso orario il foro si sposta verso il basso e di conseguenza anche il punto d’impatto sul bersaglio. Se viene girato in senso antiorario il foro si sposta verso l’alto. In qualsiasi senso ogni clic sposta di 0.25 mm il punto d’impatto sul bersaglio. 5 la diottra LA MIRA La linea di mira non è altro che la linea che congiunge la pupilla dell’occhio al centro del bersaglio. La mira sembrerebbe una cosa banale, ma ci si accorgerà che col cambiare delle situazioni ambientali ( luce, ombra, vento, ecc) anche il punto d’impatto sul bersaglio tende a cambiare di conseguenza, pur senza effettuare regolazioni dei nottolini di cui è dotata la diottra. Come fare per evitare questi errori che sono dovuti alle situazioni ambientali? Ci sono diversi sistemi più o meno sofisticati; il primo è empirico e consiste nel provare durante gli allenamenti le varie situazioni possibili e rendersi conto dell’entità di spostamento del punto d’impatto nelle diverse situazioni. Il secondo, ma serve solo per le variazioni di luce, è l’applicare alla diottra un congegno detto “IRIDE” che ha lo scopo di regolare l’ampiezza del foro da cui traguardare il campo visivo dedicato alla concentricità con il tunnel. L’iride può essere dotata di filtri che possono essere colorati e/o polarizzati per meglio adattarli alla propria sensibilità oculare. 6 i I filtri polarizzati permettono di evitare riflessi sconvenienti di quelle parti colpite dai raggi di sole ( bersagli, campo esterno, canna della carabina, ecc), riflessi che comportano distorsioni visive anche consistenti e conseguente errore sul bersaglio dovuto solo ed esclusivamente all’angolazione con cui i raggi del sole colpiscono i bersagli. IL TUNNEL ANTERIORE Anche il tunnel può essere dotato di congegni opzionali che aiutano l’atleta durante lo svolgimento della competizione. Questi congegni non sono altro che iridi anteriori che hanno lo scopo di modificare la circonferenza sia dell’anello che della corona circolare o spessore dell’anello. iride anteriore Sempre per le diverse condizioni di luce i bersagli possono sembrare più grandi o più piccoli e di conseguenza alterare quella che era la condizione abituale dell’immagine memorizzata. Una buona regolazione e dell’ampiezza dell’anello e del suo spessore può riportare l’immagine molto simile a quella memorizzata durante gli allenamenti. Più avanti, quando si parlerà del gesto atletico nella competizione, tratteremo l’argomento più approfonditamente. In commercio ci sono anelli anteriori di varie forme che possono assolvere alla funzione di meglio visualizzare il bersaglio nelle diverse condizioni ambientali. IMPORTANTE: E’ INDISPENSABILE STUDIARE L’AMBIENTE IN CUI SI SVOLGE LA COMPETIZIONE PER INDIVIDUARE IL FENOMENO DEI RIFLESSI DI LUCE, DI COME SI COMPORTA IL VENTO E L’ORIENTAMENTO DELLE LINEE DI TIRO RISPETTO AL MOVIMENTO DEL SOLE. 7 LA LIVELLA Altro congegno di primaria importanza è la livella (il regolamento per le carabine ad aria compressa la proibisce). La livella, proprio come quella usata dai muratori nell’edilizia, non è altro che un tubetto pieno di liquido a cui si lascia una bolla d’aria avente lo scopo di segnalare l’orizzontalità del sistema. In questa fase ci interessa il concetto di orizzontalità, quale aiuto può dare all’atleta durante la competizione e come ricavare beneficio dal suo utilizzo. Non tutti sanno, anche se può essere intuitivo, che una variazione dell’inclinazione della carabina comporta un errore notevole al punto di impatto sul bersaglio. Si deduce che è estremamente importante mantenere sempre la stessa inclinazione della carabina e precisamente l’inclinazione con la quale si è tarato il punto d’impatto. Cerco di spiegare il fenomeno facendomi aiutare anche da alcune figure. Pensiamo di tenere la carabina perfettamente verticale (posizione centrale in figura) e per semplicità consideriamo, anche se non lo è, rettilinea la traiettoria del proiettile espulso dalla canna che va a colpire il centro del bersaglio. Dalla figura si può notare che la linea di mira converge anch’essa al centro del bersaglio e rispetto alla traiettoria del proiettile ha una inclinazione la cui entità varia proporzionalmente all’altezza della diottra e del tunnel. A questo punto, come mostra la figura, proviamo a ruotare, in senso orario o antiorario, è la stessa cosa per dimostrare l’entità dell’errore, di alcuni gradi la carabina e notiamo che, mantenendo ferma la linea di mira (ovviamente obbligata per centrare il bersaglio) l’asse della canna non si trova più in linea con il centro del bersaglio, bensì: se la rotazione della carabina è oraria l’asse va a cadere a sinistra del bersaglio e se la rotazione fosse antioraria va a cadere a destra del 8 bersaglio. In tutti i casi viene rilevato un errore sul punto d’impatto. Come si può ovviare se la livella per regolamento è vietata? I tunnel di ultima generazione sono forniti di un sistema ingegnoso che permette di sostituire la livella con due paletti. Traguardando la linea di mira si evidenziano chiaramente e non danno alcun fastidio, svolgendo egregiamente le stesse funzioni della livella in quanto questi paletti possono essere ruotati e bloccati nella posizione voluta segnalando l’orizzontalità del sistema. IL BERSAGLIO Il bersaglio omologato dalla Federazione Internazionale è costituito da una scatola in lamiera piegata, di colore bianco, che presenta nella parte frontale 5 dischi, posti orizzontalmente a distanza regolare tra uno e l’altro, di colore nero del diametro di 30 millimetri. Dischi che hanno un foro concentrico passante di 15 millimetri. Il foro passante di 15 millimetri rappresenta il vero bersaglio in quanto il proiettile deve passare da questo foro per azionate il ribaltamento del bilanciere che va ad ostruire il bersaglio, il bilanciere segnala anche che il bersaglio è stato correttamente colpito. Il disco del diametro di 30 millimetri ha la funzione importante di rappresentare la visuale di riferimento per allineare la mira. il bersaglio per BIATHLON IL GESTO ATLETICO LA POSIZIONE Dopo aver descritto l’attrezzo sportivo è doveroso entrare nel merito del gesto sportivo del Biathlon Paralimpico. Innanzitutto si deve precisare che la posizione base utilizzata da tutti i biatleti é la posizione a terra. L’assetto sdraiato si sviluppa dalla posizione naturale. L’asse del corpo è girato con un angolo di 10° - 20° verso la linea di tiro. Per i tiratori destri, il fianco sinistro resta disteso formando una linea partendo dalla scarpa fino al ferma mano. La gamba destra viene leggermente aperta e piegata per facilitare la respirazione addominale. L’angolatura è minore in caso di magrezza 9 e maggiore in caso di robustezza. L’anca sinistra è parallela all’asse della spina dorsale, normalmente si sente un contatto deciso dell’osso dell’anca con il pavimento. L’osso dell’anca destra ha meno aderenza al pavimento, qui c’è lo spazio per espandere liberamente la parete addominale durante la inspirazione. La spina dorsale e il torace restano stesi diritti, solo dalle vertebre toraciche c’è una leggera alzata che può essere accompagnata da una leggera rotazione verso la spalla destra. La linea delle spalle viene aperta leggermente verso il bersaglio in modo che la giuntura dell’omero destro si porti avanti. La spalla sinistra viene spinta in avanti per spostare al massimo il braccio sinistro sotto la cassa della carabina. La testa deve essere tenuta alta per poter appoggiare la guancia sul calcolino poggia guancia. La regolazione in altezza del calciolo poggia guancia serve a posizionare il viso in modo che l’occhio destro sia in linea con il foro della diottra. Il profilo del calciolo dovrebbe essere adattato al proprio osso mascellare in modo che la testa aderisca comodamente. Il contatto tra la spalla destra e il calcio è l’interfaccia determinante tra il corpo e la carabina. Dato che con il punto d’appoggio sulla spalla viene stabilita anche la direzione della canna, si rende necessaria una posizione rilassata e precisa della giuntura dell’avambraccio sinistro. Il gomito destro sostiene il torace come un treppiede esterno. Il contatto con il terreno deve avvenire in maniera sicura una angolazione troppo piatta mette in pericolo questa funzione. Con l’appoggio del gomito destro viene decisa la direzione in altezza e laterale della carabina, per questo che il punto di appoggio deve essere fatto con grande precisione in modo che l’assetto sia costante per ogni tiro. Insieme al torace e al braccio destro, il gomito sinistro (il supporto a forcella per i tiratori che non hanno la funzione del braccio sinistro) è il terzo punto di appoggio dell’assetto sdraiato, su questi tre punti grava la responsabilità per una precisione di tiro. 10 Il punto di appoggio del gomito sinistro (supporto a forcella) viene definito durante la presa della posizione e difficilmente si corregge durante il tiro. La mano destra tiene l’impugnatura della carabina, il polso e l’avambraccio formano una linea retta non spezzata. Il contatto della mano è forte e l’indice dovrebbe agire in linea retta sul grilletto. L’avambraccio sinistro deve, secondo le regole, salire da terra verso la canna con un angolo non inferiore di 30°. La cinghia collega l’avambraccio e il braccio in un triangolo portante. La posizione delle gambe, pur avvicinandosi a quella consigliata dai manuali tecnici, aperte per scaricare eventuali e indesiderate tensioni sulla spina dorsale, è vincolata per la presenza degli sci di fondo calzati e tenuti paralleli al terreno. Ogni sforzo di sollevamento dell’arma è eliminato se l’attacco e la tensione della cinghia sono giuste. La mano sinistra impugna, completamente rilassata, la parte della cassa sotto la canna. Il ferma mano, cinghia e profilo della cassa fissano la posizione della mano. I principianti usano il braccio sinistro, per costringere la linea di mira sul bersaglio, gli esperti lo evitano assolutamente. bracciale cinghia ferma mano 11 IMPORTANTE: E’ STATO DIMOSTRATO CHE NELL’ATTIMO DI EMISSIONE DEL PROIETTILE, IL TIRATORE HA UN RILASSAMENTO DI TUTTI I MUSCOLI, PERTANTO SE LA LINEA DI MIRA ERA FORZATA PER L’IMPEGNO DEL BRACCIO SINISTRO O PER LA TENSIONE DI ALTRI MUSCOLI, SI HA OBBLIGATORIAMENTE UN MOVIMENTO ANOMALO DELL’ARMA CHE ALTERA IL PUNTO D’IMPATTO SUL BERSAGLIO. La descrizione della posizione riguarda, come ho anticipato sopra, un tiratore destro è ovvio che tutto è rispettivamente speculare per un tiratore sinistro. Nel Biathlon Paralimpico, diversamente dal Biathlon dei normadotati, vengono assunte posture obbligatoriamente diverse a seconda della categoria di appartenenza. Le principali categorie appartenenti al Biathlon Paralimpico sono: 1. Standing - (sci di fondo in posizione in piedi) 2. Sitting- (sci di fondo su slittino) Nella categoria “STANDING” gli atleti possono assumere due diverse posizioni: Posizione base (sopra descritta); Posizione con l’ausilio di un supporto a forchetta; Il supporto è regolamentato dalla federazione internazionale, in particolare la forza della molla che collega la forcella al corpo fissato al terreno. L’ausilio del supporto a forchetta sostituisce il mancato uso del braccio. Sulla forcella va adagiata la carabina. Non possono essere utilizzati gli accessori come cinghia e ferma mano. IMPORTANTE: IL PUNTO DI APPOGGIO DELLA CARABINA SULLA FORCELLA DEVE CORRISPONDERE AL BARICENTRO DELLA STESSA, BUONA COSA INDIVIDUARE IL PUNTO DEL BARICENTRO E SEGNARLO CON EVIDENZIATORI. 12 I biatleti che possono usufruire di questo supporto hanno anche l’aiuto di un proprio tecnico. Questa persona ha la funzione di preparare la carabina adagiata sulla forcella in posizione adeguata e il caricatore inserito, quando vede il proprio atleta entrare al poligono per disputare la fase dei tiri. Tenendo presente quanto sopra descritto per la posizione a terra, il tiratore deve fare molta attenzione a non generare pressioni che possano vanificare l’apporto benefico che il supporto può dare. Per evitare appunto queste indesiderate pressioni sul supporto, l’atleta deve prendere coscienza che è fondamentale prendere la posizione esatta al primo tentativo. L’unica possibile correzione della linea di tiro deve essere effettuata solo spostando il bacino avanti o indietro per trovare la giusta altezza sul bersaglio. IMPORTANTE: LO SPOSTAMENTO IN AVANTI DEL BACINO PORTA AD ABBASSARE LA LINEA DI TIRO, LO SPOSTAMENTO IN DIETRO DEL BACINO PORTA AD ALZARE LA LINEA DI TIRO. OVVIAMENTE STIAMO PARLANDO SEMPRE DI PICCOLE CORREZIONI. 13 POSIZIONE SITTING Anche gli atleti che usano lo slittino hanno il tecnico che provvede a preparare la carabina e passarla quando inizia la fase di tiro. Chi ha lo slittino ha come riferimento la posizione base descritta sopra. Ovviamente la posizione dovrà essere adattata a seconda di quanto può permettere in mobilità il sistema atleta/slittino. Comunque si possono ricondurre a due diverse posizioni che si differenziano in base a: Atleti che hanno le gambe raccolte; Atleti che hanno le gambe distese; nel primo caso l’atleta riesce ad assumere la posizione base con la sola differenza di una più marcata rotazione del busto con conseguente spostamento di più peso sul braccio che sostiene la carabina. Nel secondo caso, l’assunzione di una posizione che dia una garanzia di stabilità, è molto problematica in quanto i limiti alla mobilità sono tanti e difficilmente superabili. Necessita uno studio particolare magari anche con l’ausilio di tecnici di biomeccanica per suggerire soluzioni che possono al limite comportare anche modifiche agli slittini. Lo slittino non permette ampie rotazioni del busto onde poter assumere posizioni vicino a quella base. In alcuni casi l’ausilio di un cuscino può risolvere il problema evitando posture che possono causare anche dolori muscolari. 14 LA COMPETIZIONE Dovremmo parlare di competizioni visto che le specialità sono diverse. Tenendo fede alla premessa verrà trattata solo la parte riguardante il tiro con la carabina anche se è molto importante, per il buon esito della fase dei tiri, eseguire con molta attenzione l’ingresso al poligono per una presa della posizione corretta al primo tentativo, gestire con oculatezza tutte le fasi di preparazione al primo colpo. Tutti gli atleti che si cimentano nella disciplina del Biathlon dovrebbero sempre indossare il “CARDIOFREQUENZIMETRO”, strumento fondamentale per conoscere l’esatta frequenza del proprio cuore. Normalmente durante la fase sciata, il cuore può arrivare a superare anche i 170 battiti al minuto, frequenza assolutamente impossibile da gestire nella fase dei tiri. La carabina oscillerebbe talmente forte da rendere impossibile colpire un bersaglio è quindi consigliabile far scendere questa frequenza sotto il limite che garantisce una staticità sufficiente per una buona performance. E’ da consigliare, durante gli allenamenti di preparazione alle competizioni, rilevare il limite sotto il quale si raggiunge una staticità sufficiente a garantire una fase di tiro entro il limite di sicurezza. Non tutti gli atleti hanno lo stesso limite e cambia al variare delle condizioni atletiche raggiunte, quindi è utile individuare tale limite con certezza. IMPORTANTE: CONOSCERE ALMOMENTO OPPORTUNO LA FREQUENZA DEL BATTITO CARDIACO AIUTA NELLA GESTIONE DELLE FASI DI AVVICINAMENTO AL POLIGONO. FASI CHE DEVONO SVOLGERSI CON MODI E TEMPI BEN PRECISI PER ABBASSARE IL RITMO CARDIACO FINO AL LIMITE VOLUTO. Si parlava di competizioni perché le specialità sono diverse, ma per quanto riguarda il tiro è il numero di colpi sparati che fa la differenza, 10 nelle gare brevi e 20 nella gara lunga. Nelle tre specialità: 15 1. Percorso lungo (12,5 Km); 2. Percorso corto (7,5 Km); 3. Inseguimento (<5 Km) con partenze differenziate secondo i distacchi verificati nel percorso corto; le differenze sono dovute alla lunghezza del giro da compiere sugli sci di fondo mentre per quanto riguarda la fase di tiro si distinguono per il numero di volte che gli atleti devono recarsi al poligono durante lo svolgimento della singola competizione. Due volte nel giro corto e nell’inseguimento, quindi 10 colpi in totale, e quattro volte nel giro lungo, quindi 20 colpi in totale. Una caratteristica di cui se deve tener conto è il modo di penalizzare gli errori commessi al poligono. Le penalità sono di due tipi: Ogni colpo mancato, un giro del circuito di penalità; Ogni colpo mancato, si aggiunge 1 minuto primo al tempo realizzato; nel primo caso il giro del circuito per le penalità, lungo circa 250 metri, si impiega circa 30 – 40 secondi a seconda delle velocità di percorrenza. Come si nota, la penalità di 1 minuto per ogni errore è più grave. Nell’uno o nell’altro caso sono da evitare il più possibile, ecco perché la fase dei tiri spesso e volentieri fa la differenza in una competizione di Biathlon. Prima di ogni competizione viene controllata l’arma di tutti gli atleti e punzonata dall’ufficio controllo. Ogni atleta è bene che prima di ogni competizione controlli se tutti congegni sono perfettamente funzionanti e in special modo la bomboletta dell’aria compressa che sia sempre carica, anche i serbatoi dei proiettili in perfetto stato. Un’ora prima della competizione c’è una fase molto delicata che si chiama “ZERO IN” messa a punto della precisione dell’arma. IL VENTO Uno dei tanti elementi che possono disturbare l’esecuzione di colpo corretto è il vento. E’ facile trovare campi di gara con la presenza di vento e questo è un elemento molto difficile da controllare. Innanzitutto si deve conoscere la direzione del vento perché questa informazione è determinante per poter effettuare le opportune correzioni. Nessuno è in grado di correggere perfettamente gli effetti negativi prodotti dal vento, anche perché sul campo di gara non sono permessi strumentazioni atte a segnalare l’entità del vento. Sono solo permesse delle bandierine che segnalano solo la direzione del vento. L’ampiezza con cui si spostano le bandierine non può essere rapportata all’entità, quindi ci si deve regolare con approssimazione. Durante gli allenamenti è possibile provare nelle diverse situazioni in modo di avere alcuni riferimenti che saranno utili in futuro. Di certo sappiamo che il colpo viene disturbato in modo differenziato a seconda della direzione del vento. Se il vento viene dalla destra il colpo sul bersaglio si troverà in posizione alta e a sinistra, viceversa se il vento viene dalla sinistra il colpo sul bersaglio si troverà basso a destra. Questo comportamento differenziato è dovuto alla rotazione che il proiettile assume percorrendo la canna rigata. La rigatura della canna ha contribuito a migliorare la precisione dell’arma, questa rigatura è normalmente destrorsa quindi il 16 proiettile esce dal vivo della canna ruotando con velocità in relazione al passo di rigatura. Tutte le carabine hanno lo stesso passo in quanto gli studi balistici effettuati hanno definito la condizione ottimale. Quanto sopra detto vale sino a quando il vento spira costante e come direzione e come forza, le cose si complicano quando il vento cambia direzione e forza. In questo caso sarà bene tener sempre sotto controllo come si muove la bandierina posta tra il tiratore e il bersaglio. Nelle condizioni di variabilità del vento sarà bene che il tiratore effettui il colpo quando la bandierina sia sempre nelle stesse condizioni. Quando le condizioni ambientali sono ottimali tutti sono ottimi tiratori, i campioni si distinguono quando le condizioni ambientali sono avverse (ci vuole molta più concentrazione). LA LUCE Un altro elemento naturale che può disturbare la corretta esecuzione di un colpo è l’intensità della luce del sole che colpisce il bersaglio. Se non viene posta la giusta attenzione è facile trovare brutte sorprese nell’esecuzione dei colpi. Anche qui non si è in grado di stabilire a priori l’entità dell’errore causato da questo fenomeno. Tranquillizziamo subito l’atleta dicendo che l’uso dei filtri già descritto in precedenza, se non annulla lo attenua notevolmente il fenomeno. Però può capitare di trovarsi senza questo ausilio, allora sarà bene sapere come si comporta tale fenomeno. Normalmente i poligoni, per convenzione, dovrebbero essere rivolti a nord, se fosse vero 17 semplificherebbe di molto conoscere gli effetti e di conseguenza prendere le opportune misure correttive. Le cose certe che sappiamo sono: Il percorso del sole è da est a ovest, quindi trasversale alla linea di tiro; Le gare si svolgono nella fascia oraria dalle 9 alle dodici; Che ogni 7-9 minuti è il tempo trascorso tra due fase di tiro; fatte queste approssimazioni è facile intuire che le condizioni non hanno grande varietà durante lo svolgimento di una gara, a meno che sfortuna vuole, ci si trovi in presenza di cielo nuvoloso che alteri con frequenza le condizioni. Importante è sapere cosa succede quando i raggi del sole colpiscono il disco nero del bersaglio. Per semplicità poniamo che il sole sia a perpendicolo sul bersaglio, questa situazione fa si che il disco nero non sia più perfettamente circolare. l’occhio umano non riesce a definire bene i contorni reali ma vede un’immagine virtuale spostata verso il basso e di conseguenza anche il punto d’impatto risulterà basso. Anche se sembra assurdo, il piovere o nevicare non disturba il tiro. Non per sadismo, ma alcune gare potrebbero essere svolte in presenza contemporaneamente di tutti i fenomeni dannosi vento, luce del sole, pioggia e nuvoloso. Poco male l’atleta si ricordi che se il suo avversario non conosce bene gli effetti di questi fenomeni potrà fare solo peggio. Nel Biathlon Paralimpico i bersagli da colpire sono 5 in successione posti a 10 metri. Ci verrebbe da chiedere da quale bersaglio cominciare? Da sinistra da destra o dal centro? Non c’è un modo univoco e sperimentato migliore, ogni atleta sceglie quello che preferisce. Una volta fatta la scelta sempre quella deve essere per non cadere nella confusione. Il consiglio che verrebbe da dare è quello di fare una scelta che permetta di avere la chiara visione di quanto si sta eseguendo in modo di poter intervenire con correzioni qualora la successione dei colpi sia negativa e quindi ridurre i margini di errore. Posso portare l’esperienza effettuata sul campo con gli atleti italiani probabili olimpici. Avevo a disposizione 5 atleti ed ognuno aveva scelto il proprio modo di partire, chi dal bersaglio di destra e chi dal bersaglio di sinistra. Non ho mai rilevato un vantaggio uno rispetto all’altro. Quello che mi pare di dover rilevare, come aspetto migliorativo nella successione dei tiri, che un leggero vantaggio si è ottenuto quando abbiamo introdotto l’allineamento al bersaglio di centro, nella presa della posizione a terra, e successivamente alle piccole correzioni per garantire l’allineamento, spostarsi sul primo bersaglio di destra o di sinistra a seconda della scelta fatta in origine. Analizzando i movimenti che l’atleta effettua per allineare la carabina nella successione dei tiri, si è visto che normalmente lo spostamento da un bersaglio all’altro viene eseguito con lo spostamento dell’avambraccio di appoggio (della spalla per chi usa il supporto a forcella), nell’uno e nell’altro modo il movimento non potrà mai essere perfettamente orizzontale, ma verrà compiuto un arco della circonferenza generata dal raggio, maggiore dell’avambraccio (dal supporto sostenuto dalla molla). E’ comprensibile che l’allineamento sul bersaglio in posizione estrema, destra o sinistra che sia, comporta nello spostamento l’abbassamento leggero ma continuo della linea di mira. La reazione di conseguenza è quella di costringere la carabina in allineamento con l’intervento dell’avambraccio o della mano. Cosa che è da evitare assolutamente e quindi il compromesso logico è di allinearsi al bersaglio centrale. 18 LA RESPIRAZIONE La respirazione è la fase dedicata al raccordo delle fasi fondamentali del tiro: Allineamento sul bersaglio o mira; Scatto; Controllo della verità (del tiro effettuato); Abbiamo in precedenza analizzato l’effetto negativo, sulla precisione del tiro, dovuto alla frequenza cardiaca. Anche la respirazione può rappresentare una avversità sulla precisione del tiro. Al principiante può sembrare un elemento da non considerare, ma all’esperto tiratore non potrà sfuggire l’importanza di gestire al meglio la respirazione. Nella descrizione della posizione a terra avevo di proposito enfatizzato la posizione della gamba destra (sinistra per i mancini) leggermente raccolta per creare quello spazio necessario alla respirazione addominale, ora analizziamo anche il beneficio di questo particolare. Lasciatemi ripetere quanto espresso in premessa, queste note tecniche sono mutuate dal tiro a segno classico con carabina libera a terra (match inglese) dove il tiratore deve ripetere per sessanta volte tutta la sequenza tiro dopo tiro, su un bersaglio dove la circonferenza del valore “10” e di soli 11 millimetri e anche un solo colpo nel valore “9” può determinare l’esclusione dalla vittoria. Ebbene in questa disciplina così esasperata, il tiratore esperto, sa benissimo che la carabina deve seguire le oscillazioni in sincronia con la respirazione. In breve il tiratore e il proprio attrezzo sportivo devono essere un tuttuno. Ciò si spiega ricordando la nota importante che la carabina non deve mai essere sostenuta in linea di tiro con l’ausilio della mano o dell’avambraccio, ma deve cadere liberamente sul bersaglio in pieno rilassamento. Non dobbiamo trascurare il dettaglio che la fase di scatto deve essere fatta in apnea e che l’apnea, per effettuare un tiro con la completa sicurezza di una buona visione, può essere tenuta al massimo per 10 secondi; abbiamo il quadro completo delle difficoltà che un tiratore deve affrontare. L’esperienza fatta sul campo, sempre negli allenamenti con i 5 biatleti paralimpici, è stato dimostrato che il tempo necessario, per colpire tutti e 5 i bersagli con la sicurezza di non commettere errori, variava da un minimo di 13 ad un massimo di 18 secondi. Questo dato al netto di eventuali respirazioni tra il primo e il quinto bersaglio. Anche il principiante può rilevare che anche una buonissima apnea non sarà mai sufficiente a coprire il lasso di tempo necessario ad abbattere tutti i bersagli. A meno di scendere sotto i 10 secondi, ma con grande rischio di commettere errori che poi costano 1 minuto per ogni bersaglio sbagliato o comunque un giro di penalità che equivale a circa 35 secondi. La letteratura tecnica in materia consiglia ai tiratori di effettuare il tiro in apnea di espirazione, si ha conoscenza di alcuni tiratori preferiscono l’apnea di inspirazione. La differenza tra l’una e l’altra sta che la prima è tenuta in rilassamento mentre la seconda ha quantomeno i muscoli pettorali in tensione. Anche io suggerisco di utilizzare l’apnea di espirazione perché oltre al rilassamento dei muscoli permette di effettuare minime correzioni della linea di tiro, nell’escursione verticale, con delle leggere immissioni o emissioni di aria dai polmoni. 19 CONTROLLO DELLA VERITA’ E’ una fase importante che i tiratori principianti tendono a ignorarla perché poco a che fare con il tiro attivo, mentre al tiratore esperto questa fase è tra le più importanti in quanto da l’immediato esito del colpo senza aver bisogno di controllare l’impatto sul bersaglio. Accennavo sopra, in merito alla posizione di tiro, che normalmente la carabina all’atto dello scatto ha una leggera elevazione dovuta allo scarico dell’energia impiegata per l’espulsione del proiettile. La verifica di una corretta posizione, del buon rilassamento di tutti i muscoli, di uno scatto perfetto è data proprio dal controllo di questa minima elevazione che la carabina effettua dopo lo scatto. Per controllare questa fase è necessario che il tiratore mantenga la posizione per un piccolo tempo 1 – 2 secondi, anche dopo lo scatto. Dalla elevazione della carabina, che deve essere sempre uguale, si può capire se il sistema tiratore/carabina è in equilibrio dinamico. Si potrà obiettare, a cosa serve questa fase se il colpo è già stato effettuato? Domanda opportuna, ma se il tiratore, durante gli allenamenti, si impone di verificare sempre questa fase potrà intervenire sulle piccole regolazioni affinché l’attrezzo si comporti sempre nello stesso modo, specialmente durante la competizione. LA CONCENTRAZIONE Questo argomento meriterebbe un approfondimento da parte di un professionista. Io non sono certamente in grado di sviluppare appropriatamente un punto che investe non solo aspetti medici, ma anche filosofici che sono lontani dalla mia preparazione culturale. Posso però far ricorso all’esperienza maturata durante la mia piccola carriera di tiratore nazionale. Ho raggiunto buoni livelli nelle competizioni nazionali, ma per effettuare il salto di qualità che mi ha portato a guadagnare l’ingresso in nazionale ho seguito un corso di “TRAINING AUTOGENO” che mi è servito moltissimo. Sono certo che molti dei biatleti hanno seguito o seguono corsi di autosuggestione o tecniche di rilassamento mentale, quindi la materia è conosciuta e anche i sui benefici e le contro indicazioni. Queste tecniche hanno lo scopo di allontanare quei pensieri negativi che potrebbero in qualche modo distogliere la giusta concentrazione mentre si effettua una competizione ad alto livello. Vorrei concludere con uno slogan che penso abbia qualche efficacia. L’atleta migliore è quello che non pensa a ciò che a fatto o a quello che farà, ma pensa solo ed esclusivamente a quello che sta facendo. 20 CONCLUSIONI Forse è meglio dire “SOSPENSIONE”, proprio perché questo lavoro ha solo la velleità di introdurre un argomento che verrà certamente completato in seguito da altri che saranno liberi sin da ora, di confermare quanto sopra descritto, modificare o aggiornare i concetti trattati all’evoluzione del gesto sportivo. Sono certo di aver lasciato spazio a riflessioni e approfondimenti. Da quando Alessandro GAMPER mi ha invitato a mettere nero su bianco l’esperienza maturata come Allenatore Nazionale per la federazione “FISIP” ho raccolto la richiesta con entusiasmo anche perché ho la certezza che fosse anche il desiderio degli atleti impegnati nei ritiri collegiali tenuti presso il Poligono del TIRO A SEGNO NAZIONALE di GARDONE VAL TROMPIA. Sono soddisfatto di questo lavoro che voglio donare alla federazione “FISIP” conscio che sarà dato il giusto merito. Un augurio sincero a tutto il movimento sportivo. 21