L’immagine di Carlo Borromeo, un’immagine della penitenza
2 dicembre 2014
Si sa che la difficoltà (o, se si vuole, l’eccessiva facilità) di queste ricerche iconografiche è
data dal fatto che per un gran numero di dipinti quattro o cinquecenteschi possiamo ipotizzare
con assoluta sicurezza l’esistenza di “programmi” iconografici particolareggiati, che tuttavia
ci sono stati conservati solo eccezionalmente. Ciò costringe l’interprete moderno a muoversi a
tentoni tra la selva dei testi classici più disparati e dei loro chiosatori e interpreti – da Proclo a
Ficino, e oltre – senza aver mai la possibilità di giungere a una connessione tra testo e dipinto
attestata documentariamente. Affermare senz’ombra di dubbio che l’estensore del
“programma” del dipinto aveva presente questo o quel passo, questa o quella interpretazione
di un determinato mito, è quasi sempre impossibile. L’unico criterio di giudizio è dato dalla
plausibilità e dalla coerenza dell’interpretazione proposta. C’è evidentemente il rischio di
chiamare a sostegno della propria interpretazione testi e glosse ignoti o non presenti
all’estensore del “programma” […]. Ma questo rischio ne porta con sé un altro ben più grave:
quello di giungere a un’interpretazione arbitraria, anche se apparentemente coerente, dei
dipinti in questione.
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[Idee date a’ dipintori per rappresentare le azioni eroiche di san Carlo], in A. Albuzzi, «Per
compiere l’apparato che suole farsi ogn’anno nel Duomo di Milano». I più tardi teleri sulla
vita di san Carlo: dal progetto alla realizzazione, Pliniana, Perugia 2009, pp. 242-243
Nella parte più a terra della prospettiva una processione d’ordini diversi de’ disciplini, con
venti de’ regolari et capitoli de’ canonici, nel fine de’ quali camini sotto d’una croce il clero
metropolitano, cioè vecchioni et vecchione, mazzecconici vestiti di cappa nera con il petto
verde. La mazza cardinalitia, la valigia pontificale et i due bastoni, portata da due persone
laiche ma vestite modestamente. La croce archiepiscopale portata da un sacerdote vestito di
cotta e cappa nera. Da canto alla croce duoi chierici con cotta, che portino due candelieri
d’argento con candele accese. Gli ordinarii del capitolo metropolitano vestiti di rocchetto et
cappa pavonazza vestita di rosso con il capuccio in capo, le codi a strascico, una corda al
collo, una crocietta piccola in mano et i piedi nudi. Nel fine del quale vi sii il beato, vestito di
sotanna pavonazza, rochetto et cappa pontificale, con il capuccio in testa, una corda al collo, i
piedi nuti et un dito sanguinato, con la croce del santo chiodo in mano sotto ad un baldacchino
di tela d’oro portato dal marchese D’Achmonte (sic) et altri presidenti et senatori togati. Due
acoliti con turibale fumigante avanti il baldachino, alcuni chierici con torchie accese in mano.
Dietro al baldachino un prelato con corda al collo, croce in mano et piedi ignudi, vestito di
rochetto et mantelletto, al quale seguita il primicerio de’ lettori con cotta et cappa nera et un
ordine de’ lettori vestiti con cotta et pellami, tutti con corda al collo, croce in mano et li piedi
ingnudi, a’ quali seguita il senato et magistrati, circondati dalla guardia de’ tedeschi.
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3 dicembre 2014 - Collegio Borromeo