Fiamma che arde 1960 casatenovo Anno LVIII - n. 1/2011 2010 1970 madagascar 2010 Fiamma che arde Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri Anno LVIII N. 1/2011 Sped. in abb. post. Distribuzione gratuita. Sommario Cari amici (La Redazione) pag 3 La rivista non ha quota di abbonamento ma è sostenuta dalle offerte dei lettori. La bellezza della Pasqua (Don Ettore Ghiano) » 4 Direttore responsabile Don Giuseppe Tuninetti Credevo che quanto la vita mi ha dato fosse un dono (Giuseppe Colombero) » 6 Redattori Don Giuseppe Colombero Sr. M. Gaetana Galbusera 1960 Casatenovo (Lc) 2010: » 8 » 9 » 12 » 14 » 15 » 16 » 17 » 20 » 25 Giornata Mondiale di Preghiera (Centro Nazionale Vocazioni) » 28 Fiori di Cielo (Madre Carmelina Lanfredini) » 29 Solidarietà » 31 Sostegno bambini a distanza » 32 Viale Catone, 29 - 10131 TORINO Tel 011/6608968 – Fax 011/6608969 E-mail: [email protected] In copertina: Anniversari di fondazione Con approvazione ecclesiastica. Autorizzazione Tribunale di Torino n. 865 - 9/12/1953. Stampa ALZANI Tipografia s.a.s Pinerolo – Tel 0121.322657 E-mail: [email protected] C/C Postale n. 14441109 specificare la causale del versamento Nota Bene Il modulo del CONTO CORRENTE POSTALE perviene indistintamente a tutti i benefattori e amici della Congregazione, così pure a coloro che ricevono “Fiamma che arde” a titolo di collaborazione o di scambio editoriale. Chi non intendesse farne uso non ne tenga conto. Chi lo utilizza per inviare offerte è pregato di SPECIFICARE SEMPRE LA CAUSALE. Il presente numero è stato consegnato alle Poste Italiane di Torino il 30 marzo 2011. – – – – – – Benedizione del Papa Celebrazione eucaristica (Sr. M. Gaetana Galbusera) Ho conosciuto una santa (Dott. Rino della Morte) La mostra all’oratorio (Rosalba C. e Andrea C.) Le suore in vespetta (dal Giornale di Merate) Cenni Biografici Beata Anna (La Redazione) 1970 Madagascar 2010: – – – Da 4 decenni in Madagascar (Madre Carmelina Lanfredini) Io sono con te (Sr. M. Angiola Rota) Annunciare il Vangelo è una necessità (Una Piccola Serva) GARANZIA DI RISERVATEZZA: l’Editore garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. 196/2003 in materia di protezione dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. 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In questa terra d’oltre oceano, dalla prima comunità ne sono nate altre cinque e oggi le Piccole Serve malgasce sono oltre una sessantina. Mentre qui in Italia va sempre più diminuendo il numero delle giovani che intendono abbracciare la vita religiosa, là, in Madagascar, con l’arrivo delle Piccole Serve si è subito riscontrato una fioritura vocazionale che continua tutt’oggi come una benedizione del Signore per la Congregazione. I due eventi, nei loro programmi hanno avuto come particolare punto centrale la celebrazione dell’Eucaristia: un appuntamento per noi importante e condiviso da amici, benefattori, parenti e conoscenti. Le liturgie ci hanno offerto la possibilità di lodare Dio per il passato, di ringraziarlo per il presente e di confidare in Lui per il futuro. Celebrare i giubilei ci fa del bene; essi sono un invito a rispecchiarci nella sorgente del carisma della Fondatrice per un confronto di fedeltà alle sue origini nel corso del tempo. Gesù durante la sua vita terrena ci ha esortati a pregare per la messe del Padre suo, e qui desideriamo richiamare alla vostra attenzione la Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni, che per il 2011 si celebra il 15 maggio. Il logo: “Quanti pani avete? Andate a vedere…” (Mc 6,38), ci indica il tema scelto per la ricorrenza. Ciò è anche in sintonia con il Congresso Eucaristico che si celebrerà ad Ancona dal 4 all’11 settembre 2011. L’eucaristia è sempre stata il centro di attrazione della vita consacrata. È alla scuola di Gesù che in germe matura e si consolida la chiamata a seguirlo nella via dei consigli evangelici. Per cui non stanchiamoci di piegare le ginocchia davanti a Gesù Eucaristia, per chiedergli in dono le vocazioni sacerdotali e religiose. Quest’anno celebriamo la Pasqua a primavera inoltrata, quando la natura espande a profusione la sua fragranza nei fiori, vestiti dai più svariati colori. Ma il più prodigioso miracolo avviene con la risurrezione di Gesù, che con la sua potenza esce dall’ombra di morte per dare vita, profumo, colore al nostro spirito. Durante la Quaresima predisponiamoci a vivere in sobrietà mediante la pratica della mortificazione e anche del digiuno, privandoci non solo del superfluo, ma anche di qualcosa di utile per scoprire e riconoscere Dio nei volti di tanti fratelli privi del necessario. La penitenza, la carità e la preghiera sono le virtù che ci aiutano a preparare l’abito della grazia da indossare il giorno della solennità pasquale. Qui sta la bellezza della nostra Pasqua; celebriamola e viviamola in tutto il suo splendore. Auguri! La Redazione 3 La bellezza della Pasqua «Gesù è Dio. Sì, è morto in croce, ma è risorto. Se non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede». Torino, la città della Sindone, nell’an cora recente passato, ha accolto più di due milioni di fedeli, ed anche forse cu riosi, ansiosi di vedere e contemplare quel misterioso lenzuolo nel quale fu avvolto il corpo di Gesù deposto dalla croce per essere portato a quel vicino sepolcro che poi rimase vuoto. Penso che abbia commosso tanti, forse tutti, l’immagine del Papa Benedetto XVI, inginocchiato davanti a quella preziosissi ma reliquia della fede e dell’amore che te stimonia la morte di Colui che visse tutto il possibile dolore. Dopo il lungo tempo natalizio, pre parato dall’Avvento e portato avanti fino alla manifestazione dell’Epifania e alla testimonianza del Battesimo al Giordano, la Chiesa invita tutti a santificare, quale 4 Don Ettore Ghiano attesa e preparazione alla Pasqua, il tem po della Quaresima irrorando di grazia la nostra anima fino agli ultimi giorni segnati da mestizia e sgomento. Subito ci mostra la Cenere e con quella ci segna ricordandoci che siamo polvere e in polvere ritorneremo. Allora siamo niente? La fede ci fa pen sare in alto, ma ci induce a farci piccoli per non rischiare di perdere la buona stra da della salvezza. Ormai è vicina la Pasqua, anzi la sen tiamo già accanto a noi, con tutta la sua bellezza ed il suo mistero. Non pensiamo ad una Pasqua poco o niente cristiana, con le uova di cioccolato, né alla Pasqua della colomba, quella dol ce che non ha le ali ma si lascia mangiare facendo dire che è buona. Pensiamo con tutta la nostra fede, alla Pasqua vera e quella che celebriamo per Cristo risorto e quindi chiamiamo giustamente Pasqua di Risurrezione. La lunga vigilia la viviamo quasi avvol ti in un tacito incanto, nello stretto ambi to della condivisa morte con chi per noi è stato inchiodato ad una croce che poi è diventata un simbolo di vittoria e di vita. E intanto passano le ore della giornata silente e il nostro animo aspetta la sera, finalmente segnata da fuoco, da luce, e dal suono festoso di tante campane che an nunciano la vera vittoria di Cristo risorto glorioso. Non sempre il tempo è bello ma la festa della Risurrezione è sempre primavera e nulla ci distoglie dal vivere con gioia questa grande festa, la più grande di tutto l’anno liturgico che con il Cristo ci avvicina alle so glie del regno dei cieli che in luce si espande. La Chiesa ci insegna che noi, che con Cristo siamo stati sepolti, con Cristo anche risorgeremo, e ci invita a guardare lassù, dove Cristo siede glorioso con il Padre. È tutto bello il Vangelo della Pasqua. Una donna, Maria Maddalena, corse an siosa al sepolcro e lo vide vuoto. Poi vide Gesù. Avvertiti da lei, seppure prima incre duli, due apostoli, Simon Pietro e Giovan ni, corsero anche loro, uno più in fretta e l’altro un po’ più adagio, a quel sepolcro e, come Maria, lo trovarono aperto e vuoto. Lo scriba, avvertito in altra maniera, si affrettò a sua volta al sepolcro e come avevano visto gli altri, lo vide anche lui e, fermandosi all’ingresso, sgomento disse: è tutto da ricominciare. E noi sappiamo che cosa mai intendeva con quelle parole di meraviglia e stupore. E poi? Nel Cenacolo, dove c’erano gli apostoli, la sera di Pasqua, ad essi final mente apparve Gesù, quando mancava uno soltanto, Tommaso Didimo. Otto giorni dopo Gesù riapparve e a Tommaso, presente, questa volta con tutti gli altri, facendosi toccare il costato aper to, dolcemente disse: Non essere più in credulo ma credente. Come non credere a Cristo Risorto? Un canto ormai lontano, annunciava tri stemente: Dio è morto. Ma Dio non può morire. Gesù è Dio. Sì, è morto in croce, ma è risorto. Se non fosse, vana sarebbe la nostra fede. Ma è vero e quindi, risorgeremo anche noi con Cristo. La Pasqua di quest’anno sia una vera Pasqua di Risurrezione. Concludo con la parabola del figliol prodigo. Lontano da Casa, smarrito, si ricorda del Padre. Si mette in cammino, sulla strada del ritorno. Quando giunge, si prova a dire parole di umiltà, invoca mise ricordia, si commuove, piange. Poi tutto è silenzio. Si trova, rifatto dalla grazia, fra le braccia del Padre. Questa è veramente Pasqua. «Pasqua segnata da fuoco, da luce e dal suono festoso di tante campane che annunciano la vera vittoria di Cristo risorto glorioso». 5 Credevo che quanto la vita mi ha dato fosse dono, invece era solo prestito Giuseppe Colombero «Una maculopatia degenerativa mi ha tolto la vista del 90%. Non mi ha resa cieca, ma non posso più né leggere né scrivere». Milano, 15 gennaio 2011 Caro don Giuseppe, amico da tanto tempo, perché io la leggo da sempre. Ho bisogno di aprirle il cuore, come si dice, perché sembra che una pena confidata a un amico si dimezzi e faccia meno male. L’ultimo Natale, quello celebrato alcune settimane fa, è stato forse, per me, il Natale più triste della mia vita. Una maculopatia grave, degenerativa, contro la quale non c’è nulla da fare, mi ha tolto la vista per il 90 per cento a entrambi gli occhi. Non mi ha resa cieca, ma non posso più né leggere né scrivere. Io ho passato la vita sui libri. Ora non posso più leggere neanche il titolo dei libri. Fino a giugno dell’anno scorso ho insegnato italiano, latino e greco in un liceo di Milano. A giugno ho dovuto lasciare l’insegnamento, dopo trent’anni, perché non vedevo più. Ora sono a casa, sola, perché non ho famiglia, non sono sposata. Lei non immagina quanto mi manchino i miei allievi, i discorsi, le discussioni con 6 loro, condividere con loro ciò che si ha di più caro, la conoscenza e le emozioni, il gusto dell’analisi dei fatti e della vita, la scoperta di parole nuove, perché ogni parola è un concetto. Più parole più idee. Ora tutto questo non l’ho più. E questo non interessa a nessuno. E la mia solitudine è totale. In uno degli ultimi giorni dell’anno sono venuti tutti ad augurarmi un anno nuovo, mi hanno scritto, “colmo di amicizia sempre giovane e sincera, di serenità, di parole belle, quali lei ci ha insegnato a cercare e ad amare”. Li ho stretti tutti, in un abbraccio che avrei voluto non finisse più, colmo di lacrime, di cose sempre dette e mai dette abbastanza. Li ho guardati in viso ad uno ad uno, come per leggere nei loro occhi belli, la loro vita intera, colma di cose buone e d’amore. Mi dica una parola, caro don Colombero, semplice, ma sua, da farmi leggere e rileggere nei momenti più bui. Emanuela C. - MILANO Quanto mi è difficile parlare con chi soffre, che pure stringo a me, in un ab braccio forte e fraterno. La mia prima ri sposta è proprio un abbraccio nel silenzio, di fronte a quel mistero più grande di noi che è il dolore, quegli interrogativi che ci torturano, e che rimangono ostinatamen te senza risposta nel cammino della vita, costellata di tante gioie, ma anche di tante pene e di tante lacrime. Prendere atto di questa verità, che la vita è fatta così, alcu ne cose si lasciano modificare, ma molte altre no, è l’inizio della vera sapienza, di quella conoscenza delle leggi della vita che ci ricordano, senza fine, come siamo fatti, e quando vale la pena di piangere. C’è una consolazione che viene dal nostro cuore Ed è anche l’inizio della consolazione, di quel dialogo fraterno con se stessi, di quel ragionare franco che ci rende amici, complici della realtà, non nemici. Perché la realtà viene prima di ogni cosa, tutto parte da lì. Non dobbiamo odiarla, perché la realtà ha sempre ragione. Odiarla è fol lia, forse malattia. C’è una consolazione che viene innanzi tutto da noi stessi, dalle parole sagge che sappiamo trovare in noi, dire e ripetere a noi stessi, nel silenzio del la verità. Parte da qui quella strada, umile e silenziosa come un sentiero nel bosco, che porta alla pace. Perché la consolazio ne è pace. Spesso accompagnata da lacri me, è vero. Ma si possono avere gli occhi pieni di lacrime, e nel cuore la pace. Così lontana, ma anche così vicina. Questa verità la nostra lettrice la cono sce bene e cerca, con tutta l’anima, di farla sua. Verso il termine della lettera, scrive: “Ho ricevuto tanto dalla vita. Ora, da due anni, giorno dopo giorno, la vita si riprende quanto mi ha dato. E io scopro che quanto mi ha dato, non era un dono, ma solo un prestito. Ma io la ringrazio ugualmente, perché mi ha amato ed è stata benevola con me e io ho potuto esserlo con chi ho amato”. Così bisogna essere. La pace è più vicina a chi ha il cuore buono. abbia scritto il tuo amato nome”. Unì la cartolina a un foglio con sopra una poe sia da lei e dai suoi studenti molto amata. È di un poeta del Nicaragua, Joaquin Pa sos, morto giovanissimo, nel 1947. Parla anch’essa di un incontro e di un addio, probabilmente a una donna amata che la scia sulla soglia di casa: “Voglio ricordarti con il braccio destro alzato/ Perché voglio avere di te un ricor do di albero./ Voglio sapere che lascio se minata nell’orizzonte la tua mano./ La tua mano che nel vento cresca, ricordata,/ la tua mano che dica nulla. Tutto./ Bisogna che tu alzi il braccio destro,/ perché da lontano io veda il tuo cuore tremarti tra le dita./ Il tuo cuore, la tua mano seminata nei miei ricordi,/ Che nel vento mi dica ancora nulla. Tutto”. (F. TENTORI MONTALTO, a cura di, Poeti ispanoamericani del novecento, Bompiani, p.235). Grazie, cara Emanuela, delle sue confi denze e delle sue emozioni. Lei è fatta per l’amicizia, ha la vocazione all’amicizia. Lei dev’essere stata molto amata. Lei scri ve: “La mia solitudine ora è totale”. Non ci credo. Non è possibile. Lei non sarà mai sola. Alla lampada del suo cuore non man cherà mai l’olio. Perché da lontano io veda il tuo cuore tremarti tra le dita Ci dice la gentile professoressa di aver re galato a ogni allievo, una cartolina, con so pra stampato, col suo computer, un mazzo di fiori bellissimi, e sul retro queste parole: “Carissimo (e il nome), questi fiori fa con to che siano veri, e che su ogni petalo io «Lei non sarà mai sola. Alla lampada del suo cuore non mancherà mai l’olio». 7 La comunità di Casatenovo celebra il 50° di fondazione 1960-2010 LA BENEDIZIONE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI 8 1960 - Casatenovo - 2010 Eucaristica di ringraziamento Sr. M. Gaetana Galbusera Riandando ai primordi della fonda zione, ha ricordato quanto il suo pre decessore, don Angelo Grossi, di ve nerata memoria, scrisse nel bollettino parrocchiale del dicembre 1960: Dò inizio a questo numero annunciandovi una grande e bella notizia. Ormai è stata ultimata la sistemazione della villa Bianchi che diventerà la casa di riposo per suore Piccole Serve del Sacro Cuore. Continuava con un tratto della lettera della superiora generale di allora, Madre Crescenzia Gambara: Da tempo era mio La parrocchia S. Giorgio in Casatenovo. L’8 dicembre 2010, è stata fatta memo ria del 50° di fondazione della Domus Quies, in Casatenovo (Lc): la comunità nata per accogliere le suore ammalate e anziane della Congregazione. A dare particolare rilievo alla festa giubilare è stata la liturgia eucaristica delle ore 9,30, che ha avuto luogo presso la parrocchia di San Giorgio in Casateno vo, celebrata dal signor prevosto Sergio Zambenetti e dal coadiutore don Marco Zappa. Nell’introduzione dell’omelia, il signor Prevosto, dopo aver salutato la Madre generale, il Consiglio e le suore, ha sotto lineato che anche la numerosa comunità parrocchiale si unisce alle Piccole Serve per il rendimento di grazie al Signore per i 50 anni di presenza in Casatenovo. I celebranti dell’Eucaristia: il prevosto Sergio Zambenetti e il coadiutore don Marco Zappa. 9 La danza che ha accompagnato la presentazione dei doni offertoriali. desiderio avere una casa ove ospitare le nostre suore anziane e invalide. Il caro San Giuseppe, pregato insistentemente, venne incontro alle nostre necessità, ispirando alla signorina Giuseppina Villa la donazione della sua bellissima casa. La divina provvidenza ha sorpassato ogni aspettativa, ed ora le nostre suore anziane e ammalate, hanno una villa piena di luce e sole, ove trascorrere gli ultimi anni nella preghiera e nella adorazione eucaristica. Ancora don Angelo Grossi ripren deva: Anche la parrocchia partecipa a tanta gioia. Questa nuova casa di sollievo è anche un centro di irradiazione benefica per le nostre famiglie. Infatti è nel programma delle reverende suore l’assistenza con un ambulatorio gratuito per le prestazioni infermieristiche e l’assistenza a domicilio per ammalati poveri e bisognosi. Con il tempo conosceremo il grande dono che il Signore ci ha fatto. Don Sergio, entrando poi nel vivo dell’omelia di cui riprendiamo i passaggi più significativi, ha detto: Davvero dopo 50 anni possiamo dire che è stato un grande dono quello che il Signore ha fatto ai casatesi e ai paesi limitrofi. Voi suore avete ricevuto questa provvidenza che 10 ha sorpassato ogni aspettativa e anche questa comunità gode della provvidenza che vi appartiene. È sempre un dono reciproco. Quando ci si vuole bene e ci si accoglie, il dono è sempre d’ambo le parti. Quindi, dono vostro, dono nostro. Ha anche ricordato come la Beata Anna Michelotti, sull’esempio di Maria, ha fatto bene a fidarsi del Signore, perché lui è stato fedele a lei e l’ha accompagnata in quel disegno di fondare l’istituto delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù. Il Signore che non manca mai di essere provvidente è stato tale anche per questa casa: una generosità illimitata, grandissima, accolta e premiata. Sono nate anche vocazioni da questo comune di Casatenovo, che ora pregano e lavorano per noi. Sarebbe bello che questa provvidenza continuasse per le suore e anche per le nostra comunità con il dono di nuove vocazioni, che qualche ragazza dicesse: Ma sì, mi fido del Signore. Che come Maria e la Beata Anna sappiano ascoltare la parola del Signore attraverso i segni che stanno attorno a loro che sono i poveri, gli ammalati. Guai se un ragazzo o una ragazza non cercasse la propria vocazione, non domandasse al Signore: che cosa vuoi da me? Vorrebbe dire che si fiderebbe solo di se stesso/a; ma questo non paga mai. Il Signore invece paga per bene e allarga gli orizzonti. È bello vedere che qui presente abbiamo anche le suore colorate, provenienti dal Madagascar. Il Signore ci fa vedere una Chiesa che è missionaria e gioiosa di servirlo nei poveri. Qui invitava i giovani a chiedere al Signore che le asperità della vita non impediscano di pronunciare il proprio sì alla sua volontà. L’omelia viene poi conclusa con la preghiera di benedizione inviata da Sua Santità Benedetto XVI. All’offertorio due bimbi e due bimbe hanno portato all’altare il pane e il vino, il cero e la composizione floreale, mentre sei Piccole Serve di nazionalità malgascia e quattro ragazze dell’oratorio eseguiva no una danza, tipica del Madagascar. Prima della benedizione la superiora generale, madre Carmelina Lanfredini, ha avuto espressioni di viva riconoscen za per tutti coloro che hanno collaborato per il buon esito della festa. Ha ringra ziato i presenti, nonché le autorità civili e religiose, gli architetti Corneo Andrea e Rosalba Cioccia che con professionali tà hanno progettato e allestito la mostra con l’aiuto di generosi volontari. In par ticolare il grazie è stato per la donatrice della villa Bianchi, Giuseppina Villa, e per i sacerdoti del passato: mons. Ettore Pozzoni e don Angelo Grossi, che hanno aiutato e sostenuto la comunità agli inizi della sua erezione. Il coro dell’oratorio, guidato dalla si gnorina Aura Riva, ha animato la liturgia con canti e strumenti musicali: chitarre e organo. Al termine della celebrazione eucari stica ai parrocchiani, amici e conoscenti La superiora generale, Madre Carmelina Lanfredini, ringrazia i casatesi per la calorosa partecipazione alla festa. delle suore, è stata riservata, nel salone della parrocchia, una cordiale accoglienza per un momento di fraterna condivisione nella consumazione di un rinfresco. L’assemblea dei fedeli presente alla celebrazione eucaristica. 11 1960 - Casatenovo - 2010 Ho conosciuto una Santa Il dott. Rino Della Morte, medico curante della Sig. na Giuseppina Villa. 12 Dott. Rino della Morte (da Fiamma che arde 3/1969) Riportiamo la testimonianza del medico curante per conoscere meglio il vissuto degli ultimi decenni di vita della signorina Giuseppina Villa. Il dott. Rino Della Morte, ha esercitato la sua professione sanitaria nel comune di Casatenovo come medico condotto. È stato per decenni l’unico sanitario presente sul territorio. Sempre disponibile alle chiamate d’urgenza e sollecito ad accorrere, giorno e notte, al cappezzale dei malati. Ha svolto la sua professione con intensa dedizione e appassionato amore: un esemplare medico per vocazione. Per la sua tragica morte, avvenuta in un incidente stradale il 27/10/1969, i familiari ne hanno profondamente sofferto, la cittadianza casatese e quanti l’hanno conosciuto ne sono rimasti addolorati. bilità di essere stato vicino, di aver cono sciuto e curato una persona di eccezione, che deve essere annoverata nella schiera dei Santi. Era una donna all’apparenza comune, ma non mi è possibile non considerarla una santa: ho visto come ha saputo crede re, vivere, soffrire e soprattutto amare. Ancora prima di conoscerla diretta mente l’avevo notata per la luminosità del suo sorriso, per la bontà del suo sguardo: esprimevano un sentimento di cordialità ed era sempre e per tutti lo stesso. Entrato nella sua casa per curare la mamma, ho incominciato a capire la pro fondità del suo spirito e la grande religio sità che le faceva accettare ogni evento non con rassegnazione fatalistica, ma con la consapevolezza di adempiere a un suo preciso dovere. In seguito gradatamente ho potuto ve dere esaltate queste doti quanto più an dava compromettendosi lo stato di salute fisica. Da molti anni era affetta da un male che non perdona e si era sottoposta ad ogni intervento che le continue recidive richiedevano, alternando per decenni pe Non mi sono mai chiesto se sono in errore perché contesto i Santi. Veramente contesto un determinato culto dei santi: per le devozioni parti colaristiche, per i riti paganeggianti, per la mania di volerli inserire nella leggen da, in imprese eccezionali come perso naggi di fantasia. Tuttavia proprio a me con queste par ticolari convinzioni, nell’esercizio della professione medica, è stata data la possi La piccola Giuseppina. riodi di relativo benesse Ho letto sul bollet re a soggiorni in clinica. tino parrocchiale una Proprio seguendola documentata relazio come ammalata, ho tro ne della sua vita e son vato in Lei la persona di venuto a conoscenza assoluta eccezione: era che era legata a voti cosciente del proprio pronunciati da tempo. male e ne parlava con la Personalmente ho sem più grande naturalezza e pre avuto la sensazione semplicità. che il suo modo di do Non era per stoica nare e di soffrire fos e vuota ostentazione di se connaturato in lei, superiorità al male, ma che fosse un tutt’uno per accettazione in umil della sua personalità tà del volere divino. psico‑fisica: aveva da Negli ultimi anni ave sempre raggiunto il va donato la sua villa col perfetto equilibrio. Giuseppina Villa già colpita vasto parco alle Piccole Penso che la gente dalla malattia. Serve del S. Cuore, pro si sarà stupita perché prio perché desiderava si era staccata da ogni che tra quelle mura si perpetuassero le avere; io son rimasto incantato dal come opere buone e la sua casa diventasse un l’ha fatto: si riteneva lei la beneficata. Al faro di luce cristiana. Quando poi si tra tra gente si sarà meravigliata della lun sferì nella casa di riposo, alla cui realiz ga resistenza al terribile male; io son ri zazione aveva contribuito in modo con masto ammirato dalla sua forza d’animo: creto, sublimò la sua esistenza terrena si riteneva anche nella sofferenza una esaltando le sue già eccelse virtù. beneficata. Deformata e mutilata dal suo male Nell’ultimo giorno della sua vita, av continuò a non voler accettare le meno vicinandomi al suo letto di dolore, ho mazioni e a prodigarsi per il buon fun visto profilarsi sul suo viso quel sorriso zionamento della casa, con competenza di sempre che tentava di esprimere rico e obiettività. noscenza a me che da lei ho imparato ciò Inutilmente la gentilezza delle “sue che nessuno mai mi ha insegnato e nessu Suore” cercava di prodigare a lei una as no mai mi potrà insegnare. sistenza più assidua: solo negli ultimis Ha vissuto una vita perfetta in tutte le simi giorni della sua vita l’ha subìta per dimensioni: nella lunghezza per la realiz obbedienza al volere del medico. zazione di se stessa; nella larghezza per Mi diceva infatti sempre che fino a l’attivo e fattivo interesse del prossimo; quando le fosse stato possibile, avrebbe nell’altezza per l’amore di Dio. Così ho sentito, conosciuto e amato in fatto da sé e avrebbe accettato l’aiuto solo Cristo la sig.na Giuseppina Villa. se veramente ne avesse avuto bisogno. 13 1960 - Casatenovo - 2010 Nella chiesina dell’oratorio la semplice mostra che ha illustrato il carisma delle Piccole Serve I simboli La sedia – la barca alla deriva – i mattoni di tufo – le foto sparse delle suore. Descrizione Una presenza familiare e accogliente (LA SEDIA), un servizio umile e discreto verso una umanità malata, provata dalla sofferenza e dalla solitudine (LA BARCA ALLA DERIVA). Gli ingranaggi della storia (MATTO NI DI TUFO), nel grande mare della vita, tanti volti (LE FOTO SPARSE). Piccoli gesti di carità nascosta che vanno oltre i confini dell’umano e del tempo per restare nell’eterno presente di Dio. Presenza nata dall’incontro tra il desiderio della signorina Giuseppina Villa di donare la propria abitazione a un ordi ne religioso, con l’esigenza delle Piccole serve del Sacro Cuore di fondare a Ca Rosalba Cioccia satenovo una casa di riposo per le loro suore anziane. L’incrocio di questi due desideri, en trambi presentati alla intercessione di San Giuseppe, ha permesso la presenza delle suore e del loro servizio ai poveri a Casatenovo. Ai volontari architetto Andrea Corneo curatore architetto Rosalba Cioccia curatrice fotografi: Guglielmo Pennati Giorgio Pennati Guglielmo Beretta Fulvio Galbiati assistenti: Marcello Fumagalli Luigi Riva Pierino Pirotta che con professionalità e abilità hanno organizzato e dato vita alla festa, la più viva riconoscenza dalle Piccole Serve casatesi. Da sinistra: Guglielmo Pennati, Giorgio Pennati, Andrea Corneo, Guglielmo Beretta, Fulvio Galbiati 1960 - Casatenovo - 2010 Le «Suore della Vespetta» pronte a spegnere 50 candeline Il Giornale di Merate (un settimanale della Brianza), martedì, 30 novembre, pochi giorni prima delle celebrazioni, scriveva: «Casatenovo (mgl) Il giorno dell’Im macolata le Suore della Vespetta compi ranno 50 anni di presenza in paese. Da mezzo secolo le Piccole Serve del Sacro Cuore partono dalla loro villa, in pieno centro, per fare un’iniezione e consola re un moribondo, in sella a un motorino o a una bicicletta, anche con il gelo e la pioggia. Una missione che è molto cam biata nei decenni trascorsi a Casatenovo, anche se l’ambulatorio di queste suore (tutte infermiere) resta aperto per tutti dal lunedì a venerdì, dalle ore 08,00 alle 10,00 e dalle 16,00 alle 18,00. Ora siamo principalmente una casa di riposo per il nostro ordine; vengono qui da tutta Italia – ci ha raccontato la superiora, madre Chiara Fumagalli – Molte sorelle sono anziane e malate, più della metà costrette a letto, una è ultracentenaria. L’8 dicembre del 1960, all’inaugura zione della nuova casa, erano solo una decina; oggi sono in trenta ad abitare la bella dimora di via Cavour 6, donata loro da Giuseppi na Villa: Ce la lasciò prima ancora di morire e andò a stare nella casa di riposo di Casatenovo, perché voleva che il dono fosse totale. I suoi ritratti campeg giano tuttora nella Domus Quies, la casa della quiete. Lei contattò l’ex prevosto di Casatenovo, don 1960: la prima comunità della Piccole Serve a Casatenovo. A destra si intravvede la signorina Giuseppina Villa. Ettore Pozzoni, perché voleva lasciare i suoi beni a un ordine che si occupasse dei poveri ammalati. Lui le parlò di noi e lei acconsentì. Così le suore iniziarono il loro apo stolato per lenire la sofferenza fisica e morale. Per celebrare la ricorrenza sarà aper ta al pubblico una mostra: domenica 5 e mercoledì 8 dicembre. In parrocchia don Sergio Zambenetti coordinerà un triduo di preghiera il 5, 6, e 7 dicembre alle ore 18,00. Il clou delle celebrazio ni si raggiungerà il giorno preciso del cinquantena rio, 8 dicembre 2010, con la Messa di ringraziamen to». Le due ruote è il veicolo ancora usato dalle Piccole Serve nei loro spostamenti per il sevizio domiciliare. 15 1960 - Casatenovo - 2010 1970 - Madagascar - 2010 Cenni biografici della Fondatrice La Beata Anna Michelotti è nata ad Anne cy nell’Alta Savoia, il 29 agosto 1843, terzogenita di Gian Michele Telesforo Michelotti, emigra to piemontese di Almese e di Pieri na Mugnier-Serand di Annecy. Viene battezzata il giorno dopo nel Duomo di Notre-Dame de Liesse. A cinque anni rima ne orfana di padre, cresce alla scuola della mamma, donna di saldi principi cristiani. A 12 anni, il 25 marzo 1855, Anna fa la prima comunione. Nel pomeriggio, con gesto di delicata carità, la mamma accompagna Anna da un malato, per ché, in quelle membra sofferente, la fi glia restituisse a Gesù la grande Visita che lei aveva ricevuto al mattino. È il giorno che Anna ricorderà sempre con emozione e gratitudine. Un giorno mentre era raccolta in pre ghiera nella Basilica della Visitazione ad Annecy presso la tomba di S. Francesco di Sales percepisce chiaramente una voce che le dice: “Va a Torino e fonda il tuo Istituto”. Anna senza porre indugio, lascia la Savoia e viene in Italia. È l’anno 1871. Prima tappa Almese, in Val di Susa, dove si ferma per un breve periodo di tempo per salutare i parenti paterni e poi si avvia verso Moncalieri, che dista 5 km dal capoluogo piemontese. 16 La Redazione Da qui Anna si trasferisce ben pre sto nel centro storico della città di To rino, per svolgere la sua opera con più efficienza e accogliere le prime giovani desiderose di condividere il suo ideale. Anno 1873 affitta tre stanze in Via Santa Maria di Piazza, 5, nel cuore di Torino, vicino alla chiesa di S. Maria di Piazza. L’8 agosto 1875 l’arcivescovo di To rino mons. Lorenzo Gastaldi approva il nascente istituto, mentre il 2 ottobre Anna, con il nome di sr. Giovanna Fran cesca della Visitazione e le sue prime compagne emettono la professione reli giosa, col quarto voto di servire gli infer mi poveri gratuitamente. Nasce così l’Istituto delle Piccole Ser ve del S. Cuore di Gesù, per l’assistenza gratuita ai malati poveri a domicilio. Nel 1882, fidandosi solo della Prov videnza e “... mettendo l’affare in mano a S. Giuseppe”, acquistò Villa Pruss, in zona Valsalice, attuale Casa Madre e Casa Generalizia della Congregazione. L’opera di Anna Michelotti nella città di Torino si svolge lungo un arco di 16 anni, dal 1872 al 1° Febbraio 1888, gior no della sua morte. Il 27 luglio 1933 inizia il processo in formativo sulla sua vita e sulle sue virtù. Il 15 dicembre 1966, Paolo VI si pro nuncia sulla eroicità delle sue virtù. Il 23 maggio 1975 ne promulga il de creto di beatificazione. Roma, 1° novembre 1975, Paolo VI beatifica Anna Michelotti. Il suo carisma, oltre l’Italia, è presen te in Madagascar dal 1975 e in Romania dal 1995. 1970 - Madagascar - 2010 Da quattro decenni in Madagascar Madre Carmelina Lanfredini Siamo profondamente grate al Signo re per la sua costante protezione, per il moltiplicarsi delle vocazioni, per i tanti benefattori che ha messo sulla nostra strada; grazie a loro abbiamo soccorso – e ancora aiutiamo – tanti poveri che han no diritto ad essere curati come tutti noi. Beato chi aiuta il povero – dice il Signore – che non mancherà di benedire chi si fa strumento di amore. Nell’introduzione della S. Messa, Monsignor Di Pierro si è così espresso: Il canto di ingresso che avete cantato è una lode al Signore; lodiamolo per questi 40 anni di servizio alla Chiesa malgascia e ai poveri, e impegniamoci sempre più a essere il volto di Cristo per manifestare l’amore di Dio ai fratelli. Anna Michelotti, di cui oggi ricordiamo il trentacinquesimo anniversario di beatificazione, portava Gesù nelle case dei malati perchè lo possedeva dentro di sé. Il 1° novembre 2010, a conclusione dell’assemblea regionale svoltasi a Mora manga, alla quale hanno partecipato qua si tutte le suore malgasce, alle ore 15 si è celebrata la S. Messa di ringraziamen to presieduta dal Vescovo della diocesi di Moramanga, Monsignor Gaetano Di Pierro, in occasione del 40° anniversario di presenza delle Piccole Serve in Mada gascar e il 35° della Beatificazione della Madre Fondatrice. Quaranta anni fa le prime missiona rie hanno iniziato ad Ambatondrazaka l’assistenza ai malati poveri della città e dei dintorni; apostolato che si è poi este so nel tempo ad altre città: Moramanga, Antananarivo, Antsirabe e Mananjary. La celebrazione eucaristica. 17 tare più numerose e sempre più sue figlie autentiche e fedeli. Fankalazana ny faha-40 taona nahatongavana teto Madagasikara La superiora generale, madre Carmelina Lanfredini, con Sr. M. Agnès Ralambomiadantsoa, superiora Regione Madagascar. Durante l’omelia Monsignore ha poi sottolineato: Il Vangelo di oggi ci invita alla gioia perché anche noi possiamo essere come Cristo e partecipare in pienezza della sua gloria. Il nostro modello è Gesù che è venuto fra noi per donare amore, e le persone che sanno amare sono contente, hanno la gioia nel cuore. Se viviamo nell’amore, possiamo dire con S. Paolo che lo Spirito del Signore è in noi. I santi che oggi celebriamo ci sono di esempio e di stimolo perché anche noi possiamo santificarci. In serata, in tema alla ricorrenza dei due eventi, ha avuto luogo un intratte nimento ricreativo con scenette e dan ze, eseguite dalle suore più giovani, che, come sempre, sono sfociate in una esplo sione di intensa allegria. In questo memorando giorno di ren dimento di grazie e di lode al Signore, per la profonda gioia che ci univa si è ul teriormente rinfrancata, tra noi suore, la fraterna cordialità. Che il Signore ci conservi in questo spirito! Ci affidiamo alla nostra Beata Madre Fondatrice perché ci benedica sempre e ci protegga, come ha promesso prima di morire, affinché possiamo ancora diven 18 Ny alatsinainy 1° novambra 2010 tamin’ny 3 ora tolakandro dia nofaranana tamin’ny sorona masina Lehibe ho enti-mankasitraka Azy Tompo, ny “Assemblée régionale” notontosaina tao Moramanga izay nandraisan’ny masera malagasy rehetra anjara . Ny Sorona Masina dia notarihin’i Son Exellence Monseigneur Gaetan di Pierro. Sorona Masina izay nankalazana ihany koa ny faha-40 taona nahatongavan’ny masera mpanompovavikely teto Madagaskara sy ny fahatsiarovana ny faha-35 taona nanadratana ho olon-tsambatra ny Mamera Mpanorina. Raha atao jery todika dia tao Ambatondrazaka no nanomboka niasa ireo misi- onera voalohany, tamin’ny fikarakarana ireo marary mahantra teo an-toerana sy ny manodidina. Avy eo dia nihitatra hatrany Moramanga, Antananarivo, Antsirabe ary Mananjary izany. Isaorana voalohany indrindra Andriamanitra nitantana ny dia nandritr’izay 40 taona izay. Manaraka izany, dia misaotra antanan-droa ireo mpanao soa rehetra, satria raha tsy nisyazy ireo nalala-tanana dia tsy afanamonjy ireo mahantra ny fikambanana ary tsy afaka hanohy izany asa-soa izany intsony raha tsy eo intsony izy ireo. Sambatra izay manao soa ireo mahantra – hoy ny Tompo – fa ny tso-dranony dia homba azy ireo mandrakariva. Teo am-panombohana ny Sorona Masina dia hoy i Monseigneur hoe:”hira Il vescovo di Moramanga, mons. Gaetano Di Pierro con un nutrito gruppo delle Piccole Serve. ho enti-midera sy mankalaza ny Tompo no nanokafanareo ity Sorona Masiana ity, koa handeha ary hankalazaintsika sy omentsika voninahitra izy, amin’izao nahatratrarana ny fah-40 taona nahatongavana teto Mdagasikara izao. Ary aoka isika tsy ho sasatry hanahaka an’i Jesoa mba ahafahantsika hitondra ny Fitiavany amin’ ireo rahalahintsika. I Anna Michelotti, izay tsaroantsika androany ny faha-35 taona naha-olontsambatra azy dia nahay nitondra an’i Jesoa isan-tokan-trano, satria efa lalimpaka tao aminy ny Fitiavany Azy.” Hoy koa ny Eveka nanantitrantitra nandritry ny tori-teny hoe: Ny Evanjely androany dia manasa antsika mba hiaina ao anatin’ny hafaliana mandrakariva, satria efa miaina ao anatin’ny tontolon’ny fahalavorarian’ Kristy isika. I Jesoa no modely alaintsika tahaka. Niara-nonina tamintsika Izy ary nanome antsika ny Fitiavany. Izay rehetra mahay mitia tahaka Azy dia anjakan’ny hafaliana mandrakariva. Raha miaiana ao amin’ny fitiavana isika, dia afaka hilaza toa an’i Md Paoly hoe : ato amiko ny fanahin’ny Tompo. Ankehitriny dia maro ireo Olomasina izay manome oha-piainana azo alain-tahaka mba hanampy antsika hanamasim-piaianana. Ho famaranana am-pifaliana ity vanim-potoana lehibe ity, dia nisy ny koranan-takariva nafanain’ireo masera malagasy tanora izay nanehoan’izy ireo ny talenta ananany: toy ny dihy sy hatsikana isan-karazany. Ity vanim-potoana manan-tantara izay natokana ho fisaorana ny Tompo ity, dia nanamafy ny fifankatiavana sy ny firaisan-kinan’ny masera rehetra. Andriamanitra anie hanampy antsika hatrany mba haharitra tokoa amin’ io toem-pahay io! I Mamera Mpanorina anie hitsodrano sy hitantana antsika, araky ny nampanantenainy talohan’ny nodiany tany an-tranon-dRay. Ary enga anie ho maro ireo hanara-dia azy ho tena Mpanompovavikely marina tokoa sy tsy hivadika na inon-kitranga. 19 1970 - Madagascar - 2010 «IO SONO con te!» Sr. M. Angiola Rota La fronte è appoggiata all’oblò dell’aereo per meglio vedere giù in basso le mera viglie della natura. Tutto è azzurro: cie lo e terra. L’immenso Oceano Indiano si estende maestosamente a vista d’oc chio, poi improvvisamente si intravvede un pugno di terra che emerge dalle sue acque e diviene sempre più grande. Che emozione, siamo vicini alla meta. Eccolo lì il Madagascar, la nostra nuova terra. Pensavo fosse un’isola lussureggiante, dove il verde regna sovrano, con un’infi nita quantità di piante e di fiori. L’hostess disse: «Si può vedere la capitale, Tanana rive e fra poco saremo a terra». Osservo gli alti rilievi senza un filo d’erba, niente verde, solo terra rossa. Il Madagascar si chiama anche: Iso la Rossa, proprio per il colore della sua terra. Finalmente il nostro velivolo è sulla pista d’atterraggio; come un automa slac cio la cintura e dopo alcuni minuti pren do i bagagli, in fila, esco dall’aereo. Il primo impatto con il Madagascar è stato una vera delusione. Mi sembra va di essere precipitata in una voragine, senza via di uscita. Signore dove siamo arrivate, ma è davvero il Madagascar? Era il mese di Agosto. Avevamo lasciato l’Italia in piena estate, la stagione della luce e dei colori. Non sapevo che sotto l’Equatore il clima cambia, così vengo a sapere che qui in Madagascar è inverno, per fortuna mite. Nel dirigermi all’uscita dall’aeroporto qualcosa sta cambiando, mi si allarga il cuore, ritorna la serenità, l’entusiasmo: mi sento felice e rincuorata 20 dalla presenza del Signore che mi dice: «IO SONO con te». Le valigie diventano leggere e tutto è di nuovo bello. Il Vesco vo, Mons. Francesco Vollaro ci attende e Le prime missionarie Piccole Serve in partenza per il Madagascar: Sr. M. Angiola Rota, Sr. M. Oliva Pezza (in paradiso dal 12/09/1994), Sr. M. Angela Casiraghi, Sr. M. Daniela Rota Nodari, Sr. M. Agostina Locatelli e Sr. M. Laura Villa. in macchina ci accompagna dalle Suore del Cenacolo; lì passiamo la prima notte. Era il 28 Agosto 1970. Come la nostra Fondatrice anche per noi era il giorno di nascita nella nuova terra Malgascia. Di buon mattino, eravamo in sei Sorelle, con la Superiora generale, Madre Gia cinta Lombardi, e la sua Consigliera ed economa, Sr. M. Alberta Rinaldi, partia mo per la nuova destinazione: Ambaton drazaka. Percorriamo più di 350 Km di strada provinciale sconnessa sulla Diana, la 3 Chevaux, un po’ vecchiotta, ma rie sce a portarci a destinazione. Il clacson non funziona e Padre Valsecchi, monfor tano, mi incarica di sostituirlo con una trombetta che ad ogni passaggio di zebu’ dovevo suonare. Avevo il mio daffare, perché in continuazione c’erano questi quadrupedi che si fermavano al centro strada, che a stento si mettevano ai lati per lasciarci passare; bisognava aspettare che si spostassero. Verso le 18 era già buio. Nella campa gna e per la strada si vedevano tante luci azzurre che si spostavano in continuità. Erano gli occhi degli zebù che sembrava che guardassero incuriositi i nuovi arri vati. Ogni tanto si intravvedevano picco le luci accese nelle case dei villaggi che incontravamo, ma niente alberghi e tanto meno segnaletica stradale. E così, il primo dei molti giorni vissuti in Madagascar era trascorso e con rico noscenza ringraziai il Signore. C’é un tempo per ogni cosa dice il Qo elet. Ora per noi era il tempo dello stu dio: la conoscenza della lingua, degli usi, dei costumi e delle tradizioni malgasce. Si andava di nuovo a scuola non solo per lo studio della lingua, ma anche per co noscere tante altre realtà di questo nuovo mondo, per esempio imparare a prendere il colore del terreno dove si abita, come dice un proverbio locale. Non tutto era facile, ed a volte sem brava impossibile proseguire, ma sempre, quando ero sul fondo Lui ripeteva:”IO SONO con te”. Allora avanti, sempre avanti, senza paura, fiduciosa e sicura del Suo aiuto. Mons. Vollaro era un vescovo straor dinario, santo, umile, saggio, paziente. Il suo motto: “Sperare contro ogni speran za” ne dice qualcosa. Ci ripeteva: «Abbia te pazienza, sempre pazienza, tanta pa zienza, non state a tirare l’erba per farla crescere, la rompereste». Il suo esempio mi rassicurava, era bello lavorare con lui, sempre disponibile e premuroso con tutti sia piccoli che grandi, poveri e miserabi li, sani e malati. Otteneva aiuti dall’Eu ropa e dall’America e li distribuiva a chi ne aveva bisogno. Aveva partecipato al Concilio Vaticano II e ne era tornato pie no di energie e di direttive. La Croce che Gesù ci dice che dobbia mo portare e vivere nel quotidiano pesa va a volte, perché la Sua volontà non era la mia, infatti i tempi di Dio non sono i nostri. Sono i tempi della Sua misericor dia, e del suo perdono. Col passare degli anni ho imparato dai fratelli che io credevo di istruire, ed ho ricevuto molto da loro come ricom pensa al servizio che donavo. IO SONO con te! Essere unita al Si gnore, con il cuore stabilmente fisso in Lui con la preghiera, è stata l’unica via e sicurezza nell’amore. Il servizio ai fratelli non è il centro di gravità, ma la via per giungere alla Sorgente. Andare avanti e rimontare la china, dopo l’insuccesso, l’indifferenza, l’in comprensione, la fatica, è stata la cer tezza che il Signore è con me. Dio non ha nemici, ha solo figli. È misericordioso non giustiziere, ama sempre e perdona. Questo con il passare degli anni é stato il mio tirocinio, per realizzare nel miglior modo la grazia da annunciare. Le missionarie giunte in Madagascar accompagnate dalla superiora generale, Madre Giacinta Lombardi e da Sr. M. Alberta Rinaldi. 21 Il Mons. Francesco Vollaro, il vescovo di Ambatondrazaka, che ha accolto le Piccole Serve nella sua diocesi. Sono ricono scente al Signore per la sua amicizia, la sua misericordia, il suo aiuto nell’es sergli stata fedele. Sono stata fortunata nella mia vita di missione. I miei fratelli Malgasci mi hanno aiutato ad uscire dal mio guscio e con loro vivere in unità e gioia, gustando la pace di Dio. «Se il chicco di grano non muore, non può portare frutto», dice Gesù. Come in primavera il chicco si riproduce e ridona vita nuova portando frutto, cosi la pri mavera della Congregazione è fiorita con nuovi virgulti, che hanno messo gemme, fiori e frutti, sul terreno Malgascio. Nei dispensari e presso gli ammalati le giova ni suore malgasce continuano la missio ne apostolica di servizio ai fratelli malati e bisognosi, portando aiuto e conforto nelle pieghe delicate della vita, dando coraggio per accogliere con entusiasmo l’annuncio del Vangelo, perché il volto di Cristo illumini con il suo splendore la molteplicità delle culture e dei linguaggi della popolazione. Dio a Mosè disse: «Non aver paura IO SONO con te. Ecco, il bastone sia il tuo sostegno, la tua forza; credi in me, parti e libera il mio popolo». Durante 40 anni gli Ebrei furono saziati dalla manna nel deserto, fin quando la nuova generazio ne, entrò nella terra promessa. Le stagioni si susseguono: primavera, estate, autunno, inverno. Quarant’anni in terra Malgascia sono proprio stati un continuo scorrere di stagioni. Ora come 22 il popolo Ebreo in Egitto la nuova genera zione delle Piccole Serve malgasce, fiorita dal ceppo materno di Madre Anna, è fe lice di continuare il servizio presso i loro fratelli connazionali, bisognosi di luce, di pace, di fede, ma soprattutto di amore. Rinnovando la mia riconoscenza alla Congregazione, ai miei famigliari, alle consorelle che con me hanno vissuto in Madagascar ed al popolo malgascio, rin grazio il Signore che non si è mai stanca to di ripetermi: “IO SONO con te!”. «HOMBA anao AHO» Teo amin’ny varavarakelin’ny fiaramanidina izahay no niandry nitazana ny hakanton’ny zavaboary: manga daholo ny lanitra sy ny tany; ny ranomasina Indianina midadasika sy mihamivelatra, ary tampoka nisy tany kely nivoaka izay mihalehibe hatrany hatrany ny fijery azy. Tamin’izay dia hoy ny hotesse: «afaka fotoana fohy dia hahita an’Antananarivo renivohitra» dia nijery izahay ka nahatazana tany mena fotsiny fa tsy nisy maintso akory: NOSY MENA rahateo moa no niantsoana azy. Oadray ny fihetsehapoko tamin’izay nahita ilay tany sady nanao hoe : « io ilay Nosy Madagasikara, ilay firenena vaovao ho anay!». Rehefa tonga teo amin’ny seranampiaramanidina izahay dia samy nanala ny fehikibony ny mpandeha, noraisiko ny entana ary nidina moramora aho. Toa nandiso fanantenana ahy ilay Madagasikara ka hoy aho: Tompo o! tonga aty Madagasikara marina ve aho? Kanjo inona, rehefa tafavoaka ny seranampiaramanidina ihany izahay dia nahatsapa aho fa niverina ny hafaliako satria henoko ny Tompo nilaza hoe: “HOMBA anao AHO”; nihamaivana ny entako sady mirana ny saiko. Nitsena anay tamin’izay ny Eveka, Mgr. VOLLARO, ary nanatitra anay hatrany amin’ny Maseran’ny Cenacle, izy ireo no nandray anay iny alina voalohany iny. Volana aogositra tamin’izay, fahavaratra any Italia ilay vanim-potoana mahafinaritra sy sarobidy tokoa, fa ririnina kosa eto Madagasikara. 29 Aogositra 1970, tsingerin’andro nahaterahan’ny Mamera Mpanorina mihitsy izany no andro nahaterahanay koa teto amin’ity tany vaovao ho anay ity. Ny maraina dia niainga izahay Masera enina mirahavavy, niampy ny Mamera Jeneraly Giacinta sy ny Masera Alberta Econome Jeneraly, ho any Ambatondrazaka, ilay toerana nipetrahanay. Fiara Dyane no nitondra anay, izay tsy dia tsara loatra, nefa tody soa aman-tsara ihany izahay ny hariva. Teny an-dalana dia ny sodina no notsofina ho solon’ny klaksona izay tsy nandeha tsara, efa sahirana be tamin’izay fa tsy nety niala ny omby ka hoy aho: «hiala aho ry zareo a!». Efa maizina ny tamin’ny enina ora hariva, nefa tazana ihany ny jiro manga, izay tsy inona fa ny voamason’ny omby mandeha eny an-tsaha. Indraindray nahita jiro kely avy amin’ny tranon’olona ihany fa tsy nisy toromarika na hotely moa eny amin’ny lalana. Isaorako an’Andriamanitra ny andro voalohany niainako teto Madagasikara. “Misy fotoana ny zavatra rehetra” hoy ny Mpitoriteny, tonga koa ny fotoana ho anay hianarana ireo fiteny sy ireo fomba amam-panao Malagasy, mba ahafantarana ireo tontolo vaovao hiainana sy hakana ny volon-taniny araka ny fomba fiteny Malagasy. Nandritra izay dia tsy mora ny fiainako, indraindray dia sarotra sy tsy azo anoharana, nefa injay ny feon’ny Tompo mibitsika hoe: «HOMBA anao AHO». Ka miverina indray ny hery sy ny fahazotoana, lasa ny tahotra sady vonona mandrakariva manohy ny adidy. Mgr. Vollaro dia Eveka hafa kely: masina, hendry, manetri-tena, manampaharetana. Ny tarigetrany dia “manantena na dia tsy misy tokony antenaina aza” manamabara izany ny fiainany. Hoy izy mandrakariva: «manàna faharetana, faharetana foana, faharetana hatrany, aza sontonina ny ahitra vao mitsiry, sao tapaka». Manome hery sy toky ahy ny miaramiasa aminy: vonona lalandava mandray ny olona rehetra, na ny kely na ny lehibe, na ireo mahantra na ny ory, na salama na ny marary. Ny fanampiana azony avy any Eoropa sy Amerika dia zarazarainy araka ny filan’ny olona. Namonjy ny konsily vatikana II, izy izay nitondra hery sy torolalana ho azy. Il primo approccio con il popolo malgascio. 23 Le prime ragazze simpatizzanti con le nuove religiose; alcune di loro diventeranno Piccole Serve malgasce. Ny hazofijalian’i Kristy ilay tokony ho entina isan’andro dia tsapako misy lanjany ihany indraindray rehefa tsy ny sitrapoko no tanterahiko fa ny sitrapon’Andriamanitra; fotoana ny famindrapon’ny Tompo izany. Nihevitra aho fa nanampy ny havako malagasy, nefa taty aoriana dia nahatsapa fa nahazo bebe kokoa noho izay nomeko aza aho. Ny firaisam-panahy sy ny fivavahana no mampiaina ny fitiavan’Andriamanitra ary ny fanompoana ireo rahalahy dia lalana mitondra ahy mankamin’Andriamanitra. Nandroso hatrany aho, nitsangana raha lavo, raha reraka dia mahatsapa fa miaraka amiko ny Tompo. Tsy manana fahavalo Andriamanitra, fa zanany daholo isika, be famindram-po Izy fa tsy mitsara, mamela mandrakariva ny helotsika, nandritra ny fiainako aho dia niezaka niaina sy nanambara izany tamin’ny rahalahiko. Misaotra an’Andriamanitra aho noho ny fiantsoany sy ny fanampiany ahy manonkatena ho Azy 24 Mahafinaritra ahy ny nahavoatendry ahy niasa teto Madagasikara satria niaraka tamin-kafaliana sy fiadanam-po tamin’ireo Malagasy aho. “Raha tsy maty ny voambary nafafy dia tsy mamokatra” hoy Jesoa, fa namokatra sy niharihary toy ny masoandro be lohataona ny asan’ny Fikambanana, izay nitsiry sy namokatra ary nivelatra teto Madagasikara. Ao amin’ny tobim-pahasalamana sy ao antranon’ny marary ny masera teratany manohy ny fanompoana ireo marary mahantra fadiranovana, mitondra ny teny fankaherezana, mitory ny vaovao mahafaly, feno fahazavana sy fiadanana. Andriamanitra nilaza tamin’ny Moizy: “Indro ny tehina no herinao, minoa ahy, mandehana ary afaho ny vahoakako”. Nandritra ny 40 taona ny vahoaka Hebrio nivoky hatrany ny mana nandeha teny an-dalana ho any amin’ny tany nampanantenaina; sady niaritra ireo fisedrana samihafa nefa tody ihany. Toy izany koa ny lalana nodiavin’ny Masera Mpanompovavikelin’ny Fo Masin’i Jesoa, nisy tokoa ny fahasoavana avy amin’ilay Fo Masin’i Jesoa, nefa koa tsy nilaozan’ireo fahasahiranana isan-karazany toa fifandimbiasan’ireo vanim-potoana efatra dia: ny lohataona, ny fahavaratra, ny fararano ary ny ririnina. Nifaka teo amin’ny Mamera Anna Michelotti izao hazo lehibe mivelatra sy mandrobona izao koa dia faly ny Masera Mpanompovavikelin’ny Fo Masin’i Jesoa manohy ny fanompoana ireo rahalahiny mila fahazavana, fiadanana sy finoana fa indrindra indrindra ny fitiavana. Mamerina ny fisaorana ny Fikambanana, ny fianakaviana, ny Masera miara-miasa eto Madagasikara, ny vahoaka Malagasy ary misaotra an’Andriamanitra Ilay tsy sasatra namerina tamiko hoe: HOMBA anao AHO 1970 - Madagascar - 2010 Annunciare il vangelo è una necessità (1ª Cor 9,16) Una piccola serva missionaria Sono una piccola serva del S. Cuore con 40 anni di vita missionaria a cui una con sorella ha chiesto di tracciare due righe. L’imbarazzo è grande, sto per tirare i remi in barca anche se sto ultimando una valigia per un’ultima partenza. Tuttavia ci provo, ecco alcune riflessioni. A questo mondo non vi è nulla di più stupendo e meraviglioso della presenza dei bambini. Gesù richiama la nostra at tenzione: lasciate che i piccoli vengano a me… Se non diventerete come bambi ni… ecc. ecc. Ho sempre guardato con sofferenza le lacrime, il sudore e altro sulla pelle dei bambini. L’occasione arriva presto; vengo in viata con una consorella ad abitare in un villaggio esclusivamente abitato da leb brosi con famiglia. Il mio patire, anzi il nostro patire si trasforma in una bellissi ma opportunità. Qui troviamo nidiate di bambini con lacrime, sudore e macilenti, figli di leb brosi, che vivono come in un ghetto, non escono mai dal perimetro del lebbrosario: sarebbero subito ricacciati dai sani che abitano fuori; questi bambini avevano un loro ruolo: erano tenuti in pugno dagli anziani per servire loro legna da spezzare per il fuoco, acqua e altri servizi. Impresa non facile, come inserirsi, cu riamo i lebbrosi, ma vogliamo arrivare ai bambini. Preghiamo, si fa strada una prima idea, curiamo i genitori e provvediamo cibo ai loro figli. Pare che funzioni; in più abbiamo iniziato a dividere molte ore Sr. M. Angela Casiraghi e Sr. M. Daniela Rota Nodari, le prime Piccole Serve tra gli ammalati di lebbra a Moramanga. Sr. M. Daniela intenta a medicare le piaghe di una ammalata contagiata dalla lebbra. 25 Non appongo la firma, sarebbe un di più; è quanto ho scritto che mi rivela a voi che leggerete queste due righe, vi rin grazio, perché dietro a questa esperienza ci siete voi tutti che aiutate a far vivere il nostro operare. Adidy tsy maintsy efaina ny fitoriana ny Evanjely (1ª Kor 9,16) Sr. M. Angela in un sereno colloquio con un malato di lebbra. della giornata con loro in mezzo al villag gio con attività ricreative. I Bambini cominciano a sorridere e in gruppo familiarizzano con acqua e sapo ne. Ci ritroviamo attorniate da bambini vivaci, che ci aiutano a capire la loro lin gua, i genitori lebbrosi che ci osservano da lontano. Ci buttiamo a fare un secondo passo: la scuola; e qui scopriamo con amarez za che non sono ammessi nella comunità scolastica perché figli di lebbrosi. Ma noi non molliamo l’osso; è così che il primo anno riusciamo a inserire due piccoli stu denti, a cui negli anni successivi sono se guiti gli altri, muniti di cartella, lavagnet ta e gesso eccoli varcare la scuola felici e contenti. Attualmente molto è cambiato, ma di lebbrosi ce ne sono ancora, e di bambini anche! Gli anni sono passati; sono stata chia mata a un’altra esperienza: aiutare a vi vere con pazienza bambini denutriti. Qui tra fornelli e pentole e tutto quello che occorre per questo servizio, annuncio il vangelo, non faccio prediche, ma servo, ascolto queste mamme spesso sole, respi ro con loro il dolore che hanno dentro per condividerlo e dargli un valore. 26 Mpanompovavikely iray misionera Masera mpanompovavikelin’ny fo Masin’i Jesoa aho, 40 taona izay no nahamisionera ahy, araka ny nangatahin’ny rahavavy iray tamiko dia hosoratako amin’ity pejy ity ny niainako izany. Sahirana kely ihany ny tenako hanoratra nefa na izany aza dia hiezaka aho haneho aminareo ireo traikefa niainako. Amin’izao tontolo iainantsika izao dia tsy misy zavatra maha-talanjona sy mahasondriana nohon’ny ankizy. Nisintona ny saintsika i Jesoa nilaza hoe: «Avelao ny ankizy hanatona ahy… raha tsy lasa toy ireto zaza madinika ireto ianareo…» sns,sns. Tamim-pijaliana hatrany no niatrehako ny ranomaso sy ny hatsembohana ary Ammalati che attendono il proprio turno per essere medicati. ireo zavatr’hafa nihatra amin’ny zaza madinika. Niaraka tamin’ny masera rahavavy iray dia nirahina hipetraka tany amin’ny tanàna kely fitoeran’ny marary hoditra sy ny fianakaviany aho. Ny fijaliana nahazo ahy, izany hoe nahazo anay dia nivadika ho fitaovana tsara. Amin’ity toerana ity dia maro ny ankizy zanak’ ireo marary hoditra izay vontondranomaso, hotsaky ny hatsembohana, nijaly noho ny hanoanana ary voahilikiliky ny fiarahamonina Tsy mba afaka nivoaka tamin’ny faritra natokana ho azy izy ireo satria mety horoasin’ireo olona tsy tratran’io aretina io; nanana ny anjara asany eo amin’ny fiaraha-monina ireto ankizy ireto toy ny matsaka rano, maka kitay sy manao asa hafa hanampiana ny antitra. Tsaboanay ireo ray aman- dreny fa ny tianay ahatongavana koa dia ny ankizy; tsy mora araka izany àry ny mirotsaka antsehatra. Tamin’ny alalan’ny vavaka no nahazoanay hevitra hitsaboana ireo ray aman-dreny ary hanomezana sakafo ny ankizy. Toa nahomby io traikefa io, ka nanomboka nanokana fotoana bebe kokoa izahay hiarahana amin’izy ireo miala voly sy mikorana. Hita taratra teo amin’ ny endrik’izy ireo ny hafaliana nohon’ny fiarahamilalao. Nodidinin’ireo ankizy mavitrika izahay, nanampy anay izy ireo hahazo miandalana ny teny malagasy , ny Ray aman-drenin’izy ireo kosa variana mijery avy eny lavitra. Tohana ny fo raha nahatsikaritra fa hay tsy afaka miditra any amin’ny sekolim-panjakana ny zanaky ny marary hoditra; na izany aza dia tsy kivy izahay fa niezaka nampiditra ankizy roa tany an-tsekoly ny taona voalohany; ary ny taona manaraka dia nitombo isa ireo ankizy ireo; faly sy ravo izy ireo nankany an-tsekoly miaraka amin’ny kahie sy Bambini di genitori affetti dal morbo di Hansen. solaitra ary tsaoka Efa miova tokoa ny zava-misy amin’izao andro iainantsika izao, nefa na izany aza dia mbola misy ihany ny olona marary hoditra, ary iharan’izany koa ny ankizy. Taona maro taorian’izay dia voairaka hanao traikefa hafa indray aho: hanampy amimpaharetana ireo ankizy tsy ampy sakafo; koa eo am-pandrahoana ny sakafon’izy ireo aho no mitory ny evanjely, sy manao asam-panompoana, mihaino ireo reny manirery, miombon’alahelo amin’ izy ireo sy miara-mizaka ny fijaliana izay iainany ary manome lanja izany. Fisaorana mitafotafo no atolotro anareo izay mamaky ity traikefa kely ity, satria ireo rehetra ireo no tanteraka dia nohon’ny tolo-tanana nataonareo. Il lebrosario di Moramanga negli anni ’70. 27 Quanti pani avete? Andate a vedere... (Mc 6,38) 48° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 2011 Centro Nazionale Vocazioni Nella 4ª domenica di Pasqua, (15 Maggio 2011) “domenica del buon Pastore”, si cele bra la Giornata Mon diale di Preghiera per le Vocazioni che ebbe ini zio, con profetica intu izione, con papa Paolo VI nel 1964. Il tema che il Papa propone alla riflessione e alla preghiera delle co munità cristiane è: “L’annuncio - proposta vocazionale nella chiesa locale”. Ciò significa riscoprire la comunità cri stiana come un fuoco che arde e dona luce e calore, esprimendo con gioia la propria interiore vitalità e coerenza di vita. Lo slogan scelto dal Centro Nazionale Vocazioni prende lo spunto dal Vangelo di Marco 6, 33-44, in cui si racconta il miracolo della “moltiplicazione dei pani e dei pesci”. “Quanti pani avete? Andate a vedere…” (Mc 6,38) È un invito rivolto a ciascuno e a tutta la comunità per verificare i pani (cioè i doni ricevuti!), di cui ognuno è portatore, in un cammino di discernimento e di con divisione umile, disponibile e feconda. Il vero problema del nostro mondo non è solo la povertà del pane (che co munque drammaticamente esiste!), ma è soprattutto la povertà di quel lievito che possa essere fermento di Dio capace di sollevare ogni vita. Per questo invochia mo oggi il Signore, affinché doni il pane a chi ha fame, ma susciti anche la fame di Lui che possa esprimersi in scelte di vita 28 coraggiose, totali e radicali per vivere la pienezza dell’Amore e del Dono. La Preghiera raccoglie alcune riflessioni presenti nel Messaggio di Benedetto XVI per la GNPV 2011 Dio, Padre di ogni creatura, da te abbiamo ricevuto il dono straordinario della vita: rendici generosi nel rispondere alla tua chiamata per condividere con i nostri fratelli i “pani” che abbiamo ricevuto. Cristo, fratello nostro, che ti sei fatto per noi pane di vita, rinnova il prodigio della moltiplicazione dei pani e rendi la nostra esistenza un dono e un grazie perenne. Spirito Santo, fedele amico nel nostro cammino sostienici con la forza del tuo amore per annunciare e testimoniare, lungo le strade del mondo, la bellezza della vita come vocazione. Santa Trinità, amore eterno ed infinito, aiuta le nostre comunità ad accogliere il Vangelo della Vocazione, a pregare e gioire per la presenza di giovani orientati al ministero ordinato e alla vita consacrata. Fiori di cielo Madre Carmelina Lanfredini «Che gioia quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore!» (Salmo 122) Il 28 novembre 2010, prima domenica di Avvento, quando il salmo responsoriale della liturgia ci invitava ad andare con gioia incontro al Signore, Sr. M. Lorenza del Cuore Eucaristico di Gesù, si conge dava da noi per l’incontro definitivo con il suo Signore. Sr. M. Lorenza, Lucia De Col, aveva 91 anni e 66 di vita religiosa. Per ragio ni di salute dal mese di febbraio 2010 di questo anno era stata trasferita a Casa Madre. La sua sopportazione della sof ferenza è stata grande, non si lamentava mai, per lei andava tutto bene: il vestito, il vitto, la camera…, era sempre molto riconoscente e non finiva mai di dire un grazie che veniva dal cuore. Tutto questo è frutto delle virtù che ha coltivato du rante la sua vita nonostante avesse un ca rattere forte. La consacrazione al Cuore di Gesù l’ha resa umile, paziente, sapeva chiedere consiglio, ascoltare le persone e dire parole di pace e di incoraggiamento con un grande cuore di mamma. Ancora oggi, le persone che hanno avuto modo di incontrare Sr. M. Lorenza, la ricorda no con nostalgia e affetto. Il sostegno della sua vita era la pre ghiera, soprattutto la devozione a Maria. La Madonna avrà certamente contato le migliaia di rosari recitati, perché aveva sempre la corona in mano. Sr. M. Lorenza era una lampada che ardeva per la Congregazione e per il mondo intero; in punta di piedi ci ha lasciato per andare incontro con le sue buone opere a Cristo e con Lui possedere il regno dei cieli. Grazie, Sr. M. Lorenza, per il tuo esempio di religiosa tutta di un pezzo, per il servizio svolto al capezzale di tan ti ammalati, in ambulatorio e anche in comunità; sappiamo che dal cielo conti nuerai a volerci bene e a pregare per noi. «Eccomi, vengo a fare la tua volontà…» (Eb. 10,7) Sr. M. Elisa della Visitazione, Crip pa Marina, ha risposto ancora una vol ta il suo “Eccomi” all’invito del Signore, che l’ha chiamata a sé giovedì 30 dicem bre 2010 alle ore 10,15. Aveva 64 anni di età e 41 di vita re ligiosa; è deceduta a Casa Madre, dove in questi ultimi nove mesi di sofferenza ha cercato di accettare la volontà di Dio e sono certa che il Signore ha gradito l’offerta totale della sua vita come un dono prezioso. Durante la sua esistenza infatti è sempre stata accompagnata dalla sofferenza, ma ciononostante si è sempre spesa con tutte le sue energie per gli am malati e per la Congregazione che amava intensamente. La semplicità e la bontà che emanava dai suoi occhi limpidi possiamo dire che sono state le caratteristiche di Sr. M. Elisa. 29 Una semplicità e una bontà che rassicu ravano i cuori che si confidavano con lei. Una Piccola Serva fidata alla quale la Con gregazione aveva affidato l’amministrazio ne dei suoi beni, una Piccola Serva genero sa, che sapeva aiutare chiunque le avesse chiesto il suo aiuto e la sua competenza. La sua morte prematura, anche nei tempi pur previsti ma inattesi, è stata una sorpresa per tutte noi, una di quella sorprese che il Signore fa e che istintiva mente non vorremmo e che ci lasciano sconcertati, mettendo alla prova la no stra fede. Entra in quella che possiamo chiamare la imprevedibilità di Dio: nelle grandi cose (vedi l’Incarnazione del Ver bo che contempliamo in questi giorni) e nelle piccole, che riguardano ciascuno di noi, come l’età, i tempi e i modi della nostra morte. La nostra fede cristiana ci dice infatti che tutto è grazia. Cara Sr. M. Elisa, la tua dipartita ci tocca in profondità: solitudine, paura, impotenza sono alcuni dei sentimenti che proviamo, perché ci è difficile accet tare questa realtà, ma la nostra fede ci rassicura della tua beatitudine, perché hai sempre cercato di servire al meglio il Signore e i fratelli; questo ci dona sereni tà. Ti pensiamo insieme alla Madre Fon datrice e alle nostre sorelle che ti hanno preceduta, nella contemplazione del Si gnore che hai tanto amato e servito. Ti chiediamo di intercedere per noi presso Dio, perché possiamo vivere da vere Piccole Serve, in umiltà e sempli cità, ma soprattutto nell’unità: unità fra noi e con il Signore, unità con coloro che condividono il nostro carisma, per essere presenza viva, creativa e autentica di Cri sto, misericordioso e compassionevole. Parenti defunti Voctoire, mamma di Sr. M. Simone Ra rojomanana; Michel, papà di Sr. M. Pau line Tahirisoa; Vittorio, fratello di Sr. M. Attilia Rossetti; Silvio, fratello di Sr. M. Vittorina Carpani; Suor Rita, salesiana, sorella di Sr. M. Alma Qualdioli; Giuliana ed Elsa, sorella e cognata di Sr. M. Rosario Panzeri; Attilio, cognato di Sr. M. Ester Lazzati; Bruno, cognato di Sr. M. Angiola Rota; Federico, cognato di Sr. M. Ersilia Landoni; Giuseppina, cognata di Sr. M. Innocenza Brambilla; Jean, nonno di Sr. M. Angéline Raholiri nina; Giancarlo, nipote di Madre Leonia Ronzoni. Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazione di S. Messe: Airoli Luisa - Albertini Alma - Arienti Lucia, per famiglie Arienti e Alzati - Baldi Maria Bussolaro - Barbieri Marina, per zia Sr. M. Eulalia Nalio Belotti Gemma - Bertamino - Binda Daria, per i nonni Irma e Carlo - Bisio Angelo e Maria, per Sr. M. Daria - Cagliano Mirella - Canevisio Adele - Casasola Dirce - Casati Rosangela, per Maurizio e Luisa - Cavassori Ileana, per Osvaldo, Regina, Rolando e Romeo - Chiummariello Gennaro - Colombo Liliana - Comin Gilda - Costantini Anna - Crippa prof. Enrica - Curti Giuseppe - D’Ascoli Elena, per Riccardo - Da Rodda Bertinotti Elvira - Egini Bertolli - Ferrari Annamaria Ferraris Rita - Fiorella - Formentini Fermo e Alda - Frontini Ildefonso - Ghezzi Barzetti, per Maria e Luigi - Granata Renato - Isella Italo - La Lumia Livia - Lambra Mirella, per Maria e Camillo - Lazzati Luigi - Lodigiani Francesca - Lubrano Graziella - Magnetto Maria, per il marito - Marazzini Myriam Claudia, per famiglia Nebloni, zio Gigi e zia Claudia Marchesi Maria Luisa - Mariani Armida - Mariotti Tildina, per Maddalena e Carlo - Martinelli Maria - Miceli Gigliola Morandi Paolo - Musazzi Emma - Noris Lucia, per Morotti Mario - Pirovano, per Ernesto - Pognant Gros Mariangela, per fam. Pognant Gros - Povoli Jole, per Luca P. e nonna Nella - Pozzi Ester - Redaelli Maria - Rinaldi Marie - Rinaldi Rina Valagussa - Romeo Emilia, per Giuseppe e Giuseppina - Ruggero Perrino Giancarlo, per i parenti defunti - Sabello Silvia - Sacchi Francesco, per i genitori - Scaccuto Luigia -Suardi Giuseppe e Monica - Tartaglino Ines - Travan Romano, per la consorte Renata - Tricca Teresina - Vago Resy, per Carlo e Carla - Valota Franco - Villa Adele, per i defunti Villa e Giovenzana - Vivenza Rosalba - Voena Luigi - Zanini Angiolina, per il figlio Alberto, genitori, suoceri e zia Laura - Zitta Maria - Zumaglino prof. Cesare, per mamma Ernestina Cabiati. 30 Chi desidera fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato di specificare espressamente l’intenzione: Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i defunti” è insufficiente. Le offerte per Sante Messe sono trasmesse ai missionari e ai sacerdoti poveri di nostra conoscenza, del Madagascar e della Romania. s o lid a r ie t À Per le opere in Madagascar e Romania: Agrati Marco e Paola - Alberti Bruna - Amici Beata Anna (Bergamo) - Amici del Martedì (Vercelli) - Azione Cattolica (Almese) - Baretti Paola - Bartolone Andrea - Belloli Francesco - Belotti Gemma Beltrami Valeria - Bianchi Antonio e Giancarla - Blandino Rosalma - Boano dott. Mauro e Dipendenti Biverbanca Bondesani Fiorino - Bonino Emma - Bosco Anastasia - Brozzoni don Federico - Calleiro don Enzo - Campoleoni Giorgio, per Sr. M. Luciana - Caritas Parrocchiale (Almese) - Caritas Parrocchiale (Grantola) - Carrara Luigi - Castagno Franco e Piera - Condò Giacomino, Mirella, Giovanni e Chiara - Cortese Claudia - Crippa prof. Enrica - Dealessi Carla - De Febe Angela e Giulia - Donne della messa mattutina (Almese) - Dorci Miranda - Egidi Angela - Elsa (Condove) - Fantino Renata - Ferrari Franco - Ferraris Anna Maria, in memoria di Franca Robbiati - Ferretti - Formentini Fermo e Alda Formentini M., per Sr. M. Luciana -Franzoi Valeria - Gamba - Garavaglia Renato e Giovanna - Garavelli Cesira - Giacone Giuseppe - Giorda Nirina - Giraudo Giovanni - Grandi Giuseppe - Gruppo Alpini (Almese To) - Gruppo Missionario (Ronco Briantino), per Sr. M. Laura - Iccolti Renata - Lazzarini don Luigi - Lazzaroni G. Battista e M. Luisa - Longhin dott. Pier Paolo - Mariotti Tildina - Martina Teresa Ughetti - Mazzotta Maria - Mezza Giacomino - Mora Elsa - Moresco Irene Morotti Mariarosa - Mosca Lucia - NN. (Almese) - NN. (Piacenza) - NN. (Torino) - NN. (Vercelli) - NN. In memoria di Maffei Margherita - Ospiti, Personale e amici Casa Riposo (Almese) - Palazzi suor Leonia - Panizza M. Teresa - Parodi Mauro - Peira Giovanna - Pelucchi Antonio, in memoria di mamma Maria - Perego Lisetta - Perrero Renzo e Laura Pesenti Paola - Pognant Gros Mariangela - Pontevia Domenico - Pozzi Ester - Ramponi Rina - Re prof. Gianni - Rigamonti Maria - Rizzoni Coletta - Rossi Enzo - Sabello Silvia - Sangalli Elvira e Vittoriana - Spotti Giovanna - Storti Maurizio Tabone Renza - Talon Adele - Taverna & Tarnuzzer -Tebaldi Verzeri Gianni - Tizzi Matteo - Tomasoni Lina - Vighetto Renza - Zangelmi Rosolina. Battesimi: Camilla, da Franca e Renato Cucchetti. Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere: Allione Giovanni - Ambrogi Giuseppe - Amedeo Giovanna - Angius Maria Villa - Arata prof.ri Angelo e Marisa - Ardito Moiso Marta - Arosio Tina - Baiotto Franco e Maria Rosa - Balestra Elena - Balosetti Giacomina - Banchero (sorelle) - Bani Cesare - Baraggioli Carmela - Barbaglia Rosangela - Barzaghi Rachele - Battistutta Alda - Beghi Jole - Belotti don Giuseppe - Benigni prof.ssa Chiara - Bernardi Antonio - Bertolo Flavio - Bianchi Benito - Biffi Elena e Zipiti Andreas - Biffi Genghi - Birolini Maria Marcassoli - Biscella Abbondanzio - Bonfante Angela - Bosio Giuliano - Bossi Mariapia - Braja Eugenio e Alessandra - Brambilla Rosa Bregola Giuseppe - Brusa - Buccigrossi Maria D’Alessandro - Buratti Carlo - Buratto Paola - Canazza Francesco Carpanetto Mauro e Carla - Casasola Dirce - Casiraghi Giulio e Gabriella - Cattaneo Luigi - Cavalleri Eugenia - Cavedine Giuseppe - Cereda Colomba - Ceriani Giuseppe - Chiabotto Carlo e Maria - Chignola Rosetta - Cipriani Irene - Cipriani Paolo - Citriniti Franco - Citterio Graziella - Colla Luigia - Cometto - Corti Maria - Cravenzola Elvira - Crescimone dott. Margherita - Crippa prof. Enrica - Cristina Cappennani Giorgio - De Maria(sorelle) - Delfanti Molinari Paola - Dentella Renato - Di Rago Rosa, Moliterni, Capuleto, Latronico, Rizzuti, Cisillo, parenti e amici - Dodero dott. Giorgio - Dolcini Piva - Dotti Giuliana - Fairoli Renato - Fassero Rosa Besso - Fedeli Paola - Ferraris Rita - Fiorina prof. Lorenzo e Franca Follani Piergiorgio - Fontana Piera e Lidia - Frigerio Veronica - Fumagalli Mario - Fumagalli Sandra - Galli Remo e Iva Gambassi Wanda - Gariglio Franca - Gasparini mons. Primo - Giacone Giovanna - Gobbi Ginetta - Gorno Cesarino Greppi Agnese - Grimoldi Ercolina - Guidetti Clara - Iannò Vincenzo - Isella Italo - Landoni Bianca - Lanzano - Lena - Lillia Enrico - Lodrini Giovanna - Losero Lilla - Maffeis Provvidenza - Magni Emilio - Malpetti Giorgio - Mandelli Andrea Mannara Marilena - Marasco Mauro e Mara - Maravintano Maria - Marcaccio Antonio - Marinetto Alberto - Marinoni Beniamino - Marocco Mario - Maurizi M. Teresa - Mengucci (ditta) - Meroni Santina - Mezzera Claudio e Ferruccio Micheletti prof. Piercarlo - Milan Luisa - Milesi Emilia - Millefanti Luciano - Millefanti Virginio - Mimmo Maria De Martino - Minoretti Alda - Mognetti Cocchetti Pierangela - Moneta Maria Lucia - Monguzzi Arturo - Monti Antonia Morino Maria - NN. (Milano) - Olivotto Francesco - Paganini Carolina - Palazzi don Dante - Panzeri Cornelia, Enzo ed Egisto - Parola Osvaldo - Pasquali Franca - Passoni Ines - Pasta Roberto - Pavone Filippo - Peira Giovanna - Perico Emilia - Pesatori Wanda - Petrini - Piccole Serve (Sesto S. Giovanni) - Pistorello Mario - Pochettino Paola - Pontevia Domenico - Possamai Gina - Pozzi Ester - Ranghino - Rappelli Annamaria - Rinolfi avv. Martina - Riva Annamaria - Riva Giuseppe - Rocca Nana Ida - Romano Ina - Roncato Jolanda - Rossi Enzo - Rossi Mario - Rota mons. Daniele - Salvelli Sandro - Sandrone Nella - Santa Riccardo - Santambrogio Carla - Santopietro Andrea e Adriana - Sarzi Clotilde Sartori Scartoni Sonia - Schiavo Michele - Scotti M. Teresa - Selvi don Tonino - Signorati Angelo - Stefani Armando - Stucchi Adriana- Tessa Luigi - Ticozzi Emma Isoli - Tizzi Matteo - Tulipani Tina - Vallani Barbara - Varallo Luciana - Velicogna Anna - Ventanni Franco - Viganò Luciano e Anna - Vignati Cesarina - Villa Carla - Vimercati Maria Letizia - Vinai Maria Rosa - Zanchin Attilio e Lina - Zanini Angiolina - Zecchi - Zerman prof. Andrea Maria - Zoia Carla. 31 Sostegno bambini a distanza Madagascar e Romania: Allione Elvira - Amici Anna Michelotti (Villa S. Giuseppe) - Baima Fabrizio e Giusy - Baldo geom. Lino - Baretti Paola - Beretta Ottorina - Berra Piera Bertero prof. Gabriella - Birolo Camilla - Bodrato prof. Irma Borella Maria Bettinelli - Bornati Carlo e Pia - Bossi Mariapia Bosso Maria - Buzzi Alberto e Anna - Calderini dott. Stefano Canevisio Adele - Cardani Emanuela - Casiraghi Silvano Castagno Francesca - Chiesa Silvia - Chini Massimo e Cristina Cicconi Rosina - Cochi Luisiana - Colombo Andreina - Conf. S. Vincenzo (Piacenza) - Cornetti Pierluigi - Crotti Vittoria D’Agostino dott. Elena - D’Amore Francesca - Dall’Angelo Maria Riboli - Dattrino e Garrone - Dealessi Carla - Demo Piera - Dipendenti Comune Robassomero - Egidi Angela - Egini Bertolli - Emontinaro Federico e Tarabra Daniela - Fagnola Annamaria - Fanfavola Anna Maria - Francesca (Vercelli), in memoria di nonno Gianfranco - Franzoi Ermanno e Bianca Franzoi Valeria - Gallo Castagno Franca - Garavaglia Renato e Giovanna - Gerbaldo Irene - Giorcelli Claudio - Giovanardi Martino - Giraudo Giovanni - Girò Elisa - Girodo Sandra Grillo Paola - Innocenti Giovanna - Luparia e Balma - Maffeis Provvidenza Santoro - Malerba e Tagliabue - Mantovani Morgana - Manzotti Sara Martelli - Marasco Mauro e Mara Marchini Elia - Marucco Maria Teresa - Mazzotta Maria Mele prof. Patrizia - Monaco Paola - Morganti Franca - Motto Rina - Necci Adriana e Rozzo Augusto - Nicol Leandro ed Elena - NN. (Almese) - NN. (Bergamo) - NN. (Colleferro) NN. (Inveruno) - NN. (Vercelli) - NN. (Vercelli), in memoria di Ernestina - NN. (Vercelli), in memoria di Walter Fagnola Palandri Erminia - Parrocchia S. Elena (Roma) - Pasqualini Silvia - Peira Giovanna - Perego Rinaldo - Pezzano Bruno Pontevia Domenico - Pozzi Ester - Pozzi Maria Teresa - Protti Pasqualon Anna - Ramponi Rina - Rigamonti Maria - Rota dott. Romanella - Rota Gabriella - Sala Maria - Salvagno Regina - Sangalli Amanda e Maria Rita - Secci e Abate Settimo Angela e Alessio - Settimo e Pedrini - Tabone Andrea - Tabone Renza - Tarchetti Antonella Terzago dott. Paolo - Truffelli - Villa dott. Italo - Viscardi Luciana - Zampini Tarcisio - Zanchin Attilio e Lina - Zanzottera Carlo Filippo e Nadia. Come offrire il tuo contributo Mediante versamento su conto corrente postale n. 14441109 intestato a: Congregazione Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù - Viale Catone 29 - 10131 Torino. Nella causale indicare: Sostegno bambini a distanza – Madagascar oppure Sostegno bambini a distanza – Romania Con 21,00 € al mese (252,00 € l’anno) per il Madagascar. Con 26,00 € al mese (312,00 € l’anno) per la Romania. Sono ben accetti e utili anche somme inferiori a quelle sopra indicate. AVVISO IMPORTANTE Al personale smistamento posta e portalettere ricordiamo il dovere del recapito e in tempi ragionevole del presente periodico, poiché il servizio è stato pagato conforme al tariffario stabilito dalle Poste Italiane. In caso di MANCATO RECAPITO per giustificato motivo inviare a: TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente F.C.A. Viale Marco Porzio Catone 29 – 10131 TORINO il quale si impegna a pagare la relativa tassa. Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2; DCB TO 1/2011