Il GIAGGIOLO e il suo utilizzo in VALDICHIANA Il fiore del giaggiolo fa parte del paesaggio toscano, nel mese di maggio fiorisce in maniera spontanea lungo le “prode” e rallegra la vista con la vivacità dei suoi colori, è una pianta ornamentale, dal delicato profumo, che impreziosisce con la sua presenza il territorio, dove si trovano i giaggioli si ha l’impressione di essere in un giardino coltivato, non dall’uomo ma dalla saggia casualità della natura. Il prof. Graziano Tremori, insegnante presso l’ISIS “A. VEGNI” – Capezzine, Istituto Tecnico – Settore Tecnologico – Indirizzo Agraria, Agroalimentare e Agroindustria, ha studiato le caratteristiche di questo vegetale e la storia del suo utilizzo in alcuni settori produttivi. Andando alla ricerca di antichi mestieri scomparsi o recuperati con tecniche attuali, ci è stato suggerito il testo “ IL GIAGGIOLO” (G. Tremori e G. Santiccioli ed. Arti Tipografiche Toscane 2012) e abbiamo scoperto un’attività di cui non avremmo mai immaginato l’esistenza. In alcune zone del Chianti e del Pratomagno si pratica da più di un secolo la coltivazione del giaggiolo, i cui rizomi sono impiegati in profumeria, nell’industria farmaceutica e nel settore delle bevande, specialmente nella preparazione di alcuni liquori. La coltura del giaggiolo è alquanto impegnativa, le “giaggiolaie” necessitano di terreni alquanto aridi o boschivi in pendenza, “ le piagge”, che non possono essere sfruttati per altre colture. Le “giaggiolaie” vengono piantate, dopo la preparazione del terreno, in settembre/ottobre. Questa operazione una volta si faceva a mano, ora la si pratica con mezzi meccanici. Per la raccolta dei rizomi bisogna aspettare tre anni. I rizomi estirpati richiedono un lavoro di ripulitura molto complesso che prevede una serie di operazioni da eseguire anche a mano. Alla fine il prodotto essiccato, affettato o mondato bianco viene solitamente portato dai coltivatori ad una Cooperativa che provvede a distribuirlo alle industrie estrattive di Grasse ( Francia ). La lavorazione di questo fiore veniva supportata dall’intervento delle donne che provvedevano a coprire le fasi della raccolta, della pulitura ( mondatura) e della essiccazione dei rizomi. Il giaggiolo o iris è presente come componente in alcuni profumi di grande prestigio, tra questi uno per tutti “Chanel n. 5” o la più abbordabile e diffusa “Acqua di profumo all’Iris di Erbolario”. La coltivazione del giaggiolo potrebbe rivelarsi interessante nelle aziende capitalistiche promiscue ad indirizzo olivicolo-viticolo soprattutto per armonizzare la distribuzione della manodopera fissa durante tutto l’anno. La coltivazione del giaggiolo potrebbe colmare i vuoti lavorativi tra vite ed olivo e rivelarsi una forma di recupero di un’antica tradizione capace di produrre reddito. Il giaggiolo ( o Iris o Giglio) appartiene alla nostra identità culturale, ne abbiamo parlato volentieri speriamo di vederne un recupero intelligente anche nel nostro territorio.