Boll ettin Aggio o n° 144 /ma ggio 201 2 rnam enti in epilet tolog Atti del 34° Congresso Nazionale Catania, 5-7 aprile 2011 Proceedings of the 34 th National Congress Catania, 5-7 April 2011 n° 144 ia 20 11 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Bollettino Lega Italiana contro l’Epilessia RESPONSABILE Roberto Michelucci DIRETTORE EDITORIALE Maria Paola Canevini Via A. Di Rudinì, 8 20142 Milano Tel. 02 81844201 Fax 02 50323159 E-mail: [email protected] COMITATO SCIENTIFICO Francesca Beccaria Antonio Gambardella Oriano Mecarelli Dario Pruna Guido Rubboli Laura Tassi REDAZIONE [email protected] ASSOCIATO UNIONE DELLA STAMPA PERIODICA ITALIANA Lega Italiana contro l’Epilessia Maggio 2012 – Bollettino n° 144 Autorizzazione del tribunale di Milano n°196 dell’1-5-73 Presentazione Cari Colleghi, con vero piacere introduco il volume degli atti del 34° Congresso LICE tenutosi a Catania nell’aprile dello scorso anno. È stato un congresso più breve e sintetico, con un solo tema programmato oltre al giorno dedicato alle comunicazioni e contributi a tema libero. Il numero di partecipanti è andato oltre le aspettative e si è voluto salvaguardare il fattore aggiunto dei giovani che appartengono alle nostre scuole e che rappresentano l’investimento più significativo e proficuo per la continuazione dell’epilettologia italiana. Sono stati seguiti con particolare attenzione tutti gli eventi scientifici, dai due simposi satellite allo svolgersi del continuum di aspetti clinici, neurofisiologici e terapeutici sullo stato di male non convulsivo, alla partecipazione corale dei gruppi itineranti nella discussione dei contributi a tema e a tema libero che rappresentano il cuore dei nostri congressi per la vivacità ed attualità delle proposte scientifiche. Il volume degli atti riguarda in particolare questa specifica disamina di contributi, dalle speculazioni scientifiche delle scienze di base anatomiche biochimiche e farmacologiche, alle casistiche cliniche valutate in termini sia trasversali che longitudinalmente, con il nuovo proporsi alla ribalta del più giovane che inizia ad alimentare le problematiche epilettologiche ai più anziani di noi che con piacere mettiamo in discussione certezze precedenti per avvinarci ad altre ipotesi. Questi atti documentano e rappresentano la tipica vivacità intellettuale dei nostri centri, delle diverse scuole sparse sul territorio e le peculiarità delle diverse branche di pertinenza che identificano una specifica sintonia nella diversità di vedute di neurologi, neuropsichiatri infantili, neurochirurghi, psichiatri e psicologi. Il tema sullo stato non convulsivo ha riscosso particolari consensi ed acceso vari dibattiti per l’attualità dell’argomento e per i molteplici risvolti clinico-terapeutici ed anche su tale argomento vi sono stati significativi contributi scientifici. Con la speranza che il volume oltre che per la valenza scientifica faccia ben ricordare l’esperienza del soggiorno a Catania con una maggiore conoscenza del suo Etna e del suo barocco. Cordialmente Roberto Biondi 3 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Abbreviazioni Abbreviazioni generiche Anni aa Autori AA Crisi tonico-cloniche generalizzate CTCG Destra dx Dipartimento d’emergenza e accettazione DEA Due volte al giorno (bis in die) b.i.d. Elettroencefalogramma EEG Epilessia a tipo di mioclonie palpebrali con assenze EMA Epilessia benigna con punte centro temporali BECTS Epilessia con punte-onda continue durante il sonno lento ESES Epilessia del lobo frontale ELF Epilessia del lobo temporale ELT Epilessia mioclonica giovanile EMG Esame obiettivo neurologico EON Farmaci antiepilettici FAE Femmina F Figura Fig. Iperpnea HPN Maschio M Mesi m Paralisi cerebrale infantile PCI Paziente pz Per via endovenosa ev Piccolo male assenza PMA Polipunte-onda PPO Pronto soccorso PS Punta/punte-onda PO Punte/punta P Quoziente Intellettivo QI Risonanza magnetica RM Scariche epilettiformi periodiche lateralizzate PLEDs Sclerosi multipla SM Sindrome S. Sinistra sx Sistema sanitario nazionale SSN Spasmi infantili SI Stato di punta onda continua nel sonno POCS Stato epilettico SE Stato epilettico convulsivo SEC Stato epilettico non convulsivo SENC Stimolazione Luminosa Intermittente SLI Tabella Tab. Tomografia computerizzata TC Tomografia computerizzata ad emissione di fotoni singoli SPECT Tomografia computerizzata ad emissione di positroni PET Tre volte al giorno (ter in die) t.i.d. Unità di terapia intensiva UTI Abbreviazioni terapie anti-epilettiche ACTH ACTH o altri cortisonici AZM Acetazolamide BDZ Benzodiazepine CBZ Carbamazepina CLB Clobazam CZP Clonazepam DZP Diazepam ESM Etosuccimide FLB Felbamato GBP Gabapentin GVGVigabatrin LEV Levetiracetam LTG Lamotrigina NZP Nitrazepam OXC Oxcarbazepina PB Fenobarbital PHT Fenitoina PRG Pregabalin PRM Primidone TGB Tiagabina TPM Topiramato VPAValproato ZNS Zonisamide 4 Indice Atti del 34° Congresso Nazionale Comunicazioni orali CLINICA ADULTI L’esperienza emozionale in pazienti con epilessia temporale mesiale Emotional experience in mesial temporal lobe epilepsy patients 11 A. Bonora, F. Benuzzi, S. Tocchini, G. Monti, L. Mirandola, M. Pugnaghi, P. Nichelli, S. Meletti Sudep: la familiarità per cardiopatia è un fattore predittivo? SUDEP: is family history of cardiopathy predictive? 14 G. Pontrelli, T. Francavilla, P. Striano, M. Ladogana, N. Pietrafusa, G. Boero, C. A. Tassinari, P. Lamberti, A. La Neve Morte improvvisa per infarto miocardico dopo crisi epilettica in paziente con encefalite limbica: risultati autoptici Sudep after epileptic seizure in limbic encephalitis caused by acute myocardial ischemia: autopsy results 18 R. Rizzi, R. Zucco, A. Bernardi, E. Ghidoni, N. Marcello, G. De Berti, M. Ragazzi, G. Gardini, P. Parchi Variante atonica del mioclono di Fejerman: una rara forma di MPNE pericolosamente inquadrata come epilessia Atonia or negative myoclonus: a rare nonepileptic paroxysmal motor movement dangerously diagnosed as epilepsy 24 B. Frassine, F. Beccaria, S. Cagdas, A. Montagnini, C. Peruzzi, G. Capovilla Esiti a lungo termine dell’epilessia assenze con esordio nei primi tre anni di vita Long term outcome of early onset absence epilepsy 26 S. Matricardi, C. Olivieri, A. Verrotti, S. Agostinelli, G. Coppola, P. Parisi, S. Grosso, A. Spalice, N. Zamponi, E. Franzoni, P. Iannetti, F. Chiarelli, P. Curatolo Esordio di crisi epilettiche in soggetto con deficit di succinico semialdeide deidrogenasi: evoluzione naturale della malattia o effetto di un’encefalopatia acuta? Seizures’ onset in patient with succinic – semialdehyde dehydrogenase deficiency: natural history of disease or effect of acute encephalopaty? 30 E. Vanadia, R. Pitino, P. Glorioso, E. Trapolino, D. Buffa, F. Vanadia Livello di occupazione lavorativa in pazienti affetti da epilessia seguiti presso un centro di terzo livello Employment rate in patients with epilepsy followed by a tertiary epilepsy centre G. Boero, G. Pontrelli, T. Francavilla, M. Ladogana, N. Pietrafusa, V. Durante V., P. Lamberti, M. Bitetto, P. Mogavero, A. Di Gennaro, A. La Neve 5 35 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Movimenti periodici agli arti inferiori durante sonno (PLMs) ed epilessia: associazione o comorbidità? Periodic Leg Movements During Sleep (PLMs)and Epilepsy: association or comorbidity? 38 I. Pappalardo, V. Sofia, G. Vitale, P. Magnano San Lio, V. Lingenti, L. Giuliano, C. Sueri, M. Zappia Diagnosi differenziale degli episodi notturni di sonnambulismo “complesso” Differential diagnosis of “complex” sleep walking episodes 43 R. Silvestri, I. Aricò, L. Campolo, G. Mento Poster LO STATO EPILETTICO NON CONVULSIVO (SENC) Possibile correlazione tra l’età d’esordio e lo stato di male autonomico nella sindrome di Panayiotopoulos: studio retrospettivo su una casistica di 36 pazienti Possible correlation between the age of onset and the autonomic condition of illness in the Panayiotopoulos syndrome: a retrospective study of 36 patients’ case histories 49 M.E. Piras, G. Nieddu, B. Salis, D.M. Simula, G. Luzzu, M. Tondi, S. Casellato Sindrome di Landau-Kleffner: evoluzione clinica e neuropsicologica di due casi ad insorgenza in età scolare Landau-kleffner syndrome: clinical and neuropsychological description of two cases with onset in school age 53 G.Prato, M.M. Mancardi, F. Battaglia, M.S. Vari, P. Striano, M. Pezzella, E. Veneselli, M.G. Baglietto Stato non convulsivo focale in bambina affetta da epilessia temporale 56 e disturbi psicocomportamentali Non convulsive status epilepticus in a child with temporal lobe epilepsy and psychiatric disorders N. Zanotta, R. Epifanio, C. Zucca Severa epilessia farmaco-resistente con crisi prolungate in paziente con duplicazione in 14q12 Severe drug resistant epilepsy with prolonged seizures in a patient with duplication in 14q12 58 F. Deleo, G. Didato, G. Battaglia, R. Spreafico, F. Villani Stato di male non convulsivo in paziente con crisi fotosensitive autoindotte ed encefalopatia epilettica Nonconvulsive status epilepticus in a patient with self-induced seizures and epileptic encephalopathy 61 L. Paziente, F. Caramella, A. D’Alia, F. Consolo, G. Santangelo, D. Pandolfo, F. Vanadia Crisi epilettiche focali non convulsive di lunga durata durante disassuefazione farmacologica per dipendenza cronica da BDZ Focal non-convulsive seizures during detoxification for benzodiazepine abuse 64 F. Brigo, A. Albiero, M. Storti, F. Lugoboni, A. Fiaschi, L.G. Bongiovanni l’EEG nello stato epilettico non convulsivo in unità di terapia intensiva Eeg in nonconvulsive status epilepticus on the intensive care unit G. De Maria, G. Perone, B. Guarneri, L. Antonini 6 67 INDICE SIRPIDs (Stimulus-Induced Rhythmic, Periodic, or Ictal Discharges): un pattern EEG controverso. Descrizione di un caso SIRPIDs (Stimulus-Induced Rhythmic, Periodic, or Ictal Discharges): a controversial EEG pattern. A case report 71 E. Fallica, C. Tamborino, V. Govoni, E. Cesnik, F. Preda, A. Pacia, VC. Monetti Stato di male epilettico non convulsivo sintomatico di encefalopatia posteriore reversibile Non convulsive status epilepcticus symptomatic of posterior reversible encephalopathy syndrome 76 A. La Licata, F. Pizzo, B. Chiocchetti, F. Pescini, D. Gadda, E. Rosati, M. Paganini Epilessie farmaco-resistenti in pazienti con prima crisi in adolescenza o in età adulta: uno studio prospettico di coorte Drug-resistant epilepsy after a first unprovoked seizure in adolescence and adulthood: a prospective cohort study 79 G. Monti, G. Giovannini, M. Pugnaghi, L. Mirandola, P. Nichelli, S. Meletti Stato di male non convulsivo a ricorrenza settimanale: caso clinico Weekly recurring non convulsive status epilepticus: a clinical case 82 L. Giuliano, V. Sofia, P. Magnano San Lio, V. Lingenti, A. Garifoli, A. Di Stefano, R. Biondi, M. Zappia Afasia prolungata: descrizione di un caso clinico Prolonged aphasia: a case report 86 F. Pizzo, E. Rosati, B. Chiocchetti, A. La Licata, M. Moretti, S. Chiti, F. Pescini, M. Paganini L’emicrania come unico sintomo di uno stato di male epilettico non convulsivo Migraine as symptom of nonconvulsive status epilepticus 90 V. Belcastro, P. Striano, M. Arnaboldi, K. Parpaiola, P. Parisi CLINICA ADULTI Crisi epilettiche e psicosi indotte dall’associazione di gamma-idrossibutirrato (GHB) ed acido valproico Gamma-hydroxybutyric acid - induced psychosis and seizures 92 M. Saladini, V. Manfioli, A. Cagnin Cardiomiopatia Takotsubo indotta da crisi epilettica. Descrizione di un caso Takotsubo cardiomyopathy induced by partial seizure. Case report 95 P. Benna, E. Montalenti, R. Colonna Epilessia generalizzata sintomatica in due fratelli con fenotipo Bardet-Biedl-like Symptomatic generalized epilepsy in two brothers with phenotype Bardet-Biedl syndrome-like 97 C. Ciampa, A. Coppola, L. Del Gaudio, L. Santulli, M. Pezzella, F. Zara, P. Striano, S. Striano Peri-ictal drinking water: descrizione di due casi Peri-ictal drinking water: description of two cases 101 V. Durante, A. La Neve, T. Francavilla, G. Pontrelli, N. Pietrafusa, S. Internò, A. Tinelli, M. Prontera, V. Internò, G. Boero Caratteristiche neuropsichiatriche dei pazienti con crisi autoindotte da stimoli visivi Neuropsychiatric features in patients withvisually self-induced seizures A.M. Bonanni, L. Nunziata, A. Mittica, M. Brinciotti, M. Matricardi 7 104 INDICE La gestione delle emozioni dei soggetti con epilessia The emotions management of patients with epilepsy 107 G. Gangemi, L. Messina, I. Pappalardo, C. Sueri, L. Giuliano, A. Garifoli, G. Lo Castro, V. Sofia Conoscenza, false credenze e pregiudizi riguardo l’epilessia 110 in un campione di popolazione giovanile Knowledge, misconceptions and prejudices concerning epilepsy in a high school students sample S.Tonini, P.G. Garofalo, C. Durisotti, E. Marotti Alterazioni parossistiche EEG e disturbo misto del linguaggio. Descrizione di un caso clinico 119 EEG Paroxysmal alterations and mixed speech and language disorder. Description of a clinical case C. Impallomeni, A. Saporito, G. Burrascano, A. Guarnera, N. Alosi, M.G. Figura, G. Tortorella Studio video-poligrafico nella sindrome delle assenze con mioclonie periorali Ictal video-polygraphic features of perioral myoclonia with absences 122 M. Trivisano, G. d’Orsi, M.G. Pascarella, E. Carapelle, R. Grasso, V. Demaio, L.M. Specchio Studio pilota “placebo-controlled” e “cross-over” per valutare sicurezza ed efficacia della alfa-lattoalbumina in pazienti con mioclono cronico A pilot randomized, double-blind, placebo-controlled, cross-over trial of the whey protein alfa-lactoalbumin in chronic cortical myoclonus 125 M. Pezzella, L. Errichiello, L. Santulli, G. Giudizioso, A. Ferrari, G. Prato, S. Vari, M. M. Mancardi, M.G. Baglietto, S. Striano, P. Mainardi, P. Striano Efficacia delle lenti Z1 blu cobalto sulla risposta fotoparossistica di 3° e 4° grado: casistica di 66 pazienti Efficacy of the cobalt blue Z1 lenses on the 3rd and 4th grade photoparoxysmal response: case study of 66 patients 128 G. Nieddu, M.E. Piras, B. Salis, D.M. Simula, G. Luzzu, M. Tondi, S. Casellato Sindromi epilettiche e crisi riflesse da stimoli visivi Epileptic syndromes and visually induced reflex seizures 133 L. Nunziata, A. M. Bonanni, M. Brinciotti, A. Mittica, M. Matricardi Ciliopatia come ipotesi etiopatogenetica di “lissencefalia”: descrizione di un caso clinico Ciliopathy as etiopathogenetic hypothesis of “lissencephaly”: description of a clinical case 137 B. Salis, M.E. Piras, G. Nieddu, D.M. Simula, M. Pezzella, P. Striano, M.Tondi, S. Casellato Assenze tipiche e crisi focali: un continuum? Un caso di epilessia-assenza associata a crisi parziali semplici Typical absence seizures and focal seizures: a continuum? A case of childhood absence epilepsy associated with simple partial seizures 142 D. Serino, G. Mazzotta Malrotazione dell’ippocampo: presentazione di un caso di difficile inquadramento Hippocampal malrotation (HIMAL): presentation of an unclear case L. Siri, A. Cohen, P. Tortori Donati, R. Gaggero 8 145 INDICE Difficoltà di inquadramento sindromico di una epilessia focale non sintomatica con punte-onda occipitali Non symptomatic focal epilepsy with occipital spikes and waves: troubles in syndromic classification 149 S. Conti, M. Santucci, A. Posar, L. Alvisi, P. Tinuper Epilessia parziale sintomatica e patologia vascolare acuta: descrizione di una casistica in età pediatrica Partial symptomatic epilepsy and acute vascular disease: a pediatric series 154 R.Vittorini, C. Davico, F. Torta, M. Valerio, E. Rainò, B. Bassi, M. Agostini, P. Saracco, G. Capizzi GENETICA - MDB - MALFORMAZIONI - NEUROFISIOLOGIA - SONNO Encefalopatia epilettica da duplicazione 17p11.2: due pazienti con variante della sindrome di Potocki-Lupski o una nuova entità sindromica? Epileptic encephalopathy with 17p11.2 duplication: two patients with a variant of Potocki-Lupski syndrome or a new clinical entity? 160 M. Asunis, A. Nucaro, F. Madeddu, M. C. Serci, C. Cianchetti, D. Pruna Sindrome da delezione del 22q13.3: un caso associato ad epilessia farmacoresistente 22q13.3 deletion syndrome: a case with severe phenotype and drug-resistant epilepsy 164 S. Cappanera, C. Passamonti, E. Cesaroni, N. Zamponi Soglia epilettogena e leptina nei ratti Wistar in dieta chetogena Seizure threshold and leptin in Wistar rats in the ketogenic diet 166 A. D’Aniello, D. Fortunato, T. Messana, C.D. Rippa, A. Pascotto, G. Coppola “Tripla corteccia” e agenesia del corpo calloso associate a delezione del cromosoma Xq22.3 “Triple cortex” and corpus callosum agenesis associated with a deletion on chromosome Xq22.3 171 J. Galli, L. Pinelli, P. Accorsi, P. Finelli, A. Tiberti, L. Tassi, L. Giordano Epilessia generalizzata idiopatica con stati di male mioclonici palpebrali e duplicazione 7q31 coinvolgente kcnd2 Idiopathic generalized epilepsy with eyelid myoclonic status and 7q31 duplication involving kcnd2 gene 173 L. Santulli, A. Coppola, M. Pezzella, R. Paravidino, L. Del Gaudio, C. Ciampa, S. Striano, F. Zara, P. Striano Cromosoma 17 ad anello ed epilessia: report di due fratelli con fenotipo clinico discordante Ring chromosome 17 and epilepsy: report of two brothers with different fenotype 176 C. Serpino, T. Francavilla, A. La Neve, M. Pezzella, N. Pietrafusa, V. Durante, G. Pontrelli, T. Lisi, M. Ladogana, P. Lamberti, G. Boero, P. Striano Mutazione gene ATRX causa di ritardo mentale ed epilessia? Descrizione di due fratelli 179 Is ATRX gene mutation a cause of mental retardation and epilepsy? Description of two brothers M.S. Vari, M.M. Mancardi, S. Janis, G. Prato, M. Di Rocco, M. Viri, E. Veneselli, A. Consales, F. Zara, M. Pezzella, P. Striano, M.G. Baglietto 9 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Analisi computerizzata dell’Eeg in pazienti affetti da epilessia correlata a neoplasia cerebrale in terapia in add-on con lacosamide: valutazione preliminare Quantitative Eeg in patients with brain tumor-related epilepsy treated with lacosamideas add-on: preliminary data 181 M. Maschio, M. Mingoia, L. Dinapoli, G. Petreri, F. Sperati, P. Muti Disturbi respiratori nel sonno in pazienti pediatrici con encefalopatie epilettiche catastrofiche Sleep-related breathing disorders in children with catastrophic epileptic encephalopathy 183 T. Messana, A.M. Gaeta, G. Fiorentino, A. D’Aniello, R.Santalucia, A. Torino, A. Montesanto, A. Verrotti, G. Coppola Ruolo dell’EEG pre- e postprandiale nella diagnosi di Glut 1-ds The role of pre and post prandial EEG recordings in diagnosing Glut 1-ds 186 C. Sueri, V. Sofia, I. Pappalardo, P. Magnano San Lio, S. Lo Fermo, C. Giliberto, R. Barone, M. Zappia Disfunzioni sessuali, farmaci antiepilettici e profilo ormonale sierico negli uomini affetti da epilessia Sexual disfunctions, antiepileptic drugs, blood hormonal profile in epileptic men 190 L. Urso, L. Zummo, D. Urso, C. Pavone, O. Daniele TERAPIA FARMACOLOGICA Lacosamide come antiepilettico in add-on in pazienti affetti 195 da epilessia secondaria a tumore cerebrale Add-on lacosamide in brain tumor-related epilepsy. Preliminary report: efficacy and tolerability L. Dinapoli, M. Maschio, M. Mingoia, F. Sperati, A. Fabi, A. Pace, Petreri G, P. Muti Lacosamide: tollerabilità ed efficacia nelle prime esperienze di utilizzo nella pratica clinica Lacosamide: tolerability and efficacy in early experiences of use in clinical practice 198 M.S. Ferrara, G. d’Orsi, M. Trivisano, M.G. Pascarella, E. Carapelle, R. Grasso, L. M. Specchio Efficacia e tollerabilità a lungo termine della Rufinamide nelle encefalopatie epilettiche Safety and efficacy of Rufinamide in patients with epileptic encephalopathy and long-term follow-up 202 F. Madeddu, M. Asunis, M. Celeste Serci, S. Cossu, D. Pruna La dieta a basso indice glicemico (LGIT) in bambini e adolescenti con epilessia farmaco-resistente: prima esperienza italiana Low glycemic index diet (LGIT) in children and young adults with refractory epilepsy: first Italian experience 205 C.D. Rippa, A. D’Aniello, F. Di Pasquale, D. Fortunato, F. Operto, A. Pascotto, G. Coppola Lacosamide orale in un caso di stato di male afasico con punta-onda continua dell’adulto Oral Lacosamide as treatment option in a case of aphasic status epilepticus with continuous spike-and-wave discharges of the adult L. Mirandola, G. Monti, A. Bonora, M. Pugnaghi, F. Benuzzi, G. Vinceti, M. Zucchelli, P. Nichelli, S. Meletti 10 208 L’esperienza emozionale in pazienti con epilessia temporale mesiale Emotional experience in mesial temporal lobe epilepsy patients A. Bonora, F. Benuzzi, S. Tocchini, G. Monti, L. Mirandola, M. Pugnaghi, P. Nichelli, S. Meletti Dipartimento Integrato di Neuroscienze, Università di Modena e Reggio Emilia, Modena Summary emotion and emotional prosody recognition tasks, whereas no correlation was found between subjective measures of fear, anger, disgust and the recognition of these emotions in the visual and auditory domain. These preliminary data suggest the existence of a supramodal system for recognizing fundamental emotions and that the neuronal systems involved in the recognition of the visual and prosodic expression of emotion may not be necessary for the subjective experience. Defective social abilities have been observed in patients with Mesial Temporal Lobe Epilepsy and Hippocampal Sclerosis (MTLE), particularly in facial expression recognition of negative emotions1-3.The aim of this study was to test the existence of a supramodal system for recognizing signals of fundamental emotions and whether these abilities are linked to the experience of the same emotions. A group of MTLE patients has performed two different tasks: 1) emotions recognition from facial expressions and prosody of five basic emotions (happiness, fear, disgust, anger and sadness); 2) evaluation of subjective experience of emotions of fear, anger and disgust. The results show a significant correlation between facial Key words: temporal lobe epilepsy and hippocampal sclerosis, basic emotion, facial expression, prosody, emotional experience. Introduzione differenti rispetto a quelli implicati nell’esperienza soggettiva delle emozioni. L’Epilessia Temporo-Mesiale (ETM) con Sclerosi Ippocampale può essere associata a significative alterazioni delle abilità di riconoscimento delle emozioni, sia quando esse siano comunicate attraverso l’espressione facciale1,2 che attraverso la prosodia3. Data l’esiguità di dati disponibili in letteratura che descrivano l’esperienza emozionale in questi pazienti, il presente lavoro ha lo scopo di valutare in un gruppo di pazienti con ETM se le abilità di riconoscimento delle emozioni abbiano substrati neuroanatomici Materiali e metodi Lo studio è stato condotto su due campioni di soggetti: 35 pazienti (13 maschi e 22 femmine) affetti da Epilessia Temporale Mesiale (di cui 31 con Sclerosi Ippocampale) ed un gruppo di controllo costituito da 16 soggetti (7 maschi e 9 femmine) privi di patologie neurologiche o psichiatriche. L’età media dei pazienti era di 47 anni (± 12 11 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 PAURA 140 120 IP-F 100 80 R2 = 0,002 60 40 20 0 10 20 30 40 50 60 70 90 80 100 % Riconoscimento Fig. 1 - Correlazione tra la percentuale di corretto riconoscimento della paura (sia dall’espressione facciale che dalla prosodia) e le risposte date dai soggetti all’Inventario delle Paure. DISGUSTO 100 DS-R 80 60 40 R2 = 0,1367 20 0 20 30 40 50 60 70 90 80 100 % Riconoscimento Fig. 2 - Correlazione tra la percentuale di corretto riconoscimento del disgusto (sia dall’espressione facciale che dalla prosodia) e le risposte date dai soggetti al Disgust Sensitivity Scale-Revised. RABBIA 100 NAI 80 60 40 R2 = 0,0278 20 0 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 % Riconoscimento Fig. 3 - Correlazione tra la percentuale di corretto riconoscimento della paura (sia dall’espressione facciale che dalla prosodia) e le risposte date dai soggetti al Novaco Anger Inventory 12 L’ESPERIENZA EMOZIONALE IN PAZIENTI CON EPILESSIA TEMPORALE MESIALE Infine, abbiamo analizzato la correlazione tra il punteggio QOLIE-31 e l’esperienza soggettiva di rabbia, paura e disgusto. d.s.), mentre quella dei soggetti di controllo era di 51 anni (±6 d.s.); la scolarità media dei pazienti era di 9 anni (± 3 d.s.), mentre quella dei soggetti di controllo di 8 anni (±1 d.s.). Ai soggetti sono stati somministrati test di controllo (il Beck Depression Inventory ed il Maudsley Obssessive Compulsive Questionnaire) al fine di escludere una sintomatologia psichiatrica, responsabile secondo dati di letteratura di un’alterazione nel riconoscimento delle espressioni di tristezza e del disgusto. I soggetti sono quindi stati sottoposti a due compiti di riconoscimento delle emozioni: dalle espressioni facciali e dalla prosodia emozionale. Al soggetto era richiesto di riconoscere l’emozione, comunicata dal volto o dalla prosodia, scegliendo tra cinque etichette verbali che rappresentavano le cinque emozioni di base (felicità, tristezza, rabbia, paura, disgusto). È stata inoltre indagata l’esperienza emozionale di tre emozioni di base (paura disgusto e rabbia) attraverso la compilazione di questionari auto-somministrati specifici per ognuna delle tre emozioni indagate: rispettivamente l’Inventario delle Paure versione ridotta4, la Disgust Sensitivity Scale-Revised5 ed il Novaco Anger Inventory6. Infine, ai soggetti è stato chiesto di compilare un questionario di valutazione del benessere soggettivo e psicosociale (Quality of Life in Epilepsy-31, versione 1.0). È stato quindi calcolato il punteggio di corretto riconoscimento di ciascuna categoria emozionale nella modalità visiva ed uditiva nelle prove di riconoscimento. In seguito, la performance di riconoscimento di ogni emozione è stata correlata (Rho di Spearman) con il punteggio ottenuto alla scala che indaga l’esperienza della medesima emozione (ex: riconoscimento della paura ed esperienza soggettiva della paura). Risultati I dati confermano nei pazienti la presenza di un deficit di riconoscimento delle emozioni negative sia dall’espressione facciale che dalla prosodia ed una forte correlazione tra le percentuali di corretto riconoscimento ottenute ai due compiti (Rho Spearman p<0,05). Nessuna delle correlazioni calcolate tra la performance di corretto riconoscimento delle emozioni ed i punteggi relativi l’esperienza emozionale è risultata significativa (Fig. 1-3). Al contrario, è risultata significativa la correlazione tra la valutazione soggettiva della qualità di vita e l’esperienza emozionale di paura (p<0,05). Conclusioni I risultati di questo studio hanno mostrato che in un gruppo di pazienti con Epilessia Temporale Mesiale e Sclerosi Ippocampale è presente una forte correlazione tra le abilità di riconoscimento delle emozioni dall’espressione del volto e dalla prosodia (modalità visiva e uditiva).Tuttavia, non è evidente alcuna correlazione con l’esperienza soggettiva delle emozioni di paura, rabbia e disgusto ed il loro riconoscimento. Questi dati preliminari suggeriscono: 1) l’esistenza di un sistema sopramodale per il riconoscimento delle emozioni negative fondamentali; 2) che i sistemi neuronali coinvolti nel riconoscimento delle emozioni dall’espressione facciale e dalla prosodia potrebbero non essere responsabili dell'esperienza soggettiva delle emozioni. BIBLIOGRAFIA and voices in medial temporal lobe epilepsy. Epilepsy Behav 20 (4): 648-54, 2011. 1 Meletti S, Benuzzi F, Rubboli G, et al. Impaired facial emotion recognition in early-onset right mesial temporal lobe epilepsy. Neurology 60: 426-431, 2003. 4 Sanavio E, Bertolotti G, Michelin P, et al. CBA 2.0 Scale Primarie O.S. Organizzazioni Speciali Firenze, 1986. 2 Meletti S, Benuzzi F, Cantalupo G, et al. Facial emotion recognition impairment in chronic temporal lobe epilepsy. Epilepsia 50:1547-1559, 2009. 5 Haidt, McCauley, Rozin. The Disgust Scale Revised , modified by Olatunji et al., 2007. 3 Bonora A, Benuzzi F, Monti G et al. Recongnition of emotion from faces 6 Novaco RW. Anger Control. Lexingtong, MA: Health,1975. 13 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 SUDEP: la familiarità per cardiopatia aritmogena è un fattore predittivo? SUDEP: is family history of arrhythmogenic cardiopathy predictive? G. Pontrelli1, T. Francavilla1, P. Striano4, M. Ladogana1, N. Pietrafusa1, G. Boero2, C. A. Tassinari3, P. Lamberti1, A. La Neve1 1 Centro per l’Epilessia, Clinica Neurologica Amaducci, Università di Bari; 2S.C. di Neurologia, Ospedale SS. Annunziata,Taranto; Clinica Neurologica, Ospedale Bellaria, Università di Bologna; 4Dipartimento di neuroscienze, Istituto G. Gaslini, Genova 3 Summary tients had a family history of SD and/or SUDEP. We identified a control group of 40 epileptic patients without family history of SD or SUDEP matched by sex, age and epileptic syndrome.We analyzed clinical and demographic features and family history of arrhythmogenic cardiopathy in both groups. Sudden unexpected death in epilepsy (SUDEP) is the most common cause of death directly epilepsy-related. The existence of a large number of triggering factors contrasts with the relatively low SUDEP incidence, suggesting predisposing individual factors, eg., genetic ones. We wanted to investigate clinical markers predisposing to SUDEP. We evaluated family history of sudden death (SD) and SUDEP in 671 consecutive outpatients using a questionnaire created by ourself. 20/671 (2.9%) pa- Key words: sudden death, sudden unexpected death in epilepsy (SUDEP), questionnaire study, genetics Introduzione L’incidenza riportata della SUDEP è diversa in rapporto al tipo di popolazione studiata, variando dal 0,35 casi/1000/ anno nei pazienti con epilessia di nuova insorgenza e nei pazienti in remissione, al 3-9/1000/anno nei pazienti con epilessia cronica e refrattaria4. È la principale causa di morte direttamente correlata all’epilessia3. Il più importante fattore di rischio sembrerebbe essere l’elevata frequenza di crisi, particolarmente crisi t-c generalizzate, suggerendo che la SUDEP è un evento crisi-correlato5. I dati più recenti suggeriscono che i meccanismi coinvolti sarebbero di tipo cardiaco e respiratorio6-11. L’esistenza di un elevato numero di fattori precipitanti contrasta con l’incidenza relativamente bassa di SUDEP La SUDEP è definita come morte improvvisa, inaspettata, in paziente con Epilessia (E), non traumatica e non dovuta ad annegamento, che si determini con o senza la presenza di testimoni, con o senza l’evidenza di una crisi epilettica, non dovuta a stato di male epilettico e in cui il riscontro autoptico non evidenzia alterazioni strutturali o tossicologiche responsabili della morte1, 2. La SUDEP è classificata in: 1. Definita (con riscontro autoptico); 2. Probabile (senza riscontro autoptico); 3. Possibile (senza riscontro autoptico e con limitate informazioni sulle circostanze e presenza di un’altra spiegazione plausibile per la morte)3. 14 SUDEP: LA FAMILIARITÀ PER CARDIOPATIA È UN FATTORE PREDITTIVO? controlli dello stesso sesso, età e sindrome epilettica afferiti nello stesso mese al centro. Di ogni caso e controllo sono state raccolte le caratteristiche demografiche e cliniche. I casi e i controlli sono stati inoltre indagati sulla familiarità di primo grado per cardiopatia aritmogena, e se avessero o non avessero avuto familiari portatori di device cardiaci quali defibrillatore o pace-maker. L’analisi statistica è stata effettuata mediante software SPSS 6.0 per windows. Sono stati utilizzati i test t Student per campioni indipendenti e chi quadro; il livello di significatività stabilito è 0.05. suggerendo la presenza di fattori predisponenti individuali, ad es., su base genetica12. In particolare recenti studi hanno ipotizzato la possibilità che una canalopatia comune possa essere alla base sia della malattia cardiaca sia dell’epilessia e quindi potrebbe contribuire alla maggiore incidenza di SUDEP attraverso una aritmia cardiaca letale 13. Una storia familiare positiva è considerata un fattore di rischio di morte improvvisa (MI) e numerosi autori hanno suggerito uno screening cardiologico predefinito in familiari di persone decedute di MI14, 15. Obiettivo del nostro studio è l’identificazione dei markers clinici di predisposizione alla SUDEP, comprendendo anche la familiarità per MI/SUDEP e per cardiopatie aritmogene. Risultati Sono stati sottoposti a screening 671 pazienti, 20 (2,9%) dei quali presentavano familiarità di I grado per MI e/o SUDEP Definita o Probabile; uno dei casi è anche portatore di sindrome del QT lungo. 4/20 (20%) dei casi avevano una familiarità per SUDEP, 16/20 (80%) per MI, 3/20 (15%) sia per MI sia per SUDEP. L’età al momento dei decessi era 37,9 ± 21,7 (0-77) anni. Il gruppo di controllo risulta costituito da 40 pazienti. Tutti i casi sono stati sottoposti a prelievo venoso per la ricerca di difetti genetici a carico dei canali ionici cardiaci potenzialmente responsabili di una suscettibilità genetica alla SUDEP (analisi in corso). Le caratteristiche cliniche e demografiche del nostro campione sono riportate nella Tabella 1. Dopo analisi statistica non è emersa alcuna differenza statisticamente significativa tra i due gruppi in relazione a: familiarità per Epilessia (2 0.850) e Convulsioni Febbrili (2 0.186); ricorrenza delle crisi in sonno (2 0.509), veglia (2 0.232) e sonno/veglia (2 0.375); storia di farmacoresistenza (2 0.134); storia di remissione per due anni iniziale (2 0.653) o terminale (2 0.679); assenza di storia di remissione (2 1); età media di esordio (t 0.902) e durata media (t 0.933) dell’Epilessia. L’unico parametro per il quale si è ottenuto un trend positivo (2 0.067) tra i due gruppi è la più alta ricorrenza di una familiarità di I grado per cardiopatie aritmogene nei casi rispetto ai controlli (Fig. 1). Materiali e metodi Studio prospettico nel quale sono stati reclutati tutti i pazienti consecutivamente afferiti dal 1 Febbraio al 31 Dicembre 2010 presso il Centro per le Epilessie dell’Università di Bari con diagnosi confermata di epilessia. Sono stati esclusi i pazienti con diagnosi di crisi sintomatiche acute, prima crisi epilettica non provocata e quelli con diagnosi dubbia. Tutti i pazienti sono stati sottoposti alla domanda standard se avessero un familiare, affetto o meno da epilessia, deceduto per MI/SUDEP, definita come morte improvvisa e inaspettata, con o senza testimone, non legata a trauma o annegamento, avvenuta in condizioni di buona salute e in circostanze non pericolose. I pazienti che rispondevano affermativamente alla domanda erano sottoposti a un questionario strutturato a risposte chiuse da noi ideato, in parte riferendoci al questionario utilizzato dalla SIDS Family Association giapponese16, riguardante fattori clinici, strumentali e demografici. In rapporto al tipo di risposte si poneva o meno la diagnosi di MI o SUDEP. In rapporto alla disponibilità del riscontro autoptico e alle informazioni disponibili si classificava l’evento in Definito, Probabile o Possibile. La MI è stata classificata secondo gli stessi criteri della SUDEP. Sono stati selezionati solo pazienti con familiarità di I grado per MI e/o SUDEP Definita o Probabile (casi); ciascun caso è stato matchato con un rapporto 1:2 con 15 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Discussione e conclusioni ricavato da intervista semistrutturata sottoposta a familiari fra cui anche coniugi/conviventi e quindi a persone potenzialmente con una non completa informazione sulla storia clinica della famiglia in questione17,18. Infine seppur con le limitazioni dell’esiguità del campione, il nostro studio suggerisce di approfondire l’eventuale ruolo del background genetico (familiarità per cardiopatia) nella predisposizione alla SUDEP. Il nostro studio vuole sottolineare l’importanza di uno strumento di facile e relativamente rapida utilizzazione, il questionario da noi ideato, nell’identificare la familiarità per SUDEP/MI e per poterne effettuare una giusta classificazione. L’uso di tale strumento con rigore metodologico (pazienti consecutivamente screenati) potrebbe inoltre fornire dati di tipo epidemiologico sulla familiarità per SUDEP/MI nei pazienti con Epilessia che allo stato attuale non sono disponibili. Solo due studi infatti hanno cercato di valutare la storia familiare di MI di pazienti deceduti per SUDEP ma si tratta di indagini retrospettive; in uno dei due il dato era Sesso Età (anni) Familiarità E Familiarità CF Sindrome Epilettica: EGI EFC EFL Età esordio E (anni) Durata Malattia (anni) Tipo crisi: PE PC PSG Assenze Mioclonie t-c generalizzate Ricorrenza crisi: Sonno Veglia Sonno/veglia Familiarità Sudep Familiarità MI Familiarità cardiopatia aritmogena Diagnosi personale di cardiopatia CASI (N.20) CONTROLLI (N. 40) F 15 / M 5 37,6±18 (7 - 70) 7 (35%) 3 (15%) F 29 / M 11 38,1±17,6 (7 - 72) 15 (37,5%) 2 (5%) 1 (5%) 14 (70%) 5 (25%) 20,9±17,9 (2 - 67) 17,1±15,8 (1 - 44) 2 (5%) 32 (80%) 6 (15%) 21,5+18,5 (0 - 69) 17,4±14,8 (1 - 45) 3 11 13 0 0 1 (15%) (55%) (65%) (0%) (0%) (5%) 1 (5%) 16 (80%) 3 (15%) 4 (20%) 19 (95%) 3 (15%) 1 (5%) 8 26 33 2 1 1 (40%) (65%) (82,5%) (5%) (2,5%) (2,5%) 4 (10%) 26 (65%) 10 (25%) 0 0 1 (2,5%) 1 (2,5%) Tab. 1 - Caratteristiche demografiche e cliniche dei casi e dei controlli 16 SUDEP: LA FAMILIARITÀ PER CARDIOPATIA È UN FATTORE PREDITTIVO? 50 40 FamArit - SI FamArit - NO x2 0,067 30 20 10 0 Casi Controlli Fig. 1 - Familiarità per cardiopatia aritmogena BIBLIOGRAFIA 10 Batemen LM, Li C-S, Seyal M. Ictal hypoxemia in localization-related epilepsy: analysis of incidence, severity and risk factors. Brain, 131(12): 3239–3245, 2008. 1 Nashef L. Sudden unexpected death in epilepsy: terminology and definition. Epilepsia, 38 (Suppl. 11), S6-S8, 1997. 2 Annegers JF. United States perspective on definitions and classifications. Epilepsia, 38 (Suppl), S9-S12, 1997. 11 Richerson GB, Buchanan G. The serotonin axis: Shared mechanism in seizures, depression, and SUDEP. Epilepsia, 52 (Suppl.1): 28-38, 2011. 3 Surges R, Thijs RD, Tan L and Sander JW. Sudden unexpected death in epilepsy: risk factors and potential pathomechanisms. Nat. Rev. Neurol, 5: 492-504, 2009. 12 Nashef L, Hindocha N, Makoff A. Factors in Sudden Death in Epilepsy (SUDEP): The quest for mechanisms. Epilepsia, 48 (5): 859-871, 2007. 4 Tomson T, Nashef L, Ryvlin P. Sudden unexpected death in epiplepy: current knowledge and future directions. The Lancet Neurol, 22: 1-11, 2008. 13 Ney Maromi, Hays R. 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Pathologic cardiac repolarization in pharmacoresistant epilepsy and its potential role in sudden unexpected death in epilepsy: A case-control study. Epilepsia, 51(2): 233-242, 2011. 17 Nashef L, Garner S, Sander JWA et al. Circumstances of death in sudden death in epilepsy: interviews of bereaved relatives. J Neurol Neurosurg Psychatry, 64: 349-352, 1998. 9 Surges R, Taggart P, Sander JW, Walker MC. Too long or too short? New insights into abnormal cardiac repolarization in people with chronic epilepsy and its potential role in sudden unexpected death. Epilepsia, 51(5): 738-744, 2010. 18 Langan Y, Nashef L, Sander JW. Case-control study of SUDEP. Neurology, 64: 1131-1133, 2005. 17 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Morte improvvisa per infarto miocardico dopo crisi epilettica in paziente con encefalite limbica: risultati autoptici SUDEP after epileptic seizure in limbic encephalitis caused by acute myocardial ischemia: autopsy results R. Rizzi1, R. Zucco1, A. Bernardi1, E. Ghidoni1, N. Marcello1, G. De Berti2, M. Ragazzi3, G. Gardini3, P. Parchi4 1 Department of Neurology, Arcispedale S. Maria Nuova, IRCCS, Reggio Emilia, 2Diagnostica per immagini, Arcispedale S. Maria Nuova, IRCCS, Reggio Emilia; 3Anatomia Patologica, Arcispedale S. Maria Nuova, IRCCS, Reggio Emilia; 4Laboratorio di Neuropatologia, Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università di Bologna Summary We describe a case of SUDEP after epileptic seizure caused by acute myocardial ischemia documented by autopsy in a patient with limbic encephalitis. SUDEP (sudden unexpected death of patients with epilepsy) is the most common seizure-related cause of death in epilepsy and usually occurs after convulsive seizures. It has been postulated that SUDEP is the result of respiratory arrest after a seizure although cardiac arrhythmias may also be responsible for a proportion of cases. Key words: limbic encephalitis, antibodies against antivoltage-gated-potassium-channel (VGKC), SUDEP, perivascular cuffing, cardiac ischemia, myocardial fibrosis Introduzione Descriviamo il caso di un paziente affetto da encefalite limbica, deceduto improvvisamente e in modo inatteso dopo una crisi epilettica, in cui l’esame autoptico ha evidenziato nelle sezioni cardiache un pattern suggestivo di ischemia miocardica nel territorio dell’arteria coronarica discendente anteriore associata a lieve miocardiosclerosi focale, senza alcun altro danno strutturale. I reperti neuropatologici hanno confermato la diagnosi di encefalite limbica. La SUDEP viene definita come “morte improvvisa e inattesa, non traumatica e non causata da soffocamento, di pazienti affetti da epilessia con o senza evidenza di una crisi, escluso lo stato di male epilettico, e in cui l’esame autoptico non abbia rivelato una causa strutturale o tossica di morte”1. L’esatto meccanismo della SUDEP non è noto, ma è probabilmente multifattoriale. Si ritiene che a monte possa esservi un’interazione tra sistema autonomico periferico e cardiopolmonare2. Un’eccessiva stimolazione autonomica può determinare aritmie cardiache, ma una ripetuta stimolazione autonomica può anche condurre ad un danno strutturale del miocardio che lo espone ad un’aumentata suscettibilità alle aritmie cardiache o all’ischemia. La fibrosi miocardica è stata già decritta in pazienti con SUDEP3. Materiali e metodi Un uomo di 54 anni, senza precedenti patologie significative ed in particolare con anamnesi patologica remota negativa per patologie cardiovascolari, inizia a manifestare, in alcuni mesi, cambiamento di carattere (irritabilità) e movimenti involontari rapidi delle braccia e del volto 18 MORTE IMPROVVISA PER INFARTO MIOCARDICO DOPO CRISI EPILETTICA IN PAZIENTE CON ENCEFALITE LIMBICA: RISULTATI AUTOPTICI il protrarsi dello stato convulsivo, giungono entro pochi minuti sul posto e constatano il decesso del paziente. Viene quindi effettuato esame autoptico. Esame obiettivo neurologico: parzialmente orientato, distimico, a tratti disinibito, subcontinui tics del volto (smorfia del volto con deviazione a dx della rima orale, chiusura dell’occhio dx) e delle braccia (più spesso rapida elevazione della spalla dx), non deficits focali. EEG di veglia: rari complessi punta-onda sulle derivazioni temporo-frontali sn. EEG in privazione ipnica: (intercritico) attività thetadelta associate a complessi punta-onda sulle derivazioni temporali e frontali sn (critico) durante il sonno le bouffées di punte-onde diffuse tendono a divenire periodiche e talora accompagnate da attività critiche e manifestazioni clinicamente evidenti. Si osservano appiattimenti dell’EEG sulle derivazioni fronto-temporali sn seguiti da deflessione tonica lenta dell’attività fornto-temporale sn della durata di 10-15 secondi durante i quali il paziente presenta una smorfia dell’emivolto dx ed uno scatto mioclonico del braccio dx (Fig. 1 e 2). (dx>sn), che diventano sempre più frequenti e invalidanti col passare del tempo. Contemporaneamente sviluppa calo di memoria, depressione dell’umore e disturbi del sonno con frequenti arousals causati dai movimenti involontari. In 6 mesi deve abbandonare il lavoro e smette di guidare; inoltre diviene più instabile nel cammino a causa delle frequenti crisi facio-brachiali con possibile perdita di coscienza e caduta. Dopo una crisi più severa accompagnata da emissione di un urlo, estensione del capo e contrazione tonica diffusa con respiro stertoroso il paziente viene ricoverato nel nostro reparto. Il paziente viene trattato con levetiracetam (LEV) fino a 3000 mg/die (LP 17.9 mcg/ml) in associazione a oxcarbazepina (OXCA) fino a 900 mg/die (LP 11.0 mcg/ml), lorazepam (LZP) 1.5 mg/die, clonazepam (CZP) 5 mg/die con riduzione dell’intensità delle manifestazioni critiche ma senza ottenerne il controllo. Dopo la dimissione temporanea, in attesa egli esiti della ricerca degli anticorpi anti canale potassio (VGKC), il paziente muore improvvisamente e in modo inatteso dopo una crisi epilettica con manifestazioni convulsive generalizzate prolungate. I soccorsi, chiamati per Fig. 1 - EEG critico 19 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 2 - EEG critico in T1 senza enhancement dopo gadolinio (Fig.5). TC torace e addomino-pelvica: nella norma L’esame chimico-fisico, citologico, la ricerca DNA per virus herpetici e la tipizzazione linfocitaria del liquor cefalo-spinale sono nella norma. Risulta positiva la ricerca di bande oligoclonali esclusivamente liquorali. Nei limiti risultano la proteina Tau, pTAU. Al di sotto dei limiti inferiori il livello della beta-Amiloide. Si dimostra negativa la ricerca degli autoanticorpi anti cellule di Purkinje, anti cellule neuronali, anti sinapsi gabergiche, anti-Ri, anti-Hu, anti-Yo, anti- amfifisina, anti-cervelletto anti CV2, anti cervelletto Ma. Risulterà positiva la ricerca degli anticorpi anti canale potassio (voltage-gate potassium channels) VGKCs: 290,60 pmol/l. Tali crisi provocano arousals ripetuti in cui il paziente manifesta espressione di paura e di ansia ed automatismi di masticazione. Valutazione neuropsicologica: quadro complesso di coinvolgimento di aspetti motori e psichiatrici oltre ad importanti aspetti cognitivi che coinvolgono soprattutto l’attenzione (concentrazione), le funzioni esecutive, la memoria verbale, visuo-spaziale e il linguaggio (fluenze) nell’accesso al magazzino, ma non nelle fasi di apprendimento; diverse, infine le bizzarrie. Tale quadro motorio, cognitivo e psichiatrico fa sospettare un coinvolgimento delle aree fronto-temporo-parietali, con un maggiore impegno dell’emisfero sx; date le caratteristiche singolari con rapide fluttuazioni e evidente interferenza transitoria sui compiti in atto, si può ipotizzare una encefalopatia epilettica (da causa da definire) con disgregazione cognitiva indotta da frequenti crisi minori. RM encefalo: lieve dilatazione di amigdala e ippocampo di sn con iperintensità di segnale in FLAIR (Fig.3) e piccola area di 4 mm ippocampale sn caratterizzata da iperintensità di segnale in T2 e FLAIR (Fig.4) e ipointensità Reperti anatomo-patologici L’esame autoptico ha rilevato: - a livello miocardico: quadro istologico di ischemia miocardica acuta (IMA) con infiltrato interfibrillare costituito prevalentemente da granulociti neutrofili. (Fig.6). Tale quadro è particolarmente evidente nei prelievi effettuati 20 MORTE IMPROVVISA PER INFARTO MIOCARDICO DOPO CRISI EPILETTICA IN PAZIENTE CON ENCEFALITE LIMBICA: RISULTATI AUTOPTICI Fig. 3 - RM encefalo – sezione assiale FLAIR Fig. 4 - RM encefalo – sezione coronale T2 dalla parete anteriore del ventricolo sinistro e dal setto interventricolare (area di distribuzione della coronaria discendente anteriore). Focale e modesta miocardiosclerosi localizzata prevalentemente in sede perivascolare (Fig.7) - a livello encefalico: aspetti morfologici caratteristici dell’encefalite limbica, evidenti soprattutto nell’amigdala ed ippocampo, ma anche a livello dei nuclei caudato e putamen e del telencefalo basale: - “perivascular cuffing”: linfociti a distribuzione prevalentemente perivascolare (Fig.8) - astrocitosi reattiva di grado moderato-severo - perdita neuronale di grado moderato I linfociti sono risultati prevalentemente di tipo T citotossico (CD8+), sia perivascolari che intraparenchimali (Fig. 9), ma, in parte, anche di tipo B (CD20+) confinati in sede perivascolare. Conclusioni L’encefalite limbica è una forma di encefalite autoimmune che si associa caratteristicamente a crisi epilettiche ripe- Fig. 5 - RM encefalo – sezione coronale T1 con gadolinio 21 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 tute4. Nel nostro paziente le indagini estesamente eseguite e un follow-up di 10 mesi non hanno evidenziato la presenza di neoplasie e pertanto in questo caso l’encefalite limbica era di tipo non paraneoplastico (NPE), associata agli anticorpi anti canale potassio (VGKC). Nell’esame autoptico dell’encefalo sono stati riscontrati i segni dell’infiammazione in forma di aggregati di linfociti a livello perivascolare e intraparenchimale, perdita neuronale di grado variabile, attivazione della microglia e gliosi localizzati a livello del sistema limbico e dei gangli della base. La videoEEG ha documentato la presenza di crisi epilettiche ripetute responsabili della disfunzione cognitiva cronica, non apparentemente correlata ad una condizione in grado di ridurre acutamente l’aspettativa di vita. La morte improvvisa del paziente dopo una crisi epilettica è apparsa un evento inaspettato e ingiustificato per cui abbiamo eseguito l’esame autoptico onde accertare le cause della morte. L’autopsia ha evidenziato un quadro istologico di IMA in un’area localizzata accompagnata da lieve e focale miocardiosclerosi, senza evidenza di una patologia delle arterie coronarie. La fibrosi miocardica è un reperto già descritto in pazienti deceduti per SUDEP. Ipotizziamo che le crisi ripetute possano aver determinato un danno strutturale del miocardio che ha causato la morte del nostro paziente5. Fig. 6 - Quadro istologico di IMA: infiltrato interfibrillare costituito prevalentemente da granulociti neutrofili Tale quadro è particolarmente evidente nei prelievi effettuati dalla parete anteriore del ventricolo sinistro e dal setto interventricolare (area di distribuzione della coronaria discendente anteriore). Fig. 8 - “Perivascular cuffing”: linfociti a distribuzione prevalentemente perivascolare; astrocitosi reattiva di grado moderato-severo; modesta perdita neuronale Fig. 7 - Focale e modesta miocardiosclerosi localizzata prevalentemente in sede perivascolare 22 MORTE IMPROVVISA PER INFARTO MIOCARDICO DOPO CRISI EPILETTICA IN PAZIENTE CON ENCEFALITE LIMBICA: RISULTATI AUTOPTICI Fig. 9 - I linfociti sono in parte di tipo B (CD20+), confinati in sede perivascolare e prevalentemente di tipo T citotossico (CD8+), sia perivascolari che intraparenchimali BIBLIOGRAFIA 4 Jan Bauer & Christian G. Bien. Encephalitis and epilepsy. Semin Immunopathol 31:537–544, 2009. 1 Tomson T, Nashef L, Ryvlin P. Sudden unexpected death in epilepsy: current knowledge and future directions. Lancet Neurology 7:1021–31, 2008. 5 Gelow J, Kruer M, Yadav V, Kaul S. Apical Ballooning Resulting from Limbic Encephalitis. The American Journal of Medicine 122, 583-586, 2009. 2 Jansen K, Lagae L. Cardiac changes in epilepsy. 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Poma – Mantova; 2Neuropsichiatria Infantile, Novara Summary In 2009, to redefine benign myoclonus of early infancy (BMEI) and with the aim to widen the spectrum of the syndrome, Fejerman presented a number of different clinical expressions of transient nonepileptic paroxysmal movements and recognized 5 different groups: (1) myoclonus, (2) spasms and brief tonic contractions, (3) shuddering, (4) atonia or negative myoclonus, (5) more than one type of motor phenomenon. Even if it is a rare condition, atonia or negative myoclonus has to be considered in differential diagnosis with epilepsy. We describe 3 cases. Key words: nonepileptic negative myoclonus, nonepileptic attacks, atonia, infants. Razionale e obiettivi blema di diagnosi differenziale nei confronti dell’epilessia che di esatto inquadramento nosografico. Dopo la prima descrizione del 1977 ad opera di Lombroso e Fejerman1 lo spettro del mioclono benigno dell’infanzia è stato recentemente ridefinito nelle sue caratteristiche cliniche e neurofisiologiche ad opera del gruppo di Fejerman con il contributo di due Centri Italiani, tra i quali il nostro2. All’interno dello spettro sono compresi: mioclono, spasmi e brevi contrazioni toniche, shuddering e manifestazioni di tipo atonico. Abbiamo avuto successivamente l’opportunità di documentare delle manifestazioni di quest’ultimo tipo. L’obiettivo del lavoro è quello di presentare un tipo di manifestazione parossistica non epilettica poco conosciuta per la quale si pone sia un pro- Materiali e metodi All’interno della popolazione di bambini giunti alla consultazione per sospette crisi di natura epilettica o con diagnosi di epilessia formulata presso altri Centri abbiamo considerato 3 casi accomunati dal tipo di manifestazione presentata, documentata dalla Video-EEG poligrafia essenzialmente costituita da atonie del capo. Risultati Sono stati identificati tre casi dei quali si presentano le ca- 24 VARIANTE ATONICA DEL MIOCLONO DI FEJERMAN: UNA RARA FORMA DI MPNE PERICOLOSAMENTE INQUADRATA COME EPILESSIA gico, uno addirittura con due farmaci antiepilettici vista la mancata risposta al primo. Si corre pertanto un duplice rischio, quello di trattare aggressivamente con dei farmaci antiepilettici manifestazioni non epilettiche e quello di scambiare poi per una risposta agli antiepilettici una remissione spontanea di questa manifestazioni, benigne sia in termini di scomparsa che di normalità dello sviluppo psicomotorio. ratteristiche cliniche ma soprattutto la documentazione video e poligrafica di quello che può essere considerato un mioclono negativo non epilettico. Conclusioni Il riconoscimento della natura non epilettica di manifestazioni di questo tipo è di fondamentale importanza se si considera che dei tre casi presentati ben due avevano una diagnosi di epilessia ed erano in trattamento farmacolo- BIBLIOGRAFIA 1 Lombroso CT, Fejerman N. Benign myoclonus of early infancy. Ann Neurol. 1 (2): 138-43, 1977. 2 Caraballo RH, Capovilla G, Vigevano F, Beccaria F, Specchio N, Fejerman N. The spectrum of benign myoclonus of early infancy: Clinical and neurophysiologic features in 102 patients. Epilepsia 50: 1176-1183, 2009. 25 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Esiti a lungo termine dell’epilessia assenze con esordio nei primi tre anni di vita Long term outcome of early onset absence epilepsy S. Matricardi1, C. Olivieri1, A. Verrotti1, S. Agostinelli1, G. Coppola2, P. Parisi3, S. Grosso4, A. Spalice5, N. Zamponi6, E. Franzoni7, P. Iannetti5, F. Chiarelli1, P. Curatolo8 1 Clinica Pediatrica, Università degli Studi “G. d’Annunzio”, Chieti; 2Clinica di Neuropsichiatria Infantile, Università degli Studi “Federico II”, Napoli; 3Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Roma “II Facoltà”, Roma; 4Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Siena, Siena; 5Clinica Pediatrica, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma; 6UO Neuropsichiatria Infantile, Ospedale “G. Salesi”, Ancona; 7Clinica di Neuropsichiatria Infantile, Università degli Studi di Bologna, Bologna; 8UOC Neuropsichiatria Infantile, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Roma Summary The mean follow-up was 6,7 ± 3,8 years. During follow-up all patients underwent periodic clinical and EEG evaluation. At last evaluation cognitive functions were tested using the Wechsler Intelligence Scale for children appropriate for age. Seizures onset occurred mainly between 24,1 and 36,0 months of age.There was a positive family history for epilepsy in 28% of the cases, and of febrile convulsions in 13%. Thirty-three patients were treated with valproic acid (VPA), in monotherapy (26 patients) or in association with ethosuximide (ESM). At final follow-up, 33 patients were seizure-free, and 29 had normal EEG recordings. Thirty-four patients had a normal intelligence quotient (IQ), whereas 6 showed cognitive skills below the normal range; 4 of them were not seizure free, and at the end of the follow-up period. In our series, EOAE showed a good long-term clinical prognosis. The neuropsychological outcome was comparable to that of CAE. EOAE appears to be a distinct form of epilepsy characterized by absence seizures, normal early psychomotor development, good AED response and normal intellectual outcome. Early onset of absence epilepsy (EOAE) is rare and has not yet been included in the International League Against Epilepsy classification. Recently, several reports suggest that EOAE is a distinct epileptic syndrome, manifesting itself primarily with typical absences in early childhood. The global prognosis of EOAE may be less favorable than childhood absence epilepsy (CAE), but most studies described few patients with heterogeneous forms of EOAE. To better define the long-term outcome of EOAE, a multicenter retrospective study was carried out in order to collect a meaningful number of patients with absence epilepsy and onset before the age of three years.We collected the medical records of 40 children from eight Italian neuropediatric centers, focusing particularly on the electro-clinical features of absence seizures, personal and family histories for epilepsy and febrile convulsion, along with follow-up, cognitive function, antiepileptic drug (AED) treatment and outcome. Enrolled patients fulfilled the criteria for absence epilepsy with 3 Hz spike-wave complexes on the EEG, normal neurological examination and no other seizures types. Nobody showed brain abnormalities on imaging studies. Key words: early-onset absence epilepsy, valproic acid, ethosuximide, outcome. 26 ESITI A LUNGO TERMINE DELL’EPILESSIA ASSENZE CON ESORDIO NEI PRIMI TRE ANNI DI VITA Introduzione Sono stati così selezionati complessivamente 40 soggetti (17 F e 23 M), la cui documentazione clinica è stata retrospettivamente valutata con particolare attenzione alla storia personale e familiare per epilessia e/o per convulsioni febbrili, nonché alla risposta clinica, EEGrafica e all’eventuale terapia farmacologica antiepilettica. I pazienti selezionati sono stati seguiti per un periodo di osservazione di 6,7 ± 3,8 anni (M ± DS), nel corso del quale tutti sono stati sottoposti a controlli clinici ed EEGrafici periodici, nonché a valutazione delle specifiche competenze cognitive e neuropsicologiche con somministrazione delle scale di valutazione standardizzate adeguate all’età (Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence – Revised: WPPSI-R; Wechsler Intelligence Scale for Children – Revised: WISC-R). Le assenze tipiche sono definite come un’improvvisa e completa perdita di contatto con l’ambiente, di breve durata (4-20 s), coincidenti con scariche bilaterali, sincrone e simmetriche di complessi PO a 3 Hz su un’attività di fondo normale1. La classificazione internazionale delle epilessie e delle sindromi epilettiche2 definisce quattro tipi di epilessie generalizzate idiopatiche (EGI) caratterizzate da assenze tipiche: l’epilessia con assenze dell’infanzia (EAI), l’epilessia con assenze miocloniche (EAM), l’epilessia con assenze giovanile (EAG) e l’epilessia mioclonica giovanile (EMG). In particolare l’EAI rappresenta il prototipo di EGI: in quanto geneticamente determinata, età-dipendente, con insorgenza in bambini adeguati dal punto di vista intellettivo3; l’età di esordio è classicamente tra i 4 e i 10 anni d’età, con un picco tra i 5 e i 6 anni. Nonostante l’età di esordio dell’EAI prima dei 4 anni sia incerta, alcuni autori hanno recentemente osservato e, quindi, descritto crisi di assenza con esordio nei primi 3 anni di vita4-14. Le manifestazioni cliniche ed EEGrafiche appaiono del tutto simili alle assenze tipiche, ma i dati inerenti l’evoluzione a lungo termine risultano scarsi e, talora, contraddittori. La maggior parte di questi studi risulta, tuttavia, basata su un esiguo numero di pazienti, con caratteristiche cliniche, peraltro, eterogenee. Pertanto, al fine di comprendere meglio le caratteristiche elettro-cliniche, il management e soprattutto la prognosi a lungo termine dell’epilessia con assenze ad esordio precoce, è stato condotto il presente studio multicentrico Risultati L’analisi dei risultati evidenzia un’età d’esordio delle crisi d’assenza tra i 12 ed i 36 mesi (26,4 ± 7,1), con una prevalenza tra i 24,1 e i 36 mesi (60%). Dei 40 pazienti: 11 soggetti (28%) hanno presentato una storia familiare positiva per crisi epilettiche, mentre altri 5 soggetti (13%) hanno riportato una familiarità per convulsioni febbrili; 13 pazienti (33%) hanno, invece, mostrato una storia personale positiva per convulsioni febbrili. Tutti i pazienti sono stati trattati con farmaci antiepilettici (AEDs), ad eccezione di due casi con crisi sporadiche e normalizzazione EEGrafica senza terapia farmacologica a pochi mesi dall’esordio. La terapia farmacologica antiepilettica è stata assunta per un periodo di 4,2 ± 2,6 anni. Complessivamente 31 pazienti, dei 38 in terapia farmacologica, erano in monoterapia, mentre i restanti 7 hanno richiesto la somministrazione di un secondo farmaco, per scarso controllo delle crisi. Dei 38 pazienti in trattamento: 33 hanno assunto acido valproico (VPA) come farmaco di prima scelta, al dosaggio di 20,2-34,6 mg/kg/die. Di questi, 26 soggetti hanno ricevuto VPA in monoterapia, mentre in 7 casi con persistenza delle crisi è stato aggiunto un secondo farmaco, con l’etosuccimide (ESM) come seconda scelta. Il trattamento farmacologico con VPA è stato efficace nel controllo delle crisi in 23 pazienti su 26 in monoterapia; Materiali e metodi I pazienti sono stati arruolati secondo i seguenti criteri d’inclusione: esordio delle crisi di assenza prima dei 3 anni d’età, documentazione clinica ed EEGrafica di improvvise perdite di coscienza associate alla concomitante comparsa di scariche generalizzate di complessi PO a 3-4 Hz, bilaterali, sincroni e simmetrici, su un’attività di fondo normale. Sono stati esclusi dal presente studio soggetti con crisi epilettiche differenti dalle assenze (ad eccezione delle convulsioni febbrili), con esame neurologico patologico e/o con presenza di alterazioni morfostrutturali alle neuroimmagini. 27 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Queste mutazioni insorgono “de novo”, oppure possono essere trasmesse con un meccanismo autosomico dominante, e comunque determinano una riduzione funzionale della proteina trasportatrice con conseguente fenotipo di tipo intermedio e manifestazioni cliniche più lievi rispetto alla sindrome descritta de De Vivo19-20. Sull’evidenza della correlazione di queste caratteristiche cliniche ed EEGrafiche, la sindrome da deficit di GLUT1 dovrebbe, quindi, essere considerata nella diagnosi differenziale delle EGI con assenze ad esordio precoce, soprattutto in presenza di caratteristiche atipiche, al fine d’instaurare precocemente la terapia adeguata caratterizzata dalla dieta chetogenica. inoltre, dei 31 pazienti in monoterapia il 90% ha presentato un controllo delle crisi, con normalizzazione dell’EEG in 23 soggetti. Tuttavia, solamente 3 pazienti su 7 in biterapia (43%) sono risultati liberi da crisi al termine del periodo di osservazione. Nel corso dello studio, nessun paziente ha presentato crisi tonico-cloniche generalizzate o mioclono-astatiche. Al termine del periodo si osservazione, dei 40 pazienti: 33 soggetti (83%) sono risultati liberi da crisi, con normalizzazione dell’EEG in 29 casi (73%). Le abilità cognitive valutate sono risultate nella norma in 34 soggetti, mentre 6 pazienti hanno ottenuto un livello intellettivo globale inferiore alla media, 4 dei quali non sono risultati, comunque, liberi da crisi. Conclusioni Discussione L’epilessia con assenze ad esordio nei primi 3 anni di vita è caratterizzata da un fenotipo elettro-clinico del tutto assimilabile all’EAI, rappresentando, quindi, un’entità clinica specifica ad esordio più precoce. I soggetti affetti presentano, infatti, un buon controllo delle crisi con terapia farmacologica, una normalizzazione dell’EEG ed uno sviluppo psicomotorio armonico ed adeguato; tali caratteristiche risultano essere, inoltre, correlate ai ristretti ed omogenei criteri d’inclusione adottati nella selezione dei pazienti. Rare mutazioni genetiche e familiarità per EGI possono essere associate con il precoce esordio delle assenze tipiche. Occorre, infine, sottolineare l’importanza dello studio del gene SLC2A1, mutato in una percentuale di pazienti con crisi di assenza in età precoce, come strumento utile per la diagnosi differenziale ed il corretto approccio terapeutico. I clinici dovrebbero essere, in definitiva, consapevoli dell’esistenza di questa entità clinica, associata ad una prognosi favorevole, nonostante il precoce esordio, sia in termini di outcome cognitivo che di controllo delle crisi. La presenza di tale specifica sindrome epilettica potrebbe essere, quindi, considerata nelle prossime revisioni della classificazione internazionale delle epilessie e delle sindromi epilettiche. L’esordio precoce dell’epilessia assenze nei primi 3 anni d’età è un’eventualità piuttosto rara, rappresentando l’1% delle epilessie con esordio in tale fascia d’età13-14. Alcuni autori5 hanno evidenziato una prognosi poco favorevole riguardo al controllo delle crisi e all’outcome cognitivo dei bambini con assenze ad esordio precoce; altri4-12 sostengono il contrario. Questi risultati contraddittori potrebbero essere dovuti ai differenti criteri d’inclusione dei pazienti nei diversi studi e all’esigua numerosità dei casi clinici descritti. Con il presente lavoro multicentrico, che rappresenta attualmente la raccolta casistica più ampia presente in letteratura, è stato possibile definire l’esito a lungo termine e la risposta alla terapia farmacologica di questa forma di epilessia, dato il lungo periodo di osservazione. I dati presentati suggeriscono, inoltre, che questa entità clinica possa essere riferibile ad una specifica sindrome epilettica15-16 caratterizzata da ereditarietà verosimilmente poligenica. Della casistica riportata, e valutata retrospettivamente, è presente un’anamnesi familiare positiva per epilessia e per convulsioni febbrili: in percentuali sensibilmente maggiori rispetto a quelle presenti in letteratura6-11-14. Recentemente alcuni autori17-18 hanno evidenziato nel 10-12% dei pazienti con esordio precoce di crisi di assenza mutazioni a carico del gene SLC2A1, che codifica per il trasportatore GLUT1: responsabile del trasporto di glucosio attraverso la barriera emato-encefalica. 28 ESITI A LUNGO TERMINE DELL’EPILESSIA ASSENZE CON ESORDIO NEI PRIMI TRE ANNI DI VITA BIBLIOGRAFIA 1 Commission of Classification and Terminology of the International League against Epilepsy. Proposal for revised clinical and electroencephalographic classification of epilepstic seizures. Epilepsia, 22: 489-501, 1981. 12 Fernandez-Torre JL, Herranz JL, Martinez-Martinez M. Early-onset absence epilepsy: clinical features in three children. Brain Dev, 28: 311-314, 2006. 13 Titomanlio L, Romano A, Bellini G. et al. Familial occurrence of earlyonset childhood absence epilepsy. Eur J Paediatr Neurol, 11: 178-180, 2007. 2 Commission on Classification and Terminology of the International League against Epilepsy. Proposal for revised classification of epilepsies and epileptic syndromes. Epilepsia, 30: 389-399, 1989. 3 Loiseau P, Duche B, Pedespan JM. Absence epilepsies. Epilepsia, 36: 1182-1186, 1995. 14 Chaix Y, Daquin G, Monteiro F, et al. Absence epilepsy with onset before age three years: a heterogeneous and often severe condition. Epilepsia, 44: 944-949, 2003. 4 Shahar E, Genizi J, Nevo Y, et al. Typical absence epilepsy presenting prior to age of 3 years: an un common form of idiopathic generalized epilepsy. Eur J Paediatr neurol, 11: 346-352, 2007. 15 Verrotti A, Agostinelli S, Olivieri C, et al. Early-onset pure absence epilepsy: a distinct epileptic syndrome. Acta Pediatr, 100: 647-650, 2011. 5 Cavazzuti GB, Ferrari F, Galli V, Benatti A. Epilepsy with typical absence seizures with onset during the first year of life. Epilepsia, 30: 802-806, 1989. 16 Verrotti A, Olivieri C, Agostinelli S, et al. Long term out come in children affected by absence epilepsy with onset before the age of three years. Epilepsy Behav, 20: 366-369, 2011. 6 De Marco P. Petit mal epilepsy during early infancy. Clin Electroencephalogr, 11:38-40, 1980. 17 Suls A, Mullen SA, Weber YG, et al. Early-onset absence epilepsy caused by mutations in the glucose transporter GLUT1. Ann Neurol, 66: 415-419, 2009. 7 Aicardi J. Typical absence during the first two years of life. In: Duncan J, Panayiotopoulos CP, editors. Absences and related epileptic syndromes. London: Churchill Livingstone, 1995, pp. 284-288. 18 Mullen SA, Suls A, De Jonghe P, et al. Absence epilepsies with widely variable onset are a key feature of familial GLUT1 deficiency. Neurology, 75: 432-440, 2010 8 Darra F, Fontana E, Scaramuzzi E, et al. Typical absence seizures in the first three years of life: electroclinical study of 31 cases. Epilepsia, 37: 95, 1996. 9 Covanis A. EEG and clinical correlates of early-onset typical absences (age less than three years). Epilepsia, 39: 92, 1998. 19 De Vivo DC, Trifiletti RR, Jacobson RI, et al. Defective glucose transport across the blood-brain barrier as a cause of persistent hypoglycorrhachia, seizures, and developmental delay. N Engl J Med, 325: 703-709, 1991. 10 Guerrini R, Sanchez-Carpintero R, et al. Early-onset absence epilepsy and paroxysmal dyskinesia. Epilepsia, 43: 1224-1229, 2002. 20 Brockmann K. The expanding phenotype of GLUT1-deficiency syndrome. Brain Dev, 31: 545-552, 2009. 11 Audenaert D, Claes L, Ceulemans B, et al. A deletion in SCN1B is associated with febrile seizures and early-onset absence epilepsy. Neurology, 61: 854-856, 2003. 29 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Esordio di crisi epilettiche in soggetto con deficit di succinico – semialdeide deidrogenasi: evoluzione naturale della malattia o effetto di un’encefalopatia acuta? Seizures’ onset in patient with succinic – semialdehyde dehydrogenase deficiency: natural history of disease or effect of acute encephalopaty? E. Vanadia, R. Pitino, P. Glorioso, E. Trapolino, D. Buffa, F. Vanadia U.O.C. NPI ARNAS Civico-Di Cristina, Palermo; Scuola di Specializzazione NPI, Università degli Studi di Palermo Summary We describe the case of a young girl hospitalized in emergency at our hospital for acute encephalopathy with seizures’ onset, who had not yet been diagnosed as SSADHD patient. We discuss the origin of the seizures: natural history of disease or effect of acute encephalopathy? Succinic-semialdehyde dehydrogenase deficiency (SSADHD), also known as 4-hydroxybutiryc aciduria (4-HBA), is a rare autosomal recessive disorder of the degradation pathway of GABA, the most important inhibitory neurotransmitter in human CNS. About 400 patients worldwide have been identified since the description of the index patient in 1981. Psychomotor delay, cognitive deficiency, language deficit and behavioural problems are typical clinical signs; seizures occur in 50%. Key words: succinic semialdehyde dehydrogenase (SSADH), 4-hydroxybutiric aciduria, magnesium valproate, seizures, behavioural symptoms Introduzione verso l’ossidazione del substrato succinico-semialdeide a succinato, che a sua volta entra nel ciclo di Krebs (Fig.1)1. L’identificazione della localizzazione del gene ALDH5A1 sul cromosoma 6p22 ha condotto a studi relativi al suo ruolo sulle funzioni cognitive e non solo: il locus 6p22 sarebbe implicato in diversi processi e le mutazioni sarebbero correlate, oltre che al deficit cognitivo, a dislessia, schizofrenia ed epilessia. La 4-idrossibutirrico aciduria è una rara malattia metabolica a trasmissione autosomica recessiva causata da mutazioni del gene ALDH5A1, localizzato sul cromosoma 6p22, che codifica per la succinico-semialdeide deidrogenasi (SSADH o ALDH5A1), enzima mitocondriale NAD+ dipendente coinvolto nel catabolismo del GABA, il principale neurotrasmettitore inibitore del SNC, attra- 30 ESORDIO DI CRISI EPILETTICHE IN SOGGETTO CON DEFICIT DI SUCCINICO – SEMIALDEIDE DEIDROGENASI: EVOLUZIONE NATURALE DELLA MALATTIA O EFFETTO DI UN’ENCEFALOPATIA ACUTA? portamentali e disturbi del sonno. In circa la metà dei pazienti si verificano crisi epilettiche, talora fino a configurare uno stato di male. L’EEG mostra solitamente un rallentamento del ritmo di fondo ed attività parossistica generalizzata9-10; più raramente sono stati osservati fotosensibilità e attività di punteonda continue durante il sonno. In un terzo dei casi l’EEG è normale.11 La RMN encefalo, che può essere normale (circa il 40% dei casi), è frequentemente caratterizzata da alterazioni intensitometriche dei globi pallidi e talvolta della sostanza bianca, dei nuclei cerebellari e del tronco encefalico. (12) Studi recenti su modelli murini hanno dimostrato alterazioni elettrofisiologiche nei neuroni ippocampali in topi SSADH-/-.13 La caratteristica biochimica primaria della 4-HBA è l’accumulo di gamma-idrossibutirrato (GHB) nelle urine, nel plasma e nel liquor. È possibile eseguire test di genetica molecolare per l’analisi di mutazioni del gene ALDH5A1. La terapia, ancora molto discussa, è sintomatica: per le crisi epilettiche la miglior scelta sarebbe, in linea teorica, il GVG in quanto, essendo un inibitore irreversibile delle GABA-transaminasi, previene la formazione di GHB; tuttavia non sono riportati in letteratura risultati consistenti nel trattamento delle crisi epilettiche associate a 4-HBA ed il farmaco non è tra quelli raccomandati dalla FDA a causa degli effetti tossici sulla retina. CBZ, LTG, TPM, PHE, BDZ e PB non hanno dato risultati univoci. ETO è stata efficace nei casi con epilessia tipo assenza. Il VPA, generalmente sconsigliato in quanto inibitore della SSADH, ha determinato il controllo delle crisi in casi isolati, in assenza di effetti (positivi o negativi) sugli aspetti neurocomportamentali. Tra i farmaci attivi sui sintomi comportamentalie psichiatrici sono descritti metilfenidato, risperidone, fluoxetina, fluvoxamina. Sono stati prospettati buoni risultati con l’uso della taurina, aminoacido presente nel latte materno ad effetto antiossidante, e della dieta ketogena sul controllo delle crisi. Nella 4-HBA, a causa del deficit enzimatico di SSADH, si verifica l’accumulo di due neuro modulatori, GABA e GHB, nei tessuti e nei liquidi fisiologici dei pazienti. Il GHB è meglio conosciuto come neuro modulatore analogo del GABA e si ritrova nel cervello umano in bassi livelli (concentrazione inferiore all’1% rispetto a quella del GABA). Sebbene non sia ancora del tutto chiarito il ruolo del GHB come neurotrasmettitore, è stata descritta un’alta affinità per recettori GHB-specifici localizzati in diverse aree cerebrali; il GHB ad alte dosi sarebbe inoltre in grado di interagire con recettori GABA-B, dopaminergici, serotoninergici, NMDA talamici e degli oppioidi.6-7 L’ipotesi patogenetica più accreditata è che alti livelli di GABA e GHB determinino down-regulation dei recettori cerebrali ed altri effetti neurotossici.8 Le caratteristiche della 4-HBA sono state ben definite e sono principalmente di carattere neuropsichiatrico, con esordio nell’infanzia o nella prima adolescenza, e consistono in ipotonia con iporeflessia, atassia, ritardo psicomotorio, deficit cognitivi e del linguaggio, problemi com- Glutamate GAD GABA Succinic semialdehyde GHBDH SSAR GHB SSADH Succinate Caso clinico Krebs cycle Viene riportato il caso di una ragazza di 14 anni, ricoverata in urgenza c/o la nostra U.O. di NPI per encefalopatia Fig. 1 - La via metabolica del GABA. 31 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Normale aspetto del poligono di Willis alla valutazione Angio-RM. Veniva istituita terapia antivirale, antibiotica, cortisonica e barbiturica per via endovenosa. Gli esami biochimici (comprese ammoniemia e lattacidemia), ematologici, ormonali, autoanticorpali e virologici su campione ematico sono risultati negativi, eccetto isolato riscontro di iperglicemia a digiuno e positività per pregressa, ma recente infezione da EBV. L’esame chimico-fisico, batteriologico e virologico del liquido cerebrospinale era anch’esso negativo. La ricerca degli acidi organici urinari mostrava medio aumento di acido 4-idrossi-butirrico (GHB). È stata successivamente condotta l’analisi genetica che ha evidenziato una mutazione in omozigosi del gene ALDH5A1. Iniziava un tortuoso iter terapeutico: CBZ, sospesa dopo pochi mesi per l’insorgenza di effetti collaterali (reazione orticarioide, febbricola persistente, aumento delle transaminasi, accentuazione dei movimenti involontari); OXC, anch’essa sospesa per l’accentuazione dei movimenti involontari; LEV, sospeso per l’insorgenza di nausea, dolori addominali, peggioramento delle manifestazioni comportamentali con agitazione e comparsa di aggressività, disinibizione e coprolalia (non di certa origine iatrogena). Per alcuni mesi è stato utilizzato PB in associazione con Olanzapina, per la persistenza e l’ingravescenza della sintomatologia psichiatrica, senza evidente miglioramento. Dopo circa 1 anno, a causa della persistenza delle crisi epilettiche e dei disturbi comportamentali e psichiatrici, veniva reintrodotto in terapia il MgVPA alla posologia di 800 mg/die, farmaco che la paziente aveva già assunto per anni in assenza di effetti collaterali. In considerazione della patologia diagnosticata durante il ricovero, la 4-HBA, è stato effettuato stretto monitoraggio dei parametri ematici ed in particolare funzionalità epatica, ammoniemia ed esame emocromocitometrico, sempre risultati nella norma. A due anni di distanza dalla reintroduzione del MgVPA non sono state riferite, né registrate ulteriori crisi epilettiche; si è assistito ad un netto miglioramento della sintomatologia comportamentale e ad una migliore qualità di vita della paziente e, di conseguenza, della famiglia. Le RMN encefaliche di controllo, effettuate alcuni mesi dopo l’episodio acuto e poi ad 1 e a 2 anni di distanza acuta con crisi epilettiche subentranti, compromissione fluttuante della vigilanza, disorganizzazione motoria e comportamentale, alla quale in tale occasione è stata posta diagnosi di 4-HBA. La paziente, secondogenita di due, nata a termine per parto eutocico con buon adattamento perinatale, presentava nella prima e seconda infanzia ritardo psicomotorio con ipotonia ed iporeflessia, ritardo del linguaggio, deambulazione atassica tendenza all’ipercinesia, labilità attentiva, attività di gioco stereotipata e, dall’età di 3 anni, anomalie elettroencefalografiche in assenza di crisi epilettiche. Ad 1 anno di vita venivano eseguiti esami ematochimici, esami metabolici di base e RMN encefalo che risultavano nella norma. In considerazione dei disturbi comportamentali, che inficiavano il trattamento psicomotorio e logopedico, e delle alterazioni EEGrafiche veniva prescritto all’età di 7 anni Valproato di Magnesio (MgVPA), somministrato in modo continuativo ed in assenza di effetti collaterali fino all’età di 13 anni, epoca in cui veniva sospeso per il buon andamento neuroevolutivo. Un anno dopo, all’età di 14 anni, la paziente presentava episodio febbrile con graduale decadimento dello stato di vigilanza e crisi subentranti a semeiologia focale caratterizzate da alterazione del contatto, disorientamento, sguardo smarrito, espressione di paura, disartria e clonie all’emisoma sinistro, per cui veniva ricoverata in UTI e, risolta la fase critica, presso la nostra U.O. di NPI. Le registrazioni EEG mostravano disorganizzazione del ritmo di fondo con O lente di alto voltaggio prevalenti sull’emisfero destro, PO lente ad andamento pseudo periodico prevalenti sulle derivazioni temporo-posteriori di destra. La RMN encefalica eseguita in urgenza mostrava estesa alterazione di segnale bilaterale e simmetrica delle porzioni parasagittali contrapposte dei lobi frontali nella loro regione anteriore; alterazione di segnale, iperintenso in T2 e FLAIR, ipointenso in T1, ed evidente alterazione della mappa DWI con rigonfiamento della corteccia; sfumata iperintensità in FLAIR nella regione insulo antimurale di destra e temporale profonda omolaterale con evidente corrispettivo in DWI; area di alterato segnale nella regione posteriore uncale e temporo-mesiale di sinistra. Non modifiche in seguito a somministrazione del m.d.c. 32 ESORDIO DI CRISI EPILETTICHE IN SOGGETTO CON DEFICIT DI SUCCINICO – SEMIALDEIDE DEIDROGENASI: EVOLUZIONE NATURALE DELLA MALATTIA O EFFETTO DI UN’ENCEFALOPATIA ACUTA? Discussione hanno mostrato parziale regressione delle lesioni con definizione dell’area lesionale in sede temporale destra superficiale e profonda che coinvolge anche estesamente l’uncus con evidente perdita di sostanza; presenza di due simmetriche aree di alterato segnale corticali in sede fronto-basale bilaterali e simmetriche di 1,5 cm di diametro massimo. L’EEG mostra migliore organizzazione del ritmo di fondo, con riscontro di sequenza di O lente trifasiche sulle derivazioni posteriori di destra con tendenza alla diffusione sulle regioni omologhe contro laterali. In sonno si registrano le figure fisiologiche. L’insorgenza di crisi epilettiche nei pazienti affetti da 4HBA è un evento che si verifica nel 50% dei casi. Ciò nonostante, nel caso descritto, l’esordio critico appare di non univoca definizione dal punto di vista patogenetico. La coincidenza temporale con l’episodio febbrile e con la globale disorganizzazione motoria e comportamentale potrebbero deporre per un’eziologia secondaria a sofferenza cerebrale acuta, evidenziata alla RMN encefalo con riscontro di aree lesionali scarsamente compatibili con quelle tipicamente descritte nella 4-HBA. La semeiologia delle crisi ed i riscontri EEGrafici inoltre ben correlano con le suddette, ma insolite, lesioni. È pur vero che la recente dimostrazione su modelli murini di alterazioni elettrofisiologiche nei neuroni ippocampali in topi SSADH-/- potrebbe far ipotizzare una maggiore suscettibilità di questa regione ad un insulto acuto a carico del SNC in pazienti con 4-HBA. Resta incerto il significato della positività agli Ab anti-EBV, che depone per una infezione recente ma non in atto e che apre una finestra su una possibile patogenesi neuro-immuno-mediata. Anche l’outcome della nostra paziente è piuttosto insolito: se da una parte il miglioramento clinico (controllo delle crisi e riduzione dei disturbi comportamentali) potrebbe essere sostenuto dal superamento della fase di sofferenza cerebrale acuta, dall’altra va tenuta in considerazione la correlazione con la reintroduzione del MgVPA, che potrà costituire oggetto di studi futuri. Risultati Il caso descritto rappresenta un singolare riscontro dal punto di vista clinico, strumentale e terapeutico. La diagnosi di 4-HBA è stata posta all’età di 14 anni in seguito ad un episodio di encefalopatia acuta con crisi epilettiche subentranti e disorganizzazione motoria e comportamentale, fino a quel momento mai descritte, in assenza di significative alterazioni dei parametri ematici e liquorali. La paziente aveva presentato fino a quel momento un andamento neuroevolutivo compatibile con la patologia (ritardo psicomotorio e del linguaggio, deficit cognitivi, problemi comportamentali). In occasione dell’encefalopatia acuta, le lesioni riscontrate alle neuroimmagini non sono risultate invece sovrapponibili a quelle patognomoniche di 4-HBA (alterazione di segnale a livello dei globi pallidi, dei nuclei cerebellari e talamici), essendo localizzate prevalentemente a livello temporale profondo e del sistema limbico. Un dato da tenere in considerazione è stato quello relativo alla terapia: la paziente non ha tollerato la maggior parte dei farmaci antiepilettici, mostrando diversi tipi di effetti collaterali, rispondendo invece positivamente al MgVPA. Quest’ultimo ha avuto effetti benefici sia sul controllo delle crisi epilettiche che sugli aspetti comportamentali. Conclusioni La 4-HBA è una rara malattia ereditaria del metabolismo umano. Sebbene siano stati ben definiti finora i criteri diagnostici, le caratteristiche cliniche e strumentali dei pazienti affetti, rimangono ancora oggetto di studio e discussione i possibili meccanismi patogenetici e le strategie terapeutiche, specialmente riguardo le crisi epilettiche (presenti in circa la metà dei casi) ed i disturbi comportamentali e psichiatrici, sia in età evolutiva che nell’adulto. 33 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 BIBLIOGRAFIA 1 Kim KJ, Pearl P, Jensen K, Snead OC, Malaspina P, Jakobs C, Gibson KM. Succinic Semialdehyde Dehydrogenase (SSADH): BiochemicalMolecular-Clinical Disease Mechanisms, Redox Regulation and Functional Significance. Antioxid Redox Signal.Oct 25 2010. 8 Malaspina P, Picklo MJ, Jakobs C, Snead OC, Gibson. Comparative genomics of aldehyde dehydrogenase 5a1 (succinate semialdehyde dehydrogenase) and accumulation of gamma-hydroxybutyrate associated with its deficiency. 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Neuropsychiatric morbidity in adolescent and adult succinic semialdehyde dehydrogenase deficiency patients. CNS Spectr. 13(7):598-605, 2008. 34 Livello di occupazione lavorativa in pazienti affetti da epilessia seguiti presso un centro di terzo livello Employment rate in patients with epilepsy followed by a tertiary epilepsy centre 1 G. Boero, G. Pontrelli, T. Francavilla, M. Ladogana, N. Pietrafusa, V. Durante V., P. Lamberti, M. Bitetto, P. Mogavero, A. Di Gennaro, A. La Neve 1 S.C. di Neurologia, Ospedale SS. Annunziata,Taranto; Centro per l’Epilessia, Clinica Neurologica Amaducci, Università di Bari Summary The employment rates of people with epilepsy are lower than general population and vary by different studies. Furthermore, factors associated to unemployment are still far from being fully understood. We conducted a study in a population of epileptic patients followed in our tertiary epilepsy centre, in order to estimate employment rate and to establish what demographic and clinical factors it is influenced by. Introduzione The employment rate of our patients resulted lower than Italian population (49.4% and 56.7% respectively) and factors associated with unemployment were: female sex; lower educational level; no driving license; focal epilepsy; politherapy; drug resistance; no early remission; no remission ever. Key words: employment, epilepsy, prognostic factors versi interni (personali) ed esterni (sociali), che interagiscono tra di loro in maniera complessa; i dati di letteratura, comunque, indicano che tali elementi sono ancora inesplorati5. Obiettivo dello studio è valutare il livello di occupazione lavorativa ed i fattori che la influenzano in pazienti affetti da epilessia, seguiti presso un Centro di terzo livello. Il lavoro, oltre al suo valore economico, contribuisce alla propria identità, alla stima di sé ed allo status sociale; essere “occupati” è un fattore fondamentale per la qualità di vita di un soggetto. Nonostante i buoni risultati clinici nel trattamento dell’epilessia ed il miglioramento della qualità della vita tra le persone con epilessia, i diversi studi di letteratura rivelano che tali pazienti sperimentano difficoltà nel trovare e mantenere una regolare occupazione lavorativa1-4. La consistenza dell’inoccupazione e della sottoccupazione nei soggetti affetti da epilessia è spesso spiegata dal fatto che i problemi occupazionali non possono essere ridotti ad un unico fattore (per es. gravità delle crisi); piuttosto, tali problemi sono il risultato di un insieme di fattori av- Materiali e metodi Si tratta di uno studio clinico trasversale; sono stati reclutati soggetti affetti da epilessia, di età compresa fra 15 e 64 anni, consecutivamente afferiti presso il Centro dell’Epilessia dell’Università di Bari dall’1/9/2010 al 31/12/2010; per ciascun paziente è stato compilato un questionario strutturato relativo a notizie demografiche, cliniche e ri- 35 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Nella popolazione in studio 178 (49.4%) pazienti risultano occupati (M 66.0%, F 39.8%), 166 (46.1%) inoccupati e 16 (4.4%) studenti. Il tasso di occupazione risulta significativamente maggiore in presenza di: sesso maschile (X2 0.00), maggiore scolarità (11.2 vs 8.9 anni; t=0.001), possesso della patente di guida (X2 0.00), esame neurologico normale (X2 0.00), esame psichico normale (X2 0.00), diagnosi di epilessia generalizzata vs epilessia focale (X2 0.029), assunzione di una monoterapia vs politerapia (X2 0.00), assenza di farmacoresistenza (X2 0.00), presenza di una storia di early remission (X2 0.00) o presenza nella storia della malattia di almeno un periodo di remissione di 1 anno (X2 0.00); al contrario non modifica il tasso di occupazione una storia di terminal remission (X2 0.489), l’età di esordio dell’epilessia (t=0.287), la durata di malattia (t=0.078) e la presenza di più tipi di crisi nello stesso paziente (X2 0.55). guardanti lo stato lavorativo. È stato calcolato sull’intero campione il tasso specifico di occupazione [N° occupati (15-64 aa)/popolazione (15-64 aa) x100]; è stata successivamente effettuata un’analisi univariata per lo studio dei fattori clinici e demografici che influenzano tale tasso. L’analisi statistica è stata effettuata attraverso il software SPSS 8.0 per windows; i test statistici utilizzati sono stati il t-student per campioni indipendenti ed il chi-quadro, con livello di significatività di 0.05. Definizioni: • Farmacoresistenza: assenza di remissione dopo assunzione di almeno due farmaci antiepilettici a dosi adeguate • Early remission: presenza di un periodo di remissione di almeno 12 mesi dopo assunzione del primo farmaco a dosi adeguate • Terminal remission: presenza di un periodo di remissione di almeno 12 mesi dall’ultimo controllo • No remission ever: assenza all’interno della storia clinica di un periodo di remissione di almeno 12 mesi Discussione Il nostro studio indica come l’epilessia sia una patologia che interferisce negativamente sulla possibilità di occupazione lavorativa di un individuo; i fattori che contribuiscono negativamente alle difficoltà occupazionali sono demografici e clinici, soprattutto quest’ultimi, legati ad una maggiore gravità della forma di epilessia (presenza di farmaco-resistenza, assenza di periodi di remissione) e ad una influenza della malattia nei primi anni di vita, come dimostrato dal maggiore tasso di occupazione in pazienti Risultati Sono stati valutati 360 pazienti [198 F; età media 39 anni ± 13 (16-64)] affetti da epilessia (focale 314, generalizzata 35, indeterminata 11). Le caratteristiche demografiche e cliniche del campione sono riportate in Tab. 1-2. Il tasso specifico si occupazione in Italia (Dati ISTAT gennaio 2011) è pari al 56.7% (M 67.2%, F 46.3%). CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE DEL CAMPIONE Sesso Età (aa) M + SD (range) Scolarità (aa) M + SD (range) Stato civile Patente guida Invalidità N. 360 M 162 (45%) 39+13 (16-64) 10+4 (0-19) Celibe/nubile Coniugato Vedovo 3 Divorziato 2 SI 195 (54.2%) 100% >65% <65% 0% Tab. 1 36 F 198 (55%) 188 (52%) 167 (46.4%) (0.8%) (0.6%) NO 165 (45.8%) N. 50 (15.1%) N. 62 (18.7%) N. 26 (7.9%) N. 193 (58.3%) LIVELLO DI OCCUPAZIONE LAVORATIVA IN PAZIENTI AFFETTI DA EPILESSIA SEGUITI PRESSO UN CENTRO DI TERZO LIVELLO generale dei pazienti affetti da epilessia; l’assenza di una analisi multivariata, inoltre, impedisce di rilevare gli effetti reciproci sui risultati dei fattori studiati. Infine, occorrerebbe estendere l’indagine alle informazioni relative alla qualità dell’occupazione lavorativa dei nostri pazienti e dei fattori psicologici che possono interferire con il livello occupazionale. con una storia di remissione iniziale e dalla assenza di differenza in relazione alla presenza di un remissione terminale; infine, una importante interferenza appare costituita dall’assunzione di una politerapia. I limiti del nostro studio sono legati al tipo di popolazione in esame che, provenendo da un Centro di terzo livello, non è completamente rappresentativa della popolazione CARATTERISTICHE CLINICHE DEL CAMPIONE Es. Neurologico Es. Psichico Tipo Epilessia Età esordio E (aa) M + SD (range) Durata Malattia (aa) M + SD (range) Unico tipo di crisi Terapia Early Remission Terminal Remission No remission ever Farmacoresistenza N. 360 Normale 301 (83.6%) Normale 292 (81.1%) Focale Criptogenica Focale Lesionale Generalizzata idiopatica Indeterminata 18.2+15.3 (0-64) 20.7+13.0 (0-57) SI 309 (85.8%) Mono 172 (47.8%) SI 112 (31.1%) SI 110 (30.6%) SI 137 (38.1%) SI 144 (40%) Patologico 59 (16.4%) Patologico 68 (18.9%) 186 (51.7%) 128 (35.6%) 35 (9.7%) 11 (3.1%) NO 51 (14.2%) Poli 179 (49.7%) NO 246 (68.3%) NO 247 (68.6%) NO 221 (61.4%) NO 216 (60%) NO 9 (2.6%) NV 2 (0.6%) NV 2 (0.6%) NV 2 (0.6%) Tab. 2 BIBLIOGRAFIA based sample of people with epilepsy: implications for rehabilitation interventions. Rehabil Couns Bull 47:112–20. 122, 2004. 1 Elwes RD, Marshall J, Beattie A, Newman PK. Epilepsy and employment: a community based survey in an area of high unemployment. 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Ingrassia”, Università degli Studi di Catania Summary Objective: only a few studies have documented the presence of pathological periodic leg movements during sleep (PLMs) in patients with epilepsy. The aim of this retrospective analysis was to evaluate the existence of association between PLMs and epilepsy. Materials and methods: patients monitored with Video-Polysomnography in our hospital in the last year with diagnosis of epilepsy, were screened retrospectively for the presence of PLM index > 5. Criteria of exclusion were: age over 60 and the presence of Obstructive Sleep Apnea (OSA), Restless Legs Syndrome (RLS), REM Sleep Behaviour Disorder (RBD), Neurodegenerative Disease or therapy with antidepressant and/or antidopaminergic drugs. Results: we considered 85 patients with epilepsy. Nine patients (20%) had pathological PLMs (12 women, 5 men; age of 42,4±9,8 years). Twelve of them (70%) had a temporal lobe epilepsy, two (11%) had frontal lobe epilepsy and three (17%) had juvenile myoclonic epilepsy. Myoclonic movements occurred mainly in the first half of the night, coinciding with N2, with mild to moderate severity.They had a distribution that made them more similar to PLMs in RLS, than those associated with neurodegenerative diseases. Discussion and conclusions: our study confirms the presence of PLMs in patients with epilepsy. It could be explained by the fragmented structure of sleep often found in epileptic patients and secondary to epileptic discharges. Given the dopaminergic nature of PLMs, their presence in epilepsy could strengthen the role of dopamine in the pathophysiology of epilepsy. Key words: epilepsy, sleep disorders, periodic leg movements during sleep, PLMs, dopamine. Introduzione no1 (Fig. 1 e Fig. 2). La patogenesi del PLMs è ancora controversa. Il fatto che alcuni fenomeni vegetativi e somatici quali il respiro, la frequenza cardiaca e l’attività EEG corticale vadano incontro durante il sonno ad oscillazioni ritmiche con un periodismo analogo a quello dei PLMs, suggerisce l’esistenza di un pace-maker centrale comune, I movimenti periodici agli arti inferiori durante sonno (PLMs), descritti per la prima volta da Symonds nel 1953, sono dei movimenti ritmici e stereotipati di estensione dell’alluce e flessione dorsale del piede, talora accompagnati da flessione della gamba e della coscia durante son- 38 MOVIMENTI PERIODICI AGLI ARTI INFERIORI DURANTE SONNO (PLMS) ED EPILESSIA: ASSOCIAZIONE O COMORBIDITÀ Fig. 1 - Semeiologia dei PLMS Fig. 2 - Caratteristiche poligrafiche del PLMS 39 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 scontrate nella periodicità del PLMs e nella sua distribuzione fra gli stadi del sonno e nel corso della notte: nei pazienti con RLS si manifesta prevalentemente nella prima parte della notte e durante le fasi NREM8; nei pazienti con OSAS e Narcolessia è distribuito uniformemente durante tutta la notte9; nei pazienti con RBD si manifesta durante il sonno REM e mostra una minore periodicità10. I dati riportati suggeriscono la possibile presenza di diversi fenotipi patogenetici del PLMs all’interno dei vari quadri morbosi. Infine, alcuni studi hanno documentato la presenza di un indice di PLMs patologico anche in pazienti affetti da Epilessia. In un lavoro apparso nel 1994 veniva studiato il sonno di 6 pazienti con epilessia parziale. La polisonnografia evidenziava una riduzione dell’efficienza di sonno e la presenza in 4 pazienti di PLMs, in due dei quali si associava ad un elevato indice di arousal11. localizzato a livello della sostanza reticolare del tronco encefalico. L’ipotesi più accreditata è quella che alla base dei PLMs vi sia una disfunzione del sistema dopaminergico centrale e sottocorticale che ha come conseguenza una generica multimielomerica ipereccitabilità spinale. Le evidenze che supportano tale ipotesi sono diverse, tra queste ricordiamo: l’efficacia immediata di basse dosi di dopamino-agonisti2,3; l’induzione di PLMs provocata da farmaci anti dopaminergici4; la distribuzione circadiana dei PLMs, inversamente correlata ai valori della dopamina nel sangue e nel liquor, che sono significativamente ridotti nelle ore serali e notturne e tendono a risalire durante il giorno5. Quale sia, dal punto di vista anatomico, il sistema dopaminergico implicato nella patogenesi del PLMs non è del tutto chiaro. Negli ultimi anni è stata posta particolare attenzione sul nucleo dopaminergico diencefalico A11, localizzato nella regione dorsale-posteriore dell’ipotalamo. Esso ha proiezioni alla neocorteccia, al nucleo serotoninergico dorsale del rafe, ma soprattutto ha proiezioni con significato inibitorio sul midollo spinale (nucleo intermedio-laterale e corna grigie posteriori)6. La disfunzione di questa via potrebbe generare una ipereccitabilità spinale forse alla base dei PLMs. Inoltre, l’area A11 è strettamente connessa con il nucleo soprachiasmatico ipotalamico, il quale è il principale pace-maker endogeno dei ritmi circadiani e potrebbe quindi svolgere un ruolo modulatore sull’andamento circadiano dei sintomi. Una lesione sperimentale dell’area A11 nel ratto ha come conseguenza un comportamento ipermotorio che viene ridotto dai farmaci dopamino-agonisti6 (Fig. 3) Il mioclono periodico notturno, considerato in generale un marker di instabilità ipnica, è particolarmente frequente nella Sindrome delle gambe senza riposo (RLS) ma è stato riscontrato anche in altri disturbi del sonno quali il Disturbo comportamentale durante il sonno REM (RBD), la Narcolessia, la Sindrome delle apnee nel sonno (OSAS), l’Insonnia e l’Ipersonnia, potendosi tuttavia riscontrare anche in soggetti sani asintomatici, specie se di età superiore ai 65 anni7. Studi polisonnografici hanno messo in risalto, inoltre, la presenza di una notevole variabilità del fenomeno all'interno dei diversi quadri morbosi. In particolare, le più importanti differenze sono state ri- Fig. 3 - Caratteristiche poligrafiche del PLMS 40 MOVIMENTI PERIODICI AGLI ARTI INFERIORI DURANTE SONNO (PLMS) ED EPILESSIA: ASSOCIAZIONE O COMORBIDITÀ degli arti per ora di sonno patologico (PLMI >5). Di questi sono state analizzate le diverse caratteristiche del PLMs: numero, indice, durata media, distribuzione fra gli stadi del sonno e nel corso della notte. Nel 2005, Ferri et al. studiando le caratteristiche videopolisonnografiche dei pazienti con sindrome di Angelman, hanno evidenziato la presenza di PLMs in tali pazienti, correlandola maggiormente all'epilessia piuttosto che al ritardo mentale12. Uno studio più recente ha valutato lo spettro di anomalie polisonnografiche in bambini con epilessia e ha puntualizzato come, in un campione di 40 soggetti, il 10% presentava movimenti periodici agli arti inferiori13. Scopo del nostro studio è stato valutare, mediante videopolisonnografia (VPSG), l’esistenza di un’associazione tra epilessia e PLMS, definirne le caratteristiche polisonnografiche e l'eventuale comorbidità. Risultati I pazienti con epilessia che hanno soddisfatto i criteri di selezione sono stati 85, tra questi hanno presentato un PLMI patologico 17/85 (20%) (12 F, 5 M), con età media di 42,4 ± 9.8 anni. La diagnosi è risultata di Epilessia Temporale in 12/17 (70%), di Epilessia Frontale in 2/17 (11%) ed Epilessia Mioclonica Giovanile in 3/17 (17%). Il profilo ipnico è risultato frammentato dalla presenza di numerosi risvegli con efficienza del sonno ridotta. Il PLMI medio è stato di 18,8. Nel 66% dei pazienti il PLMs è risultato distribuito prevalentemente nella I metà della notte, nel 22% nella II metà e nell' 11% per tutta la notte. Nel 66% dei pazienti è emerso da N2, nel 22% da N3, nell’11 % sia durante N2 che N3 e nell' 11% sia durante N2 che durante sonno REM. Materiali e metodi Sono stati selezionati i pazienti afferenti nell’ultimo anno presso la nostra clinica neurologica con diagnosi di epilessia, con età inferiore ai 60 anni, che non presentavano russamento, sindrome delle apnee ostruttive durante sonno, RLS, RBD o altre malattie neurologiche degenerative e che non erano in terapia con farmaci antidopaminergici e/o antidepressivi. Tutti erano stati sottoposti a Epworth Sleepness Scale, registrazioni elettroencefalografiche in veglia, RMN encefalo e Video-Polisonnografia notturna effettuata dopo una notte di adattamento in laboratorio. Sono state, quindi, riesaminate le storie cliniche personali e familiari, i dati elettroencefalografici, neuroradiologici e video-polisonnografici notturni di tali pazienti con analisi e scoring degli eventuali PLMs. I PLMs sono stati scorati in accordo ai criteri standard definiti dall’AASM nel “Manual for scoring” del 20074: sequenza di 4 o più movimenti, separati da un intervallo di almeno 5 e non più di 90 secondi, in cui ogni burst di attività muscolare abbia una durata di 0,5-10 sec ed un’ampiezza di almeno il 25% dell’attività registrata all’inizio dello studio poligrafico durante una dorsiflessione volontaria del piede. I movimenti che si verificano su gambe differenti, se separati da meno di 5 sec, sono considerati come un unico movimento. I movimenti che avvengono 5 sec prima o dopo un evento respiratorio (apnea, ipopnea) vengono contati a parte. Sono stati quindi selezionati i pazienti che avevano un indice di PLMs (PLMI) ovvero un numero di movimenti Discussione Lo studio conferma la presenza di PLMs in pazienti con epilessia. Tali movimenti si manifestano prevalentemente nella prima metà della notte, in coincidenza di N2, con severità lieve-moderata. Hanno una distribuzione che li rende più simili ai PLMs della RLS, che a quelli associati alle malattie neurodegenerative. L’associazione del PLMs con l’epilessia potrebbe essere favorita dalla frammentazione della struttura ipnica spesso riscontrata nei pazienti con epilessia e secondaria all’attività critica, come suggerito dal lavoro di Nobili et al. del 2006 che descrive un’associazione tra PLMs, eventi motori minori e scariche intercritiche nell'Epilessia Frontale Notturna; le anomalie eegrafiche possono, infatti, determinare fluttuazioni dell’arousal che a loro volta “permettono” la comparsa del PLMs14. Dai nostri dati, tuttavia, è emerso che non tutti i pazienti con PLMs hanno presentato una eccessiva frammentazione della struttura ipnica tale da poter spiegare l'insorgenza del mioclono notturno. Recenti studi, inoltre, sottolineano un possibile ruolo della dopamina nella patogenesi dell’epilessia. 41 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 paminergico in alcune sindromi epilettiche quali l’Epilessia frontale notturna autosomica dominante16, l’Epilessia mioclonica giovanile17, il Ring 2018 e l’Epilessia del lobo temporale19,20. Concludendo, il riscontro di PLMs in pazienti con epilessia potrebbe essere considerato un epifenomeno a sostegno dell'ipotesi del coinvolgimento delle vie dopaminergiche nella patofisiologia dell'epilessia. Vi è l’evidenza che molti dopamino-agonisti e antagonisti modulano il network cerebrale esercitando effetti anticonvulsivanti o pro convulsivanti15. Il potenziale ruolo delle vie dopaminergiche nell’espressione o nel controllo delle crisi è stato riportato sia nelle epilessie generalizzate che focali e, in particolare, studi di medicina nucleare hanno dimostrato la presenza di disfunzioni nel sistema do- BIBLIOGRAFIA 1 Symonds CP. Nocturnal myoclonus. J Neurol Neurosurg Psychiatry 16: 166-171,1953. 11 Newell SA, Drake ME Jr. Sleep apnea and periodic leg movements in epilepsy. Clin Electroencephalogr. Oct;25(4):153-5, 1994 . 2 Saletu M, Anderer P, Saletu B, et al. Sleep laboratory studies in restless legs syndrome patients as compared with normals and acute effects of ropinirole. 2. Findings on periodic leg movements, arousals and respiratory variables. Neuropsychobiology 41: 190–199, 2000. 12 Miano S, Bruni O, Elia M, et al. Sleep breathing and periodic leg movement pattern in Angelman Syndrome: A polysomnographic study. Clinical Neurophysiology 116: 2685–2692, 2005 13 Kaleyias J, Cruz M, Goraya JS, et al. 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Circadian rhythm of motor restlessness and sensory symptoms in the idiopathic restless legs syndrome. Sleep 22: 901-912, 1999. 19 Werhahn KJ, Landvogt C, Klimpe S, et al. Decreased dopamine D2/D3receptor binding in temporal lobe epilepsy: an [18F]fallypride PET study. Epilepsia 47: 1392–1396, 2006. 9 Culpepper WJ, Badia P, Shaffer JI. Time-of-night patterns in PLMS activity. Sleep 15: 306-311, 1992. 20 Bouilleret V, Semah F, Chassoux F, et al. Basal ganglia involvement in temporal lobe epilepsy: a functional and morphologic study. Neurology 70:177–184, 2008. 10 Manconi M, Ferri R, Zucconi M e al. Time structure analysis of leg mevements during sleep in REM Sleep Behaviour Disorder. Sleep, vol. 30, No. 12, 2007. 42 Diagnosi differenziale degli episodi notturni di sonnambulismo “complesso” Differential diagnosis of “complex” sleep walking episodes R. Silvestri, I. Aricò, L. Campolo, G. Mento Centro Interdipartimentale di Medicina del Sonno, Dipartimento di Neuroscience, Scienze Psichiatriche ed Anestesiologiche. AOU G. Martino, Università di Messina Summary (30%), DOA + epilepsy episodes (6%). The factors most contributing to a final diagnosis were: starting age, frequency and timing of the episodes, smooth/brisk onset and offset of the episodes, “normal” rather than unusual stereotypic automatisms and, instrumentally, home videos and interictal > ictal EEG activity. Despite our efforts, our conclusive diagnosis still relied on high probability supporting the hypothesis that inherent arousal vulnerability is a common ground to both parasomnias and nocturnal epilepsy and may even trigger episodes of different nature at different times in the same subject. Complex motor activity originating during nocturnal sleep may be interpreted as due to parasomnias, dissociative sleep phenomena or experiences from inappropriate CNS activation, or as partial seizures of different origin. Different instruments may help the differential diagnosis including patient’s age at onset, family and personal history, episode frequency, night-time distribution and stereotipity, interictal and ictal EEG features. Our goal was to classify the nocturnal events of 54 retrospective consecutive patients who reported to our Sleep Center during the last 3 years for the diagnosis of complex nocturnal motor events. Fifty-four patients (37 M, mean age 17.1, range 8-51 and 17 F, mean age 18.4, range 5-43) received a final diagnosis of Disorders of Arousal, DOA (64%), epilepsy Key words: disorders of arousal, nocturnal seizures, arousal pathology Sia i dati anamnestici che quelli strumentali (VIDEOPSG, video registrazioni casalinghe) sono di ausilio per giungere a una diagnosi corretta. Obiettivo dello studio è cercare di individuare delle caratteristiche clinico-strumentali che distinguano i pazienti affetti da DOA da quelli con epilessia notturna. Introduzione Comportamenti motori complessi che originano nel sonno notturno possono ricondurre a differenti condizioni patologiche quali il sonnambulismo come disordine dell’arousal (DOA)1 o crisi parziali complesse notturne a differente origine2. È spesso difficoltoso porre una diagnosi differenziale tra DOA ed epilessia notturna a causa della presenza di caratteristiche cliniche simili3,4. 43 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Materiali e metodi le seguenti diagnosi (Figura 2): 35 pazienti DOA, 16 crisi epilettiche notturne, 3 episodi misti, le cui caratteristiche sono riportate nelle tabelle 1, 2 e 3 rispettivamente. Nel gruppo DOA l’età di esordio media (8,5 anni) risultava statisticamente più bassa (p<0,002) di quella (19,3 anni) del gruppo epilessia; la frequenza degli episodi appariva variabile da pluri-settimanale a pluri-mensile e comunque più bassa rispetto alle crisi epilettiche. Gli episodi privilegiavano le prime 2 ore di sonno e, quando registrati, insorgevano tutti dal sonno N3. L’eloquio, quando presente, era tipicamente prolungato e poco comprensibile, l’interazione con l’ambiente progressiva, di tipo esplorativo, la memoria normalmente assente. La familiarità ha aiutato poco a decodificare gli episodi in quanto presente per entrambi (+ in 12 per DOA, in 8 per epilessia). Parimenti 12/35 presentavano anomalie intercritiche in sonno all’EEG, più spesso sotto forma di punte centro-temporali. Frequenti comorbidità risultavano ADHD ed emicrania. I pazienti affetti da epilessia presentavano un’età più avanzata all’esordio della sintomatologia notturna (19,3 anni, p<0,002), una maggiore frequenza critica (più spesso pluri-notturna nei frontali o almeno pluri-settimanale nei temporali); gli episodi erano variamente distribuiti nel Sono stati analizzati retrospettivamente tutti i pazienti che negli ultimi tre anni sono giunti al Centro di Medicina del Sonno per il riferito di episodi notturni caratterizzati da fenomeni deambulatori complessi associati o meno ad automatismi e/o urla.Tutti i pazienti hanno eseguito visita clinica con accurata raccolta anamnestica, esame neurologico e almeno una notte di video-polisomnografia con montaggio EEG esteso a 18 canali. È stato inoltre consigliato di eseguire una video registrazione notturna casalinga. Sulla scorta dell’anamnesi e delle registrazioni strumentali in nostro possesso, si è proceduto a verificare i seguenti elementi: età di esordio, familiarità per epilessia/DOA, frequenza degli episodi, distribuzione nella notte, stereotipia degli stessi, vocalizzazione/sonniloquio, automatismi abituali/inusuali-violenti, interazione del soggetto con l’ambiente, memoria episodica al mattino, attività EEG intercritica, EEG critico. Risultati Sono stati selezionati 54 pazienti (37 M, età media 17.1, range 8-51 e 17 F, età media 18.4, range 5-43) (Figura 1). Sulla scorta degli elementi indicati, sono state raggiunte 54 pazienti 6% Età media 17,1 aa 18,4 aa 30% 64% Fig. 1 - Distribuzione per età e sesso dei nostri pazienti Fig. 2 - Distribuzione per patologia del nostro campione 44 DIAGNOSI DIFFERENZIALE DEGLI EPISODI NOTTURNI DI SONNAMBULISMO “COMPLESSO” Sex Età Età d'esordio Fam + per DOA Fam + per epilessia Stereotipia M F F M M F M F M M F M M M F F M M M M M F M M M M M M M F F M M F M 9 5 18 12 13 14 13 24 20 18 14 7 9 27 8 14 12 13 7 7 8 10 15 11 12 6 11 9 7 6 11 51 8 3 8 3 4 11 11 7 6 10 6 8 8 13 4 7 20 8 10 11 3 6 7 6 8 10 6 8 5 9 7 7 5 7 20 7 2 6 no si si no si no no si no si si no no no si no no no si no no si no si no no no no no si si no no no no no no no no no no si no no si si no no no no no si no no no no no no no no no no si no si si no no si no no no no no no no no no si no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no IEDs Quando? C-Tsx 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte biT 1 parte biF 1 parte C-T sx 1 parte / 2 parte biT tutta la notte / 2 parte / 2 parte / 1 parte bi F 1 parte bi F 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte T-P SX>DX 1 parte / 1 parte / 1 parte C3-T3 1 parte F3-T3 tutta la notte Tsx 1 parte / 1 parte C-P bil 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte / 1 parte / tutta la notte Tab. 1 - Pazienti DOA (n°35) presentato anomalie EEG intercritiche in sonno (Tab. 2) mentre l’EEG critico risultava più spesso di scarso o nullo ausilio, concretizzandosi in artefatti da movimento, generale attenuazione dell’attività EEG, ipersincronismi lenti non focalizzati. (Fig. 3). Parimenti non dirimente risultava la familiarità (+ per corso della notte e, quando registrati, potevano insorgere da tutte le fasi del sonno non REM. Gli automatismi, altamente stereotipi, si presentavano spesso ad insorgenza brusca, di durata variabile talora con movimenti scomposti. L’interazione con l’ambiente sembrava scarsa e non finalizzata. Tutti i nostri pazienti in questo gruppo hanno 45 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 cienza di sonno (SE%) più ridotta ed un indice di arousal (MA Index) più alto negli epilettici rispetto ai pazienti con DOA, anche se non in maniera statisticamente significativa (Figura 6). La parziale deprivazione di sonno, infatti, poteva proporsi come un meccanismo riverberante di precipitazione degli episodi critici e delle alterazioni diurne della vigilanza e neuro-cognitive. epilessia in 2/16 pazienti, per DOA in 4/16). Comorbidità registrate sono state ansia e depressione del tono dell’umore e disturbi del sonno. La RM encefalo con eventuale studio della fase angio era positiva in 1 caso per meningioma frontale sx. Alcuni casi dalle caratteristiche clinicostrumentali assolutamente classiche per epilessia frontale, sono giunti tuttavia alla nostra osservazione in maniera irrituale e con un riferito anamnestico confondente (Figura 4). Un gruppo sicuramente interessante è quello con episodi misti di cui 2 con familiarità positiva per DOA, nessuno per epilessia; tutti con anomalie EEG intercritiche in sonno ed una storia pregressa di anomalie dello sviluppo neuro-cognitivo e di tipici, per frequenza, esordio e caratteristiche, episodi parasonnici che nel tempo sono divenuti più frequenti e complessi, assumendo caratteristiche spesso violente (Figura 5). Il sonno notturno nei tre gruppi è risultato frammentato ed inefficiente, con una effi- Discussione Abbiamo cercato di esaminare i nostri pazienti alla luce di quanto precedentemente suggerito dalla letteratura come criterio per la diagnosi differenziale, dai primi lavori dei nostri gruppi italiani5 a quelli del gruppo australiano di Berkovich6 con lo strumento interessante ma certamente rigido e limitato della FLEP Scale, fino all’interessante ed omni-comprensiva analisi3 dello stesso gruppo che, unitamente alle caratteristiche cliniche degli episodi, Sex Età Età d'esordio Fam + per DOA Fam + per epilessia Stereotipia M M F M M F M F M F F M M M M F 48 49 31 40 26 34 22 32 33 24 23 27 11 20 12 43 41 29 29 20 16 7 7 29 13 22 16 26 5 6 10 33 no no no si no no si no no no no no no si si no no no no no no si no no si no no no no no no no si si si si si si si si si si si si si si si si IEDs Quando? F3-F7 2 parte C-Tdx>sx 2 parte / tutta la notte F-T SX>DX tutta la notte Fsx-dx+ biT>sx 1 parte Tsx 2 parte BiF-C-Tsx>dx 2 parte F-T dx tutta la notte T dx>sx 1 parte T dx>sx 2 parte T-Psx-dx 1 parte Fsx>dx, T dx 2 parte C-T dx C sx 2 parte biF 1 parte biF, Tsx 2 parte T-O >sx 2 parte Tab. 2 - Pazienti epilessia (n° 16) Sex Età Età d'esordio Fam + per epilessia Stereotipia IEDs Quando? M M M 17 12 5 16 10 4 no si si no no no Fdx-sx; T dx C3-T3>C4-T4 C4-T4, C3 2 parte 1 parte 2 parte Tab. 3 - Pazienti misti (n° 3) 46 DIAGNOSI DIFFERENZIALE DEGLI EPISODI NOTTURNI DI SONNAMBULISMO “COMPLESSO” Fig. 3 - Caso clinico di disordine dell’arousal (DOA) Fig. 4 - Crisi notturne ad origine frontale: donna di 31 anni con crisi plurinotturne con elevazione degli arti superiori in ipertensione ad insorgenza nel post-partum. Inizialmente diagnosticata per disturbo depressivo con conversione somatica va a considerare nuovamente le caratteristiche EEG. Alla luce della nostra finale disamina, “vecchi” elementi come l’età d’esordio, la frequenza e la distribuzione degli episodi, rimangono certamente dirimenti. Nuovi elementi come il tipo di automatismi (abituali violenti, sostenuti o meno da un’interazione con l’ambiente), l’onset e l’offset discreto/progressivo degli eventi, sono sicuramente di ausilio se non dirimenti. Per quanto concerne i dati eegrafici, l’EEG ictale se non in rarissimi casi, non appare risolutivo potendo risultare mascherato o scarsamente discriminatorio rispetto a varianti parafisiologiche (ipersincronismi delta-theta). Sicuramente più utile, nel nostro caso, la valutazione dell’EEG intercritico che, quando positivo, specie al di fuori dei tratti comuni alle forme di epilessia Fig. 5 - Caso clinico con episodi misti 47 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 6 - Il sonno notturno è inefficiente (SE%) e frammentato (MA Index) nei nostri pazienti, specie negli epilettici. Da qui il concetto di una “indifferenziata” patologia dell’arousal, primum movens di comportamenti notturni sulla cui differenziazione e orientamento graveranno poi fattori genetici e ambientali. parziale benigna, orienta di più verso una altamente probabile natura epilettica degli episodi notturni. Sicuramente eloquenti sulla difficoltà di una diagnosi di certezza e sulla natura della patologia dell’arousal come substrato comune a diversi tipi di evento, sono gli episodi del terzo gruppo, quello con episodi misti che richiamano importanti dati acquisiti dalla letteratura sulla possibile evoluzione in epilessia di episodi parasonnici infantili7, sulla coesistenza nello stesso soggetto epilettico di arousals legati a scariche intercritiche che possono elicitare episodi motori in assenza o con correlato critico8, sull’esistenza di un “common pattern generator” che, attivato in presenza di un’arousal, con o senza scariche epilettiformi, metterebbe in atto archetipi comportamentali intrinseci alla natura animale9. Conclusioni Dai nostri casi emerge preminentemente il dato della frammentazione del sonno con incremento del numero di arousal e bassa efficienza ipnica come dato neurofisiologico alla base dei differenti eventi ipnici parossistici. La diagnosi di questi ultimi, ancorché non sempre di assoluta certezza, trova ausilio nelle caratteristiche clinicoanamnestiche dei soggetti, nonché nella plurima documentazione degli episodi che ne consente la riproducibilità e la valutazione seriale nel tempo. BIBLIOGRAFIA 1 Broughton RJ. Sleep disorders: disorders of arousal? Science, 159:107078, 1968. Seizures: Diagnosing Bumps in the Night. Archives of Neurology 63(5): 705-709, 2006. 2 Nobili, L, Francione S, Cardinale F, Lo Russo G. Epileptic nocturnal wanderings with a temporal lobe origin: a stereoelectroencephalographic study. Sleep, 25(6), 669-71, 2002. 7 Silvestri R, De Domenico P, Mento G. Epileptic seizures in subjects previously affected by disorders of arousal. Neurophysiol Clin, 25, 1927, 1994. 3 Derry CP, Harvey AS, Walker MC et al. NREM arousal parasomnias and their distinction from nocturnal frontal lobe epilepsy: a video EEG analysis. Sleep, 32(12): 1637-44, 2009. 8 Nobili L, Sartori I, Terzaghi M et al. Relationship of epileptic discharges to arousal instability and periodic leg movements in a case of nocturnal frontal lobe epilepsy: a stereo-EEG study. Sleep 29(5), 701-4, 2006. 4 Bisulli F, Vignatelli L, Provini F, Leta C, Lugaresi E, Tinuper P. Parasomnias and nocturnal frontal lobe epilepsy (NFLE): lights and shadows--controversial points in the differential diagnosis. Sleep Med. 12 Suppl 2:S27-32, 2011. 9 Tassinari CA, Gardella, E, Meletti S, e Rubboli G. The neuroethological interpretation of motor behaviors in nocturnal-hyperkinetic-frontal seizures: emergernce of (innate) motor behaviors and role of central pattern generators. In A. Beaumanoier, F. Undermann, P. Chauvel, L. Mira, & B. Zifkin (Authors), Frontal Seizures and Epilepsies in Children . London 2003 John Libbey Eurotext, pag. 43-8. 5 Zucconi M, & Ferini-Strambi L. NREM parasomnias: arousal disorders and differentiation from nocturnal frontal lobe epilepsy. Clin Neurophysiol. 111(2): S129-S35, 2000. 10 Manni R, Terzaghi M. Comorbidity between epilepsy and sleep disorders. Epilepsy Res. 90(3):171-7. Epub 2010 May 31, 2010. 6 Derry CP, Devy M, Johns M. et al. Distinguishing Sleep Disorders From 48 Possibile correlazione tra l’età d’esordio e lo stato di male autonomico nella sindrome di Panayiotopoulos: studio retrospettivo su una casistica di 36 pazienti Possible correlation between the age of onset and the autonomic condition of illness in the Panayiotopoulos syndrome: a retrospective study of 36 patients’ case histories M.E. Piras, G. Nieddu, B. Salis, D.M. Simula, G. Luzzu, M. Tondi, S. Casellato Istituto di Neuropsichiatria Infantile, AOU Sassari Lavoro vincitore del premio MIGLIORE CONTRIBUTO SCIENTIFICO DI GIOVANI RICERCATORI Summary In agreement with literature data, most of our patients presented the first seizure between three and six years of age. Furthermore, it is evident, in the sample we examined, that an early-age onset predisposes a prevalent interest in the autonomic system and, in particular, the autonomous state itself is a clinical symptom in almost half of the patients under the age of three. As far as the intercritical EEG is concerned, 9/36 patients had an initial EEG without anomalies, four of these started with autonomic symptoms. The aim of our study is to assess whether a significant correlation between seizure type that characterizes Panayiotopoulos syndrome (with predominantly autonomic symptoms, with predominantly motor symptoms or autonomic states of sickness) and age of onset does exist. In addition, we propose to analyze the correlation between the characteristics at the onset of the interictal electroencephalogram (EEG), seizure type and age of onset of seizures. We present a population of 36 patients with electroclinical diagnosis of PS, referred to the Regional Centre of Diagnosis and Treatment of Epilepsy in Children and Adolescents Institute of Neuropsychiatry of the AOU of Sassari, from 1996 to 2010. Key words: Panayiotopoulos syndrome; autonomic status epilepticus; system epilepsies. Introduzione tra 1 e 14 anni, con un picco d’incidenza tra i 3 e i 6 anni. Entrambi i sessi sembrano colpiti in ugual misura2. L’elettroencefalogramma (EEG) intercritico può mostrare alterazioni elettriche in quasi tutte le regioni della corteccia cerebrale, spesso con prevalenza occipitale, ma può anche essere privo di anomalie. Per spiegare le caratteristiche non convenzionali della PS, si ipotizza di considerarla come una epilessia di sistema1. La Sindrome di Panayiotopoulos (PS) è una sindrome epilettica, età correlata, caratterizzata da una suscettibilità genetica alla ipereccitabilità corticale multifocale e alla instabilità del sistema autonomico1. Le crisi epilettiche sono, infatti, caratterizzate da un interessamento pressoché costante di questo e, talvolta, talmente prolungate da configurare uno stato di male autonomico. L’esordio avviene 49 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 cipitale e temporale posteriore nel 37,5% e una sovrapposizione con anomalie anche in regione centro-temporale nel restante 12,5% dei pazienti. Per quanto riguarda la semeiologia delle crisi, il 50% ha presentato uno stato di male (il 75% a prevalente componente autonomica, il 25% con prevalente sintomatologia motoria) e il 50% una crisi a prevalente sintomatologia autonomica associata a sintomi motori più tipici. • tra i 3 e i 6 anni, il 21,7% dei pazienti non ha presentato anomalie all' EEG intercritico in esordio; del restante 78,3% dei pazienti, il 27,2% ha presentato una focalità nella regione rolandica, mentre il 72,8% ha mostrato all'EEG una focalità nella regione occipitoale e temporale posteriore. Dei pazienti appartenenti a questa fascia di età l’8,6% ha presentato uno stato di male; i pazienti che all'EEG intercritico presentavano il tratto rolandico hanno manifestato, nella crisi d'esordio, oltre agli altri sintomi, anche stiramento della rima orale e scialorrea. • al di sopra dei 6 anni, l’EEG intercritico ha mostrato la presenza di alterazioni elettriche nella regione rolandica nell’80% dei pazienti; le crisi epilettiche hanno presentato caratteristiche cliniche sia da PS che da Epilessia Focale Idiopatica a Parossismi Rolandici (EPR). Obiettivo del nostro studio è valutare se esiste una correlazione significativa tra le caratteristiche, all’esordio, degli EEG intercritici, la semeiologia delle crisi e l’età di insorgenza. Materiali e metodi Presentiamo una casistica di 36 pazienti con diagnosi elettroclinica di PS, seguiti presso il Centro Regionale di Diagnosi e Cura dell’Epilessia in età evolutiva dell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile dell’AOU di Sassari, dal 1996 al 2010. Abbiamo suddiviso il campione in tre fasce d’età: 3 anni, >3 < 6 anni, 6 anni; di ogni paziente abbiamo analizzato l’EEG intercritico all’esordio, sia in veglia che in sonno, e la semeiologia della prima crisi presentata. Risultati Analizzando il campione in esame, il 22,2% dei pazienti ha presentato il primo episodio critico in età inferiore ai 3 anni; il 63,8% dei pazienti tra i 3 e i 6 anni; il 13,8% dei pazienti dopo i 6 anni. Per quanto riguarda la semeiologia della prima crisi presentata, l’11,1% dei nostri pazienti ha esordito con uno stato di male, mentre i rimanenti hanno presentato crisi caratterizzate da sintomi autonomici (vomito, flushing o pallore, tachicardia, midriasi), associati o meno a sintomi critici più convenzionali quali: deviazione tonica laterale dello sguardo e/o del capo, clonie ad un emisoma o generalizzate, stiramento della rima orale, disartria, variabile compromissione dello stato di coscienza. All’esordio, l’EEG intercritico non ha mostrato alterazioni elettriche specifiche nel 25% dei pazienti. Nel restante 75% dei pazienti, invece, è stato possibile dimostrare la presenza di alterazioni elettriche specifiche: in particolare, nel 77,8% di questi, l’EEG intercritico ha mostrato la presenza di alterazioni elettriche in regione occipitale e temporale posteriore, mentre nel restante 22,2% l'EEG intercritico ha mostrato la presenza di alterazioni elettriche in regione centro-temporale, con le caratteristiche morfologiche del dipolo rolandico, in associazione o meno con le alterazioni in regione occipitale sopra descritte. Analizzando le caratteristiche elettrocliniche nelle tre fasce d’età, si evidenzia che: • tra 0 e 3 anni: l’EEG intercritico non ha mostrato anomalie elettriche nel 50% dei pazienti; ha evidenziato, invece, la presenza di alterazioni elettriche in regione oc- Pertanto, nella nostra casistica, sei pazienti (il 16,6%) hanno presentato uno stato di male: di questi, quattro avevano meno di tre anni, due meno di cinque. Lo stato di male è stato esclusivamente autonomico nel 50% dei pz., solo motorio nel 16,6%, con sintomi sia autonomici che motori nel restante 33,3%. In particolare, lo stato di male è stato sintomo d’esordio in quattro pazienti, entro l’anno dall’esordio in un paziente e dopo alcuni anni dall’esordio in un unico paziente (dopo sospensione della terapia con acido valproico). L’EEG intercritico non ha mostrato anomalie elettriche nella metà di questi pazienti, mentre negli altri ha mostrato una focalità occipitale e temporale posteriore. In particolare, l’EEG intercritico non ha mostrato la presenza di alterazioni elettriche specifiche in tre dei quattro pazienti che hanno presentato uno stato di male e che hanno esordito sotto i tre anni e, di questi, due hanno presentato uno stato di male esclusivamente autonomico. (Fig. 1 e 2). 50 POSSIBILE CORRELAZIONE TRA L’ETÀ D’ESORDIO E LO STATO DI MALE AUTONOMICO NELLA SINDROME DI PANAYIOTOPOULOS: STUDIO RETROSPETTIVO SU UNA CASISTICA DI 36 PAZIENTI Fig. 1 - Classi dei pazienti Fig. 2 - Correlazione tra età d’esordio, semeiologia della prima crisi e caratteristiche EEG intercritiche all’esordio nelle tre classi di pazienti 51 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Conclusioni te privo di anomalie, indipendentemente dalla sintomatololgia critica presentata, motoria o autonomica. Questi dati risultano coerenti con la maggior suscettibilità, a questa età, del network autonomico e della sua minore espressività sull’EEG di superficie1. Nelle altre due fasce d'età esaminate si è avuta la conferma di una maggiore espressività elettroclinica del network occipitale tra i 3 e i 6 anni e di quello rolandico oltre quest’età. (Fig. 3) 2-3 In accordo con i dati di letteratura , la maggior parte dei nostri pazienti ha presentato la prima crisi tra i 3 e i 6 anni di età. Nei pazienti < di 3 anni la malattia ha esordito con prevalenza di sintomi autonomici configuranti uno stato di male nella metà di costoro; per quanto riguarda le caratteritiche dell’EEG intercritico il nostro campione evidenzia come in questa fascia di età esso risulti tendenzialmen- Fig. 3 - Topografia dei parossismi EEG intercritici rispetto all’età BIBLIOGRAFIA 1 Kokkinos V, Koutroumanidis M, Tsatsou K et al. Multifocal spatiotemporal distribution of interictal spikes in Panayiotopoulos syndrome. Clinical Neurophysiology, 121: 859-869, 2010. 3 Ferrie CD, Caraballo R, Covanis A et al. Autonomic status epilepticus in Panayiotopoulos syndrome and other childhood and adult epilepsies: a consensus view. Epilepsia , 48(6):1165-1172, 2007. 2 Michael M, Tsatsou K, Ferrie CD. Panayiotopoulos syndrome: An important childhood autonomic epilepsy to be differentiated from occipital epilepsy and acute non-epileptic disorders. Brain & Development, 32:4-9, 2010. 52 Sindrome di Landau-Kleffner: evoluzione clinica e neuropsicologica di due casi ad insorgenza in età scolare Landau-kleffner syndrome: clinical and neuropsychological description of two cases with onset in school age G.Prato1, M.M. Mancardi1, F. Battaglia1, M.S. Vari1, P. Striano2, M. Pezzella2, E. Veneselli1, M.G. Baglietto1 1 Unità epilessia, U.O.Neuropsichiatria Infantile; 2U.O. Malattie neuromuscolari e degenerative, Istituto G.Gaslini, Genova. Summary orders, predominantly in verbal skills. Both of them showed a dramatic clinical, EEG, and neuropsychological response to ESM, already known as one of the best pharmacological treatment for this disease. We stress the importance of early diagnosis, effective and timely treatment in order to obtain a good long-term outcome in LKS. Landau-Kleffner syndrome (LKS) is clinically characterized by acquired aphasia, auditory agnosia and seizures. EEG usually shows focal spikes and spike-waves predominantly over the temporal regions, continuous or subcontinuous during sleep. We describe two case with late onset (6,4 years and 6,8 years) with focal and generalized seizures, spike-waves predominantly over the temporal regions, continuous or subcontinuous during sleep, and neuropsychological dis- Key words: Landau-Kleffner, ESES, epilepsy, cognitive function Introduzione ziali motori) a partire, rispettivamente, dai 6a4m e 6a8m in concomitanza con la comparsa di afasia-agnosia. La Sindrome di Landau-Kleffner (LKS) è caratterizzata da afasia acquisita, agnosia verbale, crisi epilettiche (50% assenze atipiche, 33% crisi tonico-cloniche, 16% atoniche, e 33% crisi parziali motorie), ritardo cognitivo, deficit di memoria e globale regressione comportamentale1. L’esordio può manifestarsi con episodi critici o con ritardo della funzione verbale2. Il quadro EEG è caratterizzato da anomalie focali frontocentro-temporali; il 50% dei pazienti sviluppa un quadro di ESES1. Descriviamo il caso di due pazienti, un maschio (A) di 10 anni e una femmina (B) di 8 anni, con esordio della sintomatologia critica (episodi generalizzati ed episodi par- Materiali e metodi Entrambi i pazienti sono stati studiati con registrazioni EEG intercritiche e critiche, RM encefalo e valutazioni neuropsicologiche con video-registrazioni. Risultati Entrambi i pazienti hanno mostrato una drammatica risposta sul piano clinico, neuropsicologico e sul piano EEG all’introduzione dell’ESM, già descritto in letteratura come terapia efficace in LKS3, rispetto agli altri farmaci utilizzati; entrambi i pazienti, inoltre, hanno mostrato carat- 53 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 1 - Paziente B: anomalie parossistiche a localizzazione centro-temporale dell’emisfero destro, continue-subcontinue in sonno. Fig. 2 - Paziente B: netta riduzione e scomparsa delle anomalie parossistiche dopo un mese dall’introduzione della terapia con ESM. 54 SINDROME DI LANDAU-KLEFFNER: EVOLUZIONE CLINICA E NEUROPSICOLOGICA DI DUE CASI AD INSORGENZA IN ETA’ SCOLARE Conclusioni teristiche EEG con anomalie parossistiche temporali (a localizzazione sull’emisfero sinistro nel paziente A e sull’emisfero destro nel paziente B) con netta attivazione in corso di sonno fino a configurare uno stato di ESES asimmetrico. Le valutazioni neuropsicologiche hanno mostrato un deterioramento transitorio in A e livelli borderline in B, con profilo disarmonico per quanto riguarda l’utilizzo del linguaggio e delle abilità verbali generali, la comprensione (agnosia verbale) e l’espressione (afasia acquisita). Entrambi hanno presentato un esordio relativamente tardivo (entrambi in età scolare) con epilessia farmacoresistente e andamento fluttuante con ricadute sul piano elettroclinico. A fronte dell’iniziale gravità della problematica epilettologica entrambi i pazienti hanno mostrato un drammatica risposta all’inserimento dell’etosuccimide (ESM) con buon outcome neuropsicologico. Il buon outcome osservato nei nostri pazienti potrebbe essere correlato al trattamento o all’esordio tardivo della LKS, come riportato in letteratura4. Si ribadisce, nei pazienti con LKS, l’importanza di una diagnosi precoce e di un tempestivo ed efficace intervento terapeutico per ottenere un buon outcome a lungo termine epilettologico e neuropsicologico5-6. BIBLIOGRAFIA 4 Rossi PG, Parmeggiani A, Posar A, Scaduto MC, Chiodo S, Vatti G. Landau-Kleffner syndrome (LKS): long-term follow-up and links with electrical status epilepticus during sleep (ESES). Brain Dev 21(2):90-8, 1999. 1 Hughes JR. A review of the relationships between Landau-Kleffner syndrome, electrical status epilepticus during sleep, and continuous spike-waves during sleep. Epilepsy Behav 20(2):247-53, 2011. 2 Deonna T, Roulet-Perez E. Early-onset acquired epileptic aphasia (Landau-Kleffner syndrome, LKS) and regressive autistic disorders with epileptic EEG abnormalities: the continuing debate. Brain Dev 32(9):746-52. Epub 2010 Jul 15, 2010. 5 García-Peñas JJ. Neurocognitive dysfunction in electrical status epilepticus during slow-wave sleep syndrome: Can the natural course of the syndrome be modified with early pharmacological treatment? Rev Neurol. 50 (3):S37-47, 2010. 3 Lagae L. Rational treatment options with AEDs and ketogenic diet in Landau-Kleffner syndrome: still waiting after all these years. Epilepsia 50(7):59-62, 2009. 6 Mikati MA, Shamseddine AN. Management of Landau-Kleffner syndrome. Paediatr Drugs 7(6):377-89, 2005. 55 Stato non convulsivo focale in bambina affetta da epilessia temporale e disturbi psicocomportamentali Non convulsive status epilepticus in a child with temporal lobe epilepsy and psychiatric disorders N. Zanotta, R. Epifanio, C. Zucca U.O. di Neurofisiopatologia, IRCCS E. Medea, Bosisio Parini, Lecco Summary lorazepam (4 mg i.m. in two hours) with resolution of focal delta sequences. Risperidone was necessary to control agitation and fear in the post-ictal phase. We report a case of non convulsive status epilepticus characterized by gustatory hallucinations and fear in a 11-year-old female affected by temporal lobe epilepsy with history of febrile convulsions and mild mental retardation. Ictal EEG showed sub-continuous high delta waves on temporal and occipital regions of right side. Non convulsive status epilepticus was stopped by Key words: non convulsive status epilepticus, post-ictal psychiatric events, gustatory hallucinations, temporal lobe epilepsy Razionale e obiettivi A 2 anni e ½ esordio di episodi convulsivi in febbre. Posta in terapia con VPA e CLB. Per ripresentarsi di crisi con febbre dopo 1 anno circa (nel 1995) la terapia viene modificata associando VPA e GVG. Scomparsa delle crisi fino al 2001 con miglioramento relazionale, emotivo, cognitivo e sospensione della terapia. Nel 2001 ripresa delle crisi, prima in febbre poi in apiressia, con segni focali all’emilato sin. e aura caratterizzata da sensazione di paura, e nel post-critico sonno e cefalea pulsante alla tempia dx. Dal punto di vista neuropsichico presenta ritardo mentale lieve e disturbi emotivo-relazionali e comportamentali. Viene reintrodotto VPA, associato a CLB poi sostituito da TPM. Per risposta insoddisfacente TPM viene poi sostituito da CBZ con beneficio (associato sempre a VPA). A distanza di un mese circa dalla sospensione di TPM, la bambina viene ricoverata (marzo 2003) per ripresa degli I disturbi psicocomportamentali sono più frequenti nei pazienti con epilessia (E) rispetto alla popolazione generale e possono precedere, concomitare o seguire le crisi epilettiche1,2. Le psicosi, la cui prevalenza nella popolazione epilettica è del 6-10%3, sono meno frequenti nei bambini rispetto agli adulti e agli adolescenti4. Presentiamo il caso di una paziente, affetta da E temporale, che ha manifestato all’età di 10 anni e 6 mesi uno stato epilettico non convulsivo (SENC) con prevalenti sintomi psichici. Caso clinico Anamnesi familiare positiva per E (II°grado) e per disturbi psichiatrici non meglio definiti (I°grado). Anamnesi pre-, peri e post-natale non significativa. 56 STATO NON CONVULSIVO FOCALE IN BAMBINA AFFETTA DA EPILESSIA TEMPORALE E DISTURBI PSICOCOMPORTAMENTALI Conclusioni episodi critici non sempre bloccati da DZP e.r. e per episodi di paure e pianti immotivati. All’ingresso, la bambina riferisce sensazione di “sabbia in bocca”, manifesta paura, pianto e continua ricerca di rassicurazione. Un tracciato EEG urgente documenta sequenze delta monomorfe anche a 1 Hz subcontinue, di ampio voltaggio, in regione temporale posteriore e occipitale destra. La somministrazione di Lorazepam i.m. porta ad una interruzione delle manifestazioni suddette con concomitante scomparsa delle sequenze delta descritte. Persistendo comunque un quadro di agitazione psichica con paura immotivata e anche ideazioni poco aderenti alla realtà, oltre all’aumento di CBZ e CLB, viene aggiunto Risperidone con controllo degli episodi di agitazione; si mantiene controllo completo dei fenomeni critici. Alla RMN encefalo di controllo (come alla prima eseguita all’esordio della storia) non si rilevano reperti significativi. Casi in età infantile di severi disturbi psichiatrici associati a crisi epilettiche sono poco frequentemente riportati in letteratura5. Fattori di rischio noti come l’esordio precoce, la severità dell’E, e la sede temporale6 sono individuabili nel caso discusso. In molti casi, come anche nel nostro, vi è una chiara relazione temporale tra il peggioramento delle manifestazioni psichiatriche e l’incremento dell’attività epilettica. La diagnosi differenziale può presentare qualche difficoltà in casi come il nostro, di età infantile e con IM lieve, caratterizzati da sintomi critici solo soggettivi. È indispensabile in questi casi la registrazione EEGrafica (meglio se con video-poligrafia) per la diagnosi differenziale al fine di operare le scelte terapeutiche più adeguate. BIBLIOGRAFIA 4 Whitman S et al. Psychopathology in epilepsy: how great is the risk? Biol Psychiatry 19: 213-36, 1984. 1 Torta R, Keller R. Behavioral, psychotic, and anxiety disorders in epilepsy: etiology, clinical features, and therapeutic implications. Epilepsia, 40 (suppl.10); S2-20, 1999. 5 Joshi CN et al. Postictal psychosis in a child. Pediatr Neurol 34: 388-91, 2006. 2 Pellock J. Understanding co-morbidities affecting children with epilepsy. Neurology 62; S17-23, 2004. 6 Devinsky O. Psychiatric comorbidity in patients with epilepsy: implications for diagnosis and treatment. Epilepsy Behav 4 (suppl.4): S2-10, 2003. 3 Kanner AM et al. Postictal psychiatric events during prolonged video-electroencephalographic monitoring studies. Arch Neurol 53: 258-63, 1996. 57 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Severa epilessia farmaco-resistente con crisi prolungate in paziente con duplicazione in 14q12 Severe drug resistant epilepsy with prolonged seizures in a patient with duplication in 14q12 F. Deleo, G. Didato, G. Battaglia, R. Spreafico, F. Villani U.O. Epilettologia Clinica e Neurofisiologia Sperimentale, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta”, Milano Summary A whole genome array-CGH analysis showed a duplication in14q12, in a locus of the gene coding for STXBP6.This alteration is not linked to any known human epilepsy. However, this protein is a syntaxin-binding protein that regulates the SNARE Complex, which is involved in the exocytosis at the pre-synaptic plasma membrane, and so may play a role in this patient with epilepsy. We describe a 23 year-old man with severe epilepsy characterized by prolonged, non convulsive, seizures (usually lasting > 15 minutes). Epilepsy onset was at the age 4 years, and showed immediate drug resistance. The interictal EEG was characterized by high voltage background activity, “excessive spindling” during NREM sleep and both diffuse and focal epileptic abnormalities. Ictal EEG was characterized by high amplitude diffuse fast discharge. Brain MRI was normal. A karyotype analysis excluded the ring 20 syndrome. Key words: drug resistant epilepsy, amysin, array-CGH, EEG. Introduzione Caso clinico Descriviamo il caso di un uomo di 23 anni affetto da un’epilessia di difficile inquadramento, le cui crisi sono spesso prolungate, e configurano stati di male non convulsivi, non responsivi alla somministrazione di benzodiazepine anche somministrate per via parenterale. Le caratteristiche cliniche e strumentali di tale forma di epilessia sono suggestive di una forma a eziologia genetica, motivo per cui è stato sottoposto, oltre che alle indagini fisiologiche e radiologiche, anche a esame del cariotipo e array-CGH. Familiarità negativa per epilessia. L’esordio della sintomatologia risale all’età di 4 anni, con episodi pluriquotidiani caratterizzati da mioclonie palpebrali e deviazione del capo a sinistra. All’esordio la durata era di pochi secondi, con il passare degli anni gli episodi divenivano assai più prolungati, con una durata fino a oltre 20’. I tentativi terapeutici con PB, PRM, ETS, AZM, CLB, OXC, VPA, LEV, ZNS non hanno portato a sostanziali benefici, mentre PHT, CBZ, GVG, LTG hanno coinciso con peggioramento della sintomatologia. La frequenza al momento dell’osservazione era di 5-6 crisi 58 SEVERA EPILESSIA FARMACO-RESISTENTE CON CRISI PROLUNGATE IN PAZIENTE CON DUPLICAZIONE IN 14Q12 stante la somministrazione parenterale di lorazepam (Fig. 2). Una RM encefalo non mostrava evidenti alterazioni morfologiche o di segnale. I test neuropsicologici avevano mostrato deficit di attenzione selettiva, fluenza su base semantica, prassia costruttiva, pianificazione e memoria immediata verbale, associati a minori difficoltà di attenzione divisa, comprensione, fluenza su base fonemica e teoria della mente; il profilo appariva quindi compatibile con una disfunzione delle aree frontali e una parziale disfunzione delle aree temporali. La valutazione cognitiva di livello rivelava un lieve ritardo mentale (WAIS-R QI tot. 67). È stato inoltre eseguito un cariotipo, rivelatosi nella norma (esclusa la presenza di cromosoma 20 ad anello) e un whole genome array-CGH che ha documentato una duplicazione in 14q12 di circa 221 Kb coinvolgente parzialmente il gene STXBP6. La ricerca di questa mutazione è ancora in corso sui genitori. alla settimana, sempre prolungate, con tendenza a raccogliersi in cluster di 2-3 crisi al giorno, talora con secondaria generalizzazione. Risultati L’obiettività neurologica è risultata nella norma. Il tracciato EEG intercritico ha mostrato un’organizzazione generale inabituale, con un ritmo di fondo di assai elevato voltaggio in rapporto all’età, e con un quadro di “excessive splindling” in sonno. Sono inoltre presenti anomalie epilettiformi sia diffuse che focali, bilaterali e indipendenti (Fig. 1). Sono stati documentati tre episodi critici, mai preavvertiti, caratterizzati da improvvisa rottura del contatto, lieve incremento prossimale del tono muscolare, mioclonie di piccola ampiezza ad andamento erratico e rilascio sfinterico. Il correlato elettrico di tali episodi consisteva in una scarica rapida diffusa con prevalenza sui distretti frontali. La durata è stata variabile tra i 15’ e i 20’, nono- Fig. 1 - EEG intercritico. Filtro passa-alto 1.6 Hz, filto passa basso 70 Hz, MKR=1’’ x 100 µV, EMG 2: deltoide dx, EMG 3: deltoide sx a. ritmo di fondo: attività di fondo di elevato voltaggio (circa 100 µV), con tendenza alla diffusione sulle derivazioni anteriori; b. sonno NREM: organizzazione irregolare con “excessive spindling” e netta riduzione del SWS; attività epilettiforme: punte diffuse, più evidenti anteriormente; c e d. anomalie focali: presenza in addormentamento e sonno di anomalie focali, bilaterali, indipendenti. 59 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 2 - EEG critico. Filtro passa-alto 1.6 Hz, filto passa basso 70 Hz, MKR=1’’ x 100 µV, EMG 2: deltoide dx, EMG 3: deltoide sx 1. inizio della crisi (T0): attività rapida, di medio-alto voltaggio, diffusa prevalente sulle regioni anteriori; sulla poligrafia mioclonie sui deltoidi con prevalenza sx, con lieve incremento del tono; 2. lorazepam 4 mg e. v. (T0+9’): persiste attività rapida diffusa, prevalente sulle regioni anteriori, di elevato voltaggio; persistono anche le mioclonie ad andamento erratico; 3. T0+20’: la scarica rallenta e tende a frammentarsi; le mioclonie tendono a ridursi; 4. la scarica termina (T0+21’): la scarica si interrompe e il paziente riprende rapidamente contatto Conclusioni epilessia2,3.Tuttavia il gene STXBP6 codifica per una proteina coinvolta nella formazione dello “SNARE complex”, a sua volta implicato nel rilascio dei neurotrasmettitori dalla membrana pre-sinaptica4; altre proteine coinvolte nella regolazione del complesso SNARE sono associate a epilessia (come STXBP1 nella S. di Ohtahara)5. Ciò suggerisce un possibile ruolo eziologico della mutazione trovata nel nostro paziente. Le caratteristiche cliniche, l’inabituale organizzazione generale del tracciato, sia in veglia sia in sonno, e il pattern critico depongono per una forma di epilessia con crisi generalizzate a possibile origine genetica1. Nonostante la normalità del cariotipo, l’esame array-CGH ha evidenziato la presenza di una duplicazione nel locus del gene STXBP6, le cui mutazioni non sono a oggi associate a BIBLIOGRAFIA 1 Berg AT, Berkovic SF, Brodie MJ, et al. Revised terminology and concepts for organization of seizures and epilepsies: Report of the ILAE Commission on Classification and Terminology, 2005–2009. Epilepsia, 51:676–685, 2010. haploinsufficiency in a mosaic ring chromosome 14 in a boy with autism. Eur J Hum Genet, 16:1187–1192, 2008 4 Kim, DK, and Catterall WA. Ca2+-dependent and –independent interactions of the isoforms of the a1A subunit of brain Ca2+ channels with presynaptic SNARE proteins. Proc Natl Acad Sci U S A, 94:14782–14786, 1997. 2 Scales SJ, Hesser BA, Masuda ES, et al. Amisyn, a novel syntaxinbinding protein that may regulate SNARE complex assembly. J Biol Chem, 277:28271–28279, 2002. 5 Saitsu H, Kato M, Mizuguchi T, et al. De novo mutations in the gene encoding STXBP1 (MUNC18-1) cause early infantile epileptic encephalopathy. Nat Genet, 40:782–788, 2008. 3 Castermans D, Thienpont B, Volders K, et al. Position effect leading to 60 Stato di male non convulsivo in paziente con crisi fotosensitive autoindotte ed encefalopatia epilettica Nonconvulsive status epilepticus in a patient with self-induced seizures and epileptic encephalopathy L. Paziente, F. Caramella, A. D’Alia, F. Consolo, G. Santangelo, D. Pandolfo, F. Vanadia U.O. di Neuropsichiatria Infantile, A.R.N.A.S. Palermo; Civico Di Cristina, Ascoli CIVICO Summary Key words: nonconvulsive status epilepticus, self-induced seizures, epileptic encephalopathy. Authors discuss about a case of nonconvulsive status epilepticus in a 10 years old patient affected by epileptic encephalopathy with spastic quadriplegia likely caused by CMV connatal infection. Introduzione ferito precedentemente regolare. L’EEG mostra un tracciato di tipo ipsaritmico, per cui viene posta diagnosi di sindrome di West. Nel corso degli anni la paziente ha continuato a presentare con frequenza variabile, da mensile a pluriquotidiana, episodi tipo spasmi in flessione, crisi focali, resistenti alle varie terapie in un quadro di ritardo mentale grave con assenza di linguaggio e di comunicazione gestuale e contatto visivo fluttuante. La bambina giunge per la prima volta alla nostra osservazione all’età di 9 anni per l’improvvisa comparsa di stato soporoso, associato a mioclonie periorali ed erratiche. Alla valutazione neurologica la paziente presenta: stato soporoso, tetraparesi spastica senza segni di lesioni focali in acuto. I parametri vitali e gli esami ematochimici risultano nella norma. L’EEG eseguito all’ingresso mostra un’attività subcontinua di P lente e complessi P lente - O lente con punte trifasiche, sincrone sui due emisferi, di voltaggio 100-150 mV (Fig. 1 e 2). Durante il ricovero presenta movimenti involontari, tipo stereotipie motorie, caratterizzati Lo SE è un’emergenza medica caratterizzata da un’attività elettrica neuronale permanente o ripetitiva e non autolimitante. In base alle manifestazioni elettrocliniche si distinguono stati di male convulsivi (SMC) e non convulsivi (SMNC). Il concetto di «SMNC» abbraccia un vasto spettro di sindromi cliniche, alla cui base possono risiedere sia forme epilettiche generalizzate che focali. La diagnosi di SMNC risulta spesso difficile e solo la registrazione elettroencefalografica durante l’episodio permette di porre la diagnosi di certezza. Caso Clinico C.N. , di anni dieci, è nata da seconda gravidanza normodecorsa ed esitata in T.C. (giro di funicolo) dieci giorni post-termine, con P.N. di 3120 gr. e Apgar 9/10. La sintomatologia clinica esordisce all’età di sei mesi con episodi critici, caratterizzati da spasmi in flessione in salve e successiva regressione dello sviluppo psicomotorio, ri- 61 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 1 - EEG all’ingresso: attività subcontinua di P lente e complessi P lente- O lente con punte trifasiche, sincrone sui due emisferi, di voltaggio 100-150 mV Fig. 2 - EEG dopo introduzione di ETS: interruzione dello stato di male con persistenza di anomalie bioelettriche, OL , PP, PPO diffuse, in brevi bouffées 62 STATO DI MALE NON CONVULSIVO IN PAZIENTE CON CRISI FOTOSENSITIVE AUTOINDOTTE ED ENCEFALOPATIA EPILETTICA Risultati e conclusioni da sventagliamento delle mani (la bambina porta la mano sinistra davanti agli occhi con il capo deviato verso la sorgente luminosa), seguiti da crisi cloniche generalizzate. Indagini eseguite: • RMN ENCEFALO: anomalie diffuse della sostanza bianca che, in associazione alla microcefalia, potrebbero essere compatibili con lesioni legate ad infezione da CMV. Corpo calloso dismorfico. • PEV-BAEP: nella norma • Analisi molecolare gene MECP2, FOXG1, CDKL5: nella norma • Fundus oculi: nella norma • Esami specifici plasmatici, urinari e liquorali: aminoacidi, acido lattico, acido piruvico, corpi chetonici, dosaggio neurotrasmettitori, dosaggio enzimi lisosomiali,VLCFA: nella norma • EMA: negativi • IgG CMV sierico: positivo • Biopsia cutanea: nella norma Nella nostra paziente, le indagini eseguite durante il ricovero hanno evidenziato uno stato di male epilettico non convulsivo e le stereotipie motorie hanno assunto la connotazione di manovre di autostimolazione luminosa con evocazione di crisi cloniche generalizzate. Le crisi fotogene sono raramente prodotte da una stimolazione luminosa naturale con l’eccezione della sindrome di Jeavons e delle crisi autoindotte. Lo stato di male non convulsivo rappresenta una condizione clinica di difficile interpretazione diagnostica soprattutto in quei casi dove è presente una encefalopatia sottostante. Il caso in questione ha suscitato in noi particolare interesse per la peculiarità di presentazione dello stato di male non convulsivo e per la presenza di crisi cloniche generalizzate autoindotte dalla paziente, che non si sono più ripresentate dopo una polifarmacoterapia costituita da ETS,TPM,VPA e BDZ. BIBLIOGRAFIA 3 Singhi PD, Bansal D. Self induced photosensitive epilepsy. Indian J Pediatric, 71 (7): 649-51, 2004. 1 Shorvon S. The classification of nonconvulsive status epilepticus. Kaplan PW, Drislane FW (eds): Nonconvulsive Status Epilepticus. New York:Demos Medical Publishing, 11-22, 2009. 4 Roger J, Lob H, Tassinari CA. Status epilepticus. Vinken PJ, Bruyn GW (eds) Handbook of Clinical Neurology, Vol 15. The epilepsies. Amsterdam North Holland, 145–188, 1974. 2 Elia M. Myoclonic status in nonprogressive encephalopathies: An update. Epilepsia 50 (Suppl.5): 41- 44, 2009. 63 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Crisi epilettiche focali non convulsive di lunga durata durante disassuefazione farmacologica per dipendenza cronica da BDZ Focal non-convulsive seizures during detoxification for benzodiazepine abuse F. Brigo1, A. Albiero2, M. Storti3, F. Lugoboni2, A. Fiaschi1, L.G. Bongiovanni1 1 Dipartimento di Scienze Neurologiche, Neuropsicologiche, Morfologiche e Motorie, Sezione di Neurologia Clinica, Università di Verona Dipartimento di Medicina, Servizio di Medicina delle Dipendenze, Università di Verona, 3Dipartimento di Medicina, Sezione di Gastroenterologia, Università di Verona 2 Summary occurring during this procedure or, more generally, during abrupt BDZ discontinuation.The cases we presented suggest that during detoxification for BDZ abuse not only generalized, but also focal non-convulsive seizures may occur. In this context, focal seizures probably are a result of diffuse decrease of the seizure threshold (due to a generalized excitatory rebound) which may trigger focal seizures arising from the cortical regions with the higher intrinsic epileptogenicity level. Chronic benzodiazepine (BDZ) abuse is currently treated with a detoxification consisting in lowdose flumazenil infusion, a relatively recent and promising procedure. For the presumed higher risk of seizures, during therapeutic BDZ detoxification we usually administer preventive antiepileptic drug (AED) therapy. We report two patients with no previous history of seizures or evidence of intracerebral lesions, who during detoxification for BDZ abuse developed repetitive focal non-convulsive seizures, even with appropriate dose of preventive AED therapy. In the Literature there are no previous reported cases of focal non-convulsive seizures Key words: amaurosis fugax, seizure, oculo-pyramidal crossed syndrome, BDZ detoxification, flumazenil Razionale e obiettivi lunga durata, in assenza di evidenti lesioni cerebrali o pregresse crisi epilettiche. Recentemente è stato proposto di trattare la dipendenza cronica da benzodiazepine (BDZ) mediante una procedura di disassuefazione farmacologica con basse dosi di flumazenil associate a farmaci antiepilettici per il presunto aumentato rischio di crisi epilettiche generalizzate1. Obiettivo di questo studio è presentare due pazienti che durante tale procedura hanno presentato, nell’arco di 6-7 giorni, ripetute crisi epilettiche focali non convulsive di Materiali e metodi Due donne (44 e 56 anni) con anamnesi negativa per crisi epilettiche o dipendenza da alcool venivano sottoposte a disassuefazione farmacologica con basse dosi di flumazenil (14 ore/die per 10 giorni) associate a terapia antiepilettica profilattica (VPA e OXC, rispettivamente) per una lunga 64 CRISI EPILETTICHE FOCALI NON CONVULSIVE DI LUNGA DURATA DURANTE DISASSUEFAZIONE FARMACOLOGICA PER DIPENDENZA CRONICA DA BDZ Due mesi dopo, sotto controllo medico, si sospendeva la terapia antiepilettica senza la comparsa di ulteriori episodi critici. storia di dipendenza da BDZ (10 e 30 anni, rispettivamente). Nel corso della procedura le pazienti presentavano numerosi episodi, anche di lunga durata (>5 minuti), caratterizzati da confusione, disorientamento e parziale compromissione della coscienza, non associati a manifestazioni motorie o a secondaria generalizzazione. Al di fuori di questi episodi l’obiettività neurologica era completamente normale. Discussione La disassuefazione farmacologica per dipendenza da BDZ è una procedura relativamente recente e considerata sicura, sebbene si ritenga possa essere associata ad un aumentato rischio di crisi epilettiche1. In letteratura mancano tuttavia dati relativi all’incidenza e al tipo di crisi in corso di tale procedura. Le pazienti descritte hanno presentato ripetute crisi epilettiche focali non convulsive, di lunga durata, in assenza di evidenti lesioni cerebrali, di abuso da alcool o assunzione di farmaci potenzialmente in grado di abbassare la soglia epilettogena. Il fatto che le pazienti abbiano presentato crisi focali, e non generalizzate, è un dato piuttosto sorprendente. Risultati In entrambi i casi i tracciati EEG, eseguiti in fase critica, evidenziavano anomalie epilettiformi continue a distribuzione focale e di lunga durata (Fig.1). La RM encefalo, comprensiva di uno studio mirato delle regioni frontali e temporo-mesiali, era negativa in entrambe le pazienti. Un incremento posologico della terapia antiepilettica portava ad una normalizzazione del quadro clinico e dei tracciati EEG. Fig. 1 - EEG di una delle due pazienti. A - inizio della registrazione. Attività delta continua di ampio voltaggio sulle regioni emisferiche di sinistra, con prevalenza in temporo-occipitale. La paziente è confusa, disorientata, incapace di eseguire ordini semplici. B - 5° minuto di registrazione. Marcata attenuazione dell’attività delta. C - 6° minuto di registrazione. La paziente è in grado di eseguire comandi semplici (aprire/chiudere gli occhi). Il ritmo di fondo è meglio rappresentato a destra. D - 8° minuto di registrazione. Persistenza di onde delta di bassa ampiezza sulla regione temporo-occipitale sinistra. La paziente è ora perfettamente orientata e l’obiettività neurologica è nella norma. 65 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Tali livelli, determinati geneticamente, sarebbero continuamente influenzati da fattori ambientali in grado di aumentarli o ridurli2. Le BDZ sono farmaci dotati di azione diffusa sui recettori GABAergici e quindi, dopo la loro sospensione, è ragionevole ipotizzare un rebound generalizzato dell’eccitabilità corticale a livello di tutta la corteccia, e non circoscritto ad una limitata area corticale. La somministrazione di flumazenil, antagonista selettivo per il recettore delle BDZ, potrebbe avere ulteriormente favorito tale rebound di eccitabilità con conseguente diffusa ed uniforme riduzione della soglia epilettogena. In letteratura è stato suggerito come in soggetti normali possano esistere diversi livelli di epilettogenicità intrinseca in varie aree della corteccia. Conclusioni È possibile che crisi focali in corso di disassuefazione farmacologica per dipendenza da BDZ, come quelle descritte nelle nostre pazienti, siano il risultato di una diffusa riduzione nella soglia epilettogena (conseguente ad un rebound eccitatorio generalizzato) con comparsa di crisi epilettiche focali a partenza dalle regioni corticali con il più alto livello intrinseco di epilettogenicità (Fig.2). Fig. 2 - La sospensione delle BDZ e la concomitante somministrazione di flumazenil avrebbero provocato una diffusa ed uniforme riduzione della soglia epilettogena (linea rossa) con la conseguente comparsa di crisi ad origine dall’area corticale con il più alto livello intrinseco di epilettogenicità. BIBLIOGRAFIA 1 Hood S, O'Neil G, Hulse G. The role of flumazenil in the treatment of benzodiazepine dependence: physiological and psychological profiles. J Psychopharmacol, 23:401-409, 2009. 2 Lüders HO, Turnbull J, Kaffashi F. Are the dichotomies generalized versus focal epilepsies and idiopathic versus symptomatic epilepsies still valid in modern epileptology? Epilepsia, 50:1336-1343, 2009. 66 L’EEG nello stato epilettico non convulsivo in unità di terapia intensiva EEG in nonconvulsive status epilepticus on the intensive care unit G. De Maria, G. Perone1, B. Guarneri, L. Antonini U.O. Neurofisiopatologia e Centro Regionale Epilessia, A.O. Spedali Civili, Brescia 1 II Servizio di Anestesia e Rianimazione, Università degli Studi, Brescia Summary The majority of the patients (56.8%) had seizures or convulsive status epilepticus prior to the onset of NCSE. Twenty-six (70.3%) patients were comatose, while 11 (29.7%) were obtunded or confused. All patients were treated with intravenous anticonvulsants, mostly PHT and MDZ. Four patients (10.8%) died of their underlying illness, and 33 (89.2%) patients survived to discharge. Hospital outcome was not related to specific EEG patterns. We found a correlation between lateralized EEG pattern and presence of seizure or convulsive status epilepticus prior to the onset of NCSE. The aim of our study was to analyze EEG characteristics in patients with nonconvulsive status epilepticus (NCSE) admitted to intensive care unit (ICU) and to evaluate etiology, history of epilepsy, clinical presentation, therapy and hospital outcome. We reviewed retrospectively the EEGs performed on 37 adult patients in the ICU with NCSE out of 3001 patients admitted from January 2003 to December 2008. Thirty-seven patients (1.2%) were found to have NCSE. EEG demonstrated focal or lateralized epileptiform discharges in 24 patients (64.9%). In 13 patients (35.1%) EEG showed generalized or bilateral epileptiform discharges. Encephalitis was the most frequent etiology of NCSE in our population (21.6%), followed by intracranial hemorrhage (18.9%). The largest group of patients (81.1%) had no previous diagnosis of epilepsy. Key words: nonconvulsive status epilepticus, intensive care unit, EEG, lateralized epileptiform discharges, generalized epileptiform discharges. Introduzione (UTI), dove il correlato clinico è minimo o espresso dallo stato di coma stesso.Tuttavia, non solo non esistono quadri EEG patognomonici dello SENC, ma nei disturbi di coscienza si possono osservare quadri EEG caratterizzati da anomalie epilettiformi continue come espressione di una severa encefalopatia che non si correlano ad uno stato non convulsivo2. Lo stato epilettico non convulsivo (SENC) è un termine che comprende un range di condizioni nelle quali l’attività EEG epilettiforme è prolungata e correla con sintomi clinici non-convulsivi1.Tale definizione implica un ruolo essenziale dell’EEG nella diagnosi di SENC, in particolare nei pazienti in coma osservati in unità di terapia intensiva 67 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 (27%) erano di età uguale o superiore a 65 anni. L’EEG ha dimostrato anomalie epilettiformi continue focali/lateralizzate in 24 casi (64.9%): in 14 casi si trattava di sharp-waves ritmiche, in 2 casi di spikes ripetitive, in 8 casi di PLEDs o di PLEDs accompagnate da scariche ritmiche di basso voltaggio e frequenza elevata (PLEDsplus). In 13 pazienti (35.%) l’EEG ha mostrato anomalie epilettiformi continue generalizzate: in 7 casi sharp-waves ritmiche, in 1 caso spikes ripetitive, in 5 casi delta ritmico con spikes intermittenti (Tab. 1). L’eziologia più frequente dello SENC nella nostra popolazione è stata l’encefalite in 8 casi (21.6%), seguita dall’emorragia intracranica in 7 casi (18.9% ), dai tumori in 5 casi (13.5%), dall’ipossia in 4 casi (10.8%), dal disturbo metabolico in 3 casi (8.1%); nei restanti 10 casi (27.0%) la causa è risultata essere l’ischemia, il trauma cranico, l’ipotermia, l’idrocefalia, l’encefalopatia mitocondriale, la sclerosi tuberosa, la displasia corticale. La maggior parte dei pazienti, 30 su 37 (81.1%) non aveva una pregressa diagnosi di epilessia, mentre solo in 7 casi (18.9%) era presente una diagnosi di epilessia nella storia clinica pregressa. La presentazione clinica dello SENC era caratterizzata da crisi epilettiche o da uno stato epilettico convulsivo che aveva immediatamente preceduto l’esordio dello SENC in 21 pazienti (56.8%), mentre in 16 casi (43.2%) lo SENC si era presentato de novo. Al momento della diagnosi clinico-strumentale di SENC, 26 pazienti (70.3%) erano in coma con una GCS compresa tra 3 e 8, mentre 11 pazienti (29.7%) apparivano soporosi o confusi con una GCS compresa tra 9 e 15. Tutti i pazienti sono stati trattati con farmaci antiepilettici endovena e la risoluzione del quadro clinico-strumentale si è ottenuta utilizzando PHT in 9 casi, midazolam (MDZ) in 8 casi, PHT e MDZ in 7 casi, lorazepam (LZP) in3 casi, LZP e PHT in 3 casi, DZP e PHT in 3 casi, tiopentone in 3 casi,VPA in 1 caso. Quattro pazienti (10.8%) sono deceduti a causa della patologia sottostante (epatite fulminante, anossia cerebrale da prolungato arresto cardiaco, emorragia cerebrale estesa al troncoencefalo, glioblastoma multiforme), mentre 33 pazienti (89.2%) hanno avuto un outcome ospedaliero favorevole. Eziologia, pregressa epilessia, GCS e outcome ospedaliero non sono risultati correlati con uno specifico pattern EEG. Lo schema classificativo dello SENC in pazienti adulti in UTI comprende lo stato epilettico parziale complesso, lo stato non convulsivo nella fase post-critica di crisi tonico-cloniche, il subtle status epilepticus in esito di uno stato epilettico convulsivo e, più raramente in UTI, lo stato di assenza dell’anziano1. I quadri EEG nello SENC vengono tradizionalmente suddivisi in focali/lateralizzati o generalizzati e possono essere caratterizzati da punte-onda tipiche e atipiche, complessi ripetitivi di polipunte-onda, delta ritmico con punte intermittenti, scariche ictali ritmiche periodiche stimoloindotte oltre a quadri di confine con condizioni post-ictali o interictali quali le scariche epilettiformi periodiche 3,4,5. Obiettivo del nostro studio è quello di analizzare le caratteristiche EEG di pazienti adulti con SENC ricoverati in UTI correlandole con l’eziologia, la storia pregressa di epilessia, la presentazione clinica dello SENC, lo stato di coscienza e l’outcome ospedaliero. Materiali e metodi Abbiamo valutato retrospettivamente le registrazioni EEG e i dati clinici di 37 pazienti adulti diagnosticati come affetti da SENC, da un totale di 3001 pazienti ricoverati in UTI tra gennaio 2003 e dicembre 2008. I tracciati EEG sono stati acquisiti con una durata minima di 30 minuti durante registrazioni seriali giornaliere fino alla risoluzione dello SENC. Le caratteristiche cliniche dei pazienti sono state raccolte dal database della UTI prendendo in considerazione l’eziologia correlabile allo SENC, l’eventuale presenza di una storia pregressa di epilessia, la presentazione clinica dello SENC intesa come condizione esordita de novo o come condizione successiva a crisi epilettiche o a uno stato epilettico convulsivo, lo stato di coscienza valutato mediante scala di Glasgow (GCS), la terapia utilizzata e l’outcome ospedaliero. Risultati Da un totale di 3001 pazienti ricoverati in UTI nel periodo compreso tra gennaio 2003 e dicembre 2008, sono stati identificati 37 pazienti adulti (1.2%) con SENC. Si trattava di 19 femmine e di 18 maschi di età compresa tra 18 e 88 anni (età media 51.8 ± 19.5 anni). Dieci pazienti 68 L’EEG NELLO STATO EPILETTICO NON CONVULSIVO IN UNITA’ DI TERAPIA INTENSIVA SENC e non in base alla sola condizione di coma. Per questo motivo il limite principale del presente studio consiste nell’impossibilità di valutare la prevalenza dello SENC nella nostra popolazione, non essendo stato sistematicamente effettuato l’EEG in tutti i pazienti in coma ammessi nell’UTI. Se il coma e la profondità dello stesso sia causato dalla condizione critica continua o dalla patologia sottostante e se il quadro EEG rifletta la condizione critica o la disfunzione determinata dalla lesione è oggetto di discussione7,8. Nella nostra casistica i quadri EEG sono risultati caratterizzati in prevalenza (64.9%) da anomalie epilettiformi focali/lateralizzate costituite da sharp-waves ritmiche, da PLEDs o PLEDs-plus, da spikes ripetitive. Una correlazione significativa è stata rilevata tra pattern EEG lateralizzati e SENC preceduti da crisi ripetute o da uno stato epilettico convulsivo e tra pattern EEG generalizzati e SENC manifestatisi de novo (p=0,007) (Tab. 2). Discussione e conclusioni I pazienti ricoverati in UTI in stato di coma possono presentare una condizione di SENC con una prevalenza stimata dell’8% in una popolazione sia pediatrica che adulta6, mentre nella nostra casistica di soli pazienti adulti (anziani in circa un terzo dei casi) studiata retrospettivamente, abbiamo rilevato una frequenza inferiore (1.2%); tale differenza è essenzialmente dovuta al fatto che l’EEG nei nostri pazienti veniva effettuato in base al sospetto clinico di Anomalie epilettiformi lateralizzate 24 pz (64.9%): Anomalie epilettiformi generalizzate 13 pz (35.1%): Sharp-waves ritmiche Sharp-waves ritmiche 7 pz 14 pz Spikes ripetitive 2 pz Spikes ripetitive 1 pz PLEDs o PLEDs-plus 8 pz Delta ritmico con spikes intermittenti 5 pz Tab. 1 - Caratteristiche delle anomalie EEG dei pazienti con SENC Anomalie EEG lateralizzate Anomalie EEG generalizzate x2 p GCS 3-8 vs GCS 9-15 18 vs 6 8 vs 5 0,229 0.632 (n.s.) Pregressa Epil. + vs Pregressa Epil. – 6 vs 18 1 vs 12 0,712 0.399 (n.s.) Sopravvivenza vs exitus 22 vs 2 11 vs 2 0.011 0.916 (n.s.) SENC de novo vs Prec. crisi/SEC 6 vs 18 10 vs 3 7.268 0.007 3.893 0.420 (n.s.) EZIOLOGIA Vascolare Tumorale Infettiva Ipossico-metab. altro 7 5 4 3 5 vs vs vs vs vs 2 0 4 4 3 Tab. 2 - Correlazioni tra pattern EEG e caratteristiche dei pazienti con SENC 69 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 non è risultato correlato al quadro EEG se lateralizzato o generalizzato. L’outcome ospedaliero, favorevole nella maggioranza dei casi (89.2%), non è risultato correlato ad un pattern EEG lateralizzato o generalizzato. Una correlazione significativa (p=0,007) è stata rilevata tra pattern EEG lateralizzati e quei quadri di SENC manifestatisi in seguito a crisi ripetute o a uno stato epilettico convulsivo, prevalenti nella nostra casistica (56%) e tra pattern EEG generalizzati e quadri di SENC manifestatisi de novo. In conclusione, i quadri EEG nello SENC nella popolazione di pazienti adulti osservati in UTI, suddivisi in lateralizzati e generalizzati, risultano correlati alla presenza o meno di crisi o di stato epilettico convulsivo immediatamente precedenti lo SENC e non all’eziologia, alla storia pregressa di epilessia, alla profondità del coma e all’outcome ospedaliero. In una minore percentuale di pazienti (35.%), l’EEG ha mostrato anomalie epilettiformi continue generalizzate costituite da sharp-waves ritmiche, da delta ritmico periodico con spikes intermittenti, da spikes ripetitive. La condizione di SENC è stata interrotta in tutti i pazienti utilizzando farmaci antiepilettici endovena, prevalentemente PHT e MDZ. I quadri EEG lateralizzati o generalizzati non sono correlabili all’eziologia, che nella nostra casistica è risultata prevalentemente di natura infettiva, emorragica, neoplastica, ipossica e metabolica. EEG lateralizzati o generalizzati non sono inoltre risultati correlati alla presenza o meno di una storia di pregressa epilessia, in una casistica come la nostra con una netta prevalenza di casi senza storia di epilessia. Anche il grado di profondità del coma, nella maggioranza dei nostri pazienti (70.3%) compreso tra 3 e 8 alla GCS, BIBLIOGRAFIA 1 Shorvon S. What is Nonconvulsive status epilepticus and what are its subtypes? Eplepsia, 48 (Suppl. 8):35-38, 2007. categorization for the investigation of rhythmic and periodic patterns encountered in critically ill patients: July 2009 version. Reporting of the American Clincal Neurophhysiology Society Critical Care Monitoring committee. In: Hirsch LJ, Brenner LP. Atlas of EEG in Critical Care. John Wiley and Sons, West Sussex, United Kingdom, 2010, pp.315-327. 2 Niedermeyer E, Ribeiro M. Considerations of nonconvulsive status epilepticus. Clin electroencephalogr, 31: 192-195, 2000. 3 Kaplan PW. EEG criteria for nonconvulsive status epilepticus. Epilepsia, 48 (Suppl. 8): 39-41, 2007. 6 Towne AR, Waterhouse EJ, Boggs JG, et al. Prevalence of Nonconvulsive status epilepticus in comatose patients. Neurology, 54: 340-345, 2000. 4 Hirsch LJ, Brenner RP, Drislane FW, et al. The ACNS subcommittee on research terminology for continuous EEG monitoring: proposed standardized terminology for rhythmic and periodic EEG patterns encountered in critically ill patients. J Clin Neurphysiol, 22: 128-135, 2005. 7 Brenner RP. EEG in convulsive e nonconvulsive status epilepticus. J Clin Neurophysiol, 21: 319-331, 2004. 8 Bauer G, Trinka E. Nonconvulsive status epilepticus and coma. Epilepsia, 51: 177-190, 2010. 5 Hirsch LJ. ACNS standardized EEG research terminology and 70 SIRPIDs (Stimulus-Induced Rhythmic, Periodic, or Ictal Discharges): un pattern EEG controverso. Descrizione di un caso SIRPIDs (Stimulus-Induced Rhythmic, Periodic, or Ictal Discharges): a controversial EEG pattern. A case report E. Fallica1, C. Tamborino2, V. Govoni2, E. Cesnik2, F. Preda2, A. Pacia1, VC. Monetti1. 1 Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione. U.O. di Neurologia U.O. di Clinica Neurologica Azienda Ospedaliero-Universitaria “S.Anna”, Ferrara 2 Summary physiologic, prognostic and therapeutic significance of SIRPIDs. Rhythmic, periodic or ictal discharges in EEG are commonly elicited by stimulation in critically ill, encephalopathic patients. It is important to recognize these patterns and differentiate them from spontaneous seizures. Further research is necessary to determine the patho- Key words: SIRPIDs, non convulsive status epilepticus, critical illness Razionale e obiettivi rara osservazione la presenza di un pattern EEG caratterizzato da scariche ritmiche, periodiche o critiche elicitate da vari tipi di stimoli o da “arousal” spontanei (StimulusInduced Rhythmic, Periodic, or Ictal Discharges: SIRPIDs), il cui significato clinico e neurofisiologico è a tutt’oggi controverso2. Si riporta un caso clinico esemplificativo. Lo stato epilettico non convulsivo (NCSE) comprende pattern elettroclinici eterogenei caratterizzati da un’attività critica elettroencefalografica prolungata e da manifestazioni cliniche non convulsive differenti a seconda della causa e/o della sede di origine delle crisi. Per lo più è presente un alterato stato di coscienza che va dallo stato confusionale al coma in assenza di chiari sintomi motori o con manifestazioni molto limitate (automatismi, deviazione dello sguardo, nistagmo, “twitching” muscolari agli arti o al viso ecc.)1. L’EEG assume pertanto un ruolo essenziale per la diagnosi e la classificazione dello NCSE benché non vi sia sempre accordo, anche tra gli esperti, sul significato da assegnare ad alcuni pattern. Nei pazienti in coma con quadri clinici gravi non è di Caso clinico Nel marzo 2010 è stata ricoverata in reparto internistico una donna di 83 anni, affetta da decadimento cognitivo associato a grave sindrome extrapiramidale, che abbiamo seguito per uno stato di coma nel contesto di un quadro di malnutrizione, scadimento delle condizioni generali secondari ad aggravamento di una preesistente disfagia. Dagli esami ematochimici emergeva un quadro d’insuffi- 71 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Tab. 1 - Esami ematochimici in ordine cronologico 72 SIRPIDS (STIMULUS-INDUCED RHYTHMIC, PERIODIC, OR ICTAL DISCHARGES): UN PATTERN EEG CONTROVERSO. DESCRIZIONE DI UN CASO. senza di scariche epilettiformi periodiche (< 1 Hz) generalizzate, costantemente indotte da stimoli dolorosi e acustici (Fig. 2) correlate clinicamente a un transitorio miglioramento della vigilanza. Il pattern è stato interpretato come SIRPIDs e, in considerazione del disordine metabolico acuto, inquadrato come espressione di encefalopatia metabolica e non come “pattern epilettico critico”; si è pertanto deciso di non somministrare farmaci antiepilettici. Nell’arco di una settimana, dopo adeguata reidrata- cienza multi organo (Tab.1), alcalosi metabolica e ipossiemia. La TC cerebrale evidenziava un quadro di encefalopatia multinfartuale e atrofia cerebrale (Fig. 1). Al momento della nostra prima osservazione obiettivamente la paziente era in stato di coma, reagente agli stimoli nocicettivi con incostante risposta finalistica di allontanamento dello stimolo; senza evidenti deficit neurologici focali. La paziente è stata monitorata con Video-EEG seriati. Le prime registrazioni Video-EEG documentavano la pre- Fig. 1 - TC encefalo 22.3.10: quadro di encefalopatia multiinfartuale caratterizzato da aree ischemiche ben demarcate in sede post-rolandica e insulare immediatamente sottocorticale e in sede periventricolare parietale sinistra e puntiformi nei centri semiovali. Ventricoli e spazi subaracnoidei ampi. 73 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 2 - Prima registrazione video-EEG: si osserva l’attività di base della paziente in condizioni di riposo senza stimoli e nei riquadri più piccoli sono rappresentati estratti dello stesso tracciato che mostrano come questa si modifica immediatamente dopo lo stimolo (doloroso o acustico) con comparsa di anomalie epilettiformi periodiche (< 1 c/s) [sens 5.0 uV/mm] Fig. 3 - Ultima registrazione EEG in cui si osserva una ristrutturazione dell’attività di fondo che appare reagente agli stimoli, non sono più evidenti le SIRPIDs e la paziente stessa interagisce con l’esaminatore. Conclusioni zione e terapia antibiotica, per la contemporanea comparsa di rialzo termico > 38.5°C, il monitoraggio clinico-EEG ha documentato un miglioramento dello stato di coscienza con conseguente la scomparsa del pattern EEG di SIRPIDs osservato (Fig.3). L’interpretazione delle SIRPIDs è controversa, sia per quanto riguarda la natura, critica o intercritica, del pattern sia per le implicazioni prognostiche e terapeutiche. Nella nostra paziente, l’interpretazione delle SIRPIDs co- 74 SIRPIDS (STIMULUS-INDUCED RHYTHMIC, PERIODIC, OR ICTAL DISCHARGES): UN PATTERN EEG CONTROVERSO. DESCRIZIONE DI UN CASO. Benché in tale situazione l’atteggiamento terapeutico si sia mostrato corretto in realtà non è chiaro se queste scariche contribuiscano al danno neurologico o all’alterazione dello stato di coscienza e rimane cruciale il problema della scelta terapeutica. me espressione del quadro metabolico ha orientato il trattamento verso la sola correzione del disordine metabolico ottenendosi un rapido miglioramento clinico ed elettroencefalografico, pur senza un trattamento con farmaci antiepilettici. BIBLIOGRAFIA 1 Walker M, Cross H, Smith S, Young C et al. Nonconvulsive status epilepticus: Epilepsy Reserch Foundation Workshop Reports. Epileptic Disord. 7 (3): 253-96, 2005. 2 Hirsh LJ, Claassen J, Mayer SA and Emerson RG. Stimulus-induced Rhythmic, Periodic, or ictal Discharges (SIRPIDs): a common EEG phenomenon in critically ill. Epilpsia. 45 (2): 109-123, 2004. 75 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Stato di male epilettico non convulsivo sintomatico di encefalopatia posteriore reversibile Non convulsive status epilepcticus symptomatic of posterior reversible encephalopathy syndrome A. La Licata1, F. Pizzo1, B. Chiocchetti1, F. Pescini1, D. Gadda2, E. Rosati3, M. Paganini1 1 Dipartimento di Neuroscienze, SOD Neurologia 3, CdRR Epilessie, AOU Careggi Firenze Dipartimento di Diagnostica per Immagini, UO Neuroradiologia, AOU Careggi Firenze 3 UO Neurologia, Ospedale «Misericordia e Dolce», Prato 2 Summary hypertensive encephalopathy, such as eclampsia in pregnancy. Seizures may be initially focal but usually become generalized, frequently recurring or realizing a true status epilepticus (SE).We describe the case of a young woman suffering from uterine choriocarcinoma who developed PRES, with a concomitant non-convulsive status epilepticus (NCSE). Posterior reversible encephalopathy syndrome (PRES) is a well-recognized clinical entity characterized mainly by headache, seizures, and visual changes with acute or subacute onset. Brain MRI usually demonstrates a leukoencephalopathy with gray matter involvement of temporo-parietal-occipital regions, more evident on T2 weighted and diffusion-weighted (DWI) sequences. These features correspond to a oedematous leukoencephalopathy, generally concomitant with a condition of Key words: posterior reversible encephalopathy syndrome, PRES, non convulsive status epilepticus, NCSE. Introduzione tenzialmente reversibile, se prontamente riconosciuta e trattata. Le crisi epilettiche sono comunemente il sintomo d’esordio, anche se possono manifestarsi successivamente agli altri sintomi.3,4 Descriviamo il caso di una giovane donna, affetta da coriocarcinoma uterino che ha sviluppato un quadro di PRES, con un concomitante stato di male epilettico non convulsivo. L’encefalopatia posteriore reversibile (Posterior Reversible Encephalopathy syndrome – PRES) è una sindrome non frequente caratterizzata dall’insorgenza acuta di cefalea, alterazione della vigilanza, crisi epilettiche, disturbi visivi fino alla cecità corticale e dal rilievo alla RM encefalo di una leucoencefalopatia anche con coinvolgimento della sostanza grigia a carico delle regioni temporo-parieto-occipitali più evidente nelle sequenze T2 pesate ed in diffusione.Tali alterazioni corrispondono ad una leucoencefalopatia edemigena generalmente concomitante ad una condizione di encefalopatia ipertensiva1,2,5, come ad esempio nella eclampsia gravidica. Questa condizione ad esordio spesso drammatico è po- Caso Clinico Una donna di 18 anni, è stata sottoposta ad intervento di asportazione di un coriocarcinoma uterino. Il decorso postoperatorio è stato regolare sino al giorno successivo quando la paziente ha presentato febbre ed una 76 STATO DI MALE EPILETTICO NON CONVULSIVO SINTOMATICO DI ENCEFALOPATIA POSTERIORE REVERSIBILE pattern di punte-onda diffuse prevalenti sulle derivazioni fronto-temporali destre, tale da configurare uno stato di male epilettico non convulsivo (Fig. 3 e 4). Il trattamento con lorazepam 4 mg e.v. e successivamente con levetiracetam 1000 mg e.v. (frecce rosse) hanno permesso una risoluzione del quadro elettro-clinico. È stata quindi mantenuta terapia antiepilettica con levetiracetam 2000 mg/ die per os senza recidiva di crisi epilettiche. La successiva terapia con corticosteroidi, antiipertensivi ed antibiotici ha consentito il ripristino delle condizioni cliniche antecedenti il ricovero. La paziente ha in seguito iniziato chemioterapia secondo protocollo EMA-CO. riduzione acuta del visus bilaterale e successivamente una crisi convulsiva generalizzata. Il persistere di febbre elevata e il riscontro di elevati valori pressori con instabilità emodinamica ha reso necessario il trasferimento presso l’unità di terapia intensiva neurochirurgica (TINCH). La RM encefalo ha evidenzato un’iperintensità di segnale nelle sequenze T2 e FLAIR (Fig. 1) ed un’alterata diffusività nelle immagini DWI (Fig. 2) a livello cortico-sottocorticale bilaterale in sede frontale, parieto-occipitale e temporo-basale. L’esame del liquor cefalorachidiano ha mostrato iperproteinorrachia (1.12 gr/L), ma gli esami infettivologici sono risultati negativi. Gli esami ematici sono risultati nella norma tranne che per livelli notevolmente elevati di bHCG (24269 U/L). L’EcocolorDoppler Transcranico ha mostrato un aumento della velocità di flusso a livello di tutte le arterie intracraniche. Durante la degenza in TINCH la paziente ha presentato una nuova crisi convulsiva generalizzata cui è seguita un’alterazione dello stato di coscienza che si è protratto per oltre 30’. L’EEG effettuato in questa fase ha messo in evidenza un Conclusioni Abbiamo descritto un caso di PRES correlata alla presenza di un tumore della linea germinale (coriocarcinoma). Il monitoraggio EEG eseguito nella fase di alterazione dello stato di coscienza seguente la crisi tonico-clonica ha permesso di diagnosticare uno stato di male epilettico non convulsivo, prontamente trattato con benzodiazepine e levetiracetam. 1 2 Fig. 1 e 2 - RMN encefalo 77 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 3 4 Fig. 3 e 4 - EEG BIBLIOGRAFIA 4 Rossi R, Saddi MV, Ticca A, Murgia SB, Partial status epilepticus related to independent occipital foci in posterior reversible encephalopathy syndrome (PRES). Neurol Sci, 29:455-458, 2008. 1 Lee VH, Wiidicks EF, Manno EM, Rabistein AA. Clinical spectrum of reversible posterior leukoencephalopathy syndrome. Arch Neurol, 65:205-210, 2008. 2 Hinchey J, Chaves C, Lamy C, Mas JLM, Caplan LR. A reversible posterior encephalopathy syndrome. N Engl J Med, 334:494–500, 1996. 5 Servillo G, Striano P, Striano S, et al. Posterior reversible encephalopathy syndrome (PRES) in critically ill obstetric patients. Intensive Care Med, 29: 2323-2326, 2003. 3 Kozak OS, Wijdicks EFM, Manno EM et al. Status epilepticus as initial manifestation of posterior reversible encephalopathy syndrome. Neurology, 69:894–897, 2007. 78 Epilessie farmaco-resistenti in pazienti con prima crisi in adolescenza o in età adulta: uno studio prospettico di coorte Drug-resistant epilepsy after a first unprovoked seizure in adolescence and adulthood: a prospective cohort study G. Monti, G. Giovannini, M. Pugnaghi, L. Mirandola, P. Nichelli, S. Meletti Dipartimento Integrato di Neuroscienze, Università di Modena e Reggio Emilia, Modena Summary alized epilepsy. Three DRE patients had at onset status epilepticus, and all DRE patients had the second seizure within three months from the onset. Conclusion:These results suggest that: (a) epilepsy onset in adolescence/ adulthood is associated wit a low percentage (4-7%) of DRE; (b) these patients quickly became drug-resistant, supporting the concept of DRE as expression of intrinsic severity of the disease (Sillanpaa et al, 2009). Early detection of these patients can lead to early epilepsy surgery. We present a monocentric prospective study performed on a population of 394 consecutive patients with a first unprovoked seizure evaluated from January 1st 2006 to December 31st 2009 with the purpose to identify the short-term frequency of drug-resistant epilepsy (DRE) in patients with a first seizure in adolescence or adulthood. Drug resistance was determined using two different definitions: (a) Berg, 20061; (b) ILAE, 20102. We identify 18 ILAE DRE patients (6,5%) and 10 (4,5%) Berg DRE patients. Fifteen patients have focal epilepsy (12 symptomatic, 3 cryptogenic); 2 patients have idiopathic generalized epilepsy, one had cryptogenic gener- Key words: first seizure; drug resistant epilepsy Razionale Materiali e metodi Questo studio si propone di valutare il seguente quesito: quale è l’incidenza a breve termine di epilessie farmacoresistenti (EFR) in pazienti con una prima crisi nell’adolescenza od in età adulta? Una precoce identificazione delle EFR potrebbe aiutare nel mettere in atto combinazioni più razionali dei farmaci antiepilettici e, ove possibile, portare ad una precoce chirurgia dell’epilessia. Presentiamo uno studio prospettico di coorte monocentrico relativo ad una popolazione di 394 pazienti consecutivamente valutati presso il Dipartimento di Neuroscienze di Modena dal 1 gennaio 2006 al 31 dicembre 2009 con diagnosi di prima crisi epilettica non provocata (definizione ILAE) con età > di 13 anni. Parametri analizzati al momento della crisi indice: età, sesso, numero di crisi alla presentazione e presentazione con 79 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 13 pazienti sono in terapia con 2 FAE adeguati per tipologia e posologia, i restanti 5 con 3 FAE. Due pazienti sono stati sottoposti a intervento di chirurgia dell'epilessia e con un follow-up medio di 12 mesi sono entrambi seizure-free (Classe Engel Ia). Confrontando statisticamente alcune caratteristiche cliniche dei pazienti EFR (n=18) con i pazienti non-EFR (269) emergono i seguenti dati (Tab. 2): 1) la presenza di crisi antecedenti la crisi indice, così come la presentazione con una o più crisi epilettiche non è un fattore predittivo della FR. 2) la presentazione con stato di male invece è significativamente più frequente nei pazienti che svilupperanno una FR (p < 0,05). 3) tutti i pazienti che hanno sviluppato una FR hanno recidivato entro i tre mesi dalla crisi indice (p< 0,0001). stato di male, semeiologia critica, numero di episodi critici precedenti la crisi indice, risultati RM ed EEG, emisfero/ lobo coinvolto, convulsioni febbrili, famigliarità per epilessia, ed infine l’inquadramento sindromico ed eziologico. L’analisi di questi parametri ci ha permesso di “fotografare” le caratteristiche demografiche e cliniche dei pazienti con prima crisi. I pazienti sono stati quindi valutati con visite di follow-up ogni 6 mesi. La farmaco-resistenza è stata valutata secondo due diverse definizioni: (a) Berg del 20061; (b) ILAE 20102. Tutti i pazienti hanno un followup compreso tra 12 - 60 mesi (media di 32 mesi). Risultati I pazienti persi al follow-up, sono 107, di cui 50 per decesso durante il periodo di osservazione. Nella restante popolazione di 287 (154 M, 133 F, età da 14 a 88 anni, media di 46 anni) i pazienti classificabili come EFR secondo la definizione ILAE sono 18 (6,3%), mentre scendono a 10 (4,5%) secondo la più restrittiva definizione di Berg. Tra i pazienti con EFR secondo la definizione ILAE (Tab. 1), 15 hanno una epilessia focale, di cui 12 pazienti hanno una eziologia sintomatica (tumori, malformazioni corticali e lesioni vascolari), i restanti 3 hanno una eziologia criptogenetica; 2 pazienti hanno una epilessia generalizzata idiopatica, 1 una epilessia generalizzata criptogenetca. Conclusioni Questi risultati preliminari suggeriscono che (a) la % di pazienti che sviluppano EFR dopo un primo evento critico nell’adolescenza/età adulta è relativamente bassa 4-7%; (b) questi pazienti hanno sviluppato precocemente un quadro di farmaco-resistenza supportando il concetto di EFR come espressione di una severità intrinseca della malattia3. L’individuazione precoce di questi pazienti è rilevante perché può portare ad una precoce chirurgia dell’epilessia. Pazienti EFR (def. ILAE) 18 Classificazione sindromica Focale sintomatica Focale criptogenica Generalizzata ideopatica Generalizzata criptogenica 12 3 2 1 Eziologia STM/Displasia Tumore celebrale primitivo Esiti malacici vascolari Malformazione vascolare Esito post-traumatico Pneumoencefalo 4 3 2 1 1 1 Terapia 2 AED 3 AED 13 5 Chirurgia STM Pneumoencefalo 2 Engel la (F-UP 6 mesi) Engel la (F-UP 16 mesi) Tab. 1 - Caratteristiche eziologiche e terapeutiche nei pazienti EFR sec. ILAE 80 EPILESSIE FARMACO-RESISTENTI IN PAZIENTI CON PRIMA CRISI IN ADOLESCENZA O IN ETÀ ADULTA: UNO STUDIO PROSPETTICO DI COORTE EFR (n=18) 7 (39%) NON EFR (n=269) 100 (37%) X2 n.s. Numero di crisi all’esordio 1 crisi 2 o più crisi Stato di male 10 (55%) 5 (28%) 3 (17%) 178 (66%) 78 (29%) 13 (5%) n.s. n.s. p < 0,05 Recidive Entro i primi 3 mesi Da 3 a 12 mesi 16 (89%) 2 (11%) 75 (28%) 39 (14%) p < 0,001 n.s. Pazienti con crisi antecedenti non diagnosticate Tab. 2 - Confronto e significatività statistica tra caratteristiche cliniche di pazienti EFR e Non EFR BIBLIOGRAFIA 3 Sillanpaa M and Schmidt D. “Early seizure frequency and aetiology predict long term medical outcome in childhood-onset epilepsy”. Brain: 132: 989-998, 2009. 1 Berg AT and Kelly MM. “Defining intractability comparison among published definitions”. Epilepsia, 47: 431-436, 2006. 2 Kwan P, Arzimanoglou A, Berg AT et al. “Definition of drug resistant epilepsy: Consensus proposal by the ad hoc Task Force of the ILAE Commission on Therapeutic Strategies”. Epilepsia, 51: 1069-1077, 2010. 81 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Stato di male non convulsivo a ricorrenza settimanale: caso clinico Weekly recurring non convulsive status epilepticus: a clinical case L. Giuliano, V. Sofia, P. Magnano San Lio, V. Lingenti, A. Garifoli, A. Di Stefano, R. Biondi, M. Zappia Dipartimento “G.F. Ingrassia”, Università degli Studi di Catania Summary retaining the ability to swallow food and drugs. Ictal EEGs showed the presence of epileptiform activity with spikes, rhythmic sharp waves, spike and wave bursts on all the regions. Despite several AEDs treatments, these events have occurred for over 20 years with a weekly frequency. Several brain MRI performed were normal. Metabolic disorders were excluded and kariotype analysis showed no alterations. This electroclinical case documents the existence of a non weekly recurring Convulsive Status Epilepticus which has never been described in literature up to date. We report the clinical history and the follow-up of a patient (now 47 years old) with a mild mental retardation and a family history of epilepsy.The patient examination shows some dysmorphic signs and the presence of exhaustible nystagmus in the lateral gaze, bilaterally. At the age of 4 years he began to show mainly atonic seizures which regressed after ethosuximide treatment. From the age of 20 years he began to have weekly recurring episodes with a prodromic phase lasting a few hours.These were characterized by behavioural changes like irritability and followed by a state of reduced vigilance lasting 48-72 hours during which the patient did not answer to verbal stimuli, showed a blank stare while Key words: epilepsy, status epilepticus. Introduzione Convulsivo (SENC) a ricorrenza breve e per lunghi periodi. Riportiamo il caso clinico di un paziente che da oltre 20 anni presenta episodi di stato epilettico non convulsivo della durata di 2-3 giorni con cadenza settimanale. Raramente lo Stato Epilettico (SE) risulta la prima manifestazione epilettica del paziente, mentre più frequentemente (75% dei casi) rappresenta l’evoluzione o la esacerbazione della malattia epilettica nota e in trattamento, oppure è sintomatico di lesioni cerebrali evolutive. Il 35% dei soggetti con un episodio di SM va incontro a ricorrenza e ben il 46% a ricorrenza multipla.1 Esistono in letteratura pochi reports di Stato Epilettico Non Caso Clinico Viene presentata la storia clinica e il follow-up di un paziente che ha attualmente 47 anni. Viene riferita una familiarità positiva per epilessia, per la presenza di una forma 82 STATO DI MALE NON CONVULSIVO A RICORRENZA SETTIMANALE: CASO CLINICO ore, caratterizzata da alterazioni comportamentali quali irritabilità e rallentamento psicomotorio, seguite da uno stato di ridotta vigilanza durante il quale non risponde agli stimoli verbali, mostra una tendenza alla rotazione del capo e dello sguardo che appare fisso nel vuoto, pur conservando la capacità di deglutire alimenti e farmaci.Tali eventi sono favoriti dalla chiusura degli occhi e sporadicamente si frappongono a crisi tonico-cloniche generalizzate con inizio versivo. La ripresa del sensorio spesso è sensibile all’apertura degli occhi e a stimoli esterni attivanti. Quando la ripresa è spontanea avviene solo dopo due-tre giorni dall’inizio dell’evento e in genere si verifica al risveglio mattutino. La somministrazione di benzodiazepine endovena determina una pronta ma transitoria risoluzione dello “stato”. Tali eventi altamente stereotipati si presentano da più di 20 anni in maniera ricorrente con frequenza settimanale. Ha praticato diverse terapie con vari farmaci antiepilettici in politerapia (Carbamazepina, Lamotrigina, Fenobarbitale, Clobazam,Topiramato, Levetiracetam, Pregabalin) senza alcuna modifica sia delle caratteristiche che della modalità di ricorrenza. L’EEG critico (Fig. 1) ha mostrato la presenza di epilessia non ben definita nel nonno della madre. Il soggetto presenta un lieve ritardo mentale, come documentato dai punteggi ottenuti alla valutazione del livello intellettivo (WAIS-R), con un quoziente intellettivo verbale (QIV) ed un quoziente intellettivo di performance (QIP) di 62 ed un quoziente intellettivo totale (QIT) di 59. L’obiettività del paziente mostra alcune note dismorfiche quali un impianto asimmetrico delle orecchie, un lieve esoftalmo bilaterale, una zona di vitiligine in corrispondenza della regione zigomatica di sinistra, la presenza di cubito valgo e di alluce valgo bilateralmente. L’esame obiettivo neurologico mostra la presenza di nistagmo esauribile nello sguardo lateralizzato bilateralmente e una zona di ipoestesia nel territorio del nervo ulnare dal gomito in giù bilateralmente.Vengono riscontrati inoltre, con l’effettuazione di un esame neuropsicologico, deficit mnesici e delle funzioni esecutive. All’età di 4 anni il paziente ha iniziato a manifestare crisi prevalentemente atoniche, regredite in seguito a trattamento con etosuccimide. Dall’età di 20 anni ha cominciato a presentare episodi, a cadenza settimanale, con una fase prodromica della durata di alcune Fig. 1 - EEG critico che mostra la presenza di attività epilettiforme con punte, onde aguzze ritmiche, punte-onda, presenti su tutte le regioni senza una chiara prevalenza e tendenti alla sincronizzazione. 83 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 2 - EEG intercritico che mostra la presenza di attività di fondo dominata da alfa irregolare interposto e frammisto a ritmi rapidi e frequenti onde lente angolari ed aguzze senza una chiara localizzazione. Conclusioni continua di attività epilettiforme con punte, onde aguzze ritmiche, punte-onda, presenti su tutte le regioni, multifocali. La documentazione EEG della fase intercritica (Fig. 2) ha invece messo in evidenza un’attività di fondo dominata da alfa irregolare interposto e frammisto a ritmi rapidi e frequenti onde lente angolari ed aguzze senza una chiara localizzazione. Durante la fase prodromica è possibile assistere ad una importante modifica del tracciato in base all’apertura o chiusura degli occhi. Diverse RM encefaliche effettuate sono risultate nella norma. Sono stati esclusi disordini di natura metabolica e l’analisi del cariotipo non ha messo in evidenza alcuna alterazione. È stata effettuata una SPECT cerebrale intercritica2 eseguita (dopo 60 minuti dalla somministrazione ev. di 740MBq di 99mTcHMPAO) con Gammacamera tomografica GE Millennium MG doppia testa e collimatori LEHR. Le immagini hanno evidenziato una captazione aumentata nell'emisfero cerebellare sinistro e nel talamo di destra ed una disomogenea distribuzione del tracciante di perfusione specie nelle aree temporo-parietali ed occipitali (Fig. 3) Il caso presentato documenta l’esistenza di una encefalopatia di natura non ancora determinata che si manifesta da molti anni con uno SMNC a ricorrenza settimanale. Fino ad oggi non sono stati decritti in letteratura casi analoghi per modalità di presentazione e caratteristiche elettrocliniche3. 84 STATO DI MALE NON CONVULSIVO A RICORRENZA SETTIMANALE: CASO CLINICO Fig. 3 - Le immagini SPECT mostrano captazione aumentata nell'emisfero cerebellare sinistro e nel talamo di destra ed una disomogenea distribuzione del tracciante di perfusione, specie nelle aree temporo-parietali ed occipitali. BIBLIOGRAFIA 1 Maganti R, Gerber R, Drees C, Chung S. Nonconvulsive status epilepticus. Epilepsy & Behavior 12: 572–586, 2008. 3 Cockerell C, Walker MC, Sander JWAS, Shorvon SD. Complex partial status epilepticus: a recurrent problem. Journal of Neurology, Neurosurgery, and Psychiatry 57:835-837, 1994. 2 Assalt F, Papazyan JP, Slosman DO, Jallon P and Goerres GW. SPECT in periodic lateralized epileptiform discharges (PLEDs): a form of partial status epilepticus? Seizure 10: 260–26, 2001. 85 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Afasia prolungata: descrizione di un caso clinico Prolonged aphasia: a case report F. Pizzo1, E. Rosati2, B. Chiocchetti1, A. La Licata1, M. Moretti3, S. Chiti3, F. Pescini1, M. Paganini1 1 U.O. Neurologia III, AOU Careggi, Firenze; 2U.O. Neurologia, Ospedale “Misericordia e Dolce”, Prato, U.O. Neuroradiologia, AOU Careggi, Firenze 3 Summary that gradually attenuated with the introduction of levetiracetam i.v. This case highlights the difficulties to ascertain the ictal or post-ictal origin of prolonged focal symptoms following tonic-clonic seizures. We report on a 23 year-old man affected by symptomatic epilepsy due to a multiple cortical malformations. He presented a prolonged aphasia (lasting 1 week) following a secondarily generalized tonic clonic seizure. Brain MRI showed a hyperintesity and a restricted diffusion region in the left temporo-parietal area.The EEG revealed a left parieto-temporal slow activity with sporadic sharp waves Key words: aphasia,Todd’s paralysis, diffusion weighted imaging, hyperintesities Introduzione di un anno, crisi focali (breve sospensione del contatto, disfasia) e sporadiche crisi convulsive secondariamente generalizzate. L’anamnesi fisiologica è nella norma, il paziente ha familiarità per alterazioni della coagulazione (proteina C/S, lipoproteina a), patologia autoimmune (tiroidite) ed ha un nonno materno affetto da coroideremia (patologia a carattere ereditario X-linked). Per indagare l’eziologia del disturbo, alla luce della clinica e dei dati di neuroimaging, il paziente è stato sottoposto ad analisi genetica per la ricerca di mutazioni associate alla sclerosi tuberosa (attualmente in corso), a ecografia addominale e cardiaca e RX rachide (che sono risultati nei limiti della norma). Nel corso degli anni effettua svariate monoterapie antie- Le crisi epilettiche sono talora seguite da perdita transitoria della funzione relativa alle aree corticali coinvolte dalla scarica elettrica ictale. Tale situazione, nota come paralisi di Todd1,può perdurare per giorni e pone in alcuni casi la necessità di diagnosi differenziale con altri disturbi neurologici parossistici. Descriviamo un caso di afasia, che si presenta dopo una crisi epilettica focale secondariamente generalizzata, di durata eccezionalmente lunga. Caso clinico Paziente di 23 anni, affetto da epilessia sintomatica di multiple lesioni (a sede temporale, occipitale e frontale sinistra) su verosimile base malformativa (Fig. 1), presenta, dall’età 86 AFASIA PROLUNGATA: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO pretabile come critico (Fig 2), che si attenua, con il passaggio alla biterapia alternativa con levetiracetam e topiramato (Fig 3). Da un punto di vista clinico il deficit del linguaggio è persistito, seppur migliorato, per circa una settimana nonostante l’attenuazione delle anomalie nel tracciato EEG e talora si è associato a fotopsie e allucinazioni visive (tipo palla luminosa) nell'emicampo destro. La RM encefalo non ha mostrato alterazioni rispetto agli esami precedenti, eccetto comparsa nelle sequenze FLAIR e T2 di un’area di alterato segnale corticale a sede temporo-parietale sinistro (Fig 1), e, nelle immagini pesate in diffusione (Fig 4), si sono evidenziate aree di diffusione ristretta a sede cortico-sottocorticale temporo parietale posteriore sinistra e parietale mediale omolaterale. pilettiche (compreso vigabatrin sospeso per deficit campimetrico bilaterale) con ottima risposta e ricomparsa di crisi ai vari tentativi di sospensione. Gli EEG mostrano una focalità fronto-temporale sinistra, espressa da ritmi theta di medio ed ampio voltaggio talora con morfologia aguzza. A 23 anni è in terapia con acido valproico da circa quattro anni al dosaggio di 1500 mg/die. In seguito alla comparsa di tre crisi focali secondariamente generalizzate nell’arco di tre mesi, viene sostituito il VPA con il topiramato 100 mg/die. La terza di queste crisi (23.06.10) è seguita da afasia espressiva, agrafia, alessia e lieve bradipsichia che perdurano nei giorni successivi. Per tale motivo viene ricoverato. Il monitoraggio prolungato in Video-EEG ha permesso di registrare un pattern EEG caratterizzato da un’attività lenta focale continua, a sede temporo-parietale sinistra, con iscritte onde theta aguzze ed elementi puntuti, inter- Fig. 1 - RM encefalo: Aree di alterato segnale a sede frontale e temporo occipitale sinistra con aspetto ispessito della corteccia e associata scarsa differenziazione della giunzione fra sostanza grigia e sostanza bianca. 87 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 2 - EEG (TPM): attività lenta con focalità temporo-parietale sinistra (data 28.06.2010) Fig. 3 - EEG (TPM + LEV): attenuazione dell'attività lenta temporo-parietale sinistra (data 01.07.2010) 88 AFASIA PROLUNGATA: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Fig. 4 - RM encefalo, sequenza DWI: aree a diffusività ristretta a sede cortico-sottocorticale temporo parietale posteriore sinistra e parietale mediale omolaterale (data 25.06.2010) Discussione dità4. La ridotta diffusività protonica nelle aree cerebrali coinvolte nel disturbo neurologico focale, è stata riscontrata in pazienti con SENC 3, 5 mentre, in pazienti con paralisi post critica è stata invece evidenziata una transitoria iperintensità nelle immagini di RM nelle sequenze T23. La presenza nel nostro paziente di entrambi i riscontri non è stata di particolare aiuto nella diagnostica differenziale. Nel caso descritto la lunga durata del disturbo focale ha posto problemi di diagnosi differenziale tra un disturbo critico, post-critico ed un deficit neurologico sintomatico di una lesione cerebrale di nuova insorgenza. Una afasia ad esordio dopo una crisi epilettica tonico-clonica potrebbe essere infatti sia espressione di una paralisi di Todd (di frequente riscontro soprattutto in seguito a crisi del lobo temporale sinistro2) sia la modalità di presentazione di un SENC3. L’utilizzo dell’EEG, spesso diagnostico, è stato dimostrato talora non sufficiente laddove la sua negatività si associava, invece, alla registrazione di una attività ictale tramite l’utilizzo di elettrodi di profon- Conclusioni Il caso descritto illustra le difficoltà interpretative sulla natura critica o post-critica di episodi prolungati di difetto focale successivi a crisi epilettiche tonico-cloniche. BIBLIOGRAFIA 4 Hirsch LJ, Emerson RG, Pedley TA. Prolonged “post ictal” aphasia: demonstration of persistent ictal activity with intracranial electrodes. Neurology 56:134-136, 2001. 1 Rolak LA, Rutecki P, Ashizawa, Harati T. Clinical features of Todd’s epileptic paralysis. J Neurol Neurosurg Psychiat, 55:63-64, 1992 2 Yankowsky AE, Treves TA. Post-ictal mixed transcortical aphasia. Seizure 11:278-279, 2002. 5 Chu K, Kang DW, Kim JY et al. Diffusion-weighted magnetic resonance imaging in non convulsive status epilepticus. Arch Neurol 58;993-8, 2001. 3 J. Rosche, A. Schley, A. Schwesinger, et al. Recurrent aphasic status epilepticus after prolonged generalized tonic-clonic seizures versus a special feature of Todd’s paralysis, Epilepsy Behav 20:132-137, 2011. 89 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 L’emicrania come unico sintomo di uno stato di male epilettico non convulsivo Migraine as symptom of nonconvulsive status epilepticus V. Belcastro1, P. Striano2, M. Arnaboldi1, K. Parpaiola1, P. Parisi3 1 Unità Operativa di Neurologia, Azienda Ospedaliera Sant’Anna, Como. Unità di Malattie Muscolari e Neurodegenerative, Istituto “G. Gaslini”, Genova. 3 Neurologia Pediatrica, Ospedale S.Andrea, Università La Sapienza, Roma. 2 Summary According to literature data, we suggest the term ‘‘ictal epileptic headache’’ in cases in which headache/migraine is the sole ictal epileptic manifestation. Despite the fact that migraine and epilepsy are among the more common brain diseases and that comorbidity of these conditions is well known, only few reports of migralepsy and hemicrania epileptica have been published according to the current ICHD-II criteria. Key words: migraine, epilepsy, EEG, ictal headache. Introduzione Risultati La comorbilità epilessia ed emicrania è nota da più di un secolo, tuttavia entrambe le Classificazioni Internazionali delle Epilessie e delle Cefalee non includono criteri clinici e/o EEG per considerare la cefalea come unico sintomo di una crisi epilettica1. Sebbene la cefalea post ictale sia presente in circa la metà dei pazienti dopo un episodio critico, la cefalea ed, in particolar modo, l’emicrania come unica manifestazione clinica di una crisi epilettica rappresenta un'evenienza rara. Scopo del nostro studio è quello di descrivere le caratteristiche elettro-cliniche di pazienti (pz) che presentano la cefalea di tipo emicranico come unico sintomo di uno stato di male non convulsivo (SENC). In base ai criteri ICHD II2, due entità con sovrapposizione di sintomi tra emicrania e crisi epilettica focale sono state inserite: i) la migralepsy (cod. 1.5.5) e ii) l’emicrania epilettica (cod. 7.6.1). Sono stati inclusi nella nostra analisi solo i case reports con documentazione EEG di uno SENC ed emicrania. Dal 1988 (prima edizione della ICHD) ad oggi, abbiamo identificato in letteratura un totale di 6 case reports con tali criteri di inclusione3-8. In accordo ai dati EEG, 4 pz presentavano uno stato di male epilettico (SE) del lobo occipitale3-4,6-7, in 1 la scarica era localizzata sulle regioni anteriori8, 1 pz presentava un quadro di SE di assenza5. In 5/6 pz la durata della cefalea/emicrania era > 72 h ed il dolore cefalico era ipsilaterale alla sede delle anomalie epilettiformi registrate all’EEG3-4,6-8. In 2 pz erano presenti anomalie parossistiche tipo polipunte reclutanti in sede temporo-occipitale6-7, in 3 pz erano presenti anomalie tipo sharp-waves3-4,8, 1 pz Materiali e metodi Revisione dei dati della letteratura utilizzando le parole chiavi migralepsy, hemicrania epileptica, EEG and migraine. 90 L’EMICRANIA COME UNICO SINTOMO DI UNO STATO DI MALE EPILETTICO NON CONVULSIVO presentava un quadro di PO generalizzate5. In tutti i pz la cefalea si risolveva immediatamente dopo il trattamento con FAE3-8. Il quadro di RMN encefalo era compatibile con una epilessia idiopatica in 2 pz3,5, criptogenica in 1 pz4, sintomatica in 3 pz6-8. la completa ed immediata soppressione della sintomatologia algica dopo trattamento e.v. con FAE3-8. Le anomalie parossistiche registrate all’EEG di scalpo erano in 5/6 casi ipsilaterali alla sede del dolore cefalico3-4,68 , mentre la tipologia di anomalie registrate comprendeva differenti patterns critici. In base alla descrizione elettroclinica riportata dai vari autori3-8, nessuno dei 6 case reports presenti in letteratura soddisfaceva gli attuali criteri ICHD II per l’emicrania epilettica1. I casi descritti in letteratura sottolineano la necessità di inserire il termine “ictal epileptic headache” come possibile sottotipo di SENC nella categoria “autonomic epilepsy” in entrambe le classificazioni internazionali ILAE e ICHD II. Discussione e conclusioni L’emicrania come unica manifestazione di una crisi epilettica rappresenta un’evenienza rara1. Tutti i casi riportati in letteratura presentavano uno SENC che clinicamente si presentava come uno stato di male emicranico (> 72 h) e solo la registrazione EEG aveva consentito di svelare la natura comiziale della sintomatologia cefalalgica. L’origine epilettica del dolore cefalico era confermata dal- BIBLIOGRAFIA 1 Belcastro V, Striano P, Kasteleijn-Nolst Trenitè DG, et al. Migralepsy, hemicrania epileptica, post-ictal headache and "ictal epileptic headache": a proposal for terminology and classifications revision. Journal of Headache and Pain, in press. 5 Ghofrani M, Mahvelati F, Tonekaboni H. Headache as sole manifestation in nonconvulsive status epilepticus. J.Child Neurol, 21:981-3, 2006. 6 Perucca P, Terzaghi M, Manni R. Status epilepticus migrainosus: clinical, electrophysiologic, and imaging characteristics. Neurology, 75:373–4,2010. 2 International Headache Society. The International Classification of Headache Disorders: 2nd edition. Cephalalgia 24(Suppl 1):9–160, 2004. 7 Belcastro V, Striano P, Pierguidi L, et al. Ictal Epileptic Headache Mimicking Status Migrainosus: EEG and DWI-MRI findings. Headache, 51:160–2, 2011. 3 Parisi P, Kasteleijn-Nolst Trenité DG, Piccioli M et al. A case with atypical childhood occipital epilepsy “Gastaut type”: an ictal migraine manifestation with a good response to intravenous diazepam. Epilepsia, 48:2181-6, 2007. 8 Fusco L, Specchio N, Ciofetta G, Migraine triggered by epileptic discharges in a Rasmussen’s encephalitis patient after surgery. Brain &Development, in press. 4 Walker MC, Smith SJM, Sisodiya SM, Shorvon SD. Case of simple partial status epilepticus in occipital lobe epilepsy misdiagnosed as migraine: clinical, electrophysiological, and magnetic resonance imaging characteristics. Epilepsia, 36:1233-6, 1995. 91 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Crisi epilettiche e psicosi indotte dall’associazione di gamma-idrossibutirrato (GHB) ed acido valproico Gamma-hydroxybutyric acid - induced psychosis and seizures M. Saladini, V. Manfioli, A. Cagnin Dipartimento di Neuroscienze, Università di Padova Summary toms ceased after GHB discontinuation. We highlighted the deregulation of neurotransmitters systems (GABAergic and dopaminergic networks) which are involved in these drug-drug interactions and might be responsible both for psychosis and generalized tonic clonic seizures resistant to standard treatments. Disulfiram and gamma-hydroxybutyric acid (GHB) are used to treat alcohol dependence and may both increase dopamine brain levels and modulate GABAergic transmission. We report on a patient affected by bipolar disorder, on valproate as mood stabilizing treatment, and alcohol dependence who developed a disulfiram-induced hypomanic episode, in whom switching from disulfiram to GHB induced recurrent convulsive epileptic seizures, not responsive to treatment with diazepam, and psychosis. Epileptic seizures and psychiatric symp- Key words: seizures, gamma-hydroxybutyric acid, alcohol dependence, psychosis, disulfiram, succinic semialdehyde dehydrogenase, valproic acid. Introduzione da alcol è GHB che agisce sul sistema dopaminergico e GABAergico2. In questo lavoro segnaliamo una paziente affetta da disturbo bipolare di tipo I, in terapia con acido valproico come stabilizzatore dell’umore e dipendenza da alcol, che ha sviluppato un episodio ipomaniacale disulfiram-indotto. Il passaggio da disulfiram a GHB ha indotto psicosi e crisi epilettiche resistenti alla terapia, cessate dopo l’interruzione del trattamento con GHB. Si ritiene che una deregolamentazione dei neurotrasmettitori GABAergici e dopaminergici a causa di interazioni farmaco-farmaco possa essere responsabile sia dei disturbi psichiatrici che delle crisi tonico-cloniche generalizzate. La somministrazione concomitante di farmaci con diversi profili farmacologici può produrre interazioni imprevedibili, producendo effetti collaterali che sono difficili da contrastare. Disulfiram e acido gamma-idrossibutirrico (GHB) sono usati per curare la dipendenza da alcol e possono entrambi aumentare i livelli della dopamina cerebrale oltre che modulare la trasmissione GABAergica. Disulfiram può causare o esacerbare psicosi attraverso l'inibizione della dopamina-beta-idrossilasi, un enzima di conversione della dopamina in noradrenalina1. Un altro farmaco usato nel trattamento della dipendenza 92 CRISI EPILETTICHE E PSICOSI INDOTTE DALL’ASSOCIAZIONE DI GAMMA-IDROSSIBUTIRRATO (GHB) ED ACIDO VALPROICO Caso clinico La RM cerebrale con sequenze T1/T2-pesate e dopo infusione di gadolinio non ha mostrato alcuna alterazione significativa del segnale. L’analisi chimico-fisica e lo studio microbiologico del liquido cerebrospinale erano normali. Dopo sei giorni il GHB veniva sospeso con remissione immediata delle crisi. È stato avviato trattamento con Olanzapina (5 mg/die) con un miglioramento dei sintomi psicotici in una settimana. L’EEG di controllo (due settimane dopo) era normale. Il trattamento antipsicotico è stato interrotto dopo un mese per la remissione completa dei sintomi psichiatrici. Una donna di 62 anni con storia di disturbo bipolare in terapia con valproato (500 mg b.i.d.), come stabilizzatore dell'umore, e cirrosi epatica esotossica (Child-Pugh classe A), è stata ricoverata nel luglio 2009 per l’insorgenza di progressivo decadimento cognitivo e stato confusionale sviluppatosi in 2 settimane. Nel mese precedente era stato introdotto disulfiram 400 mg/die per trattare la dipendenza da alcol. La sua storia familiare e personale era negativa per epilessia o crisi epilettiche provocate. Al momento del ricovero presentava grave deficit di memoria a breve termine. All’esame neuropsicologico, la memoria a lungo termine era normale ma venivano rilevati gravi deficit di attenzione e del pensiero logico con confabulazione. L’umore era disforico. I sintomi clinici erano indicativi di un episodio ipomaniacale. L’esame neurologico era normale. Gli esami ematochimici di routine erano nella norma, fatta eccezione per un aumento degli enzimi epatici: AST 122 U/L (vn: 10-35), ALT: 218 U/L (vn: 1035), GT: 237 U/L (vn: 3-45). La concentrazione sierica degli elettroliti era normale (Na: 145 mmol/L, vn: 136145; K: 4 mmol/L, vn: 3,4-4,5), così come la conta dei globuli bianchi, gli indici di funzionalità renale, VES (38 mm/h, vn: 2-39) e PCR (2,92 mg/L, vn: 0-6). Il livello di alcol nel sangue era di 0,0 gr/L, a conferma del fatto che la paziente era in astinenza da alcol. La concentrazione di ammoniaca arteriosa e lo studio EEG erano normali, similmente a un EEG precedente effettuato un anno prima, nell'ambito dello screening per l’encefalopatia epatica minima, escludendo così la presenza di encefalopatia epatica. Il terzo giorno di ricovero è stato sostituito il disulfiram con il GHB alla dose di 46 mg/Kg/die (3500 mg/die), ritenendo il disulfiram responsabile della neurotossicità. Nei giorni seguenti la paziente appariva più confusa e sviluppava un comportamento psicotico con deliri religiosi. Inoltre, presentava crisi tonico-cloniche generalizzate quotidiane resistenti al trattamento con benzodiazepine (diazepam ev 10 mg b.i.d.) e valproato (500 mg b.i.d.) con un livello ematico di valproato in range terapeutico (467 micromol/L, range 347-693). Ripetuti EEG evidenziavano anomalie parossistiche a tipo punta prevalentemente in temporale e occipitale sinistra ed un rallentamento dell’attività di fondo. Discussione Episodi di psicosi e mania indotta da disulfiram in pazienti predisposti, come quelli con comorbidità psichiatriche pre-esistenti, sono già stati descritti3,4. Il disulfiram e il suo metabolita possono aumentare i livelli cerebrali di dopamina nel sistema nervoso centrale secondariamente all’inibizione della dopamina-beta-idrossilasi1. Anche se la terapia con disulfiram viene sospesa, l’aumento dei livelli di dopamina centrale può persistere per 1-2 settimane a causa di una lenta eliminazione del solfuro di carbonio, suo metabolita attivo. Inoltre, la disinibizione dei circuiti dopaminergici indotta dal GHB, in una situazione in cui vi è un aumento dei livelli di dopamina causato da effetti di lunga durata del disulfiram, potrebbe essere stato responsabile dello sviluppo della psicosi. Infatti, un aumento di attività dei circuiti dopaminergici mesocorticolimbici probabilmente mediato da una diminuita disinibizione GABAergica dei neuroni dopaminergici, è il substrato neurochimico di sviluppo di dipendenza nei consumatori di GHB 2. Più interessante è l’interpretazione dello sviluppo di crisi epilettiche generalizzate ricorrenti e resistenti, verificatesi dopo il passaggio immediato da disulfiram a GHB, dal momento che le convulsioni sono un raro effetto collaterale del trattamento GHB, descritte principalmente in modelli sperimentali e in genere caratterizzata da crisi tipo assenza 2, 5. Pertanto suggeriamo che un’interazione tra valproato e GHB avrebbe potuto indurre uno squilibrio nella neurotrasmissione GABAergica e avrebbe potuto essere un fattore scatenante per crisi epilettiche. È ampiamente riconosciuto che la trasmissione glutammatergica e GA- 93 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 BAergica possono essere implicate nelle azioni antiepilettiche e di stabilizzatore dell’umore del valproato 6. D’altra parte, è meno noto che il valproato è un potente inibitore in vitro della succinico deidrogenasi semialdeide (SSADH), enzima che catalizza la produzione di succinato succinico semialdeide, un prodotto intermedio nella via metabolica che trasforma GHB in GABA e viceversa6. Il deficit ereditario di SSADH porta ad un accumulo di semialdeide succinico e, conseguentemente, un aumento di 30 volte del livello di GHB e di 2-4 volte maggiore del GABA nel cervello dei topi affetti7. Le manifestazioni cliniche comprendono crisi tonico-cloniche, e stato di male epilettico convulsivo. Nel nostro caso la neurotossicità a causa della sovrapproduzione di GBH endogena è stata ulteriormente aumentata dalla contemporanea somministrazione del GHB sostenendo in tal modo l’ipotesi che l’elevato rapporto GHB/GABA può giocare un ruolo fondamentale nell'insorgenza delle crisi epilettiche. GHB è un agonista ad alta affinità per il recettore del GHB ed un debole agonista parziale dei siti di legame postsinaptico GABAB2. GHB, che si lega con alta affinità al recettore GHB presinaptico, diminuisce il rilascio di GABA. Quando il GHB esogeno è stato somministrato a questo paziente, il farmaco è stato introdotto in un cervello già incline a sviluppare crisi epilettiche visti gli elevati livelli endogeni di GHB e la ridotta disponibilità di GABA. Questa alterazione della neurotrasmissione GABA è dimostrata anche dalla incapacità di benzodiazepine e valproato di controllare le convulsioni. Solo l'interruzione di GHB ha ripristinato l’equilibrio del neurotrasmettitore con la remissione delle crisi epilettiche. Non potevamo escludere ipotesi alternative come quella di un intossicazione dovuta al lento metabolismo del GHB in una paziente con malattia epatica cronica. Sebbene il livello ematico di GHB non sia stato valutato, riteniamo improbabile la possibilità di una intossicazione da GHB poiché la dose è stata adeguata tenendo conto che la paziente aveva una cirrosi epatica lieve, e le convulsioni tonico-cloniche sono raramente riportate in abuso di GHB. Infine, la possibilità di una reazione idiosincratica al GHB individuale non può essere esclusa. Conclusioni In sintesi, suggeriamo che una combinazione tra disulfiram e gli effetti sulla neurotrasmissione del GHB, e l’aumento dei livelli endogeni di GHB dovuto al valproato, potrebbe essere responsabile di neurotossicità acuta. Disulfiram e GHB possono sia aumentare i livelli cerebrali di dopamina così come ridurre la trasmissione GABAergica. Alti livelli di dopamina cerebrale avrebbero potuto indurre psicosi, mentre la riduzione della trasmissione GABAergica e livelli elevati di GHB esogeno ed endogeno potrebbero aver contribuito a crisi epilettiche. Questa osservazione evidenzia il rischio di interazioni farmacofarmaco, che nel nostro caso ha portato a crisi epilettiche resistenti e psicosi, ma che può manifestarsi ogniqualvolta una politerapia sia prescritta per la dipendenza da alcol in pazienti con comorbidità psichiatriche. BIBLIOGRAFIA 1 Larson EW, Olincy A, Rummans TA, Morse RM. Disulfiram treatment of patient with both alcohol dependence and other psychiatric disorders: a review. Alcohol Clin Exp Res, 16: 125-130, 1992. (GHB) and gamma-aminobutyric acidB (GABAB) receptor mediated release of GABA and glutamate (GLU) in rat thalamic ventrobasal nucleus (VB): a possible mechanism for the generation of absence like seizures induced by GHB. J Pharmacol Exp Therapeut, 273: 1534-1543, 1995. 2 Snead OC, Gibson KM. Gamma-hydroxybutyric acid. N Engl J Med, 352: 2721-2732, 2005. 6 Johannessen CU. Mechanisms of action of valproate: a commentatory. Neurochem Int, 37: 103-110, 2000. 3 Ceylan ME, Turkcan A, Mutlu E, Onal O. Manic episode with psychotic symptoms associated with high dose of disulfiram: a case report. J Clin Psychopharmacol, 27: 224-225, 2007. 7 Sgaravatti AM, Magnusson A, Oliveira AS, et al. Effects of 1,4butanediol administration on oxidative stress in rat brain: study of the neurotoxicity of gamma-hydroxybutyric acid in vivo. Met Brain Dis, 24: 271-282, 2009. 4 Mei-Ying Li, Yu-Chih Shen. Manic episode with psychosis following a lower than recommended dosage regimen of disulfiram. Prog Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry, 32: 311-312, 2008. 5 Banerjee PK, Snead OC III. Presynaptic gamma-hydroxybutyric acid 94 Cardiomiopatia Takotsubo indotta da crisi epilettica. Descrizione di un caso Takotsubo cardiomyopathy induced by partial seizure. Case report P. Benna, E. Montalenti, R. Colonna Dipartimento di neuroscienze, Università di Torino Summary complex partial seizures appeared and persisted despite carbamazepine. During a seizure he had a second episode of ABS indicating that this peculiar syndrome ma be a rare cardiac complication of seizures. In this way, it may be hypothesized that ABS might favour sudden unexpected death in epilepsy (SUDEP). Takotsubo syndrome or apical ballooning syndrome (ABS) is a transient acute coronary syndrome, usually following significant emotional stress. The coronary angiography is negative and the prognosis is good, with no need of prophylactic therapy. We describe a 73 year-old man who reported, following a domestic incident, a severe head injury (acute left subdural hematoma, surgically evacuated). In the following hours he developed ABS. After 6 months, right temporomesial Key words: takotsubo cardiomyopathy, seizure, cardiac arrhythmia Introduzione eiezione ventricolare ridotta. L’angiografia coronarica è invece negativa per stenosi coronarica e il ricupero della funzione ventricolare è rapido. Complicanze quali rottura ventricolare2 o del setto o trombosi apicale sono rare. Più frequenti invece gli eventi aritmici, anche maligni (tachicardia o fibrillazione ventricolare). L’incidenza della sindrome è stimata tra l’1% e il 2% di tutti i pazienti con sospetto infarto miocardico acuto; vi è una netta prevalenza (dell’ordine di almeno l’80%) a carico delle donne in menopausa. La patogenesi non è ancora chiarita; l’ipotesi ritenuta maggiormente probabile, e confortata da dati sperimentali nell’animale, ritiene responsabile l’effetto tossico sul miocardio dell’eccesso di catecolamine prodotte dall’evento stressogeno. La sindrome takotsubo (o apical ballooning) è stata descritta in Giappone nei primi anni ’901. Consiste in una cardiomiopatia reversibile indotta da stress fisico e/o emotivo, che ha elementi simili al fenomeno dello stupor cardiaco neurogeno osservato in molti pazienti affetti da emorragia subaracnoidea o da grave trauma cranico. I sintomi clinici di presentazione sono pressoché indistinguibili da quelli di un infarto miocardico acuto: dolore toracico, talvolta associato a dispnea. L’ECG è alterato; l’anomalia più tipica è un sopraslivellamento del tratto ST. È frequente un aumento degli enzimi cardiaci, di solito modesto. L’ecocardiogramma, nelle forme tipiche, evidenzia ipocinesia o acinesia apicale e/o antero-settale, con frazione di 95 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 sturbo del contatto, automatismi orali, gestualità automatica con la mano destra); viene iniziata terapia con CBZ (800 mg al dì). Nel giugno del 2009, nel corso di una crisi, il paziente segnala a gesti la comparsa di dolore toracico. Terminata la crisi, a causa della persistenza di toracodinia e dispnea, il paziente viene ospedalizzato; l’ECG evidenzia – nelle derivazioni da V2 a V4 – elevazione del segmento ST, associata a incremento della troponina T. Nel sospetto di infarto miocardico, O.S. viene ricoverato in unità coronarica, dove il primo ecocardiogramma, effettuato a poche ore dall’evento, mostra una ipocinesia settale e apicale con moderata (40%) riduzione della frazione di eiezione ventricolare. La coronarografia, effettuata in seconda giornata, risulta negativa. Nei giorni successivi vi è un completo ricupero della funzione ventricolare e il paziente viene dimesso. La terapia antiepilettica viene implementata con l’aggiunta di VPA (1000 mg al dì) e attualmente il paziente è libero da crisi. La prognosi è buona relativamente al ricupero della funzione cardiaca; sono tuttavia descritte recidive fino al 10% dei casi. Caso clinico O.S., maschio, 73 anni. In assenza di elementi significativi in anamnesi (lieve ipertensione arteriosa in trattamento con ACE inibitori), subisce nel luglio 2007, a causa di un incidente domestico, un grave trauma cranico. Durante il trasporto in ambulanza presenta un episodio di fibrillazione ventricolare con arresto cardiaco, risolto con ripresa del normale ritmo con defibrillazione. In pronto soccorso la TAC cranica evidenzia un ematoma subdurale acuto sinistro e una contusione cerebrale del lobo temporale destro. All’ECG sopraslivellamento del tratto ST sulle derivazioni precordiali, compatibile con infarto miocardico. Il paziente viene sottoposto in urgenza a evacuazione dell’ematoma, associata a craniotomia decompressiva sinistra. Nelle ore successive viene riscontrato un modesto e transitorio aumento della troponina T. Dopo circa 10 giorni dall’evento acuto vengono effettuati ecocardiografia e coronarografia, con reperti privi di anomalie significative. Il paziente viene dimesso con un ricupero quasi completo delle funzioni neurologiche (sfumati segni piramidali destri all’esame neurologico). A distanza di sei mesi dal trauma O.S. presenta una prima crisi epilettica con esordio evocativo di origine temporomesiale destra (sensazione di tipo epigastrico, parziale di- Conclusioni Il disturbo cardiaco indotto dalla crisi epilettica soddisfa i requisiti diagnostici di sindrome takotsubo. Retrospettivamente è probabile che le anomalie cardiache osservate nella fase acuta del trauma cranio-encefalico abbiano avuto la stessa eziologia. Le descrizioni di sindrome takotsubo indotte da crisi o da stati di male epilettici sono recenti e non molto numerose3, 4. Sono ancora da definire le possibili implicazioni di questo disturbo nel determinismo di alcuni casi di SUDEP5. BIBLIOGRAFIA 1 Dote K, Sato H, Tateishi H et al. [Myocardial stunning due to simultaneous multivessel coronary spasms: a review of 5 cases. (article in Japanese)]. J Cardiol, 21:203-214, 1991. 4 Benyounes N, Obadia M, Devys JM et al. Partial status epilepticus causing a transient left ventricular apical ballooning. Seizure, 20:184186, 2011. 2 Stöllberger C, Huber JO, Enzelsberger B, Finsterer J. Fatal outcome of epileptic seizure-induced takotsubo syndrome with left ventricular rupture. Eur J Neurol, 16:e116-e117, 2009. 5 Y-Hassan S. Takotsubo syndrome triggered by an epileptic seizure may be the cause of abnormal cardiac repolarization seen in patients with epilepsy. Epilepsia, 52: 654-655, 2011. 3 Le Ven F, Pennec PY, Timsit S, Blanc JJ. Takotsubo syndrome associated with seizures: an understimated cause of sudden death in epilepsy? Int J Cardiol, 148:475-479, 2011. 96 Epilessia generalizzata sintomatica in due fratelli con fenotipo Bardet-Biedl-like Symptomatic generalized epilepsy in two brothers with phenotype Bardet-Biedl syndrome-like C. Ciampa1, A. Coppola1, L. Del Gaudio1, L. Santulli1, M. Pezzella2, F. Zara2, P. Striano2, S. Striano1 1 Centro Epilessia, Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università Federico II, Napoli Unità di Malattie Neurodegenerative, Istituto “G. Gaslini”, Genova 2 Summary Here we report two siblings with a BBS-like phenotype who were born from non-consanguineous parents. The molecular analysis in the genes so far investigated was negative.We emphasize that both siblings have a generalized epilepsy, a feature that has been never described in association with BBS . Bardet-Biedl syndrome (BBS) is a genetic autosomal-recessive ciliopathy causing multivisceral abnormalities. Its prevalence in Europe is from 1:125000 to 1:175000. The presence of at least four major clinical criteria, or 3 major and 2 minor clinical criteria establish the diagnosis. The phenotype of this syndrome has highly variable expression and is associated with a large genetic heterogeneity. To date, 14 BBS genes have been identified, which code for proteins involved in the ciliogenesis. Key words: Bardet-Biedl Syndrome (BBS); ciliopathy; generalized epilepsy Introduzione tica, con trasmissione di tipo autosomico recessivo1-4,5. Ad oggi, sono responsabili di questo fenotipo mutazioni in 14 geni diversi (da BBS1 a BBS14), codificanti per proteine coinvolte nello sviluppo e nella funzione di ciglia primarie4. In letteratura non sono presenti evidenze di associazione tra epilessia e BBS. Di seguito presentiamo i casi clinici di due fratelli nati da genitori non consanguinei con un quadro clinico compatibile con BBS ed un’epilessia generalizzata La Sindrome di Bardet-Biedl (BBS) è una ciliopatia che provoca danni multiorgano1. È stata descritta la prima volta nel 1920 da Bardet e successivamente, nel 1922, da Biedl. La sua incidenza in Europa è stimata tra 1:125000 e 1:175000 casi2. Questa sindrome è definita dalla combinazione di diversi segni clinici alcuni definiti ‘maggiori’ (obesità, retinite pigmentosa, polidattilia, alterazioni renali, ipogonadismo e difficoltà di apprendimento) e altri, definiti ‘ minori’ (diabete, ipertensione, cardiopatia congenita, alterazioni dentarie, bassa statura, etc)1-3. Il fenotipo di questa sindrome ha espressività altamente variabile ed é associato ad una grande eterogeneità gene- 97 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Casi Clinici CTCG nonostante la politerapia (PB, VPA, LTG). EO e EON: ritardo mentale grave, obesità. Quadro complesso di dismorfismi: bassa statura, facies grossolana, antelice prominente, ponte nasale pronunciato, voce nasale, prognatismo marcato, macroglossia, dentizione decidua per diversi elementi dentari, labbro inferiore pronunciato, brachidattilia, anomalie delle pliche palmari. Tremore intenzionale. Ecocardiogramma con evidenza di lieve ipertrofia del setto interventricolare. EEG intercritici: attività di fondo marcatamente rallentata, con frequenti complessi PO o PPO generalizzati isolati o in brevi sequenze. Caso 1 D.C., m., 42 aa (Fig. 1), nato a termine con probabile sofferenza perinatale. Sviluppo psicomotorio ritardato. Retinite pigmentosa, dentizione decidua per diversi elementi dentari, obesità, pubertà precoce, osteopenia, ipertensione arteriosa. Esordio delle crisi nei primi mesi di vita con crisi di risata prolungate e ingiustificate. Dai 5-6 anni crisi con perdita di coscienza e caduta del capo, successivamente comparsa anche di CTCG, farmacoresistenti. Attualmente il paziente continua a presentare Fig. 1 - D.C., m., 42 aa Fig. 2 - M.C, f., 33 aa 98 EPILESSIA GENERALIZZATA SINTOMATICA IN DUE FRATELLI CON FENOTIPO BARDET-BIEDL-LIKE Fig. 3 - M.C., EEG intercritico: complessi PO o PPO generalizzati in breve sequenza Caso 2 M.C., f., 33 aa (Fig. 2), nata a termine da parto eutocico. Gravidanza normocondotta. Sviluppo psicomotorio ritardato con maggiore compromissione della sfera del linguaggio. Retinite pigmentosa, dentizione decidua e/o agenesia di alcuni elementi dentari, obesità, pubertà precoce seguita da amenorrea secondaria, infantilismo dei genitali esterni, osteopenia. Esordio delle crisi all’età di 7aa con episodi di perdita di coscienza, talora accompagnati da caduta del capo. Da circa 2 aa è in controllo con alte dosi di VPA e LTG. EO e EON: ritardo mentale grave con maggiore compromissione della sfera del linguaggio. Dismorfismi multipli sovrapponibili a quelli di D.C. Ecocardiogramma con evidenza di ipertrofia cardiaca. EEG intercritici: attività di fondo marcatamente rallentata, con frequenti complessi PO o PPO generalizzati isolati o in brevi sequenze. Le anomalie sono sovrapponibili a quelle di D.C. seppure più accentuate (Fig. 3). Per entrambi sono risultati negativi: RM encefalo, ecografia renale, dosaggio MPS e oligosaccaridi urinari, do- saggio di enzimi leucocitari. Lo studio genetico effettuato ad oggi (cariotipo, X-fragile, test di metilazione per S. di Angelman, array-CGH, screening per BBS con analisi delle mutazioni BBS1 M390R e BBS10 C91FsX95) è risultato negativo. Ulteriori studi sulle altre mutazioni responsabili di BBS e studi di homozigosity mapping per possibili patologie autosomiche recessive sono in corso. Discussione e conclusioni Secondo Beales e Tobin1-3 è possibile porre diagnosi clinica di Sindrome di Bardet-Biedl in presenza di almeno 4 criteri clinici maggiori oppure 3 criteri clinici maggiori e 2 minori. Inoltre, Rooryck e Lacombe nel 20082 hanno affermato che i geni coinvolti nella BBS, finora conosciuti, sono mutati solo nel 70-80% delle famiglie. Alla luce di queste evidenze e considerando l’espressività altamente variabile del fenotipo4, possiamo affermare che fenotipicamente i nostri pazienti configurano una BBS (Tab. 1) nonostante la diagnosi molecolare, nei geni finora indagati, sia risultata negativa. 99 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Ribadiamo, inoltre, che in letteratura non si ritrova nessuna segnalazione di associazione di BBS ed epilessia mentre i 2 casi descritti presentano una forma di epilessia generalizzata. In conclusione segnaliamo che la descrizione di casi clinici con epilessia e quadri sindromici complessi e rari è di fondamentale importanza per completare lo spettro clinico di dette sindromi, per aiutare i clinici nella gestione di questi pazienti e per indirizzare gli studi genetici alla determinazione delle possibili cause. D.C. M.C. Retinite pigmentosa X X Obesità X X CRITERI MAGGIORI Polidattilia post-assiale Ipogonadismo X Difficoltà d’apprendimento X X 3 4 Anomalie renali TOT. CRITERI MINORI Ritardo acquisizione e/o disturbo del linguaggio X Sviluppo ritardato X X Brachidattilia, sindattilia X X Disturbi comportamentali X X X X X X X X 6 7 Atassia Anomalie dentarie Sordità Malformazioni cardiache/ipertrofia ventricolare Strabismo, astigmatismo, cataratta Bassa statura Diabete mellito Fibrosi epatica Anosmia TOT. Tab. 1 - Criteri diagnostici BBS presentati da D.C. (3 criteri maggiori e 6 minori) e da M.C. (4 criteri maggiori e 7 minori). BIBLIOGRAFIA 1 Tobin JL, Beales PL. Bardet-Biedl syndrome: beyond the cilium. Pediatr Nephrol, 22:926-936, 2007 2 Rooryck C, Lacombe D. Le syndrome de Bardet-Biedl. Ann d’Endocr, 69:463-471, 2008 3 Beales PL, Elcioglu N., Woolf A.S. et al. New criteria for improved diagnosis of Bardet-Biedl syndrome: results of a population survey. J Med Genet, 36:437-46, 1999 4 Pawlik B, Mir A, Iqbal H et al. A novel familial BBS12 mutation associated with a mild phenotype: implications for clinical and molecular diagnostic strategies. Mol Syndromol, 1:27-34, 2010 5 Iannello S, Bosco P, Cavaleri A et al. A review of the literature BardetBiedl disease and report of three cases associated with metabolic syndrome and diagnosed after the age of fifty. Obes Rev, 3:123-135, 2002 100 Peri-ictal drinking water: descrizione di due casi Peri-ictal drinking water: description of two cases V. Durante, A. La Neve, T. Francavilla, G. Pontrelli, N. Pietrafusa, S. Internò1, A. Tinelli1, M. Prontera1, V. Internò, G. Boero1 Centro per le Epilessie, Clinica Neurologica “Amaducci”, Policlinico, Università degli Studi di Bari 1 S.C. di Neurologia, Ospedale SS. Annunziata,Taranto Summary Peri-ictal drinking water (PIDW) is a stereotyped behaviour, characterized by urge to drink water during a seizure or at least in two minutes of post-critic period. It is an epileptic automatism not always recognized; the few reports available in literature identify it as a symptom of Epilepsy of Temporal lobe, with not sure value in lateralization to the non-dominant hemisphere. We describe two cases of epileptic patients who showed Introduzione Il peri-ictal drinking water (PIDW) è un comportamento stereotipato che si manifesta con l’urgenza di bere acqua in corso di una crisi o fino a 2 minuti del periodo postcritico1,2. Fisiologicamente lo stimolo della sete è controllato dalla osmolarità e dal volume vascolare; il segnale che induce tale stimolo è mediato da recettori periferici e da mediatori ormonali presenti all’interno dell’encefalo. Il segnale che origina dalla periferia giunge all’ipotalamo attraverso l’area preottica e la lamina terminale e l’ipotalamo comunica a sua volta con l’ippocampo mediante vie multisinaptiche. Durante le crisi dalla porzione mesiale del lobo temporale la scarica potrebbe propagarsi nell’ipotalamo attivando inappropriatamente lo stimolo della sete. PIDW. First patient was affected by limbic encephalitis with right temporal lobe partial seizures at the end of which he repetitively asked for water.The second patient was affected by right hemisphere glioblastoma; he was admitted for partial status epilepticus involving temporal regions and clinically presented with PIDW. Key words: peri-ictal drinking water, temporal lobe epilepsy, lateralizing value Il PIDW rappresenta pertanto un sintomo dell’Epilessia del Lobo Temporale; è un automatismo epilettico di difficile riconoscimento diagnostico ed in base ai pochi dati disponibili in letteratura, si manifesta con una frequenza che varia dal 7 al 15,3% nell’ambito delle crisi temporali1. Sono stati effettuati diversi studi volti ad individuare nel peri-ictal drinking water un sintomo lateralizzante dell’emisfero cerebrale non dominante, con risultati contrastanti verosimilmente condizionati dalla esiguità della casistica utilizzata.1-3 Riportiamo la descrizione di due casi di peri-ictal drinking water, recentemente osservati presso la S.C. di Neurologia dell’Ospedale “SS. Annunziata” di Taranto. 101 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 1 - Caso 1: crisi parziale temporale destra Casi clinici Caso 1: G.C., M, 42 anni, destrimane, affetto da encefalite limbica ed Epilessia Focale Lesionale Farmacoresistente dall’età di 29 anni. Presenta due tipi di crisi: a) tonicocloniche apparentemente generalizzate, prevalentemente notturne; b) improvvisa sensazione di fame d’aria, seguita da rossore al volto e sensazione di paura, durante i quali il paziente parla ma appare disorientato; al termine di tali episodi il paziente chiede ripetutamente di bere acqua. Nei periodi di grave recrudescenza delle crisi parziali semplici il paziente ha sviluppato un quadro di intossicazione da acqua. L’EEG registrato durante una crisi parziale semplice mostra un esordio in regione temporale destra (Fig. 1). Le indagini effettuate hanno portato ad una diagnosi di seminoma testicolare sinistro ed encefalite limbica paraneoplastica con interessamento encefalico dei lobi temporali e del diencefalo bilateralmente (Fig. 2). Caso 2: I. G., F, 76 anni, destrimane, esordio dell’Epilessia all’età di 75 anni (2010) con crisi caratterizzate da improvvisa e breve (alcuni secondi) cacosmia, talvolta preceduta da sensazione epigastrica costrittiva ascendente. In ottobre 2010, durante la notte comparsa di stato di male Fig. 2 - Caso 1: encefalite limbica epilettico caratterizzato da stato confusionale, comportamenti incongrui e ripetute richieste di bere acqua. L’EEG critico mostrava attività puntuta ipervoltata psuedoritmica continua sulle derivazioni temporali destre con reclutamento delle derivazioni centro-parietali omolaterali (Fig. 3). La RM Encefalo evidenzia un glioblastoma che interessa le regioni temporale, insulare e talamica di destra (Fig. 4). Fig. 3 - Caso 2: stato di male epilettico parziale emisferico dx 102 PERI-ICTAL DRINKING WATER: DESCRIZIONE DI DUE CASI Fig. 4 - Caso 2: glioblastoma insulo-temporo-talamico dx Conclusioni I casi descritti di peri-ictal drinking water, pur insorti in pazienti con ampie lesioni cerebrali, sono, a nostro parere, entrambi classificabili come Epilessie Focali che originano dal lobo temporale; l’emisfero coinvolto, inoltre, risultava essere quello non dominante. Tale dato concorda con alcuni studi presenti in letteratu- ra1,3 ma, essendo riferito a soli due casi, non è sufficiente per attribuire in modo conclusivo, un valore lateralizzante a tale sintomo. Riteniamo, comunque, che il PIDW sia un comportamento epilettico poco ricercato e pertanto sottostimato; ampliando la casistica attualmente presente in letteratura si potrebbe chiarire ogni dubbio circa la sua origine. BIBLIOGRAFIA 1 Trinka E, Walser G, Unterberger I, et al. Peri-ictal water drinking lateralizes seizure onset to the nondominant temporal lobe. Neurology; 60: 873-876, 2003. 3 Musilovà K, Kuba R, Bràzdil M, et al.. Occurrence and lateralizing value of “rare” peri-ictal vegetative symptoms in temporal lobe epilepsy. Epilepsy & Behavior; 19: 372-375, 2010. 2 Szucs A, Fogarasi A, Ra’sonyi G, et al.. Peri-ictal water drinking in temporal lobe epilepsy: is it a reliable lateralizing sign?. Epilepsy & Behavior; 11: 578-581, 2007. 103 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Caratteristiche neuropsichiatriche dei pazienti con crisi autoindotte da stimoli visivi Neuropsychiatric features in patients with visually self-induced seizures A.M. Bonanni, L. Nunziata, A. Mittica, M. Brinciotti, M. Matricardi Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile, Università di Roma “Sapienza” Summary Aim of the study was to analyze the neuropsychiatric features of 69 patients (29 males, 40 females) with visually self-induced seizure (SIS) with particular attention to their psychiatric comorbidity, assessed by DSM-IV TR (2000). In 46 cases SIS were associated to spontaneous seizures, whereas 23 patients had only reflex seizures. Introduzione I pazienti con crisi epilettiche riflesse possono mettere in atto dei comportamenti di autoinduzione, ovvero di ricerca volontaria degli stimoli ambientali epilettogeni con il deliberato intento di provocarsi le crisi, e queste condotte sono più frequenti nelle crisi scatenate da stimoli visivi1. È ampiamente documentato in letteratura come i bambini con epilessia siano maggiormente a rischio di problemi comportamentali e Disturbi Psichiatrici (DP). Studi epidemiologici negli ultimi trenta anni hanno mostrato che i disturbi comportamentali sono fino a 4,8 volte più frequenti nei bambini con epilessia rispetto alla popolazione generale e circa 2,5 volte rispetto ai bambini con patologie croniche che non coinvolgono il sistema nervoso centrale2 - 6. In un precedente studio condotto su pazienti con Crisi Autoindotte (CA) abbiamo riscontrato una maggiore ri- Psychiatric disorders recurred in 52 patients (75%); mental retardation in 25 (36%); 14 patients did not show any psychiatric disorders. Key words: self-induced seizures, psychiatric disorders, mental retardation, comorbidity correnza di comorbidità psichiatrica sia rispetto alla popolazione generale che rispetto a quella con epilessia ma senza autoinduzione7. Il presente lavoro è stato condotto per analizzare le caratteristiche neuropsichiatriche di pazienti con CA con particolare attenzione alla tipologia dei DP e alla loro comorbidità. Materiali e metodi Sono stati studiati 69 pazienti (29 maschi, 40 femmine) con CA (23 con epilessia riflessa, 46 con epilessia con crisi riflesse). In 7 casi le CA rappresentavano l’unica espressione clinica dell’epilessia, negli altri le CA erano associate ad altre crisi, riflesse non autoindotte (16), o spontanee (46). L’età media all’esordio delle crisi riflesse era 6,49 ± 3,3 anni. La presenza di CA è stata rilevata sia anamnesticamente che attraverso interviste e colloqui semistrutturati specifici e sensibili per la ricerca del fenomeno. 104 CARATTERISTICHE NEUROPSICHIATRICHE DEI PAZIENTI CON CRISI AUTOINDOTTE DA STIMOLI VISIVI Le informazioni sono state integrate da osservazioni cliniche e dall’analisi di videoregistrazioni dei comportamenti spontanei in ambiente domestico. In tutti i casi è stata ottenuta una registrazione video-EEG digitale a 21 elettrodi durante la presentazione di stimoli visivi standardizzati (SLI, PATTERN,TV), allo scopo di confermare ed analizzare il tipo di sensibilità agli stimoli visivi. La comorbidità psichiatrica è stata analizzata mediante valutazioni cliniche e psicodiagnostiche, attenendosi per la formulazione diagnostica ai criteri proposti dal DSM-IV TR-2000. Risultati La presenza di Ritardo Mentale (RM) è stata riscontrata in 25 casi (36%): borderline in 6 casi (24%), lieve in 8 (32%), medio in 6 (24%), grave in 2 (8%) e gravissimo in 3 (12%). DP erano presenti in 52 pazienti (75%): isolati in 30 casi (58%), associati al RM in 22 (42%). In 14 pazienti non era presente alcuna patologia psichiatrica. In tabella 1 è riportata la distribuzione dei vari tipi di DP raggruppati per principali categorie (Disturbi Internalizzanti, Esternalizzanti, Neuropsicologici, Reazioni di Adattamento a Fattori Ambientali, Disturbi Generalizzati dello Sviluppo, Disturbi da Comportamenti Stereotipati, Misti: Disturbi Internalizzanti o Esternalizzanti + Disturbi Neuropsicologici). Discussione I dati del presente lavoro confermano osservazioni precedenti sulla frequente ricorrenza di DP, sia isolati che in associazione al RM, nei pazienti con CA7-12. La comorbidità delle Epilessie con autoinduzione con il RM è stata evidenziata da tempo e ripetutamente in letteratura1, 7-12; in questa condizione clinica sicuramente i comportamenti sono più evidenti, meno nascosti e spesso le manifestazioni critiche che ne conseguono sono più intense, anche a causa del danno cerebrale diffuso. Tra i Disturbi Psichiatrici prevalgono i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo, i Disturbi da Movimenti Stereotipati, i Disturbi Psichiatrici Misti, i Disturbi di Adattamento a Fattori Ambientali, i Disturbi Esternalizzanti associati a Ritardo Mentale. Al contrario, i Disturbi Internalizzanti, Esternalizzanti e Neuropsicologici, da soli, non in associazione, non si associano di per sé a una maggiore probabilità di autoinduzione. Disturbi psichiatrici N % 14 20,3 RM 3 4,4 Internalizzanti 5 7,2 Internalizzanti + RM 4 5,8 Esternalizzanti 4 5,8 Esternalizzanti + RM 8 11,6 Neuropsicologici 5 7,2 Neuropsicologici + RM 2 2,9 Reazione Adattamento Fattori Ambientali 5 7,2 Disturbi Generalizzati dello Sviluppo 1 1,4 Generalizzati + RM 3 4,4 Disturbo dei Movimenti Stereotipati 1 1,4 Disturbo dei Movimenti Stereotipati + RM 3 4,4 Disturbi Misti 9 13,0 Disturbi Misti + RM 2 2,9 Assenti Tab. 1 - Distribuzione dei Disturbi Psichiatrici per tipologia e comorbidità 105 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Nel presente campione, inoltre, il tipo di distribuzione e comorbidità dei DP riscontrati permette di formulare alcune ipotesi sulle caratteristiche del nucleo psicopatologico alla base del comportamento di autoinduzione, tali da tentare di delineare alcune categorie. Una prima categoria, che insieme al RM ha caratteristiche temperamentali proprie delle patologie che prevedono comportamenti stereotipati, ripetitivi, ma in questo caso solo apparentemente afinalistici, come nei Disturbi Generalizzati dello Sviluppo. Una seconda categoria rappresentata da pazienti con un surplus di “sofferenza” e di “fragilità” psichica e con una quota maggiore di frustrabilità, che risultano essere di comune riscontro quando i disturbi della sfera emozionale o del controllo degli impulsi (Internalizzanti o Esternalizzanti) si associano a specifiche disabilità neuropsicologiche. La terza categoria è rappresentata da condizioni di sofferenza psichica secondarie a life events; in questa situazione l’autoinduzione sembra assumere sia connotazioni di scarico della tensione, rabbia e frustrazione, sia una dimensione relazionale intesa come peculiare modalità di comunicazione del proprio disagio. Infine, la quarta categoria appare costituita da pazienti con autoinduzione che non presentano DP né RM. In questi ultimi casi, che rappresentano circa un quinto del nostro campione, l’autoinduzione si manifesta quindi, spesso co- me fenomeno transitorio, in assenza di disturbi psichiatrici conclamati, in condizioni di specifica sensibilità agli stimoli visivi. In questi pazienti, la scoperta casuale della propria sensibilità agli stimoli visivi e dei suoi effetti in termini di esperienze particolari sia visive che esperenziali, con connotati magici, e di cui si ha il potere pressoché assoluto, solletica in modo sicuramente atipico i normali bisogni di conoscenza, sperimentazione, creatività, e fornisce una “valida” soluzione nei “normali” momenti di noia, di frustrazione, di rabbia; in questi pazienti è in genere di più facile e di più rapida attuazione la possibilità di reindirizzare tali legittimi bisogni verso altri obiettivi, piacevoli, ma non dannosi. Conclusioni In conclusione, i dati emersi dal presente studio, confermano l’elevata incidenza di RM e DP nei pazienti che si autoinducono le crisi. Vengono inoltre evidenziate le categorie di disturbi psichiatrici che con più frequenza ricorrono tra i pazienti con autoinduzione. Viene effettuata la individuazione di peculiari nuclei psicopatologici delineati sulla base delle caratteristiche dei disturbi e della loro comorbidità, in considerazione delle tipologie temperamentali e delle istanze emozionali che favoriscono la genesi e il mantenimento del comportamento di autoinduzione. BIBLIOGRAFIA 1 Tassinari CA, Rubboli G, Rizzi R et al. Self-induction of visually-induced seizures. Adv Neurol, 75: 179-92, 1998. 2 Rodenburg R, Meijer AM, Dekovi M, Aldenkamp AP. Family factors and psychopathology in children with epilepsy: a literature review. Epil Behav, 6(4): 488-503, 2005. 3 Ott D, Caplan R, Guthrie D et al. Measures of psychopathology in children with complex partial seizures and primary generalized epilepsy with absence. J Am Acad Child Adolesc Psychiatr, 40: 907-914, 2001 7 Matricardi M, Roello M, Di Sabato ML, Brinciotti M. Disturbi psichiatrici nei bambini con crisi auto-indotte. Boll Lega It Epil, 121/122: 437-439, 2003. 8 Brockmann K, Huppke P, Karenfort M et al. Visually self-induced seizures sensitive to round objects. Epilepsia, 46(5): 786-9, 2005. 9 Bebek N., Baykan B, Gürses C et al. Self-induction behaviour in patients with photosensitive and hot water epilepsy: A comparative study from a tertiary epilepsy center in Turkey. Epilepsy & Behavior, 9 (2):317-326, 2006. 4 Caplan R, Siddarth P, Gurbani S et al. Psychopathology and pediatric complex partial seizures: seizure-related, cognitive, and linguistic variables. Epilepsia, 45: 1273-1286, 2004. 10 Matricardi M., Brinciotti M. Trasatti G., Porro G. Self-induced Patternsensitive epilepsy in childhood. Acta Paediatr Scand, 79: 237-240, 1990. 5 McDermott S, Mani S, Krishnaswami S. A population-based analysis of specific behavior problems associated with childhood seizures. J Epilepsy, 8: 110-118, 1995. 11 Matricardi M.,Brinciotti M. L’epilessia riflessa da televisione: comportamenti e vissuti nella autoinduzione delle crisi. Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 63: 167-174, 1996. 6 Davies S, Heyman I, Goodman R. (2003). A population survey of mental health problems in children with epilepsy. Dev Med Child Neurol, 45: 292-295, 2003. 12 Binnie CD. Self induction of seizures: the ultimate noncompliance. Epilepsy Res Suppl, 1: 153-158, 1988. 106 MUTAZIONE DEL GENE TUBB2B ASSOCIATA A EPILESSIA FARMACORESISTENTE E SCHIZENCEFALIA A LABBRA APERTE La gestione delle emozioni dei soggetti con epilessia The emotions management of patients with epilepsy G. Gangemi, L. Messina, I. Pappalardo, C. Sueri, L. Giuliano, A. Garifoli, G. Lo Castro, V. Sofia Centro Epilessia, Dipartimento “F.G.Ingrassia”, Università di Catania Summary Patients with epilepsy often have problems in emotions management, affecting their relational experience. Starting from this hypothesis, we undertook a psychodiagnostical study in order to highlight connections between their ability to show emotions, the perception of others’ emotions, difficulties in showing empathy and an increased presence of epileptic symptoms. We studied 73 patients, different by sex, years of illness, age at seizure onset and seizure semiology. Psychodiagnostic instruments used were the EQ-i Emotional Quotient Inventory and the POMS: Profile of Mood States. Examined patients revealed a poor ability to manifest their feelings and thoughts, correlated with their disease status, and a lack of ability to handle stressful situations. Key words: emotions, epilepsy, mood states Razionale ed obiettivi Materiali e metodi Le evidenze cliniche dimostrano come i soggetti affetti da epilessia presentano frequentemente difficoltà nella gestione delle emozioni, con ripercussioni sul loro vissuto soggettivo e relazionale. La sintomatologia epilettica, specie in età infantile e adolescenziale o quando le crisi si susseguono con regolarità, genera uno specifico vissuto di sofferenza psichica ed una maggiore fragilità nella percezione e nella gestione delle emozioni1,2. Per verificare questa ipotesi è stata selezionata una batteria di strumenti psicodiagnostici e osservata la presenza di correlazioni fra: la capacità comunicare le emozioni; la percezione di quelle altrui; la tendenza ad esprimerle simpaticamente; la difficoltà a mostrare empatia e la maggiore presenza di una sintomatologia epilettica. Sono stati osservati 73 pazienti, 38 uomini e 35 donne, di età compresa fra i 17 ed i 60 anni, selezionati in modalità random, che presentavano come criteri di inclusione: l’assenza di ritardo mentale o di altre malattie neurologiche, cardiache o altamente invalidanti ed una scolarità media. Il campione è stato differenziato per sesso, anni di malattia, esordio della prima crisi e tipologia critica. Gli strumenti psicodiagnostici utilizzati sono stati l’EQ-i Emotional Quotient Inventory3 ed il POMS: Profile of Mood States4. I risultati ottenuti sono stati confrontati statisticamente con le tabelle di validazione e taratura italiana con l’utilizzo dell’SPSS Statistics 17.0 107 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Risultati Il gruppo totale dei pazienti ha ottenuto un punteggio QEm pari a 88 (dev.st 4,94) che si colloca al di sotto della media del campione di riferimento italiano (range di Funzionamento Efficace 90-110, QEm 100). I soggetti che hanno ottenuto un QE compreso fra 80 e 90 sono stati il 78%, tra 91 e 100 il 22% (Fig. 1). Le sottoscale con i punteggi più bassi indicano un’incapacità di gestire lo stress quotidiano (STm 79), un basso livello di assertività (ASm 87), un’incapacità di controllo realistico delle situazioni (RTm 86), ma un alto punteggio è da rilevare nella scala Vigore-Attività (VAm 92), (Fig. 2-3). L’aumento degli anni di malattia modifica, in maniera significativa, il valore QEm: da 2 a 5 aa è 92, tra 5 e 10 aa è 87, oltre i 10 aa è 84. Il gruppo il cui esordio si è manifestato tra i 10 e i 20aa ha ottenuto un punteggio QEm minore (86) rispetto all’esordio prima dei 10 aa (93), e dopo i 20 aa (87). Non sono state riscontrate differenze significative fra i sessi o fra le tipologie critiche. Fig. 3 - Sottoscala POMS con punteggio maggiore alla media della popolazione di riferimento Fig. 1 - Distribuzione punteggi QE nel campione Fig. 2 - Sottoscale QE con punteggi inferiori alla media della popolazione di riferimento 108 LA GESTIONE DELLE EMOZIONI DEI SOGGETTI CON EPILESSIA Conclusioni Alla luce dei dati ottenuti è possibile affermare che i soggetti del nostro campione presentano un’insufficiente capacità di esprimere i propri stati d’animo e i propri pensieri, correlabile con la persistenza nella condizione di malattia. Del pari carente appare anche la capacità di gestire situazioni stressanti, sino al punto da incorrere nella perdita del controllo sulla sfera emotiva in condizione di stress. Viene anche rilevata la presenza di un forte impegno nello svolgimento delle attività quotidiane (alti punteggi ottenuti nelle scale di Vigore-Attività), verosimile espressione di compensazione dei vissuti negativi. Si auspica che i pazienti possano usufruire di opportuni training di supporto emotivo per il potenziamento delle competenze emotive e delle abilità. Una nuova valutazione del QE potrebbe, in tal caso, fornire una misura del grado e della natura del cambiamento. BIBLIOGRAFIA 1 Reynders H, Broks P, Dickson J, Lee C, Turpin G. Investigation of social and emotion information processing in temporal lobe epilepsy with ictal fear, Epilepsy Behav 7: 419–429, 2005. 3 Bar-On R. EQ-i Emotional Quotient Inventory. Firenze, Giunti O.S., 1997. 4 McNair D, Lorr M, Droppleman LF. POMS Profile of Mood States, Firenze, Giunti O.S., 1991. 2 Walpole P, Isaac C, Reynders H. A comparison of emotional and cognitive intelligences in people with and without temporal lobe epilepsy, Epilepsia 49 (8):1470-1474, 2008. 109 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Conoscenza, false credenze e pregiudizi riguardo l’epilessia in un campione di popolazione giovanile Knowledge, misconceptions and prejudices concerning epilepsy in a high school students sample S.Tonini1, P.G. Garofalo2, C. Durisotti2, E. Marotti2 1 ULSS Thiene-Schio Centro Epilessie ULSS-Vicenza 2 Summary In line with Mecarelli et al. in 2007, we have performed a survey on misconceptions and prejudices concerning epilepsy by administering a questionnaire to a sample of overall 330 students (from secondary schools, upper schools, and nursing schools) aged between 17 and 23. The questionnaire was dealing with basic information on the disease and its social aspects, and was also aimed at analysing differences in the responses given by males and females. Our results appear to be consistent with recent literature, in revealing a poor understanding of epilepsy and the need for increased information campaigns on the disease. Key words: epilepsy, questionnaire, survey, attitudes Introduzione Materiali e metodi La carenza di informazioni e il pregiudizio relativo all’E. tra la popolazione generale risulta essere un problema di rilevanza mondiale trattato in diversi studi1-9. Per eseguire delle campagne informative efficaci e per trasmettere informazioni idonee risulta di fondamentale importanza conoscere le false credenze e i pregiudizi presenti nella società. Il campione scelto nel nostro studio è costituito da un totale di 330 studenti della provincia di Vicenza: in particolare, 149 studenti appartenenti a scuole superiori (SSS), di cui 73 del liceo classico e 76 dell’Istituto Tecnico della città di Schio (VI), e 181 studenti appartenenti al corso di Laurea in Infermieristica (SSI), (Università di Verona, Polo di Vicenza) di cui 120 del 1°anno e 61 del 3° anno. L’età media degli SSS è 17 aa; quella degli SSI, 23 aa. Le femmine sono il 70%. Per valutare la conoscenza e il pregiudizio riguardo all’E è stato somministrato un questionario di dieci domande, analogo a quello adottato in una un’indagine della LICE condotta da Mecarelli e coll. nel 20072 su un gruppo di studenti della città di Roma. Il questionario è suddiviso in tre sezioni: Sezione A (domande 1-4) che valuta la co- Obiettivo dello studio Valutare la conoscenza, le false credenze e i pregiudizi relativi all’E. presenti in un campione di popolazione giovanile, confrontandolo con esperienze analoghe offerte dalla letteratura. 110 CONOSCENZA, FALSE CREDENZE E PREGIUDIZI RIGUARDO L’EPILESSIA IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE GIOVANILE noscenza generale dell’E.; Sezione B (domande 5-8) su conoscenze più specifiche tra cui la domanda 8 relativa al primo soccorso per una crisi epilettica; Sezione C (domande 9,10) che analizza l’impatto sociale, le eventuali limitazioni che l’E. può causare in diversi ambiti. Infine la domanda 10 sulla possibilità di guarire dalla E. Il questionario è stato presentato assieme ad una pagina introduttiva in cui venivano chiariti l’area tematica, e lo scopo dello studio e illustrate le modalità di compilazione dello stesso. Nella medesima pagina venivano inoltre raccolti i dati personali dell’ intervistato. Per testare la validità, la chiarezza del questionario e la comprensibilità delle domande è stato eseguito uno studio pilota su dieci studenti con età compresa tra i 15 e i 18 anni. Per la compilazione integrale del questionario sono stati calcolati approssimativamente dieci minuti. Per l’elaborazione dei dati sono state calcolate le usuali statistiche descrittive: frequenze assolute e percentuali, e nelle domande che prevedevano una risposta del tipo: “Si/No” per valutare la significatività statistica delle variabili, è stato utilizzato il test Chi quadro. Sono stati riportati i risultati delle risposte dei due gruppi di SSS, Liceo Classico e Istituto Tecnico, e dei due gruppi di SSI, Studenti 1° anno e Studenti 3° anno di Infermieristica (tenendo conto che al 2° anno si studia Neurologia). Le stesse risposte inoltre sono state suddivise anche fra maschi (M) e femmine (F). Risultati Ben il 98% degli studenti intervistati ha sentito parlare dell’E. Più del 50% ha assistito ad una crisi epilettica. Di questi, la maggioranza, soprattutto gli SSI, ha assistito direttamente. Solo il 26% del campione totale è consapevole che l’indice di prevalenza dell’E in Italia è vicino a 1/100. La maggioranza, in ogni gruppo esaminato, SSI soprattutto, riconosce che l’E è una malattia neurologica. Il 32% del campione totale considera l’E una malattia di origine psichica; tale percentuale aumenta tra gli studenti delle superiori (51%) mentre diminuisce radicalmente tra gli studenti infermieri.(Tab. 1). Quasi nessuno ritiene che l’E sia contagiosa; meno di 1/3 la ritiene ereditaria. Per quanto riguarda le cause dell’E la maggior parte del campione totale ha individuato come risposta “stress psichici” (48%) se- guito poi da “traumi cranici” (46%). In particolare è curioso notare che tra gli studenti delle superiori un alta percentuale (62%) ha individuato stress psichici come causa preponderante, mentre gli studenti infermieri hanno indicato principalmente “traumi cranici” e “tumori cerebrali” (rispettivamente 84% e 92%). Infine la causa che è stata considerata da pochissime persone sia nel campione generale (12%) che tra gli studenti infermieri (21%) sono le “malattie infettive”. La maggior parte del campione concorda che gli esami più frequenti sono l’EEG (68%) e la TAC/Risonanza magnetica (48%), seppur in percentuale minore. Notiamo però come nel campione delle superiori acquista molte preferenze anche la possibilità di effettuare test psicologici (36%) mentre tra gli studenti infermieri tale percentuale è molto bassa (2%). La maggioranza, soprattutto SSI, riconosce l’importanza della terapia farmacologica. Di fronte ad un soggetto colpito da una crisi epilettica ben il 51% del campione totale sarebbe intervenuto in maniera scorretta; ma, degli SSI del 3° anno, solo il 10%. (Tab. 2) Per i due terzi del campione esistono limitazioni per la guida automobilistica e per il servizio militare. Limitazioni per trovar lavoro sono indicate da poco più del 20% di entrambi i gruppi , ma, entrando nello specifico, maggiormente per i M, 36%, rispetto alle F, 18%. Bassa la percentuale, minore per i M che per le F, relativa alle possibili limitazioni al matrimonio e alla procreazione. Le limitazioni per fare sport sono poco più del 40% per gli SSS e del 30% per gli SSI. Solo il 26% considera l’E una malattia guaribile; non guaribile per il 60% degli SSI. (Tabelle 3, 4, 5 e 6) Discussione Dai risultati dello studio emerge che l’E sembra essere una patologia di cui moltissimi studenti hanno sentito parlare ed un numero relativamente alto di questi ha anche assistito ad una crisi epilettica, non solo fra gli SSI, ma, in un’alta percentuale, anche fra gli SSS, solitamente estranei all’ambito sanitario. Ciononostante le conoscenze generali e specifiche in determinati ambiti sono scorrette o dubbie. I risultati migliori sono stati ottenuti tra gli studenti del terzo anno del corso di Laurea in Infermieristica, gli unici ad aver ricevuto informazioni generali relative alla malattia durante il percorso di studi. 111 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 SUDDIVISIONE SECONDO LA SCUOLA TOTALE 1. Ha mai sentito parlare dell’epilessia? SI 325 Per sentito dire* 81 Tramite mass-media* 45 Medico di famiglia/ brochure* 15 Per esperienza personale/ familiare* 62 Per esperienza di amici/ conoscenti* 118 Altro* 42 NO 5 % STUDENTI SUPERIORI Liceo % Istituto % Classico Tecnico STUDENTI UNIVERSITARI 1° anno % 3° anno % 98 25 14 5 69 23 6 1 95 33 9 1 75 28 13 2 99 37 17 3 120 24 21 8 100 20 18 7 61 6 5 4 100 10 8 7 19 12 17 6 8 30 25 14 23 36 13 2 31 3 4 45 4 5 29 1 1 39 1 1 45 7 0 38 6 0 13 31 0 21 51 0 2. Ha mai assistito ad una crisi epilettica? SI 191 58 Direttamente* 161 84 TV/Cinema* 30 16 Altro* 0 0 NO 139 42 33 24 9 0 40 45 73 27 0 55 45 30 15 0 31 59 67 33 0 41 66 63 3 0 54 55 95 5 0 45 47 44 3 0 14 77 94 6 0 23 3. Secondo Lei in Italia quante persone soffrono di epilessia? 1/10 9 3 1 1 1/100 86 26 22 30 1/1.000 144 44 28 38 1/10.000 36 11 6 8 Non so 55 17 16 22 4 21 30 11 10 5 28 39 14 13 2 29 54 14 21 2 24 45 12 18 2 14 32 5 8 3 23 52 8 13 4. L’epilessia è: Una malattia neurologica? SI NO NON SO 275 21 34 83 6 10 48 5 20 66 7 27 63 6 7 83 8 9 104 10 6 87 8 5 60 0 1 98 0 2 Una malattia psichica? SI NO NON SO 106 174 50 32 53 15 31 20 22 42 27 30 39 29 8 51 38 11 32 69 19 27 58 16 4 56 1 7 92 2 Contagiosa? SI NO NON SO 10 310 10 3 94 3 1 71 1 1 97 1 3 73 0 4 96 0 6 108 6 5 90 5 0 58 3 0 95 5 Ereditaria? SI NO NON SO 83 119 128 25 36 39 27 16 30 37 22 41 22 29 25 29 38 33 24 42 54 20 35 45 10 32 19 16 52 31 *Nelle domande 1 e 2 le percentuali sono state calcolate sul campione di studenti che hanno dato una riposta positiva e non sul campione totale Tab. 1 - “Sezione A - Conoscenze generali dell’epilessia” 112 CONOSCENZA, FALSE CREDENZE E PREGIUDIZI RIGUARDO L’EPILESSIA IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE GIOVANILE TOTALE 5. Quali sono le cause dell’epilessia? Anomalie genetiche 128 Traumi cranici 153 Sofferenza neonatale 103 Tumori cerebrali 139 Malattie infettive 40 Stress psichici 157 Non so 30 Altro 0 % 39 46 31 42 12 48 9 0 STUDENTI SUPERIORI Liceo % Istituto % Classico Tecnico 25 26 16 19 1 50 5 0 33 34 21 25 1 66 7 0 49 58 46 55 12 47 12 0 41 48 38 46 10 39 10 0 25 51 27 56 26 18 1 0 41 84 44 92 43 30 2 0 6. Secondo Lei quali esami occorre fare per diagnosticare la malattia? Elettroencefalogramma 223 68 36 49 40 Radiografia del cranio 48 15 13 18 13 TAC/Risonanza magnetica 157 48 27 37 26 Esami del sangue 28 8 8 11 11 Test psicologici 69 21 26 36 27 Non so 31 9 16 22 2 Altro 1 0 0 0 0 53 17 34 14 36 3 0 90 18 62 7 15 12 1 75 15 52 6 13 10 1 57 4 42 2 1 1 0 93 7 69 3 2 2 0 7. Secondo Lei come si cura l’epilessia? Con farmaci specifici 280 Con intervento chirurgico 61 Non so 30 Altro 3 76 21 14 1 109 15 8 1 91 13 7 1 61 15 0 0 100 25 0 0 1 2 0 0 54 89 6 0 0 10 0 0 85 18 9 1 29 18 14 9 1 42 12 0 40 25 19 12 1 58 16 0 STUDENTI UNIVERSITARI 1° anno % 3° anno % 52 15 11 1 71 21 15 1 58 16 11 1 8. Cosa penserebbe di fare se si trovasse di fronte ad una persona colpita da una crisi epilettica? Mi allontano dalla persona colpita dalla crisi 5 2 3 4 0 0 1 1 Tengo ferma la persona per frenare i movimenti 57 17 19 26 17 22 21 18 Allontano gli oggetti che potrebbero ferirla 157 48 17 23 27 36 59 49 Inserisco un oggetto nella bocca del paziente 100 30 21 29 37 49 36 30 Offro dell’acqua alla persona 7 2 3 4 3 4 1 1 Non risponde 4 1 2 3 0 0 2 2 Tab. 2 - Sezione B - Conoscenze specifiche dell’epilessia Ricordiamo infatti, che il corso di Neurologia che propone informazioni relative all’E, viene svolto durante il secondo anno. In letteratura, negli studi degli ultimi anni che hanno esaminato la conoscenza dell’E nella popolazione1, 2, 4, 5, 6, 8, la percentuale di persone che ne ha sentito parlare si mantiene attorno al 90-95%. e la percentuale di persone che ha assistito ad una crisi epilettica si aggira sempre attorno al 50-60 % del campione totale, come nel nostro studio: infatti tra gli SSS e gli SSI tale percentuale è rispettivamente 52% e 62%. Nel nostro studio inoltre (Tab. 4), si è potuto valutare la presenza di differenze statisticamente significative tra il campione maschile e quello femminile per quanto riguarda l’aver assistito ad una crisi epilettica (p=0,025). Nonostante il campione femminile sia numericamente superiore, sono i maschi ad aver assistito a più crisi epilet- 113 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 TOTALE % STUDENTI SUPERIORI Liceo % Istituto % Classico Tecnico STUDENTI UNIVERSITARI 1° anno % 3° anno % 9. Secondo Lei un paziente affetto da Epilessia ha delle limitazioni nel: Guidare? SI 224 68 48 66 54 NO 59 18 13 18 9 NON SO 47 14 12 16 13 71 12 17 80 27 13 67 23 11 42 10 9 69 16 15 Fare il servizio militare? SI NO NON SO 217 56 57 66 17 17 52 10 11 71 14 15 48 8 20 63 11 26 78 25 17 65 21 14 39 13 9 64 21 15 Sposarsi/avere bambini? SI NO NON SO 37 276 17 11 84 5 5 63 5 7 86 7 12 60 4 16 79 5 17 96 7 14 80 6 3 57 1 5 93 2 Trovare un lavoro? SI NO NON SO 74 222 34 22 67 10 15 46 12 21 63 16 18 49 9 24 64 12 27 82 11 23 68 9 14 45 2 23 74 3 Praticare sport? SI NO NON SO 121 154 55 37 47 17 35 21 17 48 29 23 29 31 16 38 41 21 36 65 19 30 54 16 21 37 3 34 61 5 10. Secondo Lei si guarisce dall’epilessia? SI 92 28 NO 153 46 NON SO 85 26 30 23 20 41 32 27 35 20 21 46 26 28 19 67 34 16 56 28 8 43 10 13 71 16 Tab. 3 - Sezione C – Ambito sociale e limitazioni dell’epilessia tiche. È stata rilevata, come negli altri studi, anche la sottovalutazione della prevalenza dell’E nella popolazione (44%, 1/1000 e solo 26%, 1/100), verosimilmente perché la malattia in molti casi viene tenuta nascosta dall’interessato e dai familiari; inoltre la maggior parte delle persone affette da E non ha deficit associati e le crisi sono controllate farmacologicamente; peraltro, quando si verificano, le crisi avvengono soprattutto in momenti di rilassamento, in casa, spesso nel sonno; infine dobbiamo precisare che le crisi parziali sono difficilmente riconoscibili e non conosciute dalla popolazione generale, la quale è invece solita connotare l’E solamente con la crisi epilettica del tipo grande male. È credenza diffusa tra i nostri SSS che l’E sia una malattia psichica (51%) oltre che neurologica (83%). Tra gli SSI tale percentuale tende a diminuire soprattutto tra quelli del terzo anno (7%). Anche nello studio di Mecarelli2 più del 50% del campione totale considera l’E una malattia psichica. Inoltre nello studio svolto nel Regno Unito7 tra la popolazione generale circa un quarto del campione totale condivide l’idea che un paziente affetto da E sia molto più facilmente colpito da problemi di personalità e psichici rispetto ad una persona sana. Analogamente nel nostro studio risulta che ben il 48% del campione totale ha individuato gli “Stress psichici” come causa di E. Invece negli altri studi hanno dato codesta risposta percentuali relativamente minori: tra gli studenti di Roma2 solamente il 26%; tra la popolazione generale del Regno Unito7 l’11% ed infine tra la popolazione generale 114 CONOSCENZA, FALSE CREDENZE E PREGIUDIZI RIGUARDO L’EPILESSIA IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE GIOVANILE SUDDIVISIONE SECONDO IL GENERE MASCHI % FEMMINE % p Totale 90 27 240 73 1. Ha mai sentito parlare dell’epilessia? SI NO 88 2 98 2 237 3 99 1 n.s. n.s. 2. Ha mai assistito ad una crisi epilettica? SI 61 NO 29 68 32 130 110 54 46 0,025 3. Secondo Lei in Italia quante persone soffrono di Epilessia? 1/10 5 6 1/100 21 23 1/1.000 35 39 1/10.000 16 18 Non so 13 14 4 65 109 20 42 2 27 45 8 18 4. L’epilessia è: Una malattia neurologica? SI NO 75 9 83 10 200 12 83 5 n.s. n.s. Una malattia psichica? SI NO 37 46 41 51 69 128 29 53 n.s. n.s. Contagiosa? SI NO 5 82 6 91 5 228 2 95 n.s. n.s. Ereditaria? SI NO 28 31 31 34 55 88 23 37 n.s. n.s. Tab. 4 - Sezione A - Conoscenze generali dell’epilessia Ungherese9 il 9%. Per quanto riguarda il primo soccorso per una crisi epilettica, nonostante sia molto semplice (in pratica non si deve fare quasi nulla, se non proteggere la persona durante la crisi convulsiva) ben il 51% del campione totale avrebbe compiuto delle azioni scorrette, quali “Inserisco un oggetto nella bocca della persona per evitare che soffochi con la lingua”. Tra gli SSI è stata individuata l’opzione: “Allontano gli oggetti che potrebbero ferire la persona”, in particolare tra gli studenti del terzo anno di corso. Ma anche una buona percentuale degli SSI 1° anno (30%) avrebbe messo in atto un azione sbagliata. Confrontando i nostri risultati con quelli offerti finora dalla letteratura osserviamo che porre un oggetto all’interno della bocca sembra essere una scelta condivisa da molti. Nello studio Brasiliano,1 svolto su un campione di popolazione generale e studentesca, il 37% degli intervistati avrebbe agito in questo modo. Anche il 51% degli studenti di Medicina della Facoltà di Khon Kaen in Thailandia5 e il 64% degli insegnanti della stessa provincia3. Per quanto concerne le limitazioni maggiori a cui è soggetto un paziente affetto da E, secondo il campione totale sono l’impossibilità di guidare (68%) e l’ impossibilità di fare il servizio militare (66%). Sorprendente e molto positivo è il fatto che per molti dei nostri intervistati il paziente affetto da E non ha limitazioni nel trovare un im- 115 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 MASCHI % FEMMINE % Totale 90 27 240 73 5. Quali sono le cause dell epilessia? Anomalie genetiche Traumi cranici Sofferenza neonatale Tumori cerebrali Malattie infettive Stress psichici Non so 35 25 25 34 7 42 10 39 28 28 38 8 47 11 93 128 78 105 33 115 20 39 53 33 44 14 48 8 6. Secondo Lei quali esami occorre fare per diagnosticare la malattia? Elettroencefalogramma 65 Radiografia del cranio 9 TAC/Risonanza magnetica 47 Esami del sangue 7 Test psicologici 20 Non so 10 72 10 52 8 22 11 158 39 110 21 49 21 66 16 46 9 20 9 7. Secondo Lei come si cura l’epilessia? Con farmaci specifici Con intervento neurochirurgico Non so 83 14 7 205 48 24 85 20 10 75 13 6 8. Cosa penserebbe di fare se si trovasse di fronte ad una persona colpita da una crisi epilettica? Mi allontano dalla persona colpita dalla crisi 2 2 3 Tengo ferma la persona, per cercare di frenare i movimenti 16 18 41 Allontano gli oggetti che potrebbero ferirla 40 44 117 Inserisco un oggetto nella bocca della persona per evitare che si soffochi con la lingua 26 29 74 Offro dell’acqua alla persona 4 4 3 Non risponde 2 2 2 1 17 49 31 1 1 Tab. 5 - Sezione B - Conoscenze specifiche dell’epilessia piego lavorativo, ambito che aveva trovato molti pregiudizi nei precedenti studi; per esempio nello studio di Mecarelli2 il 56% aveva individuato il lavoro come l’ambito intriso di maggiori limitazioni sociali. Risulta interessante notare la presenza di differenze statisticamente significative tra i due sessi relativamente alle limitazioni nello sposarsi ed avere bambini (p=0,0009), 15% le F, 2% i M; e nella possibilità di trovare un lavoro (p=0,0010), 18% le F, 36% i M (Tab. 6). Sembra quindi che i maschi siano più “ottimisti” per quanto riguarda la possibilità di sposarsi ed avere bambini e più “pessimisti” per quanto concerne la possibilità di trovare un impiego lavorativo. Probabilmente questa dif- ferenza tra i due sessi si può correlare al ruolo che maschio e femmina ricoprono nella vita quotidiana: la donna che a differenza dell’uomo, vive la gravidanza in prima persona, si sente maggiormente limitata in questo tipo di ambito rispetto l’uomo.Viceversa il maschio, solitamente figura di sostegno della famiglia, ritiene frequente una limitazione nell’ambito lavorativo. Infine, per quanto riguarda la possibilità di guarire dall’E, gli SSI la ritengono una patologia inguaribile, mentre percentuali maggiori sulla possibilità di guarigione sono rilevate fra gli SSS. Tale differenza potrebbe essere legata al concetto di guarigione che per le SSI richiederebbe non solo il controllo delle crisi, ma anche la sospensione della 116 CONOSCENZA, FALSE CREDENZE E PREGIUDIZI RIGUARDO L’EPILESSIA IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE GIOVANILE Totale MASCHI % FEMMINE % 90 27 240 73 162 47 68 20 n.s. n.s. 156 47 65 20 n.s. n.s. 35 189 15 79 0,0009 0,0009 42 177 18 74 0,0001 0,0001 87 112 36 47 n.s. n.s. 47 128 20 53 0,00 0,00 9. Secondo Lei un paziente affetto dall’Epilessia ha delle limitazioni nel: Guidare? SI 62 69 NO 12 13 Fare il servizio militare? SI 61 68 NO 9 10 Sposarsi ed avere bambini? SI 2 2 NO 87 97 Trovare un lavoro? SI 32 36 NO 45 50 Praticare sport? SI 34 38 NO 42 47 10. Secondo Lei si puà guarire dall’epilessia? SI 40 44 NO 25 28 p Tab. 6 - Sezione C - Ambito sociale e limitazioni dell’epilessia terapia. Nonostante questa diversa interpretazione, comunque è interessante osservare come l’E sia ritenuta una malattia guaribile solo dal 26% del campione totale, valore molto basso se confrontato con altri studi che indagavano tale ambito. Per esempio nello studio di Mecarelli2 il 43% della popolazione riteneva l’E una patologia guaribile e tale percentuale aumenta in altri studi come in quello eseguito tra le insegnanti della città di Khon Kaen3 in cui raggiunge l’82%. Limiti dello studio Il numero dei soggetti e le aree geografiche coinvolte nello studio sono limitate; il campione prescelto era costituito da una maggioranza di studenti di sesso femminile ed era suddiviso in 2 gruppi di SSS e 2 gruppi di SSI, riducendo ulteriormente la numerosità ai fini delle valutazioni statistiche. Un limite dello studio è perciò costituito dal fatto che molti dei risultati ottenuti, se osservati nell’insieme, possono risentire del fatto che circa metà del campione è costituito da soggetti con conoscenze medico-infermieristiche di base relative alla patologia probabilmente superiori alla norma. Infine, il questionario essendo costi- tuito da domande a risposta multipla a crocette non ha lasciato spazio per commenti personali o considerazioni relative alle risposte date. Conclusioni Il presente studio dimostra come la conoscenza dell’E, in alcuni frangenti, sia frammentaria e vaga. Nonostante il 98% del campione totale abbia già sentito parlare della malattia sono presenti molte false credenze e pregiudizi verso la patologia e verso le persone che ne sono affette. Esistono ovviamente delle differenze tra i risultati ottenuti dal campione costituito dagli SSI rispetto agli SSS, ma possiamo comunque affermare che la popolazione intervistata ritiene l’E una malattia psichica spesso causata da stress psichici e dalla quale raramente si guarisce. Inoltre un numero relativamente alto di studenti avrebbe messo in atto comportamenti scorretti di fronte ad un soggetto colpito da una crisi epilettica. Ciò che è stato osservato, durante gli incontri iniziali per la somministrazione del questionario, è la presenza di un caldo interesse verso la malattia. In particolare, tra gli stu- 117 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 denti delle scuole superiori, il non saper rispondere ad alcuni quesiti proposti ha suscitato molta curiosità e la volontà di approfondire alcuni ambiti relativi alla malattia. Si ritiene quindi che in un clima di questo genere andrebbero incoraggiate campagne informative ed educative, che potrebbero comprendere anche la semplice consegna di alcuni opuscoli informativi come è stato fatto dopo la fine della nostra indagine. Molti degli studi precedentemente citati4, 5 hanno dimostrato come un semplice intervento informativo (breve convegno, consegna di un opuscolo) abbia dato dei risultati soddisfacenti nella conoscenza dell’E sia per quanto riguarda le caratteristiche generali che quelle più specifiche. BIBLIOGRAFIA 1 Falavigna A, Teles AR,Roth F et al. Awareness, attitudes and perceptions on epilepsy in southern Brazil. Arq Neuropsiquiatr 65 (4B):1186-1191, 2007. 2 Mecarelli O, Li Voti P, Vanacore N et al. A questionnaire study on knoledge of and attitudes toward epilepsy in schoolchildren and university students in Rome, Italy. Seizure16, 313-319, 2007. 3 Auevitchayapat N, Arunpongpaisal S, Chaiyakum A et al. Knowledge of Epilepsy among Teachers in Khon Kaen Province, Thailand. J.Med Assoc Thai 88 Nn.12, 1802-1808, 2005. 4 Young GB, Derry P, Hutchinson I et al. An Epilepsy Questionnaire Study of Knowledge and Attitudes in Canadian College Student. Epilepsia 43(6):652-658, 2002. 5 Tiamkao S, Auevitchayapat N, Arunpongpaisal S, Chaiyakum A, Jitpimolmard S, Phuttharak W et al. Basic knowledge of epilepsy among medical students. J Med Assoc Thai 90(11):2271-6, 2007. 6 Canger R, Cornaggia C. Public attitudes toward epilepsy in Italy: results of a survey and comparison with USA and West German data. Epilepsia 26(3):221-6, 1985. 7 Jacoby A, Gorry J, Gamble C, Baker GA. Public knowledge, private grief: a study of public attitudes to epilepsy in the United Kingdom an implications for stigma. Epilepsia 45(11):1405-15, 2004. 8 Hills MD, Hamish CM. New Zealand community attitudes toward people with epilepsy. Epilepsia 43(12):1583-9, 2002. 9 Mirnics Z, Czikora G, Zàvecz T, Halàsz P. Changes in public attitudes toward epilepsy in Hungary: result of survey conducted in 1994 and 2000. Epilepsia 42(1):86-93, 2001. 118 Alterazioni parossistiche EEG e disturbo misto del linguaggio. Descrizione di un caso clinico EEG Paroxysmal alterations and mixed speech and language disorder. Description of a clinical case C. Impallomeni, A. Saporito, G. Burrascano, A. Guarnera, N. Alosi, M.G. Figura, G. Tortorella UOC di Neuropsichiatria Infantile, Policlinico Universitario “G. Martino”, Messina Summary The presence of EEG anomalies in between seizures in children with specific language impairment (SLI) could shape a functional disconnection between cortex areas as a consequence of the paroxysmal activity, characterized by a delay in reaction time and attention deficiency with secondary involvement in language reception. For this reason, despite the absence of symptoms of major importance like seizures, antiepileptic drugs and Introduzione I bambini con Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL) presentano difficoltà di vario grado nella comprensione, produzione e uso del linguaggio, in uno o più domini linguistici (fonologia, semantica, sintassi e pragmatica) con un’evoluzione nel tempo che varia in rapporto alla severità e persistenza del disturbo linguistico. All’interno di questa popolazione, tuttavia, l’eterogeneità dei profili è molto elevata. Le classificazioni diagnostiche internazionali (DSM IV-TR, 1994 e ICD 10, 1992), utilizzate per l’inquadramento nosografico dei DSL, li definiscono come una compromissione dello sviluppo del linguaggio espressivo e/o recettivo, mi- speech therapy can bring improvements in cognitive functions like in the clinical case we describe and whose results are really encouraging. Key words: EEG anomalies, auditory sustained attention, concentration, mixed language disorder, levetiracetam surata mediante prove standardizzate, che risultino significativamente inferiori rispetto a quelle ottenute nelle abilità intellettive non verbali, non associato ad altra condizione neurologica. Sebbene il DSL sia caratterizzato prevalentemente dal deficit linguistico, un’analisi della letteratura suggerisce che la presenza di anomalie EEG intercritiche può determinare una sottile compromissione delle funzioni cognitive caratterizzate da un allungamento dei tempi di reazione1,2, deficit di attenzione e di concentrazione con secondaria compromissione nelle capacità di ricezione del linguaggio3,4. Il presente studio si propone di fornire un contributo alla rivelazione delle relazioni esistenti tra disturbi 119 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 del linguaggio (prevalentemente della componente recettiva), pattern comportamentale inattentivo-iperattivo e anomalie elettroencefalografiche. Si vuole, inoltre, verificare se un trattamento farmacologico antiepilettico, associato ad training logopedico, migliori le performance in un compito di attenzione sostenuta uditiva con riverbero sui compiti di comprensione e di produzione linguistica. Materiali e metodi Presentiamo il caso di un bambino di 4 anni e 6 mesi, con anamnesi familiare e storia personale negativa ad eccezione dello sviluppo evolutivo del linguaggio acquisito all’età di 3 anni, con gergo poco comprensibile e limitato all'ambiente familiare, non capace di riconoscere o denominare gli oggetti, tendente all’isolamento, taciturno, non rispondente ai richiami verbali, con difficoltà a mantenere e prolungare i tempi di attenzione e di permanenza sul medesimo compito. Indagini clinico-strumentali: • Profilo biochimico, Esame audiometrico e ABR, RM encefalo: nella norma; • Test di Comprensione Grammaticale per Bambini (TCGB): la comprensione grammaticale risulta globalmente inadeguata per età (totale < 10 °p.le) • EEG in siesta: All’addormentamento onde aguzze bilaterali, bi-trifasiche altovoltate a localizzazione F-C-T., scariche di complessi PO ipervoltati a localizzazione anteriore bilaterale con tendenza alla diffusione posteriore, della durata di circa 1 sec, ed isolate punte a localizzazione centro frontolaterale sn o frontolaterale dx, asincroni. Le attività ipersincrone si incrementano allo stadio 2 assumendo la morfologia di complessi PP-O rapida e lenta, ad alternante prevalenza di lato. • VIDEO EEG caratterizzato da attività alfa regolare prevalentemente post rolandica, bilateralmente sincrona e simmetrica, reagente all’apertura degli occhi su cui si inscrivono sporadici complessi OA-OI sulle regioni O bilaterali. In corso di iperpnea e SLI, sequenze di durata varia con complessi OA-OL sulle regioni F-C-P bilaterali. e bouffées di complessi P-OL, in doppiette e triplette sulle regioni F-C bilaterali, senza correlato clinico. • Profilo neuropsicologico: il bambino manifesta oppositività, mostra di comprendere consegne a struttura semplice ma, l’adesione alle stesse risulta incostante e, spesso, vi è una lunga latenza fra richiesta e risposta; rivolge l’attenzione ai dettagli trascurando l’insieme. Fig. 1 - Tracciato EEG prima trattamento con LVT 120 ALTERAZIONI PAROSSISTICHE EEG E DISTURBO MISTO DEL LINGUAGGIO. DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Fig. 2 - Tracciato EEG dopo trattamento con LVT Riesce ad identificare le parti del corpo con il disegno ma non le denomina né le indica. Riconosce i colori. Ridotti i tempi di permanenza su un compito. Sulla base dei dati clinici ed elettroencefalografici è stato intrapreso trattamento antiepilettico (LVT in monoterapia) e riabilitativo logopedico. Risultati Follow-up a 1 mese dall’inizio trattamento farmacologico e logoterapeutico: le anomalie parossistiche EEG appaiono notevolmente ridotte. Al miglioramento del quadro EEG è corrisposto un quadro clinico discreto sia per il versante comportamentale che per il grado di comprensione linguistica (TCGB >25°p.le). Conclusioni Per il caso descritto non è possibile un preciso inquadramento sindromico e, pertanto, è stata posta diagnosi di disturbo misto della espressione e della ricezione del linguaggio, pattern comportamentale iperattivo-inattentivo ed anomalie EEGrafiche. Rimane da definire l'esatta relazione esistente fra le alterazioni EEG e il disturbo della comprensione linguistica. Il disturbo recettivo e le alterazioni EEG potrebbero essere il risultato di una disconnessione funzionale di aree corticali come conseguenza dell'attività parossistica. Il miglioramento osservato sia sul piano clinico che su quello elettroencefalografico ripropone la dibattuta questione della opportunità di instaurare un trattamento farmacologico accanto a quello logopedico, in assenza di sintomi di maggiore “allarme” come le crisi epilettiche. BIBLIOGRAFIA 1 Hutt SJ, Newton j and Fairweather H. Choise reaction time and EEG activity in children with epilepsy. In: Neuropsychology of childhood epilepsy 15:257-267; 1977; Jambaquè I, Lassonde M and Dulac O (Eds), New York 2 Hutt SJ and Gilbert S. Effect of evoked spike-wave discharges upon short term memory in patients with epilepsy. Cortex;16:445-457;1980 3 Aarts Jhp, Binnie CD, Smith AM and Wilkins AJ. Selective cognitive impairment during focal and generalized epileptiform EEG activity. Brain;107:293-308; 1984 4 McVicar KA, Ballaban-Gil K, Rapin I et al. Epileptiform EEG abnormalities in children with language regression. Neurology 65:11-12; 2005 121 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Studio video-poligrafico nella sindrome delle assenze con mioclonie periorali Ictal video-polygraphic features of perioral myoclonia with absences M. Trivisano, G. d’Orsi, M.G. Pascarella, E. Carapelle, R. Grasso, V. Demaio1, L.M. Specchio Centro per l’Epilessia Clinica delle Malattie del Sistema Nervoso, Università di Foggia, Foggia 1 Opera Don Uva, Bisceglie Summary There have been few case reports of perioral myoclonia with absences (POMA) because of the lack of videopolygraphic recordings clarifying the electroencephalogram (EEG)–electromyogram (EMG) correlations. We describe one of the first video-polygraphic studies of POMA in a patient who underwent repeated and prolonged split-screen video-polygraphic recordings. The ictal EEG showed generalized and irregular discharges of spikes or multiple spikes and slow waves, while two concomitant EMG patterns appeared: (1) a rhythmic enhancement of the orbicularis oris and masseter muscles on both sides with minimal asymmetry corresponding to perioral movements, and (2) a progressive increase in muscular tone in the mylohyoideus muscle corresponding to oro-alimentary automatisms. Myoclonic jerks were inconstantly time-locked to the spike component of the spike–wave complex. The evidence of a complex pattern of activation of the facial muscles suggests that the involvement of subcortical central pattern generators, related to masticatory activity, through the disinhibitory effect of the spike–wave discharge is a possible pathophysiological mechanism underlying POMA. Key words: perioral myoclonia with absences, videopolygraphy, idiopathic generalized epilepsy, classification, electromyography Introduzione Caso Clinico La Sindrome delle Assenze con Mioclonie Periorali è una forma di Epilessia Generalizzata Idiopatica (IGE) non ancora ufficialmente riconosciuta dalla ILAE, spesso erroneamente diagnosticata come epilessia focale1. Pochi sono i casi descritti in letteratura e solo in uno è documentata la correlazione EEG-EMG tra mioclonie periorali e complessi punta-onda2. Uomo di 47 anni, con sofferenza perinatale e ritardo psico-motorio (Wechsler Intelligence Scale for Children-Revised (WISC-R) QI Totale 54). Dall’età di 2 anni vengono riferite crisi tonico-cloniche generalizzate, a frequenza mensile, e crisi caratterizzate da rottura di contatto e movimenti periorali a frequenza settimanale interpretate come crisi focali del lobo temporale 122 STUDIO VIDEO-POLIGRAFICO NELLA SINDROME DELLE ASSENZE CON MIOCLONIE PERIORALI con automatismi oro-mandibolari. Pertanto, effettuata diagnosi di epilessia focale, veniva posto in terapia con carbamazepina, senza tuttavia alcun beneficio. Giunto alla nostra osservazione all’età di 47 anni, il paziente è stato sottoposto ad uno studio video-poligrafico (figure 1 e 2) che ha evidenziato scariche epilettiformi diffuse costituite da complessi punta e polipunta-onda irregolari con correlato clinico caratterizzato da rottura del contatto e movimenti periorali. Pertanto, alla luce dell’esame video-poligrafico, è stata ipotizzata una Epilessia con Assenze con Mioclonie Periorali e conseguentemente modificata la terapia antiepilettica sostituendo la carbamazepina con l’acido valproico ottenendo un netto miglioramento della frequenza critica. Conclusioni Lo studio video-poligrafico ha permesso di raggiungere una corretta diagnosi di Assenze con Mioclonie Periorali, mostrando due principali fasi con manifestazioni motorie limitate ai muscoli facciali, nell’ambito dello spettro di una IGE. L’incostante correlazione EEG-EMG e l’evidenza di un complesso pattern di attivazione dei muscoli facciali (compresi gli automatismi oro-alimentari) potrebbe suggerire come meccanismo fisiopatologico il coinvolgimento di sottocorticali Central Pattern Generators correlati all’attività masticatoria, attraverso l’effetto disinibitorio della scarica di punta-onda3. Fig. 1 - Poligrafia di Assenza con Mioclonie Periorali. L’EEG critico è costituito da una scarica diffusa di complessi P e PP-O di ampio voltaggio ed irregolari, associata a correlato EMG stereotipato a carico dei muscoli periorali. Si rileva una incostante correlazione tra i complessi P-O ed EMG, e nel particolare tra punta e potenziale muscolare a tipo mioclono. 123 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 2 - Correlato EMG di un Assenza con Mioclonie Periorali. L’EMG è caratterizzata da: (A) in una prima fase, un pattern di attivazione ritmica soprattutto dei muscoli orbicolare della bocca e massetere di entrambi i lati, con un correlato clinico di movimenti rapidi peri-orali; (B) in una seconda fase, un aumento del tono del muscolo miloioideo corrispondente ad automatismi di deglutizione. L’EMG degli arti non ha mostrato modificazioni BIBLIOGRAFIA 1 Rubboli G, Gardella E, Capovilla G. Idiopathic generalized epilepsy (IGE) syndromes in development: IGE with absences of early childhood, IGE with phantom absences, and perioral myoclonia with absences. Epilepsia, 50 (Suppl.5): 24-28, 2009. 3 Tassinari CA, Rubboli G, Gardella E, et al. Central pattern generators for a common semiology in fronto-limbic seizures and in parasomnias. A neuroethologic approach. Neurol Sci, 26: 225–232, 2005. 2 Baykan B, Noachtar S. Perioral myoclonia with absences: an over-looked and misdiagnosed generalized seizure type. Epilepsy Behav, 6: 460-462, 2005. 124 Studio pilota “placebo-controlled” e “cross-over” per valutare sicurezza ed efficacia della alfalattoalbumina in pazienti con mioclono cronico A pilot randomized, double-blind, placebo-controlled, cross-over trial of the whey protein alfa-lactoalbumin in chronic cortical myoclonus M. Pezzella1, L. Errichiello2, L. Santulli2, G. Giudizioso1, A. Ferrari3, G. Prato4, S. Vari4, M. M. Mancardi4, M.G. Baglietto4, S. Striano2, P. Mainardi3, P. Striano1 1 Unità malattie muscolari e neurodegenerative, Istituto “G. Gaslini”, Università di Genova; 2 Centro per l’Epilessia, Università di Napoli Federico II, Napoli; 3 Dipartimento di Neuroscienze,Oftalmologia e Genetica, Ospedale S. Martino, Genova; 4 Neuropsichiatria Infantile, Istituto “G. Gaslini”, Università di Genova. Summary Chronic cortical myoclonus may be due to multiple aetiological factors enhancing the excitability of motor cortex.The possibility that an abnormal serotonin transmission is involved in the generation of epileptic seizures and myoclonus has been discussed for a long time. In particular, previous research has demonstrated a reduction of tryptophan and other serotonin metabolites in animal models and in patients with progressive myoclonus epilepsy. Alpha-lactoalbumin (ALAC) is a whey protein rich in tryptophan, naturally present in human milk, and showing the highest tryptophan/neutral amino acids (LNAAs) ratio among all food-derived proteins. Introduzione Il mioclono cronico è una condizione estremamente invalidante ed è generalmente refrattario alla maggioranza delle terapie farmacologiche. È stato postulato da tempo il possibile ruolo della trasmissione serotoninergica nella genesi del mioclono1.Vi sono numerosi lavori che hanno We conducted a pragmatic, double-blind, placebo-controlled, cross-over trial, followed by an open-label extension, to evaluate the tolerability and the antimyoclonic efficacy of ALAC in patients with chronic cortical myoclonus of various aetiologies. ALAC was generally well tolerated but statistical analysis failed to identify any significant benefit on myoclonus in our series. However, our data showed that ALAC therapy was associated to a striking improvement of sleep quality and depressive symptoms in these patients. Key words: alpha-lactoalbumin; myoclonus; clinical trial; serotonin; tryptophan dimostrato una riduzione del triptofano e di altri metaboliti della serotonina nei modelli animali e nei pazienti con epilessia mioclonica progressiva2,3. La somministrazione di L-triptofano, precursore della serotonina, è stata utilizzata in precedenza in alcune forme di mioclono cronico2. 125 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 1 - Punteggi della UMRS (sezioni 4 e 5), della BDI e della PSQI prima e dopo il trial. Il placebo e l’ALAC non differiscono in termini di efficacia sul mioclono (A,B), ma un chiaro miglioramento sulla qualità del sonno e sui sintomi depressivi sono stati osservati dopo il trattamento con l’ALAC (C,D). 126 STUDIO PILOTA “PLACEBO-CONTROLLED” E “CROSS-OVER” PER VALUTARE SICUREZZA ED EFFICACIA DELLA ALFA-LATTOALBUMINA IN PAZIENTI CON MIOCLONO CRONICO L’alfa-lattoalbumina (ALAC) è una proteina del latte ricca di triptofano, capace di aumentare i valori di serotonina cerebrale4. Studi preliminari su modelli animali e su pazienti suggeriscono un’ azione antiepilettica dell’ALAC5. Presentiamo i dati di un trial in doppio cieco per valutare l’efficacia e la tollerabilità dell’ALAC in pazienti con mioclono cronico a diversa eziologia e di valutarne, inoltre, l’efficacia sulla qualità del sonno e i sintomi depressivi in questi pazienti. Materiali e metodi Sono stati inclusi 13 pazienti di età compresa tra i 20 e i 53 anni (media: 89.2± 11.9), con mioclono corticale a varia eziologia (6 pazienti con diagnosi di malattia di Unverricht-Lundborg, 6 con Benign Adult Familial Myoclonic Epilepsy, e 1 con malattia di Lafora). Il mioclono è stato quantificato mediante la Unified Myoclonus Rating Scale (UMRS), i sintomi depressivi e la qualità del sonno mediante la versione italiana della Beck Depression Inventory (BDI) e la Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI). L’ALAC e il placebo sono stati somministrati per os alla dose iniziale di 1.5 g (2 capsule) al giorno, seguiti da aumenti di 1.5 g/die a settimana fino a raggiungere la dose target di 4.5 g (6 capsule) al giorno. Risultati Tutti i pazienti hanno completato il trial, con una compliance 90%. La fase in doppio-cieco è durata 3 settimane, seguita da una fase di follow-up in aperto di 4 settimane. In nessun paziente si è avuto un miglioramento o un peggioramento del mioclono nel corso di tutto il trial. In particolare, il placebo e l’ALAC non hanno avuto effetti sullo score delle sezioni 4 e 5 dell’UMRS che valutano il mioclono d’azione e le performance funzionali (p>0.05, Fig. 1 A,B). D’altra parte la qualità del sonno e i sintomi depressivi sono apparsi nettamente migliorati durante il trattamento con ALAC già dopo 4 settimane (p<0.01, Fig. 1 C,D). Non sono stati riportati gravi effetti avversi e 2 pazienti che assumevano ALAC (15.3%) e 1 che assumeva placebo (7.6%), hanno riportato lieve sonnolenza durante e alla fine del trial. Alla fine del trial, 6 pazienti hanno sospeso il trattamento con ALAC per perdita di efficacia, mentre gli altri 7 pazienti sono ancora in trattamento (durata media del follow-up: 24±1.5 mesi). Discussione e conclusioni Il nostro trial pilota placebo-controllato non supporta l’efficacia dell’ALAC per il trattamento del mioclono cronico. Tuttavia, la sua elevata tollerabilità ed i potenziali effetti benefici su sonno ed umore potrebbero meritare studi su popolazioni di soggetti con altre forme di epilessia. BIBLIOGRAFIA 1 Lunardi G, Mainardi P, Rubino V, et al. Tryptophan and epilepsy. Adv Exp Med Biol, 398:101-102, 1996. 2 Leino E, MacDonald E, Airaksinen MM, Riekkinen PJ. Homovanillic acid and 5-hydroxyindoleacetic acid levels in cerebrospinal fluid of patients with progressive myoclonus epilepsy. Acta Neurol Scand, 62:41-54, 1980. 3 Striano P, D’Amato E, Pezzella M, et al. Sudden death in UnverrichtLundborg patients: is serotonin the key? Neurol Sci, 31:115-116, 2010. 4 Markus CR, Olivier B, Panhuysen GE, et al. The bovine protein alphalactalbumin increases the plasma ratio of tryptophan to the other large neutral amino acids, and in vulnerable subjects raises brain serotonin activity, reduces cortisol concentration, and improves mood under stress. Am J Clin Nutr, 71:1536-1544, 2000. 5 Mainardi P, Leonardi A, Albano C. Potentiation of brain serotonin activity may inhibit seizures, especially in drug-resistant epilepsy. Med Hypotheses,70:876-879, 2008. 127 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Efficacia delle lenti Z1 blu cobalto sulla risposta fotoparossistica di 3° e 4° grado: casistica di 66 pazienti Efficacy of the cobalt blue Z1 lenses on the 3rd and 4th grade photoparoxysmal response: case study of 66 patients G. Nieddu, M.E. Piras, B. Salis, D.M. Simula, G. Luzzu, M. Tondi, S. Casellato Istituto di Neuropsichiatria Infantile, AOU Sassari Summary Photosensitivity is an abnormal response of the cerebral cortex to intermittent light sources or to apparently more complex stimuli such as television, videogames and other particular visual patterns. With our study we propose to evaluate the effectiveness of the use of the Z1 lenses in 66 patients with 3rd and 4th grade photoparoxysmal response, treated at the Regional Centre of Diagnosis and Treatment of Epilepsy in Children and Adolescents of the AOU of Sassari, from 1998 to 2010, and to assess the compliance in the practical implementation of preventive measures for photosensitivity, including use of the Z1 lenses. The effectiveness of the Z1 lenses was classified into three groups: 100% responsive (disappearance of PPR), reduction of PPR, non-responsive. Compliance was verified by means of a phone interview conducted with the patient. Razionale e obiettivi La fotosensibilità è una risposta patologica della corteccia cerebrale evocata da stimoli luminosi di varia natura; essa non costituisce una sindrome epilettica a sé stante ma può rappresentare un tratto caratteristico all'interno delle prin- From the analysis of our data, photosensitivity predominates mainly in females (78%), with age of onset between 5 and 18 years of age; family history of epilepsy is present in about half of the patients (52%). The most effective activation procedure was “closing the eyes” at a frequency range between 15 and 20 Hz. In 92% of patients the use of the Z1 lens has determined an attenuation or disappearance of PPR. Based on the data obtained, Z1 cobalt blue lenses appeared to be effective in the reduction or disappearance of PPR in almost all our patients, As far as compliance is concerned, there was a tendency for the patients to follow more closely the indications of preventive behaviour rather than using the Z1 cobalt blue lenses. Key words: photoparoxysmal response, intermittent light stimulation, Z1 lenses. cipali categorie sindromiche. La risposta fotoparossistica (PPR) infatti, la si può ritrovare nelle epilessie idiopatiche, criptogenetiche e sintomatiche (generalizzate o focali). Studi genetici sulla fotosensibilità suggeriscono una trasmissione autosomica dominante1 con penetranza età dipendente 128 EFFICACIA DELLE LENTI Z1 BLU COBALTO SULLA RISPOSTA FOTOPAROSSISTICA DI 3° E 4° GRADO: CASISTICA DI 66 PAZIENTI del tratto “risposta fotoparossistica”, con massimo di incidenza fra i 5 ed i 15 anni e un coinvolgimento del sesso femminile in misura doppia rispetto a quello maschile.Tuttavia il tratto elettroclinico “fotosensibilità” è geneticamente eterogeneo in quanto individuabile anche in malattie autosomiche recessive e risente pertanto di meccanismi genetici, e verosimilmente fisiopatologici, diversi. L’associazione frequente con epilessie idiopatiche, rende probabile che anche geni codificanti per i canali ionici siano implicati nella patogenesi delle crisi fotoindotte. La fotosensibilità si esprime all’elettroencefalogramma (EEG) con anomalie a tipo di punte onda e/o polipunte onda (PPR) in risposta alla stimolazione luminosa intermittente (SLI) ed è stata classificata da Waltz2 in quattro gradi: grado 1 anomalie tipo punta-onda in sede occipitale; grado 2 anomalie tipo punta-onda lenta bifasica in regione parieto-occipitale; grado 3 anomalie tipo punta-onda lenta bifasica in regione parieto-occipitale con coinvolgimento delle regioni anteriori; grado 4 anomalie generalizzate tipo punta-onda e polipunta-onda con corrispettivo clinico a variabile espressività. Il paziente con epilessia fotosensibile potrebbe beneficiare di un trattamento farmacologico ma deve essere comunque ben istruito sul rischio individuale; infatti, molti pazienti possono trarre giovamento da misure preventive specifiche aggiuntive o alternative. Oltre all’evitamento di situazioni a rischio di scatenamento delle crisi, l’uso di lenti con particolari caratteristiche fisiche può essere di grande aiuto in pazienti fotosensibili, riducendo o anche abolendo la PPR come già evidenziato in studi effettuati nel 1999 e successivamente confermati da uno studio multicentrico del 20063. Con il nostro studio ci proponiamo di valutare l’efficacia delle lenti Z1 colore blu cobalto, in 66 pazienti con risposta fotoparossistica di 3°e 4°grado, seguiti presso il Centro Regionale di Diagnosi e Cura dell’Epilessia in Età Evolutiva dell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile dell'AOU di Sassari dal 1998 al 2010 e, valutare la compliance nella messa in pratica delle misure preventive per la fotosensibilità, compreso l’utilizzo delle lenti Z1. Materiali e metodi Il nostro campione è costituito da 66 pazienti, il 24% maschi e il 76% femmine di età compresa tra 1 e 18 anni presentanti le seguenti sindromi epilettiche: Epilessia Mioclonica giovanile (Sdr di Janz) 39%, Epilessia generalizzata con mioclonie palpebrali con o senza assenze (Sdr di Jeavons) 26%, Epilessia criptogenetica generalizzata (6%), Epilessia criptogenetica focale (6%), Epilessia idiopatica focale dell’infanzia (6%), Epilessia Mioclonica Progressiva 3%, Encefalopatia Epilettica (Sdr di Dravet) (2%); crisi riflesse da stimoli visivi (12%) (Fig. 1) [Engel, 2001]. La fotostimolazione è stata eseguita utilizzando un fotostimolatore flash a LED EBNeuro; sono stati somministrati treni della durata di 15 sec ciascuno, eseguiti alle frequenze di 1, 5, 10, 15, 20, 25, 30, 35 Hz, intervallati da 15 sec di pausa, con le seguenti modalità: occhi aperti (OA), alla chiusura degli occhi e occhi chiusi (OC), Fig. 1 - Sindromi Epilettiche riscontrate nel campione. 129 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 queste ultime due modalità sono state testate contemporaneamente all’interno di ogni singolo treno di flash. Per ogni paziente abbiamo preso in esame il primo EEG nel quale, durante la SLI, si è registrata una PPR di 3 e/o 4 grado della scala di Waltz e nel quale sono state testate le lenti Z1. Abbiamo quindi analizzato diverse variabili: età d’insorgenza, sesso, familiarità per epilessia, sindrome epilettica, range di frequenza attivante, modalità di attivazione, terapia antiepi- lettica (AED) eventualmente in atto e la compliance nell’utilizzo delle misure preventive tramite intervista standardizzata telefonica. L’efficacia delle lenti Z1 è stata classificata in tre gruppi: 1 scomparsa della PPR (Fig. 2); 2 persistenza invariata della PPR; 3 attenuazione della PPR (Fig. 3) quest’ultima variante è stata suddivisa in tre sottogruppi: 3a) latenza > 2” tra lo sti- Fig. 2 - PPR 4°, scomparsa PPR con lenti Z1 Fig. 3 - PPR 4°, attenuazione della PPR con lenti Z1 130 EFFICACIA DELLE LENTI Z1 BLU COBALTO SULLA RISPOSTA FOTOPAROSSISTICA DI 3° E 4° GRADO: CASISTICA DI 66 PAZIENTI molo e la PPR; 3b) scomparsa dei segni clinici associati alla PPR; 3c) riduzione del grado di PPR3. Risultati Dall’analisi dei nostri dati, la fotosensibilità prevale nel sesso femminile con età media di insorgenza di 11 anni e familiarità per epilessia in circa la metà dei pazienti (55%). La modalità di attivazione “alla chiusura degli occhi” è presente nel 56% della nostra casistica, mentre nel 26% prevale la modalità ad OC e nel restante 18% la modalità ad OA. La frequenza attivante di maggior riscontro è risultata essere 18Hz, con range di attivazione tra 15 e 20 Hz. Per quel che concerne la variazione della risposta fotoparossistica con l’utilizzo delle lenti Z1 abbiamo riscontrato i seguenti dati: 1 scomparsa della PPR nel 64% dei nostri pazienti, il 50% dei quali è affetto da Sdr di Janz; 2 persistenza invariata della PPR nel 7% dei pazienti, il 40% dei quali è affetto da Epilessia Mioclonica Progressiva; 3 attenuazione della PPR nel 29% dei pazienti, il 47,36% dei quali è affetto da Sdr di Jeavons (Figg. 4 e 5). Nel nostro campione il 70% dei pazienti non assumeva terapia AED. Di questi il 65,21% dei pazienti apparteneva al gruppo 1, l’8,69% apparteneva al gruppo 2 ed il 26,08% apparteneva al gruppo 3. Relativamente alla compliance, sia nei confronti delle lenti Z1 sia per quel che concerne il rispetto delle norme preventive per le fonti luminose artificiali, i dati ottenuti mostrano che il 43,93%(n 29) dei pazienti utilizza regolarmente le lenti Z1 e che l’80,30% (n 53) osserva le indicazioni preventive per le luci artificiali attivanti. Conclusioni In base ai dati emersi dall’analisi della nostra casistica si evince che le lenti Z1 blu cobalto hanno determinato la scomparsa e/o una attenuazione della PPR nel 93% dei pazienti, la maggior parte dei quali affetti da Epilessia Generalizzata Idiopatica. È risultato altresì evidente quanto l’efficacia delle lenti Z1 non sia influenzata dall’utilizzo della terapia con AED; questo dato, supportato dalla nostra personale esperienza, può essere importante nell’orientare un più corretto atteggiamento del medico epilettologo, in particolare, nei confronti dei pazienti che presentano unicamente crisi convulsive fotoindotte, allo scopo di evitare inutili terapie farmacologiche. Infine, i dati relativi alla compliance (Fig. 6) risentono dell’influenza di diverse variabili, alcune delle quali soggettive (capacità di ricordo, onestà del paziente), dato che l’intervista telefonica è stata effettuata per alcuni a distanza anche di anni dalla situazione esaminata. Ciò nonostante, ci sembra di poter affermare che, in generale, i pazienti tendano a seguire, con maggior scrupolo, le indicazioni dei comportamenti preventivi, piuttosto che non l’utilizzo delle lenti Z1 blu cobalto. In particolare, questa tendenza si osserva sopratutto nel periodo adolescenziale in quanto le lenti sembra siano vissute come un “marchio” di malattia inducendo un sentimento di “diversità” rispetto ai coetanei. Nella tarda adolescenza invece, una probabile maggiore consapevolezza del problema, induce il paziente a tutelare con più attenzione la propria persona e a riappropriarsi con serenità dell’utilizzo delle lenti. Fig. 4 - Gradiente di efficacia delle lenti Z1. 131 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 5 - Efficacia delle Lenti Z1 nelle diverse Sindromi Epilettiche. Fig. 6 - Compliance del campione esaminato. BIBLIOGRAFIA 1 Stephani U, Tauer U, Koeleman B, Pinto D, et al. Genetics of photosensitivity (photoparoxysmal response): a review. Epilepsia, 45 (Suppl 1):19-23, 2004. 3 Capovilla G et al. Suppressive efficacy by a commercially available blue lens on PPR in 610 Photosensitive Epilepsy patients. Epilepsia, 47 (3):529-533, 2006. 2 Waltz S, Christen HJ, Doose H. The different patten of photoparpxysmal response: a gentic study. Electroencefalogr Clin Neurophysiol, 83 (2):138-45, 1992. 132 Sindromi epilettiche e crisi riflesse da stimoli visivi Epileptic syndromes and visually induced reflex seizures L. Nunziata, A. M. Bonanni, M. Brinciotti, A. Mittica, M. Matricardi Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile, Università di Roma “Sapienza” Summary Aim of the study was to analyze the occurrence of Reflex Seizures (RS) triggered by visual stimuli within the syndromic International Classification (ILAE) in relation to the type of EEG sensitivity (photo- and/or patternsensitivity). All patients (188 epileptic children; 98 females, 90 males; mean age 7.4 ± 4.2 years) underwent a specific procedure that included a digital video-EEG recording at rest and under standardized visual stimuli. Spontaneous seizures were associated with RS in 144 Introduzione Le crisi scatenate da stimoli visivi rappresentano il tipo più frequente di Crisi Riflesse (CR)1,2 e possono presentarsi sia isolate (Epilessia Riflessa = ER) che associate a crisi spontanee (Epilessia con Crisi Riflesse = E+CR). In rapporto alla natura dello stimolo sono stati identificati due principali meccanismi di induzione: i) la Fotosensibilità3, in cui le crisi sono precipitate dalla luce e nella quale le anomalie EEG epilettiche possono essere documentate con la Stimolazione Luminosa Intermittente (SLI); ii) la Pattern-sensibilità4, 5, in cui sia le crisi che le anomalie EEG sono evocate da immagini spazialmente cases (77%), whereas 44 patients had only RS. 128 cases (68%) had well-defined epileptic syndromes whereas the remaining 60 cases did not fit any known syndromic entity. The presence of RS triggered by visual stimuli was evenly distributed in syndromic and non syndromic epilepsies, appearing also in clinical conditions where the photosensitivity is not a typical feature. Key words: reflex seizures, photo-sensitivity, patternsensitivity, epileptic syndromes strutturate e con caratteristiche di contrasto cromatico. I due meccanismi sono strettamente correlati e tendono a presentarsi insieme nella maggior parte dei casi6, ma non sempre coesistono e circa il 10-20% dei pazienti patternsensibili possono non essere fotosensibili4 - 7. La fotosensibilità rappresenta una caratteristica tipica di alcune sindromi ben definite nell’ambito della Classificazione Internazionale delle Epilessie ILAE8, ma CR da stimoli visivi possono verificarsi anche in pazienti che non rientrano in questi quadri. Scopo del presente lavoro è di analizzare le caratteristiche sindromiche dei pazienti con CR in rapporto al tipo di sensibilità agli stimoli visivi. 133 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Materiali e metodi Sono stati studiati 188 pazienti (98 femmine, 90 maschi) con CR indotte da stimoli visivi. L’età alla prima osservazione era compresa tra 3 mesi e 18 anni (media 7.4 ± 4.2) e il follow-up medio era di 6,1 ± 7.3 anni.Tutti i 188 pazienti presentavano crisi riflesse da stimoli visivi ed erano stati reclutati da un campione più vasto di 204 pazienti selezionati sulla base dei seguenti criteri: • pazienti con sensibilità agli stimoli visivi certa o attesa in base al tipo di epilessia secondo la Classificazione Internazionale ILAE (Sindromi Epilettiche con Fotosensibilità = SEF); • pazienti con diagnosi di Sindromi Epilettiche Non Fotosensibili (SENF), ma in cui era presente una focalità occipitale o un’attivazione EEG alla SLI o al Pattern e/o con anamnesi positiva per crisi riflesse da stimoli visivi; • pazienti la cui epilessia non era classificabile in entità sindromiche note (Epilessie Non Sindromiche = ENS) che presentavano una focalità occipitale, o una attivazione elettrica e/o elettroclinica alla SLI o al pattern, e/o con anamnesi per crisi riflesse da stimoli visivi; • pazienti senza epilessia conclamata, con anomalie EEG epilettiche focali in sede occipitale. La presenza di crisi riflesse riscontrata anamnesticamente, con interviste semistrutturate a genitori e pazienti e con la somministrazione di questionari sulle abitudini di vita, è stata per ogni paziente confermata da un protocollo specifico che prevedeva un monitoraggio Video-EEG digitale a 21 elettrodi posizionati secondo il Sistema Internazionale 10-20, registrando il segnale sia in condizioni di base (occhi aperti, occhi chiusi, iperpnea per 4 minuti) che durante la presentazione di stimoli visivi secondo il seguente protocollo standardizzato: 1 SLI eseguita con flash di luce bianca in sequenze di 5 s con intervallo inter-stimolo di 5 s, a frequenza da 1 a 60 Hz, sia ad occhi aperti che ad occhi chiusi; 2 Stimolazione Pattern (SPt) con stimoli a luminanza costante (modalità reversal) presentati per 15 s con intervallo inter-stimolo di 15 s. Ogni stimolo variava sia per orientamento che per frequenza spaziale degli elementi costituenti, per un totale di 10 tipi di pattern; 3 Visione della TV. A tutti i soggetti è stata proposta la visione dello stesso programma registrato su videocassetta VHS e presentato su TV a colori (50 Hz) con dimen- sioni dello schermo di 24x32 cm (diagonale 40 cm) per la durata di almeno 30 minuti. Nei 188 pazienti così selezionati, è stata studiata la loro distribuzione per tipo di sindrome epilettica, le caratteristiche degli stimoli visivi sensibili e la relazione tra tipo di epilessia e stimoli sensibili. Risultati In 144 pazienti (77%) erano presenti sia crisi spontanee che CR (E+CR) mentre i rimanenti 44 casi (33%) presentavano solo CR e rientravano quindi nella diagnosi di Epilessia Riflessa (ER). In 128 pazienti (68%) è stato possibile porre una diagnosi sindromica mentre i rimanenti 60 casi non rientravano in nessuna entità nota (Tab. 1). Negli 84 pazienti con E+CR a diagnosi definita solo 22 casi (26%) rientravano in quadri in cui è nota e riconosciuta la frequente ricorrenza di fotosensibilità (Epilessia Mioclonica Giovanile, Epilessia Assenze dell’ Adolescenza, Sindrome di Dravet). Oltre a queste Sindromi con Fotosensibilità nota, vi erano entità sindromiche Generalizzate (Epilessia Mioclonica dell’Infanzia, Epilessia Assenze dell’Infanzia, Epilessia Assenze Miocloniche, Epilessia Mioclono-Astatica), Epilessie Focali Idiopatiche (Epilessia Occipitale Precoce, Epilessia Occipitale Tradiva, Epilessia Parziale Benigna a Focolai Centro-Temporali), Epilessie Focali Sintomatiche, Encefalopatie Epilettiche (Sindrome di West, ESES). In base ai dati anamnestici, gli stimoli ambientali che scatenavano le crisi erano di tipo misto (variazioni di luce + pattern strutturati) in 142 casi (76%), solo luminosi in 29 (15%) e solo pattern in 17 (9%). Durante il protocollo di registrazione video-EEG è stata riscontrata attivazione alla SLI in 146 casi (78%), alla SPt in 176 (94%) e alla TV in 141 (75%). Riguardo al tipo di sensibilità all’interno dei singoli quadri sindromici, una fotosensibilità pura era presente nel 18% dei pazienti con E+CR (22% nelle SEF; 19% nelle SENF; 16% nelle ENS) rispetto al 7% dei pazienti con ER. Una Pattern-sensibilità isolata era presente nell’8% delle E+CR (4% nelle SEF, 10% delle SENF, 8% nelle ENS) e nell’11% delle ER. Infine, la presenza contemporanea dei due tipi di sensibilità era documentabile nel 74% dei casi con E+CR (74% SEF, 71% SENF, 76% ENS) e nel 82% dei pazienti con ER. 134 SINDROMI EPILETTICHE E CRISI RIFLESSE DA STIMOLI VISIVI DIAGNOSI N % 144 77 Non sindromica 60 42 Sindromica 84 58 15 15 15 11 7 5 4 3 3 2 2 1 1 18 18 18 13 8 6 5 4 4 2 2 1 1 44 23 188 100 Epilessia con Crisi Riflesse (E+CR) Mioclonica Giovanile Occipitale Precoce Focale Sintomatica Assenze dell'Infanzia Occipitale Tardiva Assenze Miocloniche Mioclonica dell'Infanzia Mioclono Astatica EBCT Assenze dell'Adolescenza S. West S.Dravet E.S.E.S. Epilessia Riflessa (ER) TOTALE Tab. 1 - Distribuzione delle Crisi Riflesse in funzione della diagnosi sindromica Discussione La presenza di CR da stimoli visivi nel nostro campione appare distribuita in maniera eterogenea nei vari quadri sindromici, comparendo anche in entità sindromiche a bassa ricorrenza di fotosensibilità e in alcuni pazienti con quadri sindromici in cui la fotosensibilità non costituisce certo una caratteristica tipica (Epilessie Focali Idiopatiche, Epilessie Focali Sintomatiche; Encefalopatie Epilettiche), come nei 3 bambini con EBCT e nei due con pregressa sindrome di West. In letteratura, molti autori hanno sottolineato come la reale incidenza di fotosensibilità nelle varie forme di epilessia risulta ancora non del tutto chiarita3 - 9. Inoltre, tra alcune sindromi ad elevata ricorrenza di fotosensibilità, come l’Epilessia Mioclonica Giovanile, sono stati descritti stretti rapporti clinico-evolutivi, con l’Epilessia Occipitale Idiopatica Fotosensibile, con manifestazioni tipiche di ognuna delle due entità sindromiche che tendono a sovrapporsi o a manifestarsi in epoche diverse10. A queste considerazioni va aggiunta la ancora ridotta conoscenza sulla effettiva incidenza della Pattern-sensibilità nei vari quadri sindromici. Questo aspetto che risulta ancora oggi poco noto, è ancora poco studiato anche per l’uso raro e spesso non standardizzato della stimolazione pattern nei laboratori EEG. Nel nostro campione, la pattern-sensibilità si associava alla fotosensibilità nella maggioranza dei casi, in accordo con i dati della letteratura4 - 7. La presenza estesa di pattern-sensibilità nel nostro campione, con presenza in molte entità sindromiche differenti, attesta l’eterogeneità clinica del carattere “pattern-sensibilità” e gli elevati valori di ricorrenza permettono di confermare il ruolo svolto da questo tipo di sensibilità, spesso in associazione alla fotosensibilità, nello scatenamento delle CR, e, quindi, più in generale, a confermare l’ implicazione dei complessi meccanismi che sottendono la visione. Una pattern-sensibilità “pura”, isolata, era presente nell’8% delle E+CR e nell’11% delle ER; questo dato suggerisce la necessità di ricercare, sempre, anche la presenza di pattern-sensibilità nei pazienti con crisi scatenate da stimoli visivi ai fini di un corretto inquadramento diagnostico, soprattutto nei casi non fotosensibili. L’elevata frequenza di attivazione EEG al protocollo durante la visione della TV conferma i dati della letteratura che, in ma- 135 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 niera unanime, sottolineano come essa rappresenti oggi nelle società occidentali il più comune fattore di rischio di CR11 - 16 per la sua elevata disponibilità ambientale, la facilità d’uso, i prolungati tempi medi d’esposizione allo stimolo, e soprattutto per le caratteristiche di luminanza e strutturazione spaziale delle immagini trasmesse. Infine, il riscontro nel nostro campione di un elevato numero di pazienti che non rientrano in entità sindromiche note suggerisce la utilità di ulteriori indagini sulle caratteristiche elettro-cliniche e prognostiche dei pazienti con crisi scatenate da stimoli visivi, volta anche a ampliare la definizione di entità nosografiche note. Da un punto di vista pratico è opportuno sottolineare come i criteri da noi utilizzati nella selezione dei pazienti da sottoporre al protocollo di stimolazione visiva si siano dimostrati validi ed utili nella ricerca mirata e nello studio delle CR; infatti ben il 92% (188/204) dei pazienti sottoposti al protocollo hanno avuto la diagnosi di CR. Da ciò ne consegue la possibilità di usare criteri di reclutamento efficaci delle CR da stimoli visivi, e disponendo quindi di campioni sufficientemente numerosi, ne consegue anche la possibilità di dettagliare meglio le caratteristiche elettro-cliniche con un sempre più corretto inquadramento diagnostico di questi pazienti. Conclusioni In conclusione, dai dati del presente lavoro emergono i seguenti punti: 1 Si conferma l’elevata ricorrenza di CR in sindromi in cui è nota la presenza di fotosensibilità (Epilessia Mioclonica Giovanile, Epilessia Assenza dell’Adolescenza, S. di Dravet); 2 Si evidenzia la presenza di CR da stimoli visivi in entità sindromiche non tipicamente associate a fotosensibilità: Epilessie Focali Idiopatiche (Sindrome di Panayotopoulos, Epilessia Occipitale Tardiva, EBCT), entità sindromiche generalizzate (Epilessia Mioclonica dell’Infanzia, Epilessia Assenze dell’Infanzia, Epilessia Assenze Miocloniche, Epilessia Mioclono-Astatica), Epilessie Focali Sintomatiche, Encefalopatie Epilettiche (Sindrome di West, ESES). 3 La stimolazione pattern determina la più elevata percentuale di attivazione EEG tra i pazienti con CR da stimoli visivi, confermando la sua utilità diagnostica e il suo indispensabile apporto nella definizione delle CR non fotosensibili; 4 Si osserva la prevalenza dell’associazione di fotosensibilità e pattern-sensibilità sia nelle ER che nelle E+CR; nel caso di sensibilità isolate, la fotosensibilità prevaleva nei pazienti con E+Cr, mentre la patternsensibilità era più frequente nei pazienti con ER. BIBLIOGRAFIA 1 Gowers WR. Epilepsy and other chronic convulsive diseases: their causes, symptoms and treatment. 2nd ed. London, J & A Churchill, 1901. 9 Panayiotopoulos CP. The epilepsies seizures, syndromes and 2 Beaumanoir A, Gastaut H, Naquet R. Reflex epilepsies and reflex seizures. Lippincott-Raven Press, Philadelphia, 75, 1989. 10 Taylor I, Marini C, Johnson MR et al. Juvenile myoclonic epilepsy and management. Bladon Medical Publishing, Oxfordshire (UK), 2005. idiopathic photosensitive occipital lobe epilepsy: is there overlap? 3 Jeavons PM, Harding PF. Photosensitive epilepsy. Henimann, London, 1975. 4 Radhakrishnan K, St Louis EK, Johnson JA, et al. Pattern-sensitive epilepsy: electroclinical characteristics, natural history, and delineation of the epileptic syndrome. Epilepsia, 46 (1): 48-58, 2005. Brain, 127: 1878-1886, 2004. 11 Brinciotti M, Matricardi M, Cantonetti L et al. Long-Term Outcome of Pattern-Sensitive Epilepsy. Epilepsia, 47 (Suppl. 5): 36-40, 2006. 12 Covanis A. Photosensitivity in idiopathic generalized epilepsies. 5 Brinciotti M, Matricardi M, Pelliccia A, Trasatti G. Pattern sensitivity and photosensitivity in epileptic children with visually induced seizures. Epilepsia, 35 (4): 842-9, 1994. Epilepsia, 46 (Suppl. 9): 67-72, 2005. 13 Wilkins AJ, Darby CE, Binnie CD. Neurophysiological aspects of pattern-sensitive epilepsy. Brain, 102(1): 1-25, 1979. 6 Klass DW. Pattern activation of seizures. In: Luders HO, Noachtar S (Eds), Epileptic seizures: pathophysiology and clinical semiology. Churchill Linvingstone, New York, 2000, pp. 598-608. 14 Matricardi M, Brinciotti M. L’epilessia riflessa da televisione: comportamenti e vissuti nella autoinduzione delle crisi. 7 Kasteleijn-Nolst Trenitè DG, Guerrini R, Binnie CD et al. Visual sensitivity and epilepsy: a proposed terminology and classification for clinical and EEG phenomenology. 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Gaslini, Genova. 2 Summary Historically, the cilia have been assigned the role of cell motility and fluid transport on the mucous; abnormalities of these structures can lead to various diseases; the most common include the Primary Ciliary Dyskinesia (or Kartagener’s syndrome), and polycystic kidney disease. Recently it was found that the cilia also have a role in organizing the mitotic spindle and in cell migration modulation (eg Lissencephaly). We present the case of an 10-month old patient, who came to us for pyramidal tetraparesis and tonic focal seizures. Twin, born in the 35th week of pregnancy, from in vitro fertilization with Embryo Transfer (FIVET) due to paternal sperm immobility infertility. At birth, brain MRI was performed which confirmed a condition of lissencephaly. Given the familiarity with infertility and with situs inversus on the Razionale e obiettivi Le ciliopatie sono un gruppo di patologie aventi come caratteristica comune alterazioni a carico del cilio primario (Fig.1), organello a struttura microtubulare, situato sulla superficie cellulare, la cui funzione è quella di trasportare father’s side, the complexity of the neurocardiological picture, and due to a suspicion of a disorder dependent on ciliary motility, a molecular investigation by PCR was performed of all the encoding exons for the LIS1 gene involved in the regulation of the activity of the dynein outer arm. In addition, molecular investigation was performed to search for mutations in the DCX gene. Both investigations were negative. In the complex ciliary structure, several components are involved, as well as the aforementioned LIS and NDEL1 and NDE; therefore the negativity of the genes examined does not allow us to definitively rule out the possibility of a disorder due to the cilia. We plan to continue investigations to clarify the etiology of this clinical picture. Key words: ciliopathy, lissencephaly, LIS1, NDEL, NDE1. fluidi attraverso la membrana e di conferire motilità alla cellula. I quadri clinici derivanti comprendono il rene policistico, la discinesia ciliare primaria1 (o Sindrome di Kartagener, caratterizzata da infertilità, frequenti infezioni delle vie respiratorie, situs viscerum inversus), la polidattilia, 137 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 l’obesità e malformazioni cerebrali, come l’agenesia del corpo calloso. Recenti evidenze depongono per un ruolo fondamentale delle strutture ciliari mobili nella modulazione della migrazione cellulare: è stato infatti dimostrato come, nell'embriogenesi, tali organelli fungano da “binari” per la corretta migrazione delle cellule nervose, ma anche delle cellule mesodermiche.2 Essi sono costituiti da microtubuli, proteine filamentose del citoscheletro, costituite da dimeri di tubulina e dineina. Fig. 1 - Struttura del cilio primario Organizzano inoltre il fuso mitotico, avendo un ruolo fondamentale nella divisione cellulare. Nella struttura microtubulare dei mammiferi entra a far parte la proteina LIS1, conosciuta anche come sub-unità non catalitica dell’acetilidrossilasi del fattore attivante le piastrine, isoforma 1 (PAFAH1B1 cod. OMIM* 601545) codificata dal gene LIS 1, contenuto nel cromosoma 17, locus p13.3.Tale proteina si lega con il braccio esterno della dineina, la cui mutazione determinerebbe quindi alterazioni della migrazione neuronale, quali la lissencefalia.3 A queste due proteine se ne associano altre due, omologhe del Nud E (nuclear distribution gene tipo E) dette NDEL1 (nuclear distrubution gene E- like homolog 1) e NDE1 (nuclear distribution homolog 1). La prima, il cui gene è contenuto nel cromosoma 17, interagisce con la catena pesante della dineina citoplasmatica e con la LIS1 stessa; la seconda, codificata dal gene che occupa il locus p13.1 del cromosoma 16, si lega invece, oltre che alla LIS1, alla catena leggera della dineina.4 Entrambe si localizzano nel centrosoma, detto anche microtubular organizing center, negli mbrioblasti in mitosi e, divenendo bersaglio di diverse chinasi, dalle quali vengono fosforilate, conferiscono motilità alla dineina (Fig. 2). Su modelli animali, la perdita completa di NDEL1 determina letalità precoce dell’embrione, mentre l’uso di RNA interferente con la trascrizione di questa, provoca un alterato posizionamento neuronale, simile a quello che Fig. 2 - Il complesso LIS1/NDE1/NDEL1/dineina 138 CILIOPATIA COME IPOTESI ETIOPATOGENETICA DI “LISSENCEFALIA”: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO si ha inibendo la trascrizione di LIS1.4 I topi knock-out per NDE1, invece, presentano microcefalia, con esiguo numero di neuroni e strati corticali molto sottili. Da questi ultimi dati si può ben intuire come, anche queste due proteine, abbiano un ruolo cruciale nell’organizzazione microtubulare, nella traslocazione nucleare, nella migrazione neuronale e nello sviluppo del sistema nervoso centrale. Materiali e metodi Paziente di sesso femminile, età attuale 10 mesi, giunta alla nostra osservazione all'età di 4 mesi per tetraparesi piramidale e crisi epilettiche a frequenza pluriquotidiana. Familiarità in linea paterna per infertilità, agenesia del corpo calloso, ritardo mentale e situs inversus. Nata alla 35a settimana da gravidanza bigemina, ottenuta dopo FIVET (Fertilizzazione in Vitro con Embryo Transfer) per infertilità paterna da immobilità spermatica. Al 6° mese di gestazione, riscontro ecografico di microcefalia di grado severo, per cui è stata eseguita RMN encefalo fetale che confermava tale reperto, con marcato ampliamento del sistema ventricolare e degli spazi subaracnoidei. La RMN encefalo eseguita a 20 giorni dalla nascita mostrava inoltre parziale agenesia del corpo calloso, ipoplasia del fornice e ridotto sviluppo biemisferico cerebrale, con mancata sulcazione (vedi figg. 4 e 5). Unico segno extracerebrale era piastrinosi. Quadro clinico Crisi caratterizzate da restringimento della coscienza, versione tonica laterale sinistra del capo e dello sguardo, seguita da ipertono flessorio dei 4 arti, prevalente a sinistra, trisma, scialorrea, clonie all’arto inferiore sinistro. All’esame neurologico: • Ipereccitabilità: startles per minimi stimoli uditivi e tattili. • Strabismo divergente alternante e nistagmo orizzontale a scosse ampie. • Ipertono muscolare ai 4 arti, con lieve prevalenza sinistra, e ipotono assiale. • Motilità spontanea povera, caratterizzata da movimenti “crumped” e pattern motorio non armonico, grossolanamente asincrono nei due emisoma. Acquisito il controllo del capo. Tra le indagini utili per un inquadramento eziopatogenetico ha eseguito cariotipo standard, visita cardiologica, ecocardiogramma, risultati nella norma. Gli EEG intercritici mostrano una depressione dell’attività elettrica cerebrale con sovraimposta attività rapida, 10-40 microV. Attività di P-O lenta 80-150 microV, a massima espressività sulle regioni fronto-temporali dei due emisferi con prevalenza destra (Fig. 6) e in sonno, la mancata rappresentazione dei ritmi fisiologici nei due emisferi e un pattern a tipo suppression-burst; all’interno dei burst, Fig. 3 - Albero genealogico 139 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 4/5 - RMN postnatale Fig. 6 - EEG in veglia 140 CILIOPATIA COME IPOTESI ETIOPATOGENETICA DI “LISSENCEFALIA”: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Fig. 7 - EEG in sonno. attività di P-O lenta 80-150 microV, a massima espressività nelle regioni fronto-temporali (Fig. 7). Instaurata terapia con vigabatrin alla posologia di 60 mg/kg/die, si è ottenuto un parziale controllo delle crisi. Risultati Data la familiarità in linea paterna per infertilità, situs inversus, agenesia del corpo calloso e la complessità del quadro neuroradiologico, nel sospetto di un disordine a carico delle motilità ciliare, è stata eseguita l'indagine molecolare mediante PCR (Polymerase Chain Reaction) di tutti gli esoni codificanti per il gene LYS1. È stata inoltre eseguita l’indagine molecolare per la ricerca di mutazioni del gene DCX, anch'essa patogenetica per lissencefalia. Entrambe le indagini sono risultate negative. Conclusioni Il sospetto che vi sia un’alterazione nell’organizzazione e nella regolazione del cilio primario è supportato dal fatto che, nonostante il gene LIS1 non presenti alterazioni nella paziente, diversi elementi sono suggestivi in tal senso: non sottovalutabile è la spiccata familiarità per patologie e malformazioni ascrivibili proprio a ciliopatie. Si è sottolineato come esso sia una struttura complessa e come siano preponderanti nello sviluppo le proteine NDEL1 e NDE1. Si discute quindi l’eventualità di proseguire l’indagine genetica alla ricerca di mutazioni a carico dei geni che le codificano. BIBLIOGRAFIA 1 Leigh Margaret W, Pittman Jessica E, Carson Lohnny L, Ferkol Thomas W et al. Clinical and genetic aspect of primary ciliary dyskinesia/Kartagener syndrome. Genetics in Medicine – Volume 11, Number 7, July 2009. 3 Pedersen LB, Rompolas P, Christensen S, Rosenbaum JL et al. The Lissencephaly protein Lis1 is present in motile mammalian cilia and requires outer arm dynein for targeting to Chlamidomonas flagella. Journal of Cell Science 120, 858-867, 2007. 2 Lee JH, Gleeson JG. The role of primary cilia in neuronal function. Neurobiology of Disease 38,167–172, 2010. 4 Wynshaw-Boris A, Pramparo T, Youn YH, Hirotsune S. Lissencephaly. Mechanistic insights from animal models and potential therapeutic strategies. Seminars in Cell & Developmental Biology 21, 823–830, 2010. 141 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Assenze tipiche e crisi focali: un continuum? Un caso di epilessia-assenza associata a crisi parziali semplici Typical absence seizures and focal seizures: is there a continuum? A case of childhood absence epilepsy associated with simple partial seizures D. Serino1, G. Mazzotta2 1 Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile - Università degli Studi di Perugia. Neuropsichiatria Infantile - Università degli Studi di Perugia; U.O.C. di Neuropsichiatria Infantile e dell’Età Evolutiva - ASL04 Terni. 2 Summary Typical absences are by definition considered as prototypical generalized seizures, implying a diffuse involvement of cortical and subcortical structures and loss of consciousness. However, recent clinical and experimental data give credit to the possibility that typical absences may originate from specific cortical foci, which are constant and patient-specific, and which subsequently give way to both cortical-thalamic and coritical-cortical activations. New emerging data on the pathogenetic mechanism of typical absences and, generally speaking, of the socalled “variable phenotype” idiopathic forms, allow us to consider new possible approaches towards blocking the epileptogenic mechanism. We introduce the case of a 7-year-old patient presenting to our Institute with typical 3-Hz generalized spike-wave absence epilepsy, whom subsequently developed simple somato-sensitive and motor seizures with preserved consciousness, mioclonias and tonic-clonic generalized seizures, successfully treated with an association of ethosuccimide and levetiracetam. Key words: absence seizures, focal seizures, children, ethosuccimide, levetiracetam. Introduzione Caso Clinico Presentiamo il caso clinico di un paziente di 7 anni con epilessia-assenza associata ad un tracciato EEG tipico caratterizzato da complessi punta-onda a 3Hz generalizzati, che presenta anche crisi con semeiologia clinica di tipo focale somato-sensitiva e motoria con coscienza preservata, mioclonie e crisi notturne di tipo tonico-cloniche generalizzate. Bambino di 7 anni con storia di minacce d’aborto durante i primi 3 mesi di gravidanza, cianosi alla nascita (Apgar 7/9) e convulsioni febbrili a 18 e 30 mesi di vita. Viene alla nostra attenzione nel 2009 per crisi a semeiologia tipo assenza. All’esame obiettivo neurologico si rilevano lieve ipotonia e goffaggine motoria. Un primo EEG mostra la presenza di attività costituita da 142 ASSENZE TIPICHE E CRISI FOCALI: UN CONTINUUM? UN CASO DI EPILESSIA-ASSENZA ASSOCIATA A CRISI PARZIALI SEMPLICI. complessi punta e/o polipunta-onda a 3-4 Hz, di ampio voltaggio a proiezione diffusa, che talora assume una prevalenza emisferica. Viene somministrato VPA (20 mg/Kg/die) ottenendo il controllo delle crisi e del quadro elettroencefalografico per un periodo di un anno. Il periodo di benessere viene interrotto dalla ricomparsa delle crisi tipo assenza e da due episodi critici caratterizzati da caduta a terra, contrazione tonica del braccio destro, versione oculare e del viso verso destra e coscienza preservata. Gli episodi, della durata di circa 4-10 secondi, sono preceduti dalla comparsa di scotomi scintillanti, dolore epigastrico ascendente e parestesie del braccio destro. Viene effettuato un EEG che però non mostra alterazioni elettrocorticali evidenti. Si assiste inoltre ad un importante aumento ponderale (15 kg) e ad un decadimento delle funzioni cognitive: il bambino viene descritto come lento e poco reattivo e viene riferito un peggioramento della performance scolastica. Si pianifica pertanto uno “shift” graduale a terapia con ESM.Viene effettuata una RMN encefalo (negativa), si aumenta lentamente l’ESM fino a 10 mg/kg/die con graduale sospensione del VPA, ottenendo il controllo di entrambi i tipi di crisi per un periodo di due mesi. Durante questo periodo viene effettuato un nuovo EEG nel sonno che evidenzia la comparsa di grafoelementi ipervoltati che richiamano la punta-onda a 3 c/sec, senza però mostrare segni di focalità. Questo periodo libero da crisi viene interrotto dalla ricomparsa delle crisi tipo assenza (2 episodi) a cui però si associa la comparsa di crisi tonico-cloniche generalizzate notturne che si manifestano a circa un’ora dall’addormentamento, durano circa 30-40 secondi e sono seguite da enuresi. Il paziente inoltre riferisce l’insorgenza di occasionali “scosse” sia al braccio che all’occhio durante la giornata, soprattutto al mattino, che spesso causano la caduta di oggetti dalle mani. Inoltre viene riferita l’insorgenza di un ulteriore episodio a semeiologia parziale sovrapponibile agli episodi precedenti e la comparsa di vomito al risveglio (sia mattutino che pomeridiano) preceduto dalla sensazione di dolore epigastrico ascendente. Aumentando l’ESM a 15/mg/kg il paziente rimane libero da crisi per un periodo di un mese. La comparsa di effetti avversi tuttavia, costringe ad una nuova riduzione del dosaggio a 10 mg/Kg/die. Viene eseguito un EEG nel sonno che mostra un quadro elettroclinico sostanzialmente invariato rispetto al precedente esame. Ricompaiono le crisi a semeiologia generalizzata (assenze, mioclonie, crisi tonico-cloniche), ma non quelle a semeiologia parziale. Si introduce terapia add-on con LEV ad un dosaggio di 25 mg/kg/die. Il paziente è attualmente libero da crisi da circa 3 mesi. Discussione Le assenze tipiche sono per definizione considerate come crisi generalizzate prototipiche, implicando un coinvolgimento diffuso delle strutture sottocorticali e corticali e compromissione della coscienza. Tuttavia, recenti dati sperimentali e clinici danno credito all’ipotesi che le assenze tipiche abbiano origine da specifici focus corticali, costanti e paziente-specifici, che danno in seguito luogo ad attivazioni sia cortico-talamiche che cortico-corticali1, 2. Diventano sempre più frequenti in letteratura i riferimenti a casi di associazione fra epilessia-assenza dell’infanzia e crisi parziali semplici, in cui si avvalora l'ipotesi di tale possibile interazione cortico-corticale fra le strutture coinvolte3, 4. I nuovi dati emergenti sul meccanismo patogenetico delle assenze tipiche e più in generale delle forme idiopatiche a cosiddetto “fenotipo variabile”, ci permette di considerare nuove possibili strategie terapeutiche che non si limitino ad un generico innalzamento della soglia convulsivante, ma che siano “sartoriali” e mirate al controllo diretto del meccanismo epilettogenico. In questo senso il ruolo di farmaci dall’uso ormai consolidato come l’etosuccimide, può essere rivisto alla luce di una migliore comprensione dei suoi meccanismi d’azione5. Lo studio degli effetti di associazioni di farmaci come l’etosuccimide ed il levetiracetam sulla cascata epilettogena paziente-specifica di queste forme a probabile eziologia genetica tramite studio con fRMN ed EEG, potrebbe in futuro portare alla realizzazione di protocolli terapeutici di intervento precoce con scopo non solo anticonvulsivante ma anche antiepilettogeno. 143 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Conclusioni La possibilità di un continuum nell’ambito delle epilessie idiopatiche fra crisi generalizzate e crisi parziali, potrebbe portare ad una rivisitazione del ruolo di farmaci antiepilettici dall’uso ormai consolidato quali l’etosuccimide: una comprensione maggiore della sua efficacia, in associazione a farmaci antiepilettici di nuova generazione quali il levetiracetam, potrebbe in futuro portare alla formulazione di nuove strategie terapeutiche. BIBLIOGRAFIA 1 Moeller F, LeVan P, Muhle H et al. Absence seizures: Individual patterns revealed by EEG-fMRI. Epilepsia, 51(10):2000–2010, 2010. 2 Westmijse I, Ossenblok P, Gunning B, van Luijtelaar G. Onset and propagation of spike and slow wave discharges in human absence epilepsy: A MEG study. Epilepsia, 50(12):2538–2548, 2009. 3 Sheth R, Abram H. Absence Epilepsy With Focal Clinical and Electrographic Seizures. Semin Pediatr Neurol 17:39-44 , 2010. 4 Caraballo RH, Fontana E, Darra F et al. Childhood absence epilepsy and electroencephalographic focal abnormalities with or without clinical manifestations. Seizure 17, 617—624, 2008. 5 Manning J-P A, Richards DA, Leresche N, Crunelli V, Bowery NG. Cortical-Area Specific Block Of Genetically Determined Absence Seizures By Ethosuximide. Neuroscience 123:5–9, 2004. 144 Malrotazione dell’ippocampo: presentazione di un caso di difficile inquadramento Hippocampal malrotation (HIMAL): presentation of an unclear case L. Siri, A. Cohen, P. Tortori Donati, R. Gaggero Ambulatorio di Neuropsichiatria Infantile Pediatria, Ospedale San Paolo, Savona Summary Hippocampal Malrotation (HIMAL) is probably a failure of hippocampal inversion occurring during normal fetal development and has been described on MRI in patients with epilepsy whereas HIMAL is present also in patients without epilepsy. We present a patient with a left hip- Introduzione Obiettivo del nostro lavoro è descrivere un caso di difficile inquadramento diagnostico che presenta alla RM encefalo una malrotazione dell’ippocampo sinistro. La malrotazione dell’ippocampo (HIMAL) è una malformazione dovuta all’incompleta rotazione dell’ippocampo che normalmente avviene durante lo sviluppo fetale1; in alcuni lavori5 viene infatti denominata inversione incompleta dell’ippocampo. Il coinvolgimento più frequentemente è unilaterale e l’ippocampo interessato, pur avendo normali dimensioni e intensità di segnale, risulta arrotondato e con strutture interne mal definite. Il lobo temporale è di normali dimensioni anche se il corno temporale può apparire ectasico; alcuni autori descrivono come ulteriori criteri diagnostici la presenza di un pocampal malrotation, and a cluster of unclear vision changes.We reported his brain MRI and interictal EEG. Key words: hippocampal malrotation, brain MRI, EEG, temporal lobe epilepsy angolo del solco collaterale atipico e un’anomala posizione e dimensione del fornice. Tale quadro malformativo può essere isolato o associato ad altre anomalie dello sviluppo cerebrale e interessa nella maggioranza dei casi l’ippocampo sinistro. Materiali e metodi Descriviamo un paziente maschio di 9 anni giunto alla nostra osservazione in merito a turbe del visus. Il paziente è stato sottoposto a valutazione neurologica e oculistica, a registrazioni elettroencefalografiche di veglia e di sonno e a neuroimmagini. Familiarità positiva per convulsioni febbrili complesse (sorella del paziente). La storia perinatale e lo sviluppo psicomotorio sono negativi. 145 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 In anamnesi patologica viene segnalato che a 5 anni il bambino ha presentato in corso di febbre un episodio accessuale caratterizzato da disequilibrio, diplopia, disartria, vertigini e sopore; i sintomi sono perdurati per meno di 24 ore e i genitori riferivano ai medici del PS di aver trovato un flacone di sciroppo anti-tosse (cloperastina) vuoto e di sospettarne l’ingestione accidentale da parte del bambino. La TC encefalo effettuata in urgenza era negativa. Il bambino giunge alla nostra osservazione all’età di 9 anni a causa di un episodio di dispercezione visiva verificatosi in pieno benessere mentre giocava a pallone sulla spiaggia. Improvvisamente vedeva il pallone “sdoppiarsi” verso l’alto e di lato e “andare nella direzione opposta a quella in cui veniva tirato”. Tale episodio non era accompagnato da alcun altro sintomo, in particolare non veniva riferita cefalea né in concomitanza né successivamente; la durata è stata di 2 ore circa. La settimana successiva, mentre si trovava a scuola, il paziente cominciava a riferire di vedere come attraverso un vetro smerigliato per circa mezz’ora. Anche in questa occasione non vi erano sintomi associati. Le dispercezioni visive (diplopia e visione sfuocata) si sono ripresentate con frequenza plurimensile per circa 3 mesi. Non è stata impostata terapia anticomiziale né antiemicranica. L’esame neurologico e la visita oculistica comprensiva di visus, fundus oculi e campo visivo sono risultate nella norma. Le registrazioni elettroencefalografiche seriate, eseguite in assenza del sintomo in oggetto, hanno evidenziato sequenze prolungate di onde theta puntute a carattere reclutante in sede fronto-temporale e temporo-occipitale sinistra con sequenze asincrone sulle analoghe regioni controlaterali (Fig. 1). La RM encefalo ha rilevato una malrotazione dell’ippocampo di sinistra con lieve estasia del corno temporale omolaterale in assenza di evidenti alterazioni di segnale (Fig. 2). Discussione Le difficoltà di inquadramento diagnostico in questo paziente dipendono dalla scarsa correlazione tra manifestazioni cliniche, dati elettroencefalografici e reperto neuroradiologico di HIMAL. I fenomeni di dispercezione visiva e le anomalie elettroencefalografiche intercritiche non sono di univoca interpretazione rimanendo in discussione la diagnosi differenziale tra crisi occipitali nell’ambito di una epilessia focale idiopatica versus aura sine emicrania. Anche il ruolo patogenetico dell’HIMAL è dubbio. L’HIMAL si riscontra frequentemente nei bambini con pregresse convulsioni febbrili prolungate con o senza sclerosi ippocampale e/o con epilessia del lobo temporale (TLE). Sono riportati anche casi di HIMAL in membri asintomatici di vaste famiglie con TLE2. Pertanto l’HIMAL sembra giocare un ruolo nella genesi della TLE3: non è tuttavia chiaro come l’HIMAL predisponga l’ippocampo al danno determinando il conseguente sviluppo di crisi temporali e/o di sclerosi ippocampale. Tuttavia, in letteratura sono anche descritti casi in cui l’HIMAL costituisce un riscontro occasionale4-5 in pazienti sottoposti a neuroimmagini per motivi differenti rispetto all’epilessia (cefalea, vertigini, atassia, turbe del visus, attacchi ischemici transitori ecc). Non vi sono dati conclusivi in letteratura. Tuttavia, l’ipotesi più probabile è la seguente: l’HIMAL isolata costituisce un’anomalia di sviluppo cerebrale che può in alcuni casi associarsi più frequentemente ad epilessia caratterizzata da crisi temporali ma può anche occorrere in pazienti asintomatici o con problematiche neurologiche non correlabili a tale quadro malformativo5. Conclusioni Il paziente presentato sembra rientrare nei casi descritti in letteratura4 in cui l‘HIMAL costituisce un riscontro occasionale al neuroimaging non correlabile a pregressa convulsività febbrile e/o a TLE. 146 MALROTAZIONE DELL’IPPOCAMPO: PRESENTAZIONE DI UN CASO DI DIFFICILE INQUADRAMENTO Fig. 1 - EEG di veglia: si registrano onde theta puntute di ampiezza 40-60 mV a carattere reclutante in sede fronto-temporale e temporo-occipitale ad alterna prevalenza di lato 147 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 2 - RM encefalo: malrotazione dell’ippocampo di sinistra con lieve estasia del corno temporale omolaterale BIBLIOGRAFIA folding complexity in temporal lobe epilepsy. Neurology 76(2):138-44, 2011. 1 Barsi P, Kenez J, Solymosi D et al.Hippocampal malrotation with normal corpus callosum: a new entity? Neuroradiology 42 (5): 339-345, 2000. 2 Yeghiazarvan NS, Morana G, Vaggiotti P et al. Temporal lobe epilepsy and hippocampal malrotation: is there a causal association? Epilepsy Behavoir 18 (4): 502-504, 2010. 3 Voets NL, Bernhardt BC, Kim H et al. Increased temporolimbic cortical 4 Gamss RP, Slasky SE, Bello JA et al. Prevalence of hippocampal malrotation in a population without seizures. AJNR 30(8): 1571-3, 2009. 5 Raininko R., Bajic D. Hipocampal malrotation: no real malrotation and not rare. Am J Neuroradiolol 31(4), 2010. 148 Difficoltà di inquadramento sindromico di una epilessia focale non sintomatica con punte-onda occipitali Non symptomatic focal epilepsy with occipital spikes and waves: troubles in syndromic classification S. Conti, M. Santucci, A. Posar, L. Alvisi, P. Tinuper Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università di Bologna Summary Syndromic classification is important in patients with epilepsy to evaluate the prognosis as soon as possible, but unfortunately a classification may be difficult even after a relatively long follow-up period. We describe the case of a young boy who presents a non-symptomatic focal epilepsy with occipital spikes and waves. Epilepsy onset took place at 3 years of age characterized by different seizures types. During evolution (4 years) complex motor seizures with autonomic features persisted resistant to AED. Clinical picture has some features currently described in Panayiotopoulos syndrome, an idiopathic childhood focal epilepsy, but other features (semiology frequency and length of seizures, partial response to treatment) do not support this hypothesis. The description of “borderline” patients, according to typical classified epileptic syndromes, can be useful for prognostic and treatment suggestions. Key words: syndromic classification, Panayiotopoulos syndrome, benign focal epilepsy, multifocal epilepsy Introduzione Caso clinico Nella presa in carico di un paziente con epilessia è importante formulare un inquadramento sindromico il più precocemente possibile, anche ai fini di un orientamento prognostico, ma non sempre questo risulta possibile anche dopo un certo periodo di follow-up. Descriviamo il caso di un bambino in cui caratteristiche cliniche, EEG e di neuroimaging orientano per una epilessia non sintomatica che rimane di difficile inquadramento diagnostico anche dopo alcuni anni di decorso. Maschio, 7 anni e ½ all’epoca della più recente osservazione. Familiarità positiva per epilessia in età evolutiva in linea materna. Non sofferenza pre-peri-postnatale e normale sviluppo psicomotorio. All’età di 3 anni, nell’arco di 5-6 mesi, ha iniziato a presentare episodi parossistici di diversa semeiologia: 1) sporadiche allucinazioni visive complesse (visione di mostri animati); 2) episodi critici caratterizzati da sensazione di “fame d’aria”, aumento di tono prevalente agli arti superiori, 149 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 bocca serrata ed arrossamento del volto, seguito da pallore ed atteggiamento impaurito (abbraccia i famigliari o si copre il viso), della durata di pochi secondi, in veglia e in sonno; 3) tre eventi prolungati con disturbo di coscienza, in un caso associato a vomito ripetuto, nelle altre due occasioni associato ad afflosciamento e dubbie scosse. Nell’evoluzione il bambino ha continuato a manifestare solo la seconda tipologia di eventi, con frequenza variabile: alternati a periodi prolungati (8 e 15 mesi) di assenza di crisi in corso di terapia, ve ne sono stati altri con crisi da plurisettimanali a pluriquotidiane. All’età di 6 anni, momento della nostra prima osservazione, il paziente presentava fino a più di 20 episodi al giorno; La terapia era VPA e basse dosi di OXC e TPM. A quell’epoca l’EON e lo sviluppo cognitivo erano normali e questo dato si è confermato nel corso del nostro follow-up. L’EEG intercritico evidenziava punte-onda lente sulle regioni posteriori di destra, reagenti all’apertura degli occhi ed accentuate dal sonno (Fig. 1). Sono risultati negativi gli esami per celiachia, è in corso l’analisi molecolare per mutazione del gene SCN1A. La RM encefalo ripetuta anche con macchinario 3 Tesla era normale. La video-polisonnografia ha permesso di registrare numerose crisi, prevalenti in sonno, con la semeiologia sopra riportata. L’EEG mostrava un coinvolgimento della regione fronto-temporale anteriore (Fig. 2), talora precedente a sinistra. Durante il nostro follow-up (circa 18 mesi, con ultimo controllo all’età di 7 anni e mezzo), dopo l’inserimento di CBZ associata a VPA, la frequenza delle crisi si è nettamente ridotta divenendo mensile, con mesi liberi. L’EEG ha continuato a mostrare anomalie epilettiformi molto frequenti sulle regioni posteriori dei 2 emisferi, sia in sonno che in veglia, bloccate dall’apertura degli occhi (Fig. 3). Discussione e conclusioni Nel caso descritto, affetto da epilessia parziale ad esordio precoce, vi sono problematiche di inquadramento sindro- Fig. 1 - Luglio 2009. In sonno (fase 2 NR) frequenti anomalie tipo P-PO interessanti la regione occipitale e temporale posteriore di destra. 150 DIFFICOLTÀ DI INQUADRAMENTO SINDROMICO DI UNA EPILESSIA FOCALE NON SINTOMATICA CON PUNTE-ONDA OCCIPITALI Fig. 2 - Luglio 2009. Crisi: ritmo rapido di PP interessanti la regione frontale temporale anteriore dei 2 emisferi seguita da attività di basso voltaggio diffusa, poi da attività ritmica a 5-6 Hz diffusa; tachicardia. Clinica: apre gli occhi, estende gli arti (più l’arto superiore di sinistra), bocca serrata, rossore, leggera deviazione capo e occhi a sinistra, movimenti disordinati, si copre il volto. Fig. 3 - Aprile 2010. In veglia: ad occhi chiusi, PO di grande ampiezza interessanti la regione parieto-occipito-temporale posteriore di destra, bloccate dalla apertura degli occhi. 151 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 mico. Non risultano elementi per una forma sintomatica, mentre a favore di una forma idiopatica dell’infanzia sono la familiarità per epilessia in età evolutiva, l’assenza di antecedenti personali significativi, la fascia di età all’esordio, l’ EON normale, la normalità nello sviluppo cognitivo, la negatività degli esami di neuroimaging. Delle tre forme sindromiche riconosciute nell’ambito delle epilessie focali idiopatiche dell’infanzia1, l’epilessia benigna con punte centro-temporali (BECTS) e la forma occipitale dell’infanzia ad esordio tardivo (tipo Gastaut) hanno un quadro clinico che da tempo è stato definito e riconosciuto. Al contrario la sindrome di Panayiotopoulos (SP) è stata oggetto nell’ultimo decennio di numerosi studi che hanno dimostrato come la precedente definizione di epilessia occipitale benigna ad esordio precoce in età infantile non cogliesse tutte le sue possibili manifestazioni. Attualmente la SP viene descritta come un disturbo benigno con crisi focali specifico dell’infanzia, caratterizzato da eventi critici, spesso prolungati, con sintomi autonomici predominanti e da un EEG che mostra focolai multipli o che possono modificarsi, spesso con una predominanza in sede occipitale. Si tratta di bambini che presentano nei tre quarti dei casi un esordio delle crisi tra i 3 ed i 6 anni di vita, talora precedute da convulsioni febbrili. Nella maggior parte dei casi si manifestano poche crisi (da 2 a 5); un terzo dei pazienti presenta un unico evento critico; lo sviluppo neuropsicologico di tali soggetti è adeguato all’esordio e tale permane nel tempo. Non rilevata prevalenza di sesso. Le crisi compaiono durante il sonno nei due terzi dei casi e sono tipicamente di lunga durata; in circa il 40% dei casi durano 30 o più minuti, costituendo uno stato epilettico autonomico, mentre la durata media degli eventi che durano meno di mezz’ora è di 9 minuti2, 3. Nel corso della crisi le prime manifestazioni cliniche sono tipicamente di natura autonomica, con coscienza e risposta verbale ancora conservate: si tratta di sensazione di malessere, nausea e vomito ma anche pallore cutaneo, ipersalivazione, cianosi, midriasi o miosi, alterazioni della motilità intestinale, del ritmo respiratorio e del ritmo cardiaco. La perdita di coscienza può avvenire in seguito nel corso dell’evento, quando possono far seguito deviazione degli occhi o del capo, ipotonia generalizzata, un’emiconvulsione o una convulsione generalizzata. Alcuni pazienti presentano manifestazioni critiche che ricordano un evento sincopale, apparendo flaccidi e non responsivi2, 4, 5. Nell’ultimo decennio sono state inoltre riviste le caratteristiche EEG, critiche ed intercritiche, della SP. L’EEG intercritico tipicamente mostra una grande variabilità nella possibile localizzazione delle anomalie. Un interessamento delle regioni occipitali viene riscontrato in più dei ⅔ dei pazienti ma ogni regione può essere coinvolta, inoltre i focolai possono spostarsi da una regione all’altra nell’arco degli anni e anche generalizzare2, 3. Questi dati sono stati in particolare trattati da Ohtsu et al6, che hanno descritto 5 possibili sottogruppi di pazienti con SP sulla base delle modificazioni evolutive dei focolai EEG. È stato inoltre documentato come anche la scarica critica nella SP possa aver origine da regioni cerebrali diverse, sia dalle aree anteriori che da quelle posteriori, sia unilateralmente che bilateralmente7. Una possibile spiegazione per tale eterogeneità di situazioni è il modello della così detta epilessia di sistema, secondo cui questi bambini presenterebbero un’ipereccitabilità transitoria età-correlata di alcune aree corticali. In alcune occasioni tali aree potrebbero quindi raggiungere un livello epilettogenico, con attivazione prima del sistema nervoso autonomo (manifestazioni autonomiche), ancora instabile in età infantile e con più bassa soglia di attivazione, e successivamente determinare anche una risposta cortico-corticale, con evidenza clinica correlata all’area coinvolta8. Nel nostro caso, nell’ipotesi di una forma idiopatica dell’infanzia, le caratteristiche EEG intercritiche, con anomalie molto frequenti sulle regioni posteriori, e quelle critiche, con un’origine fronto-temporale anteriore, possono orientare verso un’epilessia focale benigna tipo SP. Altri dati che avallerebbero questo inquadramento sono la presenza di manifestazioni autonomiche nell’ambito degli eventi critici (alterazione del ritmo respiratorio con sensazione di “fame d’aria”, arrossamento poi pallore del volto e tachicardia), l’esordio delle crisi a circa 3 anni di vita ed anche i 3 eventi “maggiori” descritti a questa età, in un caso con vomito ripetuto e successiva generalizza- 152 DIFFICOLTÀ DI INQUADRAMENTO SINDROMICO DI UNA EPILESSIA FOCALE NON SINTOMATICA CON PUNTE-ONDA OCCIPITALI zione, negli altri 2 con caratteristiche simil-sicopali, non più manifestatisi con tale semeiologia dopo l’inserimento della terapia antiepilettica. Al contrario alcuni elementi sono contro la precedente ipotesi. Tra questi la frequenza degli eventi critici, fino a 20 e più al giorno all’epoca della nostra prima osservazione, diurni e notturni; la loro breve durata, che si attesta sempre su pochi secondi. Ancora contro le caratteristiche della SP è la lunga durata della epilessia attiva (più di quattro anni), con resistenza alla terapia antiepilettica, anche se un effetto positivo significativo si è avuto con inserimento di CBZ a dosi adeguate. In quest’ottica, considerando tali manifestazioni atipiche in un quadro di SP, nonostante l’assenza anamnestica di crisi indotte da iperpiressia, è stata richiesta l’analisi molecolare del gene SCN1A, la cui mutazione è già stata descritta in 3 casi di SP con andamento atipico9, 10. Pur nell’importanza di rispettare i limiti nosografici delle Sindromi Epilettiche riconosciute, la descrizione di casi clinici dubbi, come il nostro, può essere utile per raggruppare quadri “ai limiti” delle sindromi note ed identificare (e definire) l’indicazione al trattamento, prognosi e approfondimenti diagnostici motivati, come si è già verificato per la BECTS. BIBLIOGRAFIA 1 Engel J.Jr. A proposed diagnostic scheme for people with epileptic seizures and with epilepsy: report of the ILAE task force on classification and terminology. Epilepsia 42:796-803, 2001. 6 Ohtsu M, Oguni H, Hayashi K et al. EEG in children with early-onset benign occipital seizure susceptibility syndrome: Panayiotopoulos Syndrome. Epilepsia 44: 435-442, 2003. 2 Ferrie CD, Caraballo R, Covanis A et al. Panayiotopoulos syndrome: a consensus view. Dev Med Child Neurol 48 :236-40, 2006. 7 Specchio N, Trivisano, Claps D et al. Documentation of autonomic seizures and autonomic status epilepticus with ictal EEG in Panayiotopoulos Syndrome. Epilepsy Behav 19: 383-393, 2010. 3 Michael M, Tsatsou K, Ferrie CD. Panayiotopoulos syndrome: an important childhood autonomic epilepsy to be differentiated from occipital epilepsy and acute non-epileptic disorders. Brain Dev 32:4-9, 2010. 8 Koutroumanidis M. Panayiotopoulos. Syndrome: an important electroclinical example of benign childhood system epilepsy. Epilepsia 48:1044-1053, 2007. 9 Grosso S., Orrico MD, Galli L et al. SCN1A mutation associated with atypical Panayiotopoulos syndrome. Neurology 69(6):609-611, 2007. 4 Panayiotopoulos CP, Michael M, Sanders S, Valeta T, Koutroumanidis M. Benign childhood focal epilepsies: assessment of established and newly recognized syndromes. Brain 131:2264-2286, 2008. 5 Specchio N, Trivisano M, Di Ciommo et al. Panayiotopoulos syndrome: a clinical, EEG and neuropsychological study of 93 consecutive patients. Epilepsia 51:2098-2107, 2010. 10 Livingston JH, Cross JH, Mclellan A et al. A novel inherited mutation in the voltage sensor region of SCN1A is associated with Panayiotopoulos syndrome in siblings and generalized epilepsy with febrile seizures plus. J Child Neurol 24(4):503-508, 2009. 153 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Epilessia parziale sintomatica e patologia vascolare acuta: descrizione di una casistica in età pediatrica Partial symptomatic epilepsy and acute vascular disease: a pediatric series R.Vittorini1, *C. Davico1, F. Torta1, M. Valerio1, E. Rainò1, *B. Bassi, M. Agostini2, P. Saracco2, G. Capizzi3 3 Dipartimento di Neuropsichiatria e Psicologia, S.C.D.U. Neurologia; 1Dipartimento di Neuropsichiatria e Psicologia, S.C.D.U. Neuropsichiatria Infantile; 2Dipartimento di Pediatria Specialistica, S.C.D.U. Pediatria I, A.S.O. OIRM - S. Anna Torino Università degli Studi di Torino Summary In this retrospective study we collected data on 74 patients discharged with a diagnosis of acute vascular disease (ischemic stroke or intraparenchimal haemorrage) or with a diagnosis of cerebral vascular malformation in our Pediatric Hospital Regina Margherita in Turin. Data on acute vascular injury (ischemic or haemorragic), EEG pattern at presentation, timing of seizures’ onset, subsequent development of epilepsy, association of epilepsy with the type of acute vascular injury and with timing of seizures’onset were collected. Our data show how- Introduzione Le crisi epilettiche in età pediatrica spesso rappresentano il sintomo di esordio di numerose patologie cerebrovascolari. In alcuni casi, in relazione all’eziopatogenesi dell’evento vascolare, le crisi possono essere limitate solo alla fase acuta. Esistono tuttavia diverse situazioni in cui le crisi si ripetono nel tempo e si può sviluppare, successivamente all’evento, un quadro di epilessia. In altri casi l’epilessia può rappresentare la sintomatologia principale della patologia cerebrovascolare, come nel caso seizures represent a common feature of vascular diseases of different origins: they can be the presenting symptom of the cerebro-vascular disease and be present in the evolution of the disease, representing a negative prognostic factor that impacts outcome and quality of life. Key words: epilepsy, vascular disease, stroke, Sturge Weber Syndrome, Klippel-Trenaunay Syndrome, artero-venous malformation, cavernoma, intraparenchimal haemorrage, childhood. delle sindromi neurocutanee associate a malformazioni vascolari cerebrali, ad esempio la sindrome di Sturge-Weber. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di valutare retrospetticamente la frequenza dell’epilessia e delle crisi sintomatiche acute in una popolazione in età pediatrica affetta da patologia cerebrovascolare di tipo ischemico, emorragico e/o malformativo. Materiali e metodi Sono stati ricercati tra i ricoveri ordinari e i Day Hospital effettuati presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita 154 EPILESSIA PARZIALE SINTOMATICA E PATOLOGIA VASCOLARE ACUTA: DESCRIZIONE DI UNA CASISTICA IN ETÀ PEDIATRICA di Torino nel periodo dal 2000 al 2010, i pazienti dimessi con diagnosi di patologia cerebrovascolare o sindromi congenite associate a patologia vascolare secondo i codici ICD IX delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) con esclusione del periodo neonatale per caratteristiche eziopatogenetiche sottostanti differenti e delle trombosi venose cerebrali. Tra questi sono stati selezionati i pazienti che avevano eseguito presso il Servizio di Neurologia almeno un esame EEG o una prestazione ambulatoriale. Dei casi così selezionati sono state analizzate le variabili demografiche, i dati relativi al tipo di patologia cerebrovascolare, all’età di esordio dell’evento vascolare acuto, ai pattern EEG in acuto (24-48 h dall’evento vascolare), all’epoca di comparsa delle crisi epilettiche (secondo la definizione ILAE 1993 in early onset, entro la prima settimana dall’evento, e late onset, dopo la prima settimana); all'eventuale successivo sviluppo di epilessia. Sono stati selezionati 74 pazienti con età media attuale di 15 ± 12,95 anni (range: 2-33 anni) con esordio dell’evento acuto all’età media di 6,51 ± 4,86 anni (range: 2 mesi-17 anni), 39 maschi e 35 femmine (Tab. 1). Risultati L’analisi della casistica ha permesso di ottenere i seguenti risultati: rispetto al tipo di evento vascolare cerebrale, si è osservato nel 53% dei casi (39/74 pazienti) un evento ischemico arterioso, ad eziologia eterogenea. Il 39% (29/74) ha presentato emorragia cerebrale intraparenchimale, di questi il 52% (15/29) ha presentato una malformazione artero-venosa (MAV), il 41% (12/29) un cavernoma, il 7% (2/29) ha presentato una Sindrome di Sturge Weber (SWS) (Fig. 1). Nel restante 8% (6/74) dei casi il sintomo d’esordio della DESCRIZIONE DELLA CASISTICA 74 soggetti Età media attuale 15 ± 12,95 anni (range: 2-33 anni) Età media all’esordio dell’evento acuto 6,51 ± 4,86 anni (range: 2 mesi-17 anni) Maschi 39 (52.7%) Femmine 35 (47.3%) Tab. 1 Fig. 1 - Tipo di evento vascolare acuto 155 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 patologia malformativa vascolare cerebrale è stata una crisi epilettica, non associata ad evento vascolare acuto rilevabile a livello neuroradiologico; si trattava di Sindrome di Sturge Weber in 4 soggetti, un soggetto ha presentato SWS associata a Sindrome di Klippel-Trenaunay (SKT) e un soggetto SKT isolata. Rispetto alla comparsa della sintomatologia critica, nel 39% (29/74) dei casi non si sono verificate crisi epilettiche; nel 38% (28/74) le crisi sono comparse entro la prima settimana dall’esordio (early-onset) e nel 18% dei casi (13/74) le crisi sono comparse dopo la prima settimana dall’esordio (late-onset). In 4 casi (5%) non era nota la presenza di crisi epilettiche (Fig. 2). L’EEG in acuto dopo l’evento vascolare era disponibile nel 53.8% (21/39) dei soggetti che hanno presentato ischemia e nel 68.9% (20/29) di quelli con emorragia. Si è osservata una percentuale maggiore di anomalie epilettiformi (6/20) nel sottogruppo con evento vascolare acuto di tipo emorragico rispetto al sottogruppo degli ischemici, (2/21). Nel sottogruppo degli emorragici inoltre si è osservato un pattern EEG di rallentamento senza differenze significative tra il focale e il diffuso (rispettivamente 4/20 e 6/20). Tra i soggetti che hanno presentato evento ischemico, il pattern EEG più frequentemente osservato è stato un rallentamento di tipo focale (11/21) (Fig. 3, a-b). Una sindrome epilettica cronica si è successivamente sviluppata nel 41% (30/74) dei pazienti; in particolare, hanno presentato epilessia il 75% (6/8) dei pazienti con SWS e KT, il 66.6% (10/15) di quelli con MAV, il 28.2% (11/39) di quelli con ischemia arteriosa ed il 25% (3/12) di quelli con cavernoma. In 4 casi (5%) il dato non era disponibile (Figg. 4 e 5).Tra i soggetti con crisi late-onset si è osservata la comparsa di una sindrome epilettica cronica nell’84.6% (11/13) dei pazienti mentre tra i soggetti con crisi earlyonset nel 67.8% (19/28) dei pazienti (Fig. 6). Fig. 2 - Epoca di comparsa della sintomatologia critica 18 11 6 2 2 Fig. 3a - EEG in acuto nei soggetti con evento ischemico (n=39) 156 EPILESSIA PARZIALE SINTOMATICA E PATOLOGIA VASCOLARE ACUTA: DESCRIZIONE DI UNA CASISTICA IN ETÀ PEDIATRICA 9 4 6 6 4 Fig. 3b - EEG in acuto nei soggetti con evento emorragico (n=29) Discussione La casistica analizzata si presenta estremamente eterogenea in quanto comprende eventi vascolari acuti a differente meccanismo eziopatogenetico sottostante. Il campione nel complesso è risultato composto da due eventi principali: ischemia arteriosa (53%) ed emorragia intraparenchimale (39%). In una percentuale minore dei casi (8%) l’evento all’esordio è stata una crisi epilettica senza riscontro di danno vascolare sottostante, quasi tutti con SWS. In accordo con i dati della letteratura su popolazioni in età pediatrica con eventi vascolari acuti1 è emerso come dato comune nella casistica analizzata nel presente studio un’elevata frequenza di crisi sintomatiche all’esordio (56% dei casi includendo le early-onset e le late-onset). Diversamente dall’adulto in cui gli eventi emorragici rappresentano un importante fattore di rischio per crisi in acuto, nel bambino il tipo di evento vascolare non sembra costituire un fattore di rischio per l’esordio con crisi epilettiche1. Da un punto di vista elettroencefalografico abbiamo osservato come le anomalie epilettiformi in acuto siano maggiormente espresse nei soggetti con evento emorragico, verosimilmente in accordo con il dato di maggior frequenza di comparsa di sindrome epilettica successiva; tra i soggetti con ischemia è maggiormente frequente il Fig. 4 - Sviluppo di epilessia riscontro di rallentamento focale dell’attività elettrica corrispondente all’area ischemica. In letteratura è riportato come un evento cerebrovascolare di tipo ischemico sia spesso associato alla comparsa di rallentamento dei ritmi, in diretta correlazione con la diminuzione del flusso ematico cerebrale. Le anomalie epilettiformi tuttavia si possono presentare sia negli eventi ischemici che in quelli emorragici, dove l’attività irritativa diretta dei metaboliti sanguigni gioca 157 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 28 5 2 11 6 9 10 3 Fig. 5 - Sviluppo di epilessia nelle varie categorie eziologiche 11 9 2 30 19 11 Fig. 6 - Sviluppo di epilessia tra i soggetti che hanno presentato crisi un ruolo fondamentale nell’abbassare la soglia epilettogena2. Nella nostra popolazione si è sviluppata una sindrome epilettica nel 41% dei soggetti con pregresso stroke, in accordo con la letteratura che riporta percentuali variabili dall’11 al 52.6%3,4. Tra questi, si è osservata una maggiore prevalenza tra i soggetti con crisi late-onset, le quali anche in letteratura vengono riportate come un fattore prognostico negativo5-7. Analogamente a quanto osservato nella nostra casistica, in letteratura vengono riportate percentuali elevate di epilessia nei pazienti con SWS8,9 anche senza il verificarsi di evento vascolare acuto. Rispetto alla patologia ischemica arteriosa, gli studi effettuati da Lee et al.7 e da Steinlin et al.11 riportano percentuali di sviluppo successivo di epilessia nel 25-30% dei casi con stroke ischemico, analoghe a quelle della nostra casistica. 158 EPILESSIA PARZIALE SINTOMATICA E PATOLOGIA VASCOLARE ACUTA: DESCRIZIONE DI UNA CASISTICA IN ETÀ PEDIATRICA Conclusioni I dati presentati, pur preliminari e molto eterogenei, sottolineano l'importanza degli eventi cerebrovascolari, anche in termini di prognosi a distanza rispetto allo sviluppo di epilessia, in età pediatrica; tali argomenti solo negli ultimi anni sono sempre più oggetto di studio nella letteratura scientifica, in particolare per quanto riguarda lo stroke ischemico. È importante sottolineare infatti come esista una relazione tra patologia vascolare e crisi epilettiche: la crisi può presentarsi sia all’esordio dell’evento, contribuendo alla determinazione della diagnosi, sia in fasi successive rappresentando un fattore prognostico negativo che ne può condizionare l’outcome e la qualità di vita. BIBLIOGRAFIA 1 Chadehumbe MA, Khatri P, Khoury JC, et Al. Seizures are common in the acute setting of childhood stroke: a population-based study. J Child Neurol. 24(1):9-12, 2009. 2 Myint PK, Staufenberg EFA, Sabathan K. Post stroke seizures and post stroke epilepsy. Postgrad Med J 82:568–572, 2006. 3 Yang JS, Park YD, Hartlage PL. Seizures associated with stroke in childhood. Pediatr Neurol. 12(2):136-8, 1995. 4 Wang LH, Young C, Lin HC. Strokes in children: a medical center-based study. Zhonghua Min Guo Xiao Er Ke Yi Xue Hui Za Zhi. 39:242-246, 1998. 5 Bladin CF, Alexandrov AV, Bellavance A, et Al. Seizures after stroke: a prospective multicenter study. Arch Neurol. 57(11):1617-22, 2000. 7 Lee YY, Lin JJ, Wong AM, et Al. Seizures in childhood ischemic stroke in Taiwan. Brain Dev. 31(4):294-9, 2009. 8 Pascual-Castroviejo I, Pascual-Pascual SI, Velazquez-Fragua R, Viaño J. Sturge-Weber syndrome: study of 55 patients. Can J Neurol Sci. 35(3):301-7, 2008. 9 Kossoff EH, Ferenc L, Comi AM. An infantile-onset, severe, yet sporadic seizure pattern is common in Sturge-Weber syndrome. Epilepsia. 50(9):2154-7, 2009. 10 Lynch JK. Cerebrovascular disorders in children. Curr Neurol Neurosci Rep. 4(2):129-38, 2004. 11 Steinlin M, Roellin K, Schroth G. Long-term follow-up after stroke in childhood. Eur J Pediatr. 163(4-5):245-50, 2004. 6 Dhanuka AK, Misra UK, Kalita J. Seizures after stroke: a prospective clinical study. Neurol India. 49(1):33-6, 2001. 159 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Encefalopatia epilettica da duplicazione 17p11.2: due pazienti con variante della sindrome di Potocki-Lupski o una nuova entità sindromica? Epileptic encephalopathy with 17p11.2 duplication: two patients with a variant of Potocki-Lupski syndrome or a new clinical entity? M. Asunis1, A. Nucaro2, F. Madeddu1, M. C. Serci1, C. Cianchetti1, D. Pruna1 1 Unità di Epilettologia e Clinica di NPI, AOU di Cagliari; 2 Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del CNR di Cagliari Summary In two patients with severe epileptic encephalopathy the array-CGH showed a microduplication 17p11.2 featuring the Potocki-Lupski syndrome in which epilepsy is not a key feature. The duplication contains three genes ALDH3A1, SLC47A2 and ULK2 that could contribute to the epileptic phenotype. Key words: Potocki-Lupski syndrome, 17p11.2 duplication, epileptic encephalopathy. Introduzione Materiali e metodi Molte encefalopatie epilettiche ad esordio nei primi anni di vita rimangono ancora senza una chiara eziologia nonostante i progressi nella genetica molecolare. Con l’espandersi della tecnica di array-CGH sono state evidenziate nuove correlazioni fenotipo-genotipo e nuove entità sindromiche. L’esame di array-CGH ci ha permesso di evidenziare, in due pazienti maschi (non imparentati) con encefalopatia epilettica e grave ritardo mentale, una microduplicazione 17p11.2 (Fig. 1) Paz.1 - Maschio, attualmente 15 anni. Dalla nascita è presente una grave ipotonia con difficoltà ad alimentarsi, ritardo di accrescimento e note dismorfiche. Si evidenzia successivamente un gravissimo ritardo mentale associato ad un disturbo dello spettro autistico. Negative estese indagini genetiche e metaboliche. All’età di 9 anni esordio di una epilessia rapidamente farmacoresistente con crisi pluriquotidiane a tipo spasmo, prevalenti al risveglio, spesso in grappoli e crisi toniche in sonno (pattern EEG lennox-like), associate ad un deterioramento comportamentale. (Fig. 2) Paz. 2 - Maschio, attualmente 5 anni. Dalla nascita è presente una grave ipotonia con difficoltà ad alimentarsi e ri- 160 ENCEFALOPATIA EPILETTICA DA DUPLICAZIONE 17P11.2: DUE PAZIENTI CON VARIANTE DELLA SINDROME DI POTOCKI-LUPSKI O UNA NUOVA ENTITÀ SINDROMICA? Fig. 1 - Array-CGH dei due pazienti Fig. 2 - EEG del paziente 1 161 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 tardo di accrescimento e note dismorfiche. Negative estese indagini genetiche e metaboliche. All’età di 2 anni e mezzo comparsa di grappoli di spasmi in flessione solo parzialmente controllati dalla terapia farmacologica; persistenza di sporadici spasmi quotidiani e crisi toniche in sonno (pattern EEG lennox-like). Si evidenzia successivamente un gravissimo ritardo mentale associato ad un disturbo dello spettro autistico. (Fig. 3) Risultati e conclusioni I nostri due pazienti condividono lo stesso fenotipo epilettico, caratterizzato da una severa encefalopatia epilettica ad esordio infantile con crisi polimorfe. L’esame di array-CGH ha permesso di evidenziare una microduplicazione 17p11.2 (BAC 134 Kb). Per escludere un polimorfismo sono stati studiati con la stessa tecnica anche i genitori con risultato negativo. Nella parte duplicata vi sono inclusi 3 geni: ALDH3A1(aldeide dehydrogenase dimeric NADP preferring), implicato nella detossificazione dell’acetaldeide alcol derivata1, duplicato al 20%; SLC47A2 (multidrug and toxin extrusion protein 2), scambiatore ionico presente nei tubuli renali che estrude i farmaci determinandone l'eliminazione2, duplicato al 98%; ULK2( serin/threonine-protein kinase), implicato nell'allungamento assonale3, è duplicato al 20%. La mutazione nei nostri pazienti è compresa nel sito cromosomico di 4 Mb che, se deleto, determina la sindrome di Smith-Magenis e se duplicato determina la sindrome di Potocki Lupski4,5. La sindrome di Potocki-Lupski (PLS) è una condizione recentemente riconosciuta ed associata a duplicazione 17p11.2 ed ha come caratteristiche cliniche principali una ipotonia presente dalla nascita con ritardo di accrescimento, ritardo mentale, autismo ed anomalie cardiovascolari4. Fig. 3 - EEG del paziente 2 162 ENCEFALOPATIA EPILETTICA DA DUPLICAZIONE 17P11.2: DUE PAZIENTI CON VARIANTE DELLA SINDROME DI POTOCKI-LUPSKI O UNA NUOVA ENTITÀ SINDROMICA? Nella Smith-Magenis l’epilessia, se pure presente in alcuni pz, non ne è una caratteristica principale. Nella Potocki-Lupski l’epilessia è un reperto occasionale e non viene menzionata tra i criteri della sindrome 4,6. La presenza nei nostri due pazienti di una severa encefalopatia epilettica, che ha determinato inoltre un grave peg- gioramento del quadro neurocomportamentale, supporta l’ipotesi che si tratti di una differente entità sindromica; ulteriori studi sono necessari per chiarire l’eventuale ruolo nelle encefalopatie epilettiche dei tre geni coinvolti nella duplicazione. BIBLIOGRAFIA 1 Parajuli B, Kimble-Hill AC, Khanna M, et al. Discovery of novel regulators of aldehyde dehydrogenase isoenzymes. Chem Biol Interact 191:153-8, 2011. of a Dosage-Sensitive Critical Interval That Can Convey an Autism Phenotype. Am J Hum Genet. 80:633-649, 2007. 2 Terada T, Inui K. Physiological and pharmacokinetic roles of H+/organic cation antiporters (MATE/SLC47A). Biochem Pharmacol 75:689-1689, 2008. 3 Tomoda T, Kim JH, Zhan C, Hatten ME. Role of Unc51.1 and its binding partners in CNS axon outgrowth. Genes Dev 18:541–558, 2004. 4 Potocki L, Bi W, Treadwell-Deering D, et al. Characterization of Potocki-Lupski Syndrome (dup(17)(p11.2p11.2)) and Delineation 5 Ricard G, Molina J, Chrast J, et al. Phenotypic Consequences of Copy Number Variation: Insights from Smith-Magenis and Potocki-Lupski Syndrome Mouse Models. PLoS Biology 8: e1000543, 2010 6 Zhang F, Potocki L, Sampson JB, et al. Identification of Uncommon Recurrent Potocki-Lupski Syndrome-Associated Duplications and the Distribution of Rearrangement Types and Mechanisms in PTLS. Am J Hum Genet. 86:462–470, 2010. 163 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Sindrome da delezione del 22q13.3: un caso associato ad epilessia farmacoresistente 22q13.3 deletion syndrome: a case with severe phenotype and drug-resistant epilepsy S. Cappanera, C. Passamonti, E. Cesaroni, N. Zamponi SOD Neuropsichiatria Infantile, Centro Regionale Contro L’Epilessia Infantile, Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti, Ancona Summary The 22q13.3 deletion syndrome is a chromosomal disease characterized by neonatal hypotonia, global developmental delay, absent to seriously delayed speech, and normal to accelerated growth. Many patients show other features like specific facial dysmorphism. Behaviour is autistic-like with important impairment of social interaction and communication and frequent characteristic conduct including mouthing or chewing. We describe a 11- years-old girl with clinical features and cytogenetic diagnosis of chromosome 22q13.3 deletion syndrome. Razionale e obiettivi La sindrome da delezione 22q13.3 è una cromosomopatia caratterizzata da ipotonia neonatale, ritardo globale dello sviluppo, linguaggio assente o gravemente ritardato, crescita normale o accelerata. Molti pazienti mostrano dismorfismi facciali o altre caratteristiche cliniche specifiche come mani grandi e unghie dei piedi displasiche. Il comportamento è simil-autistico con possibile diminuzione della percezione del dolore, frequente masticazione e movimenti della bocca1-3. The patient had a prior history of electrical status epilepticus during sleep that may have contributed to cognitive impairment. Finally we would like to stress that, contrary to the data in the literature, reporting an incidence of epilepsy in only 25% of cases, our patient has at present drug-resistant epilepsy. Key words: 22q13 deletion syndrome, autism, speech and language delay, epilepsy. L’epilessia è descritta solo nel 25% dei pazienti e, nella maggior parte dei casi, è di agevole gestione3-4. La diagnosi citogenetica si basa sull’evidenza di una delezione terminale o interstiziale del braccio lungo del cromosoma 22. Il presente lavoro descrive un caso di sindrome da delezione 22q13.3 con espressione fenotipica epilettica estremamente severa. Verrà discusso un possibile ruolo dell’epilessia nel deterioramento comportamentale e del linguaggio della paziente. 164 SINDROME DA DELEZIONE DEL 22Q13.3: UN CASO ASSOCIATO AD EPILESSIA FARMACORESISTENTE Materiali e metodi La paziente (età attuale: 11 anni) è nata a termine da gravidanza normodecorsa e parto con T.C. (P.N.: 2750 g. APGAR: 7-9). Dalle prime ore di vita si evidenziava un quadro di importante ipotonia per cui venivano eseguite indagini di approfondimento diagnostico (Cariotipo, genetica per S. di Angelman/Prader Willi/Williams, malattie neurometaboliche, EMG/ENG, ABR, RMN encefalo e midollo) tutte risultate nella norma. Col tempo si rendeva manifesto un quadro di grave ritardo mentale con tratti autistici. L’esame obiettivo evidenziava la presenza di dimorfismi come orecchie grandi e prominenti, ciglia lunghe, un piccolo angioma nelle regioni frontale e lombosacrale, piedi cavi. All’età di 4 anni si verifica il primo episodio critico, in iperpiressia, seguito da altre crisi febbrili pluriannuali, fino all'età di 7 anni. L’EEG evidenziava la presenza di anomalie focali nelle regioni temporali bilaterali, sub continue in sonno, per cui veniva posta diagnosi di S. di Landau Kleffner e iniziato trattamento con acido valproico, successivamente sostituito con topiramato. Dai 4 a 7 anni di età la paziente presentava un ulteriore deterioramento del linguaggio con una evoluzione graduale verso un’afasia completa e comparsa di importante ipercinesia, deficit di attenzione e iperattività. A 8 anni veniva sospesa la terapia antiepilettica. A 11 anni la paziente iniziava nuovamente a presentare episodi critici plurigiornalieri caratterizzati da: arresto psicomotorio, deviazione dello sguardo a destra, automatismi orali, polipnea, motivo per cui veniva di nuovo iniziato trattamento farmacologico (CLB, LEV,VPA) senza alcun miglioramento clinico. L’EEG al momento attuale è caratterizzato da anomalie bifrontocentrali, nettamente incrementate nella fase di sonno. Lo studio array-CGH ha rivelato la presenza di una delezione terminale nel cromosoma 22q.13.33. Discussione e conclusioni In linea con quanto riportato in letteratura, la diagnosi è avvenuta con importante ritardo, alla luce della non-specificità del quadro clinico. Il quadro elettroencefalografico emerso ad un certo punto della storia clinica della paziente, avente le caratteristiche tipiche della sindrome di Landau-Kleffner, può aver contribuito al deterioramento del linguaggio della paziente. Infine, contrariamente ai dati presenti in letteratura, che riportano un’incidenza di epilessia non particolarmente severa solo nel 25% dei pazienti, la nostra bambina presenta al momento attuale un’epilessia farmacoresistente. BIBLIOGRAFIA 1 Phelan K. 22q13.3 Deletion Syndrome. In: Pagon RA, Bird TD et al editors. Gene Reviews [Internet]. University of Washington, Seattle; Oct 25, 1993-2007. 2 Cusmano-Ozog K, Manning MA, Hoyme HE: 22q13. 3 deletion syndrome: a recognizable malformation syndrome associated with marked speech and language delay. Am J Med Genet C Semin Med Genet. 145C: 393–398, 2007. 3 Phelan MC. Deletion 22q13.3 syndrome. Orphanet J Rare Dis. 27; 3:14, 2008. 4 Chen CP, Lin SP et al. A de novo 7.9 Mb deletion in 22q13.2qter in a boy with autistic features, epilepsy, developmental delay, atopic dermatitis and abnormal immunological findings. Eur J Med Genet. Sep-Oct;53(5):329-32, 2010. 165 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Soglia epilettogena e leptina nei ratti Wistar in dieta chetogena Seizure threshold and leptin in Wistar rats in the ketogenic diet A. D’Aniello1, D. Fortunato1, T. Messana1, C.D. Rippa1, A. Pascotto1, G. Coppola2 1 Clinica di Neuropsichiatria Infantile, Seconda Università degli Studi di Napoli, Napoli Neuropsichiatria Infantile, Università degli Studi di Salerno, Salerno 2 Summary Several studies have shown the ketogenic diet to increase seizure threshold and, more recently, the anticonvulsant role of leptin has been reported in acute experimental models in rodents. Our study aims to compare leptin serum levels in rats on ketogenic diet versus free diet, and before and after PTZ- or kainic acid-induced seizures. Twenty-five, 4-week-old male wistar rats, were divided into three groups and fed for 4 weeks. The first group (KDN) was fed the ketogenic diet ad libitum, the second group (KDR) was given a calorie-restricted ketogenic diet, and the third one (FD) was on a Introduzione Numerosi studi hanno dimostrato che la dieta chetogena eleva la soglia convulsivante1-5 ed innalza i livelli sierici di leptina6. Più recentemente, altri autori hanno evidenziato l’azione neuro-protettiva7 ed anticonvulsivante di questo ormone in modelli sperimentali di crisi in acuto, sia generalizzate che focali, indotte dalla somministrazione di agenti convulsivanti8-10. La leptina è una proteina di 16 Kd, codificata dal gene ob, e sintetizzata primariamente nel tessuto adiposo11 ed in minor misura in altri tessuti come la placenta ed il feto12, il muscolo scheletrico13, il cuore14 e lo stomaco15. free diet. All animals were video-recorded to check the latency and duration of individual seizure types. The ketogenic diet resulted in a reduced weight gain and a significant increase in serum leptin. PTZ-induced seizures at doses of 70 and 80 mg/kg led to a “consumption” of serum leptin. The significance of this “consumption” in presently unknown. Nonetheless, a potential anticonvulsant role of leptin cannot be ruled out. Key words: epilepsy, ketogenic diet, leptin, seizure threshold, Wistar rats. Ci sono, anche, evidenze di una sintesi intracerebrale16. Interviene, principalmente, nella regolazione omeostatica del peso corporeo attraverso l’inibizione dell’appetito e potrebbe avere un ruolo importante nell’obesità11; 17. Si tratta di un ormone capace di attraversare la barriera ematoencefalica mediante specifici meccanismi di trasporto18. A livello cerebrale la sua azione si esplica, molto probabilmente, a livello ipotalamico attraverso l’inibizione del nucleo arcuato7. In aggiunta al suo ruolo sull’omeostasi del peso corporeo, la leptina ha significativi effetti anche sulla riproduzione, sulla termogenesi, sulla plasticità sinaptica19 e, più recentemente, si sono scoperti i suoi effetti 166 SOGLIA EPILETTOGENA E LEPTINA NEI RATTI WISTAR IN DIETA CHETOGENA neuro-protettivi in differenti regioni cerebrali colpite da processi degenerativi20-21. Il nostro studio si propone di valutare: 1) come variano i livelli sierici di leptina in ratti alimentati con dieta chetogena (KD) rispetto ai ratti in dieta libera (FD); 2) se vi sono variazioni dei livelli ematici di questo ormone, prima e dopo le crisi, in modelli sperimentali di epilessia generalizzata indotta dalla somministrazione di agenti convulsivanti quali il Pentilentetrazolo (PTZ) e l’ Acido Kainico (KA). adottata per il KA (Sigma Chemical Co.) somministrato alle dosi di 8 - 10 e 12 mg/Kg. Un uguale volume di soluzione fisiologica è stato somministrato nel gruppo di controllo che non riceveva il chemo-convulsivante. Tutti gli animali, dopo la somministrazione degli agenti convulsivanti o della soluzione fisiologica, sono stati video-registrati per 30 minuti al fine di verificare la latenza e la durata dei singoli stadi critici (22-23). Gli esperimenti sono stati condotti dalle ore 13.00 alle ore 17.00 al fine di minimizzare i possibili effetti della variazione del ritmo circadiano. I dati sono stati elaborati mediante il Wilcoxon Rank Sum Test e il tTest. È stata considerata significativa una p=<0.05 Materiali e metodi Venticinque ratti maschi del ceppo Wistar, di 4 settimane di vita, sono stati posti in gabbie di policarbonato ad una temperatura di 25°C e con un alternanza del ciclo lucebuio di 12 ore come stabilito dal protocollo di sperimentazione, precedentemente approvato dal Comitato Etico locale. Dopo 72 ore dal loro arrivo, gli animali sono stati randomizzati in tre gruppi e alimentati per altre 4 settimane. Il primo gruppo (KDN), costituito da 5 ratti, è stato alimentato con dieta chetogena ad libitum, il secondo (KDR) di altri 5 ratti con dieta chetogena in restrizione calorica (90% del fabbisogno giornaliero secondo i criteri della dieta classica), ed il terzo gruppo (FD), costituito da 15 animali, con una normale dieta per roditori ad libitum. A tutti veniva fornita acqua senza restrizione. Gli animali sono stati sottoposti a prelievi seriati per il dosaggio della leptina sierica: 72 ore dopo il loro arrivo, ossia prima dell’inizio delle rispettive diete (T0); dopo 4 settimane di alimentazione, ossia 24 ore prima della somministrazione del chemo-convulsivante (T1) ed immediatamente dopo il sacrificio (T2). La leptina è stata dosata su sangue prelevato dalla vena caudale e, contemporaneamente, è stata valutata sia la glicemia che la chetonemia. I campioni sono stati dosati tramite l’utilizzo dello statsite meter. Dopo 4 settimane di alimentazione, i ratti sono stati testati mediante inoculazione sottocute di PTZ, KA o soluzione fisiologica. Il PTZ (Sigma Chemical Co.) è stato sciolto in una soluzione salina batteriostatica (Abbott) alla concentrazione di 10 mg/ml e iniettato sottocute nel collo a differenti dosaggi: 30 - 50 - 70 e 80 mg/Kg. Identica procedura è stata Risultati Dopo 4 settimane di alimentazione tutti gli animali hanno avuto incremento ponderale (Fig. 1). Al T0 il peso medio dei ratti era 107gr mentre al T1 era di 116gr per i ratti del gruppo KDR, di 148gr per quelli del gruppo KDN e di 248gr per i ratti del gruppo FD. Pertanto, i ratti in KD, sia in restrizione calorica che ad libitum, hanno mostrato un incremento ponderale inferiore rispetto a quelli alimentati con dieta libera. Inoltre, in tutti gli animali, dopo le 4 settimane di dieta si è riscontrato un incremento “relativo” dei livelli ematici di leptina (Fig. 2). Nello specifico, al T0 la media dei livelli sierici di leptina era di 2.3ng/ml mentre al T1 era di 4.4, 6.7 e 8.6ng/ml rispettivamente nei ratti del gruppo KRD, KDN e FD. Pertanto, l’incremento maggiore si è avuto nei ratti del gruppo FD. In questi animali, però, a differenza dei ratti in KD, il peso corporeo era fortemente aumentato rispetto al peso iniziale (Fig. 1) ed essendo la leptina una proteina sintetizzata primariamente nel tessuto adiposo, ci è sembrato opportuno valutare l’incremento “assoluto” della leptina sierica, espresso come il rapporto tra la media dei livelli sierici di leptina e la media dei pesi corporei dei ratti al T0 e T1. I risultati (Fig. 3) evidenziano che i livelli sierici di leptina significativamente più elevati sono stati riscontrati nei ratti in KD ed in particolare nel gruppo KDN (p<0.01). La seconda parte del nostro esperimento si proponeva di valutare come variano i livelli sierici di leptina prima e dopo la crisi, in modelli sperimentali di crisi generalizzate in acuto, indotte dalla somministrazione di PTZ e KA, paragonando i dati ottenuti 167 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 con un gruppo di controllo a cui veniva somministrata una uguale quantità di soluzione fisiologica. Tutti i ratti appartenevano al gruppo FD. In questo modo abbiamo potuto escludere che i risultati ottenuti dipendessero dal tipo di dieta, dall’agente convulsivante usato o dal sacrificio. I risultati illustrati nella Figura 4 mostrano che, nei ratti testati con PTZ alle dosi di 70 e 80 mg/Kg, dopo 30 minuti dalla somministrazione del pro-convulsivante (T2), si ha una significativa riduzione dei livelli sierici della leptina passando dagli 11.2 ng/ml (al T1) a 9.2 ng/ml al T2 (p<0.01). Tutti i ratti testati, nei 30 minuti di video-osservazione, hanno avuto crisi clinicamente evidenti. Al contrario, nessuna variazione significativa dei livelli sierici della leptina è stata riscontrata sia nei ratti trattati con PTZ alle dosi di 30 e 50 mg/Kg, che in quelli testati con Acido Kainico alle dosi di 8-10-12 mg/Kg o soluzione fisiologica ((in questi ultimi il valore medio dei livelli ematici della leptina si è ridotto da 6.6 a 6.4 ng/ml, dato statisticamente non significativo). Questi animali, nei 30 minuti di video-osservazione, non hanno mostrato crisi clinicap<0,001 Media dei pesi corporei (g) 300 200 p<0,001 p<0,001 100 Peso T0 KDR KDN Peso T1 FD 0 Fig. 1 - Media dei pesi corporei (g) a T0 e T1 in ratti Wistar di 4 settimane di vita Media livelli sierici di Leptina (ng/ml) 10 p<0,01 p<0,01 8 6 p<0,05 4 2 Leptina T0 KDR 0 Fig. 2 - Media dei livelli sierici di Leptina a T0 e T1 in ratti Wistar di 4 settimane di vita 168 KDN Leptina T1 FD SOGLIA EPILETTOGENA E LEPTINA NEI RATTI WISTAR IN DIETA CHETOGENA mente evidenti. In conclusione, solo nei ratti trattati con PTZ, alle dosi di 70 e 80 mg/Kg, si ha una riduzione dei livelli sierici di leptina tra prima (T1) e dopo (T2) la crisi. Discussione e conclusioni Nel nostro esperimento, i ratti in dieta chetogena hanno mostrato un ridotto accrescimento ponderale rispetto ai ratti a dieta libera (Fig. 1). Inoltre, dopo 4 settimane di alimentazione, i livelli sierici di leptina sono risultati maggiormente elevati nei ratti a dieta libera (Fig. 2). In questi animali, però, il peso corporeo era fortemente aumentato rispetto al peso iniziale, e ciò non si era verificato nei ratti in KD, ed essendo la leptina una proteina sintetizzata primariamente nel tessuto adiposo, ci è sembrato opportuno valutare l’incremento “assoluto” della leptina sierica, espresso come il rapporto tra la media dei livelli sierici di leptina e la media dei pesi corporei dei ratti al T0 e T1. I risultati mostrano che i livelli sierici di leptina significativamente più elevati sono stati riscontrati nei ratti in KD ed in particolare nel gruppo KDN (Fig. 3). 0,06 Media livelli sierici di Leptina/ media peso (nmol/g) p<0,01 0,05 p<0,05 0,04 p<NS 0,03 0,02 0,01 Leptina/ peso T0 KDR KDN Leptina/ peso T1 FD 0 Media livelli sierici di Leptina (ng/ml) Fig. 3 - Media dei livelli sierici di Leptina/Media Peso a T0 e T1 in ratti Wistar di 4 settimane di vita 16 T1 T2 12 p<0,01 p<NS 8 4 0 30-50 PTZ 70-80 PTZ 8-10-12 KA Fisiologica Fig. 4 - Media dei livelli sierici di Leptina a T1 e T2 in ratti Wistar di 8 settimane di vita, dopo 30’ dalla somministrazione di PTZ-KA e fisiologica 169 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Tale dato, conferma che, nei ratti, la dieta chetogena eleva i livelli sierici di leptina6. Infine, nel modello di epilessia generalizzata in acuto, indotta dalla somministrazione sottocutanea di PTZ, alle dosi di 70-80 mg/Kg, tutti gli animali, nei 30 minuti di video-osservazione, hanno avuto crisi clinicamente evidenti con una riduzione significativa dei livelli sierici di leptina dopo 30 minuti dalla somministrazione dell’agente pro-convulsivante (Fig. 4). Al contrario, nessuna variazione significativa dei livelli sierici di leptina è stata riscontrata al T2, sia nei ratti trattati con PTZ (30 - 50 mg/Kg), che in quelli testati con KA (8-10-12 mg/Kg) o soluzione fisiologica (Fig. 4). Questi animali non hanno mostrato crisi clinicamente evidenti nei 30 minuti di video-osservazione. Pertanto, abbiamo ipotizzato che la crisi ha determinato un “consu- mo” di leptina. Il significato di questo “consumo” ancora non è noto, ma possiamo escludere che sia legato al sacrificio (di fatto tale riduzione non è stata riscontrata in tutti gli animali) o all’uso di un agente convulsivante usato (poiché la riduzione dei livelli sierici di leptina non si è avuta nel gruppo trattato con KA). Possiamo supporre che, nei modelli di crisi generalizzate in acuto, la leptina potrebbe svolgere un’azione anticonvulsivante “opponendosi” alla crisi e ciò potrebbe provocarne il “consumo” durante l’evento critico. Tenuto conto che la dieta chetogena rappresenta una possibile opzione terapeutica nella terapia delle epilessie farmaco-resistenti1-5 e che essa eleva i livelli di leptina sierica6, presumibilmente, la leptina potrebbe rappresentare un altro possibile meccanismo attraverso cui la dieta chetogena esplica la sua azione anticonvulsivante. BIBLIOGRAFIA 1 Freeman J, Veggiotti P, Lanzi G et al. The ketogenic diet: from molecular mechanisms to clinical effects. 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Leptin gene expression in the brain and pituitary gland. Endocrinology 140:5995–5998, 1999. 5 Noh HS, Kim YS, Cho WS. Neuroprotective effects of the ketogenic diet. Epilepsia 49 Suppl 8:120-3; November 2008. 17 Pelleymounter MA, Cullen MJ, Baker MB et al. Effects of the Obese Gene-Product on Body-Weight Regulation in Ob/Ob. Mice. Science 269:540–543, 1995. 6 Thio LL, Erbayat-Altay E, Rensing N, and Yamada KA. Leptin Contributes to Slower Weight Gain in Juvenile Rodents on a Ketogenic Diet. Pediatric Research 60, No. 4, pp: 413-417; 2006. 18 Kurrimbux D, Gaffen Z, Farrell CL et al. The involvement of the bloodbrain and the blood-cerebrospinal fluid barriers in the distribution of leptin into and out of the rat brain. Neuroscience 123:527–536, 2004. 7 Signore AP, Zhang F, Weng Z, Gao Y et al. Leptin Neuroprotection in the Central Nervous System: Mechanisms and Therapeutic Potentials. Journal of Neurochemistry 106(5): 1977–1990; September 2008. 19 Shanley LJ, Irving AJ, Harvey J. Leptin enhances NMDA receptor function and modulates hippocampal synaptic plasticity. The Journal of Neuroscience 15; 21(24), 2001. 8 Diano S and Horvath TL. Anticonvulsant effects of leptin in epilepsy. The Journal of Clinical Investigation Vol. 118, No 1; pp: 26-28; January 2008. 20 Weng Z, Signore AP, Gao Y et al. Leptin protects against 6hydroxydopamine-induced dopaminergic cell death via mitogenactivated protein kinase signaling. The Jorunal of Biological Chemistry 282:34479–34491, 2007. 9 Erbayat-Altay E, Yamada KA, Wong M and Thio LL. Increased severity of pentylenetetrazol induced seizures in leptin deficient ob/ob mice. Neuroscience Letters 433; pp 82–86; 2008. 21 Zhang F, Wang SP, Signore AP et al. Neuroprotective effects of leptin against ischemic injury induced by oxygen-glucose deprivation and transient cerebral ischemia. Stroke 38:2329–2336, 2007. 10 Xu L, Rensing N, Feng Yang X, Zhang HX, Thio LL et al. Leptin inhibits 4aminopyridine– and pentylenetetrazole–induced seizures and AMPAR-mediated synaptic transmission in rodents. The Journal of Clinical Investigation, Vol. 118 Nor 1: 272–280, 2008. 11 Halaas JL, Gajiwala KS, Maffei M et al. Weight-Reducing Effects of the Plasma-Protein Encoded by the Obese. Gene Science 269:543–546, 1995. 22 Löscher W. The Pharmacokinetics of Antiepileptic Drugs in Rats: Consequences for Maintaining Effective Drug Levels during Prolonged Drug Administration in Rat Models of Epilepsy. Epilepsia 48(7):1245– 1258, 2007. 12 Hoggard N, Hunter L, Duncan JS et al. Leptin and leptin receptor mRNA and protein expression in the murine fetus and placenta. Proceedings of the National Academy of Sciences of United States Of America 94:11073–11078, 1997. 23 Löscher W, Wahnschaffe U, Hönack D et al. Effects of valproate and E-2en-valproate on functional and morphological parameters of rat liver. I. Biochemical, histopathological and pharmacokinetic studies. Epilepsy Research Dec 13(3):187-98, 1992. 170 “Tripla corteccia” e agenesia del corpo calloso associate a delezione del cromosoma Xq22.3 “Triple cortex” and corpus callosum agenesis associated with a deletion on chromosome Xq22.3 J. Galli1, L. Pinelli2, P. Accorsi1, P. Finelli3, A. Tiberti1, L. Tassi4, L. Giordano1 1 UONPIA, Spedali Civili, Brescia; 2Neuroradiologia, Spedali Civili, Brescia; 3IRCCS-Istituto Auxologico Italiano Cusano Milanino (MI); Centro Chirurgia dell’Epilessia “C. Munari”, Ospedale Niguarda, Milano 4 Summary We describe a 26-year-old girl with intractable focal epilepsy, spastic tetraparesis, severe mental retardation, agenesis of the corpus callosum and two subcortical bands of heterotopic neurons (triple cortex?). The array-CGH analysis showed a deleted chromosomal segment on Xq22.3 that contains the PAK3 gene, which is involved in synapse formation and related to cognitive deficit,3 and part of DCX gene that causes X-linked lissencephaly or subcortical band heterotopia1,2. Introduzione I geni DCX (Cr X q22.3-q23) e LIS1 (Cr 17p13.3) codificano due proteine, rispettivamente doublecortin e LIS1, che interagisco con la migrazione neuronale durante lo sviluppo cerebrale1. Quando la quantità di queste proteine è deficitaria, i neuroni arrestano prematuramente la loro migrazione in una posizione eterotopica, all’interno di uno spetto di malformazioni corticali che variano dalla lissencefalia (LIS) alla eterotopia a bande subcorticali (SBH). Anomalie di DCX sono state segnalate nel 90% delle femmine e nel 30% dei maschi con SBH e approssimativamente nel 38% dei maschi e molto raramente nelle femmine con LIS 2. L’epilessia è presente in circa il 90% delle SBH2. L’esordio si colloca nella prima decade di vita, Our study appears to be the first work in literature that describes this type of brain malformation. The extreme complexity of phenotype (clinical pictures and neuroimaging) in our patient could be explained by the synergic effect and combined loss of two genes. Key words: subcortical band heterotopia, PAK3 gene, DCX gene le crisi possono essere generalizzate o parziali, farmacoresistenti o ben controllate dalla terapia. La diagnosi di SBH è neuroradiologica: banda di sostanza grigia sottocorticale con uno di sostanza bianca interposto2. In letteratura sono stati segnalati esclusivamente casi con un unico strato sottocorticale di neuroni eterotopici. Caso clinico Ragazza di 26 anni con epilessia farmacoresistente, tetraparesi spastica, ritardo del linguaggio e ritardo mentale. Anamnesi familiare e fisiologica nella norma. A 33 mesi comparsa di crisi parziali (clonie emilato sx, paresi postcritica), pluriquotidiane. Negli anni somministrati numerosi farmaci antiepilettici. 171 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Attualmente presenta crisi in sonno (apertura occhi, movimenti arto inferiore sx e ipomobilità emilato dx, a volte con componente tonica arti superiori) e in veglia (deviazione capo e tronco a sx, ipomobilità emilato dx). La frequenza critica si è nettamente ridotta dopo l’impianto di stimolatore vagale. EEG: assenza di attività fisiologica con punte lente e punte-onde asincrone nelle aree fronto-centro-temporali di sx e temporali dx in veglia; fusi bilaterali e sincroni con punte e punte-onda indipendenti in sonno. Esami ematochimici e metabolici: nella norma. Studio genetico molecolare: cariotipo, telomeri e ricerca di mutazioni di DCX e LIS1 nella norma. CGH-array: delezione del segmento q22.3 del Cr X con conseguente intera perdita del gene PAK3 e interruzione del gene DCX.Tale delezione è stata esclusa nella madre e nel fratello. Neuroimaging: RMN encefalo con agenesia del corpo calloso e “tripla corteccia”, malformazione corticale mai segnalata in letteratura (Fig.1). potrebbe essere giustificato dall’effetto sinergico derivato dalla combinazione di ben due deficit proteici, entrambi coinvolti nello sviluppo cerebrale: PAK3 implicata nella genesi del network di connessioni cerebrali e DCK nel processo di migrazione neuronale. Discussione e conclusioni Il gene PAK3 codifica per una proteina coinvolta nella plasticità sinaptica e sue mutazioni sono associate a ritardo mentale x-linked non sindromico3. L’estrema severità del quadro clinico e neuroradiologico della nostra paziente Fig. 1 - RM encefalo: due strati di eterotopia subcorticale “tripla corteccia” BIBLIOGRAFIA 1 Gleeson J, Lin P, Flanagan L, Wash Cl. Doublecortin is a microtubuleassociated protein and is expressed widely by migrating neurons. Neuron, 23:257-71, 1999 3 Boda B, Alberi S, Nikonenko I et al. The mental retardation protein PAK3 contributes to synapse formation and plasticity in hippocampus. J Neurosci, 24:10816-25, 2004 2 Dobyns WB. The clinical patterns and molecular genetics of lissencefaly and subcortical band heterotopia. Epilepsia, 52:5-9, 2010 172 Epilessia generalizzata idiopatica con stati di male mioclonici palpebrali e duplicazione 7q31 coinvolgente KCND2 Idiopathic generalized epilepsy with eyelid myoclonic status and 7q31 duplication involving KCND2 gene L. Santulli1, A. Coppola1, M. Pezzella2, R. Paravidino2,3, L. Del Gaudio1, C. Ciampa1, S. Striano1, F. Zara2, P. Striano2 1 Centro Epilessia, Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università Federico II, Napoli; 2Unità di Malattie Muscolari e Neurodegenerative, Università di Genova, Istituto “G. Gaslini”, Genova; 3Laboratorio di Citogenetica, Ospedali Galliera, Genova Summary We describe a 15-year-old female patient with epilepsy characterized by eyelid myoclonias and frequent myoclonic status and susceptibility to sinus tachycardia. Her mother also presented two generalized tonic-clonic seizures in adult age. Microarray comparative genomic hybridization (a-CGH) restricted for ion channels showed a 7q31 duplication, Introduzione Le più comuni sindromi epilettiche, come le epilessie generalizzate idiopatiche, riconoscono una base genetica complessa, nel cui ambito vari loci genetici di suscettibilità vengono via via identificati. Per alcune sindromi epilettiche, peraltro con espressione fenotipica estremamente variabile, sono stati ad oggi identificati alcuni geni malattia, quasi esclusivamente codificanti per canali ionici1. Ad esempio mutazioni nei geni che codificano alcuni canali del K+ voltaggio-dipendenti (KCNQ2 e KCNQ3) sono responsabili delle crisi neonatali benigne. D’altra parte mutazioni in canali del K+ (KCNQ1, KCNH2) sono notoriamente associate a sindrome del QT lungo ed aritmogenesi, in quadri fenotipici in cui frequente è la co- involving KCND2, in both the proband and her mother. KCND2 encodes a voltage-gated potassium channel subunit, which is expressed both in myocardiocytes and in neurons. Key words: epilepsy, ion channels, myoclonic status, sinus tachycardia morbidità con epilessia2. Descriviamo il caso clinico di una paziente affetta da epilessia generalizzata idiopatica, con frequenti stati di male mioclonico, in cui è stata dimostrata con metodica array-CGH custom la presenza di una duplicazione 7q31, coinvolgente il canale ionico KCND2, espresso a livello cardiaco ed encefalico. Caso clinico M., 15 anni, è una paziente di sesso femminile, ultima di quattro germani sani, nata prematura, con una storia di distress respiratorio alla nascita. In anamnesi patologica remota da segnalare una meningite a liquor limpido a pochi mesi, guarita senza reliquati. Lo sviluppo psicomotorio è stato nella norma. 173 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 1 - EEG critico: PO ritmiche generalizzate a frequenza appena superiore a 3 c/sec, concomitanti a ritmiche mioclonie del capo, con possibile minima alterazione del contatto. L’anamnesi familiare è muta fatta eccezione per la madre, che proprio durante il parto di M. ha presentato una crisi convulsiva, consi-derata inizialmente sintomatica. M. ha presentato un esordio della sintomatologia clinica a 5 anni con mioclonie palpebrali. A 10 anni, primo stato di male mioclonico palpebrale. All’epoca la paziente presentava un tratto EEG caratterizzato da complessi PPO genera-lizzati a 3-4 c/sec spontanei e raramente in corso di SLI. La paziente era in trattamento con TPM e VPA. Da allora, è stata trattata con vari FAE (TPM,VPA, LEV, LTG), ottenen-do solo un parziale beneficio associando il VPA e la LTG.Vengono registrati numerosi episodi caratterizzati da mioclonie palpebrali o mioclonie ritmiche del capo, con possibile minima alterazione del contatto associati a PO o PPO ritmiche a frequenza appena superiore a 3 c/sec (Fig. 1). Si ripetono inoltre alcuni episodi di stati di male mioclonico, in un’occasione caratterizzato da mioclonie palpebrali e tachicardia. Il quadro clinico si è accompagnato anche a peggioramento delle performances scolastiche. È stato effettuato anche uno studio cardiologico con un ecocardiogramma risultato nella norma, un Hol- ter-ECG che ha evidenziato un’instabilità del tratto R-R e una frequenza cardiaca (FC) media 90 bpm ed una prova da sforzo che ha evidenziato un rapido incremento cronotropo a sforzi submassimali, con lento recupero successivo della FC e della pressione arteriosa basali. Nel 2009 la madre ha presentato una nuova crisi generalizzata non provocata ed episodi di tachicardia sinusale. Genetica Lo studio genetico, effettuato mediante array-CGH custom per i canali ionici, ha evidenziato sia nella paziente che nella madre una duplicazione 7q31, coinvolgente il gene KCND2 (Fig. 2). Quest’ultimo codifica per una subunità di una sottofamiglia di canali del potassio voltaggio dipendenti, K4.2, espressi nei cardiomiociti e a livello somadendritico dei neuroni. A livello cardiaco contribuisce alla fase di ripolarizzazione precoce miocardica2; a livello neuronale è espressa soprattutto a livello del soma e dei dendriti delle cellule piramidali dell’ippocampo, dove generando correnti di tipo A modula l’eccitabilità3. 174 EPILESSIA GENERALIZZATA IDIOPATICA CON STATI DI MALE MIOCLONICI PALPEBRALI E DUPLICAZIONE 7Q31 COINVOLGENTE KCND2 Fig. 2 - Array-CGH custom: duplicazione 7q31 (653.7 Mb) Discussione e conclusioni La nostra paziente presenta una epilessia generalizzata con caratteristiche cliniche ed elettroencefalografiche peculiari ed una spiccata tendenza alla tachicardia sinusale. Pur potendo potenzialmente contribuire a fenomeni di aritmogenesi, non sono ad oggi riportate mutazioni di KCND2 in pazienti con QT lungo o sindrome di Brugada; tuttavia in modelli murini alterazioni del canale sembrano predisporre ad una maggiore suscettibilità alle tachiaritmie2,4. La sua espressione è ridotta in alcuni modelli murini di epilessia e il canale risulta down-regolato in corso di stato di male convulsivo indotto sperimental- mente3. Una mutazione con loss of function di KCND2 è riportata in letteratura in una paziente con epilessia del lobo temporale5. Il caso presenta un duplice interesse in quanto da una parte ha evidenziato una nuova mutazione potenzialmente patogenetica, che è trasmessa da madre a figlia con espressione fenotipica variabile; dall’altra la stessa potrebbe giustificare le anomalie evidenziate allo studio cardiologico. L’ipotesi di una canalopatia con coinvolgimento encefalico e miocardico potrebbe spiegare anche il peculiare fenotipo epilettico, non completamente ascrivibile a nessun quadro sindromico noto. BIBLIOGRAFIA increased susceptibility to convulsant stimulation. Epilepsia, 50:17411751, 2009. 1 Lu Y, Wang X. Genes associated with idiopathic epilepsies: a current overview. Neurol Res, 31:135-143, 2009. 2 Frank-Hansen R, Larsen LA, Andersen P, et al. Mutations in the genes KCND2 and KCND3 encoding the ion channels Kv4.2 and Kv4.3, conducting the cardiac fast transient outward current (ITO,f), are not a frequent cause of long QT syndrome. Clin Chim Acta, 351:95-100, 2005. 3 Barnwell LF, Lugo JN, Lee WL, et al. Kv4.2 knockout mice demonstrate 4 Kuo HC, Cheng CF, Clark RB, et al. A defect in the Kv channel-interacting protein 2 (KChIP2) gene leads to a complete loss of I(to) and confers susceptibility to ventricular tachycardia. Cell 107:801-813, 2001. 5 Singh B, Ogiwara I, Kaneda M, et al. Kv4.2 truncation mutation in a patient with temporal lobe epilepsy Neurobiol Dis, 24:245-253, 2006. 175 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Cromosoma 17 ad anello ed epilessia: report di due fratelli con fenotipo clinico discordante Ring chromosome 17 and epilepsy: report of two brothers with different fenotype C. Serpino, T. Francavilla, A. La Neve, M. Pezzella, N. Pietrafusa, V. Durante, G. Pontrelli, T. Lisi, M. Ladogana, P. Lamberti, G. Boero1, P. Striano2 Centro per l’Epilessie, Clinica Neurologica Amaducci, Università di Bari 1 S.C. di Neurologia, Ospedale SS. Annunziata,Taranto; 2Dipartimento di neuroscienze, Istituto G. Gaslini, Genova Summary We describe two brothers with ring chromosome 17 presenting very different fenotypes. The first one is a 27 years-old female affected by refractory epilepsy, psychomotor impairment, dysmorphic features, milk and coffee skin spots; the brain MRI showed focal dysplasia in the right frontal lobe. Introduzione Il cromosoma 17 ad anello è una rara anomalia citogenetica1,2 della quale sono riportati in letteratura 14 casi. Alcuni soggetti presentano un fenotipo relativamente lieve caratterizzato da crisi epilettiche, ritardo mentale, alterazioni cutanee e bassa statura; altri pazienti sono affetti dalla sindrome di Miller-Dieker, che include lissencefalia, dimorfismi multipli, ritardo mentale severo e ridotta aspettativa di vita. Riportiamo i casi di due fratelli con cariotipo con rilievo di cromosoma 17 ad anello e quadro fenotipico discordante. Casi clinici Caso 1: F, 28 anni, destrimane, nata a termine da parto eutocico dopo gravidanza normodecorsa. Affetta da ipoacusia trasmissiva bilaterale e quadro clinico di neurofibromatosi. Her brother is 11 years old and presented only one focal seizure; neurological and psychic examinations were normal; brain MRI showed leucomalacia in both occipital lobes Key words: ring chromosome 17, epilepsy, focal dysplasia Obiettività: altezza 150 cm (<3°centile); facies ‘sui generis’ con rima oculare orientaleggiante, dermatoglifi anomali mano sinistra, numerose macchie cutanee color caffè-latte di cui più di 6 con diametro superiore a 1,5 cm; particolare distribuzione del pannicolo adiposo localizzato prevalentemente a livello addominale. Esame neurologico: impaccio motorio globale con tremore posturale agli arti superiori; ritardo mentale di grado grave. Dall’età di 3 anni affetta da Epilessia con episodi critici a differente semeiologia: a) in veglia riduzione del contatto associata ad improvviso blocco motorio con sguardo fisso nel vuoto, ipertono diffuso e successiva caduta al suolo (in retropulsione) cui segue ripresa con impaccio nell’eloquio, il tutto della durata di 2-3 minuti, a frequenza pluriquotidiana; b) in addormentamento, automatismi di tipo masticatorio, respiro stertoroso, clonie ai 4 arti ed incontinenza sfinterica, a frequenza plurimensile. 176 CROMOSOMA 17 AD ANELLO ED EPILESSIA: REPORT DI DUE FRATELLI CON FENOTIPO CLINICO DISCORDANTE I suoi EEG intercritici mostrano anomalie lente e puntute sulle regioni fronto-centrali su un quadro di base mal modulato. Sono state inoltre registrate numerose crisi elettrocliniche della durata di 20-30”, caratterizzate clinicamente da oculoversione prima a destra, poi a sinistra, irrigidimento tonico diffuso, perdita di contatto, successiva flessione degli arti di sinistra; l’EEG critico mostrava onde lenta diffusa, maggiormente espressa sulle derivazioni temporali di destra, seguita da attività simil-alfa di basso vol- taggio diffusa a carattere reclutante e da brevi sequenze di punte e onde puntute sulle regioni temporali di destra (Fig. 1). Una RM encefalo a cui la paziente si è sottoposta, mostra la presenza di una displasia focale in regione frontale (Fig. 2). Negli anni la paziente è stata sottoposta a terapia con diversi antiepilettici alle massime dosi tollerate e nelle possibili associazioni (carbamazepina, valproato, vigabatrin, felbamato, lamotrigina, topiramato, zonisamide, levetira- Fig. 1 - Crisi parziale complessa Caso 1 Fig. 2 - Lesione displasica frontale Caso 1 177 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 3 - EEG intercritico Caso 2 cetam, clobazam) con scarso beneficio. Caso 2: M, 11 anni, destrimane, nato a termine da parto eutocico dopo gravidanza normodecorsa. Esame neurologico e psichico: nella norma. All’età di 3 anni ha presentato episodio caratterizzato da stiramento della rima buccale a sinistra con sguardo fisso nel vuoto e staring della durata di pochi secondi e rapida ripresa. Ricoverato in ambiente neurologico pediatrico veniva sottoposto a RM encefalo con esito di “zona bioccipitale di leucomalacia”; EEG “isolate anomalie parossistiche sotto forma di elementi a tipo Onda Puntuta a carico delle regioni centro-temporali di destra tendenti alla diffusione controlaterale” (Fig. 3). Ad oggi è libero da crisi e non assume terapia specifica dal 2007 Discussione I nostri pazienti mostrano una patologia cromosomica estremamente rara1,2. Sono stati segnalati finora 14 pazienti con quadro clinico caratterizzato da macchie cafe au lait, epilessia farmaco resistente e ritardo mentale, tutte caratteristiche che sembravano deporre per una diagnosi di Neurofibromatosi, e che invece avevano un cromosoma 17 ad anello. Nella sindrome di Miller-Diecker invece, in cui è coinvolta una specifica regione del cromosoma 17, il fenotipo è caratterizzato da lissencefalia, gravi malformazioni e ridotta aspettativa di vita. Il quadro fenotipico della nostra paziente presenta, a nostro parere, alcune peculiarità poiché insieme a caratteristiche tipiche della neurofibromatosi si riscontra una displasia focale cerebrale, così da costituire la prima segnalazione in letteratura. Le macchie caffè latte suggeriscono una condizione di mosaicismo. Il fratello sembrerebbe avere una forma mild, caratterizzata solo da crisi epilettiche, peraltro controllate. Non possiamo escludere che l’area descritta alla RM come di leucomalacia non possa invece essere anch’essa una displasia. La variabilità del fenotipo nei casi da noi osservati dipende probabilmente dalla quantità di geni coinvolta nella delezione. BIBLIOGRAFIA 1 Shashia V, Whiteb JR, Pettenatia MJ, et al. Ring chromosome 17: phenotype variation by deletion size. Clin Genet 64: 361–365, 2003. 2 Havlovicova M, Novotna D, Kocarek E, et al.. A girl with neurofibromatosis type 1, atypical autism and mosaic ring chromosome 17. Am J Med Genet 143(1):76-81, 2007. 178 MUTAZIONE GENE ATRX CAUSA DI RITARDO MENTALE ED EPILESSIA? DESCRIZIONE DI DUE FRATELLI Mutazione gene ATRX causa di ritardo mentale ed epilessia? Descrizione di due fratelli Is ATRX gene mutation a cause of mental retardation and epilepsy? Description of two brothers M.S. Vari1, M.M. Mancardi1, S. Janis1, G. Prato1, M. Di Rocco2, M. Viri3, E. Veneselli1, A. Consales4, F. Zara5, M. Pezzella5, P. Striano5, M.G. Baglietto1 1 U.O. Neuropsichiatria Infantile, Istituto G. Gaslini, Genova - 2U.O. Pediatria II, Malattie Rare, Istituto G. Gaslini, Genova U.O. Neurologia Pediatrica, Ospedale Fatebenefratelli, Milano - 4U.O. Neurochirurgia, Istituto G.Gaslini, Genova 5 U.O. Malattie Muscolari e Neurodegenerative, Istituto G. Gaslini, Genova 3 Summary Alpha-thalassemia X-linked mental retardation syndrome is also known as ATRX syndrome. This condition is characterized by mental retardation, severe developmental delay, unique craniofacial features, skeletal abnormalities, characteristic mouth, facial hypotonia and genital abnormalities; seizures occur in about one third of the cases. These patients often have a form of anemia, called alpha thalassemia, which results from a defect in the production of hemoglobin.The syndrome is caused by mutations in the ATRX gene that is located on the X chromosome. Thus, males who inherit a mutation in the ATRX gene are affected with the disorder. Females who inherit a mutation in the ATRX gene are carriers of the disorder. ATRX syndrome has been recognized fairly recently and, thus, information about it is still evolving. We describe two brothers, the older with profound developmental delay evolving in spasticity, facial dysmorphism, microcephaly, genital abnormalities and alpha thalassaemia. Mutation in ATRX gene was de novo. He presented prolonged generalized cluster seizures with drug-resistant and severe neuropsychological deficits. The younger brother had psychomotor retardation and electroencephalographic anomalies. The severity of the clinical feature of older brother takes a multidisciplinary approach; considering the extreme variability of the phenotypic spectrum is essential to carefully follow the younger brother that the investigation is still ongoing.There are important implications of early diagnosis for genetic counseling. The characterization of an epileptogenic phenotype associated with mutation of ATRX on a larger series of patients could provide more support to the indication for testing, with a great help for early diagnosis. Key words: ATRX syndrome, seizures, alpha-thalassemia 179 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Introduzione Metodi La Sindrome ATRX (alfa talassemia con ritardo mentale legata all’X) è caratterizzata nei maschi da grave ritardo dello sviluppo, dismorfismi facciali, anomalie dei genitali e alfa talassemia. Di solito, le femmine eterozigoti sono normali, sia sul piano fisico che su quello intellettivo. Sono stati descritti ad oggi 168 casi1. Di regola, il linguaggio è estremamente limitato. In circa un terzo dei casi, sono presenti crisi epilettiche. I pazienti presentano ipotonia facciale e bocca caratteristica “a tendina”. Le anomalie dei genitali, presenti nell'80% dei casi, comprendono il criptorchidismo e/o i genitali ambigui. L'alfa talassemia non è sempre presente. La malattia si trasmette con modalità recessiva legata all’X, ed è dovuta a mutazioni nel gene ATRX, che codifica per una proteina (ATRX), espressa ubiquitariamente2. Le mutazioni causano alterazioni nella metilazione del DNA sui loci eterocromatici; non è chiara la correlazione con il fenotipo clinico3. La diagnosi si basa sul riscontro di alfa talassemia in quadri clinici caratteristici, sull'identificazione delle mutazioni in ATRX. La presa in carico è multidisciplinare: nei bambini è importante monitorare il reflusso gastro-esofageo, che può essere causa di exitus. Alcuni pazienti possono sopravvivere fino all’età adulta. Non sono descritti in letteratura specifici fenotipi epilettici associati alla Sindrome ATRX. Sono state effettuate le seguenti valutazioni: esame clinico neurologico, indagini metaboliche e genetiche, (MECP2, cariotipo, Angelman, CGH-array), elettrofisiologiche, (registrazioni Video-poligrafiche critiche e intercritiche, VCN) e neuroradiologiche. Razionale e obiettivi Descriviamo due fratelli: il maggiore di 3 anni e 4 mesi ha presentato alla nascita una circonferenza cranica ai limiti inferiori, ipotonia globale e suzione ipovalida; in seguito grave ritardo psicomotorio con evoluzione in un quadro di tetraparesi spastica; esordio dell’epilessia all’età di 24 mesi con crisi toniche in cluster, associate a desaturazione ed evoluzione successiva verso la farmaco-resistenza. Il fratello minore di 12 mesi presenta ritardo psicomotorio, circonferenza cranica ai limiti inferiori, segni piramidali e anomalie EEG. Risultati Il fratello maggiore presenta un quadro di encefalopatia associata a note dismorfiche, microcefalia, strabismo, agenesia rene sinistro, grave RPM con tetraparesi spastica, ipomielinizzazione del nervo ottico, epilessia farmaco-resistente, alfa-talassemia, interessamento multisitemico con necessità di utilizzo di ventilatore meccanico, presenza di digiunostomia e gastrostomia, frequenti infezioni alte vie respiratorie. Sulla base del quadro clinico è stata avviata ed è risultata positiva la ricerca della mutazione del gene ATRX: una delezione in emizigosi di un nucleotide nell’esone 35 che determina formazione di un codone di stop. Nel fratello minore affetto da ritardo psicomotorio ed alterazioni EEG è stata avviata l’indagine genetica per sindrome ATRX. Conclusioni L’identificazione di una nuova mutazione troncante emizigote conferma la diagnosi di Sindrome ATRX. La gravità del quadro clinico del fratello maggiore richiede una presa in carico multidisciplinare; considerando l’estrema variabilità dello spettro fenotipico è indispensabile un attento monitoraggio sul fratello minore in cui l’indagine risulta ancora in corso. Sono evidenti le implicazioni di una diagnosi precoce per il counselling genetico. L’eventuale caratterizzazione di un fenotipo epilettologico associato a mutazione di ATRX su una più ampia casistica di pazienti potrebbe fornire maggiore supporto all’indicazione al test, con un valido aiuto per la diagnosi precoce. BIBLIOGRAFIA 1 Gibbons R. Alpha thalassemia-mental retardation, X linked. Orphanet Journal of Rare Disease, I:15, 2006. 2 Guerrini R et al. A Nonsense Mutation of the ATRX Gene causing mild mental retardation and epilepsy. Ann Neurol 47:117-121, 2000. 3 Seah C et al. Neuronal death resulting from targeted disruption of the Snf2 protein ATRX is mediated by p53. The Journal of Neuroscience 28(47):12570-12580, 2008. 180 Analisi computerizzata dell’EEG in pazienti affetti da epilessia correlata a neoplasia cerebrale in terapia in add-on con lacosamide: valutazione preliminare Quantitative EEG in patients with brain tumor-related epilepsy treated with lacosamide as add-on: preliminary data M. Maschio1, M. Mingoia1, L. Dinapoli1, G. Petreri1, F. Sperati2, P. Muti3 1 Centro per la diagnosi e cura dell’epilessia tumorale, UOSD Neurologia-Dipartimento di Neuroscienze e patologia cervico-facciale SC Epidemiologia, 3Direzione Scientifica, Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Roma 2 Summary The aim of this study was to evaluate the effects of lacosamide (LCM) on the background activity utilizing computer analysis of EEG in patients with brain tumorrelated epilepsy (BTRE). We studied six patients suffering from brain tumors with uncontrolled seizures despite therapy with AEDs in therapeutic range. Before treatment with LCM and after 2 months, the patients underwent 21-channel EEG recordings, at rest with eyes closed and during attentive tasks. Then we selected 20 epochs after visual elimination of artefacts. Each epoch was investigated by quantitative analysis by the Fast Fourier Transform for each electrode Introduzione L’epilessia correlata a neoplasia cerebrale (BTRE) è spesso farmaco-resistente, pertanto i pazienti sono costretti ad assumere antiepilettici (AEDs) in politerapia. Lacosamide (LCM) è un farmaco antiepilettico di recente registrazione, con una farmacocinetica lineare, che ha dimostrato di essere ben tollerato ed efficace, con effetti collaterali sul SNC rari e per lo più dose-dipendent1-2. Mediante l’analisi spettrale del segnale EEG è possibile and for each frequency band. Relative power data obtained before LCM were compared with those after 2 months of LCM therapy. Descriptive statistic for all variables of interest was performed: Wilcoxon test for paired samples to compare means at different times was used. Preliminary results show no differences in relative power for all frequency bands before and after 2 months of treatment with LCM, both at rerst and during attentive tesks. Key words: antiepileptic drugs, brain tumor-related epilepsy, lacosamide, QEEG. valutare e quantificare modifiche nell’attività di fondo del tracciato indotte dei vari AEDs3. L’obiettivo dello studio è di valutare gli effetti di LCM sull'attività di fondo mediante analisi computerizzata dell’EEG in una popolazione di 6 pazienti con BTRE. Materiali e metodi Sei pazienti adulti (4 m e 2 f, età media 42,3 anni) affetti da neoplasia cerebrale (1 astrocitoma basso grado; 2 GBM; 181 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 2 oligoastrocitoma basso grado ed 1 oligodendroglioma basso grado) con crisi epilettiche incontrollate nonostante una terapia con AEDs in range terapeutico (Tab. 1). Due pazienti con crisi epilettiche parziali semplici con secondaria generalizzazione, 4 pazienti crisi parziali complesse con secondaria generalizzazione. I pazienti sono stati sottoposti a registrazione EEG a 21 canali, prima e a distanza di 2 mesi dall’inizio della terapia con LCM, condotta posizionando gli elettrodi secondo il S.I. 10-20, per una durata di 15-20 minuti per sessione, su tracciato di veglia quieta e durante prove di attivazione (iperpnea, calcolo aritmetico e apertura e chiusura occhi). Sono state poi selezionate manualmente 20 epoche (di almeno 3 secondi di durata, almeno 5 per ogni prova di attivazione) di tracciato libero da anomalie ictali ed interictali e/o da artefatti da movimento, ammiccamento, attività muscolare e sonnolenza. Le epoche sono state quindi sottoposte ad analisi quantitativa mediante la Fast Fourier Transform (FFT) per singolo elettrodo e per ogni banda di frequenza: delta [0,5-3,5 Hz], theta [4-7,5 Hz], alfa [812,5 Hz] e beta [13-30 Hz], calcolando il valore di poPaziente tenza relativa media. È stata effettuata una statistica descrittiva per tutte le variabili di interesse; le variabili continue sono espresse come media e deviazione standard. È stato utilizzato il “Wilcoxon test for paired sample” per confrontare le medie nei differenti tempi. Tutte le analisi statistiche sono state condotte mediante SPSS. Risultati I risultati preliminari non evidenziano differenze nella potenza relativa media nelle differenti bande di frequenza prima e dopo 2 mesi di terapia con LCM in add-on, sia in EEG basale che in EEG in corso delle varie prove di attivazione, per singolo paziente, nei vari gruppi di elettrodi. Discussione e conclusioni In letteratura non vi sono studi che abbiano valutato l’effetto di LCM come terapia in add-on in pazienti affetti da epilessia secondaria a neoplasia cerebrale mediante analisi spettrale dell’attività di fondo EEG. I nostri dati preliminari sembrano indicare che LCM non induce modifiche nelle frequenze dell’attività di fondo EEG. AE (mg/die) Dose LCM Tipo di crisi Istologia Sede tumore CT 47 aa LEV 3000 LTG 400 TPM 400 400 CP + SGTC Astrocitoma (II WHO) Temporale sn Temodal (TMZ) 40 aa LEV 3000 ZNS 200 TPM 100 400 CP + SGTC Oligodendroglioma (II WHO) Frontale sn No 41 aa LEV 3000 400 CP + SGTC Glioblastoma (IV WHO) Parieto -Occipitale dx TMZ 35 aa LEV 3000 PGB 300 400 SP + SGTC Oligoastrocitoma Anaplastico (III WHO) Parietale dx TMZ 42 aa VPA 1000 LTG 300 LEV 3000 CNZ 1.5 400 SP + SGTC Oligoastrocitoma Fronto-parietale anaplastico (III WHO) sn 49 aa LEV 3000 400 CP + SGTC Glioblastoma (IV WHO) Frontale sn Lomustine (CCNU) TMZ Tab. 1 - Caratteristiche dei pazienti BIBLIOGRAFIA 1 Ben-Menachem E, Biton V, Jatuzis D, Abou-Khalil B, Doty P, Rudd GD. Efficacy and safety of oral lacosamide as adjunctive therapy in adults with partial-onset seizures. Epilepsia, 48: 1308-1317, 2007. 2 Luszcki JJ. Third-generation antiepileptic drugs: mechanisms of action, pharmacokineticks and interactions. Pharmacol Rep, 61: 197-216, 2009. 3 Salinsky MC, Oken BS, Storzbach D, Dodrill CB. Assesment of CSN effect of antiepileptic drugs by using quantitative EEG measures. Epilepsia, 44: 1042-1050, 2003. 182 Disturbi respiratori nel sonno in pazienti pediatrici con encefalopatie epilettiche catastrofiche Sleep-related breathing disorders in children with catastrophic epileptic encephalopathy T. Messana1, A.M. Gaeta2, G. Fiorentino2, A. D’Aniello1, R.Santalucia1, A. Torino1, A. Montesanto1, A. Verrotti3, G. Coppola4 1 Clinica di Neuropsichiatria Infantile, Seconda Università di Napoli; 2Dipartimento di Scienze Cardiotoraciche e respiratorie, Seconda Università di Napoli; 3Dipartimento di Pediatria, Università di Chieti; 4Neuropsichiatria Infantile, Università degli Studi di Salerno Summary The relationship between sleep and epilepsy is well known and their mutual effects are widely documented. The SBD (Sleep-related Breathing Disorders) represent a group of pathologies in which modifications of quality and duration of sleep may exacerbate an epileptic disorder. The aim of this study is to evaluate the prevalence of SBD in a pediatric population with catastrophic epileptic encephalopathy. To diagnose SBD a polysomnographic study was performed in 10 patients (2 females, 8 males), aged from 5 to 11 years, with epileptic encephalopathy characterized by drug-resistant seizures, occurring both in sleeping and waking, mental retardation Introduzione La rilevante interazione bidirezionale tra meccanismi ipnogenici e fenomeni epilettici rende ragione della comorbilità tra epilessia e patologia del sonno1. Il ciclo sonnoveglia ed il sonno modulano le manifestazioni epilettiche critiche ed intercritiche secondo diversi meccanismi e ne sono a loro volta influenzati. I disturbi respiratori del sonno (DRS) rappresentano un gruppo di patologie, distinte sul piano clinico e strumentale, che ben rappresentano questa stretta relazione tra epilessia ed alterazione del sonno e la loro reciproca influenza2. and cerebral palsy. All the patients were positive for SBD: 2 patients for UARS (Upper Airways Resistance Syndrome) and 8 for OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) whose 4 with a severe form of OSAS (AHI>10), 3 with a moderate form (AHI = 5-10), 1 with a mild form (AHI = 1-4). In conclusion, SBD appeared to be often in comorbidity with catastrophic epileptic encephalopathy.Their treatment might also have a positive impact in seizures control. Key words: sleep-related breathing disorders, epilepsy, polisomnography, OSAS, children In esse, si assiste ad una condizione di ipossiemia fasica intermittente continua, che può costituire di per sé un fattore eziologico per lo scatenamento di una crisi, a causa della sofferenza neuronale ipossica. A questo va a sommarsi la frammentazione cronica del sonno con conseguente eccessiva sonnolenza diurna, a sua volta ulteriore fattore per il determinarsi di uno scarso controllo delle crisi3,4. Nonostante il gran numero di dati sperimentali che confermano tale relazione patogenetica, la prevalenza di comorbilità tra epilessia e DRS nella popolazione pediatrica 183 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 rimane sottostimata sul piano operativo clinico5. Lo studio seguente si propone di valutare la prevalenza dei disturbi respiratori nel sonno e delle relative alterazioni polisonnografiche in una coorte di pazienti pediatrici affetti da encefalopatia epilettica catastrofica farmacoresistente. Casistica e metodi I pazienti sono stati reclutati nel rispetto dei seguenti criteri di inclusione: 1) età < 13 anni; 2) encefalopatia epilettica farmaco-resistente (utilizzo di almeno 3 AEDs differenti, da soli o in combinazione, senza ottenere il controllo completo delle crisi); 3) dato anamnestico di disturbi del sonno; 4) consenso informato dei genitori o dei care-givers. I criteri di esclusione sono stati: 1) diagnosi di epilessia secondaria a patologie sistemiche (infezioni,neoplasie, deficit metabolici, malattie de/dismielinizzanti); 2) scarsa compliance. Lo studio del sonno notturno è stato effettuato mediante dispositivo video-polisonnografico. La diagnosi polisonnografica dei DRS e della loro gravità è definita attraverso la determinazione dei seguenti indici: AHI (Indice Apnea-Ipopnea), inteso come il numero di apnee e/o ipopnee per ora di sonno; ODI (Indice di Desaturazione Os- siemoglobinica), il quale esprime il numero di desaturazioni 4% per ora di sonno. Si identificano in questo modo: la sindrome d’apnee ostruttive notturne o OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) per AHI> 1/h ed ODI> 1/h e la sindrome da resistenza delle alte vie respiratorie o UARS (Upper Airway Resistance Syndrome), che viene definita da una ciclica desaturazione di ossigeno 4%, dal russamento e da ciclici arousals, in assenza di episodi di apnee o ipopnee significative (AHI < 1/h ed ODI> 1/h). Risultati Sono stati arruolati 10 pazienti (8 maschi, 2 femmine), di età compresa tra 5 e 11 anni. Tutti i pazienti presentano un quadro sindromico caratterizzato da paralisi cerebrali infantili, ritardo mentale (di grado dal moderato al profondo) ed encefalopatia epilettica con episodi critici farmaco-resistenti sia diurni che notturni. Nel 100% dei casi è stata riscontrata positività per DRS all’esame polisonnografico. In particolare, in 2 dei nostri pazienti è stata diagnosticata l’UARS, mentre negli altri 8 sono stati raggiunti i criteri per la diagnosi di OSAS. Gli 8 casi con OSAS possono essere ulteriormente stratificati in base al grado di severità della sindrome: grado lieve, AHI=1-4; grado moderato, AHI=5-10; grado severo, AHI >10. Nel nostro studio un paziente è risultato positivo per OSAS di grado lieve, 3 pazienti per OSAS di grado moderato e 4 per OSAS di grado severo. I risultati sono sintetizzati nella Tab. 1. Paziente Dose Tipo Istologia Sede CT 1 M 11 0,7 12,4 UARS 2 M 7 0,3 7,2 UARS 3 M 6 2,8 6,5 OSAS (lieve) 4 F 9 9,8 29,7 OSAS (moderato) 5 M 7 5,2 17,4 OSAS (moderato) 6 M 8 7,7 28,6 OSAS (moderato) 7 F 8 17,6 31,2 OSAS (severo) 8 M 7 16 18,3 OSAS (severo) 9 M 5 29,6 40,5 OSAS (severo) 10 M 10 37,9 32,4 OSAS (severo) Tab. 1 - Risultati 184 DISTURBI RESPIRATORI NEL SONNO IN PAZIENTI PEDIATRICI CON ENCEFALOPATIE EPILETTICHE CATASTROFICHE La totalità dei nostri pazienti ha inoltre presentato un aumento del tempo totale di sonno ed una riduzione del suo tempo di latenza. Alterazioni sono state riscontrate anche a carico della macro e micro-architettura del sonno con riduzione della durata del sonno REM e modificazioni della durata delle diverse fasi del sonno NREM. Conclusioni I dati dello studio indicano che pazienti pediatrici con dato anamnestico di alterazione del sonno ed epilessia farmacoresistente catastrofica, in comorbidità con paralisi cerebrali infantili e ritardo mentale, possono facilmente risultare positivi per diagnosi polisonnografica di DRS. Dal momento che questi ultimi possono giocare un ruolo rilevante nell’incremento dell’attività epilettogena e nello scatenamento delle crisi, il loro adeguato trattamento può migliorare la qualità del sonno con una riduzione consensuale della frequenza degli episodi critici e miglioramento della qualità della vita. BIBLIOGRAFIA 3 Bazil CW. Epilepsy and sleep disturbance. Epilepsy Behav 4:39–45, 2003. 1 Mendez M, Radtke RA. Interactions between sleep and epilepsy. J Clin Neurophysiol 18:106–127, 2001. 2 Shouse MN, Mahowald MW. Epilepsy, sleep and sleep disorders. In: Kryger MH, Roth T, Dement WC (eds) Principles and practice of sleep medicine. Elsevier Saunders, Philadelphia, pp 863–878, 2005. 4 Devinsky O, Ehrenberg B, Barthlen GM, et al. Epilepsy and sleep apnea syndrome. Neurology 44:2060–4, 1994. 5 Partinen, M and Telakwi T. Epidemiology of obstructive sleep apnoea syndrome. Sleep 15 (Suppl. 6): S1–S4, 1992. 185 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Ruolo dell’EEG pre- e postprandiale nella diagnosi di Glut 1-DS The role of pre and post prandial EEG recordings in diagnosing Glut 1-DS C. Sueri, V. Sofia, I. Pappalardo, P. Magnano San Lio, S. Lo Fermo, C. Giliberto, R. Barone, M. Zappia Dipartimento “G.F. Ingrassia”, Università degli studi di Catania Summary We report the case of a 19 year old male patient presenting several episodes of involuntary movements of the legs in the last 3 years. These episodes were more frequent while he was working and during fatigue. In the reported circumstances he felt psychic torpor and wasn’t able to answer to questions. Moreover he had to sit down in order to avoid falling down. These episodes were always associated with a fasting state. In his family history similar episodes were reported in his father. Clinical showed only mild hyperexcitability of osteotendinea reflexes on both sides.WAIS-R testing showed a mild mental impairment and the EMG revealed abnormal amplitudes of CMAPs at the long exercise test. Preprandial EEG recording showed a slow background activity and the presence of sharp waves with a high am- Introduzione La Sindrome da deficit di Glut 1 (Glut 1- DS) è dovuta alla riduzione dell’attività del trasportatore cerebrale del glucosio Glut 1, espresso selettivamente sulle cellule endoteliali della BEE. È una malattia rara, con una prevalenza di circa 1:90.000, che si trasmette con modalità AD e presenta un ampio spettro fenotipico, in relazione alla funzionalità residua della proteina Glut 1. plitude diffuse on all regions, especially on fronto-temporal ones. Such abnormalities were clinically silent since the patient showed only a light slowness in answering questions. The postprandial EEG recording revealed a dramatic reduction of the epileptiform discharges reported as they were present only during hyperventilation. Although the CSF values were close to the normality (glycorrachia=44 mg/dl, glycorrachia/glycemia=0.59), the peculiar EEG improvement after food intake seen on the patient led us to continue our diagnostic strategy with genetic testing for Glut 1-Deficiency Syndrome, that confirmed our clinical suspect. Key words: epilepsy, EEG, Glut 1-DS, Glut 1 Deficiency Syndrome. Il fenotipo classico si manifesta in bambini nati da gravidanze regolari e senza storia di sofferenza perinatale. Il primo segno di disfunzione cerebrale è rappresentato da crisi epilettiche che compaiono in genere tra i 4 mesi e l’anno di età e possono manifestarsi con severità e frequenza variabile da crisi giornaliere a mensili. Possono essere di tipo mioclonico, atonico, tonico-clonico, assenze atipiche o crisi inclassificabili. 186 RUOLO DELL’EEG PRE- E POSTPRANDIALE NELLA DIAGNOSI DI GLUT 1-DS Le crisi possono essere precedute, anche diversi mesi prima della loro insorgenza, da episodi apnoici o da movimenti oculari simili all’opsoclono. Sono tipicamente farmaco resistenti e mostrano una stretta correlazione con l’affaticamento fisico e il digiuno. Oltre alle manifestazioni comiziali, il fenotipo classico del Glut 1-DS comprende eventi neurologici parossistici (quali spasticità, discinesie, cefalea ricorrente, distonia, disartria, disturbi del sonno ricorrenti), la cui natura non epilettica è tuttora in discussione.Tali fenomeni compaiono sin dai primi anni di vita e sono indotti anch’essi dalla fatica fisica e dal digiuno. Quasi tutti gli individui affetti, inoltre, presentano un ritardo nello sviluppo psicomotorio, variabile da una semplice compromissione dell’apprendimento ad un ritardo mentale di grado severo. Accanto ai suddetti segni clinici si ritrova, nel fenotipo classico, un ritardato accrescimento cranico, che esita in microcefalia acquisita. La diagnosi strumentale del deficit di Glut 1 si basa sul riscontro di ipoglicorrachia (in genere <40 mg/dl, v.n. 4580 mg/dl) e di un basso valore del rapporto glicorrachia/ glicemia (di solito pari a circa 0.33, v.n. 0.64-0.66), a fronte di normali valori glicemici. Escluse altre cause di ipoglicorrachia (come meningiti batteriche, emorragie subaracnoidee o ipoglicemia), il reperto di bassi valori di glucosio nel LCR è fortemente indicativo di Glut 1-DS. Altri esami di supporto alla diagnosi consistono nel reperto di una ridotta captazione di 3-O-metil-D-glucosio negli eritrociti (il Glut 1 è infatti espresso anche a livello eritrocitario), il riscontro di una bassa concentrazione di lattato nel LCR (che in fenotipi miti può però anche essere nella norma) e, alla PET, un alterato metabolismo del fluorodeossiglucosio al livello della neocorteccia, dei lobi temporali mesiali, del cervelletto e del talamo, con relativo risparmio dei gangli della base. La RM encefalica di solito è normale, ma in alcuni casi può mostrare un’iperintensità in T2 delle fibre U sottocorticali, quadro che migliora nel tempo1. L’iter diagnostico deve comprendere anche la valutazione EEG del paziente. Il riscontro più frequente è quello di un tracciato nella norma. Nei bambini al di sotto dei 2 anni di età queste alterazioni sono più spesso focali, mentre nei pazienti più grandi esse tendono ad essere delle punte o polipunte-onda generalizzate a frequenza variabile da 2.5 a 4 Hz, associate ad un rallentamento dell’attività di fondo.Tale pattern in genere è silente da un punto di vista clinico e, come già detto, migliora tipicamente già a distanza di un’ora dal pasto2. In tutti i casi la diagnosi deve essere confermata attraverso il test genetico per mutazioni del gene SLC2A1 (sul cromosoma 1p34.2), unico gene identificato in associazione al deficit di Glut 1. Caso clinico Presentiamo il caso di un giovane di 19 anni con storia clinica di ripetuti episodi di movimenti involontari agli arti inferiori, verificatisi negli ultimi 3 anni in genere durante il lavoro e nei momenti di maggiore affaticamento fisico. Durante tali eventi egli avverte un transitorio torpore psichico e non riesce a rispondere ad eventuali richiami. In alcuni casi tali episodi si sono verificati mentre si trovava in piedi e hanno determinato caduta; altre volte il paziente ha avvertito un vago malessere ed è stato in grado di sedersi. Questi episodi si sono sempre verificati in associazione a crampi allo stomaco e sono sempre seguiti da senso di fame. In anamnesi familiare, eventi analoghi sembrano presenti nel padre; all’anamnesi fisiologica e patologica remota nulla di rilievo. L’EON ha evidenziato solo una modica vivacità dei riflessi osteotendinei bilateralmente; gli esami di laboratorio di routine, quelli specifici per autoimmunità e altre cause di neuropatia sono risultati tutti nella norma. È stata somministrata la WAIS-R, con la quale è stato riscontrato un lieve ritardo mentale; un esame EMG ha rivelato una riduzione patologica del 58% dell’ampiezza dei CMAPs dopo esercizio fisico di 5 minuti, se paragonata all’ampiezza dei CMAPs pre- sforzo (Fig. 1). L’EEG registrato a digiuno ha messo in evidenza dei rallentamenti dell’attività di fondo associati ad onde puntute diffuse (Fig. 2). Durante tale registrazione il paziente si mostrava asintomatico, se non per un modico rallentamento nel calcolo e nell’eloquio. Data la correlazione tra il pattern EEG e la sintomatologia con il digiuno, l’esame è stato ripetuto dopo l’assunzione di un pasto. Questa seconda registrazione ha messo in luce una normalizzazione del pattern EEG e la presenza delle suddette anomalie solo durante attivazione con iperpnea (Fig. 3). 187 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Anche da un punto di vista clinico il paziente mostrava un miglioramento rispetto alle sue performances preprandiali. Successive registrazioni, comprendenti anche il momento stesso del pranzo, hanno confermato ulteriormente la correlazione esistente tra l’assunzione del pasto e il progressivo miglioramento del quadro clinico e del pattern EEG del paziente. Questi dati ci hanno indotto a proseguire l’iter diagnostico con l’esame del LCR, che ha mostrato valori di glicorrachia=44 mg/dl e di glicorrachia/glicemia=0.59, e con l’analisi genetica per mutazione del gene SLC2A1. Quest’ultima indagine ha confermato il sospetto diagnostico di Glut 1-DS dimostrando la presenza di una sostituzione nucleotidica in eterozigosi c823G>A, causa della sostituzione aminoacidica p.Ala275Thr. Conclusioni Il Glut 1-DS si può presentare con fenotipi più moderati rispetto a quello presente nella variante classica: ne sono esempio le forme responsive all’introito di carboidrati e quelle, come nel caso del paziente osservato, caratterizzate da discinesie parossistiche indotte dall’esercizio fisico prolungato. In queste varianti la microcefalia acquisita e il ri- tardo psicomotorio sono assenti o lievi e i sintomi neurologici possono insorgere più tardivamente in maniera più sfumata, essendo strettamente correlati all’assunzione del pasto o all’affaticamento3. Pur in presenza di segni clinici modesti e di reperti, all’analisi del LCR, solo lievemente al di sotto della norma, è utile sottoporre il paziente ad una registrazione EEG nelle 24 ore o ad un confronto tra i tracciati ottenuti prima e dopo l’assunzione del pasto. Il caso riportato mostra infatti come la variabilità EEG pre- e postprandiale rappresenti un test valido e di semplice esecuzione nell’individuazione dei casi atipici di Glut 1-DS, soprattutto se si considera che il riconoscimento di tale patologia, sensibile alla terapia con dieta ketogenica, consente di evitare gli errori diagnostici e quelli terapeutici derivanti dall’utilizzo di farmaci antiepilettici4. Questi infatti non solo risultano inefficaci nella gestione delle crisi comiziali di questa sindrome, ma possono persino risultare dannosi. Ciò vale in particolar modo per il fenobarbital, che spesso viene utilizzato nelle epilessie dell’infanzia, ma che determina la riduzione del trasporto di glucosio attraverso la barriera ematoencefalica, peggiorando pertanto il quadro clinico in casi di sindrome da deficit di Glut 1. Fig. 1 - In ascissa il tempo, in minuti, dopo l’esercizio fisico; in ordinata l’ampiezza dei CMAPs espressa come percentuale del valore pre-esercizio. 188 RUOLO DELL’EEG PRE- E POSTPRANDIALE NELLA DIAGNOSI DI GLUT 1-DS Fig. 2 - Pattern EEG preprandiale Fig. 3 - Pattern EEG postprandiale BIBLIOGRAFIA 1 Wang D, Pascual JM. De Vivo D. Glucose Transporter Type1 Deficiency Syndrome. Bookshelf ID: NBK1430. 3 Brockmann K. The expanding phenotype of GLUT1-deficiency syndrome. Brain & Development 31 (2009) 545–552. 2 Leary LD, Wang D, Nordli DR, et al. Seizure Characterization and Electroencephalographic Features in Glut-1 Deficiency Syndrome. Epilepsia, 44(5):701–707, 2003. 4 Von Moers A, Brockmann K, Wang D, et al. EEG Features of Glut-1 Deficiency Syndrome. Epilepsia, 43 (8): 941-945, 2002. 189 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Disfunzioni sessuali, farmaci antiepilettici e profilo ormonale sierico negli uomini affetti da epilessia Sexual disfunctions, antiepileptic drugs, blood hormonal profile in epileptic men L. Urso, L. Zummo, D. Urso, C. Pavone1, O. Daniele Dipartimento di Biomedicina sperimentale e Neuroscienze cliniche; 1 Dipartimento di Medicina Interna, Malattie cardiovascolari e renali, Università di Palermo. Summary Sexual dysfunctions (SD) are a relatively common problem in men with epilepsy; the prevalence ranges from 38-71%. Etiology may be multifactorial and may involve both the epilepsy and the use of antiepileptic drugs. The purpose of this study was to evaluate the incidence Introduzione Le disfunzioni sessuali (DS) e riproduttive sono frequenti negli uomini affetti da epilessia. La loro prevalenza varia dal 38-71% nei vari studi presenti in letteratura1-7. L’incidenza reale delle DS negli uomini affetti da epilessia dipende anche da una precisa definizione di “disfunzione”. Precedenti studi hanno usato un termine generico come “iposessualità”, comprendendovi tutti i tipi di disfunzione, dal calo del desiderio sessuale, alla disfunzione orgasmica e alla mancanza di soddisfazione nella vita sessuale; altri hanno solamente ristretto il campo ad un solo tipo di disfunzione, come la disfunzione erettile o la riduzione della libido8-10. Molti vecchi studi, che si sono occupati di tale argomento, non hanno utilizzato questionari specifici o comunque validati per le DS. La loro eziologia non è conosciuta e potrebbe essere multifattoriale; possono essere implicati nella loro genesi sia of SD in epileptic men, assessing the type of epilepsy, seizures frequency, antiepileptic drugs used, the serum hormonal profile and the presence of psychiatric disorders. Key words: Sexual dysfunctions; sex hormones; epilepsy. l’epilessia che l’utilizzo di farmaci antiepilettici (FAE). L’assunzione di farmaci per la terapia dell’epilessia può essere all’origine della presenza di DS e di alterazioni ormonali e riproduttive in questa popolazione di pazienti. La maggior parte degli studi presenti in letteratura sulle DS e sulle alterazioni ormonali in uomini affetti da epilessia ha valutato il ruolo dei più vecchi e tradizionali FAE, mentre solo pochi studi più recenti4, 11, 12 hanno segnalato la presenza di DS anche con l’utilizzo dei nuovi FAE, che sembrano possedere dei vantaggi in termini di farmacocinetica, tollerabilità e possibili interazioni farmacologiche. Quindi i dati concernenti l’associazione tra le DS e i più nuovi FAE e il paragone con i più vecchi e tradizionali sono attualmente limitati e non è possibile valutare il reale impatto sulla vita sessuale dei pz epilettici della terapia farmacologica. 190 DISFUNZIONI SESSUALI, FARMACI ANTIEPILETTICI E PROFILO ORMONALE SIERICO NEGLI UOMINI AFFETTI DA EPILESSIA Materiali e metodi Lo scopo dello studio è stato valutare l’incidenza delle DS negli uomini con epilessia, valutando il tipo di epilessia, la frequenza delle crisi, il tipo di FAE utilizzato, il profilo ormonale sierico e la presenza di disturbi del tono dell’umore. Sono state analizzate prospetticamente le funzioni sessuali e i livelli ematici degli ormoni sessuali in tutti i pz di sesso maschile afferenti al nostro ambulatorio per la “Diagnosi e la Cura dell’Epilessia”, presso l’Istituto di Neurologia del Policlinico di Palermo. Sono stati esclusi tutti i soggetti che presentano gravi danni neurologici e/o psichiatrici, che non erano in grado di rispondere in maniera attendibile ai questionari proposti. Le crisi epilettiche e l’epilessia sono state classificate in base all’International Classification of Epileptic Seizures del 200113. Per la valutazione delle funzioni sessuali è stato utilizzato il questionario strutturato “International Inventory of Erectile Function” (IIEF)14, 15. Questo questionario valuta la funzione erettile, la soddisfazione nel rapporto sessuale, il desiderio sessuale, la soddisfazione nel rapporto sessuale e la soddisfazione della vita sessuale complessiva del paziente. Inoltre è stata somministrata a tutti i pazienti la l’Hamilton Depression Rating Scale (HRSD) (Hamilton, 1960) per valutare la presenza di depressione e ansia. I pazienti hanno eseguito degli esami di sangue per la misurazione dei livelli di testosterone totale, del testosterone libero, del deidroepiandrosterone solfato (DHEAS), del Delta 4 Androsteneidone. Per l’analisi statistica è stato utilizzato il test 2 per esaminare variabili categoriali e il test-t di Student per analizzare le variabili continue. Per ciascuna prova il livello di significatività è stato fissato a p <0,05. epilessia del lobo frontale, 16 (53.3%) da epilessia del lobo temporale, 3 (10%) da epilessia del lobo occipitale e 5 (16.7%) da epilessia multifocale. 29 pz (47,5%) hanno crisi epilettiche frequenti (da mensili a pluriquotidiane). Il 78,7% dei pz (48) sono sottoposti a monoterapia e il rimanente 21,3% (13) a politerapia. Il VPA è stato il farmaco antiepilettico maggiormente utilizzato, 41% ( 25 pazienti su 61), da solo o in combinazione con altri farmaci (Tab. 1). DS sono state riscontrate in 22 pz (36,7%): le disfunzioni erettili sono state riscontrate in 14 pazienti (23%), le disfunzioni orgasmiche in 7 (11,5%) e i disturbi del desiderio sessuale in 12 pazienti (19,7%). Tra i pz che presentano DS 14 sono sottoposti a monoterapia e 8 a politerapia di cui 8 assumono VPA, 3 assumono LEV, 5 assumono TPM, 3 assumono LTG, 2 CBZ, 3 OXC, 6 PB. Su 61 pz 36 hanno eseguito il dosaggio degli ormoni sessuali, di cui 21 (58,3%) hanno presentato alterazioni ormonali. Sei (16,7%) pazienti hanno livelli di testosterone totale aumentati, 12 (33,3%) hanno livelli di testosterone libero ridotti e 6 (16,7%) hanno livelli di testosterone libero aumentati. Nove (25,0%) pz hanno livelli di DHEAS ridotti e 1 (2,8%) solo pz ha livelli di DHEAS aumentato. Un solo pz su 33 ha livelli di Androstenedione Delta ridotti. Dai dati di questo studio, come in letteratura16, emerge una maggiore prevalenza dei disturbi sessuali in relazione all’età; infatti l’età media dei pz epilettici con DS (39,36) è significativamente maggiore rispetto all’età media dei pz epilettici non affetti da tali disfunzioni (29,64) (t=4,544, p<0,0001). Casi n= 61 (%) Risultati Sono stati arruolati consecutivamente 61 pz epilettici dal novembre 2008 al novembre 2010. L’età media è di 33,14 anni, con un intervallo compreso tra 18 e 67 anni; 31 pz soffrono di epilessia generalizzata idiopatica (50,8%) e 30 pz di epilessia focale (49,2%), di cui 12 (60%) sono affetti da una forma probabilmente sintomatica e 18 (40%) da una forma sintomatica. Tra i pz affetti da epilessia focale, 6 (20%) sono affetti da Monoterapia FAE 48/61 (78.7) Politerapia FAE 13/61 (21.3) VPA 25/61 (41,0) LEV 9/61 (14,8) TPM 7/61 (11,5) LTG 9/61 (14,8) CBZ 14/61 (23,0) OXC 6/61 (9,8) PB 8/61 (13,1) Tab. 1 - La terapia farmacologica 191 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Dall’analisi dei dati non risultano associazioni tra le diverse forme di epilessie (focali o generalizzate) e le DS (2= 0,132, p=0,7167). Non sembrano emergere associazioni significative tra le DS e le diverse forme di epilessia focale: epilessia del lobo frontale (2= 0,091, p=0,7635), epilessia del lobo temporale (2= 0,196, p=0,6583), epilessia del lobo occipitale (2= 0,515, p=0,4730) e forme multifocali (2= 1,297, p=0,2547). Inoltre le DS non sembrano associate ad una maggiore frequenza di crisi epilettiche (2= 0,309, p=0,5783). Dall’analisi della relazione tra l’assunzione di FAE e DS non risulta significativa l’associazioni con la mono o la politerapia (2= 3,351, p= 0,0672); una certa significatività emerge solo tra l’assunzione di PB (2= 4,266, p= 0,0389) (Tab. 2). Dall’analisi dei nostri dati non risultano associazioni tra le diverse forme di epilessie (focali o generalizzate) e le alterazioni ormonali (2= 0,214, p= 0,6439). Non sembrano emergere associazioni significative tra le alterazioni ormonali e le diverse forme di epilessia focale: epilessia del lobo frontale (2= 0,842, p= 0,3590), epilessia del lobo temporale (2= 0,127, p= 0,7219), epilessia del lobo occipitale (2= 0,968, p= 0,3252) e forme multifocali (2= 0,029, p= 0,8639). Esaminando la relazione tra l’assunzione di FAE e la presenza di alterazioni ormonali nei pazienti epilettici emerge una associazione solo con CBZ (2= 5,581, p= 0,0182) (Tab. 3). I nostri risultati indicano una associazione tra la presenza di alterazioni ormonali e le DS in pz epilettici assumenti terapia con FAE (2=10,414, p=0,0013), in particolare le DS (2=7,659, p=0,0056) e i disturbi del desiderio sessuale (2=4,261, p=0,0390), ma non sembrano associate con le disfunzioni orgasmiche (2=0,242, p=0,6228). Dei 61 pz, 11 (18%) hanno manifestato disturbi di natura depressiva; emerge così una significativa associazione tra depressione e DS (2=9,883, p=0,0017): ancora più significativa l’associazione con i disturbi del desiderio (2= 37,773, p<0,0001), con la disfunzione erettile (2=5,553, p=0,0185), ma non con la disfunzione orgasmica (2=0,062, p=0,8038). 2 p Disfunzioni sessuali e mono/politerapia 3,351 0,0672 Disfunzioni sessuali ed assunzione di VPA 0,078 0,7795 Disfunzioni sessuali ed assunzione di LEV 0,036 0,8485 Disfunzioni sessuali ed assunzione di TPM 2,731 0,0984 Disfunzioni sessuali ed assunzione di LTG 0,036 0,8485 Disfunzioni sessuali ed assunzione di CBZ 2,613 0,1060 Disfunzioni sessuali ed assunzione di OXCZ 0,091 0,7635 Disfunzioni sessuali ed assunzione di PB 4,266 0,0389 2 p Alterazioni ormonali ed assunzione di VPA 1,150 0,2836 Alterazioni ormonali ed assunzione di LEV 0,166 0,6838 Alterazioni ormonali ed assunzione di TPM 0,242 0,6228 Alterazioni ormonali ed assunzione di LTG 0,823 0,3643 Alterazioni ormonali ed assunzione di CBZ 5,581 0,0182 Alterazioni ormonali ed assunzione di OXCZ 0,094 0,7598 Alterazioni ormonali ed assunzione di PB 2,222 0,1360 Tab. 2 - Disfunzioni sessuali e FAE Tab. 3 - Alterazioni ormonali e FAE 192 DISFUNZIONI SESSUALI, FARMACI ANTIEPILETTICI E PROFILO ORMONALE SIERICO NEGLI UOMINI AFFETTI DA EPILESSIA Discussione Le DS sono state descritte in letteratura nel 38-71% degli uomini affetti da epilessia1-7. Nel nostro studio, con l’utilizzo dell’IIEF, questionario standardizzato, è stato possibile valutare separatamente le diverse funzioni sessuali. È emersa una prevalenza di DS nel 36,7% dei casi e un notevole incremento di frequenza di tali disfunzioni, ed in particolare delle disfunzioni erettili, già nella fascia di età compresa tra i 30 e i 40 anni, con un anticipo significativo nella nostra popolazione di pazienti maschi affetti da epilessia rispetto alla comparsa di tali disturbi nella popolazione generale16, 17. Nondimeno questo studio dimostra la correlazione tra età e DS; infatti l’età media dei pz epilettici con disturbi sessuali (39,36) è significativamente maggiore rispetto all’età media dei pz epilettici non affetti da tali disfunzioni (29,64). In letteratura diversi studi hanno cercato di analizzare la relazione tra le DS e l’epilessia. È stato ipotizzato che le scariche epilettiformi, coinvolgenti regioni corticali che mediano il comportamento sessuale, possano giocare un ruolo nella genesi delle diverse disfunzioni sessuali ed in particolare è stato ipotizzato un ruolo patogenetico delle strutture limbiche18, 19. Il nostro studio non evidenzia una significativa associazione tra le disfunzioni sessuali e le diverse forme di epilessia (generalizzata o focale); non emergono associazioni significative neppure nell’ambito delle varie epilessie focali (epilessia del lobo frontale, del lobo temporale, del lobo occipitale e forme multifocali). Inoltre le DS non sembrano associate ad una maggiore frequenza di crisi epilettiche. In precedenza è stato anche ipotizzato che le scariche epilettiche possano determinare un’anormale biodisponibilità delle concentrazioni sieriche ormonali, ed in particolare del testosterone, attraverso un’influenza sull’asse ipotalamo ipofisario e in ultimo sulle gonadi. Tale dato sembra essere stato confermato nello studio di Bauer et al20 dall’aumento nel siero dei livelli di testosterone totale e libero osservato dopo chirurgia dell’epilessia. Dall’analisi dei nostri dati non risultano associazioni tra le alterazioni ormonali e le diverse forme di epilessia focale (epilessia del lobo temporale, frontale, occipitale e forme multifocali), confermando così i risultati dello studio di Kuba et al.21. Inoltre non è emersa alcuna associazione significativa con le altre forme di epilessia generalizzata idiopatica. La presenza di alterazioni ormonali in questi pz non sembra così riconducibile al tipo di sindrome epilettica, ma potrebbe essere riconducibile all’assunzione dei vari FAE. In questo studio è stata esaminata la relazione tra l’assunzione di FAE e la presenza di alterazioni ormonali; è stata trovata una associazione solo con CBZ (2= 5,581, p=0,0182), come già rilevato da Connell et al.22 e Rättyä et al.23 e non con gli altri FAE (VPA, PB), compresi quelli di nuova generazione (LEV, TPM, LTG, OXC). Gli ormoni sessuali sono essenziali nel supportare il desiderio sessuale e le funzioni sessuali negli uomini cosi come nelle donne. In questo studio è emersa una associazione tra la presenza di alterazioni ormonali e le DS (2=10,414, p=0,0013), in particolare le disfunzioni erettili (2=7,659, p=0,0056) e i disturbi del desiderio sessuale (2=4,261, p=0,0390), ma non con le disfunzioni orgasmiche (2=0,242, p=0,6228). Probabilmente le disfunzioni orgasmiche possono essere imputate a meccanismi eziopatogenetici diversi. Dall’analisi della relazione tra l’assunzione di FAE e DS non risulta significativa l’associazioni con la mono o la politerapia; una certa significatività emerge solo con l’assunzione di PB (2= 4,266, p=0,0389), dato già presente in letteratura24. Non è chiaro comunque il significato di tale associazione, non essendo apparentemente associato ad alcuna alterazione ormonale. La disfunzione sessuale nelle persone con epilessia appare comunque di probabilmente eziologia multifattoriale. Fattori psicosociali influenzano lo sviluppo sociale, l’autostima e l’eccitazione sessuale di questi pazienti. La comorbità psichiatrica, potrebbe giocare un ruolo importante nella vita sessuale dei pazienti con epilessia. In questo studio, attraverso la somministrazione HRSD è stata evidenziata un’associazione statisticamente significativa tra depressione e DS e ancora più significativa con i disturbi del desiderio; non appare tuttavia chiaro quanto la depressione possa influire sulle DS o esserne la conseguenza. 193 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Conclusioni L’eziologia delle DS e riproduttive negli uomini affetti da epilessia non è ben conosciuta poiché l’origine è probabilmente multifattoriale (organica, iatrogena, psicologica) e sono implicati sia l’epilessia che l’utilizzo dei FAE. Inoltre le ripercussioni psicosociali e i disturbi dell’umore nei pazienti epilettici possono influire sulle funzioni sessuali e riproduttive. I risultati di questo studio dimostrano che non vi è un’associazione tra il tipo di epilessia e le DS, ma evidenziano l’associazione tra alterazioni ormonali, DS e FAE; in particolare l’assunzione della CBZ e del PB dovrebbero essere evitate nei pazienti che manifestano già qualche compromissione delle funzioni sessuali e nei pazienti più anziani. È necessario prestare più attenzione nella scelta dell’FAE per il trattamento dell’epilessia negli uomini, tenendo conto dell’età, delle co- morbidità, del benessere psicosociale e della buona qualità di vita di questi pazienti. L’utilizzo dei nuovi FAE, non induttori né inibitori degli enzimi epatici, potrebbe essere raccomandato in pz che già manifestano DS. Al persistere dei disturbi potrebbe essere utile l’invio del paziente presso uno specialista urologo che potrà approfondire il problema e proporre delle terapie farmacologiche di supporto alla disfunzione sessuale e in particolare alla disfunzione erettile. In ogni caso un supporto e una valutazione psicologica e psicoterapica devono essere prese in considerazione e nei casi più gravi anche una terapia farmacologica antidepressiva e ansiolitica. Comunque per mostrare le vere dimensioni del problema e approfondire la relazione tra alterazioni ormonali e FAE sono necessari studi più grandi, basati su una popolazione sia di uomini che di donne affette da epilessia. BIBLIOGRAFIA 1 Toone BK, Wheeler M, Nanjee M et al. Sex hormones, sexual activity and plasma anticonvulsant levels in male epileptics. J Neurol Neurosurg Psychiat, 46:824–826, 1983. outcome with respect to epileptic seizures following epilepsy surgery. Epilepsia, 42:282-286, 2001. 2 Fenwick PB, Toone BK, Wheeler MJ et al. Sexual behavior in a centre for epilepsy. Acta Neurol Scand, 71:428–435, 1985. 14 Raymond C. Rosen, Alan Riley, Gorm Wagneret al. ”The international index of erectile function (IIEF): a multidimensional scale for assessment of erectile dysfunction”. Urology, 49:822-830, 1997. 3 Herzog AG, Seibel MM, Schomer DL et al. Reproductive endocrine disorders in men with partial seizures of temporal lobe origin. Arch Neurol, 43:347–350, 1986. 15 R C Rosen, J C Cappelleri and N Gendrano III. “The International Index of Erectile Function (IIEF): a state-of-the-science review”. International Journal of Impotence Research, 14: 226-244, 2002. 4 Herzog AG, Drislane FW, Schomer DL et al. Differential effects of antiepileptic drugs on sexual function and reproductive hormones in men with epilepsy: interim analysis of a comparison between lamotrigine and enzyme-inducing antiepileptic drugs. Epilepsia, 45:764-768, 2004. 16 Parazzini F, Menchini Fabris F, Bortolotti A, et al. Frequency and Determinants of Erectile Dysfunction in Italy. European Urology, 37:637-643, 2000. 17 Nicolosi A, Moreira Edson D., JR, Shirai M, et al. Epidemiology of erectile dysfunction in four countries: cross-national study of the prevalence and correlates of erectile dysfunction. Urology, 61: 201-206, 2003. 5 Herzog AG, Drislane FW, Schomer DL et al. Differential effect of antiepileptic drugs on sexual function and hormones in men with epilepsy. Neurology, 65:1016–1020, 2005. 18 Taylor DC. Sexual behavior and temporal lobe epilepsy. Arch Neurol, 21:510–516, 1969. 6 Murialdo G, Galimberti CA, Fonzi S et al. Sex hormones and pituitary function in male epileptic patients with altered or normal sexuality. Epilepsia, 36:360–365, 1995. 19 Blumer D, Walker AE. Sexual behavior in temporal lobe epilepsy. Arch Neurol, 16:37–43, 1967. 7 Morrell M. Sexuality in epilepsy. In: Engel J, Pedley TA, editors. Epilepsy: a comprehensive textbook. New York: Lippincott Williams & Wilkins, 1997, pp. 2021–2026. 20 Bauer J, Stoffel-Wagner B, Flügel D, et al. Serum androgens return to normal following temporal lobe epilepsy surgery in men. Neurology, 55:820–4, 2000. 8 Taylor DC. Sexual behavior and temporal lobe epilepsy. Arch Neurol, 21:510–516, 1969. 21 Kuba R, Pohanka M, Zákopcan J, et al. Sexual dysfunctions and blood hormonal profile in men with focal epilepsy. Epilepsia, 47:2135-2140, 2006 9 Pritchard PB. Hyposexuality: a complication of complex partial epilepsy. Trans Am Neurol Assoc, 105:193–195, 1980. 10 Blumer D,Walker AE. Sexual behavior in temporal lobe epilepsy. Arch Neurol, 16:37–43, 1967. 22 Rattya J, Turkka J, Pakarinen AJ, et al. Reproductive effects of valproate, carbamazepine, and oxycarbamazepine in men with epilepsy. Neurology, 56:31–36, 2001. 11 Brannon GE, Rolland PD. Anorgasmia in a patient with bipolar disorder type 1 treated with gabapentin. J Clin Psychopharmacol, 20:379–381, 2000 23 Connell JM, Rapeport WG, Beastall GH, Brodie MJ. Changes in circulating androgens during short term carbamazepine therapy. Br J Clin Pharmacol, 17:347-351, 1984. 12 Grant AC, Oh H. Gabapentin–induced anorgasmia inwomen. Am J Psychiatry, 159:1247, 2002. 24 Mattson RH, Cramer JA, Collins LF, et al. Comparison of carbamazepine, phenobarbitol, phenytoin and primidon in partial and secondarily generalized tonic clonic seizures. N Engl J Med, 313:145– 151, 1985. 13 Wieser HG, Blume WT, Fish D, et al. Proposal for a new classification of 194 Lacosamide come antiepilettico in add-on in pazienti affetti da epilessia secondaria a tumore cerebrale Add-on lacosamide in brain tumor-related epilepsy. Preliminary report: efficacy and tolerability L. Dinapoli1,2, M. Maschio1,2, M. Mingoia1,2, F. Sperati3, A. Fabi4, A. Pace2, Petreri G1,2, P. Muti5 1 Centro per la Cura dell’Epilessia Tumorale ad indirizzo medico; 2UOSD Neurologia, Dipartimento di Neuroscienze e Patologia cervico-facciale; 3SC Epidemiologia; 4SC Oncologia; 5Direzione Scientifca Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Roma Summary Aim of the study was to evaluate efficacy and tolerability of lacosamide (LCM) as add-on in brain tumor-related epilepsy (BTRE).We followed 14 patients suffering from BTRE who had already been treated with other AEDs and who had had not experienced adequate seizure control. Eleven patients underwent chemotherapy while being treated with LCM. Mean duration of follow up was 5.4 months (min <1 max 10 months). Mean seizure number in the last month prior to the in- Introduzione La lacosamide (LCM) è un nuovo farmaco antiepilettico usato come terapia aggiuntiva nei pazienti con epilessia parziale con o senza secondaria generalizzazione. È rapidamente e completamente assorbita dall'intestino con una eliminazione renale al 95%, ha una biodisponibilità orale di circa il 100% e non influenza le concentrazioni plasmatiche di CBZ, PHT, LEV, LTG, TPM o VPA1-3. Pertanto potrebbe rappresentare un’alternativa terapeutica possibile per i pazienti con epilessia secondaria a tumore cerebrale. Materiali e metodi Verificare l’efficacia e la tollerabilità di LCM in add-on in pazienti affetti da epilessia secondaria a tumore cere- troduction of LCM had been 15.4. At last follow-up, the mean seizure number was reduced to 1.9/month. Lacosamide mean dosage was of 332.1 mg/day (min 100 max 400 mg/day). Responder rate was 78.6%. One patient discontinued LCM because of side effects. There were no other reported side effects. Key words: antiepileptic drugs, brain tumor-related epilepsy, lacosamide brale. LCM è stata titolata come da scheda tecnica con una titolazione massima in 4 settimane, a partire da una dose iniziale di 100 mg/die fino al raggiungimento di una dose variabile da 200 a 400 mg/die in base alla risposta clinica (dose media 250 mg/die). Risultati Da febbraio 2010 abbiamo reclutato 14 pazienti afferenti al Centro per la Cura dell’Epilessia Tumorale affetti da epilessia secondaria a tumore cerebrale con le seguenti caratteristiche: 1 paziente con crisi parziali semplici, 6 con crisi parziali semplici con secondaria generalizzazione, 1 con crisi parziali complesse, 1 con crisi secondariamente generalizzate e 5 con crisi parziali complesse con secon- 195 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 daria generalizzazione. I pazienti erano in politerapia con i seguenti farmaci antiepilettici: VPA, CLB, CZP, LEV, LTG, OXC, PRG, TPM. Undici pazienti erano affetti da glioma di alto grado ed tre da glioma di basso grado. Undici pazienti erano in chemioterapia. Al controllo in basale tutti i pazienti avevano crisi incontrollate e 5 di questi presentavano anche effetti collaterali dovuti alla terapia antiepilettica in atto (Tab. 1). La frequenza media crisi era di: 15.4 crisi/mese. Il follow-up medio è stato di 5.4 mesi (range <1 – 10 Paziente mesi). La dose media di LCM era 332.1 mg/die. Abbiamo avuto un drop out per effetti collaterali gravi (vertigini e diplopia); non sono stati osservati altri effetti collaterali. All’ultimo follow-up disponibile 6 pazienti erano liberi da crisi, 5 avevano una riduzione di crisi 50%, 2 avevano una riduzione delle crisi <50% e 1 era stazionario. Il responder rate era del 78.6%. Il confronto tra frequenza media mensile pre-LCM e durante il follow-up è risultato statisticamente significativo (Tab. 2). Tipo di crisi AE LCM dose (mg/die) Numero di crisi pre LCM Numero medio crisi/mese durante LCM DP M, 38 aa, AA SP LEV 3000 VPA 1000 400 45 0 SI † M, 42 aa, AO SP+SGTC CNZ 1,5 LEV 3000 LTG 300 VPA 1000 Tossicità ematologica 400 1 1.8 NO M, 35 aa, AOA CP+SGTC LEV 3000 LTG 400 OXC 1200 100 30 0 NO M, 49 aa, GBM CP+SGTC LEV 3000 400 30 4.6 SI † F, 35 aa, AOA SP+SGTC LEV 3000 PGB 300 Sonnolenza 400 1 0.8 NO M, 41 aa, GBM CP+SGTC LEV 3000 400 1 5.8 SI † M, 40 aa, LGO SP+SGTC LEV 3000 ZNS 200 TPM 100 400 30 9 NO F, 47 aa, LGA CP+SGTC LEV 3000 LTG 400 TPM 400 400 11 0 SI † CP LEV 3000 300 1 0.25 SI † F, 52 aa, AA SP+SGTC CNZ 3 PHT 300 400 30 0 SI † F, 35 aa, LGA SP+SGTC LEV 3000 200 30 0 SI M, 63 aa, GBM CP+SGTC OXC 1800 sonnolenza 300 1 0 SI † SGTC LEV 1000 prurito 150 1 3 SI † SP+SGTC LEV 3000 parestesie 400 3 3 SI † M, 61 aa, GBM F, 48 aa, GC F, 22 aa, GBM Tab. 1 - AA = astrocitoma anaplastico; AO = oligodendroglioma anaplastico; AOA = oligoastrocitoma anaplastico; LGA = astrocitoma low grade; LGO = oligodendroglioma low grade; GBM = glioblastoma multiforme; GC = gliomatosis cerebri Frequenza media mensile PRE LCM Frequenza media mensile durante follow-up con LCM Wilcoxon Test p-value 15.36±SD 16.07 1.90±SD 2.75 0.022 Tab. 2 196 LACOSAMIDE COME ANTIEPILETTICO IN ADD-ON IN PAZIENTI AFFETTI DA EPILESSIA SECONDARIA A TUMORE CEREBRALE Discussione Conclusioni 4 Insieme ad un breve report di Newton et al che mostrava il 46% di pazienti liberi da crisi e il 77% con una riduzione delle crisi, la nostra è la prima descrizione di pazienti affetti da epilessia tumorale in terapia con LCM in add-on. I nostri risultati sono assimilabili alla suddetta casistica con il 42.9% di pazienti liberi da crisi e un responder rate di 78.6%. I nostri dati, seppur su un piccolo campione e con un breve follow-up, dovuto al decorso della malattia oncologica di base, sembrano indicare che LCM possa rappresentare una alternativa terapeutica con una possibile buona efficacia e tollerabilità in questa popolazione di pazienti. BIBLIOGRAFIA 1 Ben-Menachem E, Biton V, Jatuzis D, et al. Efficacy and safety of oral lacosamide as adjunctive therapy in adults with partial-onset seizures. Epilepsia, 48: 1308-1317, 2007. 2 Bialer M, Johannessen SI, Levy RH, et al.. Progress report on new antiepileptic drugs: a summary of the Ninth Eilat Conference (EILAT IX). Epilepsy Res, 83: 1-43, 2009. 3 Luszcki JJ. Third-generation antiepileptic drugs: mechanisms of action, pharmacokineticks and interactions. Pharmacol Rep, 61: 197-216, 2009. 4 Newton HB, Connelly J, Lima J, et al. Lacosamide in brain tumour patients with refractory seizures: efficacy and tolerability. J Neurol, 25 (Suppl 1):S1–S246, 2010. 197 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Lacosamide: tollerabilità ed efficacia nelle prime esperienze di utilizzo nella pratica clinica Lacosamide: tolerability and efficacy in early experiences of use in clinical practice M.S. Ferrara, G. d’Orsi, M. Trivisano, M.G. Pascarella, E. Carapelle, R. Grasso, L. M. Specchio Centro Epilessia Universitario, Clinica delle Malattie del Sistema Nervoso, Università degli Studi, Foggia Summary Efficacy and tolerability of LCM as add-on treatment in 17 outpatients (8 M, mean age 40.1) with drug-resistant epilepsy in antiepileptic polytherapy (6 patients with vagal stimulation) have been evaluated. Four patients discontinued LCM because of adverse events, such as diplopia, ataxia, vomiting, drowsiness, dizziness.Two of them who were receiving concomitant therapy with CBZ and OXC presented adverse events after increasing LCM from 200 mg/day to 400 mg/day, and the other 2 patients had been rapidly titrated (100 mg/week). Introduzione La Lacosamide (LCM), farmaco antiepilettico di terza generazione, è indicato come terapia aggiuntiva nel trattamento delle crisi parziali con o senza generalizzazione secondaria in pazienti con epilessia a partire dai 16 anni di età. Il meccanismo d’azione prevede un potenziamento selettivo dell'inattivazione lenta dei canali sodio voltaggio-dipendenti e la modulazione dell'attività della proteina-2 mediatrice della risposta alla collapsina1-3. Analisi pooled di 3 studi clinici hanno dimostrato una riduzione >50% della frequenza delle crisi in circa il 40% The remaining patients with a slower titration showed a good safety profile. Despite limited observational period and small sample considered, it is possible to hypothesize that a rapid titration (100 mg /day) and/or an increase in dosage from 200 to 400 mg/day in patients already taking AEDs acting on sodium channels (particularly CBZ and OXC), may affect LCM tolerability with neurological adverse events such as ataxia and vertigo. Key words: lacosamide (LCM), tolerability, efficacy, drugresistant epilepsy dei pazienti con epilessia focale farmacoresistente trattati con LCM in add-on4-6. Scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’efficacia e la tollerabilità della LCM nelle prime esperienze di utilizzo nella pratica clinica in pazienti ambulatoriali con epilessia farmacoresistente. Materiali e metodi L’osservazione clinica è stata condotta su 17 pazienti ambulatoriali (9 F, 8 M, età media 40,1) affetti da epilessia farmacoresistente. Il follow-up medio è di 6 mesi (1-9 mesi) (Tab. 1). 198 LACOSAMIDE: TOLLERABILITÀ ED EFFICACIA NELLE PRIME ESPERIENZE DI UTILIZZO NELLA PRATICA CLINICA Il range di frequenza media annuale degli episodi critici pre-introduzione della LCM, estremamente eterogeneo per tipologia di epilessia e semeiologia delle crisi, è da pluri-quotidiano a mensile. Il farmaco è stato introdotto prima della sua commercializzazione come “farmaco compassionevole” in cinque casi, e in epoca successiva alla sua introduzione sul mercato nei restanti casi. Abbiamo utilizzato la LCM in biterapia in 1 paziente, in triterapia nei restanti 16. La LCM è stata somministrata a dosi di 100-400 mg/die (in particolare alla dose di 100 mg/die in 4 pazienti, 150 mg/die in 1 paziente, 200 mg/die in 9 pazienti e 400 mg/die in 3 pazienti), e con titolazione molto lenta (50 mg/settimana). Paziente Sesso Età Tipo di attuale epilessia (anni) Tipo di crisi Risultati Quattro pazienti hanno interrotto il farmaco per comparsa di eventi avversi, quali diplopia, atassia con vomito, sonnolenza, vertigini; in particolare, a) 2 pazienti, in concomitante terapia con CBZ e OXC, hanno presentato eventi avversi dopo incremento posologico della LCM da 200 mg/die a 400 mg/die; b) 2 pazienti dopo incremento posologico da titolazione rapida (100 mg/settimana) (Tab. 2). Nei restanti casi con titolazione lenta, è emerso un buon profilo di tollerabilità del farmaco dalla sua introduzione (50 mg/die) sino al raggiungimento del range terapeutico di 200-400 mg/die. Tuttavia, è emerso in 2 pazienti, in concomitante trattamento con antiepilettici attivi sui caTerapia basale (mg/die) Frequenza basale mensile delle crisi Posologia Periodo di massima trattamento LCS (mesi) (mg/die) 1 F 34 EFS TCG+PC LTG 200, VPA 1250, SNV 45 200 4,5 (sosp.) 2 F 31 EFS TCG+PC LTG 600, PB 150, SNV 52 100 0,7 (sosp.) 3 M 30 EFC PC+PSG LTG 200, VPA 2000 10.6 400 2,5 4 F 34 EFC PC+PSG CBZ 1000, LEV 3000 12 100 2.7 5 F 28 EGI PC+PSG VPA 2000,LTG 50 60 200 5,6 6 M 24 EFS PC+PSG CBZ 800, CLB 20, SNV 65 100 2,6 (sosp.) 7 F 59 EFC PC+PSG CBZ 800 2 400 6 8 F 45 EFC PC+PSG PGB 450, LEV 2000, CBZ1200 2.6 200 5.8 9 M 48 EFS PC+PSG+A ZNS 400, PB 100, OXC 1800, SNV 95 400 4,7 (sosp.) 10 F 55 EFS PC OXC 1500, LTG 100 1,3 200 5,7 11 M 41 EFS PC+PSG LEV 3000, PB 200 4,3 200 4 12 M 19 EFS A+M+PSG VPA 1200, CLB 20 130 200 2,6 (sosp.) 13 M 54 EFC PS+PSG LEV 1500, OXC 1800 400 200 2,7 14 M 56 EFC PSG VPA 1500, ZNS 200 3,3 200 3,7 15 F 24 EFS M+PC+PSG CBZ 1200, SNV 4 200 4 16 F 65 EFC PC+PSG CBZ 200, TPM 300 4,3 100 4 17 F 37 EFC PC+PSG CBZ 1400, PB 50, SNV 48 200 5,3 Tab. 1 - Popolazione in studio 199 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Paziente FAE concomitanti (mg/die) Posologia massima LCM (mg/die) Titolazione (mg/settimana) Eventi avversi 1 LTG 200, VPA 1250, SNV 200 100 diplopia, tremori aa.ss., atassia con cadute 2 LTG 600, PB 150,SNV 100 50 atassia+vomito, sonnolenza, rallentamento psicomotorio 6 CBZ 800, CLB 20,SNV 100 50 atassia+vomito,sonnolenza 9 ZNS 400, PB 100, OXC 1800, SNV 400 50 atassia, diplopia, vertigini, cefalea Tab. 2 - Casi di sospensione per eventi avversi dopo LCM Paziente FAE concomitanti (mg/die) Posologia massima LCM (mg/die) Titolazione (mg/settimana) Eventi avversi 9 CBZ 800 400 50 calo di peso corporeo 15 LEV 1500, OXC 1800 200 50 vertigini soggettive Tab. 3 - Casi di effetti indesiderati durante titolazione di LCM che continuano il trattamento nali del Na+ (OXC e CBZ), la comparsa di effetti indesiderati in corso di titolazione (Tab. 3). Conclusioni Nei 17 pazienti della nostra casistica con epilessia farmacoresistente ad eziologia varia, la LCM si è dimostrata sufficientemente ben tollerata (76% continuano l’assunzione) (Fig. 1) ed efficace, con una riduzione della frequenza critica in 8 pazienti, >50% in 2 di questi (Fig. 2). In 3 casi (associazione rispettivamente VPA+LTG, VPA+CLB e OXC+LTG+BDZ) la percentuale di riduzione della frequenza critica è stata <50%. Pur nella limitatezza del periodo di osservazione e della esiguità del campione considerato, è possibile ipotizzare che una rapida titolazione (100 mg/settimana) e/o l’incremento posologico da 200 a 400 mg/die in pazienti che già assumono farmaci antiepilettici con meccanismo d’azione sui canali del sodio (in particolare, CBZ e OXC), possano incidere sulla tollerabilità della LCM con comparsa di eventi avversi quali atassia e vertigini di intensità tale da determinare la sospensione del farmaco. 24% 76% Fig. 1 - Tollerabilità di LCM 200 LACOSAMIDE: TOLLERABILITÀ ED EFFICACIA NELLE PRIME ESPERIENZE DI UTILIZZO NELLA PRATICA CLINICA Fig. 2 - Efficacia LCM BIBLIOGRAFIA 1 Curia G, Biagini G, Perucca E, et al. ”Lacosamide: a new approach to target voltage-gated sodium currents in epileptic disorders”, CNS Drugs; 23(7): 555-68, 2009. 4 Beydoun A, D’ Souza J, Hebert D et al. ”Lacosamide :pharmacology, mechanisms of action and pooled efficacy and safety data in partialonset seizures”, Expert Rev Neurother; Jan 9 (1): 33-42, 2009. 2 Errington AC, Stöhr T, Heers C et al.”The investigational anticonvulsant lacosamide selectively enhances slow inactivation of voltage-gated sodium channels”, Mol Pharmacol; 2008 Jan; 73(1):157-69. Epub Oct 2007. 5 Sake J, Hebert D, Isojärvi J, Doty P et al. “A Pooled Analysis of Lacosamide Clinical Trial Data Grouped by Mechanism of Action of Concomitant Antiepileptic Drugs”, CNS Drugs; 24(12): 1055-1068, 2010. 3 Jarogniew JL. ”Third-generation antiepileptic drugs: mechanisms of action, pharmacokinetics and interactions”, Pharmacological Reports, 61, 197-216, 2009. 6 Ben-Menachem E, Biton V, Jatuzis D, et al. “Efficacy and Safety of Oral Lacosamide as Adjunctive Therapy in Adults with Partial-Onset Seizures”, Epilepsia, 48(7):1308–1317, 2007. 201 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Efficacia e tollerabilità a lungo termine della Rufinamide nelle encefalopatie epilettiche Safety and efficacy of Rufinamide in patients with epileptic encephalopathy and long-term follow-up F. Madeddu, M. Asunis, M. Celeste Serci, S. Cossu, D. Pruna Unità di Epilettologia; Clinica di NPI, AOU Cagliari Summary Safety and efficacy of Rufinamide (RFN) in add-on in 15 patients with drug-resistant epileptic encephalopathy was analysed. RFN was well tolerated and 47% of pts had a >50% decrease of seizures, in particular patients Introduzione La Rufinamide (RFN) è un farmaco antiepilettico in commercio in Italia dal 2009 con indicazione nella terapia aggiuntiva della sindrome di Lennox-Gastaut (LGS) dall’età di 4 anni. È un farmaco ad ampio spettro d’efficacia il cui meccanismo d’azione ha come sito principale i canali del sodio ma non è ancora completamente noto. Scopo del nostro lavoro è valutare sia l’efficacia sulle crisi e sulla qualità della vita che la tollerabilità di RFN in una serie di pz afferenti al nostro centro ed affetti da encefalopatia epilettica farmacoresistente.1,2,3 Materiali e metodi Sono stati arruolati 15 pz (11 maschi 4 femmine) dai 6 ai 27 anni d’età, (età media: 14,6 aa) affetti da encefalopatie epilettiche farmacoresistenti in cui è stata introdotta la RFN in add-on. (vedi Tab. 1). Per quanto riguarda l’eziologia4,5, 5 pz sono affetti da una lissencefalia (LIS) con pattern clinico-EEG lennox-like; 4 affected by malformation of cortical development. Key words: rufinamide, epileptic encephalopathy, lennox-gastaut syndrome, lissencephaly, long-term follow-up da un’encefalopatia epilettica (EE) ad eziologia ignota con pattern clinico-EEG lennox-like; 3 da LGS criptogenica; 3 da epilessia focale sintomatica (EFS). In 12/15 l’esordio dell’epilessia è avvenuto nel primo anno di vita, e in 8/15 si è manifestata sotto forma di spasmi infantili. 11/15 hanno un ritardo mentale gravissimo, 3/15 grave, 1/15 lieve. La RFN è stata utilizzata alla dose di 10-40 mg/kg/die (media 20 mg/kg/ die), con dose max giornaliera di 2000 mg. Non è stata effettuata alcuna modifica dei concomitanti AED nei primi 2 mesi dall’introduzione del RFN. Risultati Hanno mostrato una risposta positiva alla RFN con una riduzione globale di almeno il 50% delle crisi (toniche, atoniche,tonico-cloniche, assenze) 7/15 pz (47%) con un follow-up di 6-24 mesi (medio 12 mesi). Sono ancora in terapia con RFN 3/5 LIS, 2/3 LGS , 2/4 EE, 0/3 EFS. In particolare in 3 pz (2 EE, 1LGS) la riduzione della frequenza delle crisi è stata tra il 50 e il 75%, in 4 è stata superiore al 75% (3 LIS, 1 LGS), mentre in 202 EFFICACIA E TOLLERABILITÀ A LUNGO TERMINE DELLA RUFINAMIDE NELLE ENCEFALOPATIE EPILETTICHE N° pz Età Tipo E Età esordio E Eziologia RFN dose (mg/kg) Risposta Durata follow-up 1 2 22 11 LGS EE 3aa 6m 2m criptogenica criptogenica 18 17 >50% >50% 12m 8m 3 4 21 11 LGS EE 13m 10m 23 40 5 16 EE 9aa 6m criptogenica LIS (S. walker warburg) criptogenica 6 14 EF 3aa 20 7 8 20 15 EE EF 8m 9m meningoencefalite LIS criptogenica 9 10 11 11 EE EE 12m 6m LIS LIS 15 10 11 12 9 27 EE LGS 1aa 1m 6m LIS criptogenica 31 14 13 10 EE 4m criptogenica 18 14 15 6 17 EE EF 2m 7aa criptogenica Rasmussen 10 20 17 17 13 Effetti collaterali – Maggiore irrequietezza >75% 6m – >75% primi 3 mesi 16m (sospeso Maggiore poi inefficace per inefficacia) irrequietezza Solo iniziale 12m (sospeso – poi inefficace per inefficacia) no 8m (sospeso – per inefficacia) >75% 21m – no 3m (sospeso – per inefficacia) >75% 24m irrequietezza Solo iniziale 5m (sospeso inappetenza per inefficacia) >75% 6m – Solo iniziale 10m (sospeso – per inefficacia) >50% 24m (sospeso Incremento per normalizzazione distonie, forzata) agitazione >50% 7m – inefficace 12m (sospeso – per inefficacia) Tab. 1 - Prinicipali dati clinici dei 15 pazienti nessun paziente vi è stata una scomparsa delle crisi. In tutti questi 7 pz si è associato un significativo miglioramento globale della qualità della vita: maggior partecipazione all’ambiente esterno, miglioramento dell’attenzione e delle performance. Degli 8/15 pz che hanno sospeso la RFN, 4 pz (2 LIS) hanno mostrato una riduzione delle crisi iniziale con successiva ripresa ed in 6/8 l’introduzione della RFN si è associata ad un significativo iniziale miglioramento delle performances attentive. Effetti collaterali: In 3 pz è stata riportata irrequietezza, in 1 inappetenza. In un paziente con EE la RFN ha portato a una scomparsa delle crisi con agitazione e stato distonico e conseguente sospensione del farmaco. Conclusioni Nella nostra serie di pz con EE e follow up medio-lungo (fino a 24 mesi), la RFN è stata ben tollerata ed ha mostrato una buona efficacia in quasi la metà dei pz nei confronti di crisi di diverso tipo (toniche, atoniche, GTC, assenze). È da sottolineare che i migliori risultati sono stati osservati, come atteso, nei pz con LGS classica (67%)1,5. È da segnalare che nel piccolo gruppo di pazienti con LIS, i 3/5 (60%) che hanno risposto alla RFN, hanno avuto una riduzione delle crisi superiore al 75%. L’efficacia della RFN, anche nei pz in cui è stata sospesa, si è associata ad un miglioramento globale della qualità della vita e delle capacità attentive. In un solo paziente la RFN ha portato a una scomparsa delle crisi con agitazione e stato distonico (fenomeno di “normalizzazione forzata”) con conseguente sospensione del farmaco. 203 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 BIBLIOGRAFIA 1 Coppola G et al. Rufinamide in children and adults with Lennox-Gastaut syndrome: first Italian multicenter experience. Seizure 19(9):587-91, 2010. 2 Kluger G et al. First European long-term experience with the orphan drug rufinamide in childhood-onset refractory epilepsy. Epilepsy Behav 17(4):546-8. Epub 2010 Feb 24, 2010. 3 Vendrame M et al. Experience with rufinamide in a pediatric population: a single center's experience. Pediatr Neurol 43(3):155-8, 2010. 4 Coppola G et al. Rufinamide in refractory childhood epileptic encephalopathies other than Lennox-Gastaut syndrome. Eur J Neurol 18(2):246-51, 2011. 5 Biton V et al. A randomized, double-blind, placebo-controlled, parallelgroup study of rufinamide as adjunctive therapy for refractory partial-onset seizures. Epilepsia 52(2):234-42, 2011. 204 La dieta a basso indice glicemico (LGIT) in bambini e adolescenti con epilessia farmaco-resistente: prima esperienza italiana Low glycemic index diet (LGIT) in children and young adults with refractory epilepsy: first Italian experience C.D. Rippa1, A. D’Aniello1, F. Di Pasquale1, D. Fortunato1, F. Operto1, A. Pascotto1, G. Coppola2 1 Clinica di Neuropsichiatria Infantile, Seconda Università degli Studi di Napoli, Napoli Neuropsichiatria Infantile, Università di Salerno, Salerno 2 Summary This is the report on the first Italian experience with the low glycemic index diet (LGIT) in a group of children, adolescents and young adults with refractory epileptic encephalopathies. A retrospective chart review was performed on patients initiating the LGIT in an outpatient setting from 2005 to 2010. Demographic and clinical information including seizure type, baseline seizure frequency, medications, blood chemistry, side effects, and anthropometrics were collected. Patients were educated and followed by a dietician to restrict foods with high glycemic index and to limit total daily carbohydrates to 40-60 g. Change in seizure frequency was assessed at each 3 month follow-up intervals in the first year and then at each 6 month intervals. Fifteen consecutive pa- Introduzione La dieta chetogena non rappresenta più l’unica opzione dietetica per il trattamento dell’epilessia farmacoresistente. Attualmente, regimi dietetici meno restrittivi e più gradevoli al palato, come la dieta a basso indice glicemico (LGIT) e la dieta Atkins modificata (MAD), sono stati te- tients (13 males and 2 females, aged between 11.3 years and 22 years), almost all affected by generalized cryptogenic or symptomatic refractory epilepsy, were enrolled in the study. After a mean follow-up period of 14.5 ± 6.5 months (median 12.0; range 1-60 months), 6 patients (40%) had a 75-90% seizure reduction, while seizures decreased by 50% in other 2 (13.3%) and were unchanged in 7 (46.7%). The diet was discontinued in 4 patients within the first 5 months. No adverse events occurred during the diet. In conclusion, this initial experience confirms that some refractory patients may improve on the LGIT, even as first dietary option. Key words: low glycemic index diet, epilepsy, children, refractory encephalopathy, ketogenic diet. stati con l’obiettivo di evitare le regole imposte dalla dieta chetogena, in cui i pasti e l’importo totale delle calorie giornaliere sono rigidamente definiti. Di conseguenza, la dieta chetogena è spesso mal accettata dai bambini più grandi, adolescenti e adulti. Entrambe queste diete sono note per essere impiegate per il trattamento dell’obesità e 205 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 del diabete di tipo 1 e 2. Entrambe richiedono l’assunzione del 60-70% di lipidi, che è certamente un livello inferiore rispetto al 90% della dieta chetogena, mentre il resto è costituito dal 20-30% di proteine e dal 6-10% di carboidrati. Recentemente, entrambe sono state leggermente modificate per il trattamento di pazienti epilettici. In particolare, la LGIT consente di assumere il 10% di carboidrati, ma con un basso indice glicemico. Gli alimenti a basso indice glicemico causano un minore innalzamento dei livelli postprandiali di glicemia.Tale caratteristica può essere vantaggiosa per la ricorrenza delle crisi epilettiche. In questo lavoro si riportano i risultati della prima esperienza italiana con la LGIT in un gruppo di bambini, adolescenti e giovani adulti con encefalopatie epilettiche farmacoresistenti. Materiali e metodi I pazienti arruolati in questo studio sono stati seguiti, dal 2005 al 2010, presso il servizio di Epilessia Pediatrica della Clinica di Neuropsichiatria Infantile della Seconda Università di Napoli. I pazienti sono stati reclutati secondo i seguenti criteri di inclusione: crisi generalizzate o focali, resistenti ad almeno tre farmaci anticonvulsivanti consecutivi, con almeno quattro crisi al mese nel corso degli ultimi 3 mesi; età di 3 anni e più; consenso informato a seguire la dieta. I criteri di esclusione erano: presenza di malattie neurologiche o sistemiche progressive o metaboliche; scarsa compliance alla dieta da parte del paziente e/o dei genitori/tutori. In ogni paziente, prima della dieta, è stata effettuata un'indagine per la valutazione del consumo energetico totale giornaliero e degli alimenti preferiti negli ultimi 3 mesi. Inoltre, ogni paziente è stato sottoposto ai seguenti esami: profilo ematochimico compreso esame emocromocitometrico completo, transaminasi, glicemia, azotemia, proteine sieriche totali, sideremia, profilo lipidico (colesterolo totale, HDL e LDL, trigliceridi), fosfatasi alcalina, calcio, fosforo, esame delle urine e livelli ematici di concomitanti farmaci anticonvulsivanti. Successivamente sono state eseguite su ogni paziente ecografie del rene, cuore e fegato, una registrazione EEG durante la veglia e il sonno e la valutazione dell'indice di massa corporea (BMI). Sono stati valutati frequenza e tipo di crisi epilettiche negli ultimi 3 mesi, utilizzando un diario da compilare ad opera dei genitori/tutori. In tutti i pazienti è stata eseguita una risonanza magnetica dell’encefalo. Il follow-up è stato effettuato mediante esame clinico ogni 3 mesi durante il primo anno di dieta e, successivamente, ogni 6 mesi mediante la valutazione della frequenza e del tipo di crisi, la compliance alla dieta, eventuali effetti collaterali ed il diario compilato a cura dei genitori. Inoltre, ogni paziente è stato seguito per tutte le domande e preoccupazioni inerenti la dieta da un team di dietologi. Gli stessi esami clinico strumentali effettuati prima della dieta, sono stati poi ripetuti nel corso del follow-up. La risposta al trattamento è stata valutata confrontando la frequenza delle crisi basali (4 settimane prima della terapia LGIT), con la frequenza delle crisi nelle ultime 4 settimane di osservazione. L’efficacia è stata valutata utilizzando i seguenti parametri: 100% di riduzione della frequenza delle crisi; 50-99% di riduzione della frequenza delle crisi; 25-49% di riduzione della frequenza delle crisi; frequenza delle crisi invariata; frequenza delle crisi peggiorata. La dieta è stata aggiunta alla terapia anticonvulsivante di base, che non è stata modificata nel corso del follow-up, a meno che non ci fossero particolari esigenze a discrezione del medico curante. La LGIT potrebbe essere il primo trattamento dietetico o successiva a diete chetogene precedenti. Risultati Quindici pazienti sono stati arruolati nello studio dal 2005 al 2010. Il gruppo è costituito da 13 maschi e 2 femmine, di età compresa tra 11.3 e 22 anni (media 12,4 anni), tutti affetti da epilessia farmacoresistente generalizzata o parziale, criptogenetica o sintomatica. I tipi di epilessia sono stati classificati come segue: sindrome di Lennox-Gastaut in 3 pazienti, encefalopatia con spasmi e convulsioni toniche in 8 pazienti, sclerosi tuberosa complessa e spasmi infantili in 1 paziente, sindrome di Dravet in 1 paziente ed epilessia parziale in 2 pazienti. La durata media dell'epilessia era di 10.8 anni ± 5.9 (mediana 9.0, range 3.5-22). La frequenza delle crisi durante i tre mesi prima dell'inizio della dieta era più di 2-5 al giorno in 12 casi e più di 2 a settimana in 3. Le crisi, spesso polimorfiche nello stesso pa- 206 LA DIETA A BASSO INDICE GLICEMICO (LGIT) IN BAMBINI E ADOLESCENTI CON EPILESSIA FARMACO-RESISTENTE: PRIMA ESPERIENZA ITALIANA ziente, sono state classificate come segue: toniche/spasmi, atoniche, generalizzate tonico-cloniche, assenze, miocloniche, focali con o senza generalizzazione secondaria, convulsioni riflesse. Deficit cognitivo prestazionale era presente in 14 dei 15 pazienti (93.3%), risultando lieve in 2 pazienti, moderato e grave in 5 e profondo in 7. L’esame neurologico era patologico in 11 dei 15 pazienti (73.3%), di cui 6 pazienti con tetraparesi, 3 con atassia e 2 con ipotonia. La RM cerebrale ha mostrato un reperto normale in 4 casi e patologico in 11 (atrofia cerebrale in 4, disturbi della migrazione/malformazione cerebrale in 3, TSC in 1, leucomalacia periventricolare in 1, parziale agenesia del corpo calloso in 1, lobectomia temporale sinistra in 1. La terapia di base anti-epilettica era costituita dai seguenti farmaci, sia da soli che in combinazione: acido valproico, carbamazepina, clonazepam, fenobarbital, topiramato, levetiracetam, clonazepam, vigabatrin, zonisamide, lamotrigina, rufinamide, acetazolamide, oxcarbazepina, fenitoina. Un singolo farmaco è stata assunto da 1 paziente, due farmaci da 4, tre farmaci da 5 e più di tre da 5. Otto pazienti (53%) hanno intrapreso la dieta LGIT come primo trattamento dietetico, mentre negli altri sette pazienti l’intervallo medio tra la fine della dieta chetogena e l’inizio della LGIT era 24.1 ± 33.6 mesi (media 10.0, range 3-96). Dopo un follow-up medio di 14.5 ± 15.6 mesi (mediana 12.0, range 1-60 mesi), 6 pazienti (40%) hanno mostrato una riduzione delle crisi epilettiche del 75-90%, in altri 2 pazienti (13.3%) le crisi sono diminuite del 50% mentre sono rimaste invariate in 7 pazienti (46.7%). La dieta è stata interrotta in 3 pazienti entro le prime 4 settimane a causa di scarsa compliance e in un altro paziente dopo 5 mesi a causa di scarsa compliance, nonostante una significativa riduzione delle crisi epilettiche. Non si sono verificati reazioni avverse du- rante la dieta e non ci sono stati cambiamenti metabolici, come la comparsa di corpi chetonici o cambiamenti del livello glicemico nel sangue e lipidogramma. L’ecografia renale e cardiaca al momento del follow-up era normale in tutti i pazienti. Discussione Nella nostra esperienza la LGIT è stata efficace nel ridurre la frequenza delle crisi in un certo numero di pazienti con epilessia farmacoresistente, risultando ben accettata e tollerata per periodi prolungati. Tra i pazienti che hanno ricevuto la dieta con una riduzione > 50% delle crisi, 5 presentavano encefalopatia epilettica multifocale, 1 sindrome di Lennox-Gastaut ed 1 sindrome di Dravet. Un altro paziente con sclerosi tuberosa complessa e spasmi focali ad esordio, ha avuto una diminuzione delle crisi del 90%, ma ha anche mostrato miglioramenti sul piano comportamentale e sulla qualità del sonno. La LGIT è stata il primo trattamento dietetico per 8 dei nostri pazienti (53%); è da notare che 3 di questi pazienti hanno sviluppato scarsa compliance molto presto, mentre gli altri 5 avevano una soddisfacente risposta per almeno un anno. La LGIT è una dieta che può essere utile per alcuni pazienti con epilessia farmacoresistente, comprese le encefalopatie epilettiche con crisi polimorfe e sindrome di Lennox-Gastaut. La compliance è sicuramente migliore che con la dieta chetogena, anche se circa un quarto dei pazienti non accettano ugualmente questo tipo di dieta. La LGIT può essere giustamente considerata, insieme con la dieta Atkins modificata, una dieta per l’epilessia alternativa alla dieta chetogena più restrittiva, da offrire ai pazienti di età superiore a 2-3 anni, come primo trattamento dietetico in combinazione con la terapia antiepilettica. BIBLIOGRAFIA 1 Neal EG, Cross JH. Efficacy of dietary treatments for epilepsy. J Hum Nutr Diet 23: 113-9, 2010. 5 Thomas DE, Elliott EJ. The use of low-glycaemic index diets in diabetes control. Br J Nutr 104:797-802, 2010. 2 Pfeiffer HH, Thiele EA. Low-glicemic-index treatment: a liberalized ketogenic diet for treatment of intractable epilepsy. Neurology 65: 1810-2, 2005. 6 Pfeiffer HH, Lyczkowsky DA, Thiele EA. Low glycemic index treatment: implementation and new insights into efficacy. Epilepsia 49(8): 42-5, 2008. 3 Kossoff EH, Dorward JL. The modified Atkins diet. Epilepsia 49(8): 37-41, 2008. 8 Muzykewicz DA, Lyczkowsky DA, Memon N, Conant KD, Pfeiffer HH, Thiele EA. Efficacy, safety, and tolerability of the low glycemic index treatment in pediatric epilepsy. Epilepsia 50: 1118-26, 2009. 4 Luley C, Blaik A, Aronica S, Dierkes J, Kropf S, Westphal S. Evaluation of three new strategies to fight obesity in families. J Nutr Metab Vol. 2010. 207 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Lacosamide orale in un caso di stato di male afasico con punta-onda continua dell’adulto Oral Lacosamide as treatment option in a case of aphasic status epilepticus with continuous spike-and-wave discharges of the adult L. Mirandola, G. Monti, A. Bonora, M. Pugnaghi, F. Benuzzi, G. Vinceti, M. Zucchelli, P. Nichelli, S. Meletti Dipartimento Integrato di Neuroscienze, Università di Modena e Reggio Emilia, Modena Summary We present a case report of a 58 year-old man who suffered from simptomatic focal epilepsy due to artero-venous malformation localized in the left superior temporal gyrus. After the excision of the lesion he developed drugresistant epilepsy with temporal seizures characterized by behavioral arrest, automatisms, and aphasia. Despite numerous attempts with different AEDs (CBZ, PHT, LEV) the patient presented monthly seizures. He was admitted to our Department for non-convulsive status epilepticus, clinically characterized by aphasia and confusion, associated to continuous spikes and wave discharges over the fronto-temporal derivations of the left hemisphere. CBL and VPA were added to his therapy, while LEV was suspended for marked irritability. His language disturbance continued to be severe and he underwent neuropsychological evaluation and language fMRI, which documented complex language disorder. Only after gradually introducing oral Lacosamide the patient improved significantly. At 6 months follow-up he no longer experienced recurrent seizures, his EEG was free from epileptiform abnormalities and the aphasia was partially improved, too.We suggest that oral Lacosamide can be a therapeutic option for non convulsive status epilepticus. Key words: aphasic status epilepticus, lacosamide Introduzione Caso Clinico Gli stati di male focali caratterizzati da anomalie a tipo di Punta Onda Continua (POC) sono entità di difficile trattamento, sia nelle forme idiopatiche che sintomatiche del bambino o dell’adulto. Descriviamo un caso di afasia sintomatica di stato di male focale con POC che ha risposto al trattamento con Lacosamide orale1,2. Paziente maschio di 58 anni affetto da epilessia focale sintomatica di esito gliotico conseguente a sanguinamento e successiva asportazione (56anni) di una malformazione artero-venosa del giro temporale superiore di sinistra. Nei mesi successivi all’intervento il paziente ha presentato crisi focali caratterizzate da arresto e afasia, a frequenza circa mensile, nonostante diversi tentativi farmacologici 208 LACOSAMIDE ORALE IN UN CASO DI STATO DI MALE AFASICO CON PUNTA-ONDA CONTINUA DELL’ADULTO. (CBZ, PHT, LEV) a dosaggi adeguati. A settembre 2010, il paziente ha effettuato un primo ricovero per stato di male afasico preceduto da crisi subentranti caratterizzate da arresto, afasia, confusione, e automatismi orali. Il paziente è stato sottoposto a un monitoraggio videoEEG che documentava un’attività di POC in regione temporale sinistra, con crisi elettriche frammiste associate a un quadro di afasia severa. È stata quindi modificata la terapia antiepilettica con aggiunta di CLB, e VPA e sospensione del LEV (marcata irritabilità). Queste modifiche terapeutiche hanno controllato le crisi pur senza significativi benefici sul disturbo fasico e sul quadro EEG di POC. Dopo circa un mese dalla dimissione per il persistere del quadro afasico associato ad attività parossistica sub-continua in sede fronto-temporale sinistra (Fig. 1), il paziente ha effettuato una valutazione neuropsicologica che ha documentato un importante deficit delle abilità linguistiche e mnesiche. È stata dunque impostata terapia con Lacosamide orale rapidamente incrementata fino alla dose di 300 mg/die, quando si è ottenuto un significativo miglioramento clinico e una soppressione delle anomalie parossistiche. Il quadro EEG a 5 mesi di follow-up continua a non presentare anomalie parossistiche (Fig. 2) e il paziente è libero da crisi. La ripetizione della valutazione neuropsicologica a 5 mesi di follow-up ha documentato solo un lieve disturbo afasico in esito. Conclusioni Presentiamo un caso di afasia persistente sostenuta da punte-onda sub-continue nelle regioni fronto-temporali di sinistra, trattata con successo con Lacosamide orale. Lacosamide potrebbe rappresentare un’opzione terapeutica in queste forme di SENC focale caratterizzate da PO continue. Fig. 1 - EEG ottobre 2010: Attività di punte-onda continue in sede fronto-temporale sinistra. 209 BOLLETTINO LEGA ITALIANA CONTRO L’EPILESSIA – MAGGIO 2012 – N° 144 Fig. 2 - EEG marzo 2011: significativo miglioramento del tracciato con soppressione delle anomalie parossistiche BIBLIOGRAFIA 1 Kellinghaus et al. Intravenous lacosamide as successful treatment for nonconvulsive status epilepticus after failure of first-line therapy. Epilepsy behav. 14(2):429-31, 2009. 2 Tilz et al. Successful treatment for refractory convulsive statius epilepticus by non-parental lacosamide. Epilepsia, 51(2):316-7, 2010. 210