PROGETTO PLINIUS - MAGGIO 2006 CENTRO DI CULTURA SCIENTIFICA CENTRO VOLTA - COMO Alessandro Volta - Villa Olmo con il sostegno di Camera di Commercio di Como plinius Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Provincia di Como Assessorato Ecologia ed Ambiente progetto criticità e azioni per il recupero della qualità delle acque del lario Provincia di Como Assessorato Ecologia ed Ambiente Fondazione Provinciale della Comunità Comasca progetto plinius Progetto limnologico integrato per il recupero del ramo di como a un uso sostenibile e partecipato dell’ecosistema lariano con il sostegno di plinius Camera di Commercio di Como CENTRO DI CULTURA SCIENTIFICA Alessandro Volta - Villa Olmo progetto Promozione e coordinamento del Progetto PLINIUS Centro di Cultura Scientifica A. Volta, Como Margherita Canepa Sabrina Zaffaroni Direzione di coordinamento Segreteria di coordinamento Coordinamento scientifico Gianni Tartari Diego Copetti Responsabile scientifico Segreteria scientifica Autori del Rapporto Paola Roncoroni e Mauro Corradi ACSM S.p.A., Como Anna Maria Brambilla e Christian Malacrida ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, Como Fabio Buzzi ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono Angelo Pintavalle e Bruno Comin ASL della Provincia di Como, Dipartimento di Prevenzione Medica, Como Margherita Canepa Centro di Cultura Scientifica A. Volta, Como Mauro Veronesi Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino, Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo, Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Bellinzona Gianni Tartari, Diego Copetti e Franco Salerno Istituto di Ricerca Sulle Acque-CNR, Brugherio-Milano Rosario Mosello Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR, Verbania-Pallanza Roberto Canziani Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale, Infrastrutture Viarie, Rilevamento, Milano Paola Bassoli Servizio Acque - Provincia di Como, Como Carlo Romanò Servizio Caccia e Pesca – Provincia di Como, Como Luigina Vezzoli, Roberta Bettinetti e Daniela Fanetti Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali, Como Silvana Galassi Università di Milano, Facoltà di Scienze MM.FF.NN., Dipartimento di Biologia, Milano Documento edito dal Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” con il contributo di: Amministrazione Provinciale di Como, Assessorato Ecologia e Ambiente, Como Fondazione Provinciale della Comunità Comasca, Como Camera di Commercio Industria e Artigianato, Como Banca Intesa, Milano L’utilizzo o la riproduzione di parti di questo volume è consentita purché sia sempre citata la fonte generale: Gruppo di Lavoro Lago di Como. 2006. Progetto PLINIUS. Criticità e azioni per il recupero della qualità delle acque del Lario. Centro Volta Como. 216 pp. oppure siano citate le specifiche fonti della Sezione 2: Cognome1, N., N. Cognome2 … & N. Cognome3. 2006. Titolo del capitolo della Sezione 2. In: Gruppo di Lavoro Lago di Como. 2006. Progetto PLINIUS. Criticità e azioni per il recupero della qualità delle acque del Lario. Centro Volta Como. xxx–xxx. Progetto PLINIUS Indice INDICE Presentazione del documento VI Premessa Riassunto esteso 1 3 SEZIONE 1. Il Progetto PLINIUS 1.1 Il Gruppo di Lavoro Lago di Como (GLLC) 1.1.1 Obiettivi 1.1.2 Metodo di lavoro 11 11 11 1.2 Presentazione del documento 1.2.1 Le finalità 1.2.2 La struttura 12 12 12 1.3 Aspetti normativi 1.3.1 La Direttiva Quadro sulla Qualità Ecologica delle Acque (Direttiva 2000/60/CE) 1.3.2 La normativa nazionale 1.3.2.1 Dal Decreto Legislativo 152/99 alla Legge Delega 308/04 1.3.2.2 Decreto del Presidente della Repubblica 470/82 Acque di balneazione 1.3.2.3 Decreto Legislativo 31/01 Acque destinate al consumo umano 1.3.3 Competenze regionali 1.3.4 Classificazione dei laghi 1.3.5 Legislazione svizzera 13 13 15 15 15 16 17 18 21 1.4 Il Lario e gli altri laghi profondi sudalpini 1.4.1 L’evoluzione limnologica dei grandi laghi sudalpini 1.4.2 Obiettivi di qualità dei grandi laghi sudalpini 21 21 24 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità Elenco dei Capitoli della Sezione con i relativi Autori 27 2.1 28 28 28 28 28 29 29 31 32 32 34 34 34 34 36 38 41 42 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como 2.1.1 Premessa 2.1.2 Inquadramento geografico e morfometria 2.1.2.1 Caratteristiche geografiche 2.1.2.2 Caratteristiche morfometriche del bacino idrografico 2.1.3 Inquadramento geologico 2.1.3.1 Costituzione geologica del substrato 2.1.3.2 Le ipotesi sull’origine del lago 2.1.3.3 Evoluzione geologica del Quaternario 2.1.3.4 Neotettonica e sismicità 2.1.4 Stato delle conoscenze sul bacino sommerso 2.1.4.1 Base dati 2.1.4.2 Il rilievo morfobatimetrico 2.1.4.3 Il rilievo sismico e i carotaggi 2.1.4.4 Morfologia e struttura del fondo lacustre 2.1.4.5 I sedimenti lacustri 2.1.5 Criticità 2.1.6 Azioni I Progetto PLINIUS Indice 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre 2.2.1 Clima 2.2.1.1 Stato delle conoscenze sul clima 2.2.2 Bilancio idrologico 2.2.2.1 Stato delle conoscenze sull’idrologia 2.2.2.2 Obiettivi 2.2.2.3 Dati utilizzati 2.2.2.4 Metodo d’analisi 2.2.2.5 Suddivisione in sottobacini 2.2.2.6 Definizione del contributo di ciascun sottobacino 2.2.2.7 Definizione del bilancio idrologico 2.2.3 L’idrodinamica lacustre 2.2.3.1 Stato delle conoscenze 2.2.3.2 Influenza dell’idrodinamica sull’ecologia lacustre 2.2.3.3 Termica e idrodinamica 2.2.4 Criticità 2.2.4.1 Clima 2.2.4.2 Idrologia 2.2.4.3 Idrodinamica lacustre 2.2.5 Azioni 2.2.5.1 Clima 2.2.5.2 Idrologia 2.2.5.3 Idrodinamica lacustre 43 43 43 45 45 46 46 46 48 48 48 51 52 53 54 56 56 57 57 48 57 58 58 2.3 Antropizzazione del territorio 2.3.1 Premessa 2.3.2 Calcolo dei carichi teorici 2.3.2.1 Dati utilizzati nell’analisi 2.3.2.2 Il metodo IRSA-CNR 2.3.3 Il carico civile 2.3.3.1 Dati relativi al collettamento alla rete fognaria 2.3.3.2 Metodi per la stima del carico civile 2.3.3.3 Valutazione del carico 2.3.4 Criticità 2.3.5 Azioni 59 59 60 60 61 65 65 66 68 68 70 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario 2.4.1 Premessa 2.4.2 Stato delle conoscenze 2.4.2.1 Bacino depurativo Comodepur 2.4.2.2 Bacini depurativi minori 2.4.2.3 Impianto Comodepur 2.4.2.4 Piccoli impianti di depurazione 2.4.2.5 Stima dei carichi di fosforo derivanti da fonti antropiche 2.4.3 Osservazioni sullo scarico di sostanze pericolose 2.4.4 Criticità 2.4.4.1 Lacune informative 2.4.4.2 Lacune strutturali 2.4.5 Azioni 2.4.5.1 Azioni per ridurre le criticità ambientali 2.4.5.2 Indici di valutazione dei servizi di collettamento 2.4.5.3 Costi 71 71 71 72 74 74 74 76 76 77 77 78 78 78 79 80 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia 2.5.1 Premessa 2.5.2 Il Torrente Cosia 2.5.3 Il Torrente Breggia 2.5.4 Valutazione dei contributi dei flussi di massa di nutrienti 82 82 82 84 85 II Progetto PLINIUS 2.5.5 2.5.6 Indice 2.5.4.1 Fonti dei dati e criteri di elaborazione 2.5.4.2 Considerazioni sulla ripartizione dei contributi di nutrienti Criticità Azioni 85 86 89 90 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero 2.6.1 Premessa 2.6.2 Studi pregressi 2.6.3 Descrizione del metodo di calcolo dei carichi 2.6.3.1 Dati sperimentali utilizzati 2.6.3.2 Calcolo dei carichi 2.6.4 Bilancio dei nutrienti del lago 2.6.4.1 Carichi sperimentali dei principali affluenti 2.6.4.2 Carichi di fosforo che giungono al Lario nel Ramo Occidentale 2.6.5 Confronto dei risultati 2.6.6 Criticità 2.6.7 Azioni 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago 2.7.1 Premessa 2.7.2 Stato delle conoscenze 2.7.2.1 Esame della bibliografia disponibile 2.7.2.2 Informazioni da ricerche sperimentali 2.7.3 Variazioni nel tempo delle concentrazioni dei nutrienti algali 2.7.3.1 Variazioni delle concentrazioni nelle stazioni di Argegno e Como 2.7.3.2 Arricchimento in azoto delle acque lacustri 2.7.4 Criticità 2.7.5 Azioni 2.7.5.1 Interventi 2.7.5.2 Studi 2.7.5.3 Monitoraggio 99 99 99 99 100 102 102 103 105 105 105 105 105 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri 2.8.1 Premessa 2.8.2 Stato delle conoscenze 2.8.2.1 Fitoplancton: analisi storica 2.8.2.2 Ftoplancton: situazione attuale 2.8.2.3 Zooplancton 2.8.2.4 Evoluzione recente del popolamento ittico 2.8.3 Criticità 2.8.4 Azioni 106 106 106 107 107 111 114 115 116 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque 2.9.1 Premessa 2.9.2 Stato delle conoscenze 2.9.2.1 Comparto acquoso 2.9.2.2 Sedimenti 2.9.3 Criticità 2.9.4 Azioni 117 117 117 118 121 124 124 2.10 Usi delle acque 2.10.1 Balneazione 2.10.1.1 Obiettivi 2.10.1.2 Aspetti sanitari 2.10.1.3 Attività di vigilanza e controllo sulle acque destinate alla balneazione 2.10.1.4 Indagini di laboratorio 2.10.1.5 Piani di miglioramento 2.10.1.6 Azioni III 91 91 92 92 93 93 94 94 96 97 97 97 125 125 125 125 126 127 128 128 Progetto PLINIUS Indice 2.10.2 Uso idropotabile 2.10.2.1 Approvvigionamento idropotabile nel Primo Bacino del Lago di Como 2.10.2.2 La presa d’acqua a lago a Punta Geno e il trattamento 2.10.2.3 Il controllo interno secondo il Decreto Legislativo 31/2001 2.10.2.4 La qualità dell’acqua distribuita 2.10.2.5 Criticità e azioni 2.10.3 L’attività di pesca 2.10.3.1 La pesca professionale 2.10.3.2 Criticità 2.10.3.3 Azioni 2.10.4 Uso idroelettrico e irriguo 2.10.4.1 Adda prelacuale 2.10.4.2 Adda postlacuale 2.10.4.3 Criticità 2.10.4.4 Azioni 129 129 130 131 132 132 134 134 136 136 136 136 136 137 137 SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e delle azioni 3.1 3.2 3.3 3.4 Le principali criticità dell’ecosistema lariano Azioni conoscitive e di risanamento Schede delle azioni Dalle azioni alla formulazione dei Progetti Operativi 139 141 143 169 SEZIONE 4. Conclusioni e indirizzi operativi 4.1 4.2 4.3 La condivisione degli indirizzi operativi Fase 2 del Progetto PLINIUS Conclusioni 175 175 176 BIBLIOGRAFIA ELENCO DELLE TABELLE ELENCO DELLE FIGURE ACRONIMI, UNITÀ DI MISURA, SIMBOLI E FORMULE USATE NEL TESTO 177 183 185 188 APPENDICE I-Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como (1950-2004) II-Elenco dei contributi inediti forniti al Progetto 192 200 Ringraziamenti 201 Membri del Gruppo di Lavoro Esperti End User Stakeholder 202 IV Progetto PLINIUS V Progetto PLINIUS Presentazioni PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO PROVINCIA DI COMO Il Lago di Como rappresenta per il nostro territorio un patrimonio storico e ambientale fondamentale dal punto di vista sociale ed economico. La fruizione turistica e la crescita economica a essa collegata sono imprescindibili dal risanamento e dalla valorizzazione dell’ambiente lacustre. Il progetto PLINIUS nasce dall’esigenza di intervenire mediante un approccio interdisciplinare sulla problematica legata all’inquinamento del Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como al fine da un lato di individuare le lacune conoscitive e le azioni di intervento per il risanamento delle acque e dall’altro di attuare i progetti di fattibilità delle azioni prioritarie individuate, privilegiando il raggiungimento dei migliori benefici a costi compatibili con una pianificazione a breve termine. La Provincia di Como ha dato il suo appoggio all’iniziativa partecipando in modo attivo al Gruppo di Lavoro interdisciplinare che si avvale di esperti dei vari settori preposti allo studio della qualità delle acque provenienti dagli enti di ricerca e di esperti degli organi istituzionali deputati alla gestione del territorio e coordinati dal Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” di Como. Il Gruppo di Lavoro si propone di raccogliere ed elaborare le informazioni disponibili sulla qualità delle acque del Lago di Como e sullo stato dell’inquinamento e di produrre una proposta di progetto concreto che consenta di avviare le azioni di risanamento e di tutela ambientale dell’ecosistema lacustre, affrontando i problemi in un’ottica integrata lago-bacino idrografico. Inoltre, il progetto si propone di affrontare tematiche ancora poco conosciute (portate degli immissari, idrodinamica lacustre, microinquinanti organici, tossicità delle acque). In questa prospettiva, si pone particolare attenzione all’individuazione delle criticità e delle azioni concretamente realizzabili per il conseguimento dell’obiettivo di miglioramento della qualità delle acque. Questo approccio multidisciplinare si configura come un modello di gestione integrata, condivisa e partecipata di indirizzi e azioni, tale da poter essere applicato ad altre realtà territoriali regionali o nazionali, operando in collaborazione con gli enti locali preposti alla programmazione, gestione e fruizione del “sistema lago” e con tutti i soggetti a diverso titolo coinvolti in un’ottica di razionalizzazione ed efficacia degli interventi. Il progetto PLINIUS, infine, ha lo scopo di conseguire risultati durevoli nel tempo sia attraverso il miglioramento delle conoscenze acquisite sia attraverso concreti interventi per la diminuzione dell’inquinamento. Questi ultimi richiederanno il sostegno e l’impegno da parte delle istituzioni e da parte degli enti locali. Il supporto che ne deriverà garantirà la prosecuzione delle azioni di monitoraggio sugli interventi eseguiti e consentirà l’elaborazione di modelli previsionali, al fine di non vanificare gli obiettivi raggiunti. Francesco Cattaneo Assessore Ecologia e Ambiente Provincia di Como VI Progetto PLINIUS Presentazioni FONDAZIONE PROVINCIALE DELLA COMUNITÀ COMASCA La Fondazione Provinciale della Comunità Comasca onlus è nata nel 1999 con l’intento di: - aiutare le persone a donare, rimuovendo ogni difficoltà fare da ponte fra coloro che vogliono donare a favore di progetti di solidarietà, da realizzarsi nel Comasco, e le Organizzazioni non profit che, con il prezioso operato dei loro volontari, possono concretizzare questi progetti e tutto questo al fine di migliorare la qualità della vita di coloro che abitano nella provincia di Como. In soli sei anni la Fondazione ha: erogato sul territorio provinciale ben 6,8 milioni di Euro finanziando oltre 650 progetti nel campo dell’assistenza socio-sanitaria, del disagio giovanile, del sostegno agli anziani, della tutela del patrimonio ambientale, storico e artistico della nostra provincia raccolto donazioni per 3,5 milioni di Euro per la costituzione di Fondi patrimoniali. Ed è proprio nella prospettiva di voler contribuire al miglioramento della qualità della vita nel nostro territorio che la Fondazione ha deciso di finanziare il Progetto PLINIUS, mettendo a disposizione per la sua realizzazione 38.000 Euro. Si tratta infatti di un progetto con il quale si vuole trovare una soluzione concreta per riuscire finalmente a risanare il primo bacino del lago di Como. La Fondazione, da sempre sensibile ai temi ambientali, vorrebbe con questo intervento portare all’attenzione dell’opinione pubblica e degli enti competenti la necessità di ridurre il carico inquinante del lago al fine di rendere la città di Como ancora più a misura d’uomo sia per chi vi abita sia per chi la visita da turista. PLINIUS ha già prodotto un primo risultato molto positivo: ha contribuito, con le donazioni pervenute da parte di coloro che hanno creduto in questo progetto, per un totale di 7.600 Euro, all’incremento di un Fondo patrimoniale ad oggi ammontante a 165.000 Euro e costituito presso la Fondazione per finanziare ogni anno, con i suoi frutti, interventi per la salvaguardia dell’ambiente nelle nostre zone così come pure per la tutela del patrimonio artistico di cui il Comasco è particolarmente ricco. Franco Tieghi Presidente Fondazione Provinciale Comunità Comasca VII Progetto PLINIUS Presentazioni CAMERA DI COMMERCIO E’ la prima volta che la Camera di Commercio si occupa di sfide ambientali e il motivo è molto semplice. Contribuire al recupero della qualità del nostro lago è una responsabilità che l’Ente Camerale sente, prima di tutto, come un obbligo etico. Como ha bisogno del lago, deve tornare a sentirlo come il suo cuore pulsante e consegnarlo ai suoi figli perché in esso possano rigenerarsi. Ma c’è un altro motivo. Ambiente significa anche sviluppo economico sostenibile e, da imprenditore, non posso che condividere l’approccio che si è dato il Progetto PLINIUS. Come per un’impresa che si trova in difficoltà, PLINIUS è partito dalla conoscenza chiara del problema, ha individuato le criticità e infine ha proposto delle soluzioni, con una valutazione di fattibilità sia economica sia temporale. Il Progetto è, in aggiunta, uno strumento indispensabile per le Istituzioni che devono essere in grado di decidere, in ottemperanza alla legislazione e sulla base di un irrinunciabile approccio scientifico, azioni concrete. Tutto questo è contenuto nel Progetto. Di particolare interesse è anche l’attenzione che PLINIUS ha voluto focalizzare sul primo bacino del ramo occidentale del lago, quello che innegabilmente soffre in maniera particolare, seguendo un approccio ecosistemico. Mi auguro che, attraverso altri passi, il Progetto possa ampliarsi e contribuire al recupero dell’intero Lago di Como. La strada da percorrere è lunga, ma sono convinto che con questa iniziativa si stia imboccando la via giusta. Lo sforzo che l’Amministrazione Provinciale sta compiendo è davvero lodevole e sono convinto che il Progetto PLINIUS meriti di istituzionalizzarsi. Certamente la Camera di Commercio, che ha creduto nella prima fase, è disposta a fare la sua parte per sostenere la fase successiva, ovvero la realizzazione delle azioni. L’obiettivo di PLINIUS, la sua concretezza così come l’iniziativa straordinaria delle Giornate Lariane per l’Ambiente della Provincia di Como e l’eccellente lavoro del Centro Volta introducono un elemento etico che supera qualsiasi altra motivazione. La nostra città e il nostro territorio devono riconoscersi in questa grande sfida che può essere davvero un grande obiettivo condiviso, superando le sterili contrapposizioni politiche. Mi auguro che si possano organizzare degli incontri annuali per trasmettere alla collettività lo stato d’avanzamento delle azioni che PLINIUS propone e, perché no, che si possa rivedere nell’arco di un periodo di tempo ragionevole il Lago di Como di nuovo balneabile. Como ha bisogno del suo lago e mi piace, in chiusura della mia breve presentazione, proporre una provocazione. Perché non pensare al Lago di Como come alla “piscina più grande d’Europa”? Si tratterebbe in definitiva di recuperare una fruibilità che non dobbiamo ricercare nella “notte dei tempi”, ma che possiamo rintracciare semplicemente ricordando i racconti dei nostri padri. Ecco allora la sfida. Credere in questa provocazione e trasmettere al mondo un messaggio che potrebbe rappresentare il presupposto per un futuro di crescita economica davvero sostenibile del nostro territorio. Paolo De Santis Presidente Camera di Commercio di Como VIII Progetto PLINIUS IX Progetto PLINIUS Premessa PREMESSA Da sempre l’intera comunità comasca riconosce nel Lario le proprie tradizioni e trova motore e ispirazione per le numerose attività economiche, culturali e di svago che costituiscono una delle peculiarità di eccellenza della Provincia di Como nel mondo e rappresentano per “la sua gente” elementi irrinunciabili a garanzia di una buona qualità della vita. La fruizione turistico/ricreativa e la crescita economica sono in generale il risultato di politiche di conservazione e di valorizzazione dell’ambiente lacustre che devono mirare al raggiungimento di un “buono stato di qualità delle acque”, come previsto dalla normativa italiana D.Lgs. 152/99 e dalla Direttiva 60/2000/CE. A tale scopo, il Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” di Como, ente non profit che da oltre venti anni promuove la ricerca e la diffusione della cultura scientifica e tecnologica a favore del territorio, sotto gli auspici della Provincia di Como e con il sostegno della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca, nel mese di maggio 2005 ha dato avvio a un gruppo di lavoro interdisciplinare composto da esperti di diversi settori riguardanti lo studio della qualità delle acque e appartenenti a vari enti di ricerca (Istituto di Ricerca Sulle Acque-CNR di Brugherio, Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR di Verbania Pallanza, Università dell’Insubria–Sede di Como, Università degli Studi di Milano, Politecnico di Milano, Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino) e a organi istituzionali deputati alla gestione e al monitoraggio del territorio (Provincia di Como, ARPA di Como e Lecco, ASL della Provincia di Como). Il Gruppo di Lavoro Lago di Como (GLLC), raccogliendo ed elaborando il complesso di informazioni funzionali al risanamento dell’intero ecosistema lacustre, è giunto a formulare una proposta preliminare di progetto operativo, in accordo con le istituzioni competenti, per avviare le azioni di recupero e di tutela ambientale del lago. Il Gruppo di Lavoro ha concentrato la sua attenzione sul Bacino Occidentale del Lario e, in particolare, sul Primo Bacino, affrontando i problemi con un approccio integrato “lago-bacino idrografico”. Tale impegno ha dato luogo al Progetto PLINIUS (Progetto Limnologico INtegrato per Il recupero del ramo di Como a un Uso Sostenibile e partecipato dell’ecosistema lariano) Il Progetto PLINIUS, presentato per la prima volta in occasione della Seconda Edizione delle Giornate Lariane per l’Ambiente tenutesi dal 3 al 5 Novembre 2005 a Villa Erba di Cernobbio, ha richiesto per la sua realizzazione il lavoro di numerose persone che lo hanno accompagnato fiduciose lungo il percorso. Innanzi tutto si ringraziano i componenti del Gruppo di Lavoro per la grande disponibilità, lo spirito di confronto e la competenza. Essi hanno impegnato il loro tempo per un progetto che si prefigge di fornire un forte impulso alla conoscenza dell’ecosistema lacustre, riavviando dopo un quindicennio un ampio confronto sui processi, le criticità e le azioni richieste per il definitivo risanamento. Il lavoro degli esperti è stato agevolato dalla collaborazione ricevuta da ACSM S.p.A., Agenda 21 Como, Comodepur S.p.A., Comune di Comune, Consorzio dell’Adda, Assessorato Ecologia e Ambiente della Province di Como e di Lecco, Assessorato Caccia e Pesca della Provincia di Como, Punto Energia Como, dai Settori Risorse Idriche, Suolo e Risorse Naturali di ARPA Lombardia, dall’Assessorato Reti e Servizi di Pubblica Utilità della Regione Lombardia, dal Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino e dall’Ufficio per la Natura e l’Ambiente del Cantone Grigioni. Il loro contributo, infatti, si è dimostrato fondamentale per l’acquisizione di dati preziosi al fine di completare il quadro informativo sul lago di Como. Un particolare ringraziamento è rivolto agli Enti che hanno creduto nel Progetto PLINIUS a partire dalla prima fase e ne hanno consentito la realizzazione tramite il proprio sostegno economico: • • • • Assessorato Ecologia e Ambiente della Provincia di Como Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Camera di Commercio di Como Banca Intesa 1 Progetto PLINIUS Premessa Fortemente motivati dalla convinzione che la crescita economica del territorio non possa prescindere dal risanamento e dalla valorizzazione del Lario, Provincia, Fondazione Comasca, Camera di Commercio e Banca Intesa hanno rappresentato un fondamentale punto di riferimento per raggiungimento degli obiettivi del Progetto. Costante e proficuo è stato, infatti, il confronto con il Gruppo di Lavoro nell’intento di condividere appieno ogni passo lungo il percorso di evoluzione del Progetto. Un grazie sincero, pertanto, a tutti da parte del Centro Volta che, nel perseguire la propria missione di promotore della ricerca scientifica, ha vissuto in questi mesi di lavoro occasioni di forte arricchimento scientifico e umano. Margherita Canepa Responsabile Settore Ambiente Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” 2 Progetto PLINIUS Riassunto esteso RIASSUNTO ESTESO Il Rapporto PLINIUS nato da una raccolta aggiornata dello stato delle conoscenze riguardanti il Lago di Como, focalizza l’attenzione sulle criticità che determinano la qualità delle acque del Primo Bacino del Ramo Occidentale e suggerisce, in una serie di capitoli tematici, azioni che possono essere avviate per il loro recupero in accordo con il Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia, i programmi di collettamento e depurazione delle Province, i programmi di monitoraggio dell’ARPA Lombardia e dell’ASL e con le azioni previste dalla normativa elvetica. Il Rapporto PLINIUS si sviluppa in un contesto interdisciplinare a scala di bacino idrografico (Fig. 1) seguendo le linee indicate dalla Direttiva Europea sulla “Qualità Ecologica delle Acque” (Direttiva 60/2000/CE), che ha come finalità primaria il raggiungimento, entro il 2015, di un “buono” stato della qualità di tutte le acque superficiali attraverso lo sviluppo di opportuni strumenti di indagine e l’acquisizione di un complesso di informazioni idromorfologiche, socioeconomiche ed ecologiche indispensabili per la definizione degli obiettivi di qualità. Clima, idrologia e idrodinamica lacustre Limnogeologia e morfometria Antropizzazione e uso del territorio Evoluzione idrochimica e trofica Collettamento e depurazione Microinquinanti e tossicità Caso di studio Cosia e Breggia Evoluzione biocenosi Carichi di nutrienti da bacino Usi delle acque Figura 1 - Esemplificazione del quadro tematico interdisciplinare considerato da PLINIUS per l’individuazione delle azioni e dei progetti per il recupero della qualità delle acque del Lago di Como (Si rimanda alla Figura 2.10.1 per i dettagli dell’immagine posta al centro del diagramma) La conoscenza delle criticità Limnogeologia, clima, idrologia e idrodinamica lacustre Il Rapporto PLINIUS parte dall’analisi di un ampio spettro di determinanti fisiche, chimiche e strutturali che causano le pressioni sull’ambiente e ne determinano lo stato di attuale lontananza dalle condizioni di buona qualità, in termini biologici e sanitari. L’approfondimento interdisciplinare e integrato delle informazioni muove dalla descrizione delle caratteristiche generali morfometriche e morfologiche del lago e del suo bacino idrografico (Sez. 2 - Cap. 1). La costituzione geologica del substrato, i 3 Progetto PLINIUS Riassunto esteso lineamenti di evoluzione recente, soprattutto quaternaria, e gli elementi di sismicità e neotettonica costituiscono un patrimonio di conoscenza recentemente acquisito di rilevante valore. I primi dati inediti sulle caratteristiche fisiche e sedimentologiche del ramo di Como, raccolti negli ultimi quattro anni di ricerca dall’Università degli Studi dell’Insubria e comprendenti il rilievo morfobatimetrico di dettaglio di alcune aree chiave del bacino, il rilievo sismico ad alta definizione nei rami di Como e Lecco e 19 carote di sedimenti nel ramo di Como hanno permesso di ottenere carte batimetriche, con curve isobate con equidistanza fino a 1 m, Modelli Digitali del Terreno (DTM) e rappresentazioni tridimensionali prospettiche, che mostrano la topografia del fondo lacustre in estremo dettaglio. Le prospezioni sismiche e i carotaggi forniscono, invece, una definizione molto precisa della struttura e della composizione dei corpi sedimentari sublacustri. Ulteriori dati sulla sedimentazione lacustre sono stati forniti dall’analisi diretta di carote di sedimento su cui sono state svolte analisi petrofisiche, 137 14 sedimentologiche, mineralogiche, cronologiche con il metodo Cs e con il metodo C, chimiche, paleobotaniche e ambientali, che forniscono dati inediti e importanti sull’evoluzione recente del bacino lacustre. Questi studi hanno consentito la ricostruzione tridimensionale dei corpi sedimentari e della loro struttura interna, l’ubicazione delle aree di affioramento di substrato roccioso sui versanti e dei principali bacini di accumulo di sedimenti. Di notevole interesse è stata l’individuazione di due megatorbiditi, con spessori medi di 3 m e con volumi complessivi di 14 milioni di metri cubi, collegate a franamenti sub-lacustri avvenuti in tempi storici, rispettivamente nel VI secolo dC e a metà del XII secolo dC, lungo la scarpata meridionale della soglia che separa il ramo di Como dal resto del lago, eventi la cui ricorrenza è ancora da indagare sia nella frequenza sia nella dimensione fenomenologica. Tra gli aspetti fisici un ruolo di riguardo ha l’interpretazione dell’idrodinamica lacustre in relazione ai fattori meteo-climatici e idrologici (Sez. 2 - Cap. 2). L’analisi climatica è stata focalizzata sul regime pluviometrico al fine di definire le entrate medie annuali dei principali immissari del lago. Tale dato di grande importanza non è ancora disponibile in modo dettagliato a scala giornaliera. A oggi il grado di strumentazione disponibile sul territorio non consente, infatti, di utilizzare un approccio diretto nello studio delle dinamiche idrologiche del bacino. Per giungere a questo tipo di dettaglio è necessario conoscere in modo preciso l’entità degli afflussi e disporre di dati di temperatura, radiazione solare, velocità del vento e umidità relativa, organizzati in modo omogeneo e correttamente distribuiti sul territorio, nonché di dati sperimentali, relativi alla portata dei principali immissari del lago, per validare il modello utilizzato. Per ottenere un grado di conoscenza del sistema idrologico di questo tipo è necessario l’ampliamento della strumentazione idrometrica e la calibrazione delle sezioni, organizzando ed elaborando le informazioni climatiche, territoriali e idrologiche che vengono raccolte. In questo rapporto, per definire l’entità dei contributi dei diversi immissari del Lago di Como per il ventennio 1984-2004 e, in modo dettagliato, per l’ultimo quinquennio, non si è potuto procedere in modo diretto alla stima della portata partendo dagli afflussi meteorici, dall’evapotraspirazione reale e dalle eventuali perdite per infiltrazione o per gli apporti sotterranei, ma si è dovuto procedere in modo indiretto ossia stimando il contributo di ciascun tributario in modo proporzionale rispetto agli afflussi meteorici di ogni sottobacino. Quest’ultima procedura contiene ovviamente in sé una incertezza maggiore di quella che si avvale delle misure sperimentali dirette. L’analisi dei dati elaborati ha comunque permesso di definire gli elementi base del bilancio idrologico. Il principale elemento è il Fiume Adda che da solo rappresenta più della metà delle entrate (54%), 3 -1 mentre il contributo complessivo del Ramo Occidentale è dell’8,4% (13,6 m s ). In ordine 3 decrescente, tra gli altri immissari del lago vanno segnalati, per la loro importanza, il Mera (21,6 m s 1 3 -1 3 -1 3 -1 ), il Pioverna (6,8 m s ), il Breggia (3,8 m s ) ed il Varrone (3,6 m s ). Tutti i restanti sono da 3 -1 considerare corsi d’acqua idrologicamente minori, con portate medie inferiori a 3 m s . Ancora più frammentaria rispetto all’idrologia è la conoscenza del regime idrodinamico delle acque lacustri che risulta assolutamente insufficiente per descriverne i movimenti in un ambiente morfometricamente complesso quale è il Lago di Como. La mancanza di un emissario naturale nel Bacino Occidentale appare come la principale criticità idrodinamica del Primo Bacino del Lago di Como, che implica tempi di residenza delle acque più elevati in questa porzione dell’ecosistema (12,7 anni) rispetto al bacino settentrionale (8,4 anni) e al bacino orientale (5,1 anni). Un primo contributo alla conoscenza della fisica lacustre è dato dalle recenti misure condotte in continuo attraverso un sistema in tempo reale installato nel Primo Bacino del Lago di Como (Lake Diagnostic System, LDS). I dati raccolti consentono di descrivere in continuo l’evoluzione stagionale della termica lacustre e di evidenziare l’estrema stabilità della colonna d’acqua del Bacino Occidentale, che appare caratterizzata da scarso miscelamento verticale e orizzontale. La quiescenza 4 Progetto PLINIUS Riassunto esteso e la stabilità delle acque nel Primo Bacino, che sono la causa primaria dell’accumulo di inquinanti, hanno anche un ruolo fondamentale nella proliferazione di specie cianobatteriche potenzialmente tossiche. Consistenti fioriture algali si verificano, ormai regolarmente, alla fine di ogni estate nelle acque antistanti la Città di Como e trovano una spiegazione fisica diretta nella condizione sopra citata. L’analisi effettuata mette in evidenza l’assoluta necessità di un approfondimento della conoscenza del regime idrodinamico al fine di supportare l’interpretazione dei dati di qualità nonché la predisposizione di modelli idrodinamici sul breve e sul lungo periodo. Solo il potenziamento di queste informazioni permetterà, infatti, l’implementazione di un modello ecologico avanzato in grado di produrre scenari dell’evoluzione della qualità del lago in funzione della riduzione delle sorgenti inquinanti distribuite sul bacino idrografico. Tale strumento potrà avere anche una fondamentale importanza gestionale. Un primo risultato dell’analisi delle condizioni idrodinamiche del Primo Bacino ha fatto emergere l’idea che esistano le condizioni per l’applicazione di tecnologie innovative che favoriscano la riduzione del tempo di ricambio delle acque del Primo Bacino del lago, al fine di mitigare l’eccessiva pressione antropica gravante su questa porzione dell’ecosistema. Questo approccio, basato su un sistema di miscelazione, è descritto tra le azioni contenute nella sezione 3 e rappresenta di per sé la prima tra le proposte operative di PLINIUS che costituiranno l’ossatura della fase 2 del Progetto. Antropizzazione, carichi di nutrienti da bacino, collettamento e depurazione Il principale problema che affligge la qualità delle acque del Lago di Como è l’alterazione della trofia (eutrofizzazione), che rappresenta anche la causa più rilevante d’alterazione dei corpi idrici in Europa. Tale situazione è determinata dalla quantità di nutrienti che sono immessi annualmente nel lago (carico), ma anche dalla modalità d’immissione, essendo quest’ultima distribuita in modo disomogeneo o in relazione all’antropizzazione del territorio. L’agricoltura è tradizionalmente la maggiore sorgente diffusa di nutrienti in Italia, ma nel caso del Lago di Como sono le aree urbane ad avere il ruolo preponderante nella formazione del carico. Per individuare le aree responsabili dell’eccesso di carico, nel Rapporto (Sez. 2 - Cap. 3) si conduce un’analisi utilizzando le informazioni sull’uso del suolo e i dati socio-economici, con l’obiettivo di stimare i carichi teorici generati nel bacino -1 -1 imbrifero. Tale analisi ha portato a ottenere un carico teorico di fosforo di 274 P t a , di cui 64 P t a nel Ramo Occidentale, un quarto del valore del carico dell’intero bacino. La pressione antropica espressa in termini di rilascio areale di fosforo in questo Ramo si caratterizza per essere oltre 3 volte superiore a quella del resto del bacino imbrifero. L’analisi porta a concludere che alla maggiore pressione antropica cui è sottoposto il Ramo Occidentale dovrebbe corrispondere una struttura della rete di collettamento dei reflui urbani più efficiente e meglio distribuita. Le indagini effettuate mostrano, invece, una chiara inefficienza del sistema, con una capacità di collettamento che è pari circa solo alla metà degli abitanti residenti e fluttuanti. Un esame di dettaglio del ruolo della pressione antropica nel determinare la trofia del lago è data dall’analisi del collettamento della città di Como. In questa analisi si è considerato lo stato delle reti fognarie e si è valutata l’efficienza dei processi di depurazione delle acque (Sez. 2 - Cap. 4), confermando le stime teoriche effettuate sulla base della distribuzione territoriale della popolazione. Al dicembre 2004, la rete fognaria di Como serviva, potenzialmente, l’86,6% delle unità immobiliari, mentre il restante 13,4% era costituito da abitazioni isolate attrezzate con fosse settiche. Le unità immobiliari servite da fognatura separata erano il 60,5%. Il resto è risultato servito da reti miste dotate di scolmatori di piena per la limitazione delle portate di pioggia addotte al depuratore. Il bacino depurativo dell’impianto di depurazione della Comodepur S.p.A. serve un’area che comprende i Comuni di Como, Lipomo, Tavernerio, Brunate, Cernobbio, Maslianico e parte del comune di Grandate, per un totale di circa 117.000 abitanti residenti e oltre 95.000 abitanti equivalenti originati dalle attività produttive. L’indagine ha evidenziato che le principali criticità delle reti fognarie risiedono nei mancati allacciamenti, peraltro non ancora ben quantificati, nel centro storico di Como. Per i Comuni con scarichi afferenti al Bacino Occidentale del Lago di Como si stima che solo l’8% degli abitanti (circa 3.000 su 35.700) non siano ancora serviti da fognatura e circa il 43% non siano ancora serviti da depuratori (percentuale destinata a diminuire con all’avviamento di alcuni depuratori in corso di ultimazione). Complessivamente la stima dei carichi di fosforo addotti a lago attraverso questa stima conduce a -1 -1 -1 ottenere un valore di circa 51,7 P t a (di cui 15,6 P t a provenienti da scolmatori di piena e 9,5 P t a derivanti dallo scarico dell’impianto di Comodepur). Un ulteriore contributo alla conoscenza della distribuzione dei carichi di nutrienti che determinano la trofia lacustre è dato dall’analisi degli apporti dei torrenti Breggia e Cosia, i principali vettori di 5 Progetto PLINIUS Riassunto esteso inquinamento del Ramo Occidentale del Lario, scelti come casi di studio per esemplificare la complessità nella valutazione delle pressioni sul lago (Sez. 2 - Cap. 5). Gli scarichi che maggiormente contribuiscono al carico inquinante di questi fiumi sono quelli provenienti dagli impianti di depurazione di Como (I), Ronago (I), e Pizzamiglio (CH). Un ruolo non indifferente è, tuttavia, rivestito anche da piccoli e numerosi scarichi di acque reflue urbane e domestiche non collegate al servizio di depurazione. Uno studio dell’ARPA Lombardia, Dipartimento di Como e Provincia di Como relativo al periodo Febbraio 2004 - Gennaio 2005 ha descritto la variazione dello stato ambientale dei torrenti lungo il loro corso e ha tracciato un quadro complessivo del contributo relativo delle varie fonti di contaminazione, servendosi del flusso di massa per alcuni parametri ritenuti significativi (COD “Domanda Chimica di Ossigeno”, fosforo totale, azoto totale). Per ciascuna immissione indagata, sia che si tratti di vero e proprio scarico o di corso d’acqua contaminato, lo studio ha fornito anche una semplice classificazione (“molto inquinato”, “mediamente inquinato”, “poco inquinato”) in base a un giudizio critico elaborato autonomamente interpolando criteri contenuti nel D.Lgs. 152/99 e s.m.i.. Assemblando i risultati delle analisi sui punti indagati mensilmente lungo i due torrenti (5 sull’asta principale e 16 immissioni per il Cosia; 2 sull’asta principale e 8 immissioni sul Breggia) con quelli forniti dalle autorità elvetiche, è stato possibile stabilire un bilancio sommario tra flussi di massa rilevati alla foce dei due torrenti e flussi di massa parziali derivanti dalle varie immissioni. Alla luce dei risultati ottenuti e delle informazioni raccolte sono state individuate le principali criticità riguardanti Cosia e Breggia, tra le quali la difficoltà di monitorare alcuni punti di significativa importanza per una stima completa dei carichi apportati al Primo Bacino del Lago di Como, nonché la difficoltà di misurare la portata dovuta a problemi di accessibilità dei due torrenti. Come diretta conseguenza delle criticità riscontrate, le azioni da svolgere, comprendono sia l’intensificazione del monitoraggio per implementare le conoscenze quali-quantitative finora raccolte sia l’installazione di idrometrografi per la misurazione della portata alla foce dei due torrenti. La misura della portata costituisce, infatti, un dato indispensabile per garantire una esaustiva informazione sui carichi di inquinamenti. La stima dei carichi di nutrienti (specificatamente i composti del fosforo e dell’azoto) che pervengono al Lago di Como dal bacino imbrifero ha rappresentato un punto fondamentale per il Progetto PLINIUS, poiché tale stima (Sez. 2 - Cap. 6) costituisce un riferimento per la pianificazione gestionale e per la valutazione dell’evoluzione dello stato trofico delle acque. Il Gruppo di Lavoro ha condotto il calcolo teorico dei carichi su due livelli: a scala di intero bacino e a scala più ridotta focalizzando sul Ramo Occidentale e dando ampio spazio all’analisi delle sorgenti puntiformi. A questa analisi si affianca quella del calcolo sperimentale realizzato utilizzando le misure effettuate nell’ultimo quinquennio (2000-05) dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, su 11 immissari e dal Dipartimento di Lecco sull’emissario del lago. I carichi degli affluenti sono stati ottenuti utilizzando sia i dati delle portate istantanee direttamente misurate dall’ARPA al momento del prelievo, sia quelli ricavati attraverso la valutazione teorica del bilancio idrologico del lago, effettuata tramite la stima dei deflussi degli affluenti e delle fasce perilacuali. I risultati ottenuti, confrontati con quelli pregressi degli ultimi 15 anni e con quelli riportati nella Relazione Generale del Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia hanno fornito una stima sufficientemente esaustiva del carico totale che -1 -1 annualmente è risultato ammontare a 265 t a per il fosforo (P) e di 7871 t a per l’azoto (N), con una ritenzione a lago del 74% e del 33%, rispettivamente. I carichi ottenuti mostrano comunque ancora incertezze importanti dovute a carenze strutturali, quali la mancanza di una diffusa rete di rilevamento dei livelli idrometrici nei principali affluenti del lago, che costringe al ricorso di modellizzazioni idrologiche in grado di indurre approssimazioni sia nelle relazioni concentrazioni-portate sia nel bilancio di massa. Esiste, inoltre, una mancanza conoscitiva dei carichi in condizioni di portata estrema. Tale lacuna può, a sua volta, influire notevolmente sul bilancio di massa complessivo. Va, infine, sottolineato che proprio nel Bacino Occidentale, area nella quale l’antropizzazione è la più elevata del territorio lariano, l’entità assoluta dei carichi appare molto più incerta che in altre aree, con una conseguenza significativa nei confronti delle misure da attivare per il recupero delle acque del Primo Bacino antistante la città di Como. Stato chimico, biologico ed ecotossicologico delle acque lacustri Completata la descrizione quantitativa delle pressioni derivanti dal bacino idrografico, l’attenzione del Rapporto si è spostata verso la valutazione dello stato chimico e biologico delle acque pelagiche (Sez. 2 - Cap. 7). 6 Progetto PLINIUS Riassunto esteso Lo stato trofico del lago, descritto sulla base delle concentrazioni di nutrienti algali, porta a una classificazione generale di mesotrofia, mentre sensibile appare l’inquinamento nel Primo Bacino del Ramo Occidentale, che risente degli scarichi derivanti dalle attività produttive della città di Como e delle sfavorevoli condizioni idrologiche accennate in precedenza. L’evoluzione nel tempo delle concentrazioni di fosforo evidenzia che il lago ha subito, a partire dagli anni ’60, un progressivo peggioramento della qualità delle acque in relazione al fenomeno di eutrofizzazione che ha raggiunto condizioni di netta eutrofia nella seconda metà degli anni ’70. Successivamente le condizioni sono migliorate giungendo alla attuale situazione di mesotrofia e anche le differenze fra il livello di inquinamento delle stazioni di Como e Argegno si sono attenuate a partire dagli anni ’80, ma persistono tuttora in termini di fosforo totale, clorofilla, trasparenza ecc.. Lo stato chimico delle acque lacustri è esaminato anche da altri punti di vista, tra i quali meritano un cenno particolare le concentrazioni dei nitrati. Esse risentono in misura notevole degli apporti atmosferici che nel periodo 1960-2005 hanno presentato un forte aumento, analogamente a quanto riscontrato nei vicini laghi Maggiore e di Iseo. Strettamente collegata allo stato chimico è l’analisi dello stato biologico che si effettua attraverso la valutazione del numero (le abbondanze) e delle composizioni della popolazione di fitoplancton, di zooplancton e dei pesci (Sez. 2 - Cap. 8). I popolamenti fitoplanctonici, fortemente condizionati dalle condizioni trofiche del corpo lacustre, hanno subito cambiamenti a livello di composizione in specie e di dominanza relativa in risposta al peggioramento dello stato di trofia del lago. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80, al culmine del processo di degrado, specie di cianobatteri potenzialmente tossiche, quali Planktothrix rubescens e Microcystis aeruginosa, hanno avuto un peso notevole nella comunità algale e hanno dato luogo a significativi fenomeni di fioritura. In particolare si è assistito, soprattutto nella baia di Como, a fioriture cicliche del cianobatterio Microcystis aeruginosa visibili anche a occhio nudo perché concentrate negli strati superficiali. Tuttavia, tali fioriture si sono presentate anche in altri punti del bacino lariano. Il lento miglioramento dello stato chimico del lago e, in particolare, la diminuzione delle concentrazioni di fosforo totale hanno comportato una diminuzione dei valori di produzione algale, ma non ha provocato variazioni significative dal punto di vista della composizione in specie della comunità. La comprensione dei fattori scatenanti e della distribuzione del popolamento algale è evidentemente legata al regime idrodinamico del lago che determina la disponibilità da parte di queste specie dei nutrienti e della luce. E’ necessario, pertanto, conoscere le forzanti idrodinamiche incrementando le misure, durante i periodi di massima produttività, con l’ausilio di strumenti in continuo che permettano di seguire la dinamica delle fioriture. Va, infatti, rilevato che le concentrazioni elevate di specie potenzialmente tossiche costituiscono la più importante criticità per l’utilizzo a scopo balneare e potabile delle acque del Lario. L’analisi dei dati relativi ai popolamenti zooplanctonici ha evidenziato la diminuzione nell’ultimo decennio delle specie legate a stati di trofia più elevati, quali il cladocero Daphnia hyalina, con un aumento di quelle tipiche di ambienti caratterizzati da basse concentrazioni di nutrienti, come il copepode Eudiaptomus padanus. Anche i popolamenti zooplanctonici testimoniano, comunque, che esiste un gradiente trofico tra il sottobacino occidentale e quello orientale. Per completare lo stato delle conoscenze della qualità delle acque lacustri non poteva mancare la valutazione della contaminazione da microinquinanti organici e da metalli (Sez. 2 - Cap. 9), anche se gli ultimi dati disponibili risalgono al periodo compreso tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Per quanto riguarda il comparto acquatico queste ricerche avevano evidenziato la presenza di sostanze potenzialmente pericolose sia per la salute umana sia per la vita acquatica, soprattutto nel Primo Bacino del Ramo Occidentale dove si concentrano le principali fonti inquinanti. Le analisi dei sedimenti hanno, inoltre, dimostrato la presenza di composti persistenti e bioaccumulabili di cui dovrebbe essere valutata la pericolosità attraverso lo svolgimento di appropriati test di ecotossicità e che dovrebbero essere monitorati anche nel comparto ittico. Appare, quindi, evidente la necessità di aggiornare e approfondire le indagini sui microinquinanti tenendo conto dell’uso multiplo delle acque cui è sottoposto il Ramo di Como e delle potenzialità tossiche di queste sostanze. Usi delle acque lacustri L’analisi degli usi cui sono destinate le acque del Lago di Como completa la sezione del Rapporto dedicata all’identificazione dello stato e delle criticità (Sez. 2 - Cap. 10), mettendo in relazione ogni possibile utilizzo con quantità e qualità della risorsa disponibile. Un miglioramento della qualità delle acque ha inevitabilmente ricadute positive sugli usi. 7 Progetto PLINIUS Riassunto esteso In particolare, il tema della balneazione delle acque rappresenta un elemento irrinunciabile per la crescita economica del territorio lariano. Dal 1 aprile al 30 settembre di ogni anno, l’ASL della Provincia di Como effettua misure e preleva campioni d’acqua in diversi punti dei laghi del territorio e li sottopone a una serie di analisi per verificarne la balneabilità. Di norma sono eseguiti due prelievi al mese per ciascun punto. I parametri da indagare e i requisiti delle acque di balneazione sono fissati dalla normativa vigente. Particolarmente importante è la valutazione dei parametri microbiologici che consiste nella ricerca di microrganismi come i batteri (coliformi e streptococchi), la cui presenza è indice di contaminazione delle acque da parte di scarichi fognari e, quindi, segno di pericolosità per la salute umana. Durante la stagione balneare, l’ASL esegue altresì mensilmente controlli specifici sulla tipologia e sullo stato del popolamento algale in rapporto a un possibile rischio sanitario, con particolare attenzione ad alcune Cianoficee che producono tossine potenzialmente pericolose per l’uomo. Un punto del lago è dichiarato “balneabile” se le analisi hanno dato esito favorevole per tutti i parametri microbiologici, fisici e chimici previsti dalla legge; al contrario è considerato “non balneabile” se i prelievi hanno dato esito sfavorevole anche per un solo parametro considerato. I risultati possono modificarsi nel corso della stagione balneare: il giudizio di “non balneabile” cambia temporaneamente in “balneabile” quando due campionamenti consecutivi danno esito favorevole. Nel Rapporto sono riportati i risultati dei campionamenti effettuati nell’anno 2005 che appaiono in linea di massima analoghi a quelli del 2004. Sono altresì riportati i risultati di 12 punti, da Argegno a Sorico, campionati a livello conoscitivo per la reintroduzione per l’anno 2006, segnalando che buona parte di essi (80% circa) ha dato un esito analitico favorevole. Da ciò ne consegue la proposta per l’anno 2006 di ripristino della valutazione della balneabilità del Primo Bacino del Lago di Como, sospesa da circa 10 anni a causa di esiti costantemente sfavorevoli, e, nel contempo, di ripristino del monitoraggio algale. Tra gli usi delle acque in diversi comuni rivieraschi del Lago di Como un ruolo preminente ha il prelievo delle acque a scopo idropotabile. Nel Rapporto, in conseguenza dello stato di qualità delle acque del Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como, una particolare enfasi è data ai prelievi dell’acquedotto del Comune di Como, gestito dall’Azienda ACSM S.p.A., le cui fonti di approvvigionamento consistono in acque di falda (pozzi) e acqua del lago. La presa d’acqua a lago è situata al largo di punta Geno a una profondità di 45 m e a una distanza di 130 m dalla riva. L’impianto -1 di trattamento per la potabilizzazione “Baradello” ha una potenzialità di 600 L s . Il controllo della qualità dell’acqua potabile distribuita è effettuato mediante l’analisi dei parametri chimico-fisici e microbiologici previsti dal decreto legislativo 31/2001. Nel corso del 2006 nel protocollo di analisi sarà inserita anche la ricerca del parametro “clorofilla a” e, in caso di campioni positivi, la ricerca immunoenzimatica di “microcistina”. Le analisi saranno effettuate su campioni settimanali in ingresso e in uscita dall’impianto di trattamento. La pesca, professionale e dilettantistica, rappresenta una significativa risorsa economica e turistica del Lago di Como. I dati relativi all’andamento della pesca professionale nell’ultimo decennio delineano un -1 quadro sostanzialmente positivo. Il pescato globale del Lago di Como oscilla tra le 145 e le 199 t a ed è in gran parte composto da specie pelagiche (Coregoni e Agone) di notevole pregio commerciale. Gli operatori del settore operanti nel ramo di Como sono 21, pari a poco meno di un terzo del totale (65 unità) che opera sul Lario. I pescatori dilettanti che frequentano il Bacino Occidentale non possono, invece, essere quantificati con precisione, ma assommano senz’altro a diverse migliaia. Il Ramo Occidentale del Lago di Como riveste, inoltre, un ruolo di particolare importanza per la pesca sportiva. Rappresenta, infatti, la porzione di lago che si raggiunge più facilmente dalle aree a maggiore densità di popolazione (Como città, Brianza e Nord milanese). Escludendo le criticità specifiche del settore, la cui soluzione dipende esclusivamente dalle politiche di gestione della pesca, il Rapporto evidenzia una problematica la cui soluzione coinvolge anche altri utilizzatori della risorsa acqua e riferisce dei fattori che minacciano il buon esito della riproduzione naturale delle specie ittiche a riproduzione litorale litofila (Coregone lavarello, Alborella, Cavedano). Nello specifico, i danni da moto ondoso e la predazione delle uova da parte degli uccelli acquatici semi-addomesticati sono le criticità che meritano di essere approfondite attraverso una specifica azione conoscitiva. Tra gli usi quantitativamente rilevanti delle acque del Lago di Como non può essere tralasciato l’utilizzo a scopo idroelettrico. Si preleva acqua nel bacino dell’Adda a monte del lago per mezzo della creazione di serbatoi artificiali e a valle attraverso la regolazione della diga di Olginate (LC), a scopo principalmente irriguo durante l’estate e idroelettrico durante l’inverno. La regolazione dei serbatoi alpini esercita un effetto sensibile sui deflussi: a livello mensile il 6,2% del deflusso naturale annuo è 8 Progetto PLINIUS Riassunto esteso immagazzinato in estate e rilasciato in inverno, a beneficio degli impianti idroelettrici alpini, riducendo in questo modo le portate di piena e aumentando le portate di magra dell’Adda, mentre la regolazione del Lago di Como a Olginate si sovrappone a quella dei serbatoi alpini, in buona parte compensandone gli effetti. Il Consorzio dell' Adda, attraverso la concessione di una fascia di 3 regolazione del livello della diga di 170 cm, è in grado, quindi, di immagazzinare 246,5 milioni di m . Tale volume accumulabile è circa un ventesimo dell’acqua che transita dal Lago di Como in un anno ed è ormai ridotto a causa del fenomeno di subsidenza della città di Como. La regolazione dei livelli del lago incide in modo ridotto sul tempo di ricambio delle acque, essendo il volume utile alla massima regolazione di due ordini di grandezza inferiore rispetto al volume medio del lago, e di conseguenza non è in grado di influire in maniera determinante sullo stato di qualità delle acque. Le criticità maggiori emergono, invece, in relazione al rischio di inondazione in quanto il limite superiore di regolazione (+120 cm) è prossimo al livello di rischio, perlomeno per alcune zone particolarmente depresse come Piazza Cavour a Como. E’ evidente che un intervento strutturale, mirato alla salvaguardia di questa realtà potrebbe risolvere in maniera radicale il problema delle piene. Alle regolazioni dei livelli, infine, si riallacciano i problemi connessi alla salvaguardia della schiusa delle uova di alcune specie ittiche, che necessiterebbero un livello del lago costante in alcuni periodi dell’anno. Di fondamentale importanza è, inoltre, garantire il deflusso minimo vitale dell’Adda sublacuale in modo tale che siano conservati i quantitativi d’acqua necessari sia per vita biologica del fiume sia per le richieste idriche per la produzione di energia elettrica e scopi irrigui. Le azioni Il Progetto PLINIUS partendo dalle criticità dell’ecosistema lariano, sottolineate nei diversi capitoli tematici del Rapporto, ha sviluppato 21 azioni indirizzate prevalentemente a colmare lacune conoscitive pregiudiziali nella corretta valutazione di importanti fenomeni ambientali (instabilità dei sedimenti, idrologia, idrodinamica lacustre, fioriture di alghe tossiche, presenza di microinquinanti ecc.) e di risanamento, perché indirizzate alla pianificazione di interventi volti al recupero della qualità delle acque. Ogni azione, sia essa di carattere conoscitivo sia essa d’intervento, è corredata da una sintetica scheda tecnico-descrittiva con una valutazione dei costi e dei benefici attesi per l’ecosistema lacustre. Le azioni, condivise sia all’interno del GLLC sia insieme a end user e stakeholder, si propongono di dare risposte in raccordo con le strategie di risanamento Istituzionali, quali quelle previste dal Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia, sviluppando aspetti che non trovano un’adeguata attenzione e/o sono poco considerati. Le azioni sono aggregate in quattro campi tematici (fisica, infrastrutture, qualità, sanità/usi) cui fanno capo le pressioni fisico-chimiche e antropiche, le azioni di risanamento, lo stato chimico ed ecologico del lago e l’utilizzo delle acque. Ciascuna azione, per il carattere interdisciplinare proprio del progetto, trova motivazione in più capitoli tematici in un intreccio che rende comprensibile come esista la necessità di affrontare i problemi della qualità delle acque del Lario a scala ecosistemica, come previsto dalla Direttiva 60/2000/CE. I progetti Le diverse azioni sono organizzate in 9 Progetti Operativi che saranno attivati nella Fase 2 del Progetto PLINIUS. L’aggregazione delle azioni in progetti ha consentito di formulare proposte concrete per la soluzione delle criticità evidenziate dal Gruppo di Lavoro. Ciascun progetto nasce dalla aggregazione delle azioni specifiche per rispondere a una determita criticità. Inoltre, in ogni progetto si sono evidenziate le relazioni tra le azioni specifiche e altre azioni, non strettamente legate in termini di contenuti operativi, ma che potrebbero indirettamente beneficiare dei risultati ottenuti. Alcuni Progetti hanno una valenza conoscitiva, altri una valenza più operativa finalizzata al risanamento delle acque. In questa sede, i Progetti Operativi saranno presentati sinteticamente, poiché la loro stesura di dettaglio è prevista nella Fase 2 di PLINIUS. 9 Progetto PLINIUS 10 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius SEZIONE 1. Il Progetto PLINIUS1 Il Progetto PLINIUS si inserisce tra le iniziative per la tutela ambientale dell’Assessorato Ecologia e Ambiente della Provincia di Como e ha ottenuto l’importante cofinanziamento della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca. A Provincia e Fondazione si sono unite Camera di Commercio di Como e Banca Intesa che hanno condiviso la necessità di avviare uno studio sulla situazione ambientale del Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como. Il Gruppo di Lavoro costituito dal Centro Volta si è avvalso, altresì, della collaborazione di utenti finali (end user) e dei gestori istituzionali (stakeholder) per mettere in luce le criticità che determinano lo stato di limitata qualità delle acque del lago. Su tale base, l’obiettivo primario del Progetto PLINIUS è consistito nell’individuare le azioni da intraprendere per il raggiungimento di un buono stato ecologico delle acque, con l’obiettivo finale di ridare alla popolazione comasca la piena fruibilità ambientale ed economica del lago. 1.1 IL GRUPPO DI LAVORO LAGO DI COMO (GLLC) 1.1.1 OBIETTIVI L’analisi svolta dal Gruppo di Lavoro Lago di Como (GLLC) ha fatto riferimento ad attività già in corso ma scarsamente coordinate, che sembravano destinate ad attuarsi con tempi diversi rispetto alle richieste del territorio. In tale ottica, il GLLC ha raccolto l’insieme delle conoscenze sui fattori di pressione naturale e antropica che agiscono sul lago integrandoli secondo un approccio ecosistemico. Ciò ha consentito di evidenziare le lacune conoscitive e le azioni primarie di risanamento richieste per il raggiungimento di un “buono stato di qualità delle acque” del Lario. ll Progetto PLINIUS ha rivolto in particolare la propria attenzione al risanamento del Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como, partendo da una visione d’insieme basata su dati e informazioni complessive raccolte a scala di bacino, affrontando tematiche poco note e cercando di fornire contributi mirati per colmare alcune lacune conoscitive. La focalizzazione al Primo Bacino del Ramo Occidentale nasce dal fatto che le acque del Bacino Comasco, nonostante una generale tendenza al miglioramento dello stato trofico del Lario, per la peculiare idromorfologia del lago e per l’asimmetrica distribuzione delle pressioni antropiche, restano la sede dei maggiori processi eutrofici nonché la maggiore sede di accumulo degli inquinanti, presenti in quantità tale da influenzare l’intero sistema pelagico. PLINIUS si configura, quindi, come un modello di gestione integrata, condivisa e partecipata di indirizzi e azioni proiettate a scala di intero bacino idrografico, tale da poter essere applicato ad altre realtà territoriali regionali o nazionali. Il Progetto PLINIUS si articola in 2 fasi, ciascuna delle quali si pone i seguenti obiettivi: FASE 1: individuare le lacune conoscitive e le azioni prioritarie di intervento in grado di incidere sul recupero delle situazioni critiche legate alla circolazione dei nutrienti e dei microinquinanti nelle acque, ponendo particolare attenzione ai costi di massima ai benefici. FASE 2: attuare “progetti dettagliati di fattibilità” che aggreghino e diano concreta attuazione alle azioni individuate nella Fase 1, privilegiando il raggiungimento dei migliori benefici a costi compatibili con una pianificazione a breve/medio termine. 1.1.2 METODO DI LAVORO Il Gruppo di Lavoro, analizzando criticamente i dati editi e inediti sullo stato di qualità delle acque fluviali e lacustri, ha messo in luce le lacune conoscitive e le criticità esistenti sia sul piano conoscitivo sia su quello strutturale. Sulla base di questa analisi sono state individuate le azioni prioritarie e indispensabili per accelerare il processo di recupero del Lago di Como. Tali azioni sono presentate in 1 L’acronimo PLINIUS è stato scelto pensando all’illustre figura del letterato romano Plinio il Vecchio nato a Como nel 23 dC e autore della Naturalis Historia, un’opera enciclopedica in cui egli cercò di dare sistematicità al sapere del proprio tempo, concentrando l’attenzione soprattutto sulle informazioni di tipo scientifico e pseudoscientifico. 11 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius forma di Schede Tecniche in cui sono sinteticamente indicate: la tipologia, il luogo, le modalità, i costi di massima e le risposte attese, nonché la durata. A garanzia della continuità e della realizzazione effettiva del progetto nelle sue fasi, fin dall’inizio si sono condivisi indirizzi e obiettivi con un Gruppo di Supporto costituito dai principali attori locali (ACSM, Agenda 21, Comodepur, Consorzio dell’Adda) e dalle Istituzioni preposte alla programmazione, gestione e fruizione del “sistema lago” (Comune di Como, Provincia di Como e ATO, ARPA Lombardia, Regione Lombardia). Il Progetto PLINIUS si inserisce, inoltre, in una prospettiva di valorizzazione della vocazione turistica dell’intero territorio lariano, cui l’Amministrazione Provinciale di Como, unitamente alle Province di Lecco e Sondrio, rivolgono la massima attenzione. Lo sviluppo ideale del lavoro condotto ha portato a identificare la necessità di una seconda fase nella quale potranno essere individuati tutti gli strumenti operativi adatti ad allineare le azioni agli indirizzi istituzionali tracciati nel recente Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia (Regione Lombardia 2004). Contestualmente, come suggerito dalla Regione stessa, si ritiene possibile in questa prospettiva dare avvio alla proposta di inquadrare il progetto nello strumento istituzionale “Contratto di lago” (L.R. 12 dicembre 2003, n. 26; Art. 45. Comma 9), forma di intervento condiviso per una gestione integrata delle acque. 1.2 PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO 1.2.1 LE FINALITÀ 1.2.2 LA STRUTTURA Questo documento ha la finalità di raccogliere la sintesi delle informazioni interdisciplinari considerate dal GLLC e spazia dagli aspetti fisici, morfometrici e idrologici a quelli della qualità chimica e biologica, agli aspetti strutturali di contenimento degli impatti antropici e, infine, a quelli della qualità idropotabile e della balneazione delle acque. L’analisi è sviluppata seguendo come linea ideale il modello "Determinanti - Pressioni - Stato Impatti - Risposte" (DPSIR), concepito dall' Agenzia Europea dell' Ambiente per la redazione del Primo Rapporto sullo Stato dell' Ambiente (EEA 1992). In tale modello l' informazione ambientale è acquisita attraverso i fattori sottesi e connessi al trend di sviluppo che influenzano le condizioni ambientali (Determinanti, D), utili per individuare le relazioni esistenti tra i fattori responsabili delle pressioni e le pressioni stesse, per aiutare i decisori nell' identificare le fonti di esternalità negative su cui intervenire per ridurre le problematiche ambientali; le variabili direttamente responsabili del degrado ambientale (Pressioni, P), che servono per individuare e quantificare le cause che comportano cambiamenti nello stato ambientale; gli indicatori che delineano le condizioni in cui versa l' ambiente all' istante considerato (Stato, S) e permettono di valutare il grado di compromissione; le relazioni causa-effetto tra pressioni e stato (Impatti, I) ed infine gli sforzi operativi (Risposte, R) che la società (politici, decisori, pianificatori ecc.) deve compiere per migliorare la qualità della vita e dell' ambiente. La finalità principale del documento è, quindi, quella di descrivere le criticità ambientali individuate dal GLLC, quale sintesi dell’analisi dello stato delle acque lacustri e dei fattori che determinano le attuali pressioni e di presentare le azioni necessarie per rimuovere gli impatti individuando progettualità operative, inquadrate nel contesto generale delle risposte pianificatorie dei decisori, che si possono realizzare per contribuire ad accelerare il risanamento delle acque del Lago di Como. In questa sede si sottolinea che il Progetto PLINIUS da un lato persegue una finalità di supporto e di eventuale integrazione delle azioni pianificate dagli enti regionali (Piano di Tutela e Uso delle Acque, Regione Lombardia 2004) e locali (ATO; Agenda 21 ecc.) e dall’altro svolge anche una autonoma e innovativa azione di collegamento tra la ricerca scientifica e le necessità di recupero della qualità dell’ecosistema lacustre. In tale ottica il GLLC, raccogliendo in sé le principali strutture scientifiche e di controllo ambientale che operano sul lago e avvalendosi del coinvolgimento esterno di end-user e stakeholder, ha fornito il proprio indispensabile supporto di indirizzo per la focalizzazione a livello locale dei temi affrontati, favorendo la riduzione delle sovrapposizione operative di indirizzo. In sintesi si può concludere che l’azione di PLINIUS va intesa in una direzione “dal basso verso l’alto” sinergica a quella “dall’alto verso il basso” dei piani istituzionali, nell’intento di offrire un raccordo ideale tra le diverse azioni. 12 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius La struttura del documento persegue le finalità operative descritte in precedenza attraverso una articolazione in sezioni, capitoli e allegati, tra loro strettamente interconnessi. Il Rapporto si articola in quattro Sezioni: 1. Il Progetto PLINIUS 2. Le informazioni e le criticità 3. Inquadramento delle criticità e delle azioni 4. Conclusioni che si distinguono non tanto per i contenuti, bensì per il diverso taglio strutturale. Alla prima Sezione, che ha uno scopo di descrizione generale del Progetto, fa seguito il corpo centrale del Rapporto nel quale, in dieci capitoli tematici, si sintetizza lo stato delle conoscenze, si effettua l’analisi delle criticità e si suggeriscono le azioni che si ritiene debbano essere avviate. L’elenco dettagliato delle azioni è presentato in forma di scheda nella terza Sezione ed è accompagnato da una sintesi che inquadra le medesime azioni nel contesto delle criticità e ne evidenzia, in particolare, l’interconnessione e l’interdipendenza degli effetti. Ciò trova riscontro nell’approccio integrato a scala di bacino che ha caratterizzato tutta l’analisi condotta dal GLLC, nella consapevolezza che ciascuna criticità non possa trovare soluzioni risolutive univoche senza il concorso delle altre in una logica di funzionamento ecosistemico. La quarta e ultima Sezione presenta conclusioni e indirizzi operativi cui il Gruppo di lavoro è giunto. 1.3 ASPETTI NORMATIVI Il Progetto PLINIUS si pone l’obiettivo di affrontare i problemi di qualità delle acque del Lago di Como. Per tale motivo appare importante introdurre una serie di elementi utili a inquadrare il significato normativo del termine “qualità delle acque”, che risponde a criteri disciplinati in vario modo a livello comunitario e nazionale, ma la cui conoscenza è fondamentale per comprendere le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi di risanamento definiti in senso gestionale. Esistono, infatti, linee di indirizzo non sempre completamente sovrapponibili tra l’approccio al risanamento considerato in termini gestionali e quello considerato in termini puramente limnologici. L’uno e l’altro possono indicare obiettivi finali tra loro differenti a seconda della fattibilità delle strategie e degli usi delle acque. Le principali normative cui si farà cenno nel seguito sono: la Direttiva Quadro sulla Qualità Ecologica delle Acque (Direttiva 2000/60/CE); il Decreto Legislativo 152/99 e s.m.i. (sue modifiche e integrazioni), le Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento; il Decreto del Presidente della Repubblica 470/82, che attua la Direttiva 76/160/CE per le acque destinate alla balneazione, e il Decreto Legislativo 31/01, riguardante l’attuazione della Direttiva 98/83/CE sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. La trattazione che segue ha uno scopo puramente di informazione e di indirizzo utile per agevolare l’inquadramento complessivo degli aspetti legislativi richiamati nel testo del Rapporto, senza alcuna pretesa di completezza giuridica. 1.3.1 LA DIRETTIVA QUADRO SULLA QUALITÀ ECOLOGICA DELLE ACQUE (DIRETTIVA 2000/60/CE) “L’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale” (Direttiva 2000/60/CE). La Direttiva 2000/60/CE (Water Framework Directive, WFD), varata nell’ottobre 2000, rappresenta uno strumento chiave per la gestione e protezione delle risorse idriche continentali e ha come finalità primaria la definizione di un quadro di riferimento da utilizzare per il raggiungimento, entro il 2015, di uno stato “buono” della qualità di tutte le acque superficiali interne (laghi e fiumi), delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, includendo anche i corpi idrici artificiali o fortemente modificati a seguito dell’attività umana. 13 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius Il raggiungimento dell’obiettivo della WFD dipende dallo sviluppo di opportuni strumenti di indagine e dall’acquisizione del maggior numero di informazioni idromorfologiche ed ecologiche che richiedono specifici strumenti, molti dei quali tecnologicamente e scientificamente innovativi. Le azioni avviate attraverso la Direttiva (Art. 1) sono infatti rivolte a: • impedire un ulteriore deterioramento delle risorse idriche, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e degli altri ecosistemi da essi direttamente dipendenti; • promuovere un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili; • mirare a una più concreta protezione e al miglioramento dell’ambiente acquatico, attraverso specifiche misure per la riduzione progressiva, l’arresto e la graduale eliminazione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze pericolose prioritarie; • assicurare la graduale riduzione dell’inquinamento delle acque sotterranee, nonché prevenirne e impedirne l’aumento; • mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità. La Direttiva sancisce il dovere di proteggere le risorse idriche attraverso la riduzione delle fonti inquinanti presenti nel bacino idrografico dei corpi idrici, in un’ottica di tutela dell’intero ecosistema, con una particolare considerazione rivolta alle biocenosi che lo popolano. Per l’ottenimento degli scopi prefissati, la WFD stabilisce che ciascuno Stato Membro della Comunità Europea debba programmare, entro termini stabiliti, una serie di “azioni-chiave (Wallin et al. 2002), alcune delle quali temporalmente già scadute, ma che sono ugualmente citate perché costituiscono parte integrante della strategia applicativa: • individuazione dei singoli bacini idrografici presenti in ciascun territorio nazionale (entro il 2003) da assegnare a singoli distretti idrografici, ognuno dei quali rappresenta “un’area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere” (Art. 2). All’interno di ciascun distretto devono essere individuate le autorità competenti per l’applicazione delle norme previste dalla direttiva (Art. 3); • analisi (entro il 2004) delle caratteristiche principali di ciascun distretto idrografico, con particolare attenzione ai fattori di pressione e all’impatto delle attività umane sullo stato delle acque, nonché all’utilizzo idrico in termini economici (Art. 5). Istituzione, per ciascun distretto idrografico, di un registro delle aree sottoposte a particolare protezione, al fine di preservarne dall’inquinamento le acque superficiali e sotterranee, e di conservarne gli habitat e le specie direttamente dipendenti dall’ambiente acquatico (Art. 6). Infine individuazione dei corpi idrici che incorrono nel rischio di non conseguire, entro i termini stabiliti, gli obiettivi di qualità ambientale (Allegato II, punto 1.4); • entro il 2006, avvio operativo dei programmi di monitoraggio dello stato delle acque, elaborati da ciascuno Stato Membro (Art. 8); • entro il 2009, elaborazione di un “programma di misure” (da rendere operativo entro il 2012), per la realizzazione degli obiettivi ambientali della Direttiva (Art. 11). Per ciascun distretto idrografico, predisposizione di un piano di gestione che includa anche i corpi idrici artificiali o fortemente modificati (Art. 13); • entro il 2010, attuazione di una politica dei costi delle risorse idriche affinché ne venga incentivato un uso sostenibile ed equilibrato da parte degli utenti (Art. 9); • entro il 2015, attuazione dei programmi di misure e conseguimento degli obiettivi ambientali richiesti dalla Direttiva, intesi come raggiungimento dello stato di qualità “buono”. Una scelta strategica della WFD è il concetto di integrazione a tutti i livelli e tra tutte le discipline di studio, da quelle scientifiche a quelle politico-economiche. La Direttiva rileva la necessità di integrare la protezione e la gestione sostenibile delle acque in altre politiche comunitarie, come la politica energetica, dei trasporti, agricola, della pesca e del turismo. Un secondo aspetto strategico è il porre al centro del giudizio di qualità la componente biologica, ponendo in subordinazione gli aspetti chimico-fisici. L’analisi dello stato delle biocenosi diviene strumento di valutazione e di caratterizzazione orientato al recupero della qualità ecologica degli ambienti acquatici. In tal modo gli obiettivi ambientali da perseguire riguardano ogni singolo aspetto dell’intero ecosistema. Infatti, tutti gli aspetti sono considerati estremamente importanti per la definizione dello stato ecologico. Nel momento in cui questo documento è redatto va, comunque, segnalato che l’Italia non ha ancora recepito le norme introdotte WFD, sebbene nella XIV Legislatura sia stato dato avvio, con la Legge 15 14 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius dicembre 2004, n. 308 “Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l’integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione”, alla riforma dell’intera normativa ambientale espressa nel decreto "Norme in materia ambientale”, che si poneva l’obiettivo di riordinare, unificando le disposizioni legislative in materia di tutela delle acque (D.Lgs. 152/99), di difesa del suolo (L. 183/89) e di gestione dei servizi idrici (L. 36/94). Tale riforma, tuttavia, non ha concluso il suo iter parlamentare prima della chiusura della legislatura. 1.3.2 LA NORMATIVA NAZIONALE 1.3.2.1 DAL DECRETO LEGISLATIVO 152/99 ALLA LEGGE DELEGA 308/04 La prima legge organica nazionale in tema di tutela delle acque fu promulgata il 10 maggio 1976 (Legge n. 319. Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento) cui seguirono una serie di leggi (D.P.R. 515/1982 e D.Lgs. 130/1992) che, attraverso la tutela delle acque superficiali destinate all’utilizzo umano e alla valutazione qualitativa dei corsi d’acqua per l’idoneità della vita dei pesci, miravano a sviluppare specifici controlli per le acque interne superficiali. Nel 1999 fu promulgato il Decreto Legislativo 152 (D.Lgs. 152/1999) che con le sue successive modifiche e integrazioni, disciplina la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, allo scopo di: prevenire e ridurre l’inquinamento; attuare il risanamento e il miglioramento dello stato delle acque; perseguire l’uso sostenibile della risorsa idrica. Il decreto (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/99152dl.htm) definisce gli obiettivi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi basandosi su analisi effettuate sulla matrice acquosa che riguardano variabili di base e variabili addizionali: le prime utilizzate per la classificazione delle acque e per fornire informazioni di supporto all’interpretazione dei fenomeni di alterazione, le seconde relative ai microinquinanti organici e inorganici. La qualità delle acque di un corpo idrico superficiale è, quindi, definita dallo: Stato ecologico: che definisce la natura fisica e chimica delle acque e dei sedimenti. Per la definizione dello stato ecologico dei laghi sono utilizzati i parametri chimico-fisici di base relativi allo stato trofico. Stato chimico: che stabilisce la presenza di sostanze chimiche pericolose in base al confronto con opportuni valori soglia. La selezione dei parametri da ricercare è effettuata in base alle criticità presenti sul territorio. Stato ambientale: che stabilisce, attraverso la comparazione dei risultati relativi allo stato chimico ed ecologico, lo scostamento tra lo stato del corpo idrico in esame e quello di un ipotetico corpo idrico di riferimento teoricamente immune da impatto antropico. Per lo stato ambientale di un corpo idrico superficiale sono definite cinque classi di qualità, riportate nella tabella 1.3.1 che raccoglie la descrizione della qualità richiesta dagli elementi considerati nel giudizio. Queste definizioni sono state largamente utilizzate nell’ambito del Progetto PLINIUS e, in particolare, in questo rapporto che ne rappresenta i risultati. 1.3.2.2 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 470/82 ACQUE DI BALNEAZIONE La qualità delle acque destinate alla balneazione e le competenze specifiche di ciascun Ente istituzionale sono regolate dal D.P.R. 8 giugno 1982 n. 470; dal D.Lgs. 17/6/1988, dal D.Lgs. 11 maggio 1999 n. 152, dalla Legge 29 dicembre 2000 n. 422, e, a livello regionale, dalla Nota della Direzione Generale Sanità (DGS) della Regione Lombardia del 5/3/2001 e dal Decreto della DGS della Regione Lombardia n. 1593 del 7 febbraio 2005. Esistono inoltre una serie di modifiche agli allegati per la cui consultazione si rimanda a: http://www.arpalazio.it/normativa/Acqua/1982/DPR8giugno1982n470.htm. Il decreto 470/82, che ha per oggetto i requisiti chimici, fisici e microbiologici delle acque di balneazione, considera come "acque di balneazione" le acque dolci, correnti o di lago e le acque marine nelle quali la balneazione è espressamente autorizzata. Il decreto individua come "zona di balneazione" il luogo in cui si trovano le acque di balneazione e per "stagione balneare" il periodo compreso tra il 1 maggio ed il 30 settembre, con il campionamento fissato da un mese prima della stagione balneare alla fine della stessa. Le competenze del controllo competono a diversi livelli. Allo Stato competono le funzioni di indirizzo, promozione, consulenza e coordinamento, l' aggiornamento dei valori di riferimento e delle norme tecniche effettuato in base a nuove acquisizioni tecniche e scientifiche, nonché le deroghe. Alle 15 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius Regioni competono la redazione della mappa degli scarichi, dei corsi d' acqua e dei punti in cui sono effettuati i campionamenti e le analisi nonché l' individuazione delle zone idonee alla balneazione, delineate sulla base dei risultati ottenuti durante il periodo di campionamento relativo all' anno precedente. Tale individuazione è portata a conoscenza del Ministero della Sanità e del Ministero dell' Ambiente entro il 31 dicembre dell' anno al quale si riferiscono i risultati delle analisi, nonché delle amministrazioni comunali interessate, almeno un mese prima dell' inizio della stagione balneare. Ai Comuni competono la delimitazione, prima dell' inizio della stagione balneare, delle zone non idonee alla balneazione ricadenti nel proprio territorio; la delimitazione delle zone temporaneamente non idonee alla balneazione e, infine, la revoca in caso di mancanza dei requisiti. Le acque si considerano idonee alla balneazione quando per il periodo di campionamento relativo all' anno precedente le analisi dei campioni prelevati indicano che i parametri sono conformi (Allegato 1) per almeno il 90% dei casi e quando nei casi di non conformità i valori dei parametri numerici non si discostino più del 50% dai corrispondenti valori. Tabella 1.3.1 - Requisiti di qualità delle acque di balneazione (Allegato 1 al D.P.R. n. 470/1982 e s.m.i.). Parametri Unità Valore limite Coliformi totali ufc 100 mL-1 2000 Coliformi fecali ufc 100 mL-1 100 Streptococchi fecali ufc 100 mL-1 100 Salmonelle ufc 1L-1 pH 0 6÷9 Assenza di variazione anormale del colore 1 Colorazione Trasparenza m Oli minerali mg L-1 Assenza di pellicola visibile alla superficie dell' acqua e assenza di odore < o = 0.5 Sostanze tensioattive che reagiscono al blu di metilene mg L-1 Assenza di schiuma persistente < o = 0.5 Fenoli mg L-1 Nessun odore specifico < o = 0.05 Ossigeno disciolto % Sat. 70 ÷ 120 Per i parametri "coliformi totali", "coliformi fecali" e "streptococchi fecali" la percentuale dei campioni conformi è ridotta all' 80%. Qualora per i parametri "coliformi totali" e "coliformi fecali" siano superati, rispettivamente, i valori di 10000/100 mL e 2000/100 mL, la percentuale dei campioni conformi per detti parametri è aumentata al 95%. Le zone considerate non idonee alla balneazione possono essere dichiarate nuovamente idonee, con provvedimento della Regione, nel caso si verifichi che due campioni prelevati, iniziando dal mese precedente l' inizio della stagione balneare immediatamente successiva a quella cui si riferisce il giudizio di non idoneità, risultino favorevoli per tutti i parametri previsti (Allegato 1). Nelle zone dichiarate nuovamente idonee alla balneazione devono essere effettuati campionamenti e analisi ogni dieci giorni per tutto il periodo di massimo affollamento, procedendo immediatamente alla revoca del provvedimento di idoneità alla balneazione qualora siano rilevati almeno due campioni con esito favorevole anche per uno solo dei parametri previsti. 1.3.2.3 DECRETO LEGISLATIVO 31/01 ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO Il D.Lgs. 31/01 (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/01031dl.htm) recepisce la Direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano. Per acque destinate al 16 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius consumo umano si intendono le acque trattate o non trattate a uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori; le acque utilizzate in un' impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l' immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano. Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite e non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. Le analisi programmate, che si eseguono sull’acqua grezza, sull’acqua trattata e su quella distribuita, riguardano una serie di parametri chimici e batteriologici e rivolgono una particolare attenzione alla verifica dell’efficienza del trattamento prima della immissione in rete. I controlli interni ed esterni sono effettuati ai punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee utilizzate a scopi potabili; agli impianti di adduzione, di accumulo e di potabilizzazione; alle reti di distribuzione ecc.. I controlli interni sono effettuati dal gestore del servizio idrico integrato, i controlli esterni sono quelli svolti dall' Azienda Sanitaria Locale territorialmente competente, per verificare che le acque destinate al consumo umano soddisfino i requisiti della norma, sulla base di programmi elaborati secondo criteri generali dettati dalle regioni intesi a garantire il significativo mantenimento della qualità durante tutto l' anno. 1.3.3 COMPETENZE REGIONALI Nella definizione delle competenze, il D.Lgs. 152/1999 stabilisce che alle Regioni spetta l’organizzazione di un Centro di Documentazione, individuato per ogni bacino idrografico, avente la funzione di occuparsi dell’accatastamento dei dati e della relativa elaborazione, gestione e diffusione (Art. 3; All. 3). La Regione Lombardia ha dato attuazione alle indicazioni della norma approvando il Decreto “Monitoraggio dei corpi idrici. Programma per la conoscenza e la verifica dello stato qualitativo delle acque superficiali” (DG Tutela Ambientale n. 12745, 19 maggio 2000) e successivamente con il “Programma per la conoscenza e la verifica dello stato quantitativo e qualitativo delle acque sotterranee” (DG Risorse Idriche e Servizi di Pubblica Utilità n. 4872, 6 marzo 2001). Con l’approvazione dei due Decreti ha avuto, di fatto, inizio la fase di indagine regionale sulle acque sia superficiali sia sotterranee, culminata con le campagne di monitoraggio dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente della Lombardia (ARPA Lombardia), i cui risultati forniscono le basi per la definizione ufficiale dello stato di qualità delle acque. A scopo orientativo nella Tabella 1.3.2 è riportata la descrizione letteraria dello stato ambientale di un corpo idrico superficiale come stabilito dal D.Lgs. 152/99. Tale descrizione è espressa numericamente dal valore dell’indice SAL (Stato Ambientale del Lago) i cui criteri di definizione saranno indicati nel successivo paragrafo (1.3.4 Classificazione dei laghi). A partire dal 2001 il lavoro di monitoraggio effettuato dall’ARPA Lombardia sui principali laghi della regione ha iniziato a dare i suoi frutti. I principali risultati ottenuti sono regolarmente presentati in modo sintetico nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (2001, 2002, 2003, 2004; http://www.arpalombardia.it/new/live/ambiente/rapporto/2001.html; …/2002.html; …/2003.html; …/2004.html, di cui sarà prossimamente disponibile anche il , …/2005.html, la cui sintesi è stata presentata ufficialmente lo scorso 13 marzo 2006), ma sono anche reperibili in una forma più dettagliata nell’Osservatorio dei Laghi Lombardi, disponibile nel sito web regionale all’indirizzo: (http://www.ors.regione.lombardia.it/publish_bin/C_2_ContenutoInformativo_1035_ListaAllegati_Alleg ato_3_All_Allegato.pdf). La Regione Lombardia ha definito gli obiettivi di qualità per il fosforo totale nei laghi a partire dal confronto tra la concentrazione attuale di fosforo con quella naturale, mediante l’impiego dell’indice MEI (indice morfoedafico), un modello empirico ideato per rispondere alla necessità di una metodologia, relativamente semplice e applicabile su vasta scala, che consenta di stimare con sufficiente precisione il livello trofico naturale di ogni singolo ambiente lacustre, espresso in termini di concentrazione media di fosforo totale dovuta al solo carico geochimico e distinguibile dagli apporti dovuti alle attività antropiche (Vighi & Chiaudani 1985). Con tale approccio, già ampiamente utilizzato nei PRRA (Piano Regionale di Risanamento delle Acque; Consiglio Regionale, 2002), dato lo 17 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius scostamento medio osservato tra il valore attuale e quello naturale, è stato proposto in Regione Lombardia un obiettivo finale per il 2016 coincidente con il raggiungimento della concentrazione naturale di fosforo di ogni corpo idrico interessato, incrementata del 25%. Parimenti si è fissato un obiettivo intermedio al 2008 che rappresenta una concentrazione di fosforo del 50% dell’obiettivo. Sono stati così formulati i piani di tutela (PTUA, Piano di Tutela e Uso delle Acque, L.R. 12 dicembre 2003, n. 26, art. 45, comma 3) volti a individuare situazioni prossime al livello di fosforo naturale come obiettivo massimo raggiungibile (obiettivo ecologico) e un obiettivo intermedio (obiettivo gestionale) definito come quella concentrazione di fosforo nell’acqua che ne consenta un uso sociale. I Piani di Tutela contengono, in particolare, i risultati dell’attività conoscitiva volta a descrivere le caratteristiche dei bacini idrografici e dei corpi idrici, la sintesi delle pressioni e degli impatti derivanti dall’attività antropica, la rappresentazione cartografica, la mappa delle reti di monitoraggio, l’individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e la sintesi dei programmi di misura. Va, inoltre, sottolineato il fatto che l’utilizzo degli obiettivi ecologici basati sulle condizioni di riferimento, sia un requisito fondamentale della nuova Direttiva Quadro Europea sulle acque, in fase di recepimento in Italia, e da ciò si percepisce chiaramente l’intenzione dei Piani di tutela di anticiparne gli indirizzi. Questo tipo di approccio consente di esprimere la capacità recettiva propria di ciascun lago, superando il concetto generico di “carico pericoloso” e di “carico accettabile”. Infatti, quello che potrebbe essere accettabile per un determinato uso in un’area, potrebbe non esserlo in un’altra area o ecoregione (Chiaudani & Premazzi 1993). Con riferimento all’eutrofizzazione, l’approccio per ecoregione permetterebbe di soddisfare l’obiettivo di ridurre l’arricchimento in nutrienti, in rapporto ai loro livelli naturali, in ciascuna ecoregione e di concentrare gli sforzi su quelle situazioni che eccedono i livelli naturali. Così, ad esempio, l’oligotrofia non deve essere considerata in assoluto l’obiettivo da perseguire e da raggiungere in tutti gli ambienti lacustri; l’eutrofia non è necessariamente conseguenza di contaminazione antropica, in quanto un lago può presentare elevati livelli trofici anche per cause naturali. Da ciò si evince la fondamentale importanza della definizione degli obiettivi di qualità attraverso la valutazione dei livelli naturali dei nutrienti nei singoli bacini e la necessità di differenziare gli interventi secondo l’approccio per ecoregione indicato dalla WFD. 1.3.4 CLASSIFICAZIONE DEI LAGHI Il D.Lgs. 152/99 e s.m.i. (e, in particolare, le modifiche introdotte con il D.Lgs. 258: http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/00258dl.htm) prevede per i laghi una classificazione basata su quattro variabili che caratterizzano lo stato ecologico: fosforo totale (valore massimo annuale), l’ossigeno ipolimnico (valore minimo alla massima stratificazione), la clorofilla a (valore massimo annuale) e la trasparenza (valore minimo annuale). Per ovviare agli inconvenienti di un sistema apparso subito rigido e troppo schematico, la classificazione prevista dal D.Lgs. 152/99 e s.m.i. è stata successivamente modificata, sulla base di un sistema di classificazione prodotto dall’Istituto di Ricerca sulle Acque del C.N.R. (Copetti et al. 2001), dal Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 29 dicembre 2003, n. 391 (GU n. 39 del 17 febbraio 2004), che apporta alcune modifiche tecniche al metodo dei precedenti decreti rendendolo più duttile e in grado di distinguere tra i diversi livelli trofici dei laghi. Il nuovo sistema, pur considerando le stesse variabili dei D.Lgs. 152/1999 e s.m.i., propone l’introduzione degli effetti della stratificazione termica, basata sui seguenti presupposti: • discriminare al massimo le variabilità insite nella ripartizione tra masse d’acqua epilimniche e ipolimniche; • mantenere invariate le soglie di concentrazione della normativa; • introdurre nella normativa il minore numero di modifiche strutturali per consentire una più semplice integrazione. 18 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius Tabella 1.3.2 - Classi per lo stato ambientale dei corpi idrici superficiali (D.Lgs. 152/1999). STATO AMBIENTALE DESCRIZIONE ELEVATO Non si rilevano alterazioni dei valori di qualità degli elementi chimico-fisici ed idromorfologici per quel dato tipo di corpo idrico in dipendenza degli impianti antropici, o sono minime rispetto ai valori normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni indisturbate. La qualità biologica sarà caratterizzata da una composizione e un’abbondanza di specie corrispondente totalmente o quasi alle condizioni normalmente associate allo stesso ecotipo. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è paragonabile alle concentrazioni di fondo rilevabili nei corpi idrici non influenzati da alcuna pressione antropica. BUONO I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico mostrano bassi livelli di alterazione derivanti dall’attività umana e si discostano solo leggermente da quelli normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. SUFFICIENTE I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico si discostano moderatamente da quelli di norma associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. I valori mostrano segni di alterazione derivanti dall’attività umana e sono sensibilmente più disturbati che nella condizione di "buono stato". La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. SCADENTE Si rilevano alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale, e le comunità biologiche interessate si discostano sostanzialmente da quelle di norma associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da comportare effetti a medio e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. PESSIMO I valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale presentano alterazioni gravi e mancano ampie porzioni delle comunità biologiche di norma associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni tali da causare gravi effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. Le modifiche apportate tengono conto delle differenti informazioni fornite dai quattro indicatori trofici, in relazione ai due periodi significativi del ciclo annuale delle acque già considerati nella normativa (massima circolazione e massima stratificazione). Nella modifica, al fine di considerare le sinergie che legano le quattro variabili al ciclo biogeochimico del fosforo, considerato universalmente il principale elemento essenziale limitante la crescita algale e causa prima dei fenomeni di eutrofizzazione, è stato introdotto il concetto di valutazione integrata ottenuta attraverso la normalizzazione dei singoli punteggi, considerando l’intercorrelazione limnologica tra i quattro descrittori guida. Al fine di una prima classificazione dello stato ecologico dei laghi è valutato lo stato trofico utilizzando la Tabella 1.3.3 per l' individuazione del livello da attribuire alla trasparenza e alla clorofilla a. L' attribuzione del livello per l' ossigeno disciolto e il fosforo totale è, invece, effettuata rispettivamente attraverso le Tabelle a doppia entrata 1.3.4 e 1.3.5. Tabella 1.3.3 - Criteri classificatori per la definizione dello stato ecologico dei laghi (Tab. 11a, D.Lgs. 391/03) PARAMETRO Trasparenza (m) (valore minimo) Clorofilla a (µg L-1) (valore massimo) CLASSE 1 CLASSE 2 CLASSE 3 CLASSE 4 CLASSE 5 >5 <5 <2 < 1,5 <1 <3 <6 < 10 < 25 > 25 19 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius Lo stato ecologico e'ottenuto sommando i livelli dei singoli parametri, deducendo la classe finale dagli intervalli definiti dalla Tabella 1.3.6 e, dal punto di vista procedurale, calcolando separatamente le singole classi per i parametri trasparenza e clorofilla, come indicato nella normativa, e definendo le classi per l’ossigeno e il fosforo con l’ausilio delle due tabelle a doppia entrata. La classe di stato ecologico definitiva, è ottenuta normalizzando i risultati delle singole classi attraverso la Tabella 1.3.6. Questa procedura consente di giungere a una classificazione che tiene conto dell’ampia molteplicità di situazioni ecologiche cui vanno incontro gli ambienti lacustri. Le tabelle sono state volutamente riportate in modo completo, come riportato nella norma in vigore, per fornire un metro di valutazione dei dati e dei giudizi riportati nel testo di questo Rapporto nella convinzione che solo una esaustiva informazione sugli strumenti utilizzati dagli esperti del GLLC può consentire di comprendere il significato reale degli indirizzi gestionali e delle azioni indicate. Tabella 1.3.4 - Classificazione a doppia entrata per l’ossigeno (% sat) (Tab. 11b, D.Lgs. 391/03). VALORE A 0 m NEL PERIODO DI MASSIMA CIRCOLAZIONE VALORE MINIMO IPOLIMNICO NEL PERIODO DI MASSIMA STRATIFICAZIONE > 80 1 80 2 60 3 40 4 > 80 1 1 80 2 2 2 60 3 2 3 3 40 4 3 3 4 4 20 5 3 4 4 5 20 5 5 Tabella 1.3.5 - Classificazione a doppia entrata per il fosforo totale (µg L-1) (Tab. 11c, D.Lgs. 391/03). VALORE A 0 m NEL PERIODO DI MASSIMA CIRCOLAZIONE VALORE MASSIMO RISCONTRATO NEI DUE CAMPIONAMENTI < 10 1 25 2 50 3 100 4 < 10 1 1 25 2 2 2 50 3 2 3 3 100 4 3 3 4 4 > 100 5 3 4 4 5 20 > 100 5 5 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius Tabella 1.3.6 - Attribuzione della classe dello stato ecologico sulla base della normalizzazione dei punteggi delle classi ottenute per i singoli parametri (Tab. 11d, D.Lgs. 391/03). Somma dei singoli punteggi 4 5-8 9-12 13-16 17-20 1.3.5 Classe 1 2 3 4 5 LEGISLAZIONE SVIZZERA Per quanto concerne le normative svizzere, gli strumenti legislativi a tutela delle acque superficiali e sotterranee sono la “Legge federale del 24 gennaio 1991 sulla protezione delle acque” (LPAc) e l’“Ordinanza del 28 ottobre 1998 sulla protezione delle acque” (OPAc). Scopo della LPAc è di proteggere le acque, sia sotterranee sia superficiali, da effetti pregiudizievoli (Barbieri 2005) e, in particolare, di: • preservare la salute dell’uomo, degli animali e delle piante; • garantire l’approvvigionamento e promuovere un uso parsimonioso dell’acqua potabile e industriale; • conservare i biotopi naturali per la fauna e la flora indigene; • conservare le acque ittiche; • salvaguardare le acque come elementi del paesaggio; • garantire l’irrigazione agricola; • permettere l’uso delle acque a scopo di svago e di ristoro; • garantire la funzione naturale del ciclo idrologico. La LPAc è strutturata in tre capitoli principali: salvaguardia della qualità delle acque, mantenimento di adeguati deflussi residuali e prevenzione di altri effetti pregiudizievoli alle acque (a esempio, copertura ed estrazione di materiali dai corsi d’acqua, spurghi bacini d’accumulazione, protezione falde freatiche ecc.). L’OPAc costituisce l’ordinanza d’applicazione della LPAc ed entra nel merito delle esigenze qualitative all’immissione (acque di scarico) e nel ricettore. Le normative si applicano a tutti i corpi idrici indipendentemente dal loro stato attuale e senza classificazioni all’uso. L’Ufficio Federale dell’Ambiente ha pubblicato a partire dal 1998 delle direttive concernenti le modalità di rilevamento e di valutazione dello stato dei corsi d’acqua nell’ambito dei settori idrologia, ecomorfologia, biologia, idrochimica ed ecotossicologia. Per i settori ecomorfologia e idrochimica sono state istituite cinque classi di qualità corrispondenti allo stato di degrado del corso d’acqua o di una sua tratta. 1.4 IL LARIO E GLI ALTRI LAGHI PROFONDI SUDALPINI2 1.4.1 L’EVOLUZIONE LIMNOLOGICA DEI GRANDI LAGHI SUDALPINI I laghi profondi sudalpini (laghi Maggiore, Lugano, Como, Iseo e Garda), con un volume complessivo 6 3 di 122,7 10 m , costituiscono circa l’82% della riserva di acqua dolce totale in Italia. Le loro caratteristiche morfometriche, fra le quali prevale l’elevata profondità massima (compresa fra i 245 m del Lago d’Iseo e i 425 m del Lago di Como), influenzano in maniera determinante anche le caratteristiche idrologiche e le modalità di rimescolamento tardo invernale delle acque, variabili importanti nel determinare la sensibilità agli inquinanti. La collocazione dei laghi in aree con elevata 2 Le informazioni e i dati presentati in questo paragrafo derivano dal contributo di più ricercatori e sono stati presentati nelle Giornate Lariane per l’Ambiente: Mosello, R., R. de Bernardi, G. Morabito, M. Rogora, L. Garibaldi, N. Salmaso, A, Barbieri, M. Veronesi e M. Simona. 2005. La qualità delle acque dei laghi profondi subalpini italiani. Atti “Giornate Lariane per l’Ambiente”, Cernobbio-Como, 3-5 Novembre 2005. 63-66. 21 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius densità di popolazione e di attività produttive, rende le loro acque particolarmente preziose, ma anche soggette a molteplici rischi di alterazione. Per tale motivo sono state oggetto di numerosi studi, a partire dalla seconda metà del XIX secolo e una sintesi dei principali lavori prodotti negli ultimi decenni, sul Lago di Como in particolare, è riportata nella Tabella 1.4.1, che indica anche i temi prevalenti considerati da ciascun lavoro. Tabella 1.4.1 - Sintesi dei principali lavori limnologici che considerano il Lago di Como singolarmente o insieme agli altri laghi profondi sudalpini. Autori Anno Guzzella et al. Buzzi Mosello et al. Guzzella et al. Buzzi et al. Bettinetti et al. Mosello et al. Guzzella & Sora Binelli et al. Provini et al. Marchetto & Bettinetti Mosello et al. Galassi et al. Barbanti et al. Baudo et al. Salmaso et al. Premazzi et al. Ambrosetti & Barbanti Camusso et al. Salmaso Mosello et al. Morabito et al. Mosello & Giussani Bertoni & Callieri de Bernardi et al. Ambrosetti et al. Galassi Ambrosetti et al. Ambrosetti & Barbanti Ruggiu & Mosello Guilizzoni et al. 2002 2002 2001 2000 2000 2000 1999 1997 1997 1995 1995 1991 1989 1986 1985 2003 2003 2002 2001 2000 2000 2000 1997 1997 1996 1996 1992 1992 1992 1984 1983 Lago Laghi di Como profondi Tema X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X Attività mutagenica, chimica Plancton, evoluzione trofica Chimica, evoluzione trofica Attività mutagenica Review Plancton, evoluzione trofica Plancton, evoluzione trofica Attività mutagenica Evoluzione trofica Chimica, evoluzione trofica Sedimenti, evoluzione trofica Chimica, evoluzione trofica Attività mutagenica Review Chimica sedimenti Plancton, evoluzione trofica Evoluzione trofica Limnologia fisica Chimica Plancton, evoluzione trofica Chimica, evoluzione trofica Chimica, evoluzione trofica Chimica, evoluzione trofica Microbiologia Chimica, evoluzione trofica Limnologia fisica Chimica, evoluzione trofica Limnologia fisica Limnologia fisica Chimica, evoluzione trofica Sedimenti, evoluzione trofica La forma di degrado più diffusa per queste acque, al pari di quelle di gran parte degli altri laghi italiani, è costituita dall’eutrofizzazione, determinata da un apporto eccessivo di fosforo dal bacino imbrifero. Questo elemento deriva da liquami domestici e industriali, non adeguatamente trattati, dall’uso di fertilizzanti e, in passato, dai detersivi. Le conseguenze principali dell’eutrofizzazione sono una proliferazione delle alghe microscopiche (fitoplancton) con effetti a livello fisico (trasparenza e colorazione delle acque), chimico (formazione di gradienti chimici fra le acque epilimniche e quelle profonde per pH, ossigeno, composti del fosforo, dell’azoto e della silice) e biologico (variazioni nella tipologia e nella densità dei popolamenti algali, comparsa di fioriture di cianoficee che, in particolari condizioni, possono risultare tossiche, alterazione dei diversi livelli della catena trofica, sino alla 22 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius sostituzione di specie ittiche sensibili e pregiate con altre più tolleranti). Per quantificare il livello di eutrofizzazione si utilizzano spesso indici quali la trasparenza delle acque, la clorofilla (entrambi indici legati alla densità del fitoplancton) e le concentrazioni medie di fosforo. Ai fini di questa sintesi saranno considerate le concentrazioni medie di fosforo totale, misurate al termine dell’inverno limnologico (marzo-aprile), quando le acque raggiungono il massimo grado di omeotermia, che solo occasionalmente si trasforma in una vera e propria circolazione completa delle acque, con omogeneizzazione delle caratteristiche chimiche. Sulla base delle concentrazioni di fosforo i laghi sono in genere classificati in oligotrofi (a basso livello -1 di sostanze nutritive, concentrazioni inferiori a 10 µg P L ) o eutrofi (livello elevato di alterazione per -1 eccesso di sostanze nutritive, concentrazioni superiori a 20 µg P L ), con una fascia intermedia, -1 definita mesotrofa (concentrazioni fra 10 e 20 µg P L ). La condizione originaria dei laghi sudalpini era l’oligotrofia, come ampiamente dimostrato sia dalle prime misure eseguite sia da evidenze ricavabili dallo studio dei sedimenti. L’evoluzione nel tempo delle concentrazioni medie del fosforo (Figura 1.4.1) deriva dagli studi eseguiti dal Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR sino agli anni Novanta, quando sui diversi laghi si sono progressivamente sviluppate ricerche di maggior dettaglio a cura di altri enti di ricerca e di controllo ambientale, tuttora attive. Nel caso del Lago di Lugano si è preferito non fare uso della sola concentrazione media relativa all’intera massa lacustre, ma considerare separatamente i primi cento metri d’acqua dalla sottostante porzione di lago (Figura 1.4.1), a causa della persistente separazione chimica di questi due strati, interrottasi, dopo decenni, nell’inverno 2004-05, che ha presentato condizioni meteorologiche particolari. L’esame dei grafici evidenzia come solo i laghi Maggiore e Garda sono attualmente collocati in una fascia di oligo-meso trofia, mentre gli altri sono da definirsi mesotrofi (Como) o eutrofi (Iseo e Lugano bacino Nord). Per quanto riguarda l’evoluzione del fenomeno, questa è in miglioramento per i laghi Maggiore, Como e Lugano, in peggioramento per i laghi Garda ed Iseo. Per alcuni di questi laghi manca addirittura uno studio di dettaglio sulle più importanti sorgenti di fosforo e una valutazione del bilancio in entrata e uscita di questo elemento, strumenti importanti per l’ottimizzazione degli interventi. Le indicazioni sul livello trofico fornite dalle variabili chimiche sono confermate dagli studi biologici. La diminuzione dei nutrienti algali nel Lago Maggiore dalla fine degli anni ’80 è stata seguita da un graduale aumento della biodiversità fitoplanctonica, da una riduzione progressiva della biomassa algale e dalla completa assenza di fioriture. Al contrario, il significativo aumento delle concentrazioni di nutrienti algali nel Lago di Garda ha favorito – nonostante condizioni complessive che ricadono ancora nell’oligo-mesotrofia – lo sviluppo occasionale di elevate quantità di biomasse algali e la formazione di estese fioriture di cianobatteri (Anabaena lemmermannii) sull’intero specchio lacustre. Nonostante la recente tendenza al miglioramento, le condizioni trofiche del Lago di Como risultano ancora non soddisfacenti, e in grado, occasionalmente, di determinare lo sviluppo di elevate biomasse algali sotto forma anche di fioriture di cianobatteri (Microcystis aeruginosa). Una conseguenza dell’eutrofizzazione unita alla modesta tendenza alla completa circolazione delle acque è costituita dalle concentrazioni di ossigeno negli strati profondi. Le concentrazioni medie nello strato d’acqua al di sotto dei 200 m di profondità (Figura 1.4.2) evidenziano il progressivo depauperamento di ossigeno negli anni di non completa circolazione, interrotti da fenomeni di riossigenazione in coincidenza di inverni particolarmente freddi e ventosi. I valori variano fra 6 e 10 mg -1 L per i laghi Maggiore, Como e Garda, mentre il Lago di Iseo, che a lungo ha mostrato un comportamento analogo agli altri tre laghi, dal 1985 ha sviluppato una stratificazione chimica stabile, che ha comportato, in un arco di circa 10 anni, il raggiungimento dell’anossia e un forte accumulo di nutrienti, soprattutto fosforo, nelle acque profonde (Figura 1.4.2). Tale situazione si è interrotta solo durante l’inverno 2004-05, del quale si è detto sopra, che ha visto anche la parziale ossigenazione delle acque del Lago di Lugano, dopo anni di anossia. In questo contesto l’esame delle condizioni dei laghi è stato limitato al solo fenomeno dell’eutrofizzazione; in realtà, tra i fattori che hanno contribuito ad alterare la qualità delle acque, è da considerare anche l’arricchimento di azoto, dovuto prevalentemente agli apporti dalle deposizioni atmosferiche, a loro volta determinati dalle eccessive emissioni in atmosfera di ossidi di azoto e di ammoniaca. Infine, non è ancora stata validamente affrontata la problematica dei microinquinanti organici che, come è stato evidenziato dal caso del DDT nelle acque del Lago Maggiore, costituisce un pericolo da non trascurare. 23 Progetto PLINIUS 1.4.2 SEZIONE 1. Il Progetto Plinius OBIETTIVI DI QUALITÀ DEI GRANDI LAGHI SUDALPINI L’utilizzo delle acque deve tenere conto delle esigenze di usi diversi, da quello potabile, maggiormente esigente in termini di qualità, alle utenze turistiche, alla pesca e alla navigazione. Da non trascurare è anche la valenza naturalistica di questi ambienti, in termini di biodiversità dei popolamenti lacustri e delle zone riparie. I laghi profondi sudalpini erano originalmente caratterizzati da condizioni di ultra oligotrofia, come testimoniato dai primi studi limnologici eseguiti (Monti 1925 a, 1925b, Monti 1929, Baldi 1949). Anche gli studi paleolimnologici sui pigmenti algali presenti nei diversi strati dei sedimenti (Guilizzoni et al. 1982, 1983, Marchetto & Bettinetti 1995) indicano che l’eutrofizzazione di questi laghi costituisce un fatto relativamente recente, successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e certamente da mettere in relazione con lo sviluppo economico e demografico iniziato negli anni ’60. La costruzione di fognature canalizzate convoglianti ai corsi d’acqua e ai laghi, i liquami domestici e industriali, in larga parte senza alcuna depurazione, hanno costituito un fattore amplificante l’effetto degli scarichi nell’accelerare l’eutrofizzazione. L. Garda Laghi subalpini (alla circolazione) Lago di Lugano, bacino Nord L. Iseo 80 400 L. Como 0-100 m 100-200 m -1 60 Fosforo totale µg l -1 Fosforo totale (µg l ) L. Maggiore 40 20 0 1970 1980 1990 2000 300 200-280 m 200 100 0 1970 2010 1980 1990 2000 2010 Figura 1.4.1 - Evoluzione delle concentrazioni di fosforo totale nelle acque dei laghi profondi. Le concentrazioni originarie erano inferiori a 10 µg P L-1. 400 100 Fosforo totale µg L-1 % saturazione 80 60 40 20 0 1955 Garda Iseo Como Maggiore 1965 1975 1985 1995 300 200 100 0 1970 2005 Garda Iseo Como Lugano Maggiore 1980 1990 2000 2010 Figura 1.4.2 - Evoluzione delle concentrazioni di ossigeno disciolto e di fosforo totale nello strato d’acqua al di sotto dei 200 m di profondità La riduzione del carico eutrofizzante, manifestatasi nei laghi Maggiore, Como e Lugano (bacino N) a partire dagli anni ’80, è stata determinata da una riduzione degli apporti di fosforo al lago, dovuta a un maggior controllo degli scarichi industriali, alla costruzione di impianti di depurazione e alla eliminazione di questo elemento dai detersivi a uso domestico (si veda l’evoluzione delle concentrazioni di fosforo nella Figura 1.4.1). Si è, invece, visto nel paragrafo precedente che la riduzione degli apporti di fosforo non è ancora stata sufficiente a ottenere un’inversione di tendenza per i laghi di Garda e Iseo. 24 Progetto PLINIUS SEZIONE 1. Il Progetto Plinius Alla luce di queste considerazioni, l’obiettivo di qualità che deve essere perseguito con i programmi di risanamento deve mirare al raggiungimento di condizioni di oligotrofia e a un livello di stato ecologico elevato, secondo la definizione del D.Lgs. 152/1999 (Tab. 1.3.1). In particolare per quanto riguarda le concentrazioni di fosforo, che costituisce la variabile a più elevato significato limnologico quale indicatrice dell’alterazione delle acque per eutrofizzazione, l’obiettivo di qualità deve prevedere valori -1 al di sotto o prossimi ai 10 µg P L sull’intera colonna d’acqua; attualmente tali valori sono raggiunti solo nel caso del Lago Maggiore. Conseguente alla diminuzione delle concentrazioni di fosforo, elemento limitante la produzione algale, vi sarà una diminuzione della biomassa del fitoplancton, un aumento della trasparenza delle acque e una migliore ossigenazione delle acque profonde. A conclusione di questo paragrafo può essere utile richiamare gli obiettivi di qualità che la Regione Lombardia si è data per i grandi laghi sudalpini, così come riportato nel Piano di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia 2004) alla Tabella 3.4 dell’Allegato 16, Stato di qualità ed evoluzione trofica dei laghi. L’obiettivo di qualità, secondo i diversi scenari previsti dalla Regione Lombardia e raggiungibili all’equilibrio all’orizzonte del 2016 vedono per i quattro laghi lombardi maggiori (Como, -1 Garda, Iseo e Maggiore) valori di fosforo totale oscillanti tra 10 e 18 µg P L , condizioni relative a uno stato di bassa mesotrofia. In questa valutazione il Lago di Como è previsto che possa assestarsi tra -1 14 e 16 µg P L . Questi valori sono leggermente superiori a quelli indicati in precedenza come quelli ritenuti naturali in origine, ma possono essere condivisi, salvo tenere sotto controllo la risposta biologica, non sempre direttamente in linea con le variazioni di concentrazioni dei nutrienti. 25 Progetto PLINIUS 26 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità Elenco dei Capitoli della Sezione con i relativi Autori 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Luigina Vezzoli, Daniela Fanetti Università dell’Insubria. Dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali, Como 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre Diego Copetti, Franco Salerno Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio-Milano 2.3 Antropizzazione del territorio Franco Salerno, Elisa Buraschi Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio-Milano 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario* 1 2 Roberto Canziani , Mauro Veronesi , Paola Bassoli 3 1 Politecnico di Milano, Dipartimento di Ing. Idraulica, Ambientale, Infrastrutture Viarie, Rilevamento, Milano Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino, Sezione Protezione Aria, Acqua e Suolo, Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Bellinzona 3 Amministrazione Provinciale di Como, Servizio Acque, Como 2 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia 1 1 1 Anna Brambilla , Christian Malacrida , Alessandro Dal Mas , Mauro Veronesi 2 1 ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, Como 2 Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino, Sezione Protezione Aria, Acqua e Suolo, Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Bellinzona 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero 1 1 2 3 Gianni Tartari , Franco Salerno , Rosario Mosello , Anna Brambilla 1 Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio, Milano 2 Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, CNR, Verbania-Pallanza 3 ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, Como 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago 1 2 1 Fabio Buzzi , Rosario Mosello , Diego Ricci , Francesco Nastasi 1 1 ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono 2 Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, CNR, Verbania-Pallanza 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri 1 2 1 1 1 Fabio Buzzi , Carlo Romanò , Maurizio Maierna , Elisa Carena , Chiara Agostinelli 1 ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono Amministrazione Provinciale di Como, Servizio Pesca, Como 2 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque 1 Silvana Galassi , Roberta Bettinetti 2 1 Università di Milano, Facoltà di Scienze MM.FF.NN., Dipartimento di Biologia, Milano 2 Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali, Como 2.10 Usi delle acque 1 1 1 1 2 Camillo Rossi , Biancamaria Sesana , Bruno Comin , Angelo Pintavalle , Carlo Romanò , Paola 3 3 4 4 Roncoroni , Mauro Corradi , Franco Salerno , Gianni Tartari 1 ASL della Provincia di Como, Dipartimento di Prevenzione Medica, Como Amministrazione Provinciale di Como, Servizio Pesca, Como ACSM S.p.A, Como 4 Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio-Milano 2 3 ________________________ Si ringraziano per la collaborazione gli ingegneri Barbara Amadeo e Massimo Panzeri * 27 Progetto PLINIUS 2.1 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como LIMNOGEOLOGIA E MORFOMETRIA DEL LAGO DI COMO SOMMARIO In questo capitolo è raccolto il quadro dei dati disponibili sulle caratteristiche geologiche del bacino sommerso che comprendono: batimetria, morfologia, struttura, genesi e storia evolutiva del fondo lacustre, nonché la litologia, struttura, genesi, età e storia evolutiva dei sedimenti lacustri. Tra le caratteristiche geologiche del bacino idrografico sono considerate solo quelle che direttamente influenzano la dinamica e la composizione della massa d’acqua e dei sedimenti. Il punto dello stato delle conoscenze qui presentato si propone di focalizzare quali siano le lacune e le criticità riguardo alla situazione geologica e geomorfologica del bacino lacustre. 2.1.1 PREMESSA 2.1.2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E MORFOMETRIA 2.1.2.1 CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE 2.1.2.2 CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE DEL BACINO IDROGRAFICO La gestione e la programmazione dello sviluppo sostenibile di una risorsa idrica superficiale importante come il Lago di Como non può prescindere dalla conoscenza di base delle sue caratteristiche geofisiche, idrogeologiche, geologiche e geomorfologiche, dei meccanismi che le governano, dell’interazione del bacino lacustre con il territorio circostante e dell’evoluzione naturale che essi hanno subito. Nonostante ciò, queste conoscenze di base del bacino lacustre del Lago di Como sono molto frammentarie e incomplete e si rivelano decisamente insufficienti a garantire programmi di intervento e di gestione strategici. Per sopperire a queste deficienze di conoscenza, a partire dal 2001, ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali dell’Università degli Studi dell’Insubria di Como hanno varato un programma di ricerca multidisciplinare sul Lago di Como con l’obiettivo di acquisire in modo sistematico e dettagliato conoscenze sulle caratteristiche geologiche, fisiche, chimiche e ambientali della parte sommersa del bacino lacustre. Queste ricerche sono state svolte in collaborazione e con il contributo scientifico e finanziario di numerosi enti nazionali e internazionali: Istituto Nazionale per la Montagna-IMONT; Agenzia per la Protezione Ambientale e i servizi Tecnologici-APAT; Regione Lombardia DG Territorio e Urbanistica; Amministrazione Provinciale di Como Ass. Caccia e Pesca; Comunità Montana Alto Lario Occidentale; Camera di Commercio di Como; Univercomo; Fondazione CARIPLO; Geological Institute ETH Zurich (CH); Swiss Federal Institute for Environmental Science and Technology-EAWAG Dübendorf (CH). I dati finora raccolti all’interno di questo progetto riguardano soprattutto la geomorfologia, la struttura e le caratteristiche sedimentarie del bacino lacustre e dei sedimenti di fondo. I risultati acquisiti ed elaborati permettono di fornire delle indicazioni importanti, anche se preliminari, per la conoscenza della parte sommersa del Lago di Como. Il Lago di Como possiede delle caratteristiche geologiche e fisiografiche peculiari che lo privilegiano rispetto agli altri laghi alpini. Esso è, infatti, il più profondo lago alpino in Europa: il fondo lacustre raggiunge i 425 m di profondità (Tab. 2.1.1) presso Argegno e per ampi tratti è situato a quote inferiori 2 al livello attuale del mare; inoltre, è il terzo più grande lago italiano, con un’estensione di circa 145 km 3 2 e un volume intorno ai 23 km . Il suo bacino imbrifero ha una estensione di circa 4500 km e comprende due delle principali valli alpine, la Valtellina e la Valchiavenna. Nella Figura 2.1.1 è rappresentato il bacino idrografico del Lago di Como alla chiusura di Lecco e alla chiusura di Lavello, che include anche i laghi di Garlate e Olginate. In Figura 2.2.1 sono, inoltre, rappresentati i principali sottobacini considerati e le aree glacializzate che alimentano attualmente il lago. Il Lago di Como è caratterizzato da un elevato sviluppo longitudinale in direzione Nord-Sud che attraversa la catena montuosa delle Alpi dal suo asse principale alla Pianura Padana. Dal punto di vista geomorfologico, il bacino lacustre è un fiordo profondamente incassato tra i versanti montuosi circostanti. Ha, inoltre, una singolare forma a lambda, ed è suddivisibile in tre bacini distinti: l’Alto Lago o bacino settentrionale, il ramo di Lecco o bacino orientale e il ramo di Como o bacino occidentale. Gli 28 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como immissari principali del Lago di Como sono il Fiume Adda (Valtellina) e il Fiume Mera (Valchiavenna), l’emissario è di nuovo il Fiume Adda che esce dal ramo di Lecco. L’origine del Lago di Como è presumibilmente quella di una più antica e profonda valle fluviale rimodellata dai ghiacciai negli ultimi 2 milioni di anni e la sua formazione è dovuta allo sbarramento tettonico e glaciale del ramo di Como e alla conseguente incisione del ramo di Lecco (Felber et al. 1991, 1994). Nella Tabella 2.1.1 sono riassunte le principali caratteristiche morfometriche, idrografiche e idrogeologiche del Lago di Como e del suo bacino di alimentazione. Tabella 2.1.1 - Caratteristiche morfometriche del Lago di Como. Bacino idrografico Superficie Quota massima Portata media annua Adda immissario (1982-2000) Portata media annua Adda emissario (1970-2002) Lago Superficie Rapporto area bacino/area lago Perimetro Indice di sinuosità Profondità massima Profondità media Quota media Volume Tempo teorico di ricambio Stratificazione termica Tasso di sedimentazione 4524 4050 90,2 161,3 145,5 31,1 170 3,98 425 156 198 22500 4,4 Olo-oligomittico 1,3 km2 m s.l.m. m3 s-1 m3 s-1 km2 – km – m m m s.l.m. 106 m3 a cm a-1 In questo studio è preso in considerazione in modo particolare il ramo di Como che si sviluppa dal transetto Menaggio-Bellagio alla città di Como. Esso è molto articolato dal punto di vista planimetrico e batimetrico e perciò suddivisibile in sottobacini. Gli immissari del ramo di Como sono il Fiume Cosia, il Fiume Breggia (Val di Muggio) e il Fiume Telo (Valle Intelvi); decisamente subordinati sono gli altri tributari che scendono dalle sponde molto acclivi. Il ramo di Como non ha un emissario; questa particolarità idrografica ne condiziona idrologia e sedimentazione. 2.1.3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO 2.1.3.1 COSTITUZIONE GEOLOGICA DEL SUBSTRATO Le caratteristiche geologiche del bacino idrografico di un lago, in particolare la litologia e i lineamenti tettonici, condizionano: • il tipo e il tasso di erodibilità del substrato e, quindi, la quantità di sedimenti che giungono al lago; • la composizione dei sedimenti; • l’apporto per reazione chimica e dilavamento di elementi all’acqua del lago. Dati sulla geologia del bacino del Lago di Como si possono trovare in forma generale nei Fogli geologici a scala 1:100.000 del Servizio Geologico Nazionale e in Montrasio (1990). Il bacino del Lago di Como è geologicamente ubicato nelle Alpi Centrali; in tutta la sua estensione attraversa due importanti unità strutturali della catena alpina: le Alpi s.s. formate da rocce metamorfiche e ignee intrusive, e le Alpi Meridionali costituite da rocce metamorfiche e sedimentarie. Le due unità strutturali sono separate da un importante lineamento tettonico con direzione Est-Ovest denominato Linea Insubrica (Heitzmann 1991), che percorre in senso longitudinale tutta la Valtellina e che attraversa il Lago di Como tra Colico e le valli dei Torrenti Livo e Liro (Figura 2.2.2). 29 Figura 2.1.1 - Rappresentazione del bacino idrografico del Lago di Como con indicazione dei singoli sottobacini considerati in questo Rapporto. (Dati Corine Land Cover (CLC) 2000 (Bossard et al. 2000). RAMO OCCIDENTALE Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como 30 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Nelle Alpi Meridionali, il limite tra il basamento metamorfico e la copertura sedimentaria si situa a nord di Menaggio (Valle di Porlezza) sul versante occidentale e a sud di Dervio (Val Grande) sul versante orientale del lago (Bertotti 1991, Bertotti et al. 1993). Il basamento cristallino consiste di paragneiss e subordinati ortogneiss e anfiboliti di età Varisica (Siletto et al. 1990, Bocchio et al. 1993, Spalla et al. 2002). La successione sedimentaria comprende rocce prevalentemente carbonatiche di età dal Carbonifero (circa 300 milioni di anni fa) al Miocene (circa 20 milioni di anni fa). I versanti che circondano il ramo di Como hanno una costituzione geologica abbastanza monotona in quanto il substrato roccioso è costituito quasi interamente da due formazioni sedimentarie delle Alpi Meridionali: il Calcare di Moltrasio (Rossi et al. 1991) e la Gonfolite. Il CALCARE DI MOLTRASIO affiora estesamente su tutto il territorio costituendo gran parte del Triangolo Lariano e della sponda occidentale del lago dal rilievo di Monte Olimpino alla Tremezzina. Esso è costituito da calcari e calcari marnosi con noduli di selce, ricchi di sostanza organica, di colore grigio scuro. L’unità è ben stratificata, con strati dello spessore di 10-30 cm. Frequentemente sono presenti interstrati di marne e argilliti nerastre dello spessore di 1-10 cm. Sono anche comuni strati contorti e ripiegati da fenomeni di frane (slumping) sottomarine, cioè da scivolamenti del sedimento poco consolidato, ma già sufficientemente plastico, avvenuti poco dopo la deposizione del sedimento stesso. Il Calcare di Moltrasio è di età Giurassico inferiore, rappresenta la sedimentazione in un bacino marino profondo e ha attualmente uno spessore nell’area di Como di circa 1000 m. Il GRUPPO DELLA GONFOLITE è un’unità geologica costituita da conglomerati e arenarie e forma i rilievi della Spina Verde e del Monte Tre Croci, alla terminazione meridionale del ramo di Como. I conglomerati sono in banchi metrici, con granulometria anche molto grossolana, costituiti da clasti poligenici in un cemento prevalentemente siliceo. I clasti sono di rocce metamorfiche e ignee che formano l’area alpina corrispondente alle attuali Valchiavenna e Valtellina (Gelati et al. 1988, Bernoulli et al. 1993). La Gonfolite è di età Oligocene-Miocene. Tra la Gonfolite e il Calcare di Moltrasio esiste una lacuna temporale di circa 170 milioni di anni. La Gonfolite rappresenta i prodotti di erosione delle Alpi in sollevamento, ed è costituita dai sedimenti deposti nei delta dei corsi d’acqua che già incidevano la catena alpina 30 milioni di anni fa e che sfociavano in un bacino marino che occupava l’area dell’attuale Pianura Padana e arrivava fino a Como (Corselli et al. 1985). Dal punto di vista strutturale, l’elemento più significativo del ramo di Como è il contatto tettonico, lungo una faglia di retroscorrimento, tra le due formazioni rocciose, visibile a Ponte Chiasso (Bernoulli et al. 1989). Questa stessa faglia con direzione NO-SE probabilmente corrisponde anche al contatto sotto la convalle di Como tra il Calcare di Moltrasio, che affiora nel rilievo di Brunate, e la Gonfolite, che forma la dorsale della Spina Verde. L’erosione che ha portato alla formazione della convalle si è impostata nell’area di debolezza meccanica rappresentata da questo contatto, ora coperto da depositi glaciali, lacustri e alluvionali. Nell’area orientale, una piega anticlinale borda tutto il margine prealpino e coinvolge in superficie il Calcare di Moltrasio. La piega procede da ovest interessando i Monti Rai, Cornizzolo, Bolettone e Boletto fino a costituire la struttura del rilievo di Brunate e a terminare in corrispondenza della Punta di Geno. 2.1.3.2 LE IPOTESI SULL’ORIGINE DEL LAGO La storia geologica del bacino lariano negli ultimi 5 milioni di anni è molto complessa e strettamente correlata all’evoluzione dell’area alpina e mediterranea. Le ipotesi scientifiche sull’origine del Lago di Como sono diverse e ancora non risolte, soprattutto a causa della scarsità di dati geologici disponibili finora sul bacino lacustre. Il Lago di Como è stato da una parte considerato un lago di origine glaciale (Nangeroni, 1956, 1965, 1970) e dall’altra legato alla profonda erosione fluviale conseguente all’abbassamento del livello di base di tutta l’area alpina, avvenuto nel Messiniano (circa 5 Milioni di anni fa) per la crisi eustatica e il disseccamento del Mar Mediterraneo. Infine Finck (1978) ipotizza per il Lago di Como una azione combinata di erosione fluviale e glaciale. Con i dati a disposizione è possibile, comunque, delineare per il Lago di Como la presenza di tre stadi evolutivi: • l’abbassamento del livello del Mar Mediterraneo nel Messiniano ha innescato l’erosione di una precoce rete idrografica, sviluppata nella catena alpina in sollevamento e impostata lungo importanti lineamenti tettonici, e la formazione di un profondo canyon, successivamente inondato dal mare pliocenico circa 3 milioni di anni fa; • la successione di fasi glaciali e interglaciali che hanno caratterizzato i cambiamenti climatici degli ultimi 2 milioni di anni (Quaternario) ha provocato l’alternanza di eventi erosivi e deposizionali fluviali e glaciali i quali, probabilmente congiuntamente a deformazioni 31 Progetto PLINIUS • SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como neotettoniche dell’area sudalpina, hanno modellato la pre-esistente depressione valliva e soprattutto modificato la rete idrografica del paleo-Adda e la chiusura del ramo di Como; la deglaciazione durante le fasi terminali e di completo ritiro dell’ultima fase glaciale tra 14000 e 10000 anni fa ha originato l’attuale bacino lacustre del Lago di Como, con dimensioni e livelli che si sono evoluti nel tempo fino all’attuale conformazione. 2.1.3.3 EVOLUZIONE GEOLOGICA DEL QUATERNARIO 2.1.3.4 NEOTETTONICA E SISMICITÀ Il territorio in esame ha subito nel Quaternario, cioè negli ultimi due milioni di anni, le intense azioni erosive e di accumulo dell’alternarsi delle fasi glaciali e interglaciali che si sono succedute in almeno 13 cicli in tutta l’area alpina e prealpina (Bini et al. 2001). Possiamo, quindi, riconoscere in particolare sui versanti del ramo di Como depositi e forme di origine glaciale, lacustre, fluviale e gravitativa (Nangeroni 1965, 1970, 1974, Castelletti & Orombelli 1986). I DEPOSITI GLACIALI sono tipicamente costituiti da abbondante matrice sabbiosa o sabbioso-argillosa con sparsi ciottoli e blocchi, in una tessitura caotica, senza selezione granulometrica. Spesso sono presenti massi erratici costituiti da rocce alpine quali graniti, granodioriti, anfiboliti, serpentiniti e micascisti. All’azione glaciale sono da imputare il modellamento dei versanti che formano il bacino lacustre e la formazione dei terrazzi orografici che gradinano i versanti, come, a esempio, nell’area di Torno e Brunate. I DEPOSITI LACUSTRI sono presenti nel sottosuolo della città di Como e in piccoli lembi a varie quote lungo i versanti. Essi rappresentano i sedimenti di bacini lacustri legati alla dinamica frontale e laterale del ghiacciaio, soprattutto durante l’ultima glaciazione e le sue fasi di deglaciazione, e sono costituiti da limi e argille sottilmente stratificati. I DEPOSITI FLUVIALI sono costituiti dalle conoidi alluvionali dei torrenti Cosia e Valduce che hanno parzialmente riempito la convalle di Como, dal materasso alluvionale dell’ampio fondovalle della Valle del Fiume Breggia e dal conoide-delta del Fiume Telo ad Argegno. Sono rappresentati da sabbie, ghiaie e conglomerati, scarsamente coerenti, con intercalazioni lenticolari limoso-argillose. I DEPOSITI GRAVITATIVI sono rappresentati dai detriti di falda accumulati alla base dei versanti, sono costituiti da clasti con granulometria dal ciottolo al blocco, in genere incoerenti, con quantità variabile di matrice sabbioso-argillosa. I detriti di falda del versante orientale sono costituiti in maggioranza da clasti spigolosi di Calcare di Moltrasio, con subordinato materiale poligenico derivante dallo smantellamento dei lembi di depositi glaciali presenti sul versante. I detriti di falda del versante della dorsale della Spina Verde sono, invece, costituiti in gran parte dalla rielaborazione dei clasti dei conglomerati della Gonfolite e, quindi, ne ricalcano la composizione. Fenomeni di instabilità gravitativi sulle sponde del lago sono frequenti e legati alle variazioni del livello del lago stesso (Cancelli 1986). Infine, un importante fattore geomorfologico del territorio è da attribuire al fenomeno carsico, legato alla presenza di rocce carbonatiche solubili e fessurate, quali il Calcare di Moltrasio. Cavità e morfologie carsiche sono molto abbondanti sul rilievo del Monte Bisbino e nell’area del Triangolo Lariano, mentre sono meno frequenti sul rilievo di Brunate (Bini & Tognini 2003). Sulla base dei dati disponibili nei cataloghi storici e strumentali, il settore lariano è stato caratterizzato da sismicità moderata, con tempi di ritorno piuttosto lunghi se confrontati con i settori contermini del margine prealpino piemontese e veneto. Gli eventi sismici più importanti risentiti nella zona di Como sono i due forti terremoti medievali del 1117 e del 1222, entrambi con epicentro situato al bordo meridionale del bacino del Lago di Garda (Postpischl 1985, Boschi et al. 1995). Durante l’evento del 1117 sono segnalati danni nell’area urbana di Como. Il livello del risentimento sismico documentato storicamente è, quindi, significativo e deve essere tenuto in considerazione in quanto a esso corrisponde la possibilità di effetti co-sismici sul terreno. A esempio, le scale di intensità macrosismica indicano che a partire da un’intensità pari al VII grado, che è del tutto ragionevole attendersi nell’area comasca, si possano avere effetti significativi sulle acque, come variazioni delle proprietà chimicofisiche e della portata nelle sorgenti, e sui sedimenti sia dei versanti emersi sia di quelli sommersi, come eventi franosi e di flusso di detriti (debris flow). Attività tettonica recente, cioè negli ultimi 2 milioni di anni, è testimoniata da evidenze geomorfologiche e da dislocazioni per faglia di depositi glaciali e carsici nell’area pedemontana (Orombelli 1976, Zanchi et al. 1995, 1997). 32 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Figura 2.1.2 - Schema geologico dell’area comprendente il Lago di Como con indicata in modo generale la distribuzione delle tre tipologie di unità litologiche che costituiscono il territorio: unità sedimentarie carbonatiche, unità sedimentarie terrigene silico-clastiche, unità metamorfiche e ignee. 33 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como 2.1.4 STATO DELLE CONOSCENZE SUL BACINO SOMMERSO 2.1.4.1 BASE DATI 2.1.4.2 IL RILIEVO MORFOBATIMETRICO 2.1.4.3 IL RILIEVO SISMICO E I CAROTAGGI La conoscenza fisica e geologica di base del bacino lacustre del Lago di Como è stata finora limitata a rilievi batimetrici con ecoscandaglio effettuati alla fine del XIX secolo (carta a isobate presente nelle tavolette 1:25.000 dell’IGM) e negli anni ’60 (carta a punti quotati della Soc. Vassena) e ad alcuni profili sismici eseguiti negli anni ’70 (Finckh 1978, Finckh et al. 1984). Scarsissimi dati sui sedimenti sublacustri sono riportati in Bugini et al. (1981) e in Chiaudani & Premazzi (1993). Lo studio effettuato nel 2001-2004 dall’Università degli Studi dell’Insubria fornisce dati (Figura 2.1.3) che riguardano il rilievo morfobatimetrico di dettaglio di alcune aree chiave del bacino, il rilievo sismico ad alta definizione nei rami di Como e Lecco, 19 carote di sedimenti nel ramo di Como (Fanetti 2004). Inoltre, sono state eseguite ricerche sulla composizione ed evoluzione del sottosuolo e sulle deformazioni verticali del suolo storiche e attuali della convalle di Como (Comerci 2004). In questo contesto sono in fase di attuazione due carotaggi profondi nella città di Como per analizzare le caratteristiche geologiche e geotecniche del sottosuolo e monitorare le deformazioni in atto. Infine, la costituzione geologica dei versanti subaerei del ramo di Como sono oggetto di rilevamento e analisi nell’ambito della realizzazione del progetto di Cartografia Geologica a scala 1:50000 (CARG) del Servizio Geologico Nazionale, che ha affidato la realizzazione del foglio Como all’Università degli Studi dell’Insubria. Alla fine del 2004 è stato eseguito dall’Istituto Idrografico della Marina Militare un rilievo batimetrico di tutto il bacino lacustre, attualmente in fase di elaborazione. Nel dicembre 2001 è stato effettuato, come prima realizzazione in Europa, il rilievo batimetrico del Lago di Como con una strumentazione multibeam che da pochi anni è accessibile al mondo della ricerca scientifica. Lo strumento geofisico utilizzato è il Multibeam Echo Sounder Kongsberg Simrad EM-3000, che consente di definire la morfologia e la batimetria del fondo con una precisione centimetrica, fino a una profondità massima di 250 m, grazie allo studio della propagazione di onde acustiche emesse nel corpo acqueo. Lo strumento è stato installato sul M/fo Rondine, noleggiato presso la Gestione Navigazione Laghi di Como. Con questo rilievo, per ogni punto del fondo lacustre si è ottenuto un dato di posizione nello spazio con coordinate note rispetto a un sistema di riferimento geografico e di profondità. L’insieme dei dati consente, rispetto alla batimetria tradizionale operante per interpolazione di punti o di profili, di ricostruire in continuo, come in una fotografia digitale, l’andamento batimetrico e morfologico del fondo. I dati di profondità registrati sono dati digitali che possono essere elaborati con opportuni programmi da un calcolatore elettronico per costruire diversi tipi di mappe del fondo lacustre. Si possono ottenere carte batimetriche tradizionali, con curve isobate con equidistanza fino a 1 m, che mostrano la topografia del fondo. Si possono costruire dei Modelli Digitali del Terreno (DTM) in cui le forme del fondo sono evidenziate dall’ombreggiatura del rilievo. Infine, l’elaborazione dei dati batimetrici consente una rappresentazione tridimensionale prospettica del fondo lacustre. L’interpretazione di questi elaborati morfobatimetrici fornisce informazioni sulla costituzione, morfologia e dinamica del bacino lacustre e sulla sua storia evolutiva. Il primo rilievo morfobatimetrico del Lago di Como si è concentrato in tre aree chiave del bacino lacustre: l’Alto Lario, l’innesto del ramo di Como tra Bellagio-Menaggio-Tremezzo, e il bacino meridionale del ramo di Como, tra Moltrasio e Como (Figura 2.1.3A). Nell’ottobre-novembre 2002 e nel settembre 2003 si sono svolti i rilievi sismici del fondo lacustre dei rami di Como e Lecco e il carotaggio dei sedimenti lacustri del ramo di Como. Il rilievo sismico ha utilizzato una strumentazione a canale singolo con un pinger (emettitore di segnali acustici) da 3,5 kHz, montata su un apposito catamarano, agganciato a un natante. Sono state registrate per i rami di Como e di Lecco una linea sismica longitudinale e numerose linee sismiche trasversali, per un totale di circa 170 km di rilievi ad alta risoluzione (Figura 2.1.3B). Questi profili sismici permettono di penetrare per circa 20 m all’interno dei sedimenti che costituiscono il fondo lacustre e ci danno indicazioni sulla loro struttura e composizione. 34 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Figura 2.1.3 - Mappe con la distribuzione della base di dati dei A) rilievo batimetrico, B) rilievo sismico, C) carotaggi. Sono state eseguite 19 carote nei sedimenti del fondo lacustre, la cui localizzazione è stata selezionata in base ai dati sismici precedenti (Figura 2.1.3C). Le carote lunghe da 1 a 1,7 m, sono state prelevate con un carotiere a gravità montato su un battello e hanno consentito di raccogliere sedimenti anche nelle aree profonde più di 400 m tra Argegno e Torriggia. Sui sedimenti prelevati con le carote sono state svolte analisi petrofisiche, sedimentologiche, mineralogiche, cronologiche, chimiche, paleobotaniche e ambientali che forniscono dati inediti e importanti sull’evoluzione recente del bacino lacustre. Tutte le carote estratte, prima di essere aperte, sono state sottoposte ad analisi petrofisica non invasiva per determinare la velocità e l’ampiezza delle onde sismiche P, la densità dei sedimenti e la loro suscettività magnetica. Dopo l’apertura, le carote sono state fotografate, descritte dal punto di vista litostratigrafico e sedimentologico. Sono state eseguite analisi granulometriche di 35 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como livelli di sedimento significativi, e analisi di Carbonio Organico Totale (TOC) su una carota. Tre carote 137 sono state campionate per le analisi geocronologiche con il metodo Cs, svolte presso l’EAWAG di 14 Dübendorf (CH), e con il metodo C, svolte presso la Beta Analytic di Miami, USA. Le datazioni radiometriche ottenute danno informazioni sul tasso di sedimentazione lacustre e consentono di ricostruire la storia sedimentaria degli ultimi 200-300 anni del ramo di Como. 2.1.4.4 MORFOLOGIA E STRUTTURA DEL FONDO LACUSTRE Il ramo settentrionale del lago (Alto Lario) ha una direzione N-S, è lungo 23 km e largo pochi km, la sua profondità massima è di 250 m tra Dervio e Bellagio; la morfologia del fondo è notevolmente influenzata dall’accumulo di sedimenti in corrispondenza dei delta degli immissari, primo fra tutti il Fiume Adda, ma anche dei torrenti Livo, Liro, Albano e Senagra sul versante occidentale, Marrone, Pioverna e Esino su quello orientale (Fig. 2.1.4 e 2.1.6). Il ramo di Lecco è il meno profondo e con una batimetria regolare che gradatamente risale dai 250 m di profondità presso Bellagio, verso la città di Lecco (Fig. 2.1.4 e 2.1.6). Il ramo di Como è il bacino più profondo, più articolato e stretto. In esso si possono distinguere tre sottobacini. Una soglia sublacustre di sedimenti, che si eleva a una profondità di soli 140 m, tra Menaggio e Bellagio, lo separa dal resto del lago. A sud di questa, si estende per circa 12 km il bacino di Argegno, profondo più di 400 m, fino a Laglio. Da qui il fondo si eleva bruscamente con un gradino fino alla profondità di circa 200 m, da cui il fondo gradatamente risale fino alla città di Como (Fig. 2.1.4, 5, 6). Come esempio della tipologia di dati disponibili e delle loro potenzialità nell’interpretazione geologica del fondo lacustre, sono qui presentate alcune caratteristiche del Primo Bacino del ramo di Como. La Figura 2.1.7 mostra la carta batimetrica con equidistanza di 10 m associata alla carta topografica dei versanti subaerei (Carta Tecnica Regionale, Regione Lombardia). La rappresentazione tridimensionale prospettica della parte sommersa del Primo Bacino del ramo di Como, tra la città di Como, in basso a destra, fino al transetto tra Moltrasio e Torno, in alto è mostrata in Figura 2.1.8. L’illuminazione obliqua enfatizza i rilievi e le variazioni di morfologia presenti. Le gradazioni di grigio indicano gradualmente le diverse profondità del fondo lacustre, fino alla profondità massima raggiunta di -257 m presso Torno. Le aree nere corrispondono alla parte sub-aerea del territorio, che in questa figura non è rappresentata. L’analisi di questa immagine mostra che la parte sommersa del bacino è articolata e presenta forme di sponda e di fondo diverse tra loro. Nella parte meridionale del Primo Bacino, di fronte alla città di Como, è visibile un’estesa area sommersa pianeggiante con profondità fino a -50 m, che sulla figura è indicata come altofondo di Como. Essa è costituita da un accumulo di sedimenti poco coerenti a giacitura sub-orizzontale, che derivano in maggior misura dalla deposizione nel lago pro-glaciale formatosi dopo l’inizio del ritiro del ghiacciaio del ramo di Como; ma anche dall’apporto del Torrente Cosia che si immette nel Lago di Como in corrispondenza della parte occidentale della città. Il fondo principale del bacino lacustre appare piatto, con una profondità media di circa -200 m, che degrada regolarmente verso nord-est fino alla profondità di -257 m in corrispondenza di Torno. Sono visibili anche singoli massi rocciosi franati dagli acclivi versanti sovrastanti il lago, e accumuli di blocchi derivati da frane sub-lacustri. Il versante occidentale del bacino è interessato da un grosso promontorio in corrispondenza dell’abitato di Cernobbio, dove ora sfocia il Torrente Greggio. E’ un delta fluviale probabilmente legato a un antico percorso del Fiume Breggia che ha cambiato il punto di sbocco al lago e che attualmente sta costruendo un nuovo piccolo delta in un’area più meridionale. La costa orientale è molto ripida e articolata in vallette e pinnacoli, legati probabilmente al modellamento carsico e glaciale del territorio. 36 Progetto PLINIUS Figura 2.1.4 - Mappa con la batimetria generale del lago, equidistanza delle isobate 50 m, ricavata dall’interpolazione digitalizzata della carta a punti quotati della Società Vassena. SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Figura 2.1.5- Mappa con la batimetria del ramo di Como, equidistanza delle isobate 25 m, ricavata dall’interpolazione digitalizzata della carta a punti quotati della Società Vassena. Figura 2.1.6 - Profili batimetrici longitudinali del ramo di Como e dell’Alto Lago-Ramo di Lecco. Nella mappa: in tratteggio i profili desunti dal rilievo sismico; in linea continua quello derivato dalla batimetria della Società Vassena. 37 Progetto PLINIUS Figura 2.1.7 - Mappa con la batimetria del Primo Bacino del ramo di Como, tra Moltrasio e Como, equidistanza delle isobate 10 m, associata per la parte subaerea alla carta topografica CTR scala 1:10000, elaborata dai rilievi batimetrici originali con strumentazione multibeam. SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Figura 2.1.8 - Rappresentazione tridimensionale DTM del Primo Bacino del ramo di Como, tra Moltrasio e Como, elaborata dai rilievi batimetrici originali con strumentazione multibeam, che mostra i principali elementi morfologici e strutturali del fondo lacustre. La Figura 2.1.9 mostra la potenzialità di dettaglio che si può ottenere dai dati morfobatimetrici con la carta batimetria di dettaglio con equidistanza delle isobate di 1 m e le rappresentazioni tridimensionali del versante orientale sub-lacustre del ramo di Como presso Torno e Blevio. Essa evidenzia le tipologie delle sponde che si elevano dal fondo piatto sia in forme accidentate, dove affiora la roccia (B), sia con coni e fasce di detrito (A). 2.1.4.5 I SEDIMENTI LACUSTRI Le prospezioni sismiche e i carotaggi sul ramo di Como hanno permesso di ottenere l’analisi e la definizione della struttura e della composizione dei corpi sedimentari sublacustri. In Figura 2.1.10 è mostrato un esempio di profili sismici. Lo studio dei profili sismici ha consentito la ricostruzione tridimensionale del corpo sedimentario; l’ubicazione delle aree di affioramento di substrato roccioso sui versanti e dei principali bacini di accumulo di sedimenti; l’individuazione dei rapporti geometrici tra depositi sedimentari e substrato roccioso dei versanti; l’individuazione della struttura interna dei corpi sedimentari, tra cui si riconoscono sedimenti di fondo, di delta e rilievi di origine glaciale; il riconoscimento degli apporti ai corpi sedimentari da parte di correnti di fondo, da apporti laterali dai versanti o dai delta; l’identificazione di alcuni livelli guida e correlazione tra profili sismici; la ricostruzione tridimensionale di spessori ed estensioni laterali di alcuni dei livelli guida identificati, con possibile calcolo dei loro volumi. 38 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Figura 2.1.9- Esempi di mappe batimetriche e rappresentazioni DTM di dettaglio, con equidistanza delle isobate 1 m: a) versante costiero in roccia sul lato occidentale del ramo di Como; b) versante costiero ricoperto da sedimenti sul lato occidentale del ramo di Como. Ulteriori dati sulla sedimentazione lacustre sono stati forniti dall’analisi diretta delle carote di sedimento. In Figura 2.1.11 è mostrato un esempio di studio completo di una carota di sedimento, con i risultati della analisi petrofisiche, granulometriche, chimiche e geocronologiche. L’interpretazione dei dati geofisici e geologici ottenuti sui sedimenti di fondo hanno permesso di caratterizzare la tipologia della sedimentazione lacustre nel tempo e nello spazio e, quindi, di suddividere il ramo di Como in cinque sottobacini con morfologia, sedimentazione e circolazione idrica diverse. La sedimentazione lacustre regolare laminata di silt e argilla è alternata a orizzonti che rappresentano una sedimentazione per movimento in massa (torbiditi) legata a eventi catastrofici naturali di varia dimensione ed estensione. Di notevole interesse è stata l’individuazione di due megatorbiditi, con spessori medi di 3 m e con volumi complessivi di 14 milioni di metri cubi, collegate a franamenti sub-lacustri avvenuti lungo la scarpata meridionale della soglia che separa il ramo di Como dal resto del lago, in tempi storici, rispettivamente nel VI secolo dC e a metà del XII secolo dC. I possibili meccanismi innescanti di questi eventi catastrofici sono una combinazione di elementi morfologici (scarpate molto ripide), sedimentologici (sovraccarico di sedimenti) e tettonici (scosse sismiche). Non è da escludere che questi eventi abbiano scatenato onde anomale nel bacino lacustre e, in particolare, verso la città di Como dove il fondo lacustre è poco profondo. Un’altra particolarità dei sedimenti del ramo di Como è l’elevato contenuto nell’isotopo radioattivo 137 Cs in seguito all’incidente di Chernobil. Infatti, sono presenti sia una elevata contaminazione -1 radioattiva dei sedimenti subaerei, sia valori fino a 4000 Bq kg nelle nostre carote (Figura 2.1.11), -1 quando il valore di fondo dell’area alpina è di 300 Bq kg . 39 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Figura 2.1.10- Esempio di linee sismiche rilevate nel Primo Bacino del Lago di Como: inserto) mappa di localizzazione delle linee sismiche con evidenziata l’area in cui è stata individuata la presenza diffusa di gas metano nei sedimenti del fondo lacustre; alto) sezione sismica trasversale n. 12b all’altezza di Laglio con indicati i principali elementi morfostrutturali del fondo lacustre; medio) particolare della sezione sismica precedente dove sono visibili in dettaglio le caratteristiche geologiche e sedimentarie dei sedimenti di fondo; basso) sezione sismica longitudinale n. 2 nella porzione che incrocia la sezione sismica trasversale precedente. 40 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Figura 2.1.11 - Esempio di carota (CO14) di sedimenti del fondo lacustre e dei dati delle analisi effettuate (da sinistra a destra): log litostratigrafico della carota, fotografia della carota, velocità delle onde P, densità, suscettività magnetica, TOC, granulometria, isotopi Cs. 2.1.5 CRITICITÀ I sedimenti sono importanti archivi di informazioni per l’intero sistema lacustre. La distribuzione dei sedimenti influenza le caratteristiche idrogeologiche e geotecniche dei sedimenti stessi, con importanti interessi anche nel campo della geologia applicata e nella progettazione dei centri urbani limitrofi alle sponde del lago. Le caratteristiche tipologiche dei depositi forniscono informazioni sugli agenti e sui processi deposizionali che hanno guidato la loro sedimentazione, rappresentano un supporto ai dati relativi all’idrodinamica del lago e consentono di interpretare la sua recente evoluzione. Non da ultimo lo studio dei sedimenti permette di identificare l’evoluzione dei parametri ambientali del lago e di tutta la zona limitrofa. 41 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como Le criticità che riguardano i sedimenti lacustri e le caratteristiche limnogeologiche del bacino lacustre del Lago di Como sono numerose, in quanto il sistema fisico-geologico del Lago di Como è complesso e le conoscenze molto lacunose. I dati raccolti con la ricerca presentata sono di alto dettaglio ma limitati ad aree specifiche del lago e quindi parziali. Pertanto le criticità riguardano sia la determinazione della tipologia e distribuzione nel tempo e nello spazio degli apporti sedimentari al lago, che le dinamiche post-sedimentarie che intervengono su di essi. Le criticità che si ritiene di più immediato impatto sulla qualità dell’acqua del Lago di Como sono le seguenti: • La quantificazione e la caratterizzazione dell’apporto solido dai tributari. • La dinamica dell’apporto solido sia dai tributari sia nel corpo idrico lacustre. • I processi di sedimentazione e le loro variazioni nel tempo e nello spazio. • L’interazione tra sedimentazione e dinamica lacustre. • L’interazione tra sedimentazione e caratteristiche idrochimiche. • Le perturbazioni sulla sedimentazione e, di conseguenza, sull’idrodinamica causate da eventi catastrofici. • La definizione di dettaglio della batimetria dell’intero lago. • I rapporti tra idrodinamica e morfologia del fondo lacustre. • La definizione delle caratteristiche geologiche e sedimentologiche dei sedimenti storici (ultimi 30-50 m) dell’Alto Lago. • La definizione di spessore, struttura interna, sedimentologia, parametri fisici e geotecnici e distribuzione dell’intero materasso di sedimenti di fondo. • La definizione della profondità del substrato roccioso sepolto sotto la coltre di sedimenti sciolti e la sua composizione e struttura geologica. • Il ruolo della circolazione profonda dovuta a fratturazione tettonica o a carsismo nell’alimentazione del lago e sua influenza sul bilancio idrologico. • La definizione delle caratteristiche geotecniche e geologiche dei sedimenti lacustri in aree sottolacustri potenzialmente instabili. • L’idrogeologia della convalle di Como e dei suoi rapporti con il lago nel momento attuale e nel passato. 2.1.6 AZIONI Le azioni che sono proposte per colmare le lacune conoscitive nell’ambito limnogeologico del Lago di Como, e in particolare del Ramo Occidentale, sono quelle desunte dalle criticità sovraesposte che maggiormente influenzerebbero la qualità dell’acqua del bacino. In particolare, i fenomeni che meritano una particolare attenzione sono le perturbazioni sulla sedimentazione causate da eventi catastrofici, come quelli registrati dalle due megatorbiditi di 1400 e 800 anni fa. Tali eventi si ripercuotono anche sull’idrodinamica lacustre in quanto portano in sospensione dei sedimenti precedentemente deposti, che vanno a compromettere il delicato equilibrio della colonna d’acqua. Inoltre l’instabilità dei pendii sottolacustri metterebbe in circolo grandi quantità di sedimenti e di inquinanti in essi accumulati quali metalli pesanti e microinquinanti organici (Chiaudani & Premazzi 137 1993) nonché elementi radioattivi ( Cs). Le due azioni che vengono proposte sono perciò rivolte a definire a) i parametri geotecnici della scarpata del plateau sottolacustre di Bellagio, con prove in situ e su carote lunghe di sedimenti; b) il volume dei sedimenti coinvolti nell’instabilità, la cronologia e, quindi, i tempi di ritorno di grossi eventi di instabilità, la ricostruzione della potenziale superficie di instabilità con rilievi sismici profondi che attraversino l’intero cuneo sedimentario. 42 Progetto PLINIUS 2.2 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre CLIMA, IDROLOGIA E IDRODINAMICA LACUSTRE SOMMARIO Clima, idrologia e idrodinamica sono tre aspetti strettamente interrelati nello studio della dinamica degli ecosistemi lacustri. I primi due rappresentano, infatti, i driver dei movimenti che avvengono nel lago distribuendo massa, calore ed energia nella cuvetta lacustre. Attraverso la rete idrologica giungono, inoltre, al lago i nutrienti, che sostengono la produzione primaria e gli inquinanti prodotti nel bacino imbrifero. Le sostanze afferenti al lago sono successivamente distribuite attraverso una moltitudine di movimenti che determinano una distribuzione eterogenea delle sostanze sospese e disciolte. La comprensione di queste distribuzioni necessita lo studio delle interrelazioni tra i fenomeni climatici, idrologici e idrodinamici. In questo capitolo si è cercato di sviluppare sinteticamente le informazioni disponibili riguardanti queste tre discipline per il Lago di Como e il suo bacino idrografico. Il materiale elaborato riguarda in parte dati storici raccolti da diverse strutture territoriali in parte dati inediti relativi a progetti recentemente attivati. Nell’insieme si ritiene che questo contribuito consenta di delineare un quadro esaustivo delle informazioni disponibili e di evidenziare il lavoro ancora da svolgere al fine di colmare le lacune conoscitive tuttora esistenti. Alcune di esse riguardano aspetti fondamentali dei meccanismi di funzionamento del sistema integrato lago-bacino imbrifero e limitano la capacità di intervenire sull’ambiente lariano al fine di programmare adeguati interventi di risanamento. 2.2.1 CLIMA 2.2.1.1 STATO DELLE CONOSCENZE SUL CLIMA In questo lavoro si è cercato di delineare, sulla base degli studi più recenti, un quadro delle caratteristiche climatiche del bacino idrografico del Lago di Como al fine di fornire un supporto alla definizione degli afflussi superficiali in termini sia di portata, sia di carico inquinante (§ 2.2.2 Bilancio idrologico). Il bilancio idrologico del Lago di Como è stato calcolato con un primo livello di dettaglio sia per il ventennio 1984-2004 sia per l’ultimo quinquennio. In termini generali, questo lavoro costituisce un quadro riassuntivo della ripartizione degli afflussi superficiali al lago. Il metodo di stima adottato dovrebbe garantire un buon grado di approssimazione della portata dei vari tributari e assolvere alle necessità di calcolo dei carichi annuali di nutrienti che sono veicolati al lago (§ 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero). Il principale elemento del bilancio idrologico è il Fiume Adda, che da solo rappresenta più della metà del totale delle entrate (54%), mentre il contributo 3 -1 complessivo del Ramo Occidentale è dell’8,4% (13,6 m s ). In ordine decrescente, tra gli altri 3 -1 3 -1 immissari del lago vanno segnalati, per la loro importanza, il Mera (21,6 m s ), il Pioverna (6,8 m s ), 3 -1 3 -1 il Breggia (3,8 m s ) ed il Varrone (3,6 m s ). Tutti i restanti sono da considerare corsi d’acqua 3 -1 idrologicamente minori, con portate medie inferiori a 3 m s , ovvero ciascuna almeno 30 volte inferiore a quella dell’Adda immissario. Sono inoltre messe in evidenza le lacune informative e sono proposte azioni volte a migliorare la conoscenza dell’ecosistema. Il clima condiziona l’efficacia di molte attività umane e, in questo senso, è una chiave di lettura importante per comprendere la realtà sociale, economica e ambientale di un territorio e per interpretarne le linee evolutive. In questo lavoro, sulla base degli studi più recenti, si è cercato di delineare un quadro delle caratteristiche climatiche del bacino idrografico del Lago di Como che permettesse di fornire un supporto alla definizione degli afflussi superficiali in termini sia di portata sia di carico inquinante. Non potendo compiere un’analisi idrologica completa per tutti i processi di formazione degli afflussi (evaporazione, infiltrazione ecc.) che richiederebbe tempi più lunghi (§ 2.2.2 Bilancio idrologico), ci si è limitati a un inquadramento climatico generale cui segue un’analisi di maggiore dettaglio sul regime pluviometrico nel bacino idrologico. A questo scopo, il PTUA (Regione Lombardia 2004) e lo Studio Climatologico realizzato della Provincia di Como (Mi et al. 2004) hanno fornito entrambi le informazioni necessarie a definire lo stato attuale delle conoscenze sulla distribuzione delle precipitazioni, nel primo caso a livello regionale e nel secondo a livello provinciale. Per un inquadramento climatico generale, si può fare riferimento alle considerazioni suggerite e tratte dal programma regionale di previsione e prevenzione del Servizio di Protezione Civile della Regione Lombardia (Mariani et al. 1997). La porzione settentrionale del bacino è caratterizzata da un mesoclima di tipo alpino in cui si verificano importanti escursioni termiche diurne e precipitazioni -1 abbondanti (ben superiori ai 1000 mm a ). Le temperature estive non sono troppo elevate, mentre in 43 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre inverno si raggiungono valori estremamente bassi. La parte rimanente del territorio, come del resto tutta la fascia prealpina, al confine tra pianura e Alpi, presenta un clima intermedio tra quello padano e quello alpino. Le precipitazioni sono più abbondanti rispetto alle zone di pianura, ma inferiori a quelle alpine. In estate, le temperature rimangono leggermente più basse di quelle rilevate in pianura principalmente per due motivi. Il primo è l’altitudine, leggermente superiore, il secondo è la leggera presenza di brezze causate dalla vicinanza delle Alpi che creano correnti ascensionali muovendo le masse d’aria limitrofe. Il bacino del Lago di Como, inoltre, presenta un microclima generato dalla conca lacustre. Nelle aree limitrofe si trova, infatti, un mesoclima differente sia sotto l’aspetto pluviometrico sia sotto quello termico. L’inerzia termica offerta dal lago e il riparo causato dalle prealpi generano un incremento della temperatura media invernale. Durante l’estate, invece, si generano correnti d’aria dovute ai versanti montuosi che si affacciano sul lago, le quali limitano l’innalzarsi della temperatura. Come diretta conseguenza, l’escursione termica giornaliera delle zone limitrofe al lago è inferiore di qualche grado rispetto a quelle tipiche degli altri due mesoclimi. In particolare, per quanto riguarda i caratteri stagionali di precipitazione possiamo fare riferimento alle numerose informazioni contenute nel Piano Regionale di Qualità dell’Aria (PRQA) (Tebaldi et al. 2001). Per le precipitazioni, su tutto il bacino prevale il tipico andamento delle zone alpine con due massimi corrispondenti il primo al periodo primaverile (aprile-maggio-giugno) e il secondo, spesso più elevato, al periodo autunnale (settembre-ottobre-novembre). Anche nei confronti della temperatura, il bacino imbrifero presenta situazioni diverse a seconda che si considerino le zone appartenenti alla fascia meridionale, centrale (area del lago e territori limitrofi) oppure zone situate a media altitudine (500-1500 m) o ancora zone d’alta montagna (> 2000 m). Nelle prime si può notare un ciclo termico a quattro stagioni: frescacalda-torrida-calda con clima "temperato sub-continentale" (Pinna 1977); nella fascia di media montagna prevale, invece, un ciclo a due stagioni: fresca-calda, con clima "temperato fresco". Alcune zone d’alta montagna, infine, presentano un ciclo termico particolare con alternanza di stagione fredda e fresca e con un clima che può essere inquadrato nel tipo "temperato freddo". La Struttura Rischi Idrogeologici e Sismici della Regione Lombardia ha, invece, pubblicato nel 2000 le carte delle precipitazioni medie, massime e minime annue del territorio alpino lombardo (Ceriani & Carelli 2000). La pubblicazione comprende tre carte tematiche a scala 1:250000. I dati utilizzati per l’elaborazione delle carte sono stati ricavati dagli “Annali Idrologici - parte prima” del Servizio Idrografico del Po, dal 1913 al 1983, elaborati utilizzando un modello kriging di tipo lineare con griglia di 250 m. Nell’ambito delle elaborazioni idrologiche del PTUA è stata predisposta una nuova carta delle precipitazioni medie annue della Lombardia integrando la carta di (Ceriani & Carelli 2000) con i dati raccolti per l’ultimo decennio. Ai fini di questo lavoro, come si può notare in Figura 2.2.1, si è provveduto a realizzare la carta delle precipitazioni medie e ad analizzare l’andamento delle precipitazioni per il bacino lariano, provvedendo inoltre a calcolare, come sarà evidenziato in dettaglio nella Tabella 2.2.1, per ogni sottobacino, il quantitativo di precipitazione corrispondente. Partendo da una valutazione d’insieme si può notare che le precipitazioni medie annue tendono progressivamente ad aumentare passando da Sud a Nord, cioè passando dalla pianura ai rilievi -1 prealpini e alpini, raggiungendo valori elevati compresi fra i 1400 e i 1600 mm a con un andamento sempre sinuoso, ma molto più articolato rispetto alla pianura per l’influenza dell’orografia. Lungo questa prima fascia prealpina ci troviamo in presenza anche delle precipitazioni più elevate di tutta la -1 regione, riscontrando valori superiori ai 2000 mm a nel Triangolo Lariano e nella Val d’Intelvi. Un discorso a parte merita la provincia di Sondrio che proprio per la situazione orografica complessa -1 presenta un’estrema variabilità dei valori di precipitazione: dagli 800 mm a sul fondovalle della -1 Valtellina agli oltre 1600 mm a sulle Alpi Orobie. In questa provincia, le aree di maggiore -1 precipitazione (valori medi compresi tra i 1600 e 2000 mm a ), si concentrano a ridosso dello spartiacque fra la Val Brembana e il versante orobico della Valtellina e sul lato occidentale della Valchiavenna. Le zone a minore precipitazione, in questo caso di tutta la Lombardia alpina, con valori -1 medi compresi fra 800 e 900 mm a , corrispondono infine all’alta Valtellina (Bormio) e all’area di Livigno. 44 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre 25 km Figura 2.2.1 - Distribuzione delle precipitazioni medie annue nel bacino idrografico del Lago di Como (modificata da: Ceriani & Carelli 2000). 2.2.2 BILANCIO IDROLOGICO 2.2.2.1 STATO DELLE CONOSCENZE SULL’IDROLOGIA Nel corso degli anni ’80 numerosi sono stati gli studi del Politecnico di Milano relativi alla gestione del Lago di Como (Guariso et al. 1981a). In particolare, furono affrontati i problemi connessi a una possibile riduzione dell’invaso (Guariso et al. 1981b) e le possibili ripercussioni sui fenomeni alluvionali che interessano la città di Como, in particolare in relazione al problema della subsidenza (Guariso et al. 1982). Dalla seconda metà degli anni ’80 sono incominciate, inoltre, le ricerche per la creazione di un Decisional Support System (DSS) per il Lago di Como (Guariso et al. 1986) che si sono concretizzate con la creazione di un prototipo per ottimizzare le politiche di gestione della risorsa idrica nel 1991 (Soncini-Sessa 1991). Scopo di questo DSS è quello di fornire un supporto alla pianificazione territoriale della risorsa idrica attraverso la modellizzazione delle strategie politiche di lungo periodo, nonché quello di semplificarne l’uso in modo che le amministrazioni pubbliche dispongano di uno strumento che faciliti le scelte di breve periodo. Nessuno di questi studi ha, tuttavia, fornito un’indicazione della ripartizione degli afflussi tra i tributari del Lago di Como che permettesse di caratterizzarne lo stato di qualità. Come sarà discusso nel Capitolo 2.6 (Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero), ai fini di questo lavoro, si rende indispensabile una quantificazione degli apporti idrici di ciascun affluente in modo da determinare il carico di inquinanti che giunge al lago e identificare le aree del bacino che apportano il maggiore contributo. Il PTUA si limita a definire che, oltre dal bacino dell' Adda prelacuale (poco più del 50% degli afflussi totali), un sensibile apporto d’acqua perviene al lago dal fiume Mera (circa il 20% del totale), che reca i contributi della Val Chiavenna, della Val Bregaglia e della Valle dello Spluga, mentre l' insieme dei sottobacini e delle aree costiere costituenti le sponde laterali del lago costituiscono circa il 30% degli afflussi totali. Nell’ambito dello studio condotto in collaborazione tra l’Università degli Studi di Milano e il Centro Comune di Ricerca di Ispra (JRC) è stata condotta una campagna di monitoraggio della qualità delle acque dei tributari del Lago di Como tra il 1991 e il 1992 per definire il carico esterno di nutrienti (Chiaudani & Premazzi 1993). Per queste analisi si è provveduto a misurare le sezioni dell’asta fluviale nei punti di campionamento e a effettuare alcune prove di velocità della corrente (5 prove per 45 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre ogni affluente campionato). Queste analisi hanno permesso di giungere a una stima delle portate dei principali immissari del Lago di Como, anche se la mancata disponibilità di misure idrometriche in continuo, non ha permesso di giungere a una ripartizione degli afflussi al lago che possa essere considerata sufficientemente rappresentativa dei reali apporti dei tributari minori. Inoltre l’ARPA nel corso degli anni 2000-2002 ha effettuato delle misure di velocità che hanno permesso di stimare la portata dei Fiumi Albano, Breggia, Cosia e Senagra. Anche in questo caso le misure effettuate possono essere considerate significative esclusivamente di una condizione istantanea e poco utili per una visione media di lungo periodo dei rispettivi contributi. Attualmente, pertanto, non si dispone di uno studio che possa essere considerato esaustivo nel caratterizzare gli apporti idrici superficiali al Lago di Como. Si ricorda, infine, che il Consorzio dell’Adda utilizza dal 1997 un DSS (EFFORT, Todini 1997) per la gestione ottimale del Lago di Como e per la previsione delle piene. 2.2.2.2 OBIETTIVI La valutazione del bilancio idrologico del Lago di Como condotta in questo lavoro ha l’obiettivo specifico di dare supporto al calcolo dei carichi di sostanze inquinanti veicolati al lago dai principali tributari (§ 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero). In termini più generali, questo lavoro costituisce un quadro riassuntivo della ripartizione degli afflussi superficiali al lago. In futuro ulteriori studi potranno approfondire, con maggior dettaglio, le dinamiche idrologiche del bacino. Il miglioramento delle conoscenze idrologiche del lago costituirà un elemento essenziale per: • avere una conoscenza, di maggior dettaglio, dei carichi inquinanti che giungono al lago e, quindi, per progettare politiche di risanamento delle acque; • studiare aspetti ecologici e d’idrodinamica lacustre; • supportare la gestione della regolazione del livello del lago. In questo capitolo saranno messe in evidenza le lacune conoscitive e saranno suggerite azioni che potranno contribuire a una migliore conoscenza del sistema idrologico nel suo complesso. 2.2.2.3 DATI UTILIZZATI Per definire il bilancio idrologico del Lago di Como si è provveduto a integrare i seguenti dati idrometrici, di precipitazione e di portata. Per le precipitazioni: • si è utilizzata la carta in formato shape file realizzata dalla Regione Lombardia nell’ambito della redazione del PTUA (Regione Lombardia 2004). Questa carta è stata realizzata integrando le informazioni raccolte da Ceriani & Carelli (2000) per il periodo 1891-1990 con i dati di precipitazioni dell’ultimo decennio; • per gli anno 2000-2004 si sono utilizzati i dati di precipitazione annuale delle seguenti stazioni pluviometriche gestite dall’ARPA LOMBARDIA: Colico, Varenna, Como, Lecco. Al fine di definire gli afflussi meteorici, si è reputato che il grado d’attendibilità fornito dalla carta della Regione Lombardia potesse essere sufficiente in un’analisi idrologica preliminare. Per la redazione di tale carta, si è utilizzato, infatti, un adeguato numero di stazioni pluviometriche, che dispongono di una serie prolungata di dati. Nel frattempo si è provveduto, in ogni modo, a integrare i dati relativi all’ubicazione delle stazioni pluviometriche gestite dai diversi Enti (ARPA Lombardia, Consorzio dell’Adda e Provincia di Como), al fine di procedere, in un prossimo futuro, alla realizzazione di una carta di maggiore dettaglio. Per le portate e i livelli idrometrici si sono utilizzati: • i dati di portata giornalieri per la sezione di entrata al lago sul Fiume Adda a Fuentes (dal 1984 al 2004) forniti dal Consorzio dell’Adda; • i dati di portata giornalieri per la sezione di uscita dal lago sul Fiume Adda a Lavello (dal 1975 al 2004) forniti dal Consorzio dell’Adda; • il livello idrometrico giornaliero del lago a Malgrate (dal 1975 al 2004) forniti dal Consorzio dell’Adda; • i dati di portata giornalieri per il Torrente Mera a Samolaco (dal 1992 al 1999) forniti dal Consorzio dell’Adda; • le misurazioni di portata effettuate su alcuni immissari in concomitanza dei campionamenti della qualità delle acque (ARPA Lombardia-Milano). 46 Progetto PLINIUS 2.2.2.4 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre METODO D’ANALISI In quest’analisi per definire l’entità degli afflussi dei diversi immissari del Lago di Como non si è proceduto con il metodo classico che stima la portata del corso d’acqua partendo dagli afflussi meteorici, calcolando successivamente l’evapotraspirazione reale e le eventuali perdite per infiltrazione o gli apporti sotterranei. Il grado attuale di conoscenza del territorio, infatti, a oggi, non consente di utilizzare un approccio di questo tipo. Per giungere a un tale livello di dettaglio, si ha la necessità, oltre di conoscere in modo preciso gli afflussi, di disporre di dati di temperatura, radiazione solare, velocità del vento e umidità relativa, organizzati in modo omogeneo e correttamente distribuiti sul territorio, nonché di dati sperimentali per validare il modello utilizzato. Per ottenere un grado di conoscenza del sistema idrologico di questo tipo, sono necessari almeno un paio d’anni, in modo da organizzare un’attività di ricerca che inizi con l' installazione di nuova strumentazione, che prosegua con la calibrazione delle principali sezioni e che si concluda organizzando ed elaborando le informazioni climatiche, territoriali ed idrologiche raccolte. Tenendo ben presenti tutte queste lacune conoscitive, in questo lavoro si è proceduto a definire le portate degli immissari in modo indiretto, ossia realizzando il bilancio del lago utilizzando tutti i dati a oggi disponibili e stimando il contributo di ciascun tributario semplicemente per differenza. L’equazione di seguito riportata evidenzia il modello utilizzato: (1) dove: S= I= P= E= V= D= S = I + P − E ±V − D Somma delle portate degli emissari il cui contributo non è conosciuto; Somma delle portate degli emissari il cui contributo è noto; Precipitazioni sul lago; Evaporazione dal lago; Variazioni di livello del lago; Deflusso dal lago. Quest’approccio ha permesso di stimare un valore di portata annuo, mediato per il ventennio 19842004, per il quale si disponesse dei dati di portata in entrata e in uscita del Fiume Adda e dei dati di livello del Lago di Como. Gli anni 1986 e 1987 sono stati scartati per incompletezza generale delle informazioni. Per ciascuno degli anni, dal 2000 al 2004, oltre ai dati di portata del Fiume Adda e dei livelli del lago, sono stati utilizzati i dati di precipitazione e di temperatura delle stazioni indicate nel paragrafo 2.2.2.3 (Dati utilizzati). Il calcolo dell’evaporazione potenziale dal lago è stato effettuato con il metodo di Hargreaves-Samana considerato dalla FAO (Allen 1998) come il metodo più attendibile per il calcolo dell’evaporazione, nel caso si abbia a disposizione esclusivamente la temperatura dell’aria. Per conoscere l’evaporazione reale dal lago si è incrementato il dato potenziale di un coefficiente correttivo di 1,3 in accordo con Allen (1998), ottenendo valori di evaporazione media annuale da 5,7 a 6,2 m3 s-1. E’ necessario specificare che per “emissari il cui contributo è noto” si intendono il Fiume Adda alla sezione di Fuentes e il Fiume Mera per il quale, tuttavia, risultano necessarie le seguenti osservazioni: • essendo le misure di portata per il Fiume Mera, effettuate dal Consorzio d’Adda, valide esclusivamente per gli anni dal 1992 al 1999, è stato necessario attualizzarne i valori utilizzando quelle del Fiume Adda, per il quale si dispone della serie completa di dati dal 1984 al 2004. Le due serie di portate giornaliere sono, infatti, tra loro correlate con coefficiente di correlazione di r = 0,85. Ciò ha permesso di stimare, utilizzando l’equazione di regressione, le portate del Mera con un buon grado d’approssimazione ottenendo una portata annua per il ventennio 1984 -2004 3 -1 3 -1 di 15,3 m s e di 17,1 m s per gli anni 2000-2004; • i dati di portata per il Fiume Mera si riferiscono alla sezione di Samolaco posta a valle del Lago di Mezzola a circa 12 km dall’immissione nel Lago di Como (in località Sorico). Per il tratto compreso tra queste due sezioni la portata è stata calcolata in modo analogo agli altri sottobacini, come specificato nel paragrafo 2.2.2.6 (Definizione del contributo di ciascun sottobacino). • a completamento del quadro delle informazioni bisogna, infine, considerare che i deflussi del Lago di Como sono registrati dal Consorzio dell’Adda alla diga di Olginate (LC). Tuttavia, questa sezione non è adatta come chiusura del bacino idrologico del Lago di Como per le esigenze dettate dal bilancio di massa delle specie inquinanti nel lago, in quanto non è corretto includere 47 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre nel bilancio anche i laghi di Garlate e di Olginate. Pertanto, il bacino del Lario è stato chiuso alla 2 sezione di Lecco, per un’area totale di 4524 km , scorporando il sottobacino compreso tra Lecco e la diga di Olginate, in modo analogo agli altri sottobacini, come specificato nel paragrafo 2.2.2.6 (Definizione del contributo di ciascun sottobacino). 2.2.2.5 SUDDIVISIONE IN SOTTOBACINI 2.2.2.6 DEFINIZIONE DEL CONTRIBUTO DI CIASCUN SOTTOBACINO 2.2.2.7 DEFINIZIONE DEL BILANCIO IDROLOGICO La definizione dei sottobacini, condotta sulla Carta Tecnica Regionale (CTR) della Regione Lombardia a scala 1:10000, ha portato alla individuazione di 17 immissari principali, oltre al Fiume Mera e all’Adda per i quali le portate già sono note. In Tabella 2.2.1 si riporta, per ogni sottobacino, l’area e le precipitazioni medie ricavate dall’intersezione della carta della Regione Lombardia e la suddivisione in bacini descritta in Figura 2.1.1 del Capitolo 2.1 (Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como) nella quale oltre ai sottobacini sono individuate le fasce perilacuali ovvero quelle superfici che drenano le acque direttamente nel lago senza formare dei corsi d’acqua. I sottobacini individuati sono gli stessi utilizzati per la definizione dei contributi idrici, per il calcolo dei carichi teorici (§ 2.3 Antropizzazione e uso del territorio) per definire le caratteristiche del collettamento del Ramo Occidentale (§ 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario) e nel calcolo dei carichi sperimentali (§ 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero). E’ importante precisare che il GLLC ha definito i confini del Ramo Occidentale includendo a NordOvest il Comune di Griante e, lungo le sponde del Triangolo Lariano, il Comune di Bellagio. Per il contributo di ciascun sottobacino, definita la somma degli immissari il cui contributo non è noto (termine S dell’equazione (1)), si è proceduto alla sua ripartizione tra ogni sottobacino, stimandolo sulla base delle precipitazioni medie annuali d’ogni sottobacino e della relativa estensione. In questo modo la portata è stata ripartita sulla base degli afflussi medi, considerando uguale per tutti l’evapotraspirazione e le caratteristiche del territorio (infiltrazione e apporti sotterranei) che, come già evidenziato, attualmente non è possibile conoscere a tale dettaglio. Si può affermare, in ogni modo, che il grado di semplificazione adottato dovrebbe garantire un buon grado di approssimazione delle stime di portata dei vari tributari e assolvere alle necessità di calcolo dei carichi annuali di nutrienti che sono veicolati al lago. In Tabella 2.2.2 sono indicati i risultati della ripartizione dei deflussi superficiali al Lago di Como per il periodo 1984-2004. Questi valori sono da considerare come media annuale calcolata negli ultimi venti anni, mentre per il periodo 2000-2004 sono anche riportati i singoli deflussi annui. Il principale elemento del bilancio idrologico è il Fiume Adda, che da solo rappresenta più della metà del totale delle entrate (54%), mentre il contributo complessivo del Ramo Occidentale è dell’8,4% 3 -1 (13,6 m s ). In ordine decrescente, tra gli altri immissari del lago vanno segnalati, per la loro 3 -1 3 -1 3 -1 3 -1 importanza, il Mera (21,6 m s ), il Pioverna (6,8 m s ), il Breggia (3,8 m s ) e il Varrone (3,6 m s ). Tutti i restanti sono da considerare corsi d’acqua idrologicamente minori, con portate medie inferiori a 3 -1 3 m s , ovvero ciascuna almeno 30 volte inferiore a quella dell’Adda immissario. Tale ripartizione non trova sempre conferma in termini di carico, dipendendo quest’ultimo dal livello di pressione antropica del bacino drenante. 48 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre Tabella 2.2.1 - Ripartizione del bilancio idrologico del Lago di Como nei suoi principali sottobacini. AREA (km2) Precipitazioni (mm a-1) Breggia Cosia Nosè Perlo Telo Perilacuale Ovest Interna Perilacuale Ovest Meridionale 89,6 32,8 27,1 11,6 34,3 53,3 67,4 1666 1582 1853 1828 1818 1731 1601 RAMO OCCIDENTALE 316 Nome sottobacino Adda Mera a Samolaco Mera tra Samolaco e Sorico 2595 557,5 182,1 1330 1564 1358 Mera a Sorico Pioverna Varrone Liro Val di Livo Albano Rio Torto Caldone Sanagra Meria Esino Gerenzone Zerbo Perilacuale Ovest Settentrionale Perilacuale Est Perilacuale Est Interno Lago di Como a Lecco 740 156,8 83,9 60,0 47,6 47,2 41,7 28,4 23,2 22,3 20,7 9,4 8,4 72,7 78,2 27,3 145,5 1711 1720 1729 1618 1808 1536 1590 1712 1677 1609 1591 1672 1670 1570 1689 1660 RESTO DEL BACINO 873 TOTALE BACINO IDROGRAFICO 4524 49 1451 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre Tabella 2.2.2 - Ripartizione degli apporti superficiali al Lago di Como. ENTRATE 3 -1 (m s ) 1984 2004 2000 2004 2000 2001 2002 2003 2004 Breggia Cosia Val Nosè Perlo Telo Perilacuale Ovest Interna Perilacuale Ovest Meridionale 3,8 1,3 1,3 0,5 1,6 2,3 2,9 3,9 1,3 1,3 0,5 1,6 2,4 2,9 5,0 1,7 1,7 0,7 2,1 3,1 3,8 3,2 1,1 1,1 0,5 1,3 2,0 2,4 4,3 1,5 1,4 0,6 1,8 2,7 3,3 3,1 1,1 1,0 0,4 1,3 1,9 2,3 4,2 1,5 1,4 0,6 1,7 2,6 3,2 RAMO OCCIDENTALE 13,6 14,0 18,1 11,6 15,6 11,1 15,1 Adda a Fuentes Mera a Sorico Pioverna Varrone Liro Val di Livo Albano Rio Torto Caldone Sanagra Meria Esino Gerenzone Zerbo Perilacuale Ovest Settentrionale Perilacuale Est Perilacuale Est Interno 87,6 21,6 6,8 3,6 2,6 1,9 2,1 1,6 1,1 1,0 0,9 0,8 0,4 0,4 2,9 3,1 1,2 95,2 23,5 6,9 3,7 2,7 2,0 2,2 1,7 1,2 1,0 1,0 0,9 0,4 0,4 3,0 3,2 1,2 118,0 136,1 30,3 31,5 9,0 5,8 4,8 3,1 3,5 2,2 2,6 1,7 2,9 1,8 2,1 1,4 1,5 1,0 1,3 0,9 1,3 0,8 1,1 0,7 0,5 0,3 0,5 0,3 3,9 2,5 4,1 2,6 1,5 1,0 93,6 22,8 7,7 4,2 3,0 2,2 2,5 1,8 1,3 1,1 1,1 1,0 0,4 0,4 3,4 3,5 1,3 65,5 13,2 5,5 3,0 2,1 1,6 1,8 1,3 0,9 0,8 0,8 0,7 0,3 0,3 2,4 2,5 0,9 63,0 14,4 7,5 4,0 2,9 2,2 2,4 1,8 1,3 1,1 1,0 0,9 0,4 0,4 3,3 3,4 1,3 RESTO DEL BACINO 140 150 189 194 151 104 111 Pioggia sul lago 7,9 6,3 7,9 5,5 9,1 4,5 4,6 Totale entrate 161 170 215 211 176 119 131 Variazioni di volume 0,2 0,0 3,7 -5,4 4,8 -2,6 -0,7 1984 2004 2000 2004 2000 2001 2002 2003 2004 Evaporazione dal lago 6,0 6,0 6,2 5,9 5,7 6,2 6,0 Adda a Lecco 155 164 205 210 166 116 126 Totale uscite a Lavello 161 170 211 216 171 122 132 A PAREGGIO 161 170 211 216 171 122 132 USCITE (m3 s-1) 50 Progetto PLINIUS 2.2.3 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre L’IDRODINAMICA LACUSTRE La definizione del regime idrodinamico del Lago di Como è effettuata partendo dai dati storici disponibili in circa 30 pubblicazioni (relative alle ultime 3 decadi) raccolte nell’ambito del progetto Osservatorio dei Laghi Lombardi. Tra queste pubblicazioni solo 3 si riferiscono a studi specifici sull’ecosistema lariano. Basandosi sui dati relativi alla recente installazione della stazione limnologica Lake Diagnostic System (LDS), è, inoltre, definito il ciclo stagionale recente di circolazione e di stratificazione delle acque. Da un punto di vista dell’evoluzione stagionale della struttura termica il Lago di Como può essere definito oligomittico, in quanto raggiunge la completa omogeneizzazione termica delle acque solo in concomitanza di inverni particolari rigidi e ventosi. Tra un evento di completa circolazione e il successivo, il rimescolamento delle acque riguarda una porzione limitata della colonna d’acqua (mixolimnio) che solitamente non supera i 150 m di profondità. Durante la massima circolazione tardo invernale (gennaio-febbraio) le acque del Lario circolano in genere a temperature prossime ai 6,5° C. Alla massima omogeneizzazione termica segue un periodo di debole stratificazione delle acque (primavera) che raggiunge la sua massima intensità nei mesi di luglioagosto quando le temperature superficiali possono superare i 25° C. Gli strati più profondi sono soggetti a una minore escursione termica e rimangono su valori compresi tra i 6,5 e i 7° C. Al periodo di massima stratificazione delle acque segue la destratificazione autunnale-invernale dove si assiste a un’erosione del salto termico che tende a spostarsi a profondità progressivamente maggiori fino a raggiungere la sua massima profondità nel tardo inverno. Sebbene non siano disponibili studi sperimentali sulla dinamica dei diversi bacini, valutazioni teoriche hanno stimato un maggiore tempo di residenza delle acque nel Bacino Occidentale rispetto al transetto Nord-Est. I dati forniti dalla stazione LDS indicano, inoltre, una elevata stabilità delle acque della porzione meridionale del Primo Bacino del Lago di Como, che determina condizioni favorevoli alla proliferazione di alcune specie di cianobatteri potenzialmente tossici. L’elevata quiescenza e stabilità delle acque del Primo Bacino sono state identificate come la principale criticità idrodinamica del lago. Per questo motivo, oltre a una scheda relativa allo studio del regime idrodinamico dell’ecosistema lariano (Azione 4), in questo volume sono presentate anche due schede relative a un intervento di risanamento diretto sul Primo Bacino volto alla riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali (Azioni 16 e 17). Per regime idrodinamico di un lago si intende l’insieme dei moti che avvengono nella cuvetta lacustre. Essi sono strettamente influenzati dalle cosiddette driving force rappresentate sia dall’azione degli agenti meteorologici sia dal regime delle entrate e delle uscite al lago (Imberger 1994). Un primo aspetto che definisce l’idrodinamica di un lago è il ciclo stagionale di rimescolamento e di stratificazione delle acque, influenzato in primo luogo dalla posizione geografica dell’ambiente (latitudine, quota ecc.) e dalle caratteristiche morfometriche (Wetzel 1983, Imberger 1994). A seconda della frequenza degli eventi di circolazione, i laghi sono classificati in diverse categorie (Wetzel 1983). Il Lago di Como, così come gli altri grandi laghi sudalpini italiani, è classificato come oligomittico (letteralmente “che circola poco”) in quanto raggiunge la piena omogeneizzazione termica solo in concomitanza di inverni particolarmente rigidi e ventosi (Chiaudani & Premazzi 1993). Nella regione temperata i laghi raggiungono in genere il periodo di massima circolazione nel tardo inverno (tra gennaio e febbraio), quando la diminuzione della radiazione solare incidente e il conseguente abbassamento della temperatura atmosferica determinano una perdita di calore dalla superficie del lago, riducendo il gradiente termico lungo la colonna e consentendo al lavoro impartito dall’azione del vento di rimescolare le acque del lago. In primavera le acque superficiali vanno incontro a un progressivo riscaldamento che porta il lago a una debole stratificazione termica che sfocia in una stabile stratificazione estiva. Durante questo periodo le acque superficiali più calde e leggere (epilimnio) si separano da quelle più fredde e pesanti (ipolimnio). Il comparto superficiale e quello profondo sono nettamente separati da una regione di gradiente termico denominata metalimnio che limita fortemente gli scambi tra il comparto superficiale e quello profondo. In autunno, con il raffreddamento della temperatura atmosferica, si assiste a una perdita di calore dalla superficie del lago e a un’erosione del termoclinio (profondità alla quale si verifica il massimo salto termico) che si sposta a profondità sempre maggiori fino a quando, nel tardo inverno, il ciclo si chiude con la massima circolazione invernale (Wetzel 1983). La descrizione del regime idrodinamico di un lago lungo il solo asse verticale risulta accettabile per ambienti di piccole e medie dimensioni, mentre in ambienti grandi e profondi non possono essere trascurati anche i moti lungo l’asse orizzontale (Imberger 1994). Tra questi si ricordano le correnti superficiali e profonde, le onde superficiali e interne. Nei laghi a elevata superficie le traiettorie di questi moti sono influenzate dalla rotazione terrestre (Imberger 1994). Onde interne e correnti rivestono un ruolo fondamentale nella distribuzione dell’energia cinetica impartita dal vento e nella 51 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre dispersione delle sostanze disciolte e sospese nella colonna d’acqua (McIntyre et al. 1999, Ostrovsky et al. 1996, Nishri et al. 2000) e, quindi, anche degli inquinanti. Esse influenzano in modo marcato la formazione di aggregati algali (Spiegel & Imberger 1987) e, di conseguenza, anche la distribuzione degli altri organismi della catena trofica pelagica (a esempio, zooplancton e pesci). Fin dalla seconda metà degli anni Settanta, nella modellistica applicata ai laghi, si è assistito al tentativo di legare le concentrazioni medie delle specie chimiche nel lago con il carico di nutrienti afferente e con parametri idrodinamici semplici, quali il tempo teorico di ricambio delle acque. Un tipico esempio in questo senso è l’approccio stocastico sviluppato da Vollenweider (1975) per la valutazione dei carichi critici di nutrienti afferenti al lago. In anni recenti lo sviluppo della modellistica ambientale e la maggiore accessibilità a computer con elevata capacità di calcolo hanno permesso di unire modelli idrodinamici ed ecologici complessi, ampliando enormemente lo spettro di applicazione della modellistica lacustre. 2.2.3.1 STATO DELLE CONOSCENZE La raccolta bibliografica effettuata nell’ambito dell’Osservatorio dei Laghi Lombardi (su cui si basa questo paragrafo) comprende le principali pubblicazioni prodotte sugli ambienti lacustri lombardi negli ultimi 30 anni e segnala una ventina di pubblicazioni che affrontano aspetti concernenti l’idrodinamica dell’ecosistema lariano (Regione Lombardia, ARPA, FLA 2005). Tra queste solo tre pubblicazioni sono focalizzate sul Lago di Como (Chiaudani & Premazzi 1993, Buzzi et al. 1997, Salvadè & Gerosa 1997), le altre sono studi comparativi tra i grandi ambienti sudalpini. Il Lago di Como, come gli altri laghi sudalpini, è un lago oligomittico che raggiunge la completa circolazione in particolari condizioni atmosferiche. Negli anni compresi tra gli eventi di miscelamento completo la cuvetta lacustre va incontro a circolazione parziale che investe, generalmente, gli strati compresi tra i primi 100 e 150 m (mixolimnio). La massima circolazione delle acque avviene a temperature variabili di anno in anno, secondo le condizioni meteorologiche. L’unica campagna stagionale recente sulla termica lacustre, disponibile in letteratura, è quella svolta all’inizio degli anni 90’ da Chiaudani & Premazzi (1993) relativa al biennio 1991-1992, quando sono stati svolti 7 campionamenti stagionali compresi tra il settembre 1991 e il settembre 1992 nelle stazioni di Como, Argegno, Menaggio, Colico, Lierna e Lecco. Nella stazione di Argegno nel gennaio 1992 la colonna d’acqua risultava completamente rimescolata per i primi 50 m, con temperature comprese tra 7,2 e 7,3 °C; a 100 m la temperatura scendeva a 7,0 °C (indicando la presenza di un lieve gradiente termico), mentre in prossimità del fondo (400 m) la temperatura era assestata intorno a 6,5 °C con un gradiente superficie fondo di 0,7-0,8 °C. La massima temperatura superficiale, pari a 21,3 °C, è stata misurata nel settembre 1991. Nello stesso campionamento la temperatura sul fondo risultava pari a 6,6 °C con un gradiente superficie-fondo di 14,7 °C. Da segnalarsi anche la costanza della temperatura degli strati profondi che, nel corso della campagna di campionamento, è oscillata tra 6,5 (gennaio 1991) e 6,7 °C (settembre 1992). Sebbene non sia disponibile una serie storica continua della termica lacustre del Lario, studi comparativi sul trend pluriennale del ciclo di circolazione-stratificazione hanno evidenziato comportamenti simili tra i grandi laghi sudalpini (Ambrosetti & Barbanti 2003). Questo aspetto è evidentemente spiegabile tenendo conto che essi sono collocati in una regione climaticamente omogenea (la regione sudalpina) e che presentano caratteristiche morfometriche comparabili. Sulla base di queste assunzioni è possibile tracciare un quadro dell’evoluzione della termica lacustre del distretto sudalpino nelle ultime 5 decadi, basato fondamentalmente sui risultati ottenuti dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR (già Istituto Italiano di Idrobiologia) di Verbania-Pallanza. Dai primi anni ’50 fino alla prima metà degli anni ’70, i laghi sudalpini sembrano avere seguito un ciclo di circolazione completa con un periodo di 7 anni. Il Lago Maggiore è, infatti, circolato nel tardo inverno del 1956, del 1963 e del 1970. Tra il 1970 e il 1999 i grandi laghi sono, invece, andati incontro a un lungo periodo di stasi (28 anni) in cui non sono noti eventi di piena circolazione. Questa situazione ha portato a un accumulo di calore negli strati profondi, misurato attraverso un incremento della temperatura ipolimnica (Ambrosetti & Barbanti 1999). Nel 2005, a distanza di 6 anni dall’ultimo evento, si è assistito a una nuova cospicua omogeneizzazione termica che, almeno nel Como, ha riguardato tutta la colonna d’acqua con temperature prossime ai 6,5 °C (Buzzi, comunicazione personale). Da un punto di vista del metabolismo dell’ecosistema, gli eventi di circolazione rappresentano un punto cruciale poiché consentono da una parte la riossigenazione degli strati più profondi e dall’altra il ritorno in circolo delle sostanze accumulate sul fondo. La frequenza di questi eventi potrebbe mutare in risposta ai cambiamenti climatici globali, influenzando in maniera marcata il metabolismo degli ecosistemi lacustri. 52 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre Il quadro dell’informazione disponibile in letteratura sull’idrodinamica del Lario, è completato dalla caratterizzazione dello spettro delle onde gravitazionali esterne (Salvadè & Gerosa 1997). L’interesse verso una migliore conoscenza del regime idrodinamico del Lago di Como è evidenziato anche da studi di carattere teorico che hanno portato alla modellizzazione dello spettro delle onde interne e all’impostazione di un modello tridimensionale dell’idrodinamica del Lario (Buzzi et al. 1997), svolti sempre verso la fine degli anni Novanta. Questi studi di carattere teorico non sono stati affiancati, negli anni seguenti, da adeguate campagne di verifica sperimentale che avrebbero potuto magnificare lo sforzo interpretativo iniziale. 2.2.3.2 INFLUENZA DELL’IDRODINAMICA SULL’ECOLOGIA LACUSTRE Come accennato in precedenza, i processi di miscelamento e di trasporto (orizzontale e verticale) influenzano in maniera marcata i processi chimici e biologici che avvengono nella cuvetta lacustre. Un primo parametro idrodinamico d' interesse per l’interpretazione dei processi chimico-biologici è rappresentato dal tempo teorico di ricambio delle acque, definito dal rapporto tra il volume del lago e la portata media del principale emissario. Per il Lago di Como il tempo teorico di ricambio delle acque è stimato intorno a 4,5 anni (Ambrosetti & Barbanti 2003) un valore prossimo a quello del Lago Maggiore (4 a) e molto più basso di quello del Lago di Garda (26 a). Secondo questo parametro una molecola di acqua in entrata al lago impiegherebbe 4,5 anni prima di uscire dalla cuvetta lacustre attraverso il suo emissario. In realtà il tempo teorico di ricambio delle acque si avvicina al tempo di ricambio effettivo solo in condizioni particolari, quali una struttura morfometrica simile a un tratto di fluviale e l’assenza di stratificazione delle acque. Il Lago di Como (come del resto la maggior parte dei laghi) mal si presta a questa approssimazione sia perché caratterizzato da una struttura complessa (§ 2.1 Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como) sia perché durante la stagione estiva va incontro a una marcata stratificazione termica. In modo particolare, l’assenza di un emissario naturale nel Ramo Occidentale fa sì che questo risulti parzialmente isolato dall’asse N-E interessata dal passaggio del principale immissario-emissario, aumentandone il tempo di ricambio delle acque. La comunicazione di questo ramo con il resto del lago è, inoltre, influenzata da un parziale sbarramento naturale collocato in prossimità di Bellagio che si alza da circa 280 a 140 m (§ 2.1 Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como) di profondità. La stratificazione delle acque tende, invece, a isolare lo strato profondo del volume della cuvetta lacustre dalla parte superficiale (Ambrosetti & Barbanti 2003) diminuendo il volume di acqua che può essere ricambiato. Essendo il Lago di Como un ambiente oligomittico, la separazione delle acque profonde persiste per diversi anni aumentando ulteriormente il tempo effettivo di ricambio delle acque. Una valutazione più attinente alla realtà è stata svolta in Chiaudani & Premazzi (1993) dove sono stati calcolati i tempi effettivi di residenza delle acque (TMR-A) per il lago intero e per i diversi sottobacini. Questa stima tiene conto della profondità media mensile dell’epilimnio (considerato lo strato recettore delle acque del principale immissario e lo strato da cui sono sottratte le acque dall’immissario), della portata media mensile del principale immissario e dell’oligomissi del lago (fissando la profondità del mixolimnio pari a 150 m in anni di parziale circolazione delle acque). È stato, infine, assunto che il 50% dell’acqua proveniente dal principale immissario transiti per il Bacino Occidentale prima di uscire dall’emissario. I calcoli sono stati svolti per due scenari che assumono un evento di piena circolazione delle acque rispettivamente ogni 5 e 10 anni. I dati riportati in Tabella 2.2.1 si riferiscono a una media dei due scenari. Per maggiori dettagli sulla metodologia di calcolo si rimanda a Chiaudani & Premazzi (1993). Come si può notare, il tempo effettivo di residenza della acqua per l’intero lago è circa due volte e mezzo il tempo teorico di ricambio delle acque (11,6 contro 4,5 a). Anche i tempi di residenza relativi ai diversi sottobacini sono sempre maggiori della stima teorica e nel caso del ramo chiuso di Como la residenza effettiva è addirittura pari a quasi tre volte la stima teorica. In Tabella 2.2.3 sono riportati anche i valori del tempo medio di permanenza del fosforo (TMP-F) calcolato tenendo conto sia del tempo di permanenza effettivo dell’acqua sia della rata di sedimentazione del fosforo (si veda anche in questo caso Chiaudani & Premazzi 1993 per maggiori dettagli sulla metodologia di calcolo). I valori di questo parametro sottolineano per il Bacino Occidentale tempi di permanenza prossimi ai due anni contro gli 1,2 anni del lago intero. Queste valutazioni rendono conto dell’inerzia di questo ramo al miglioramento della qualità ambientale e del gradiente di concentrazione delle specie del fosforo esistenti tra questo ramo e la restante parte del lago descritto nel § 2.7 (Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago). 53 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre Tabella 2.2.3 - Dati relativi al Tempo Medio di Residenza, in anni, delle Acque (TMR-A) e di Permanenza del Fosforo (TMP-F) relativi al lago intero e ai diversi sottobacini (fonte Chiaudani & Premazzi 1993). Lago Intero Bacino Nord Bacino Est Bacino Ovest TMR-A (anni) 11,6 8,4 5,1 12,7 TMP-F (anni) 1,2 1,2 1,56 1,98 2.2.3.3 TERMICA E IDRODINAMICA Nel 2003 è stato attivato un progetto di ricerca, denominato SimuLake, che vede collaborare l’Istituto di Ricerca Sulle Acque (IRSA-CNR), l’Istituto Nazionale della Montagna (IMONT) e il Centre for Water Research (CWR) della University of Western Australia. Il Progetto SimuLake è inserito nel progetto internazionale “Maximizing reservoir water quality security through the use of a Lake Diagnostic System (LDS) and a Controlled Lagrangian Drogue (CLD)”. Tale progetto mira alla realizzazione di un nuovo strumento di misurazione in continuo: il Controlled Lagrangian Drogue (CLD). Il CLD è una deriva, la cui profondità di movimento può essere controllata in remoto, in grado di misurare parametri idrodinamici e di qualità a intervalli di tempo programmato durante la risalita in superficie. Nel novembre del 2004, SimuLake ha portato all’installazione di una stazione meteorologica flottante Lake Diagnostic System (LDS) per la misurazione dei principali parametri meteorologici (radiazione solare incidente e netta, temperatura atmosferica, umidità relativa, intensità e direzione del vento) e del profilo termico in tempo reale (25 sensori distribuiti lungo la colonna). LDS è stata installata nel Ramo Occidentale del Lago di Como nelle acque del comune di Blevio dove il lago raggiunge una profondità di 161 m. La stazione è strutturata per allocare anche sensori per la misura in continuo di parametri di qualità quali, a esempio, le concentrazioni dell' ossigeno disciolto e della clorofilla. Essa rappresenta, quindi, un punto strategico per la misura di parametri chimico-biologici di interesse per la qualità delle acque. LDS invia in remoto i dati raccolti al centro di elaborazione dove questi ultimi sono messi a disposizione della comunità al sito internet http://rtm.cwr.uwa.edu.au/olaris/index.php. I dati sono aggiornati con frequenza subgiornaliera e visualizzati attraverso un software interattivo che consente di visualizzare i dati passando dalla frequenza di misurazione (una misura ogni 20 secondi) alla scala stagionale. Le elaborazioni riportate sotto sono esempi del tipo di output ottenibile navigando nel sito. La Figura 2.2.2 riporta l’andamento delle isoterme (curve ottenute attraverso l’interpolazione di punti aventi la stessa temperatura) lungo tutta la colonna d’acqua per il periodo compreso dall’installazione della stazione LDS (24 novembre 2004) fino al maggio 2005. 11,3 9,7 8,3 8,0 7,0 6,5 6,7 Figura 2.2.2 - Rappresentazione dell’evoluzione della struttura termica dal periodo compreso tra la sua installazione (fine novembre 2004) al maggio 2005. 54 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre Come si può notare, al momento dell’installazione la colonna d’acqua manteneva un certo gradiente termico con temperature degli strati superficiali intorno agli 11,3 °C e temperature sul fondo intorno ai di 6,7 °C. Con l’avvicinarsi della stagione invernale la temperatura in superficie è andata incontro a un processo di raffreddamento con relativo abbassamento del salto termico. Tale processo è terminato nel mese di gennaio quando nella stazione di Blevio il lago è circolato completamente a una temperatura di circa 7 °C. Successivamente, la temperatura della colonna d’acqua si è abbassata a circa 6,5 °C. Le temperature tardo invernali particolarmente rigide hanno fatto sì che nel 2005 il processo di rimescolamento si sia esteso fino a marzo inoltrato. Un campionamento svolto dal Dipartimento dall’ARPA di Lecco nella stazione di Argegno ha evidenziato che a inizio marzo il lago era completamente rimescolato anche nel punto di massima profondità fino a 400 m, con una temperatura della colonna d’acqua di circa 6,5 °C. La Figura 2.2.3 rappresenta, invece, una tipica situazione estiva (7-9 giugno) con elevato gradiente termico tra la superficie e il fondo. Nel pannello inferiore è mostrato anche l’andamento della velocità -1 del vento. Come si può notare, sebbene si siano riscontrate velocità prossime a 8 m s , la colonna d’acqua mostra una notevole stabilità andando incontro solo a una lieve perturbazione della profondità dal termoclinio e a un leggero rimescolamento verticale. L’analisi dei dati raccolti in più di un anno di misurazioni consente di stabilire che questa è la situazione tipica delle acque antistanti la città di Como, che possono essere, quindi, classificate come estremamente stabili e quiescenti. Queste caratteristiche svolgono un ruolo nel favorire la proliferazione di alcune specie di cianobatteri, come sottolineato nel capitolo dedicato ai popolamenti biologici (§ 2.9 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri). La Figura 2.2.4 rappresenta, invece, la risposta della colonna d’acqua a una raffica di vento di -1 maggiore intensità (superiore ai 10 m s ). Si può notare che la colonna d’acqua reagisce in maniera molto vigorosa con un notevole abbassamento del salto termico da profondità prossime ai 16 m fino a profondità superiori ai 30 m. L’abbassamento del salto termico è dovuto alla formazione di onde interne a scala di bacino la cui struttura dipende non solo dall’input di energia cinetica locale, ma anche dalla distribuzione complessiva del vento sull’intero specchio lacustre. Figura 2.2.3 - Risposta della colonna d' acqua (pannello superiore) a una intensa raffica di vento (pannello inferiore) che denota una notevole stabilità termica della cuvetta lacustre nel Primo Bacino del Lago di Como durante il periodo estivo. 55 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre Figura 2.2.4 - Risposta della colonna d' acqua (pannello superiore) a una raffica di vento di intensità superiore (pannello inferiore) che denota la formazione di onde interne a scala di bacino la cui struttura dipende dalla distribuzione del vento sull' intero specchio lacustre. Il dataset della stazione LDS, che ormai supera l’anno di attività, ha consentito di stabilire che questi eventi di elevata attività idrodinamica sono decisamente poco frequenti. Essi rivestono, comunque, una certa importanza nell’intera dinamica dell’ecosistema poiché spostano le popolazioni fitoplanctoniche a profondità caratterizzate da un diverso livello di irraggiamento e poiché gli eventi turbolenti a essi associati determinano il miscelamento di porzioni di fluido con caratteristiche chimiche diverse (a esempio, un diverso contenuto di nutrienti) e modificano, quindi, l' ambiente in cui cresce il fitoplancton. Le elaborazioni presentate in Figura 2.2.2 derivano dal sito internet http://rtm.cwr.uwa.edu.au/olaris/index.php che riporta i dati misurati in continuo dalla stazione LDS. Nel medesimo sito sono anche disponibili le prime simulazioni del modello idrodinamico ELCOM riguardanti sia la struttura termica sia la velocità delle correnti nell’intero lago. Gli scenari modellistici ottenuti per le acque antistanti il Comune di Blevio sono confrontati con i dati prodotti dalla stazione LDS. Sebbene ancora in fase di sviluppo, il modello idrodinamico fornisce fin da ora risultati “confortanti”, cogliendo i principali processi che avvengono nella cuvetta lacustre. Scostamenti dalle misurazioni della stazione LDS riguardano soprattutto la struttura delle onde interne, che, come sopra accennato, dipende dalla distribuzione dei driver idrodinamici sull’intero specchio lacustre. Risultati più attendibili potranno essere ottenuti attraverso una migliore descrizione della loro distribuzione spaziale. In definitiva, si può affermare che SimuLake rappresenta un importante passo nella comprensione del regime idrodinamico del Lago di Como, in quanto consente il monitoraggio in continuo della struttura termica e dei suoi principali driver idrodinamici. La stazione LDS rappresenta, inoltre, un punto strategico fondamentale poiché può costituire in prospettiva uno strumento di misura in continuo anche di parametri di qualità a supporto delle campagne di monitoraggio tradizionali. Infine, il sistema di distribuzione dei dati via web appare come un potente strumento di accesso alle informazioni che, in seguito, potrebbe allocare anche altri dati provenienti da sensori in continuo dislocati in altre parti del lago o della fascia perilacuale. 2.2.4 CRITICITÀ 2.2.4.1 CLIMA L’inquadramento climatico è stato concluso con un‘indagine preliminare delle stazioni meteorologiche attualmente in funzione nel bacino imbrifero allo scopo di evidenziare eventuali carenze nella strumentazione esistente. Quest’analisi ha rilevato la presenza di un numero di strumenti adeguato e 56 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre con un sufficiente grado di distribuzione sul territorio. Gli aspetti critici sono stati riscontrati, invece, nella gestione delle informazioni (strumentazione e dati) tra i vari enti (Regione; Province, ARPA) che è risultata poco organica e molto frammentaria, con una conseguente ripercussione sulla possibilità d’accesso ai dati in modo rapido ed efficiente sia per gli stessi enti gestori sia per altri utenti (enti di ricerca, università ecc.). 2.2.4.2 IDROLOGIA 2.2.4.3 IDRODINAMICA LACUSTRE 2.2.5 AZIONI 2.2.5.1 CLIMA Uno degli obiettivi di questo lavoro è di definire le lacune conoscitive in campo idrologico, che restano ancora da completare, al fine di pianificare le azione necessarie per l' ottenimento di una migliore conoscenza del sistema idro-ecologico nel suo complesso. A causa della ripartizione operata tra i diversi immissari del lago, non si è potuto procedere con il metodo classico partendo dagli afflussi meteorici, calcolando in seguito l’evapotraspirazione reale e le eventuali perdite per infiltrazione o gli apporti sotterranei. Il grado attuale di conoscenza del territorio, infatti, non consente di utilizzare un approccio di questo tipo. Per giungere a tale dettaglio, si ha la necessità non solo di raccogliere in modo omogeneo i dati climatici, ma, in particolare, di disporre di nuovi dati sperimentali per validare il modello utilizzato. Per ottenere tale grado di conoscenza del sistema idrologico è necessario almeno un biennio per organizzare l’attività di ricerca. Si dovrebbe iniziare con la taratura delle sezioni in cui sono già installati degli idrometri e provvedere successivamente all’installazione di nuova strumentazione idrometrica sui corsi d’acqua principali, nonché alla realizzazione delle rispettive curve livelli/portate. Come già evidenziato, l’installazione della nuova strumentazione proposta avrà un benefico effetto a catena sull’avanzamento delle conoscenze sia in ambito ecologico sia nel campo della protezione civile. La prima criticità che emerge chiaramente dall’analisi delle informazioni di letteratura sull’idrodinamica del Lago di Como è la scarsità e la frammentarietà dei dati disponibili. La maggior parte di queste informazioni riguardano, infatti, il rapporto tra caratteristiche morfometriche del lago (profondità, volume, superficie ecc.) e risposte medie del lago a scala stagionale (bilancio del calore, profondità del termoclinio ecc.) e sono, in genere, inserite in studi comparativi sui grandi laghi subalpini. Non è mai stata svolta, invece, una campagna di misure specifica per lo studio della dinamica a scala di intero lago o di sottobacini. Ciò impedisce, a esempio, la conoscenza approfondita delle dinamiche di scambio tra Bacino Occidentale del Lario e resto del lago. In ogni caso, ipotesi formulate in studi pregressi (Chiaudani & Premazzi 1993) indicano nello scarso ricambio della porzione meridionale del Primo Bacino la principale criticità idrodinamica di questa porzione del lago che porta a consistenti ripercussioni sulla qualità delle sue acque, quali: concentrazioni più elevate di nutrienti (§ 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago), di microinquinanti di sintesi (§2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque) e una maggiore carica microbica (§ 2.10 Usi delle acque) di origine antropica. I dati forniti dalla stazione LDS indicano, inoltre, uno scarso rimescolamento sia orizzontale sia verticale che favorisce l’instaurarsi di fioriture di cianobatteri (§ 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri) potenzialmente tossici (concentrate soprattutto nella tarda estate). Si suggerisce di proseguire lo sforzo, già iniziato dall’ARPA Lombardia, di rendere organica la gestione dei dati meteorologici nel territorio, promuovendo, in particolare, la realizzazione di un progetto che preveda l’organizzazione e la condivisione delle informazioni tra tutti gli enti gestori e che abbia i seguenti obiettivi: • realizzazione di carte, in aggiornamento continuo, relative all’ubicazione di tutte le stazioni presenti sul territorio; • creazione di un database che contenga in modo omogeneo i dati meteorologici e tutte le informazioni connesse alle singole stazioni; • digitalizzazione dei dati storici archiviati su supporti cartacei; 57 Progetto PLINIUS • • SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre predisposizione delle stazioni che registrino i dati con una maggiore risoluzione temporale (dell’ordine dei minuti) in modo da fornire un supporto adeguato agli studi climatici e idrologici che richiedono ormai una maggiore definizione dei parametri meteorologici. mettere le stazioni a norma OMM così da poter disporre di dati controllati, certificati e riconosciuti anche a livello internazionale; 2.2.5.2 IDROLOGIA 2.2.5.3 IDRODINAMICA LACUSTRE Le azioni d’intervento proposte di seguito saranno indicate partendo da quelle che con il minimo sforzo economico porteranno ai maggiori risultati: • taratura delle sezioni per le quali il Consorzio dell’Adda e l’ARPA Lombardia gestiscono, già da qualche anno, i livelli idrometrici: a) Fiume Mera, b) Torrente Pioverna, c) Torrente Senagra; • Installazione di un nuovo idrometro e taratura della sezione per ciascuno dei seguenti immissari, scelti seguendo come priorità sia l’entità dell’apporto idrico sia quello di sostanze inquinanti: d) Torrente Breggia, e) Torrente Cosia; • Installazione di un nuovo idrometro e taratura della sezione per: f) Torrente della Val Nosè, per il quale in letteratura si suppone vi sia una cospicua alimentazione sotterranea. Dopo un anno dall’installazione e dalla taratura della strumentazione, sarà necessaria un’attività di ricerca volta a raccogliere e organizzare i dati climatici e ad analizzare quelli idrologici di nuova acquisizione. Le azioni previste relative all' idrodinamica in senso stretto sono: • installazione di una nuova stazione LDS nel ramo settentrionale, indicativamente nelle acque del comune di Bellano, a una profondità analoga (160 m) al punto di installazione della stazione attualmente collocata nel Primo Bacino del Lago di Como (Comune di Blevio); • campagna sperimentale per la caratterizzazione del regime idrodinamico del lago con particolare riferimento agli scambi tra il Bacino Occidentale e la restante parte del lago; • completamento della modellizzazione idrodinamica del lago (mono e tridimensionale) per scenari a breve, medio e lungo termine; connessione dei modelli idrodinamici con modelli ecologici. Le azioni sopra riportate sono riassunte nelle schede 3 e 4 di questo volume. Da un punto di vista idrodinamico, si segnala, inoltre, l’importanza di installare misuratori di portata in continuo sui principali affluenti del ramo di Como (e, in particolare, nei punti di immissione dei torrenti Breggia e Cosia). Inoltre, risulta fondamentale dotare questi misuratori di sensori della temperatura, al fine di stabilire la profondità di entrata nel lago delle acque degli immissari e il meccanismo di entrata in circolo dei nutrienti veicolati dalle acque in entrata nella cuvetta lacustre. Come evidenziato in altri studi, inoltre, l’entrata di acqua fredda trasportata al lago dalle rete degli immissari sembra svolgere un importante ruolo nel processo di rimescolamento tardo invernale dei grandi laghi sudalpini (Ambrosetti & Barbanti 2003). Le nuove stazioni idrometriche dovrebbero essere dotate di un sistema di trasmissione in remoto. In questo modo i dati idrologici potrebbero essere facilmente utilizzati come input per il modello idrodinamico in continuo. Al fine di mitigare l’effetto dell’eccessivo carico inquinante gravante sul Primo Bacino del Lago di Como, nell’ambito delle attività del Progetto PLINIUS, è stata, inoltre, predisposta un’azione di risanamento volta alla riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali. In sintesi, l' azione si basa sull' installazione di una serie di miscelatori che favoriscano il ricambio delle acque nella porzione meridionale del Primo Bacino. Le attività di ricerca necessarie per la messa a punto dell’intervento e per una prima descrizione del sistema operativo sono presentati rispettivamente nella schede 16 e 17. La scheda 16 contiene la descrizione di un esperimento pilota e di una serie di attività di ricerca per la validazione del sistema, che porteranno a colmare le lacune conoscitive sull' idrodinamica dell' ecosistema lariano (con particolare riferimento al Primo Bacino), rendendo superflua la realizzazione della scheda 4. 58 Progetto PLINIUS 2.3 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio ANTROPIZZAZIONE DEL TERRITORIO SOMMARIO Questo capitolo analizza le pressioni antropiche che gravano sul bacino del Lago di Como nel suo complesso e, in dettaglio, sul Ramo Occidentale. La stima del carico teorico di fosforo ha evidenziato che, in media, al lago -1 -1 sono veicolate 274 P t a , rispetto alle 64 P t a del Ramo Occidentale. La pressione antropica, espressa in termini di capacità di rilascio di fosforo, per il Ramo Occidentale, è risultata essere oltre 3 volte superiore a quella del resto del bacino imbrifero. Tuttavia, a fronte di questa maggiore pressione, il Ramo Occidentale non ha una struttura della rete fognaria in grado di asportare il surplus di fosforo generato rispetto al resto del bacino. Inoltre, nel capitolo, sono evidenziate le carenze informative necessarie per giungere a una più adeguata conoscenza della struttura della rete fognaria. 2.3.1 PREMESSA L’alterazione trofica delle acque superficiali è la più diffusa causa di alterazione dei corpi idrici in Europa (UNEP 2004). L’impatto sull’ambiente è determinato non solo dalla quantità di nutrienti che vi sono immessi, ma anche dalla modalità di immissione. In generale, la distinzione tra sorgenti puntiformi (point) e diffuse (non-point) consente una grossolana classificazione della maggiore o minore capacità di contenimento e trattamento; questa classificazione implicitamente fornisce anche una distinzione tra maggiore o minore capacità di stimare e misurare i carichi inquinanti. L’agricoltura è tradizionalmente la maggiore sorgente diffusa di inquinanti in Italia (ANPA 2001); tuttavia, recentemente, anche le grandi aree urbane stanno progressivamente perdendo il loro ruolo di sorgente puntiforme e assumendo una caratteristica di sorgente diffusa, a causa della crescente porzione di territorio occupato con superfici impermeabili, non facilmente identificabili e controllabili sia tecnicamente sia attraverso precise normative. In particolare, in presenza di un collettamento delle acque reflue con un sistema misto, come quello che caratterizza in modo predominante la situazione del bacino idrografico del Lago di Como, le fonti di inquinamento civile e industriale diventano di difficile quantificazione. Infatti, in questa tipologia di fognatura, durante gli eventi meteorici, si verifica la trasformazione del deflusso superficiale urbano in sorgente puntiforme, poiché avviene un mescolamento con i reflui che convergono agli impianti di trattamento. In contrapposizione, i collettori dotati di scolmatori di piena, per alleggerire la rete durante gli eventi meteorici, portano a una ridistribuzione spaziale degli apporti inquinanti, determinando una riclassificazione delle sorgenti urbane e assoggettando di fatto questo tipo di pressione alla categoria dell’inquinamento diffuso. In conseguenza di ciò, gli apporti inquinanti degli scolmatori di piena assumono caratteristiche molto simili a quelle dell’inquinamento diffuso, quali la discontinuità, e, in particolare, la complessa quantificazione del carico di inquinanti che è riversato nel corpo recettore. Il problema descritto rappresenta attualmente una delle più complesse e vaste cause di compromissione delle acque superficiali (Harremoes 1998, US-EPA 2002) in grado di spiegare buona parte del carico di nutrienti che è veicolato dai corsi d’acqua. La Direttiva Europea sulle Acque (Water Framework Directive; WFD, 60/2000/CE), nello stabilire il raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’ecosistema acquatico, pone in primo piano la riduzione delle fonti inquinanti presenti nel bacino idrografico. La WFD non fornisce di per sé specifiche linee guida per il trattamento delle acque di deflusso urbano, eccetto che per l’annotazione dell’Appendice 1 dove agli Stati Membri è semplicemente chiesto di adottare misure che limitino il runoff urbano e l’effetto degli scolmatori di piena. La regolamentazione introdotta dalla Direttiva 271/1991/CE pone degli standard e degli obiettivi temporali per il raggiungimento di un adeguato collettamento e trattamento delle acque reflue, che dipendono dalla densità di popolazione e dalla sensibilità delle acque in cui gli scarichi trattati sono immessi. Allo stato attuale resta, quindi, ancora poco definito l’approccio al problema del contenimento dell’impatto delle acque di dilavamento e di quelle derivanti dagli scaricatori di piena. Per poter affrontare il problema, risulta necessario innanzi tutto definire la quantità di nutrienti che è veicolata al corpo recettore e identificare le aree e le fonti che maggiormente contribuiscono alla formazione del carico. Il problema di fatto può essere affrontato a livello sperimentale (carichi sperimentali), come sarà illustrato nel Capitolo 2.6 (Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero), mediante 59 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio metodi diretti volti a definire il carico di nutrienti veicolato al Lago di Como, utilizzando le concentrazioni dei tributari in ingresso in rapporto ai corrispettivi valori di portata. Questo metodo presenta il vantaggio di fornire una valutazione accurata dei carichi inquinanti, ma rivela anche la difficoltà di distinguere il contributo delle diverse sorgenti inquinanti alla formazione dei carichi. Per questo motivo, uno strumento utile a esprimere un giudizio sulle cause che determinano le condizioni di un corso d’acqua, è costituito dalla stima dei “carichi teorici” che si generano nel bacino imbrifero e che successivamente sono effettivamente sversati nel lago. Attraverso l’impiego di opportuni coefficienti, le unità di riferimento delle diverse fonti d’inquinamento (civile, industriale, zootecnia, agricoltura) sono trasformate in quantità di carico o indici del carico medesimo. In questo capitolo saranno calcolati i carichi teorici per tutto il bacino del Lago di Como attraverso due approcci: uno più generico (metodo IRSA) che garantisce un’affidabilità nella stima del carico a un livello gerarchico territoriale elevato (a livello di bacino e non oltre l’ambito provinciale), ma che non entra nel dettaglio delle dinamiche specifiche della generazione del carico civile, e un secondo che tiene in considerazione la reale struttura del sistema fognario. 2.3.2 CALCOLO DEI CARICHI TEORICI 2.3.2.1 DATI UTILIZZATI NELL’ANALISI In considerazione della scala spaziale su cui si sta lavorando e, come sarà messo in evidenza in seguito, in relazione all’affidabilità dei dati attualmente a disposizione, i carichi non saranno suddivisi in diffusi e puntuali. La ripartizione sarà effettuata in carico civile, industriale, zootecnico, agricolo e naturale. I carichi derivanti dalle ultime quattro attività saranno calcolati con il metodo IRSA, mentre per il carico civile si cercherà di entrare maggiormente nello specifico presentando, oltre a una stima di prima approssimazione, un tentativo di maggiore definizione che tenga conto della reale struttura del sistema fognario. La stima dei carichi teorici necessita di una vasta base di dati territoriali, recentemente disponibile anche in formati georeferenziati, che consenta di conoscere: • • • • la rete idrografica principale; il bacino idrologico e i sottobacini che drenano direttamente nel lago; l’uso del suolo; i profili nazionali, provinciali e comunali. Per quanto riguarda gli aspetti morfometrici e idrografici, nel Capitolo 2.1 (Limnogeologia e morfometria del Lago di Como), si è discusso di come il bacino idrologico del Lago di Como sia ripartito in sottobacini e, nel calcolo dei carichi, si è utilizzato lo stesso livello di disaggregazione del territorio. La base territoriale utilizzata per caratterizzare l’uso del suolo della porzione italiana del bacino, è stata completata avvalendosi di Corine Land Cover (CLC) 2000 (Bossard et al. 2000), realizzato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) alla scala 1:100000 e che costituisce il rilevamento standardizzato della copertura del suolo in Europa per l’anno 2000. Per il territorio elvetico si è utilizzato, invece, Geostat realizzato tra il 1992 e il 1997 dall’Ufficio Federale di Statistica, con una risoluzione 100x100 m, per tutto il territorio svizzero provvedendo, in questo caso, ad aggregare e ripartire le classi d’uso del suolo in modo omogeneo a quelle di Corine Land Cover (www.bfs.admin.ch/bfs/portal/de/index/dienstleistungen/servicestelle_geostat.html). I profili comunali utilizzati per il territorio italiano, sono quelli realizzati nel 1995 dall’ISTAT (ISTAT 1995), mentre, per il territorio elvetico, sono stati forniti dai Centri Sistemi Informatici cantonali (CSI). TM Con queste informazioni e attraverso il supporto di ArcView 3.x (ESRI), si è provveduto a creare le intersezioni tra tutti i tematismi elencati in modo da ripartire le informazioni sull’uso del suolo (classe e area) a livello nazionale, provinciale, comunale e a livello di sottobacino, nonché per il Ramo Occidentale (da Bellagio a Griante compresi), oggetto di studio di dettaglio in questo rapporto. Per quanto riguarda la popolazione e la zootecnia, l’IRSA ha acquisito e organizzato i dati elaborati dall’ISTAT e pubblicati nel Censimento Generale della Popolazione, dell’Industria e del Commercio dell’anno 2001 (ISTAT 2004a, ISTAT 2004b), e dell’Agricoltura dell’anno 2000 (ISTAT 2002). I dati relativi alla porzione svizzera del bacino sono, invece, stati forniti dai Centri Sistemi Informativi (CSI) dei Cantone Ticino e del Cantone Grigioni. 60 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio Nella Figura 2.3.2 è mostrata la base informatica territoriale utilizzata per definire l’uso del suolo del bacino del Lago di Como, mentre la Tabella 2.3.1 evidenzia, per ogni sottobacino e per ciascuna classe di uso del suolo, la rispettiva area. Un’immagine riassuntiva delle caratteristiche del bacino emerso del Lago di Como può essere riassunta con i grafici a torta della Figura 2.3.1. BACINO DEL LAGO DI COMO RAMO OCCIDENTALE 68% 10% 7% 2% 14% 8% 1% 2% Urbano 7% Industria Agricolo Pascoli Boschi 70% 11% 0% Corsi d' acqua e ghiacciai Figura 2.3.1 - Confronto tra le classi di uso del suolo dell’intero bacino idrografico del Lago di Como e del Ramo Occidentale. Si può notare che il bacino del Lago di Como ha una matrice prevalentemente forestata (68%) in un contesto semi-naturale, di media e alta quota, caratterizzato, oltre che da boschi, da superfici a pascolo, laghi e ghiacciai per il 91% del bacino emerso. Il confronto con la distribuzione delle classi d’uso del suolo per il Ramo Occidentale mette in evidenza la maggiore pressione antropica cui è sottoposto quest’ultimo: il territorio occupato dal suolo industriale e urbano (13%) è oltre 4 volte superiore rispetto all’intero bacino idrografico (3%). Dalla Tabella 2.3.1possiamo notare che i sottobacini, che mostrano una maggiore densità di territorio urbanizzato, sono in ordine: il Cosia, il Breggia e la fascia perilacuale occidentale-meridionale. Nell’intero bacino gravitano tra residenti e fluttuanti 524904 abitanti e di questi il 29% nel Ramo Occidentale (152046). L’evidenza della maggior pressione cui è sottoposto il Ramo Occidentale può essere anche dedotta -2 dalla densità di abitanti che gravitano in quest’area (480 ab km ) che è 4 volte superiore alla media -2 dell’intero bacino (116 ab km ). La densità a scala locale è, comunque, anche più elevata: a esempio, -2 nel bacino del Cosia la densità abitativa supera i 1000 ab km . Gli abitanti fluttuanti che gravitano nel bacino sono stati stimati dall’ISTAT in 57191 e costituiscono circa il 10% della popolazione totale. Anche in questo caso la densità per il Ramo Occidentale (44 ab -2 -2 km ) è quasi 4 volte superiore a quella dell’intero bacino (13 ab km ). Come è logico aspettarsi, le -2 fasce perilacuali presentano le medie di densità più elevate (circa 80 ab km ). 2.3.2.2 IL METODO IRSA-CNR L’Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA-CNR) conduce da tempo studi sui metodi di stima dei carichi, verificandone l’applicabilità e le caratteristiche d’affidabilità nelle diverse situazioni (Barbiero et al. 1991). L’impiego di tali metodi presuppone l’utilizzo di dati che consentano di ottenere valutazioni nelle molteplici tipologie d’aggregazione territoriale. 61 62 Figura 2.3.2 - Carta dell’uso del suolo del bacino idrografico del Lago di Como. SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio 25 km Progetto PLINIUS Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio I dati riguardanti i quantitativi di fosforo applicati sui terreni coltivati come fertilizzanti sono stati ricavati dall’Annuario di Statistica Agraria in cui sono riportate per le diverse regioni le quantità di fosforo contenute nei concimi chimici distribuiti per uso agricolo. A partire da questa informazione, sulla base della superficie agricola, è stato determinato il quantitativo di fosforo da attribuire ai diversi sottobacini. Il bacino del Lago di Como è stato suddiviso in unità geografiche di riferimento, individuate in sottobacini, al fine di ottenere valutazioni disaggregate e raccogliere utili informazioni sulla localizzazione delle fonti d’inquinamento. Per ciascun sottobacino, oggetto di studio sono stati considerati i Comuni compresi nell’unità geografica di riferimento. Nel caso in cui il territorio di un Comune insista solo parzialmente su un determinato sottobacino, per le diverse elaborazioni, i dati sono stati considerati in modo proporzionale alle aree incluse. Di seguito, si riportano sinteticamente i valori dei coefficienti utilizzati per la stima dei carichi usando il metodo IRSA, rinviando a Pagnotta & Barbiero (2003) per il dettaglio dei metodi utilizzati. Per la determinazione dei carichi teorici di fosforo (TP) sono stati seguiti i criteri di seguito indicati: • • • • • • per la popolazione è stato utilizzato un coefficiente espresso in g di P per persona al giorno pari -1 -1 -1 -1 a 1,6 g P ab d (pari a 0,58 kg P ab a ). Il carico effettivamente rilasciato corrisponde al 50% di quello generato. per le attività industriali, il carico di fosforo è stato valutato pari al 10% del carico complessivo prodotto dalla popolazione. per quanto concerne la zootecnia, sono stati impiegati i seguenti coefficienti che esprimono il carico prodotto in kg per capo di bestiame per anno: bovini 7,4; equini 8,7; ovini e caprini 0,8; -1 -1 suini 3,8; pollame 0,17 kg capo a . Il carico effettivamente rilasciato corrisponde al 5% di quello generato. per il suolo coltivato, i carichi di fosforo si ottengono sommando le quantità di fertilizzanti di sintesi con la quantità di concime naturale. Per i primi si utilizza un coefficiente proporzionale alla superficie agricola, specifico per ogni provincia. Per il concime naturale, invece, si ripartisce lo 0,81% del carico derivante dalla zootecnica per le superfici agricole. Il carico effettivamente rilasciato corrisponde al 3% di quello generato. Per il territorio elvetico, non disponendo del coefficiente per i fertilizzanti di sintesi, si è applicato un metodo più generico che utilizza un -2 -1 coefficiente di 59 kg km a . per il suolo non coltivato, i carichi di fosforo si ottengono applicando il coefficiente di 10 kg P 2 -1 km a di superficie naturale. per quanto concerne i sottobacini che hanno un lago al loro interno (il sottobacino del Mera e del Rio Torto), si è tenuto conto di una riduzione dell’85% del carico di fosforo generato nella porzione di territorio a monte della cuvetta lacustre. Determinati i carichi generati, applicando i coefficienti di riduzione citati, si è ottenuto il carico effettivo che annualmente è veicolato al lago. I risultati del calcolo sono riportati in Tabella 2.3.1. Per l’intero -1 bacino del Lago di Como è stato stimato un valore di 274 t P a , superiore di circa il 20% al valore stimato nel Programma di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia 2004) per l’anno 2003, pari a -1 229 t P a . Tale differenza è essenzialmente imputabile alle differenti metodologie di valutazione. Il risultato ottenuto, trovando un riscontro nel PTUA, permette, quindi, di considerare attendibile, con un buon grado di approssimazione, anche la ripartizione del carico nei rispettivi sottobacini, evidenziata in Figura 2.3.3. Nella figura i carichi sono indicati come “carico di fosforo unitario” che consente di mettere a confronto la pressione cui è sottoposto ciascun bacino. Per il Ramo Occidentale il carico -1 risulta di 64 t P a (Tabella 2.3.1) pari al 23% di quello dell’intero bacino. Il grafico di Figura 2.3.3 evidenzia come la pressione antropica espressa in termini di pressione di fosforo che grava sul Ramo Occidentale rispetto all’intero bacino sia molto elevata. Infatti, il Ramo -2 -1 Occidentale ha un carico di fosforo unitario medio di 0,20 t P km a rispetto a quello dell’intero bacino -2 -1 che è di 0,06 t P km a . Ripartendo, infine, il carico di fosforo totale nelle sue componenti (Figura 2.3.4), si può osservare che quasi il 60% è determinato da fonti civili e industriali, mentre il 19% è imputabile ai fertilizzanti utilizzati in agricoltura. Decisamente inferiore risulta essere il contributo della zootecnia. 63 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio Tabella 2.3.1 - Ripartizione delle Classi di uso del suolo tra i sottobacini e carichi teorici effettivi che essi sversano nel Lago di Como. Sottobacino Area Urbano Breggia Cosia Val Nosè Perilacuale Ovest Meridionale Perilacuale Ovest Interno Perlo Telo 89,6 32,9 27,1 68,3 53,3 11,6 34,3 12,5 7,2 0,5 8,5 4,1 0,2 2,9 RAMO OCCIDENTALE Adda Albano Caldone Esino Gererzone Liro Mera Meria Perilacuale Est Perilacuale Est Interno Perilacuale Ovest Settentrionale Pioverna Rio Torto Sanagra Val di Livo Varrone Zerbo CLASSI DI USO DEL SUOLO (km2) InduAgricolo Pascoli Boschi striale 4,6 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 6,8 0,7 2,7 4,8 0,0 0,8 5,9 11,8 1,6 5,7 6,8 1,7 0,7 1,9 53,9 22,8 18,2 47,8 46,7 9,9 23,6 ABITANTI (n) Corsi d' acqua Residenti Fluttuanti Totali Civile 18,8 11,7 0,6 10,8 6,2 0,1 2,8 0,0 0,0 0,0 0,5 0,7 0,0 0,0 55447 33647 762 27091 15850 198 5151 763 1236 947 5076 2658 91 3128 56209 34884 1709 32167 18508 289 8280 CARICO DI FOSFORO EFFETTIVO (t a-1) InduZooAgricolo Naturale striale tecnia 1,9 1,1 0,0 0,9 0,5 0,0 0,2 0,5 0,1 0,1 0,2 0,0 0,1 0,2 1 0 1 1 0 0 1 0,6 0,2 0,2 0,5 0,5 0,1 0,3 Totale 22,8 13,4 1,5 13,4 7,3 0,6 4,6 317 36 5 22 30 223 1 138146 13900 152046 51 5 1 4 3 64 2594,8 47,2 28,4 20,7 9,4 60,0 739,6 22,3 78,2 27,3 71,8 156,8 41,7 23,2 47,5 83,9 8,4 19,8 0,4 2,8 0,7 1,7 0,2 6,9 0,7 13,5 6,0 4,2 6,0 4,9 1,1 0,1 0,7 0,0 10,8 0,2 0,1 0,0 0,0 0,0 1,3 0,0 1,3 1,7 0,0 0,0 1,5 0,0 0,0 0,0 0,0 224,8 0,9 1,7 1,0 0,4 2,1 44,7 0,5 12,1 2,6 12,2 17,1 12,0 0,4 0,6 0,5 0,1 340,4 18,4 3,2 1,4 0,7 21,4 115,2 0,8 12,1 4,3 11,3 18,1 6,7 4,0 11,4 12,3 1,4 1840,5 26,9 20,6 17,6 6,7 36,3 467,1 20,3 27,0 8,5 42,8 115,7 10,4 17,7 35,4 70,4 6,9 158,5 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 104,4 0,0 12,1 4,3 1,4 0,0 6,3 0,0 0,0 0,0 0,0 129645 2217 15615 1466 10412 1103 25776 3575 56533 23262 14829 13063 26219 1844 623 3251 134 16933 355 1207 609 443 181 5889 96 3760 2240 4589 4591 496 691 415 789 7 146579 2572 16823 2074 10855 1284 31664 3671 60293 25502 19417 17654 26715 2534 1038 4041 141 49,1 0,9 5,6 0,7 3,6 0,4 3,3 1,2 8,7 3,9 6,5 5,9 4,8 0,8 0,3 1,4 0,0 4,3 0,1 0,5 0,0 0,3 0,0 0,3 0,1 0,8 0,3 0,5 0,4 0,5 0,1 0,0 0,1 0,0 10,9 0,2 0,1 0,1 0,1 0,2 1,5 0,0 0,5 0,1 0,4 0,9 0,1 0,1 0,1 0,1 0,0 35 2 0 0 0 1 1,0 0 1 0 3 2 0,1 0 1 0 0 22,7 0,4 0,2 0,2 0,1 0,6 6,3 0,2 7,8 0,1 0,5 1,3 0,2 0,2 0,5 0,8 0,1 121,9 3,4 6,8 1,2 4,2 2,1 12,4 1,6 18,3 4,7 10,8 11,1 5,6 1,4 1,6 2,7 0,2 RESTO DEL BACINO 4061 70 17 334 583 2771 287 329567 43291 372858 97 9 15 47 42 210 TOTALE BACINO EMERSO 4524 105 22 355 613 2994 288 467712 57191 524904 148 13 17 51 45 274 Lago di Como 145,5 TOTALE BACINO 4669 -1 2 TP ( t a km ) 0.00 0.05 0.10 0.15 0.20 0.25 0.30 0.35 0.40 0.45 0.50 B re ggia C o s ia N o sè P e rila c ua le O v e s t M e ridio na le P e rila c ua le O v e s t int e rno P e rlo T e lo R A M O O C C ID E N T A LE A dda A lba no C a ldo ne E s ino G he rzo ne Liro M e ra M e ria P e rila c ua le E s t P e rila c ua le E s t Int e rno P e rila c ua le O v e s t S e t t e nt rio na le P io v e rna R io T o rt o S a na gra V a l di Liv o Va rro ne Z e rbo T O T A LE B A C IN O E M E R SO -1 -2 Figura 2.3.3 - Carichi teorici per unità di area (t a P km ) dei sottobacini, dell’intero bacino imbrifero e del Ramo Occidentale del Lago di Como. Per le ripartizioni in sottobacini si veda la Figura 2.1.1 (§ 2.1 Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como). 64 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio 5% 6% 54% 19% 16% Civile Industriale Zootecnico Agricolo Naturale Figura 2.3.4 - Ripartizione del contributo di fosforo rispetto alle diverse fonti di generazione. 2.3.3 IL CARICO CIVILE 2.3.3.1 DATI RELATIVI AL COLLETTAMENTO ALLA RETE FOGNARIA Per indagare sulle cause che determinano l’entità del carico civile, oltre ai dati territoriali e a quelli relativi agli abitanti residenti e fluttuanti, già utilizzati col metodo IRSA, è stato necessario acquisire il maggiore dettaglio possibile relativo al collettamento della popolazione alla rete fognaria (§ 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario). La Figura 2.3.5 illustra la distribuzione territoriale degli impianti di depurazione esistenti nel territorio del bacino idrografico del Lago di Como, da cui appare evidente una certa omogeneità territoriale, ma anche il numero elevato di piccole strutture (5-1000 Abitanti Equivalenti), che richiederebbero un elevato controllo operativo volendo ottenere la massima efficienza depurativa. In realtà, la valutazione diretta del carico civile, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile, non essendo disponibili i dati sui carichi in ingresso e in uscita da tutti gli impianti di depurazione e, specificatamente, il carico veicolato dagli scaricatori di piena. Per i calcoli qui riportati, si sono, pertanto, utilizzate esclusivamente le informazioni fornite dalla Provincia di Lecco e dalla Provincia di Como, relative alle dichiarazioni rilasciate dai Comuni nella ”Denunzia d’autorizzazione allo scarico”. Per la porzione del sottobacino del torrente Breggia in territorio elvetico, le informazioni sul collettamento sono state fornite dal Centro Cantonale Sistemi Informativi. Per quanto riguarda i dati relativi al collettamento forniti dalla Provincia di Lecco sono necessarie le seguenti precisazioni: • per molti comuni i dati si riferiscono all’impianto di depurazione consortile. Pertanto, non si conosce la percentuale di abitanti collettati a livello di singolo comune. • le informazioni sono suddivise in abitanti “senza trattamento di depurazione” e “con trattamento di depurazione”. Degli abitanti che non sono collettati a un impianto di depurazione, non si conosce la percentuale di quanti siano, comunque, serviti da rete fognaria. Per quanto riguarda i dati della Provincia di Como: • le informazioni sono suddivise in abitanti “serviti da rete fognaria” e “non serviti da rete fognaria”; degli abitanti serviti da rete fognaria, non si conosce quanti siano effettivamente collettati a un impianto di depurazione; • solo il 60% dei Comuni ha fornito alla Provincia informazioni relative agli abitanti serviti da rete fognaria. Per il territorio elvetico del sottobacino del Torrente Breggia, le informazioni sono riferite a livello comunale e gli abitanti sono ripartiti in “senza trattamento di depurazione” e “con trattamento di depurazione”. Degli abitanti che non sono collettati a un impianto di depurazione, non si conosce la percentuale di quanti siano comunque serviti da rete fognaria. 65 Progetto PLINIUS 2.3.3.2 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio METODI PER LA STIMA DEL CARICO CIVILE L’assenza di dati accurati sullo stato e sull’efficienza del sistema di collettamento e depurazione dei Comuni porta a stime molto approssimative del carico di fosforo rilasciato da fonti civili. La stima ha preso in considerazione gli apporti derivanti da popolazione residente e fluttuante: • servita da fognatura e impianto di depurazione: “Serviti e Depurati”; • servita da fognatura, ma non da impianto di depurazione:”Serviti e non depurati”; • non servita né da fognatura né da impianto di depurazione: “Non serviti e non depurati”. Di seguito si specificano le relazioni reciproche tra queste ripartizioni in modo da facilitare la lettura del testo (Tabella 2.3.2). Figura 2.3.5 - Distribuzione territoriale degli impianti di depurazione esistenti nel territorio del bacino idrografico del Lago di Como al 2003 (Immagini modificate da: http://www.ors.regione.lombardia.it/publish_bin/C_2_ContenutoInformativo_1162_ListaAllegati_Allegat o_17_All_Allegato.htm). 66 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio Tabella 2.3.2 - Tipologie di collettamento considerate. Abitanti residenti e fluttuanti = Serviti e Depurati + Serviti e non depurati Serviti = Serviti e Depurati + Serviti e non depurati Non Depurati = Serviti e non depurati + + Non serviti e non depurati Non serviti e non depurati L’analisi ha interessato solo i sottobacini della Provincia di Como e di Lecco e il territorio elvetico del sottobacino del Torrente Breggia. Il carico civile per il bacino dell’Adda e del Torrente Mera, che ricadono prevalentemente nella Provincia di Sondrio, è stato calcolato con il metodo IRSA, non avendo per il momento ancora i dati relativi al collettamento. Prima di procedere alla stima del carico civile è stato necessario completare e rendere omogenei i dati della Provincia di Lecco e di Como, essendo entrambi lacunosi: • gli abitanti “Serviti” della Provincia di Como, per i Comuni di cui si dispone delle informazioni, sono l’84% del totale degli abitanti residenti e fluttuanti dichiarati dagli stessi Comuni. Si è, pertanto, estesa questa informazione al rimanente 40% di Comuni che, a oggi, non hanno fornito informazioni alla Provincia; • per ripartire gli abitanti “Serviti” da rete fognaria, tra “Serviti e Depurati” e ”Serviti e non depurati”, si sono utilizzate le ripartizioni descritte in Tabella 2.4.3 del Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario), nella quale si mette in evidenza che, per i comuni rivieraschi, tale ripartizione è del 54% per i primi e del 46% per i secondi. Seppure nel Capitolo 2.4 sia specificato che i dati non permettono di conoscere con precisione questa ripartizione per i comuni non rivieraschi, per poter procedere nella stima dei carichi civili, si è dovuto, in prima approssimazione, considerare le ripartizioni note come rappresentative di tutto il territorio provinciale. Come sarà messo in evidenza nello stesso capitolo, questa mancanza di informazione costituisce la prima criticità conoscitiva del sistema fognario; • per la Provincia di Lecco, si conoscono, invece, gli abitanti “Serviti e Depurati”, ma non quelli ”Serviti e non depurati”. Per poter procedere nel calcolo si è utilizzata, in prima approssimazione, una stima congruente con quella della Provincia di Como. Pertanto, sulla base dei rapporti reciproci tra le quattro tipologie di collettamento per i comuni rivieraschi esposti in Tabella 2.4.3 del Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario), si è supposto che gli abitanti ”Serviti e non depurati” fossero l’88% di quelli “Non depurati”. Sulla base di queste considerazioni in Tabella 2.3.3 si mettono in evidenza le ripartizioni degli abitanti residenti e fluttuanti nelle 3 tipologie prese in considerazione: Tabella 2.3.3 - Ripartizione degli abitanti residenti e fluttuanti, per la Provincia di Lecco e di Como, nelle 3 tipologie di allacciamento considerate (dati parzialmente integrati con stime teoriche). Abitanti residenti e fluttuanti Provincia di Lecco Provincia di Como 117081 163472 Serviti e Depurati 56875 80563 49% 49% Serviti e non Depurati 49461 57403 42% 35% Non Serviti e non Depurati 10745 25505 9% 16% Senza approfondire le considerazioni, viste le premesse nella stima, si può notare la maggiore pressione, in termini d’abitanti, della Provincia di Como rispetto a quella di Lecco. Il numero di abitanti serviti da impianto di depurazione pare essere uguale per le due province, mentre sembra differire il rapporto tra abitanti “Serviti e non depurati” e “Non serviti e non depurati”, mostrando un maggiore numero di utenti serviti per la Provincia di Lecco. 67 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio Per semplificare il calcolo dei carichi, sono state introdotte le seguenti ipotesi in conformità con il metodo utilizzato nel Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario) per il Ramo occidentale del Lario: • l’abbattimento medio di fosforo dei piccoli impianti di depurazione è considerato pari a circa il 60%; -1 -1 • l’apporto pro-capite di fosforo è posto pari a 1,6 g ab d ; • Solo il 15% degli abitanti non serviti da fognatura scaricano direttamente a lago. Il rimanente 85% si disperde nel terreno (fosse settiche + pozzo perdente). Inoltre, si è tenuto conto: • • • di un abbattimento del 20% per i Comuni non rivieraschi; il contributo degli scolmatori di piena è stimato essere il 4% di quello convogliato a depurazione in conformità con il PTUA. per quanto concerne i sottobacini che hanno un lago al loro interno (il sottobacino del Rio Torto e del Fiume Mera) si è tenuto conto di una riduzione dell’85% del carico di fosforo civile generato nella porzione di territorio a monte della cuvetta lacustre. 2.3.3.3 VALUTAZIONE DEL CARICO 2.3.4 CRITICITÀ Le elaborazioni condotte hanno portato alla stima del carico civile, suddiviso per i vari sottobacini, riportata in Tabella 2.3.4. Si può notare che per tutti i sottobacini solo il carico civile è stato ricalcolato, mentre il carico industriale, il carico derivante dalle attività zootecniche e agricole e quello naturale, sono stati calcolati con il metodo IRSA e sono riassunti in tabella sotto la voce “altri carichi”. Per il Torrente Mera e per il Fiume Adda, anche lo stesso carico civile è stato calcolato con il metodo IRSA. -1 -1 Possiamo notare che la nuova stima definisce un carico totale di 341 t P a , contro 274 t P a calcolato con il metodo IRSA tradizionale. La differenza riscontrata, come si può osservare dal confronto delle tabelle 2.3.4 e 2.3.1 è imputabile al metodo di calcolo del carico civile che è risultato di -1 -1 216 t P a rispetto alle 148 t P a stimate in precedenza. Questo semplice confronto non permette di stabilire quale dei due scenari aderisca meglio alla situazione reale del bacino, motivo per cui è, inoltre, necessario effettuare un confronto con il carico sperimentale calcolato nel Capitolo 2.6 -1 (Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero) che è risultato essere di 265 t P a . Possiamo notare una maggiore congruenza del carico teorico calcolato con il metodo IRSA rispetto a -1 -1 quello sperimentale (274 t P a rispetto a 265 t P a ): congruenza che trova anche un buon accordo -1 nel confronto tra il carico teorico civile di 51 t P a ottenuto con il metodo IRSA rispetto a quello calcolato nel Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario) di 52 t P -1 a . Una così scarsa congruenza tra il carico sperimentale e un metodo di stima teorico che trova le sue modalità di calcolo nel grado di conoscenza del sistema di collettamento, porta ad affermare che, senza alcun dubbio, qualsiasi attività rivolta al risanamento delle acque del lago non può prescindere da una preventiva azione volta a definire, con maggiore dettaglio e precisione, l’organizzazione della rete fognaria del bacino del lago. Un ulteriore esempio a questo proposito è dato dal Torrente Cosia -1 -1 per il quale la stima teorica del carico civile è di 37 P t a , per un carico totale di 38 P t a , che si discosta notevolmente da quello calcolato sperimentalmente nel Capitolo 2.6 (Valutazione del carico -1 di nutrienti dal bacino imbrifero) di 20 t P a , a testimonianza che, in particolare, per la città di Como le conoscenze sullo stato di collettamento risultano del tutto insufficienti. L’analisi condotta ha evidenziato che: • nel Ramo Occidentale del bacino del Lago di Como, la porzione di territorio impermeabilizzata da attività antropiche (13%) è oltre 4 volte superiore rispetto all’intero bacino idrografico (3%). I sottobacini che mostrano una maggiore densità di territorio urbanizzato sono in ordine il Cosia, il Breggia e la fascia perilacuale occidentale-meridionale; -2 • la densità di abitanti che gravitano sul Ramo Occidentale è di 480 ab km e, anche in questo -2 caso, è oltre 4 volte superiore a quella dell’intero bacino (116 ab km ). Nel bacino del Cosia la -2 densità abitativa supera i 1000 ab km ; 68 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio Tabella 2.3.4 - Ripartizione dei carichi civili teorici di fosforo tra i sottobacini del Lago di Como. SOTTOBACINO Breggia Cosia Val Nosè Perilacuale Ovest Meridionale Perilacuale Ovest Interno Perlo Telo RAMO OCCIDENTALE • • • Civile Altro Carico 18,8 11,7 0,6 10,8 6,2 0,1 2,8 4 2 1 3 1 0 2 50,9 Totale 22,8 13,4 1,5 13,4 7,3 0,6 4,6 13 Serviti e depurati 11,8 13,5 0,8 4,2 3,0 0,6 0,8 64 49,1 0,9 5,6 0,7 3,6 0,4 3,3 1,2 8,7 3,9 6,5 5,9 4,8 0,8 0,3 1,4 0,0 73 3 1 1 1 2 9 0 10 1 4 5 1 1 1 1 0 121,9 3,4 6,8 1,2 4,2 2,1 12,4 1,6 18,3 4,7 10,8 11,1 5,6 1,4 1,6 2,7 0,2 RESTO DEL BACINO 97 113 TOTALE BACINO EMERSO 148 125 Adda Albano Caldone Esino Gerenzone Liro Mera Meria Perilacuale Est Perilacuale Est Interno Perilacuale Ovest Settentrionale Pioverna Rio Torto Sanagra Val di Livo Varrone Zerbo • CARICO DI FOSFORO EFFETTIVO CALCOLANDO IL CARICO CIVILE SULLA BASE DEI DATI DI COLLETTAMENTO DELLA POPOLAZIONE ALLA RETE FOGNARIA E GLI ALTRI CARICHI CON IL METODO IRSA (t a-1) CARICO TEORICO DI FOSFORO CON IL METODO IRSA (t a-1) Serviti e non Non serviti e depurati non depurati 8,6 21,8 1,3 6,8 4,8 0,9 1,3 35 0,6 1,4 0,1 0,7 0,4 0,1 0,1 46 Civile Altro Carico 21,0 36,7 2,1 11,7 8,2 1,6 2,1 4 2 1 3 1 0 2 3 83,3 Totale 25,0 38,4 3,1 14,4 9,2 2,0 3,9 13 96 0,1 0,7 0,1 0,5 0,2 0,0 0,1 0,0 0,1 0,0 49,1 1,7 6,7 1,2 3,2 1,9 3,3 4,8 30,5 2,5 9,6 6,7 2,5 2,2 1,0 4,3 1,7 73 3 1 1 1 2 9 0 10 1 4 5 1 1 1 1 0 121,9 4,2 7,8 1,7 3,7 3,6 12,4 5,1 40,0 3,3 13,9 11,8 8,1 2,7 2,3 5,7 1,9 49 3 133 113 245 95 6 216 125 341 0,6 2,4 0,5 1,2 0,7 1,0 4,1 0,7 2,0 1,1 0,1 0,2 0,0 0,1 0,1 1,2 10,2 0,9 3,5 2,1 2,5 0,8 0,4 1,3 0,5 3,5 19,6 1,5 5,6 4,3 0,0 1,3 0,6 2,8 1,2 210 29 274 63 -1 per l’intero bacino del Lago di Como, il carico effettivo di fosforo è stato stimato in 274 P t a , -1 mentre per il Ramo occidentale è di 64 P t a ossia il 23% di quello dell’intero bacino. Riassumendo la pressione antropica in termini di capacità di rilascio di fosforo (carico di fosforo unitario), si può affermare che il Ramo occidentale ha una capacità, nel determinare l’attuale livello trofico del lago, oltre 3 volte superiore a quella del resto del bacino imbrifero (Figura 2.3.3), rendendosi così responsabile del diverso grado di trofia nei vari rami del lago (§ 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago). alla maggiore pressione antropica cui è sottoposto il Ramo Occidentale, dovrebbe corrispondere una struttura della sua rete fognaria in grado di asportare il surplus di fosforo generato, rispetto al resto del bacino. Le indagini condotte, mostrano, invece, l’inefficienza del sistema: la capacità di asportazione del carico di fosforo, nel Ramo Occidentale, è solo del 50%, insufficiente se paragonata a quella del resto del bacino, che, pur avendo un minor numero di abitanti e godendo di una migliore condizione trofica delle acque, risulta avere uguale efficienza di asportazione del carico inquinante; l’attuale grado di conoscenze delle diverse modalità di allacciamento della popolazione alla rete fognaria, è molto lacunoso e non consente di definire, con un adeguato grado di dettaglio, l’effettivo carico di nutrienti veicolato al lago. Pertanto, questa mancanza conoscitiva non consente a oggi di entrare con una ragionevole approssimazione nel dettaglio delle modifiche necessarie alla struttura fognaria nei diversi sottobacini; risulta, comunque, evidente e prioritaria la necessità d’intervento sulle reti fognarie che non sono allacciate a un impianto di depurazione. Queste hanno una capacità d’abbattimento del carico molto basso (dallo 0% al 20%) e costituiscono i canali preferenziali attraverso i quali sono veicolati i nutrienti al lago. 69 Progetto PLINIUS 2.3.5 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.3 Antropizzazione del territorio AZIONI Per le azioni d’intervento volte a ridurre il carico di fosforo del Ramo Occidentale, si rimanda al Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario), così come per le lacune informative incontrate nel presente studio, che possono considerarsi comuni a quelle evidenziate nello stesso capitolo. Inoltre, per l’intero bacino è essenziale conoscere in dettaglio: • i carichi degli inquinanti in ingresso e in uscita dagli impianti di depurazione, formulati in modo omogeneo, completo e confrontabile; • il numero di abitanti, per ciascun comune, serviti da rete fognaria; • il numero di abitanti, per ciascun comune, serviti da impianto di depurazione; • una più affidabile stima degli abitanti fluttuanti. La stima attuale realizzata, infatti, tra i dati ISTAT e quelli forniti dai Comuni mostra discrepanze di oltre il 100%. 70 Progetto PLINIUS 2.4 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario COLLETTAMENTO E DEPURAZIONE NEL RAMO OCCIDENTALE DEL LARIO SOMMARIO Il capitolo riassume lo stato delle conoscenze sul servizio di fognatura (rete e collettori) e di depurazione del Bacino Occidentale del Lario. Dopo aver effettuato una stima approssimativa del carico di fosforo residuo -1 scaricato dalle fonti antropiche puntuali (circa 51,7 t a ), si elencano le carenze informative necessarie sia per giungere a una quantificazione più precisa sia per garantire il monitoraggio periodico. Gli interventi necessari per ridurre tale carico sono stati stimati tra 114 e 200 milioni di Euro, a seconda della soluzione adottata per la ricollocazione dell’impianto centralizzato di Como e a causa dell’incertezza della stima. E’ da sottolineare che gli interventi presentati per il ridurre il carico inquinante a lago comprendono alcune azioni infrastrutturali, come lo spostamento del depuratore di Comodepur, già previste dal Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia. Tuttavia, allo scopo di fornire un quadro esaustivo dello stato del collettamento e della depurazione delle acque nel ramo occidentale del Lario, si è ritenuto opportuno sintetizzarne i contenuti. 2.4.1 PREMESSA 2.4.2 STATO DELLE CONOSCENZE Storicamente, la fognatura soddisfaceva la semplice esigenza di allontanamento delle acque meteoriche dalle superfici urbanizzate. La raccolta dei reflui organici dalle abitazioni era effettuata mediante dispersione nel sottosuolo tramite fosse settiche (meglio se di tipo Imhoff) e pozzi perdenti. Con la progressiva diffusione del servizio di acquedotto presso le abitazioni private e l’aumento di un ordine di grandezza del consumo idrico pro capite, l’aumento della portata conduceva a cercare recapiti diversi dal sottosuolo. Per questo motivo, nella rete fognaria pubblica, inizialmente destinata alle acque meteoriche, si sono riversate anche le acque di rifiuto, dapprima domestico e successivamente anche di origine industriale, caratterizzate da elevate concentrazioni di inquinanti. Con il tempo, il forte incremento della pressione antropica ha reso necessaria l' adozione di un sistema di depurazione che consentisse di ridurre gli inquinanti scaricati nelle rogge, nei torrenti e nei laghi. Nel bacino lariano occidentale i depuratori hanno cominciato a diffondersi in modo significativo alla fine degli anni ' 70, a cominciare dalla città di Como. La corretta conduzione dei processi di depurazione biologici presuppone che le portate a essi affluenti siano limitate a una frazione di quelle convogliate dalle fognature “miste” o “unitarie” (nelle quali sono commiste sia le acque meteoriche sia i reflui domestici) durante gli eventi meteorici di grande intensità, quali, per esempio, forti temporali. Anche se la città di Como ha provveduto a separare parte delle reti, costruendo ex novo una rete per la raccolta delle sole acque di rifiuto, tuttavia, parte della rete della città e il maggior numero delle reti dei Comuni del bacino lariano occidentale sono ancora di tipo misto. A fronte di questa situazione, per contenere gli afflussi meteorici al depuratore centralizzato sono presenti scolmatori di piena posti a presidio degli impianti e in corrispondenza delle immissioni delle reti nei collettori. In caso di punte di portata, gli scolmatori sversano direttamente a lago (o in corsi d’acqua a esso affluenti) parte del carico inquinante che non può essere accolto dalle reti fognarie stesse o dai depuratori, con un impatto non trascurabile sull' ambiente e sul lago in particolare, dove le acque risiedono per tempi maggiori rispetto ai corsi d’acqua a regime torrentizio o fluviale. Nei prosieguo, saranno riportate le informazioni disponibili relative ai sistemi di fognatura e agli impianti di depurazione che scaricano nel Ramo Occidentale del Lago di Como. Per maggior chiarezza espositiva, è stato deciso di realizzare una sezione dedicata esclusivamente all’impianto Comodepur e al corrispondente bacino d’utenza. La Figura 2.4.1 riporta l’ubicazione degli impianti di depurazione con recapito nel Ramo Occidentale del Lago di Como. 71 Progetto PLINIUS 2.4.2.1 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario BACINO DEPURATIVO COMODEPUR Il bacino depurativo Comodepur serve un’area che comprende i Comuni di Como, Lipomo, Tavernerio, Brunate, Cernobbio, Maslianico e parte del comune di Grandate, per un totale di circa 117000 abitanti residenti. Figura 2.4.1 - Situazione attuale (2004) degli impianti di depurazione e indicazione dei confini comunali (Fonti: Provincia di Como e Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo (SPAAS)-Divisione dell' Ambiente (DA)-Dipartimento del Territorio (DT) del Cantone Ticino 2005). La rete fognaria della città di Como (al 31/12/2004) è costituita da: • rete fognaria separativa con sviluppo di 142 km, costituita da una rete bianca per le acque piovane da recapitare direttamente nei corpi idrici superficiali e da una rete nera per inviare le acque reflue e quelle di prima pioggia all’impianto di depurazione; • rete fognaria di tipo unitario dello sviluppo di 13 km. La rete fognaria della città di Como permette di servire, potenzialmente, l’86,6% delle unità immobiliari, mentre il restante 13,4% è costituito da abitazioni isolate attrezzate con fosse settiche (Tab. 2.4.1). Le unità immobiliari servite da fognatura separata sono il 60,5%, mentre il 26,1% risulta ancora costituito da fognatura unitaria (zona Rebbio – Breggia) per la quale l’Amministrazione Comunale prevede la sostituzione con una rete separata. La separazione è effettuata derivando il condotto principale fino all’unità abitativa da servire: spetta al privato completare l’allacciamento. Per questo motivo sono molto probabili (anche sulla rete separata esistente) ritardi negli allacciamenti o errori nella realizzazione, che compromettono la corretta separazione delle acque. Le abitazioni isolate sono costituite per lo più da edifici situati in zone montane, difficilmente allacciabili alla rete e con scarico nel sottosuolo, e da un modesto numero di edifici rivieraschi ubicati a Nord di Punta Geno che scaricano direttamente a lago o in rogge con recapito a lago, con un impatto rilevante sulla qualità microbiologica del corpo idrico e, quindi, sulla balneabilità. 72 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario In assenza di un censimento dettagliato non è possibile valutare con precisione gli abitanti che effettivamente contribuiscono a generare il carico inquinante in fognatura. In base alla superficie urbanizzata servita da fognatura si è stimato che gli abitanti serviti al 31/12/2004 sono circa l’87%, ma che potrebbero essere anche più numerosi, in quanto le aree periferiche, non ancora raggiunte dal sistema di fognatura, sono caratterizzate da una densità abitativa decisamente più bassa rispetto alle zone centrali della città. Nel territorio comasco quasi tutte le attività produttive scaricano direttamente nella rete fognaria pubblica. La Tabella 2.4.2riporta gli abitanti equivalenti corrispondenti al carico inquinante generato dalle attività produttive allacciate alla fognatura sottesa dall’impianto Comodepur. Tabella 2.4.1 - Percentuale e tipologia degli allacciamenti in termini di unità immobiliari e abitanti serviti del comune di Como (Fonte: Comune di Como, Settore acque e tutela idrogeologica). Unità immobiliari Tipologia di fognatura Abitanti % Tipologia di fognatura % Separata 60,5 Separata 60,9 Mista 26,1 Mista 26,1 Non servite 13,4 Non servite 13 Tabella 2.4.2 - Stima degli abitanti equivalenti dovuti alla presenza di attività produttive: il valore è -1 -1 stato ottenuto ipotizzando 230 giorni di scarico all’anno e un apporto specifico di 120 g COD ab d (Fonte: Comodepur S.p.A. 2005). Anno Portata 3 COD -1 -1 Abitanti equivalenti m a ta n 2003 2,642,044 2,626 95,145 2004 2,615,705 2,623 95,032 Attualmente la rete fognaria del Comune di Como risulta costituita da tratti di recente realizzazione e da tratti più obsoleti. Mentre gli interventi di manutenzione ordinaria (come, a esempio, lo spurgo dei collettori) programmati annualmente dall’Amministrazione Comunale, riguardano l’intera rete fognaria, per i tratti meno recenti, originariamente concepiti per utilizzo misto, sono previsti interventi di manutenzione straordinaria per garantire la funzionalità dell’intera rete. La gestione di parte degli scolmatori e delle centrali di sollevamento è, invece, affidata alla Comodepur S.p.A.. Durante le piogge, l’eccesso di acqua che non può trovare recapito al depuratore è deviato direttamente a lago tramite gli scolmatori di piena, determinando un notevole carico inquinante in ingresso al lago stesso. In mancanza di misure certe e sulla base di studi reperibili in letteratura (a esempio: Bonomo 1990, Mignosa & Paoletti 1990) si può in prima approssimazione ipotizzare che il carico inquinante su base annua, dovuto alla presenza degli scolmatori, sia almeno dello stesso ordine di grandezza del carico inquinante residuo in uscita dall’impianto di depurazione. Vista l’incidenza quantitativa sui carichi, la stima dovrà essere notevolmente affinata con ulteriori indagini e studi che prevedano la misura delle portate scaricate da questi manufatti, nonché la frequenza e la durata dello scarico e le sue caratteristiche. La ristrutturazione degli scolmatori costituisce un passo importante, ma temporaneo per ridurre l’entità del carico addotto a lago. Tale carico potrà essere ridotto fin quasi a zero completando la separazione delle reti, riducendo il carico inquinante veicolato dal dilavamento delle superfici urbane mediante il convogliamento di tutte le acque di prima pioggia al depuratore, attivando tutti gli allacciamenti privati alla fognatura nera e 73 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario correggendo gli allacciamenti alla rete bianca di acque nere eseguiti erroneamente (per errori di individuazione della tubazione nel sottosuolo) o eseguiti abusivamente. Inoltre, si dovrà cercare, dove possibile, di evitare che corsi d’acqua, in passato utilizzati come canali di scolo, continuino a scorrere nelle tubazioni della rete fognaria destinata alle sole acque meteoriche urbane. 2.4.2.2 BACINI DEPURATIVI MINORI Dai dati forniti dalla Provincia di Como, basati sull’autorizzazione allo scarico in fognatura presentata dai singoli Comuni, è possibile effettuare una stima approssimativa del livello di allacciamento alla rete fognaria anche per i Comuni diversi da Como. I risultati sono riportati in Tabella 2.4.3. Tenendo conto che i fenomeni di autodepurazione degli scarichi fognari sono tanto più marcati quanto maggiore è la distanza tra lo scarico e il ricettore finale (Lago di Como), i vari Comuni sono stati suddivisi in rivieraschi e non rivieraschi. Con il termine rivierasco si intendono, in questa sede, tutti i Comuni il cui territorio amministrativo comprenda anche la sponda lacustre. Tabella 2.4.3 - Stima dello stato di allacciamento dei Comuni i cui scarichi fognari recapitano nel Bacino Occidentale del Lago di Como. Tra i Comuni rivieraschi non è stato considerato il Comune di Como (Fonte: Provincia di Como, Autorizzazioni allo scarico in fognatura 2004). Tipo di comune Rivierasco Residenti serviti da fognatura Non rivierasco 18.150 14.619 Totale 32.769 77% 94% Residenti non serviti da fognatura 2.066 896 23% 6% 2.962 Residenti serviti da fognatura e depuratore 14.185 7.828 22.013 78% 54% Residenti serviti da fognatura ma non da depuratore 8.585 6.791 47% 46% 15.376 I dati riportati in Tabella 2.4.3 dovrebbero soddisfare la relazione: Abitanti serviti da fognatura = (abitanti serviti da fognatura e depuratore) + (abitanti serviti da fognatura ma non da depuratore) In realtà, questa relazione è rispettata solo per i Comuni definiti non rivieraschi: questo fatto pone dei dubbi circa l’attendibilità dei dati disponibili presso la Provincia di Como e a essa comunicati dalle Amministrazioni comunali. Per i Comuni minori rivieraschi gravanti nel Bacino Occidentale del Lario si segnala, quindi, una lacuna informativa che non permette di disporre di un’adeguata conoscenza dell’effettivo stato del sistema di collettamento e depurazione. 2.4.2.3 IMPIANTO COMODEPUR 2.4.2.4 PICCOLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE L’impianto di depurazione Comodepur, situato all’interno della Città di Como, serve una popolazione di 212000 abitanti equivalenti (AE), inclusi gli apporti industriali, ed è in grado di trattare una portata 3 -1 3 -1 media giornaliera di 55000 m d , corrispondente a circa 2300 m h . Il refluo in arrivo è di tipo civile e industriale (soprattutto tessile) nella misura rispettivamente dell’80% e del 20% e ha le caratteristiche riportate in Tabella 2.4.4. Le acque depurate sono immesse direttamente nel torrente Cosia, per poi raggiungere il Lago di Como. L’impianto Comodepur, realizzato nel 1977, è stato oggetto di una serie di opere di adeguamento che hanno permesso di adattare il depuratore alle nuove richieste legislative in termini di abbattimento di fosforo e azoto. Le fasi di trattamento della linea acque sono riassunte in Tabella 2.4.5. La Tabella 2.4.6 riassume i carichi residui nell’effluente e i rendimenti di abbattimento. Gli impianti che scaricano nel Ramo Occidentale, a eccezione di Comodepur, sono tutti piccoli impianti su bacino depurativo comunale, generalmente con potenzialità inferiore a 20000 AE, situati in zone a bassa industrializzazione. Gli impianti in questione sono elencati nella Tabella 2.4.7 che riassume i rendimenti di rimozione e i carichi residui in uscita dagli impianti relativi alla sostanza 74 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario organica, l’azoto nitrico e il fosforo, ricavati dai dati di controllo forniti dalla Provincia di Como. I Comuni non serviti da impianto e con scarico diretto a lago sono: Torno e Blevio, Laglio, Brienno, Argegno, Colonno, Sala Comacina e Ossuccio: per molti di essi gli interventi sono in fase di progettazione e/o realizzazione con allacciamento all’impianto di Como o all’impianto di Colonno in fase di costruzione. Per parte dei territori dei Comuni di Lenno, Mezzegra, Tremezzo e Griante sono, invece, in corso i lavori di collettamento all' impianto consortile di Menaggio. I principali motivi di fermo impianto sono legati a (Fonte: archivio ARPA 2005): • manutenzioni programmate; • eventi meteorici eccezionali (a esempio, novembre 2002, impianti allagati); • scatto termico quadro generale impianto per temporali; • blocco stazioni di sollevamento per intasamento pompe; • guasti di singoli settori degli impianti (a esempio, avaria del mixer di denitrificazione, guasti agli aeratori delle vasche di ossidazione, guasti alla griglia con pulizia automatica, esaurimento dei reagenti, avaria delle pompe). Tabella 2.4.4 - Caratteristiche medie del refluo in ingresso all’impianto Comodepur in tonnellate annue (Fonte: Comodepur S.p.A., Rapporti annuali sui risultati di depurazione 2003, 2004). COD Qmedia 3 -1 BOD5 -1 -1 SST TKN -1 -1 P t a-1 Anno m d 2003 45133 6886 2817 2323 733 64 2004 47684 6544 2837 2245 710 71 ta ta ta ta Tabella 2.4.5 - Fasi di trattamento della linea acque dell’impianto di depurazione Comodepur (Fonte: Comodepur S.p.A.). Trattamenti Operazioni Preliminari grigliatura fine, sollevamento, dissabbiatura Primari coagulazione/flocculazione, sedimentazione su pacchi lamellari Biologici a biomassa sospesa ossidazione del carbonio organico, rimozione biologica dell’azoto, sedimentazione secondaria Biologici a biomassa adesa ossidazione, nitrificazione e post-denitrificazione Terziari coagulazione/flocculazione, sedimentazione su pacchi lamellari, filtrazione su sabbia, disinfezione a raggi UV Tabella 2.4.6 - Carichi residui e rendimenti medi percentuali di depurazione dell’impianto Comodepur (Fonte: Comodepur S.p.A., Rapporto annuale sui risultati di depurazione 2003, 2004). COD Anno -1 ta 2003 2004 SST TKN -1 P % -1 -1 ta % ta % ta % 830 85 224 88 77 88 10 85 940 86 278 88 92 89 9 88 La statistica dei fermi impianto dei singoli depuratori non è disponibile e le informazioni non sono in formato digitale. Ne consegue che, oltre a un più nutrito programma di campionamento della qualità 75 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario delle acque, dovrà essere programmata la sistematica catalogazione digitale delle informazioni per favorirne l’accessibilità e la stima dell’entità dei carichi scaricati in tali evenienze. 2.4.2.5 STIMA DEI CARICHI DI FOSFORO DERIVANTI DA FONTI ANTROPICHE L’assenza di dati completi relativi allo stato e all’efficienza del sistema di collettamento e depurazione dei Comuni del Ramo Occidentale del Lago di Como consente solo stime molto approssimative del carico di fosforo antropico da fonti puntuali. In particolar modo, il monitoraggio dei piccoli impianti di depurazione è risultato piuttosto carente: i dati disponibili sono, infatti, sporadici (pochi campioni all’anno) e non sono rappresentativi della media annuale. Per questo motivo, è stato deciso di seguire un metodo di stima indiretto del carico di fosforo: tale stima potrà essere affinata successivamente, quando saranno disponibili dati sufficienti per ottenere un quadro più esauriente. La stima ha preso in considerazione gli apporti derivanti da popolazione residente: • servita da fognatura e impianto di depurazione; • servita da fognatura, ma non da impianto di depurazione; • non servita né da fognatura né da impianto di depurazione; Sono state introdotte le seguenti ipotesi semplificative: • l’abbattimento medio di fosforo dei piccoli impianti di depurazione sia di circa il 60%; -1 -1 • l’apporto pro-capite di fosforo sia di 1,6 g ab d ; • solo il 15% degli abitanti non serviti da fognatura scarichino direttamente a lago. Il rimanente 85% disperda nel terreno (fosse settiche + pozzo perdente). I carichi di fosforo ottenuti sulla base di queste ipotesi sono riportati in Tabella 2.4.8. A questi valori devono essere aggiunti: -1 • Il carico residuo di Comodepur che può essere stimato in circa 9,5 t a di fosforo (Fonte: Comodepur S.p.A.). • Il carico residuo dell’impianto Pizzamiglio (situato in territorio svizzero) che può essere stimato -1 in circa 1 t a di fosforo (Fonte: Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo (SPAAS)-Divisione dell' Ambiente (DA)-Dipartimento del Territorio (DT) del Cantone Ticino 2005). • I carichi derivanti dalla presenza di scolmatori di piena che possono in prima approssimazione essere ritenuti pari al carico residuo degli impianti di depurazione (Bonomo 1990, Mignosa & Paoletti 1990), pari, quindi, a: -1 Carichi da scolmatori = 3,3+1,8+1+9,5=15,6 (t a ) Il carico totale residuo (LR) scaricato nel Ramo Occidentale si ottiene dalla somma di tutti i precedenti elementi, riassunti per comodità nella Tabella 2.4.9. 2.4.3 OSSERVAZIONI SULLO SCARICO DI SOSTANZE PERICOLOSE La normativa italiana ha per ora solo parzialmente recepito le norme europee (Direttiva 60/2000/CE e decisione del Consiglio 2455/2001/CE). Per quanto riguarda le sostanze pericolose, a partire dal mese di settembre 2005, è stato avviato un progetto ARPA/Regione per la determinazione diretta nelle acque superficiali e sotterranee di alcune sostanze pericolose. E’ da segnalare l' approccio indicato da Galassi et al. (1989) e da Guzzella et al. (1989, 2000) per il monitoraggio delle caratteristiche genotossiche e di tossicità cronica (o di lungo periodo), utilizzando colture di organismi indicatori, da associare alla ricerca analitica di alcune sostanze pericolose. Lo scopo è quello di verificare l’eventuale presenza di effetti tossici cronici o di effetti genotossici dovuti anche a sostanze diverse da quelle monitorate e di ridurre così l’impegno e la complessità delle analisi conseguenti all’individuazione e alla quantificazione di singoli composti. Tale argomento sarà trattato diffusamente nel Capitolo 2.9 (Microinquinanti e tossicità delle acque), cui si rimanda per maggiori informazioni. Per quanto riguarda le sostanze mutagene e pericolose, lo spostamento dello scarico dell’impianto Comodepur, in modo che non recapiti più a lago, comporterebbe una decisa diminuzione dei carichi a lago. 76 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario Tabella 2.4.7 - Carichi residui e rendimenti medi percentuali di depurazione degli impianti minori del Ramo Occidentale del Lario. La significatività del dato dipende dal numero di campioni analizzati (Fonte: Provincia di Como 2003, 2004, 2005, Servizio Tutela Acque del Cantone Ticino 2005). COD t a-1 COD % N t a-1 N % P t a-1 P % n 2003 Blessagno Faggeto L. Menaggio 2,2 6,4 6,6 55,6 78 95 1,3 3,4 63 67 0,03 0,16 0,4 24 48 70 3 4 7 2004 Carate Urio Faggeto L. Lezzeno Moltrasio Nesso Nesso C. Pizzamiglio (CH) Pognana L. 7,8 1,5 2,4 22 0,7 4,7 121 2,9 78 58 72 95 96 89 79 1,7 0,3 0,2 5,1 1 4,1 86,9 0,8 63 79 61 63 55 1 43 0,16 0,04 0,006 0,35 0,11 0,51 1,04 0,08 48 43 70 82 94 59 5 2 1 1 10 12 55 5 2005 Carate Urio Lezzeno Pognana L. 11,4 2 0,1 68 97 1,6 0,2 0,04 79 74 0,17 0,05 0,001 11 2 1 1 -1 Tabella 2.4.8 - Stima del carico di fosforo (t a ) prodotto da fonti antropiche puntuali esclusi gli impianti di Comodepur e Pizzamiglio e gli apporti degli scolmatori di piena. A B Tipo di comune Serviti da fognatura e depuratore (carico residuo) Serviti da fognatura ma non da depuratore Rivierasco Non rivierasco 3,3 1,8 6,4 4 2.4.4 CRITICITÀ 2.4.4.1 LACUNE INFORMATIVE C Non serviti né da fognatura né da depuratore con scarico diretto a lago 1,4 Non applicabile D Non serviti né da fognatura né da depuratore con scarico indiretto a lago 8,2 0,5 Le lacune informative incontrate nel presente studio possono essere così riassunte: • carenza di informazioni sul reale stato di conservazione della rete fognaria; • frammentarietà e scarsa attendibilità dei dati riguardanti l’efficienza depurativa degli impianti di depurazione di piccola potenzialità; • mancanza di una conoscenza attendibile della percentuale effettiva di abitanti allacciati alla rete fognaria; • percentuale di allacciamenti privati impropri alla rete nera; • stima e incidenza effettiva degli abitanti fluttuanti (turisti e pendolari); • i dati riguardanti i carichi degli inquinanti in ingresso e in uscita dagli impianti di depurazione minori, sono formulati in modo non omogeneo, completo e confrontabile. 77 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario -1 Tabella 2.4.9 - Stima del carico di fosforo (t a ) totale residuo scaricato nel Ramo Occidentale del Lago di Como. Rivierasco Non rivierasco TOTALE Serviti da fognatura e depuratore (carico residuo) 3,3 1,8 5,1 Serviti da fognatura ma non da depuratore 6,4 4,0 10,4 Tipo Non serviti né da fognatura né da depuratore con scarico diretto a lago Non serviti né da fognatura né da depuratore con scarico indiretto a lago 1,4 8,2 Impianto Pizzamiglio (carico residuo) 1,4 0,5 8,7 1,0 1,0 Impianto Comodepur (carico residuo) 9,5 9,5 Scolmatori 15,6 15,6 51,7 2.4.4.2 LACUNE STRUTTURALI 2.4.5 AZIONI 2.4.5.1 AZIONI PER RIDURRE LE CRITICITÀ AMBIENTALI Le principali lacune strutturali emerse dal presente studio sono, invece: • completa assenza di apparati di misurazione della portata scaricata dagli scolmatori di piena e di campionamento delle acque da essi convogliate; • assenza di opere per la ritenzione degli apporti di sedimenti dilavati dalla rete fognaria e scaricati dagli scolmatori nei corpi idrici recettori in concomitanza alle prime acque di pioggia (fenomeno denominato first flush); • assenza di programmi di monitoraggio e di controllo periodico e sistematico dello stato della rete fognaria e degli allacciamenti alla rete nera; • assenza di programmi di monitoraggio e di controllo periodico, sistematico e automatico (a esempio: mediante telecontrollo) dello stato di funzionamento e dell’efficienza degli impianti di depurazione. In base ai dati attualmente disponibili, le azioni principali sia finalizzate al completamento del quadro conoscitivo sia riconducibili a interventi strutturali per ridurre gli apporti di inquinanti a lago, sono in sintesi: • sistemazione del collettore n. 2 a servizio delle zone sud-orientali della Città di Como (Fiume Aperto e adiacenze) con vasca pioggia e sistemazione di 4 scolmatori di piena; • acquisizione della situazione reale degli allacciamenti (scarichi di acque nere in fognature bianche e viceversa; scarichi impropri o abusivi ecc.) mediante ispezione televisiva delle condotte e censimento delle utenze non allacciate alla fognatura; • spostamento dell’impianto Comodepur secondo quanto già definito dal piano regionale di risanamento, per eliminare il carico inquinante residuo. Circa gli altri “bacini depurativi”, resta fondamentale il controllo delle acque scolmate dalle reti fognarie in tempo di pioggia e il monitoraggio degli impianti (anche i più piccoli). A tale scopo il telecontrollo centralizzato può costituire una soluzione molto significativa per ottimizzare gli interventi di manutenzione e consentire il controllo in tempo reale. Il sistema di telecontrollo deve essere inquadrato in un più ampio disegno di unificazione della gestione dei depuratori almeno di ciascun bacino depurativo. L’unificazione della gestione, da affidare a un unico soggetto (pubblico, privato o misto), non garantisce, infatti, da sola, la gestione razionale ed efficiente dei piccoli depuratori sparsi 78 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario sul territorio. Un contributo essenziale a questo scopo può essere fornito solo dal telecontrollo, che permette di centralizzare la gestione tecnica degli impianti di depurazione, consentendo il rilevamento in tempo reale: • dello stato di funzionamento delle macchine (con rilevazione dei guasti); • dei valori di portata rilevati dai misuratori in ingresso e in uscita dagli impianti, oltre che sugli scolmatori di piena ubicati in corrispondenza delle immissioni delle reti fognarie nei collettori principali; • dei livelli delle vasche (di particolare importanza il livello del letto di fanghi nei sedimentatori); • altri dati ottenibili on line su diversi parametri impiantistici (pH, Temperatura, potenziale redox, Ossigeno disciolto). Un esempio già realizzato da oltre quindici anni è quello della provincia di Trento (http://www.heidi.it/), cui si rimanda per ogni approfondimento. 2.4.5.2 INDICI DI VALUTAZIONE DEI SERVIZI DI COLLETTAMENTO La necessità di interventi sulla fognatura e sui collettori è documentata dalle recenti (2004) indagini ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, i cui risultati sono presentati nel Capitolo 2.5 (Il caso di studio dei torrenti Cosia e Breggia), cui si rimanda per una descrizione più approfondita. Tra le azioni che si suggeriscono risulta importante sottolineare l’avvio di una azione incisiva per l’implementazione del “monitoraggio” dei servizi di collettamento e depurazione. Ciò può essere condotto introducendo un sistema di indici conoscitivi da applicare a ciascuno dei bacini depurativi che riversano i propri scarichi nel Lario, da aggiornare con frequenza annuale. Il primo è l’indice di copertura del servizio di collettamento (Ic), pari al rapporto percentuale tra abitanti allacciabili alla fognatura e abitanti residenti in zone urbanizzate, che fornisce il grado di estensione della rete fognaria e dei collettori. Il secondo è l’indice di efficacia del servizio di collettamento (Isc), pari al rapporto percentuale tra abitanti allacciati effettivamente alla fognatura e abitanti residenti, che consente di verificare lo stato di utilizzo effettivo della fognatura. Il terzo e il quarto indice riguardano, invece, il servizio di depurazione: l’indice di copertura del servizio di depurazione (Id), pari al rapporto percentuale tra gli abitanti equivalenti allacciati al depuratore e gli abitanti equivalenti presenti nel bacino depurativo, che dà la misura della popolazione effettivamente servita dal depuratore. Poiché l’Id non fornisce informazioni sulla qualità del servizio, a esso si propone di affiancare l’indice di qualità del servizio di depurazione (Isd; Perotto et al. 2005) che è calcolato considerando la differenza tra il rapporto percentuale di abitanti equivalenti (AE) allacciati al depuratore rispetto al totale di AE serviti da fognatura e il rapporto percentuale di AE serviti da impianti non efficaci (NE) rispetto al totale di AE serviti da depuratori: Isd = tot AE depurati AE depurati impianti NE − ⋅ 100 tot AE serviti da rete tot AE depurati Per impianti “Non efficaci” possono essere considerati quelli che non raggiungono con affidabilità e continuità il risultato di depurazione prescritto in sede di autorizzazione allo scarico (a esempio: sanzionati dall’Autorità di controllo per il non rispetto del limite consentito allo scarico di uno o più parametri), anche se si tratta di una semplificazione grossolana. Non è, infatti, infrequente il caso di impianti che non rispettano alcuni limiti allo scarico a causa di apporti “anomali” (e cioè non conformi alle prescrizioni della Provincia o dell’Ente gestore contenute nelle autorizzazioni per lo scarico in fognatura) o a causa di sversamenti illeciti in fognatura (a esempio: lo scarico abusivo di idrocarburi di risulta dallo spurgo di caldaie effettuato da autobotti nelle caditoie o nelle camerette delle fognature urbane). In tal caso non è l’impianto a essere fuori norma, ma lo scarico a esso affluente. L’Isd consente, comunque, di dare una misura dell’efficacia del servizio di depurazione e permette anche confronti tra l’efficacia del servizio nei vari bacini depurativi. 79 Progetto PLINIUS 2.4.5.3 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario COSTI Gli interventi individuati sono riassunti di seguito (Tabella 2.4.10) con l’indicazione dei costi, esclusa l’IVA: Sistemazione della rete fognaria Per quanto riguarda il Comune di Como la stima di massima dei costi di adeguamento della rete fognaria è stata effettuata sulla base dei dati forniti dall’Amministrazione Comunale (settore acque e tutela idrogeologica). Al 31/12/2004 la rete fognaria esistente ha uno sviluppo complessivo di 142 km mentre 64 km sono da realizzare entro il 2007. Ipotizzando di dover intervenire su circa il 10% della rete esistente, i costi sono stati valutati su un totale di 78 km di rete fognaria (64 km + 10% di 142 km). Per quanto riguarda gli altri Comuni, non essendo disponibile il dato relativo ai kilometri di fognatura, è stata effettuata una -1 stima di 78 km, ipotizzando uno sviluppo fognario specifico di 2,0 m ab (medio per la città di Como), di cui la metà necessita di interventi di ristrutturazione. Una stima dei costi più precisa si avrebbe disponendo di informazioni dettagliate sullo sviluppo effettivo della rete fognaria, sulla frazione di rete che necessita di interventi e di sistemazioni e acquisendo differenti dettagli tecnici (infiltrazioni, scolmatori, pozzetti, diametri effettivi, allacciamenti ecc.). Sarebbe, inoltre, utile un censimento per determinare l’effettivo allacciamento delle utenze alla rete fognaria. La stima del costo complessivo di adeguamento del sistema di collettamento dei Comuni che gravitano sul Ramo Occidentale del Lario è di circa 75000000 € (± 30%). Misuratori della portata scaricata dagli scolmatori di piena e campionamento Per poter eliminare la lacuna conoscitiva relativa all’effettivo carico inquinante inviato a lago dal sistema di scolmatori di piena, è necessario dotare ogni scolmatore di un misuratore di portata (costituito da un misuratore di livello e uno stramazzo tarato). Tenendo conto che nel solo Comune di Como sono presenti ventiquattro scolmatori di piena si stima una spesa complessiva di 340000 € (± 30%). Per il monitoraggio qualitativo dell’effluente è sufficiente disporre di un paio di campionatori refrigerati da posizionare a turno sui due scolmatori più importanti. Ciascun campionatore ha un costo indicativo medio di circa 12000 € (± 30%). Sistemazione stazione Vaj e di quattro scolmatori di piena ubicati lungo i collettori La stazione di sollevamento Vaj è necessaria per sollevare i liquami del collettore n. 2 (zona “Fiume Aperto”) e conferirli all’impianto di depurazione. L’assetto definitivo è quello riportato nel progetto “IMPIANTO COMOSUD ALTERNATIVA B” (Fonte: Comodepur S.p.A.) e il costo complessivo previsto è di circa 4500000 € (± 10%) Progetto Como Sud Il progetto prevede lo spostamento dell’impianto Comodepur in località Bassone. Esistono due alternative relative alla realizzazione del nuovo impianto: • Alternativa A: l’impianto Comosud è dimensionato per accogliere tutte le acque reflue attualmente trattate da Comodepur (costo stimato 83000000 € (± 15%). • Alternativa B: parte del liquame attualmente trattato da Comodepur è inviato all’impianto Alto Seveso utilizzando la potenzialità depurativa residua del trattamento terziario e ampliando solo i trattamenti biologici (costo stimato 67000000 € (± 15%). Una terza proposta recente prende in considerazione la possibilità di realizzare il nuovo impianto in caverna, nella montagna della Spina Verde, sempre spostando il recapito dell’effluente dal Lago al bacino del fiume Seveso. Non sono ancora disponibili stime (nemmeno di larga massima) del costo di questa soluzione alternativa. Quale che sia l’alternativa prevista, lo spostamento dell’impianto Comodepur comporterebbe dei benefici così riassumibili: • eliminazione del carico inquinante residuo a lago; • soluzione al problema degli odori nella zona abitata; • disponibilità di aree ad alto valore commerciale; • possibilità di realizzare (utilizzando una frazione dell’impianto dismesso) delle vasche pioggia per l’accumulo delle acque di prima pioggia (inquinamento da first flush derivante dal lavaggio delle tubazioni della fognatura). 80 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario Telecontrollo: L’installazione prevede la realizzazione di una stazione centralizzata di ricezione ed elaborazione dati e di “n” stazioni di acquisizione dei dati elementari e loro trasmissione, dove “n” è il numero di installazioni oggetto di monitoraggio, in questa sede stimato in circa 24 (una stazione per ciascun depuratore, altrettante per le stazioni di sollevamento e sei tra scolmatori e punti di misura delle portate). Il costo stimabile è dell’ordine di 600.000 €, di cui la metà per opere elettromeccaniche. I costi per gli interventi brevemente richiamati sopra sono riportati nella seguente tabella riassuntiva da cui si può osservare che le stime sono comprese tra 127 e 200.000.000 € per la soluzione A e tra 114 e 181.000.000 € per la soluzione B. Tabella 2.4.10 - Stime dei costi per gli interventi prioritari (esclusa IVA). Interventi Stima (Milioni di Euro) Rete fognaria 75,0 ± 30% Sistemazione stazione Vaj e scolmatori 4,5 ± 10% Comosud (ipotesi A÷ipotesi B) 83,0 ± 15%÷67,0 ± 15% Telecontrollo degli impianti, stazioni di sollevamento e scolmatori 0,6 ± 30% Misuratori di portata e campionatori 0,4 ± 30% Totale (ipotesi A) 163,5 ± 22% Totale (ipotesi B) 147,5 ± 23% 81 Progetto PLINIUS 2.5 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia IL CASO DI STUDIO DEI TORRENTI COSIA E BREGGIA SOMMARIO I torrenti Cosia e Breggia sono i principali tributari del Primo Bacino del Lago di Como. Lungo il loro corso ricevono numerosi scarichi; i più significativi, oltre a una serie piccoli e numerosi scarichi di acque reflue urbane e domestiche non correttamente collegate al servizio di depurazione, sono quelli provenienti dagli impianti di depurazione di Como (I), Ronago (I), e Pizzamiglio (CH). Uno studio ARPA Lombardia, Dipartimento di Como e Provincia di Como relativo al periodo Febbraio 2004 Gennaio 2005 descrive la variazione dello Stato Ambientale dei torrenti lungo il loro corso (all.1 D.Lgs. 152/99) e, per ciascuna immissione indagata, fornisce anche una semplice classificazione (molto inquinato, mediamente inquinato, poco inquinato) in base a un giudizio critico elaborato autonomamente interpolando criteri contenuti nel D.Lgs. 152/99 e s.m.i.; si traccia, inoltre, un quadro complessivo del contributo relativo delle varie fonti di contaminazione che i due torrenti apportano al Lago di Como, servendosi del flusso di massa per alcuni parametri ritenuti significativi (COD “Domanda Chimica di Ossigeno”, fosforo totale, azoto totale). Assemblando i dati dello studio ARPA con quelli forniti dalle autorità elvetiche, si è disegnato un sommario bilancio tra flussi di massa rilevati alla foce dei due torrenti e flussi di massa parziali derivanti dalle varie immissioni. 2.5.1 PREMESSA 2.5.2 IL TORRENTE COSIA I torrenti Breggia e Cosia sono i principali tributari del Primo Bacino del Lago di Como. La porzione di lago parzialmente racchiusa dalla punta di Torno e priva di emissari, costituisce, infatti, la parte del Ramo Occidentale del Lario più lontana dal promontorio di Bellagio. Pur attraversando aree densamente urbanizzate e industrializzate, i due torrenti hanno portate relativamente modeste 3 -1 (dell’ordine di 1 o 2 m s in regime di magra). Gli unici punti individuati dalla Regione Lombardia ai sensi dell’Allegato 1 al D.Lgs. 152/99 e s.m.i. coincidono pertanto con i punti di foce. I tributari sono interessati, lungo il loro corso, da numerosi immissari caratterizzati da vari gradi di contaminazione. Alcuni di essi sono costituiti quasi esclusivamente da acque reflue urbane o coincidono con scarichi di fognature non depurate. Nel periodo Febbraio 2004-Gennaio 2005 uno studio condotto da ARPA Lombardia, Dipartimento di Como (2005), in collaborazione con la Provincia di Como, concepito prioritariamente come supporto alle amministrazioni locali, analizza nel dettaglio la provenienza e il grado di contaminazione di ciascun tributario, descrive la variazione dello stato ambientale dei torrenti lungo il loro corso e, infine, traccia un quadro complessivo del contributo relativo delle varie fonti di contaminazione, servendosi del flusso di massa per alcuni parametri ritenuti significativi (COD, fosforo totale, azoto totale). Nello studio ARPA sono state definite “immissioni” sia gli affluenti minori dei torrenti Breggia e Cosia sia gli scarichi di acque reflue urbane non depurate. Per ciascuna di esse, lo studio fornisce anche una semplice classificazione (molto inquinato, mediamente inquinato, poco inquinato) in base a un giudizio critico elaborato autonomamente interpolando criteri contenuti nel D.Lgs. 152/99 e s.m.i. (Livello di inquinamento da macrodescrittori, presenza di sostanze pericolose, conformità alla tabella 3, Allegato 5). Di seguito si fornisce un quadro d’insieme ottenuto assemblando alcuni risultati dello studio citato con dati forniti dalla Sezione Protezione Aria, Acqua e Suolo del Cantone Ticino (SPAAS-CH) relativi alla parte di bacino del Breggia ricadente in territorio elvetico. Il Torrente Cosia (superficie del bacino idrografico 33 km²) nasce nel Comune di Tavernerio, lambisce il territorio comunale di Lipomo ed entra, quindi, in Como nei pressi dell’ITIS P. Carcano. In via Castelnuovo, inizia il tratto coperto che si snoda sotto le vie: Giulio Cesare, F.D. Roosevelt e Innocenzo XI, per poi sfociare a lago nella zona dei giardini. Nel tratto coperto il Cosia riceve le acque di piena del Fiume Aperto (viale G. Cesare) e lo scarico dell’impianto di depurazione Comodepur (Viale Innocenzo XI). Poco a valle, nel Cosia si immette anche lo scarico dello sfioratore di piena interno a Comodepur. Tale scarico si attiva solo in occasione di situazioni particolari (a esempio, precipitazioni significative o guasti all’impianto). Uno studio dell’ARPA Lombardia, Dipartimento di Como (2004) ha evidenziato il graduale peggioramento dello stato ambientale del torrente nel tratto scoperto, mettendo, tuttavia, in evidenza che il deterioramento più importante avviene nel tratto coperto. In Figura 2.5.1, si nota come il giudizio di qualità ambientale (Allegato 1, D.Lgs. 152/99 e s.m.i.) passi da buono a sufficiente nel tratto scoperto, mentre scada a pessimo al termine del tratto coperto. 82 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia 1 km Figura 2.5.1 - Torrente Cosia: variazione dello stato di qualità ambientale lungo il suo corso e classificazione delle immissioni indagate nello studio ARPA. Figura 2.5.2 - Fiume Aperto: opera di presa in corrispondenza di P.le Monte Santo. Attivazione dello sfioro in tempo di pioggia 83 Figura 2.5.3 - Il torrente Cosia durante un episodio di inquinamento acuto Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia Nella Figura 2.5.1 sono riportati anche i punti di prelievo (generalmente le foci degli affluenti minori del Cosia e/o scarichi fognari) delle immissioni indagate dallo studio ARPA, corredati dalla classificazione elaborata. Molti di essi sono risultati caratterizzati dalla presenza di sostanze pericolose (solventi aromatici e clorurati, metalli pesanti). Un’immissione decisamente anomala nel Cosia è il Fiume Aperto. In origine questo corso d’acqua rappresentava il principale tributario del Cosia, mentre attualmente, al pari di altre immissioni, lo alimenta solo in condizioni di piena o in occasione di ostruzione delle opere di presa. In condizioni di magra, essendo recapito di numerosi scarichi civili e industriali, il Fiume aperto è, invece, imbrigliato e convogliato alla rete fognaria mista in corrispondenza di due successive opere di presa. Nel corso del 2005, l’allacciamento di alcuni scarichi industriali alla rete fognaria nera sembrerebbe aver determinato una certa riduzione del contributo all’inquinamento di questa immissione. I sopralluoghi effettuati nel tratto coperto del Cosia, nel maggio 2004, hanno, tuttavia, rivelato l’esistenza di altre immissioni minori anche nel tratto coperto, ma la loro caratterizzazione estensiva non è stata possibile per motivi di sicurezza e accessibilità dei punti di prelievo. Le informazioni raccolte in merito sono, comunque, disponibili in una relazione fornita da ARPA alla Provincia di Como nel luglio 2004. Data la particolare vocazione urbana e industriale del territorio che attraversa, il Cosia è frequentemente oggetto di episodi di inquinamento acuto dovuti a scarichi anomali derivanti in genere dalle pubbliche fognature e, più raramente, da insediamenti industriali. In occasione di alcuni di tali episodi la colorazione alla foce del Cosia è tale da interessare significativamente anche il lago. Il torrente Cosia è, insieme al Torrente Breggia, uno dei tributari che apportano i maggiori contributi all’inquinamento del Primo Bacino del Lago di Como. Secondo i dati dello studio dell’ARPA-Como, -1 -1 -1 contribuisce con 13,9 t a di fosforo, 241 t a di azoto e 1789 t a di COD, valori di fosforo che sono in accordo con quanto riportato nel successivo Capitolo 2.6 (Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero), mentre il valore dell’azoto totale appare sottostimato. 2.5.3 IL TORRENTE BREGGIA Il ramo principale del Torrente Breggia nasce nella zona del Monte d’Orimento (Italia) a un’altitudine di 1300 m s.l.m. ed entra dopo circa 2,5 km in territorio svizzero (Valle di Muggio). Riceve le acque scolanti da un bacino imbrifero (90 km²) circa 3 volte più esteso di quello del Cosia e caratterizzato a monte da attività agricole e di allevamento. Più a valle il torrente attraversa il denso abitato di Chiasso e le sue frazioni (sempre in territorio svizzero). Nell’area doganale di Ponte Chiasso, al confine italo– elvetico, il Breggia riceve in riva destra il suo principale affluente, il Torrente Faloppia. Circa 350 m più a valle, il Breggia riceve in riva sinistra i reflui del depuratore di Pizzamiglio (CH) e, quindi, torna in territorio italiano. Nel segnare il confine tra i comuni italiani di Maslianico e di Cernobbio da un lato e il Comune di Como dall’altro, il torrente riceve ulteriori immissioni di corsi d’acqua minori e di fognature non depurate (Figura 2.5.4). Il principale affluente del Breggia, il torrente Faloppia, nasce in territorio italiano, indi, varca il confine italo-svizzero, subito dopo aver ricevuto i reflui del depuratore italiano di Ronago. Dopo aver percorso alcuni kilometri in territorio elvetico, attraversa l’intero abitato di Chiasso e, poco a monte della sua foce nel Breggia, riceve la Roggia Molinara di Ponte Chiasso, che segna il confine nella zona doganale Como - Chiasso. La complessa situazione transfrontaliera del bacino descritto ha costituito una rilevante difficoltà nello svolgimento dello studio ARPA condotto nel 2004 - 2005 (ARPA Lombardia, Dipartimento di Como 2005). Dei due impianti di depurazione recapitanti nel bacino del Breggia, quello di Ronago (I) è stato oggetto di un importante intervento di adeguamento nel settore sedimentazione nella primavera estate 2005, a studio ARPA terminato. Nell’immediato futuro si prevedono altri interventi, quali la realizzazione di un settore terziario e una seconda linea di trattamento acque. Anche per l’impianto di Pizzamiglio (CH) sono previsti importanti lavori di ampliamento e di potenziamento nel corso dei prossimi anni: in una prima tappa sarà migliorato il trattamento meccanico in entrata all’impianto e il trattamento fanghi; in seguito, sarà potenziata la fase biologica. In territorio elvetico, nel corso del 2004, il Breggia e i suoi tributari Faloppia e Roncaglia sono stati monitorati dalla SPAAS (CH) dal punto di vista chimico e biologico (macroinvertebrati). Sia i parametri abiotici sia quelli biotici convergono nell’indicare una situazione insoddisfacente della qualità delle acque sul Faloppia in entrata dall’Italia e sul Breggia prima dell’uscita dalla Svizzera e a monte dello scarico dell’impianto di Pizzamiglio. Dal punto di vista chimico, nel Breggia le situazioni di non conformità sono da ricondursi all’immissione del Faloppia, in quanto, a monte di questa entrata (Morbio Inferiore), la qualità delle acque è definibile da buona a molto buona. 84 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia I due punti di campionamento sull’asta del Torrente Breggia in territorio italiano (foce e dogana) nel 2004 sono stati caratterizzati da uno stato di qualità ambientale sufficiente. Il giudizio sul punto di foce è nettamente migliorato sia rispetto a quello per il 2003 (pessimo) sia rispetto a quello per gli anni precedenti (scadente). Secondo dati contenuti nello studio ARPA Lombardia, Dipartimento di Como (2005) il Torrente -1 -1 Breggia contribuisce all’inquinamento del Primo Bacino con 7,4 t a di fosforo, 198 t a di azoto e 415 -1 t a di COD. Questi risultati, al contrario di quelli del Cosia, appaiono molto diversi da quanto ottenuto sperimentalmente nel Capitolo 2.6 (Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero), e dalle stime teoriche del Capitolo 2.3 (Antropizzazione del territorio). Le ragioni di queste discrepanze sono probabilmente imputabili alla sottostima delle portate medie annue, poiché le misure sono solitamente condotte in regime di magra o di morbida. Il regime torrentizio di questo corso d’acqua richiederebbe, invece, un’attenzione particolare in condizioni di piena, quando, con l’attivazione degli scolmatori, vi sono convogliati grandi carichi di nutrienti. 2.5.4 VALUTAZIONE DEI CONTRIBUTI DEI FLUSSI DI MASSA DI NUTRIENTI 2.5.4.1 FONTI DEI DATI E CRITERI DI ELABORAZIONE Una valutazione delle fonti che contribuiscono alla formazione dei carichi di nutrienti che dal Cosia e dal Breggia pervengono al bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como è stata possibile assemblando informazioni raccolte nello studio ARPA Lombardia, Dipartimento di Como (2005) e dati forniti dallo SPAAS (CH). Il contributo di ciascun apporto è stato ottenuto calcolando, per ogni immissione significativa, i flussi di massa relativi a tre parametri: COD, fosforo totale, azoto totale. Nelle Figure 2.5.5, 2.5.6 e 2.5.7, i dati ottenuti sono integrati con quelli forniti dalla SPAAS del Cantone Ticino al fine di stimare il contributo del Torrente Breggia posto a monte della confluenza con il Torrente Faloppia e il contributo del depuratore di Pizzamiglio. I carichi rilevati alla foce dei due torrenti (la cui somma è rappresentata nella colonna all’estrema destra del grafico) sono confrontati con i contributi relativi alle varie immissioni. Per comodità, i contributi derivanti dalle piccole immissioni corrispondenti a tronchi fognari non depurati o ad affluenti contaminati, indicati nelle mappe con piccoli cerchi, a eccezione del Fiume Aperto, sono stati assemblati nella colonna all’estrema sinistra del grafico. Con colonne a sé stanti sono, invece, rappresentati i contributi più importanti, quali quello relativo al bacino del Breggia a monte del punto di campionamento di Morbio Inferiore e quelli relativi agli impianti di depurazione gravanti sui due bacini del Cosia e del Breggia ovvero lo scarico terminale di Comodepur (Como), il relativo sfioratore intermedio, lo scarico terminale del depuratore di Pizzamiglio (CH) e l’insieme dello scarico terminale del depuratore Faloppia (Ronago) e del relativo sfioratore di testa (roggia depuratore di Ronago). Tutti i dati utilizzati per le valutazioni riportate nelle Figura 2.5.5, 2.5.6 e 2.5.7 sono riferiti al periodo febbraio 2004–gennaio 2005. I flussi di massa utilizzati corrispondono a medie ponderate sulla portata per i parametri di interesse. Nelle elaborazioni sono stati utilizzati i seguenti criteri e approssimazioni: • per le immissioni non depurate recapitanti nei torrenti Breggia e Cosia sono stati utilizzati i dati dello studio ARPA (2004, 2005) (1 campionamento di parametri di qualità con misura di portata al mese per 12 mesi); • per lo sfioratore Comodepur sono stati utilizzati dati d’archivio ARPA forniti dalla stessa Comodepur in regime di autocontrollo (23 campioni istantanei con misura di portata giornaliera nell’arco dell’anno). I flussi di massa medi ponderati sulla portata sui 23 giorni considerati sono stati moltiplicati per il numero di giorni di sfioro nell’anno di interesse (127 giorni totali). Il dato relativo al “Total Kijeldahl Nitrogen” (azoto organico e ammoniacale) è stato ritenuto rappresentativo del dato di azoto totale; il dato relativo al fosforo totale è stato stimato ipotizzando un rapporto 1:100 con le concentrazioni di COD; • per lo scarico terminale Comodepur sono stati utilizzati dati d’archivio ARPA, forniti dalla stessa Comodepur in regime di autocontrollo (24 campioni sulle 24 ore con misura di portata nell’arco dell’anno); • per il depuratore di Ronago e relativo sfioratore sono stati utilizzati i dati dello studio ARPA (2004, 2005) relativi ai 12 campioni effettuati sulla Roggia di via Fornace formata essenzialmente dallo scarico dell’impianto; 85 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia 1 km Figura 2.5.4 - Torrente Breggia: variazione dello stato di qualità ambientale lungo il suo corso e classificazione delle immissioni indagate nello studio ARPA-impianti di depurazione gravanti sul bacino. • • per il depuratore di Pizzamiglio i dati sono stati prodotti dal Consorzio depurazione acque Chiasso e dintorni e centralizzati presso la SPAAS (CH). Il valore di azoto totale è stato calcolato sommando le tre componenti azotate disciolte (ammonio, nitrito e nitrato), per cui non è considerata la frazione organica; infine per il Breggia svizzero i dati sul chimismo provengono dall’indagine effettuata dalla SPAAS (CH) nel 2004 (4 campionamenti annui), mentre quelli di portata sono stati forniti dall’Ufficio federale acqua e geologia (www.bwg.admin.ch). 2.5.4.2 CONSIDERAZIONI SULLA RIPARTIZIONE DEI CONTRIBUTI DI NUTRIENTI Nel calcolare il bilancio si è scelto di inserire una stima del contributo medio annuo dello sfioratore di Comodepur, poiché l’immissione è attiva solo in tempo di pioggia o in occasione di particolari disfunzioni dell’impianto. Non si è ritenuto, invece, proponibile eseguire un’analoga operazione sul Fiume Aperto a causa dell’assenza di informazioni documentate sui volumi sfiorati e sulla frequenza dello sfioro. Si rileva, tuttavia, che l’unica misura di flusso di massa disponibile sullo sfioro del Fiume Aperto in tempo di pioggia (eseguita in data 19 aprile 2004) fa presumere che nel periodo di studio il contributo in tali condizioni sia decisamente elevato. Il dato giornaliero stimato in base al regime pluviometrico della giornata è, infatti, oscillato tra il 154% (per il COD) e il 312% (per l’azoto) del carico medio giornaliero alla foce del Cosia. Ciò rende conto dell’urgenza di un approfondimento del ruolo di questa immissione. 86 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia t COD a -1 Progetto PLINIUS t N a-1 Figura 2.5.5 - Carichi di COD addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia. Figura 2.5.6 - Carichi di azoto totale addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia. 87 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia t P a-1 Cosia Figura 2.5.7 - Carichi di fosforo totale addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia. Altri contributi omessi nel bilancio, in quanto non quantificabili, sono: varie immissioni difficilmente accessibili (a esempio, tratto coperto del Cosia e zona doganale prospiciente il Breggia), porzione svizzera del bacino del Faloppia e porzione svizzera del bacino del Breggia, compresa tra il punto di campionamento di Morbio e il confine italiano. Dalla comparazione dei tre grafici è possibile trarre alcune considerazioni riguardo il “peso” di ciascuna fonte di inquinamento dei due torrenti in esame (sommariamente valutato in termini di incidenza percentuale dei vari carichi sulla somma di quelli trovati alle foci dei due torrenti): • i carichi apportati dallo scarico terminale di Comodepur sono pari al 37% per l’azoto totale, 43% per il fosforo totale e il 47% per il COD; • i carichi apportati dalla roggia di via Fornace di Ronago (scarico impianto e relativo sfioratore) sono pari al 7% per il COD, al 16% per l’azoto totale e al 31% per il fosforo totale; • il contributo relativo del ramo svizzero del Torrente Breggia è pari a circa il 12% del totale in termini di azoto (percentuale relativamente elevata e probabilmente correlabile con il ruolo delle deposizioni atmosferiche), mentre è assolutamente trascurabile in termini di fosforo totale. Il dato relativo al COD non è normalmente rilevato, ma è presumibilmente proporzionale a quello del fosforo totale; • il contributo relativo del depuratore di Pizzamiglio è pari al 5% sia per il fosforo totale sia per il COD, mentre raggiunge il 20% per l’azoto totale. Tale contributo è relativamente elevato in quanto l’impianto non è dotato di un sistema di denitrificazione; • infine, il contributo relativo dello sfioratore interno a Comodepur è, invece, in generale minore del 5% per le tre variabili. Sulla base di queste considerazioni si può affermare che: • al bilancio del COD manca circa il 25% del totale rilevato alle due foci; • il bilancio dell’azoto è sostanzialmente in pareggio; 88 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia • per il fosforo la somma degli apporti eccede di circa il 9% il totale rilevato alle foci. Nel considerare tali bilanci si tenga, comunque, presente che: • l’approccio utilizzato non tiene conto dei fenomeni autodepurativi (con velocità di biodegradazione superiori per il COD rispetto all’azoto), né dei fenomeni di sedimentazione e risospensione del fosforo, il che comporta probabilmente una sovrastima del peso reale delle immissioni indagate; • vi è, d’altronde, una sottostima del contributo relativo delle immissioni e dell’apporto dei bacini imbriferi per quanto riguarda tutto ciò che non è stato possibile quantificare; • i dati rilevati alle foci non comprendono generalmente misure effettuate durante piene eccezionali, il che comporta necessariamente una sottostima dei carichi annui. Nonostante tali approssimazioni si ritiene di poter affermare che gli apporti indagati appaiono avere un ruolo nettamente predominante rispetto a quelli non indagati. 2.5.5 • • • • • • • • CRITICITÀ Fognature non depurate recapitanti nel bacino del Breggia e provenienti dal territorio italiano: rimangono da indagare i contributi e la provenienza di due immissioni ubicate nella zona doganale di Ponte Chiasso. Tale approfondimento è oggetto del progetto Breggia e Cosia per il 2005-2006 (Convenzione ARPA–Provincia), anche se la frequenza di campionamento stagionale, anziché mensile, non consentirà lo stesso livello di conoscenza ottenuto nello studio 2004-2005. Fognature non depurate recapitanti nel bacino del Cosia: le immissioni significative non ancora indagate ricadono prevalentemente nel tratto coperto. Considerate le difficoltà di ispezione e campionamento, una stima del contributo relativo di tali immissioni potrebbe essere ricavato da un confronto tra i risultati dei rilievi sul campo e i dati forniti dal Comune di Como alla Provincia di Como nell’ambito della richiesta di autorizzazione allo scarico per le reti fognarie non depurate. Depuratore di Pizzamiglio: non si hanno al momento informazioni relative all’eventuale contributo all’inquinamento dovuto agli sfioratori di piena presenti sulla rete fognaria e sull’impianto Apporti derivanti al Breggia dal bacino a monte dello scarico dell’impianto di Pizzamiglio: una più completa conoscenza degli apporti derivanti dal bacino potrebbe essere ottenuta qualora i dati analitici ottenuti nel punto di campionamento cantonale ubicato a Chiasso fossero integrati con misure di portata. Apporti derivanti al Faloppia dalla parte di bacino ricadente in territorio svizzero: non esistono punti di monitoraggio sul Faloppia in territorio svizzero posti in prossimità della confluenza con il Breggia a Chiasso. Qualora si ritenga opportuno approfondire tale aspetto, sarà necessario concordare con le competenti autorità elvetiche le modalità di esecuzione di un monitoraggio in un punto opportunamente scelto. Apporti derivanti al Cosia dal bacino del Fiume Aperto: per poter ottenere dati significativi in termini di carichi medi annui, la soluzione ideale sarebbe l’installazione di una stazione fissa e telecontrollata per la misura della portata addotta al Cosia a valle della briglia, in zona Piazzale Monte Santo. Ciò permetterebbe di ottenere dati certi sui volumi complessivamente sfiorati e anche di avere informazioni in tempo reale sull’attivazione dello sfioro. Per i dettagli si rimanda alla scheda azioni relativa al monitoraggio degli scolmatori (§ 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario). Apporti derivanti al Lago di Como da Breggia e Cosia in condizioni di piena e, in particolare, in occasione di eventi meteorici che determinino l’attivazione di immissioni significative (a esempio, sfioratori a servizio degli impianti di depurazione e delle reti fognarie, Fiume Aperto ecc.). A tal fine sarebbe necessario intensificare il monitoraggio, come indicato nell’ex Allegato 1 del D.Lgs. 152/99, introducendo campionamenti e misure di portata mirati in tempo di pioggia; si rende a tal fine necessaria l’installazione di stazioni fisse per la misura della portata in corrispondenza delle rispettive foci (alternativamente la misura della portata diventa problematica in condizioni di piena). Migliore conoscenza dello scarico dello sfioratore interno a Comodepur attraverso la determinazione di azoto totale e fosforo totale; qualora si desiderasse la conoscenza delle 89 Progetto PLINIUS • 2.5.6 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia concentrazioni medie anziché di quelle istantanee sarebbe opportuno richiedere anche l’installazione di un campionatore automatico. Una migliore conoscenza dello scarico del depuratore di Ronago sarà sicuramente ottenuta a partire dal gennaio 2006, data entro la quale dovranno essere attivati i controlli per il rispetto dei limiti delle tabelle 1 e 2 riportate nell’Allegato 5 D.Lgs. 152/99 e s.m.i.; sarà, tuttavia, necessario anche acquisire ulteriori informazioni sull’attivazione dello sfioratore di monte attraverso l’installazione di un misuratore di portata. AZIONI Si rimanda al paragrafo 2.4.5 e alle relative schede delle azioni . 90 Progetto PLINIUS 2.6 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero VALUTAZIONE DEL CARICO DI NUTRIENTI DAL BACINO IMBRIFERO SOMMARIO In questo capitolo si effettua la stima del carico di nutrienti, utilizzando i risultati medi aritmetici delle concentrazioni dei corsi d’acqua rilevati nelle campagne di misura effettuate dal 2000 al 2004 dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco. I carichi, calcolati come prodotto delle concentrazioni per le portate stimate dal bilancio idrologico, sono stati confrontati con analoghe campagne precedenti, nonché con le stime teoriche ottenute in questo lavoro e con quelle del PTUA della Regione Lombardia. -1 Complessivamente il carico che è pervenuto annualmente al Lago di Como è di 265 t a per il fosforo e di 7871 t -1 a per l’azoto, con una ritenzione a lago del 74 e 33%, rispettivamente. 2.6.1 PREMESSA Lo stato chimico delle acque lacustri è definito in base alla deviazione del contenuto di sostanze in fase disciolta o particolata di origine naturale o antropica rispetto a condizioni originarie indisturbate, anche se nel corso della vita di un lago queste tendono a modificarsi gradualmente nel tempo. Le pressioni generate dalle sostanze in eccesso innescano processi che interagiscono strettamente con le biocenosi che, come nel caso dei nutrienti (carbonio, azoto, fosforo, silice), sono causa della crescita anomala di produttività delle acque e determinano il fenomeno conosciuto come “eutrofizzazione”. Gli studi sull’eutrofizzazione hanno portato all’introduzione del concetto di “carico critico”, inteso come l’apporto sostenibile da un corpo lacustre, senza che se ne possano apprezzare deviazioni sensibili dallo stato naturale (condizioni che sono giudicate di elevata qualità) o come l’apporto che non determina gravi deviazioni della struttura biologica naturale dell’ecosistema (condizioni che portano a un giudizio di buona qualità). Questo concetto, utilizzato anche in molti altri settori come strumento guida per la gestione ambientale, è incluso nella recente normativa italiana, il D.Lgs. 152/99 e s.m.i., e rappresenta lo strumento guida di riferimento su cui si basa la Direttiva 60/2000/CE sulla protezione della qualità ecologica delle acque, il cui obiettivo è di conseguire entro il 2015 uno “stato di buono” per tutte le acque comunitarie. Le sorgenti di nutrienti si distinguono in due tipi: puntiformi e diffuse. La valutazione sperimentale dei flussi di nutrienti (nel seguito indicati genericamente come “carichi di nutrienti”) rappresenta lo strumento fondamentale per interpretare lo stato attuale dei corpi lacustri. La misura dei carichi veicolati dai maggiori corsi d’acqua che alimentano i laghi non sono, tuttavia, sufficienti per individuare le sorgenti di generazione, poiché il monitoraggio alle sezioni di chiusura dei bacini scolanti fornisce il valore integrato degli apporti. Per comprendere le azioni necessarie per il recupero degli ambienti lacustri, occorre, pertanto, affiancare alle misure dirette dei carichi la definizione della distribuzione geografica dei “carichi generati” utilizzando, a esempio, modelli matematici basati su sistemi informatici georeferenziati. Solo l’uso combinato di questi strumenti consente, infatti, di conoscere congiuntamente l’entità e l’origine dei carichi e, nel contempo, di calibrare i modelli di generazione per ottenere valutazioni indirette maggiormente affidabili dei carichi effettivi, utili per lo sviluppo di scenari gestionali. In questo senso, il Gruppo di Lavoro ha condotto la valutazione teorica dei carichi su due livelli: a scala dell’intero bacino (§ 2.3 Antropizzazione e uso del territorio) e alla scala più ridotta del Ramo Occidentale del Lago di Como (§ 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario), nella quale è stato dato ampio spazio all’analisi delle sorgenti puntiformi. A questa analisi si affianca quella del calcolo sperimentale, riportata in questo capitolo, il cui obiettivo è quello di presentare il bilancio di nutrienti del Lago di Como. Tale bilancio è stato calcolato utilizzando le misure effettuate nell’ultimo quinquennio (2000-05) dall’ARPA, Dipartimento di Como, sugli 11 principali immissari e dal Dipartimento di Lecco sull’emissario. I carichi degli affluenti sono stati ottenuti utilizzando sia i dati delle portate direttamente misurate dall’ARPA al momento del prelievo sia quelli ricavati attraverso la valutazione teorica del bilancio idrologico del lago, effettuata tramite la stima dei deflussi degli affluenti e delle fasce perilacuali (§ 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre). I risultati ottenuti sono stati, infine, confrontati con quelli pregressi degli ultimi 15 anni e con quelli riportati nel recente “Stato di qualità ed evoluzione trofica dei laghi” Allegato 16 alla Relazione Generale del Piano di Tutela e Uso delle Acque, pubblicato dalla Regione Lombardia (2004) in ottemperanza alle disposizioni della L.R. 12 dicembre 2003, n. 26 e al D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152 e s.m.i.. 91 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero 2.6.2 STUDI PREGRESSI 2.6.3 DESCRIZIONE DEL METODO DI CALCOLO DEI CARICHI Il Lago di Como, come tutti i grandi laghi della regione insubrica, ha visto crescere l’attenzione dei limnologi a partire dalla metà del secolo scorso. Tuttavia, solo nell’ultimo ventennio il Lario è stato oggetto di studi più approfonditi. Nella Appendice di questo rapporto si può, infatti, rilevare che a partire dal 1950, su circa 230 pubblicazioni che trattano in generale della qualità delle acque (aspetti fisici, chimici e biologici), solo una decina sono state edite nei primi 20 anni, un centinaio nel successivo biennio, mentre sono già 120 quelle pubblicate tra il 1990 e il 2003. Naturalmente questo dato ha un significato solo indicativo, ma è sicuramente segno di una minore attenzione dedicata al Lago di Como rispetto ad altri ambienti. Ciò si conferma nella constatazione che il primo lavoro d’insieme dedicato al lago e al bacino imbrifero (Chiaudani & Premazzi 1993) è stato realizzato solo all’inizio degli anni Novanta. Il lavoro di Chiaudani & Premazzi (1993) rappresenta una pietra miliare per la conoscenza del lago. A questo studio si è fatto riferimento nel corso degli anni successivi e, ancora oggi, nonostante la netta evoluzione registrata nella qualità delle acque (§ 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago), rappresenta un riferimento per l’approccio integrato alle informazioni. Tra gli studi pregressi sul Lago di Como, non si possono dimenticare i numerosi lavori pubblicati per oltre mezzo secolo dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania-Pallanza (già Istituto Italiano di Idrobiologia) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, cui sarà dato ampio riscontro nei capitoli (2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago e 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri). La numerosa letteratura prodotta ha, tuttavia, riguardato soprattutto l’ambiente pelagico e solo recentemente nel 1998-99 (Mosello et al. 2001a), in collaborazione con l’Università di Milano Bicocca, Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, è stato dato un importante contributo alla conoscenza della qualità delle acque tributarie. Per le ragioni esposte, in questo capitolo le valutazioni dei carichi calcolati saranno confrontate con i valori determinati nel 1991-92, riportati nello studio di Chiaudani & Premazzi (1993), e con quelli stimati dalle concentrazioni medie misurate nel 1998-99 da Mosello et al. (2001a), unico lavoro condotto successivamente alla indagine del 1991-92. Questo paragrafo si può concludere con un cenno all’Allegato 16 della Relazione Generale del Piano di Tutela e Uso delle Acque “Stato di qualità ed evoluzione trofica dei laghi”. Il documento che a tutti gli effetti può considerarsi uno studio a sé stante per ciascuno dei 24 laghi lombardi significativi ai sensi dell’Allegato 1 e dell’Allegato 6 del D. Lgs. 152/99 e s.m.i., anche per il Lago di Como riporta un quadro delle informazioni pregresse, lo stato al 2003, le stime teoriche dei carichi e i loro scenari agli orizzonti 2008 e 2016, indicati come obiettivi dalla normativa nazionale. Su tali basi sono state successivamente valutate, mediante modellizzazione matematica, le evoluzioni della qualità delle acque lacustri agli stessi orizzonti. Il lavoro svolto costituisce un ulteriore punto di riferimento che fornisce una solida conferma ad alcune chiavi di lettura dello stato di qualità delle acque del Lario, lasciando ben evidenti le attuali criticità, riassunte al termine del capitolo. In questo paragrafo sono descritti i dati sperimentali utilizzati e i metodi di calcolo dei carichi. Volutamente non sono riportate informazioni sui metodi di misura delle portate e sui metodi analitici utilizzati. Per questi ultimi, trattandosi di misure condotte dai Dipartimenti di Como e Lecco dell’ARPA Lombardia, si rimanda al manuale APAT & IRSA (2003). In tutti i casi, prima di utilizzare i dati, sono state effettuate le seguenti valutazioni di qualità: • numero di misure e consistenza incrociata dei singoli valori in caso di speciazione (forme di azoto e di fosforo); • confronto tra valori medi aritmetici e mediane, per una stima della normalità della distribuzione; • confronto delle misure con dati pregressi; • analisi delle correlazioni lineari tra carichi istantanei e portate istantanee. Con questa procedura sono stati individuati valori palesemente diversi dagli altri e, 11 casi su circa 650, non sono stati considerati nelle elaborazioni successive. La mancanza, infine, di alcuni dei principali macrocostituenti (a esempio, l’alcalinità, i cationi alcalini e alcalino terrosi) non ha permesso di effettuare il classico controllo interno di qualità basato sul bilancio ionico. 92 Progetto PLINIUS 2.6.3.1 DATI SPERIMENTALI UTILIZZATI 2.6.3.2 CALCOLO DEI CARICHI SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero I dati utilizzati si riferiscono a campionamenti mensili, effettuati nel periodo Gennaio 2000-Dicembre 2004 (Tab. 2.6.1), nel punto più prossimo all’immissione delle acque nel lago. I corsi d’acqua campionati sono il Fiume Adda immissario e il Fiume Mera a valle del Lago di Mezzola, nonché i torrenti Albano, Senagra, Breggia, Cosia, Varrone, Pioverna, Gerenzone, Caldone e Rio Torto, la cui collocazione geografica è indicata in Figura 2.6.1. A ogni prelievo sono state effettuate, con regolarità, anche misure di portata. La stima delle concentrazioni delle acque in uscita dal lago a Lecco è stata dedotta dalle misure effettuate sulle acque lacustri di superficie in prossimità dell’incile del lago. In questo caso il numero di misure è circa la metà (26) di quelle di ciascun singolo fiume. In questo capitolo non sono considerate tutte le variabili misurate dall’ARPA, essendo l’attenzione rivolta principalmente al bilancio dei nutrienti (fosforo e azoto). In ogni caso, nella Tabella 2.6.1, sono riportati i valori mediani e medi aritmetici di portata, conducibilità, ossigeno, azoto ammoniacale, nitrico e totale, fosforo reattivo e totale, che consentono di individuare i corsi d’acqua soggetti a maggiore pressione antropica. In generale, le mediane sono di poco inferiori dalle medie aritmetiche, anche se non sono infrequenti situazioni di forte differenza che indicano distribuzioni lontane dalla normalità. In prima approssimazione, si è trascurato questo comportamento dei dati per le elaborazioni dei carichi, assumendo la media aritmetica come indice di posizione accettabile per la popolazione dei dati. Nel caso della portata, a esempio (Fig. 2.6.2), la scelta della media trova una migliore relazione rispetto alle mediane con i valori medi annui della portata teorica calcolata dal bilancio idrologico (§ 2.2 Clima, Idrologia e Idrodinamica lacustre) per i sottobacini considerati nell’indagine. Anche le regressioni tra portata media giornaliera e carico (Fig. 2.6.2), ottenuto dal prodotto con la concentrazione istantanea, forniscono in generale buone correlazioni, come nel caso dell’Adda immissario alla sezione idrometrica di Fuentes (CO), riportata in Figura 2.6.2, anche se occorrerebbe un approfondimento su queste relazioni. Ciò, tuttavia, esula da questo contesto e si rimanda, quindi, per un approfondimento a Mosello & De Giuli (1982). Tutti i corsi d’acqua appaiono soggetti a una certa pressione antropica, con valori di fosforo totale che -3 superano i 40 mg P m , eccetto il Mera misurato in uscita dal Mezzola e l’Adda emissario, in uscita dal Lario. In quattro casi: Cosia, Rio Torto, Varrone e Breggia, in ordine decrescente di importanza, si -3 -3 hanno valori di azoto e fosforo totali rispettivamente superiori a 3,0 mg N m e 0,100 mg P m , con alti contenuti di azoto e fosforo organico tipici dell’influenza di reflui urbani. Il Cosia si conferma, in accordo con le misure pregresse (Chiaudani & Premazzi 1993, Mosello et al. 2001a, Comune di Como 2003), come il corso d’acqua più alterato perché soggetto, come indicato nei precedenti capitoli 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario) e 2.5 (Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia), sia all’apporto di reflui non depurati sia alle emissioni delle acque provenienti dall’impianto di depurazione Comodepur. Il calcolo dei carichi medi annui è stato condotto considerando tre diverse procedure: • il prodotto delle concentrazioni medie pluriennali con le portate medie stimate teoricamente dal bilancio idrologico considerato a pareggio alla chiusura dell’incile di Lecco; • il prodotto delle concentrazioni medie per le portate medie istantanee misurate nel corso dei prelievi dell’ARPA; • e, infine, dal carico istantaneo ottenuto dalle correlazioni con la portata istantanea utilizzando come valore medio annuo quello stimato dal bilancio idrologico. Nei casi di lacune dei dati per certe stime si è approssimato il valore a quello ottenuto con il primo metodo nel caso si sia voluto valutare, dove possibile, una stima del carico totale. I valori dei carichi di fosforo totale ottenuti sono riportati in tabella 2.6.2, unitamente ai valori di portata media annua ottenuta da bilancio idrologico, dalle misure in campo nella campagna ARPA e, per confronto, con le portate medie istantanee della campagna 1991-92. Di tutte le campagne sono anche date le frequenze di misura, per una valutazione generale della rappresentatività dei risultati. I carichi sono anche stati stimati per la campagna 1998-99, utilizzando come portate i valori attuali dedotti dal bilancio, che fanno riferimento al quinquennio 2000-2004 (§ 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre). Per il 1991-92 sono state utilizzate, invece, le portate indicate da Chiaudani & Premazzi (1993), estese a tutto il bacino, insieme ai valori della fascia rivierasca calcolati in questo lavoro. In questa sede vale la pena di rilevare che la copertura dei punti di campionamento ARPA fornisce un quadro esaustivo dell’intero bacino, nonostante una superficie perilacuale residua di 660 km², pari al 15% del territorio. 93 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero Si sottolinea, infine, che, nel corso delle elaborazioni, tutte le superfici dei sottobacini sono state ricalcolate partendo dalla superficie complessiva di 4508 km², ottenuta nella digitalizzazione dei laghi italiani effettuata nel Progetto LIMNO (Tartari et al. 2004), giungendo a un valore non molto discosto dai 4522 km² indicati in Chiaudani & Premazzi (1993) e da 4524 km² indicati nel § 2.2. Figura 2.6.1 - Distribuzione geografica dei bacini tributari del Lago di Como. Per comodità non sono completamente rappresentate le superfici dei bacini dell’Adda e del Mera, mentre a tratteggio è segnalata la superficie scolante perilacuale. Si noti che dei 19 tributari rappresentati, 11 sono stati oggetto di campionamento delle acque da parte dell’ARPA nel periodo 2000-04. 2.6.4 BILANCIO DEI NUTRIENTI DEL LAGO 2.6.4.1 CARICHI SPERIMENTALI DEI PRINCIPALI AFFLUENTI La prima valutazione nell’esaminare un bilancio di massa di un lago è la verifica della consistenza delle portate degli affluenti e del bilancio idrologico tra entrate e uscite, basato su misure indipendenti. Nell’osservare i risultati della Tabella 2.6.2 non si deve, quindi, dimenticare che il bilancio idrologico qui presentato è stato ottenuto su base teorica a pareggio tra entrate e uscite (§ 2.2 Clima, idrologia 3 -1 3 -1 e idrodinamica lacustre). I risultati (141 m s ) sono in linea con quanto ottenuto (131 m s ) da Chiaudani & Premazzi (1993). -1 Il carico di fosforo che giunge al lago dai tributari campionati ammonta a 236 t P a (Tab. 2.6.2). Il contributo della fascia rivierasca è stato ricavato considerando come concentrazione media delle -3 acque il valore di 0,040 mg P m . Tale valore è stato calcolato a partire dai valori medi di tutti i corsi -1 d’acqua, esclusi il Cosia e il Breggia, per un carico complessivo di 20 t P a . Quest’ultimo valore, -1 assegnato anche alle stime di carico per il periodo 1991-92, porta a 265 t P a il carico totale che perviene al lago dal bacino imbrifero del Lario. -1 Dall’emissario a Lecco escono, invece, 70 t P a , con una ritenzione di fosforo nelle acque lacustri del 74%. Tale percentuale risulta del tutto analoga a quella stimata (0,71) nel 1991-92 a fronte, invece, di -1 un bilancio tra entrate e uscite caratterizzato da un carico in entrata superiore del 44% (382 t P a ). Ciò testimonia che l’efficienza di ritenzione del lago non è mutata nel tempo. 94 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero Tabella 2.6.1 - Caratteristiche chimiche dei tributari del Lago di Como campionati nel periodo 2000-04 dall’ARPA Lombardia. Corso d'acqua-Comune prelievo Provincia Portata Conducibilità O2sat. N-NH4 3 µS cm 20 °C -1 % gNm -1 m s N-NO3 -3 gNm F. Adda-Gera Lario SO Numero dati Mediana Media 57 80,0 108,3 58 129 132 58 95 95 24 0,115 0,148 58 0,60 0,62 F. Mera-Sorico CO Numero dati Mediana Media 13 59 153 155 59 89 91 49 0,040 0,074 59 0,60 0,62 T. Albano-Dongo CO Numero dati Mediana Media 55 0,4 2,5 59 128 118 59 94 92 56 0,054 0,113 59 1,00 1,09 T. Senagra-Menaggio CO Numero dati Mediana Media 57 0,5 0,9 59 213 227 59 94 94 54 0,120 0,294 59 1,30 1,32 T. Breggia-Cernobbio/Como CO Numero dati Mediana Media 56 1,2 1,8 58 481 508 58 92 93 57 1,500 2,653 58 3,65 4,38 T. Cosia-Como CO Numero dati Mediana Media 56 0,8 0,7 57 920 1113 57 82 68 57 1,600 4,900 57 3,60 3,30 T. Varrone-Dervio LC Numero dati Mediana Media 57 0,2 0,6 60 73 77 60 99 94 40 0,031 0,049 60 1,25 1,26 T. Pioverna-Bellano LC Numero dati Mediana Media 57 2,6 3,8 60 298 303 60 95 94 49 0,050 0,063 60 1,50 1,53 T. Gerenzone-Lecco LC Numero dati Mediana Media 57 0,5 0,7 59 329 337 59 96 94 54 0,081 0,111 58 1,85 1,87 T. Caldone-Lecco LC Numero dati Mediana Media 57 0,2 0,3 60 337 344 60 87 86 59 0,320 0,574 60 2,30 2,52 T. Rio Torto-Valmadrera LC Numero dati Mediana Media 55 0,7 1,0 59 461 520 59 90 88 59 0,680 1,757 59 1,08 1,15 Numero dati Mediana Media 26 80,0 126,8 26 129 154 25 95 100 16 0,115 0,045 26 0,60 0,64 Lago di Como - Lecco LC TIN gNm P-PO4 TN -3 -3 gNm gPm -3 TP gPm -3 0,77 58 0,87 0,90 58 0,017 0,019 58 0,028 0,030 0,70 59 2,00 1,85 31 0,009 0,018 58 0,024 0,043 1,20 59 2,00 2,17 48 0,031 0,036 58 0,051 0,087 1,61 59 2,60 2,90 56 0,022 0,036 59 0,043 0,077 7,03 57 7,00 7,85 57 0,170 0,197 57 0,270 0,348 8,20 57 9,00 12,00 56 0,097 0,069 57 0,380 0,360 1,31 60 1,60 1,84 23 0,012 0,017 35 0,037 0,086 1,59 60 2,00 2,23 26 0,010 0,018 43 0,040 0,053 1,98 59 2,10 2,76 22 0,010 0,012 38 0,037 0,042 3,10 60 3,50 4,83 57 0,100 0,119 59 0,200 0,205 2,90 59 3,20 5,83 47 0,050 0,093 57 0,180 0,263 0,68 22 0,87 1,01 11 0,008 0,010 25 0,028 0,014 20 1000 y = 0.0258x + 0.183 R2 = 0.6437 Mediana Media 16 100 y = 0.5377x Fiume Adda Immisssario 1.0846 2 R = 0.9675 L (g s -1) Portate medie e mediane ARPA (m3 s-1 ) -3 10 y = 0.3492x1.1284 R2 = 0.8472 1 12 8 4 TP 0 0 0 1 10 100 3 1000 0 100 200 300 400 500 Q (m 3 s -1) -1 Portate a bilancio (m s ) Figura 2.6.2 - Verifica di consistenza dei dati: a sinistra, confronto tra portate stimate dal bilancio idrologico e portate medie e mediane misurate nei campionamenti ARPA (2000-04), mentre a destra è riportata la regressione tra portata media giornaliera dell’Adda immissario alla sezione idrometrica di Fuentes (CO) e il valore del carico ottenuto dal prodotto con la concentrazione istantanea. 95 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero Nell’esaminare i risultati si rileva come le attuali misure si basino su una frequenza di prelievo 5 volte superiore rispetto alla campagna 1991-92. L’attuale frequenza è analoga a quella della campagna 1998-99 nel corso della quale, tuttavia, i corsi d’acqua campionati in comune, con un carico -1 complessivo di 249 t P a , inferiore del 7% da quello attuale, sono solo 6 su 11. Si evidenzia, infine, che le altre stime indicate in Tabella 2.6.2, ottenute attraverso le portate e le concentrazioni istantanee, nonché i valori ottenuti dalle correlazioni tra carichi istantanei e portate istantanee, sono da considerare solo indicative di una convergenza dei valori attorno a un carico medio di circa 240 t P -1 a . In Tabella 2.6.3, analogamente a quanto fatto per il fosforo, sono riportati i calcoli relativi al bilancio dell’azoto totale. Senza entrare in valutazioni dettagliate, dato che il fosforo è l’elemento limitante la produttività primaria del Lario, dalla Tabella 2.6.3 si può osservare come anche per l’azoto totale i risultati complessivi siano coerenti con quelli ottenuti dalle precedenti campagne. In questo caso è stato sufficiente estendere il confronto dei carichi al bilancio del 1991-92, poiché si è ritenuto interessante valutare se vi fossero variazioni importanti del carico stesso. L’azoto, come discusso nel Capitolo 2.7 (Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago), a differenza del fosforo, mostra valori strettamente dipendenti dagli apporti atmosferici, che sono tendenzialmente costanti nell’ultimo decennio (Mosello et al. 2001b). Era, quindi, interessante cercare una conferma di questo comportamento anche nel bilancio dell’azoto totale del Lario e i risultati mostrati in Tabella 2.6.3 confermano l’ipotesi avanzata. Infine, anche in questo caso i valori di ritenzione stimati con i dati attuali e quelli pregressi sono concordanti (0,33 contro 0,31) a conferma della confrontabilità delle misure, in relazione allo stesso processo ambientale. 2.6.4.2 CARICHI DI FOSFORO CHE GIUNGONO AL LARIO NEL RAMO OCCIDENTALE Il Ramo Occidentale del Lago di Como ha una superficie lacustre di 44,5 km², pari al 32.2% dell’intero 3 lago, e un volume di 9,4 km (40,2% del totale), mentre la superficie del bacino versante è di 316 km², solo il 7,0% dell’intero bacino idrografico lariano (§ 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como). In questo territorio risiedono oltre 150400 abitanti, con una densità che raggiunge i 476 ab -2 -2 km , contro una densità media per l’intero bacino di 116 ab km . Nel Ramo Occidentale del Lago di Como il deflusso idrologico stimato dal bilancio assegna una 3 -1 portata complessiva ai due maggiori affluenti, i torrenti Cosia e Breggia, di 5,2 m s , mentre alla 3 -1 restante parte del bacino competono 14,0 m s . Da questi valori di portata e dalle misure sperimentali delle concentrazioni sul Cosia e Breggia, nonché dalla stima di un valore medio generale della concentrazione di fosforo totale per tutti i corsi d’acqua, già precedentemente descritta, si ottiene -1 -1 un carico complessivo di fosforo, per il periodo di misura 2000-04, di 74 t P a , di cui 63 t P a (85%) sono imputabili ai soli Cosia e Breggia. Il Bacino Occidentale del Lario contribuisce, quindi, al carico per il 28%, apparentemente poco e in linea con la rappresentatività del volume d’acqua lacustre compreso tra Bellagio e Como. Questa analisi assume però contorni ben differenti se si confronta -2 l’apporto areale di fosforo totale in questo territorio (0,23 t P km ) con quello ben 5 volte inferiore del -2 restante bacino idrografico (0,046 t P km ). Considerando che il tempo di residenza effettivo delle acque del lago nel Bacino Occidentale raggiunge i 12,7 anni, si possono comprendere le ragioni della forte vulnerabilità di questo ramo del Lario, andato incontro nei decenni scorsi a un forte aumento dello stato trofico (§ 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago). -1 Il risultato ottenuto per il carico sperimentale è in sufficiente accordo con quello (64 t P a ) ricavato per lo stesso Ramo Occidentale del Lago di Como nel Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario) utilizzando una metodologia di calcolo completamente differente, se ai valori riportati si aggiunge anche il carico determinato dalle sorgenti naturali diffuse (§ 2.3 Antropizzazione e uso del territorio), Si può, quindi, confermare che l’analisi dei carichi pone come criticità di assoluto rilievo gli eccessivi apporti che giungono al Lago di Como dal Cosia e dal Breggia. Per riportare, infatti, a valori comparabili i carichi areali di fosforo di questi due corsi d’acqua, occorre avviare una drastica riduzione dei valori attuali. Solo in tal modo si può pensare di poter raggiungere una pressione di nutrienti sulle acque del Primo Bacino antistante la Città di Como che sia accettabile per consentire un ripristino generale, in linea con la vocazione d’uso di queste acque. Queste considerazioni trovano una conferma nelle conclusioni del Capitolo 2.5 (Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia). Dall’analisi delle medesime conclusioni si possono derivare anche le incertezze riguardo la stima attuale dei carichi dovute, in particolare, alla scarsa rappresentatività delle misure di portata più 96 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero elevata. Tali misure sono, infatti, difficili da quantificare idrologicamente ed estremamente complesse da monitorare chimicamente. In entrambi i casi, tali misure necessitano dell’ausilio di sistemi automatici di misura e di prelievo, che potrebbero portare a valori complessivi di carico ancora superiori a quelli qui calcolati. 2.6.5 CONFRONTO DEI RISULTATI 2.6.6 CRITICITÀ 2.6.7 AZIONI I carichi ottenuti in questo lavoro sono confrontati con i risultati ottenuti dallo studio che accompagna il Programma di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia 2004). L’approccio seguito in tale studio -1 -1 ha portato come risultato a una stima di 229 t P a , di cui 139 t P a imputabili a sorgenti puntiformi, -1 -1 22 t P a alle sorgenti diffuse di origine antropica e 68 t P a al diffuso naturale. Questi valori sono in accordo con quelli qui calcolati e, nel complesso, conducono ad affermare che il carico attuale -1 complessivo per il Lago di Como corrisponde a un valore di 265 t P a calcolato sperimentalmente, considerato che è stato ottenuto da oltre 50 campionamenti rappresentativi di circa l’85% del bacino scolante. Le differenze con altre stime sperimentali e con quelle teoriche trovano rispondenza in alcune criticità illustrate nel seguito. Parlando di stima dei carichi di nutrienti che giungono al Lago di Como sono diversi i livelli di criticità che si possono individuare. Al fine di una semplice razionalizzazione, si possono individuare due livelli principali di criticità che riguardano: • le lacune nel supporto tecnico e scientifico per un’accurata definizione dei carichi, con particolare riguardo alla conoscenza della reale entità degli apporti antropici diffusi; • la mancanza di sufficienti interventi per migliorare il contenimento degli apporti dalle sorgenti puntiformi. Nel primo caso le criticità si possono far risalire essenzialmente a: • carenze strutturali, quali la mancanza di una diffusa rete di rilevamento dei livelli idrometrici nei principali affluenti del lago. Ciò costringe al ricorso a modellizzazioni idrologiche che riducono l’efficacia delle stime e introducono approssimazioni sia nella descrizione dei meccanismi descrittivi delle relazioni concentrazioni portate sia nel bilancio di massa. Esiste, inoltre, una mancanza conoscitiva dei carichi in condizioni estreme di elevata portata che può influire notevolmente sul bilancio di massa complessivo; • limitata conoscenza della situazione reale del collettamento dei reflui. La maggior parte dei corsi d’acqua presenta, infatti, valori di nutrienti al di sopra di quelli considerati naturali. Esiste, quindi, un ampio problema di collettamento efficace dei reflui, ma prima ancora esiste la necessità di conoscere in modo puntuale, a esempio attraverso metodi georeferenziati, la distribuzione territoriale delle reti. Il controllo della loro efficienza deve, infine, prevedere, dove il problema è più rilevante, un sistema di rilevazione telecontrollato Va, infine, sottolineato che l’entità dei carichi residua nel Bacino Occidentale e l’elevata antropizzazione del territorio, inducono a ritenere quest’area attualmente la più critica del Lario. Il cacolo accurato del carico di nutrienti che pervengono al Lago di Como dal suo bacino imbrifero è il problema centrale della azione di gestione per il governo della qualità delle acque lacustri. Un calcolo accurato è, infatti, l’unico strumento che possa dare base certa a evoluzioni pluriennali che rispecchino effettivamente le azioni intraprese per la riduzione dei carichi, in un’ottica di costi-benefici. L’azione che si propone assume, quindi, un significato non transitorio, nel senso temporale, e non limitato a un solo ambito spaziale (il Ramo Occidentale, a esempio) e non può apparire come svincolata dal contesto istituzionale. Si propone, quindi, di avviare un’azione di collegamento tra enti che operano a diversi livelli nel campo dei controlli ambientali, perché si dia avvio a una stabile struttura di misura idrometrica e di monitoraggio dei principali affluenti al lago. In tale azione si potrebbe individuare una prima fase biennale di organizzazione e di avvio che potrebbe vedere coinvolti anche Enti di ricerca, per coadiuvare gli Enti di monitoraggio a implementare un protocollo operativo e a verificarlo in campo. 97 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero Tabella 2.6.2 - Bilancio del fosforo totale del Lario. In tabella sono anche riportati i valori delle portate e le concentrazioni medie utilizzate per il calcolo dei carichi. Bilancio di massa Corso d' acqua Comune prelievo Fosforo totale Portate Provincia F. Adda-Gera Lario F. Mera-Sorico T. Albano-Dongo T. Senagra-Menaggio T. Breggia-Cernobbio/Como T. Cosia-Como T. Varrone-Dervio T. Pioverna-Bellano T. Gerenzone-Lecco T. Caldone-Lecco T. Rio Torto-Valmadrera ARPA Superficie Bilancio (2000-04) bacino(§) S Q Q km2 n m3 s-1 m3 s-1 SO CO CO CO CO CO LC LC LC LC LC Entrate Totale fiumi considerati Resto bacino scolante Totale entrate a Lecco Uscite F. Adda/Lario-Lecco(*) LC 57 13 49 57 53 55 33 40 37 56 51 108,3 Q m3 s-1 2595 740 47 23 90 33 84 157 9 28 42 95,2 23,5 2,2 1,0 3,9 1,3 3,7 6,9 0,4 1,2 1,7 3848 660 141,0 23,1 164,1 131 20 4508 164,5 151,1 2,5 0,9 1,8 1,2 0,6 3,8 0,7 0,3 1,0 ARPA (2000-04) Q Bilancio CCR (1991-92) 80,8 24,5 7,7 1,4 3,4 1,3 1,5 7,1 0,8 Q ARPA Correlazioni LTP = f(Q) [TP] g P m-3 LTP t P a-1 LTP t P a-1 r n 58 58 58 59 57 57 35 43 38 59 57 0,030 0,043 0,087 0,077 0,348 0,481 0,086 0,053 0,042 0,205 0,263 89 32 6 2 43 20 10 11 1 8 14 101 0,80 0,78 0,80 0,90 0,69 0,43 0,89 0,50 0,64 0,89 0,64 0,053 0,040 236 29 265 167 168 229 201 25 0,014 Ritenzione (*) La leggera differenza tra entrate ed uscite a Leco è dovuta all' incertezza nella valutazione della evaporazione dal lago 7 2 20 18 2 6 1 2 8 LTP t P a-1 83 2 2 18 16 4 8 1 4 7 70 CCR (1991-92) ISE/UNI-Bicocca (1998-99) n [TP] g P m-3 n [TP] g P m-3 LTP t P a-1 12 12 5 5 12 12 4 12 0,073 0,026 0,053 0,084 0,416 1,459 0,035 0,032 186 20 13 4 45 60 2 7 5 0,403 10 LTP t P a-1 52 52 0,035 0,015 105 11 52 52 52 52 0,192 0,401 0,025 0,045 24 16 3 10 211 38 249 354 383 12 0,017 0,74 [TP]: concentrazioni di fosforo totale LTP: carichi di fosforo totale 0,023 109,6 0,71 n: numero dati (§) Le superfici indicate sono state ricalcolate con un sistema informatico georeferenziato Tabella 2.6.3 - Bilancio dell’azoto totale del Lario. In tabella sono anche riportati i valori concentrazioni medie utilizzate per il calcolo dei carichi. Azoto totale Bilancio di massa Corso d' acqua Comune prelievo ARPA (2000-04) Q Bilancio [TN] LTN Provincia F. Adda-Gera Lario F. Mera-Sorico T. Albano-Dongo T. Senagra-Menaggio T. Breggia-Cernobbio/Como T. Cosia-Como T. Varrone-Dervio T. Pioverna-Bellano T. Gerenzone-Lecco T. Caldone-Lecco T. Rio Torto-Valmadrera SO CO CO CO CO CO LC LC LC LC LC -3 n gNm 58 59 59 59 57 57 60 60 59 60 59 0,90 1,85 2,17 2,90 7,85 9,57 1,84 2,23 2,76 4,83 5,83 Entrate Totale fiumi considerati Resto bacino scolante Totale entrate a Lecco Uscite F. Adda/Lario-Lecco Ritenzione [TN]: concentrazioni di azoto totale ISE/UNI (1998-99) -1 [TN] -3 gNm tNa n 2697 1374 151 91 966 392 214 486 35 183 313 52 52 0,89 0,71 52 52 52 52 6,70 9,61 1,49 1,75 CCR (1991-92) n [TN] -3 gNm 12 12 5 5 12 12 4 12 1,28 1,08 1,33 1,97 6,77 22,04 1,37 1,69 3253 831 322 87 725 904 65 378 5 8,371 211 6901 970 7871 LC 22 1,01 5235 0,33 LTN: carichi di azoto totale 98 LTN -1 tNa 6993 983 7976 0,960 12 1,076 5128 0,36 Progetto PLINIUS 2.7 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago STATO ATTUALE ED EVOLUZIONE IDROCHIMICA E TROFICA DEL LAGO Sommario In questo capitolo sono considerate le caratteristiche chimiche attuali in quattro stazioni del lago e, limitatamente alle stazioni di Argegno e Como è considerata l’evoluzione nel tempo. Sulla base delle concentrazioni di nutrienti algali e secondo la classificazione “ecologica” del D.M. 391/2003, il lago può essere classificato come mesotrofo. Un sensibile accentuarsi dell’inquinamento è stato verificato per la stazione di Como, che ha maggiormente risentito in passato, e ancora risente, di scarichi derivanti dalle attività produttive. L’evoluzione nel tempo delle concentrazioni di fosforo evidenzia un miglioramento complessivo del lago a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, quando aveva raggiunto condizioni di eutrofia. Le concentrazioni dei nitrati, che risentono in misura notevole degli apporti atmosferici, hanno presentato un forte aumento nel periodo di osservazione 1960-2005, analogamente a quanto riscontrato nei vicini laghi Maggiore e di Iseo. 2.7.1 PREMESSA 2.7.2 STATO DELLE CONOSCENZE 2.7.2.1 ESAME DELLA BIBLIOGRAFIA DISPONIBILE Le caratteristiche morfometriche dei laghi insubrici, unite a quelle idrologiche, determinano tre aspetti fondamentali che influenzano significativamente la qualità delle acque. Il primo aspetto riguarda la elevata inerzia ai cambiamenti: il deterioramento impiegherà decenni per essere avvertibile, almeno nella gran parte della massa d’acqua, d’altra parte tempi altrettanto o addirittura più lunghi saranno necessari per il recupero della qualità delle acque. Un secondo aspetto riguarda la grande quantità di sostanze, in particolare di nutrienti algali, conservati negli strati profondi, a fronte di fenomeni biologici che avvengono in misura maggiore negli strati più superficiali (0-20 m). Il terzo aspetto concerne la complessità dei processi fisici che interessano la massa d’acqua, quali, a esempio, le variazioni di temperatura degli strati profondi e i processi di rimescolamento delle acque, in grado di riportare nutrienti algali dalle acque profonde agli strati superficiali. Queste peculiarità sottolineano la necessità di studi tesi a seguire per tempi lunghi, con regolarità e rigore metodologico, la qualità delle acque, perché solo in questa maniera si possono ottenere informazioni attendibili sulle tendenze in corso ed è possibile valutare l’efficacia di interventi di risanamento intrapresi. Una ulteriore riflessione di carattere metodologico impone l’uso di tecniche per le misure fisiche, chimiche e biologiche di grande affidamento e precisione, in quanto le variabili più indicative della qualità delle acque sono spesso caratterizzate da concentrazioni molto basse e da variazioni stagionali o pluriannuali molto modeste. Nel caso di più operatori istituzionali che eseguano le stesse misure sul corpo d’acqua, un confronto sulle metodiche di misura diventa indispensabile. La qualità delle acque lacustri dipende in misura preponderante dagli apporti di sostanze che sono immesse dal bacino imbrifero. In quest’ottica, un aspetto irrinunciabile è lo studio degli apporti di nutrienti algali, di sostanze tossiche e di composti derivanti dal bacino imbrifero convogliati al lago dai principali tributari e da quelli che lasciano il lago con le acque emissarie, che vanno a definire nel complesso il bilancio chimico del lago. Fra i lavori pionieristici sono da ricordare quelli di Pavesi (1877, 1883), che eseguì raccolte di plancton nelle acque del Lago di Como e di altri laghi italiani. Di respiro e importanza ben maggiore è lo studio di Rina Monti (1925), che prese in esame diversi aspetti fisici, idrologici, chimici e biologici del Lago di Como, producendo uno studio monografico unico, per quei tempi e per molti anni a venire, per i laghi italiani. La finalità dello studio era la valutazione delle potenzialità di pesca delle acque lacustri, ma le tecniche usate e gli approfondimenti sui diversi aspetti considerati ne fanno uno studio limnologico di significato ben più ampio. A partire dagli anni ‘50 del XX secolo hanno avuto avvio gli studi intensivi dell’Istituto Italiano di Idrobiologia, recentemente diventato Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Le prime ricerche furono svolte dal Baldi, dai coniugi Tonolli e successivamente da Vollenweider (1964, 1965) che, nei primi anni ‘60, ha posto le basi per lo studio idrochimico dei laghi insubrici. Dopo un periodo di pausa, i prelievi sono ricominciati nel 1973 e da allora non si sono interrotti. Questo ha dato la possibilità di produrre numerosi studi che hanno seguito 99 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago l’evoluzione nel tempo delle caratteristiche del Lago di Como, benché prevalentemente limitati agli aspetti chimici (Mosello & Giussani 1997, Mosello et al. 1991, 2000). A partire dagli anni ’80 sui laghi Maggiore e di Lugano iniziavano indagini sistematiche e continue nel tempo, anche a cura della Commissione per la protezione delle acque Italo-svizzere e dagli anni ’90 monitoraggi sistematici sono iniziati sul Lago di Iseo a cura dell’Università di Milano Bicocca e sul Lago di Garda a cura dell’Università di Padova e dell’ARPA Veneto. Anche sul Lago di Como vi sono stati numerosi studi, ma raramente di durata superiore all’anno. Fra questi sono da ricordare le ricerche svolte congiuntamente dall’Università di Milano e dal Centro Comune di Ricerca di Ispra (Chiaudani & Premazzi 1993) e quelle a cura dell’Amministrazione Provinciale di Como svolte da un gruppo di lavoro costituto dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR, dall’Università di Milano Bicocca, e dalle ARPA Lombardia di Como, Lecco e Sondrio (Mosello et al. 1999, 2001). L’ARPA Lombardia ha iniziato a operare con maggiore continuità nel monitoraggio limnologico a partire dal 2000, nelle stazioni di Abbadia Lariana e Dervio, per l’attuazione del “Piano di monitoraggio algale” di terzo livello previsto dal D.M. 17/06/88. Nel 2003 ha esteso il monitoraggio mensile anche alle stazioni di Argegno e Como grazie al progetto di approfondimento delle conoscenze dei laghi, finanziato dalla Regione Lombardia, che si è concluso nell’anno 2005. 2.7.2.2 INFORMAZIONI DA RICERCHE SPERIMENTALI I dati sperimentali in questa analisi derivano da studi svolti dall’ISE-CNR nel periodo 1960-2005 e dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco (periodo Giugno 2003-Dicembre 2005). Le stazioni considerate dall’ISE-CNR sono state quelle di Argegno (425 m) e di Como (85 m), mentre le stazioni di Bellano e Lierna sono state campionate limitatamente al periodo 1976-1986 (Fig. 2.7.1). I prelievi sono stati sempre effettuati nel momento della massima omogeneità verticale della colonna d’acqua (Marzo-Aprile), in alcuni casi sono stati ripetuti nel periodo autunnale (Ottobre-Novembre). I prelievi eseguiti dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, sono iniziati nel Giugno 2003 e hanno considerato le seguenti stazioni: • Como, in prossimità di Villa Geno, profondità del lago circa 100 m; • Argegno, in coincidenza con la platea di massima profondità (410 m); • Dervio, nella parte settentrionale del lago, con una profondità di 260 m; • Lecco, in prossimità dell’emissario, con una profondità di 70 m. I valori utilizzati per l’elaborazione sono concentrazioni medie ponderate sui volumi dello strato d’acqua corrispondente a ciascuna profondità. In particolare, sono stati considerati due strati delle acque lacustri, quello da 0 a 15 m, denominato epilimnio, dove avvengono prevalentemente i fenomeni di produzione algale, e quello da 15 m al fondo (ipolimnio), dove prevale la demolizione della sostanza organica. Le concentrazioni ioniche rilevate al mescolamento primaverile nelle stazioni di Como e Argegno (Tab. 2.7.2) evidenziano concentrazioni molto simili. Gli ioni principali sono il calcio, il bicarbonato, i solfati e i cloruri, che costituiscono oltre il 90% del contenuto ionico globale. Le differenze più sensibili riguardano le concentrazioni di sodio e di cloruri, entrambi ioni derivanti da scarichi di acque reflue urbane, che presentano valori più elevati rispettivamente del 16,5 e 10,0% nella stazione di Como rispetto a quella di Argegno. Le stazioni di Dervio e Lecco presentano concentrazioni di soluti prossime a quelle di Argegno. -1 -1 Tabella 2.7.1 - Concentrazioni ioniche (µeq L ) e conducibilità (µS cm Como e Argegno. Stazioni - -- - HCO3 SO4 Como 1238 498 86 Argegno 1214 502 74 Cl - NO3 ++ ++ + + a 20 °C) nelle stazioni di Na K anioni cationi 456 150 36 1884 1931 3815 171 456 136 36 1850 1887 3737 168 Ca Mg 62 1287 61 1259 ioni Cond. Le variazioni stagionali di pH e ossigeno disciolto presentano minimi invernali e massimi estivi, in relazione alle attività di fotosintesi del fitoplancton, che influenza fortemente la chimica delle acque lacustri. Il confronto fra le concentrazioni misurate nelle quattro stazioni, limitata allo strato epilimnico dove avvengono i fenomeni di produzione algale, non evidenzia differenze significative (Fig. 2.7.2). Al contrario le concentrazioni di nitrati e fosforo totale presentano valori sensibilmente più elevati nella 100 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago stazione di Como rispetto alle altre tre stazioni, evidenziando un maggior impatto di scarichi antropici. Anche queste variabili presentano variazioni stagionali, con minimi in estate determinati dall’utilizzo da parte del fitoplancton. Le differenze sono ancora più accentuate nel caso delle concentrazioni del sodio, che presenta mediamente valori del 50% più alti rispetto alle altre stazioni, determinando così valori di conducibilità più elevati (Fig. 2.7.2). Complessivamente il giudizio sulla qualità delle acque che emerge dagli studi limnologici, sulla base delle concentrazioni di nutrienti e del fitoplancton, è quello di un lago mesotrofo (Salmaso et al. 2003). Alle stesse indicazioni si arriva con la metodologia riportata dal D.M. 391/2003, che permette l’effettuazione di una classificazione “ecologica” dei laghi i cui risultati sono riassunti nella Tabella 2.7.2. . Bellano . Lierna Figura 2.7.1 - Localizzazione delle stazioni di prelievo per le indagini sulla qualità delle acque del Lago di Como. Tabella 2.7.2 - Valutazione della qualità delle acque delle diverse stazioni del Lago di Como secondo il D.M. 391/2003. Stazione Massima circolazione Masssima stratificazione Trasparenza Clorofilla Ossigeno ipolimnico Fosforo totale SEL SAL Abbadia Lariana Argegno Como Dervio Lecco Marzo Marzo Marzo Marzo Marzo Settembre Settembre Settembre Settembre Settembre 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 1 1 3 4 4 3 3 3 3 3 2 2 Sufficiente Sufficiente Sufficiente Buono Buono 101 Progetto PLINIUS 160 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago 10,0 Como Argegno Dervio Lecco 140 Ossigeno % saturazione Como Argegno Dervio Lecco pH 9,5 9,0 120 8,5 100 8,0 80 7,5 7,0 60 mar-03 giu-03 ott-03 1,2 Nitrati mg N L 1,0 gen-04 apr-04 ago-04 nov-04 mar-03 feb-05 40 -1 30 0,8 0,6 0,2 gen-04 Como Argegno Dervio Lecco apr-04 ago-04 nov-04 Fosforo totale µg P L feb-05 -1 10 0 0,0 mar-03 giu-03 ott-03 200 190 ott-03 20 Como Argegno Dervio Lecco 0,4 giu-03 gen-04 apr-04 ago-04 nov-04 mar-03 feb-05 giu-03 ott-03 apr-04 ago-04 nov-04 feb-05 ago-04 nov-04 feb-05 7 -1 Conducibilità µS cm a 20 °C 6 5 180 Sodio mg L -1 4 170 3 160 Como Argegno Dervio Lecco 2 Como Argegno 150 1 Dervio Lecco 0 140 mar-03 gen-04 giu-03 ott-03 gen-04 apr-04 ago-04 nov-04 feb-05 mar-03 giu-03 ott-03 gen-04 apr-04 Figura 2.7.2 - Concentrazioni medie di alcune variabili chimiche nelle acque epilimniche di quattro stazioni del Lago di Como. 2.7.3 VARIAZIONI NEL TEMPO DELLE CONCENTRAZIONI DEI NUTRIENTI ALGALI 2.7.3.1 VARIAZIONI DELLE CONCENTRAZIONI NELLE STAZIONI DI ARGEGNO E COMO Il diverso disturbo antropico subito dalla parte di lago prossima alla città di Como rispetto alla rimanente parte del lago è bene evidenziata dal trend delle caratteristiche chimiche. Il confronto fra i valori di conducibilità (Fig. 2.7.2) evidenzia valori sistematicamente più elevati nella -1 -1 stazione di Como, con differenze dell’ordine di 5-10 µS cm a 20 °C, con massimi di oltre 20 µS cm in alcuni anni. Tali valori evidenziano l’influenza di cospicui scarichi nelle acque lacustri di composti inorganici. L’esame di maggiore dettaglio degli ioni in soluzione conferma differenze massime nel caso del sodio, già evidenziate nel paragrafo precedente relativo ai dati recenti, che in alcuni casi assume nell’epilimnio concentrazioni quasi doppie nella stazione di Como rispetto quella di Argegno. Tali valori fanno pensare che gli scarichi non siano solo di natura civile, ma abbiano o abbiano avuto anche una componente industriale. D’altronde l’attività industriale prevalente nel comprensorio comasco è quella tessile, dove sono impiegate notevoli quantità di sali sodici e i volumi scaricati sono ingenti. La figura riporta, inoltre, i valori medi epilimnici del pH e dell’ossigeno, che non evidenziano differenze sensibili fra le due stazioni. Si deve, tuttavia, rilevare che i prelievi, eseguiti una volta all’anno e al termine dell’inverno limnologico (Marzo-Aprile), non sono necessariamente 102 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago rappresentativi dei fenomeni di produzione algale nelle acque, che si manifestano con intensità anche nei mesi estivi. L’incidenza di scarichi di effluenti urbani è evidente anche dal confronto fra i composti dell’azoto e del fosforo (Fig. 2.7.3). In particolare, l’ammonio presenta spesso picchi di concentrazione con valori -1 superiori ai 200 µg N L . Le differenze di concentrazione sono, tuttavia, diminuite a partire dal 1995. Le concentrazioni dei nitrati e dell’azoto totale (comprensivo questo ultimo della frazione organica) presentano sistematicamente valori più elevati nella stazione di Como. Particolarmente indicative risultano le concentrazioni di fosforo totale (Fig. 2.7.3). I valori erano molto più elevati nella stazione di Como nella seconda metà degli anni ‘70, quindi le differenze diminuiscono progressivamente, così come differiscono i valori assoluti delle concentrazioni. I valori attuali, per entrambe le stazioni, sono -1 compresi fra i 20 e i 30 µg P L , evidenziando, comunque, una elevata potenzialità trofica. In conclusione, i dati indicano un progressivo miglioramento della qualità delle acque lacustri per quanto riguarda i parametri chimici, miglioramento più accentuato per la stazione di Como, che in passato è stata oggetto di importanti immissioni di inquinanti, a giudicare dagli effetti nelle acque lacustri. Tuttavia, come dimostrato anche nel paragrafo precedente, permangono differenze fra le concentrazioni della stazione di Como rispetto alle rimanenti, certamente a causa di un più elevato impatto antropico su questa stazione. Resta da verificare quali composti, non considerati nelle analisi, possano essere stati associati a tali scarichi; queste indagini dovrebbero essere condotte sulla base della tipologia delle attività produttive presenti nel bacino imbrifero. Inoltre, è indispensabile appurare quali di questi composti si trovino ancora nelle acque o nei sedimenti, con possibilità di essere rimessi in circolazione, anche alla luce dei tempi di degradazione di alcuni microinquinanti organici. 2.7.3.2 ARRICCHIMENTO IN AZOTO DELLE ACQUE LACUSTRI A partire dalla seconda metà del secolo scorso, grandi quantità di azoto, nelle forme ioniche di ammonio e nitrato, utilizzate come fertilizzanti per l’agricoltura, sono state immesse nell’ambiente. Questi composti sono parzialmente dilavati dalle acque superficiali e possono percolare nel sottosuolo. Altre fonti importanti di azoto sono costituite dalle emissioni di ossidi di azoto in atmosfera, a opera dei processi di combustione a elevata temperatura, e dall’emissione di composti dell’ammoniaca da liquami derivanti da attività zootecniche (allevamenti di suini, bovini ecc.), svolte a livello intensivo. Le ultime due sorgenti interessano direttamente l’atmosfera, dove i composti dell’azoto possono essere trasportati per notevoli distanze, prima di essere depositati nuovamente al suolo con le piogge o come deposizione secca. La deposizione di azoto interessa dapprima i suoli, provocando un aumento della produttività vegetale, con potenziali scompensi nel caso di sistemi naturali (Aber et al. 1989), successivamente le acque superficiali e sotterranee, che dilavano la parte di questi composti non metabolizzata dai microrganismi del suolo o dalla vegetazione. Il dilavamento diventa più intenso al crescere del contenuto di azoto dei suoli, sino a giungere a valori massimi quando i suoli raggiungono la saturazione e i successivi apporti dall’atmosfera non possono più essere trattenuti (Stoddard 1994, Stoddard & Traaen 1995). Le acque di torrenti e fiumi nell’area sudalpina convogliano l’azoto ai principali laghi, dove è in parte utilizzato dal fitoplancton e in parte va ad aumentare le concentrazioni di nitrati nelle acque. La serie storica di dati disponibile per i laghi sudalpini testimonia tale processo, con particolare evidenza nel caso del Lago Maggiore, grazie alla più lunga serie di dati disponibile (1955-2005, Mosello et al. 2001b), ma in modo chiaro anche nel caso dei laghi di Como (Fig. 2.7.4) e Iseo (1972-2005, Garibaldi et al. 1995, Brizzio et al. 1999). Nella stazione di Argegno le concentrazioni di nitrati sono praticamente raddoppiate nell’arco di circa 30 anni (1955-1985, Fig. 2.7.4), dopodiché l’incremento si è ridotto, probabilmente perché le concentrazioni a lago si avvicinano al livello di equilibrio rispetto agli apporti esterni. E’ da sottolineare l’analogia delle concentrazioni di nitrati con quella rilevata nei laghi Maggiore e di Iseo, nonostante le differenze esistenti nei rispettivi bacini imbriferi, indicante una causa comune delle variazioni, costituita dalle deposizioni di azoto dall’atmosfera, tendenze già evidenziate in precedenti lavori (Barbanti et al. 1986, Ambrosetti et al. 1992, Mosello et al. 1991, 2001a). 103 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago 150 1100 -1 Ammonio (µg N L ) Como 900 Argegno 800 1975 2000 1990 1985 Como 140 1,3 -1 Azoto totale (mg N L ) Fosforo totale (µg P L-1) 120 1,2 2005 500 2000 0 Argegno 1995 600 2005 25 1995 700 1980 50 1990 75 1985 100 1975 -1 Nitrato (µg N L ) 1000 1980 125 100 1,1 80 1,0 60 40 Argegno Argegno Conducibilità (µS cm-1 20°C) 2005 2000 1995 Sodio (mg L-1) 4,0 180 1985 1975 4,5 190 1990 0 2005 1995 1990 1985 1980 1975 2000 Como 0,8 Como 20 1980 0,9 3,5 3,0 170 2,5 2,0 Como Argegno 2005 2000 1995 1990 1985 1975 2005 2000 1995 1990 1985 1980 Como 1,0 150 1975 Argegno 1,5 1980 160 Figura 2.7.3 - Variazioni nel tempo delle concentrazioni di alcune variabili chimiche nelle acque epilimniche delle stazioni di Argegno e Como. Prelievi eseguiti a marzo-aprile. 1100 -1 Nitrati (µg N L ) 1000 900 800 700 Como 600 Argegno 500 gen-60 gen-68 gen-76 gen-84 gen-92 gen-00 Figura 2.7.4 - Trend dei nitrati nelle acque in due stazioni del Lago di Como. 104 gen-08 Progetto PLINIUS 2.7.4 CRITICITÀ 2.7.5 AZIONI 2.7.5.1 INTERVENTI SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago Le criticità che emergono sono almeno di tre tipi. La prima riguarda il fenomeno di eutrofizzazione che a volte determina consistenti fioriture algali di specie potenzialmente tossiche, aspetti considerati in dettaglio nel Capitolo 8 (Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri). Questo fenomeno è comune a gran parte delle acque italiane ed è determinato prevalentemente dagli apporti di fosforo derivanti dal bacino imbrifero. A tale riguardo, si deve rilevare che, se pure uno studio annuale sulla qualità dei tributari è stata eseguita (Mosello et al. 2001), lo studio più completo sugli apporti di fosforo dal bacino imbrifero risale all’inizio degli anni ’90 (Chiaudani & Premazzi 1993). Tale approccio costituisce uno strumento conoscitivo di base per la programmazione di interventi e per identificare le sorgenti di inquinamento più importanti e necessita, pertanto, un aggiornamento. Una seconda criticità riguarda gli scarichi di reflui urbani e industriali che per decenni hanno interessato in maggiore misura proprio la parte del lago più vulnerabile, a causa del modesto ricambio d’acqua. Tali apporti, documentati negli effetti sulle acque superficiali del bacino di Como per alcuni composti (fosforo, ammonio, sodio), non sono ancora stati studiati per altri composti chimici usati nei processi industriali, quali, a esempio, i coloranti delle industrie tessili. Questi aspetti, considerati in dettaglio nel Capitolo 9 (Microinquinanti e tossicità delle acque), danno una misura del rischio alla salute e renderebbero opportuno anche un esame dei sedimenti, ove alcuni degli inquinanti si conservano. Attenzione va anche prestata al depuratore di Como (§ 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario) che tratta sia reflui domestici sia industriali, scaricando le acque trattate nello stesso bacino di Como. Questi studi sono di rilevanza fondamentale alla luce del fatto che l’acqua del lago è usata anche a fini potabili (§ 2.10 Usi delle acque). • • Riduzione degli apporti di fosforo dal bacino imbrifero, individuando e trattando le più importanti fonti domestiche e industriali ancora esistenti; censimento degli scarichi industriali residui, con particolare attenzione al bacino di Como. 2.7.5.2 • • • • Valutazione degli apporti di fosforo, azoto e altri composti derivanti dal bacino imbrifero, con individuazioni delle fonti più importanti per ciascun composto, con particolare attenzione al fosforo, causa dell’eutrofizzazione. Valutazione delle uscite di questi composti dall’emissario e delle principali interazioni con il plancton lacustre; valutazione dell’importanza delle deposizioni atmosferiche come fonte di azoto e di altri composti sul bacino imbrifero ed effetti sulle acque lacustri; studio dei composti tossici immessi nelle acque lacustri con scarichi civili e industriali e dei relativi effetti sulla catena trofica del lago; stima degli effetti del riscaldamento dell’atmosfera sulla dinamica di mescolamento delle acque lacustri e relativi effetti biologici. 2.7.5.3 • • • STUDI MONITORAGGIO Prelievi sistematici, almeno mensili, per valutare l’evoluzione fisica, chimica e biologica in diverse stazioni del lago; monitoraggio dei deflussi dei principali tributari non ancora controllati in maniera continua; monitoraggio della climatologia del bacino imbrifero, potenziando la rete di stazioni meteorologiche attualmente esistente. 105 Progetto PLINIUS 2.8 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri STATO ATTUALE ED EVOLUZIONE DELLE BIOCENOSI LACUSTRI SOMMARIO Il Lago di Como è stato interessato da un peggioramento delle condizioni trofiche fino alla fine degli anni ’70. Successivamente si è assistito a un miglioramento della sua situazione trofica, che è tuttora in corso. I popolamenti fitoplanctonici e zooplanctonici hanno risposto a queste variazioni con l’aumento, dapprima, e la diminuzione, successivamente, dei taxa meno sensibili all’inquinamento. Dallo studio dell’evoluzione di queste biocenosi sono emerse alcune criticità legate soprattutto ai fenomeni di fioriture di specie di cianobatteri potenzialmente tossiche. Differenze si sono evidenziate, inoltre, tra i diversi sottobacini del Lario. Il Primo Bacino, a causa della sua maggiore vulnerabilità, è quello caratterizzato da un più lento miglioramento ed è perciò interessato da fioriture più consistenti che pongono delle problematiche per l’utilizzo delle sue acque. 2.8.1 PREMESSA 2.8.2 STATO DELLE CONOSCENZE 2.8.2.1 FITOPLANCTON: ANALISI STORICA La definizione dello stato di salute di un lago richiede la caratterizzazione delle comunità biologiche che ne costituiscono l’ecosistema. La Direttiva CE 60/2000/CE, in fase di recepimento da parte dell’Italia, ha riconosciuto l’importanza dello studio delle comunità biologiche e ha stabilito un sistema di classificazione dei corpi idrici basato sul grado di scostamento dalle condizioni di riferimento (prossime alle condizioni di naturalità) stabilite per ogni tipologia lacustre. Le componenti biologiche più importanti delle comunità acquatiche sono quelle che costituiscono la catena alimentare pelagica che, partendo dal fitoplancton, attraverso lo zooplancton, arriva sino al vertice della piramide alimentare costituito dai pesci. I meccanismi che determinano le relazioni e i rapporti quantitativi tra queste componenti sono molto complessi e sono oggetto di studio da parte di diversi ricercatori. Il fitoplancton effettua la produzione primaria, come le piante terrestri, e, quindi, è di fondamentale importanza per il sostentamento dell’intero ecosistema lacustre. La composizione in specie e la biomassa dei popolamenti fitoplanctonici sono in stretta relazione con la condizione trofica del lago e ne condizionano l’utilizzo balneare e quello idro-potabile. Gli zooplanctonti sono i consumatori primari più importanti e rappresentano l’anello di congiunzione con una parte significativa della comunità ittica. Quest’ultima costituisce una risorsa molto importante per il mantenimento di una delle attività economiche più antiche legate al Lago di Como, la pesca professionale (§ 2.10.2 L’attività di pesca). Le informazioni relative allo stato di salute delle comunità fitoplanctonica, zooplanctonica e ittica sono più numerose e recenti rispetto a quelle relative alle comunità macrobentonica (organismi che vivono sul fondo) e macrofitica (piante acquatiche macroscopiche) che sono, invece, molto scarse e datate. In questo capitolo saranno descritte le caratteristiche dei popolamenti fitoplanctonici e zooplanctonici. Anche il popolamento ittico è influenzato dalle condizioni della qualità delle acque. I salmonidi, come le due forme di coregone (bondella e lavarello) e la trota sono le specie che traggono il maggiore giovamento dal processo di risanamento della qualità delle acque, al contrario le specie appartenenti alla famiglia dei ciprinidi, come l’alborella, specie di grande importanza faunistica per il Lago di Como, tendono a diminuire. Nel popolamento ittico recente di tutti i laghi della Lombardia emerge, tuttavia, una tendenza evolutiva negativa legata al progressivo aumento del numero di specie ittiche esotiche, di provenienza ignota e illegale. Non v’è dubbio che la comparsa e l’espansione di nuove specie sia il rischio più grave che minaccia il futuro del popolamento ittico lariano. Le prime informazioni relative ai popolamenti fitoplanctonici del Lario sono state raccolte da Rina Monti nei primi del ‘900 (Monti 1925, Monti 1929), la quale ha segnalato alcuni episodi di fioriture di Microcystis aeruginosa e Anabaena flos-aquae che hanno interessato tutti i sottobacini. Una campagna limnologica successiva effettuata circa venti anni dopo nel bacino di Como (Baldi et al. 1947) ha individuato uno spettro di composizione in specie, tra cui le più importanti erano Fragilaria crotonensis e Ceratium hirundinella, caratteristico di ambienti oligotrofi. E’ bene precisare che le indagini citate in precedenza si sono basate su valutazioni di tipo qualitativo che hanno indicato la 106 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri composizione in specie della comunità algale, ma non le abbondanze relative dei diversi taxa. All’inizio degli anni ‘70 un lavoro di tesi (Braga 1972) ha indicato Planktothrix rubescens come la specie più importante della comunità algale, a testimonianza del peggioramento delle condizioni trofiche del lago. Negli anni a cavallo tra il 1970 e il 1980 un’indagine dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi (ISE-CNR) di Verbania-Pallanza (Ambrosetti et al. 1992), che ha interessato tutti i sottobacini, sottolinea il peso avuto nella comunità fitoplanctonica da parte di Fragilaria crotonensis e Planktothrix rubescens. Un altro studio effettuato nel 1983-84 (Mosello et al. 1991) ha confermato i valori elevati di densità di Planktothrix rubescens e descritto una fioritura di Microcystis aeruginosa nel bacino di Como. Negli anni 1988-89 e 1991-92 due campagne limnologiche (Casati et al. 1990, Chiaudani & Premazzi 1993) hanno indicato un miglioramento delle condizioni trofiche del Lario e una corrispondente diminuzione dei valori medi dei biovolumi algali. In questo studio la struttura dei popolamenti algali non ha subito variazioni di rilievo rispetto agli anni precedenti tranne che per la comparsa di Mougeotia sp. e Lyngbia limnetica. L’unica indagine paleolimnologica nel Lario è stata condotta nel 1994 (Marchetto et al. 1995) nella baia di Como. I risultati di questa ricerca hanno permesso di ricostruire l’evoluzione trofica del bacino comasco e di individuare le specie di Diatomee dominanti. Nel 1997 un lavoro di Bettinetti et al. (2000) ha messo in relazione le condizioni trofiche del Primo Bacino con la recente colonizzazione del bivalve Dreissena polimorpha. In questo periodo Planktothrix rubescens ha raggiunto i picchi più elevati di -1 concentrazione di 50000 cell mL a Cernobbio. Dal Settembre 1997 all’Agosto 1999 una collaborazione tra le Amministrazioni Provinciali di Como, Lecco e Sondrio e i PMIP dei relativi territori, l’ISE-CNR di Pallanza e l’Università di Milano Bicocca ha consentito lo svolgimento di un monitoraggio dei bacini occidentale e orientale del Lario. Dai risultati di questa campagna sono state ricavate una serie di pubblicazioni riguardo gli aspetti chimico-fisici e biologici del Lario ed è stata effettuata anche una valutazione dei carichi insistenti sul lago. Il fitoplancton è risultato essere caratterizzato (Mosello et al. 1999, 2001a, Buzzi 2002, Salmaso et al. 2003) da una forte presenza dei -1 Cianobatteri con Planktothrix rubescens che ha raggiunto 33000 cell mL nella stazione di Como nel 1997. 2.8.2.2 FITOPLANCTON: SITUAZIONE ATTUALE I dati più recenti relativi ai popolamenti fitoplanctonici del Lario sono stati prodotti da ARPA Lombardia Dipartimenti di Lecco e Como nella caratterizzazione degli episodi di fioritura algale e nell’attuazione di un progetto di approfondimento delle conoscenze sui laghi finanziato dalla Regione Lombardia, tuttora in corso di svolgimento. Nel mese di Agosto del 2000 si è verificato un episodio di fioritura da parte di Microcystis aeruginosa, una cianoficea potenzialmente tossica, che si è manifestata con colonie a forma di fiocchi delle dimensioni massime di un centimetro, sospese in uno strato d’acqua di circa un metro di spessore. Il fenomeno ha interessato in maniera estesa tutto il ramo di Como e una zona limitata del sottobacino settentrionale nei pressi di Gera Lario. Lo strato d’acqua superficiale della baia di Como sino all’altezza di Villa Geno è stato caratterizzato da valori molto elevati di densità -1 3 -3 cellulare e biovolume di Microcystis aeruginosa, rispettivamente 330000 cell mL e 28710 mm m , associati a scarsa trasparenza (2 metri). Da questo punto, procedendo verso Nord, la presenza della -1 3 specie indicata è diminuita sino a raggiungere, all’altezza di Torno, valori di 1400 cell mL e 122 mm -3 m . L’analisi dei dati (Tab. 2.8.1) evidenzia come la densità di Microcystis aeruginosa sia notevolmente più bassa nei campioni prelevati lungo la colonna d’acqua e nel campione integrato, contrariamente a Planktothrix rubescens che raggiunge le concentrazioni più elevate in prossimità del metalimnio, distribuzione che riflette le differenti caratteristiche ecologiche delle due specie. In queste indagini in tutti i punti di campionamento si è registrata un’elevata densità di Planktothrix rubescens e bassi valori di trasparenza soprattutto laddove si è registrato un calo di Microcystis aeruginosa. I test tossicologici dei campioni di acqua superficiale effettuati con Daphnia magna, Oryza sativa e Vibrio fischeri hanno, comunque, dato esito negativo. Nel corso degli anni 2001 e 2002 il Dipartimento di Lecco dell’ARPA ha effettuato un monitoraggio dei popolamenti fitoplanctonici dei sottobacini settentrionale e orientale del Lario. I risultati di questa indagine non hanno evidenziato alcun picco di densità da parte dei Cianobatteri potenzialmente tossici. Un nuovo episodio di bloom da parte di Microcystis aeruginosa si è, invece, verificato nel corso dell’estate 2003. Il fenomeno ha interessato in maniera diffusa il Primo Bacino da Como sino -1 approssimativamente a Cernobbio con concentrazioni in superficie pari a 300000 cell mL ad Agosto -1 e 200000 cell mL a Settembre. Nel campione di Settembre il test ELISA ha evidenziato la presenza -1 di 2,7 µg L di microcistina. Nei sottobacini settentrionale e orientale la fioritura ha interessato solo 107 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri alcune zone, come, a esempio, l’insenatura di Piona in prossimità di Colico, dove la densità di M. -1 aeruginosa ha raggiunto le 100000 cell mL e la concentrazione di microcistina misurata con il test -1 ELISA è stata di 1,3 µg L . Tabella 2.8.1 - Densità e biovolume delle Cianoficee potenzialmente tossiche nell’Agosto 2000. Profondità m 0 2 5 10 25 0-20 0 Microcystis aeruginosa Densità Biovolume -1 Cell mL mm3 m-3 330000 503 1524 2226 nr 212 1400 28710 43 131 191 nr 1 122 Planktothrix rubescens Densità Biovolume -1 Cell mL mm3 m-3 Como 23970 1752 11850 876 25752 1879 46000 3320 3547 256 10854 792 Torno-Faggeto 19810 1445 Snowella lacustris Densità Biovolume -1 Cell mL mm3 m-3 3731 1006 2960 1869 195 1408 74 20 59 37 4 30 2450 52 La recente campagna limnologica 2003 e 2004, effettuata da ARPA Lombardia, ha consentito per la prima volta la raccolta contemporanea di dati chimico-fisici e biologici in 5 stazioni dei diversi sottobacini con una frequenza mensile. La dinamica dei popolamenti fitoplanctonici è stata studiata nello strato integrato 0-20 metri in tutti i sottobacini. La classe algale più rappresentata in termini di numero di taxa è stata quella delle clorophyceae seguita da quella dei cianobatteri. Il confronto dei risultati ottenuti per i diversi siti ha evidenziato la stazione di Como come la più produttiva in termini di biovolumi fitoplanctonici, confermando la tendenza registrata negli studi effettuati in passato. I rapporti di dominanza all’interno delle comunità algali sono valutati, dal punto di vista ecologico, in termini di biovolume delle singole specie. Nel bacino di Como le specie più significative nel periodo primaverile sono state le diatomee Stephanodiscus minutulus, Fragilaria crotonensis, Asterionella formosa e Aulacoseira islandica. Il periodo estivo è stato caratterizzato dal dominio delle clorophyceae, coniugatophyceae e dinoficee (Fig. 2.8.1); Coelastrum polychordum, Sphaerocystis schroeterii, Oedogonium sp,. Staurastrum paradoxum e Ceratium hirundinella sono, infatti, state le specie più importanti. Il periodo invernale ha visto una significativa presenza di Rhodomonas minuta associata a Ceratium hirundinella e Staurastrum paradoxum. Il peso dei cianobatteri dal punto di vista del biovolume è evidente, nella Figura 2.8.1, solo nei periodi estivi e autunnali del 2004 mentre si può osservare in Figura 2.8.2 come dal punto di vista della densità cellulare diventino molto più importanti anche in altri periodi; Aphanothece nidulans, Snowella lacustris e Microcystis aeruginosa, quest’ultima a dicembre 2004, sono state le specie di cianobatteri che hanno raggiunto le densità più elevate. Il confronto tra i valori di concentrazione nello strato integrato e in quello superficiale evidenzia come nella fioritura del 2003 Microcystis aeruginosa sia stata presente esclusivamente nello strato superficiale e che, a differenza di quella del 2000, non fosse associata a Planktothrix rubescens. 108 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri 800 1419 1242 2268 1048 700 600 3 mm m -3 500 400 300 200 100 0 set-03 ott-03 nov-03 dic-03 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 giu-04 Cloroficee Crisoficee Coniugatoficee Criptoficee lug-04 ago-04 set-04 Cianobatteri Diatomee ott-04 nov-04 dic-04 Dinoficee Figura 2.8.1 - Biovolumi dei gruppi algali nella stazione di Como nel 2003-2004. 8000000 10421680 7000000 6000000 13380138 Cell L -1 5000000 4000000 3000000 2000000 1000000 0 set-03 ott-03 nov-03 dic-03 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 giu-04 Cloroficee Crisoficee Coniugatoficee Criptoficee lug-04 ago-04 set-04 Cianobatteri Diatomee ott-04 nov-04 dic-04 Dinoficee Figura 2.8.2 - Densità algali nella stazione di Como nel 2003-2004. La densità cellulare di quest’ultima specie, inoltre, si è ridotta notevolmente negli ultimi anni, passando 4 -1 3 -1 da un picco di 3,3 10 cell mL del Settembre 1997 a uno di 4,3 10 cell mL nell’Ottobre 2004, diminuzione confermata in tutti i sottobacini del Lario. Il confronto tra le stazioni monitorate nel corso del biennio 2003-2004 ha evidenziato sensibili differenze nella produzione algale tra Como e Lecco. Mentre la composizione in specie è sostanzialmente omogenea in tutto il Lario, sia i rapporti di dominanza all’interno delle comunità algali sia il biovolume medio annuale sono differenti. 109 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri 4500000 4000000 3500000 Cell L -1 3000000 2500000 2000000 1500000 1000000 500000 0 set-03 ott-03 nov-03 dic-03 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 giu-04 Aphanizomenon flos-aquae Microcystis aeruginosa lug-04 ago-04 set-04 Planktothrix rubescens ott-04 nov-04 dic-04 Snowella lacustris Figura 2.8.3 - Densità dei Cianobatteri potenzialmente tossici nella stazione di Como nel 2003-2004. Nel bacino di Como è evidente l’importanza di alcune specie associate a un elevato stato di trofia quali Coelastrum polychordum e Sphaerocystis schroeteri, clorophyceae appartenenti all’ordine delle Chlorococcales rispetto al bacino orientale. La densità dei cianobatteri potenzialmente tossici (Figura 2.8.3 e 2.8.4), è inferiore nel bacino orientale rispetto a quello occidentale dove Microcystis aeruginosa, ha raggiunto una concentrazione 3 -1 di 3 10 cell mL nel mese di Ottobre. E’ da rilevare che le densità di queste specie potenzialmente -1 -1 tossiche sono risultate tutte inferiori alla soglia di 5000 cell mL corrispondente a 0,84 µg L microcistine, dose ingeribile senza effetti acuti o cronici, come indicato dal Ministero della Salute nella nota IX.400.4/13.1/3 relativa ai criteri per la definizione del programma di sorveglianza algale previsti dal D.M. 17/06/88. La differente produzione algale dei diversi sottobacini è legata al loro stato di trofia. Ciò è esplicitato nella Tabella 2.8.2 dove sono riportati i valori medi annuali di biovolume algale, trasparenza, clorofilla a e concentrazione media di fosforo totale di tutta la colonna d’acqua alla circolazione primaverile, per l’anno 2004. La maggiore vulnerabilità del Primo Bacino é sottolineata dal gradiente di biovolume algale, fosforo totale, e, in misura minore, dalla concentrazione di clorofilla a che si delinea procedendo da Como in direzione degli altri due bacini. Dall’analisi dei dati degli ultimi cinque anni è emerso che la comunità fitoplanctonica del Lario ha subito alcuni cambiamenti sia a livello quantitativo, con una riduzione del biovolume medio annuale, sia qualitativo. Tra le specie più importanti vi è stata una riduzione della densità di Planktothrix rubescens, specie adattata a basse temperature e a basse intensità luminose e che ha popolato la zona metalimnica dei grandi laghi subalpini. Microcystis aeruginosa ha, invece, incrementato la sua presenza soprattutto negli strati superficiali con una serie di episodi di fioriture di differente intensità. Vi è stato, inoltre, un incremento di densità a carico di alcune specie appartenente all’ordine delle Chloroccales durante i periodi estivi. 110 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri 3000000 2500000 1500000 Cell L -1 2000000 1000000 500000 0 set-03 ott-03 nov-03 dic-03 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 giu-04 Aphanizomenon flos-aquae Microcystis aeruginosa lug-04 ago-04 set-04 Planktothrix rubescens ott-04 nov-04 dic-04 Snowella lacustris Figura 2.8.4 - Densità dei Cianobatteri potenzialmente tossici nella stazione di Lecco nel 2003-2004 Tabella 2.8.2 - Situazione del Lario relativa al 2004: valori medi annuali di biovolume fitoplanctonico; concentrazione di fosforo totale alla circolazione invernale; trasparenza e clorofilla-a media annuale. Stazioni Como Argegno Abbadia Dervio Lecco Biovolume Trasparenza m Clorofila-a mm m Fosforo -1 totale µ gL 950 684 680 570 504 34 30 27 27 24 6,1 8,0 8,0 7,1 9,0 4,1 4,0 3,1 3,1 3,0 3 -3 2.8.2.3 ZOOPLANCTON Analisi storica µg L-1 Le informazioni relative a questa componente biologica sono rare e frammentarie e non consentono di ricostruire in maniera esaustiva l’evoluzione dei popolamenti zooplanctonici. Le prime informazioni risalgono a Rina Monti (Monti 1924, 1925a, 1925b) e a Baldi, Pirocchi e Tonolli (Baldi et al. 1947). Occorre, però, arrivare a due studi effettuati agli inizi degli anni ’80 (Parise & Riva 1982, Negri 1984) per rilevare un aumento delle densità dei Cladoceri, in maniera particolare Eubosmina coregoni, probabilmente da mettere in relazione all’incremento dell’eutrofizzazione delle acque. Le campagne del 1988-1989 e 1991-1992 (Casati et al. 1990, Chiaudani & Premazzi 1993) hanno evidenziato il dominio di Eudiaptomus padanus nelle comunità zooplanctoniche di tutti i sottobacini del Lario. Mentre la composizione in specie delle comunità è identica in tutto il Lario, dal punto di vista quantitativo il Ramo Occidentale del lago ha fatto registrare valori di densità più elevati e anche una maggiore presenza di Cladoceri, a testimonianza di condizioni di trofia più elevate, con Eubosmina coregoni che -3 ha raggiunto la densità di 10590 ind m . In questi studi, tra i Rotiferi le specie più numerose sono state Conochilus unicornis e Keratella cochlearis. 111 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri Situazione attuale Lo studio più vasto sui popolamenti zooplanctonici è stato condotto nel 2003 e 2004, contestualmente a quello relativo ai parametri chimico-fisici e al fitoplancton. I campioni sono stati raccolti con un retino lungo la verticale dello strato 0-50 m. Nelle campagne sono state identificate 5 specie di Cladoceri, 3 di Copepodi e 26 di Rotiferi. La composizione in specie della comunità zooplanctonica è stata pressoché identica in tutto il Lario, mentre i valori di densità dei taxa mostra differenze soprattutto tra i bacini occidentale e quello orientale. Nella stazione di Lecco i valori di densità dei Copepodi, sia medi sia di picco, sono stati più elevati, mentre il valore medio annuale di densità dei Cladoceri è risultato superiore a Como (Figure 2.8.4 e 2.8.5) sono riportati gli andamenti dei valori densità dei tre principali gruppi di organismi zooplanctonici nelle stazioni di Como e di Lecco. 70000 60000 Ind m -3 50000 40000 30000 20000 10000 0 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 Cladoceri giu-04 Copepodi lug-04 ago-04 set-04 ott-04 nov-04 dic-04 Rotiferi Figura 2.8.5 - Successione dei popolamenti zooplanctonici nella stazione di Como nel 2004. La successione stagionale dei popolamenti zooplanctonici a Como nel 2004 è iniziata nel mese di Gennaio con una presenza significativa di copepoditi di Eudiaptomus padanus e di rotiferi appartenenti alla specie Polyarthra euryptera. Il resto dell’inverno è stato caratterizzato da bassi valori per tutti i gruppi. Tra i copepodi ciclopoidi, in questo periodo Cyclops abissorum è stata l’unica specie presente. Ad Aprile inizia lo sviluppo primaverile che porta al picco di densità dei copepodi nel mese di -3 Maggio con Eudiaptomus padanus che raggiunge una concentrazione di adulti pari 3130 ind m . Tra i Rotiferi Keratella cochlearis e Kellicotia longispina raggiunge i picchi di concentrazione nel mese di -3 Giugno così come il cladocero appartenente al gruppo Daphnia hyalina/galeata con 6380 ind m . Nel periodo estivo e tardo estivo tra i cladoceri fanno la loro comparsa Diaphanosoma brachiurum e i grossi predatori Bytotrephes longimanus e Leptodora kindtii. Tra i copepodi Mesocyclops leuckartii, una specie stenoterma calda, fa la sua apparizione nella comunità. Nel mese di luglio, come è bene evidente nel grafico in Figura 2.8.6, si ha una vera e propria esplosione demografica del rotifero -3 Conochilus hippocrepis che raggiunge una densità pari a 50800 ind m . A tarda estate e inizio autunno Eubosmina coregoni è stato il cladocero dominante. Proprio nel periodo autunnale ha inizio il declino dei popolamenti zooplanctonici che culmina con i valori minimi di densità nella stagione invernale. Questi bassi valori di concentrazione di zooplancton condizionano lo sviluppo demografico di alcune specie ittiche zooplanctofaghe presenti nel lago. 112 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri 60000 50000 Ind m -3 40000 30000 20000 10000 0 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 Cladoceri lug-04 Copepodi set-04 ott-04 nov-04 dic-04 Rotiferi Figura 2.8.6 - Successione dei popolamenti zooplanctonici nella stazione di Lecco nel 2004. La successione stagionale nella stazione di Lecco ha seguito lo stesso andamento di Como con alcune differenze nei valori assoluti di densità dei differenti gruppi. Nella Tabella 2.8.3 è evidente la maggior concentrazione di copepodi e la minore densità di cladoceri presenti nella stazione di Lecco. E’ noto dalla letteratura scientifica (Reynolds 1997) che alcuni copepodi calanoidi come Eudiaptomus padanus sono molto sensibili ai fenomeni di eutrofizzazione e, quindi, la loro abbondanza diminuisce con l’aumentare delle condizioni di trofia. I cladoceri per contro dominano in ambienti con un elevato grado di trofia, mentre diminuiscono in quelli che tendono all’oligotrofia. Tabella 2.8.3 - Confronto tra i valori medi e massimi dello zooplancton nei bacini occidentale e orientale. 2004 -3 Lecco Como Max Media Max Media Cladoceri 5720 1691 7620 2780 Copepodi 41500 10137 17130 7724 Rotiferi 57590 13991 63600 10917 Ind m Per ciò che riguarda l’evoluzione dei popolamenti zooplanctonici, l’unico confronto possibile dei dati attuali con i dati pregressi tra Como e Lecco è relativo alle campagne 1989-90 e 1991-1992. Dal punto di vista della composizione in specie, non sono state trovate differenze rilevanti a livello dei crostacei. Rispetto a questi anni, nel 2004 si è registrata una diminuzione ulteriore dei valori dei cladoceri in tutte -3 le stazioni. A Como si è passati da una media di cladoceri di 11360 ind m nel 1991-92 a una di 2780 -3 -3 -3 ind m ; a Lecco, invece, si è passati da 5740 ind m di cladoceri nel 1991-92 a 1691 ind m nel 2004. -3 Anche i valori di picco di densità di Daphnia hyalina sono passati da 15440 a 7620 ind m . Contemporaneamente le differenze tra le densità dei cladoceri tra le differenti stazioni è diminuita. La 113 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri diminuzione dei cladoceri, gli erbivori più efficienti negli ambienti caratterizzati da biomasse algali maggiori, costituisce un segnale positivo e sottolinea il progressivo miglioramento dello stato di trofia avvenuto in questo ultimo decennio . 2.8.2.4 EVOLUZIONE RECENTE DEL POPOLAMENTO ITTICO La Tabella 2.8.4 riporta il quadro attuale della popolazione ittica del Lago di Como distinguendo ciascuna delle 33 specie presenti in base alla abbondanza: occasionale (9 specie su 33), rara (10), comune (8) e molto comune (6). Dalle modificazioni intervenute nel popolamento ittico del Lario negli ultimi trent’anni, si possono, invece, raggruppare le diverse informazioni che provengono dal mondo della pesca e dell’ittiologia, in due distinte “tendenze evolutive”. La prima, che ha una valenza senz’altro positiva, riguarda il progressivo aumento delle specie sensibili a condizioni di qualità ambientale ridotta. Si fa riferimento soprattutto ad alcune specie che appartengono alla famiglia dei Salmonidi, (Coregone lavarello, coregone bondella, Trota) la cui presenza si è a tal punto consolidata da costituire il perno attorno cui ruota il mondo della pesca professionale lariana. All’aumento dei Salmonidi è corrisposta, tuttavia, una visibile e speculare diminuzione di un altro importante gruppo faunistico, i Ciprinidi, caratterizzato da spiccate doti di “resistenza” all’inquinamento. L’instaurazione di una comunità ittica più diversificata e dominata da specie “esigenti” dal punto di vista ambientale è un fattore positivo, senz’altro ascrivibile al processo di risanamento della qualità delle acque che si è verificato negli ultimi decenni. In questo contesto, l’unico segnale negativo di una certa rilevanza è rappresentato dal forte regresso della popolazione di alborella, specie ittica di notevole importanza faunistica ed ecologica. Esplosa verso la metà degli anni Novanta, la crisi dell’alborella è stata affrontata con forti misure di protezione e di tutela che sembrano aver portato risultati positivi. Oggi la situazione dell’alborella è senz’altro meno preoccupante rispetto a dieci anni fa, ma la specie continua a essere oggetto di particolari misure di protezione. La seconda “tendenza evolutiva” che possiamo individuare consiste nel progressivo aumento delle specie ittiche presenti nel lago per la continua comparsa di specie esotiche, di provenienza ignota e illegale. L’ultima introduzione di una nuova specie che ha avuto l’avallo del mondo scientifico e degli Enti addetti alla gestione della fauna ittica si è verificata intorno al 1970 e ha avuto come oggetto la bondella, specie molto simile al lavarello (allora già presente nel lago) e introdotta per offrire nuove opportunità di sviluppo alla pesca di mestiere. Dopo allora, sono comparse almeno quattro nuove specie, tre delle quali (gardon rodeo amaro, pseudorasbora) appartengono alla famiglia dei Ciprinidi e una alla famiglia dei Percidi (lucioperca). Per ora la presenza di queste nuove specie è confinata in alcune zone abbastanza circoscritte del Lago, ma non v’è dubbio che la comparsa e l’espansione di nuove specie sia il rischio più grave che minaccia il futuro del popolamento ittico lariano. Attualmente, infatti, nel Lario sono presenti 33 specie, di cui 14 delle quali (oltre il 40%) sono già di provenienza esotica. In questo contesto, la porzione di lago su cui si concentra l’interesse del progetto PLINIUS presenta alcune interessanti peculiarità. Da un lato può essere doveroso sottolineare come l’espansione dei Salmonidi abbia interessato visibilmente anche lo specchio d’acqua prospiciente la città di Como, nonostante si tratti dell’area che presenta tuttora le maggiori criticità ambientali. In secondo luogo, e questo è un fatto ancora più interessante, il Primo Bacino del Lago è la zona dove la colonizzazione di due specie esotiche (gardon e lucioperca) si è spinta più avanti. La loro presenza a Como è senz’altro consistente e sembra essere ancora in fase di netta crescita. Pur essendo impensabile ipotizzare un intervento che possa contrastare un’eventuale ulteriore espansione di queste due specie, il monitoraggio della presenza di gardon e lucioperca a Como e zone limitrofe sarà una misura da intensificare per facilitare la comprensione dei processi evolutivi in atto. 114 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri Tabella 2.8.4 - Quadro attuale della popolazione ittica del Lago di Como (* presenza occasionale; ** specie rara; *** specie comune; **** specie molto comune). In corsivo sono evidenziate le specie di origine esotica Famiglia Specie Nome Comune Cyprinidae Alburnus alburnus alborella Alborella Centrarchidae Barbus barbus plebejus Carassius auratus Carassius carassius Chondrostoma soetta Cyprinus carpio Leuciscus cephalus cabeda Leuciscus souffia muticellus Pseudorasbora parva Rodeus sericeus Rutilus pigus Rutilus rubilio Rutilus rutilus Scardinius erhythrophtalmus Tinca tinca Coregonus macrophtalmus Coregonus morpha hybrida Oncorhynchus mykiss Salmo trutta Salvelinus alpinus Thymallus thymallus Perca fluviatilis Stizostedion lucioperca Lepomis gibbosus Barbo Carassio dorato Carassio Savetta Carpa Cavedano Vairone Pseudorasbora Rodeo amaro Pigo Triotto Gardon Scardola Tinca Coregone bondella Coregone lavarello Trota iridea Trota lacustre Salmerino alpino Temolo Pesce persico Lucioperca Persico sole *** ** * ** ** ** **** ** * * *** *** ** *** *** **** **** * *** ** * **** ** *** Anguillidae Gadidae Gobiidae Acipenseridae Esocidae Clupeidae Cobitidae Ictaluridae Micropterus salmoides Anguilla anguilla Lota lota Padogobius martensi Acipenser naccarii Esox lucius Alosa fallax lacustris Cobitis taenia Ictalurus melas Persico trota Anguilla Bottatrice Ghiozzo padano Storione del naccari Luccio Agone Cobite Pesce gatto * ** **** *** * ** **** * * Salmonidae Percidae 2.8.3 CRITICITÀ Abbondanza Le problematiche emerse dall’analisi delle componenti biologiche del Primo Bacino riguardano principalmente le fioriture di specie fitoplanctoniche potenzialmente tossiche. Le elevate densità cellulari raggiunte da Microcystis aeruginosa, negli episodi citati nel paragrafo 7.2.2, hanno creato una serie di problemi all’utilizzo delle acque del Lario, per il consumo umano e per quello balneare. Le informazioni presenti in letteratura rispetto all’esposizione ai Cianobatteri e alla loro tossicità sono state ricavate per la maggior parte da studi effettuati in Australia. Sulla base di alcune di queste pubblicazioni (Falconer 1994, Pilotto et al. 1997) sono stati ricavati limiti di concentrazione delle 115 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri microcistine per le acque a differente destinazione. Il Ministero della Salute nella nota IX.400.4/13.1/3 relativa ai criteri per la definizione del programma di sorveglianza algale previsti dal D.M. 17/06/88, -1 -1 indica in 5000 cell mL ed 1 µg L la soglia oltre la quale il rischio per la balneazione non è -1 considerato accettabile. L’OMS utilizza la concentrazione di 1 µg L di microcistina come limite per le acque potabili (WHO 1998) mentre per le acque di balneazione indica una serie di soglie (WHO -1 2003); quella legata a un rischio sanitario medio-basso è pari a 20000 cell mL di Cianobatteri. Il limite -1 di 1 µg L riguarda la tossicità acuta, mentre per il rischio cronico da assunzione per lunghi periodi di -1 acque provenienti da laghi contaminati, riportato dalla letteratura internazionale, è di 0,01 µg L di microcistine (Ueno et al. 1996). L’esperienza fin qui maturata nella caratterizzazione degli episodi di bloom algale verificatisi nel Lario ha messo in luce la carenza di informazioni relative ad alcuni aspetti che sono riportati di seguito. I primi due aspetti sono relativi alla realtà del Lario, mentre il terzo riguarda l’intera comunità scientifica: • l’identificazione delle tossine e la loro concentrazione. A eccezione di alcune indagini biotossicologiche effettuate presso il Dipartimento ARPA di Lecco per le ASL rivierasche, non è presente, nell’ambito del bacino lariano, una struttura in grado di effettuare delle analisi chimiche e biologiche complete, sia per le acque di lago sia per quelle sottoposte a processi di potabilizzazione. • lacune conoscitive. Non esiste una rete di monitoraggio in continuo dei principali parametri meteo-climatici e di quelli fisici della colonna d’acqua. Queste informazioni sono necessarie, supportate da modelli previsionali, per la comprensione dei meccanismi che determinano le fioriture. • problematiche oggetto di studio. La prima riguarda la tassonomia e la biodiversità dei Cianobatteri. L’altra si occupa della determinazione dei fattori ambientali che determinano i rapporti di dominanza tra i ceppi che producono e quelli che non producono le tossine all’interno delle popolazioni di Cianobatteri appartenenti alla stessa specie. Le maggiori criticità relative alla fauna ittica riguardano la diminuzione dei ciprinidi, ma soprattutto l’aumento vertiginoso della presenza di specie ittiche esotiche, la cui presenza minaccia gli habitat tradizionali della fauna indigena. Il problema, molto diffuso anche a scala regionale, appare in continua ascesa e rappresenta un’importante pressione sulla struttura della popolazione ittica. 2.8.4 AZIONI Per porre rimedio alle criticità sopra evidenziate si dovranno effettuare due tipi di azioni. Il primo tipo prevede degli interventi, mentre il secondo è relativo all’approfondimento delle conoscenze di alcuni aspetti: • le specie di Cianobatteri responsabili di fioriture nel Lario sono indicatrici di mesotrofia ed eutrofia. L’intervento principale per contrastare questi episodi e per contenerne lo sviluppo in termini di biomassa è la riduzione dei carichi di nutrienti, soprattutto del fosforo; • si dovrà individuare un laboratorio di riferimento che sarà adeguatamente attrezzato per le analisi bio-tossicologiche e chimiche delle tossine algali. Sarà necessario, inoltre, mettere a punto alcuni test di tossicità con l’utilizzo di organismi acquatici per la verifica degli effetti di alcune tossine non ancora identificate. • in accordo con il Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia e parallelamente alle azioni di risanamento del Primo Bacino previste in questo lavoro, è di vitale importanza la prosecuzione del monitoraggio e dello studio dei popolamenti fitoplanctonici con continuità, estendendo l’indagine anche al picoplancton e al ruolo del microbial loop. Le serie storiche dei dati sono estremamente importanti per comprendere l’evoluzione delle comunità algali e l’effetto delle azioni di risanamento. • si dovranno predisporre boe dotate di sistemi di rilevamento dei parametri meteo e di alcuni parametri fisici lungo la colonna d’acqua necessari per l’utilizzo di strumenti modellistici per la comprensione e l’eventuale previsione delle fioriture algali (§ 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre). • Dal punto di vista ittico, si dovrà proseguire nella azione di sostegno delle popolazioni di Ciprinidi, ma soprattutto dovrà essere mantenuto elevato il controllo della diffusione delle specie esotiche in maggiore espansione (gardon e lucioperca) a Como e nelle zone limitrofe. 116 Progetto PLINIUS 2.9 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque MICROINQUINANTI E TOSSICITÀ DELLE ACQUE SOMMARIO L’inquinamento delle acque si è evoluto negli anni più recenti nella direzione di una maggiore complessità: nella maggior parte dei casi sono stati attenuati gli effetti negativi dovuti ai “macroinquinanti”, ma è aumentato il numero dei microinquinanti che possono nuocere all’ecosistema e alla salute umana, anche se presenti a bassissime concentrazioni. Si rende, quindi, quanto mai attuale la necessità di utilizzare metodologie biologiche per rilevare il rischio chimico potenziale per gli ecosistemi acquatici. Questo principio è stato in parte recepito dalla normativa vigente e in quella europea che dovrà essere implementata in Italia. In questo capitolo, saranno presentate le conoscenze esistenti sullo stato di contaminazione da microinquinanti del Lario, con particolare riferimento al sotto-bacino comasco, e saranno discusse le potenzialità delle metodologie ecotossicologiche che devono essere considerate soprattutto come procedure di screening discriminanti ai fini dell’esecuzione delle complesse e costose caratterizzazioni analitiche necessarie per la quantificazione di questa categoria di inquinanti. 2.9.1 PREMESSA 2.9.2 STATO DELLE CONOSCENZE Per microinquinanti si intende una vasta categoria di composti che comprende sia specie inorganiche sia molecole organiche di derivazione antropica e naturale in grado di determinare effetti negativi sugli esseri viventi, anche se presenti nell’ambiente a concentrazioni molto basse, a volte al di sotto delle soglie attuali di rilevabilità analitica. Nel caso dei composti inorganici, essi sono normalmente presenti negli ambienti acquatici e sono da considerare inquinanti solo nel caso in cui superino significativamente i valori di fondo. Le molecole di sintesi di origine antropica che differiscono dalle molecole biologiche dovrebbero essere considerate inquinanti a qualunque concentrazione, ma, data la loro diffusione ormai ubiquitaria, sono state stabilite soglie di sicurezza anche in questo caso. Tali concentrazioni che nella normativa sono dette criteri o standard di qualità o obiettivi di qualità, sono definite in base alla tossicità ed ecotossicità dei diversi composti o, per i composti ritenuti più pericolosi, in base ai limiti di rilevabilità analitica. Le tossine prodotte da organismi acquatici, soprattutto da cianobatteri, potrebbero essere considerate microinquinanti organici perché sono identificabili e quantificabili con le stesse metodologie analitiche. Tuttavia, la loro presenza è generalmente monitorata congiuntamente a quella degli organismi da cui derivano e il problema delle tossine batteriche o algali rientra negli effetti correlati ai fenomeni distrofici degli ecosistemi acquatici. Un’altra categoria di potenziali microinquinanti è rappresentata dai metaboliti dei composti primari riversati nell’ambiente. Generalmente i processi metabolici riducono la pericolosità dei composti originari, ma esistono importanti eccezioni, come nel caso del mercurio e del pp’DDE (metabolita del DDT), in cui i processi metabolici generano composti più pericolosi dei composti di partenza. Dato il numero elevatissimo di potenziali microinquinanti che potrebbero essere simultaneamente presenti nelle acque, è impossibile arrivare a una caratterizzazione analitica completa. I piani di monitoraggio prevedono generalmente la determinazione analitica di un limitato numero di metalli e microinquinanti organici selezionati a priori. Per ovviare allo scarso grado di copertura delle indagini analitiche mirate, si possono utilizzare metodi di screening biologici, che fanno impiego di organismi acquatici per rivelare la presenza di agenti tossici nei campioni prelevati da acque superficiali e potabili. Per i composti persistenti e bioaccumulabili, i cui effetti sugli organismi potrebbero manifestarsi solo a lungo termine e non essere rilevati dai comuni saggi ecotossicologici, sono utilizzati organismi acquatici bioaccumulatori e sono condotte analisi dei sedimenti che, soprattutto nel caso dei laghi, possono consentire di ricostruire anche l’andamento temporale della contaminazione. L’abbinamento di saggi ecotossicologici e di metodiche analitiche è considerata la strategia più appropriata per mettere a punto protocolli analitici che consentano di monitorare i composti che maggiormente possono rappresentare un rischio per la vita acquatica e per la salute umana. Attenendosi a quando enunciato nella premessa, saranno considerati sia i dati disponibili in letteratura relativi alla presenza di singoli microinquinanti o di classi di composti nelle acque e nei sedimenti del Lago di Como, sia i dati ottenuti dal biomonitoraggio, nonché i risultati di saggi biologici eseguiti su estratti acquosi. Non risulta che esistano al momento dati relativi alla tossicità dei sedimenti. 117 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque 2.9.2.1 COMPARTO ACQUOSO Determinazioni analitiche Poiché i fenomeni di deterioramento più vistosi causati dalle attività antropiche hanno riguardato principalmente l’eutrofizzazione culturale, maggiore attenzione è stata dedicata finora alla misura dei nutrienti e di altri parametri globalmente definibili come macrodescrittori. Il rischio sanitario ed ecologico derivante dalla presenza di microinquinanti nelle acque superficiali, specialmente quelle lacustri, è stato a lungo trascurato in Italia. Del resto, le normative riguardanti la salvaguardia delle acque per gli usi più esigenti (D.P.R. n. 512/82 per le acque destinate alla potabilizzazione e D.Lgs. 130/1992 per la protezione della vita acquatica) prevedevano solo il controllo degli antiparassitari nel primo caso e di alcuni metalli (As, Cd, Cr, Hg, Ni, Pb, Cu, Zn) e due classi di microinquinanti organici (composti fenolici e idrocarburi di origine petrolifera) nel secondo caso. Nel D.Lgs. 152/99 i microinquinanti sono stati presi in considerazione per la definizione della qualità dei corpi idrici (Tabella 1 dell’Allegato 1), ma l’elenco è molto esiguo e non sono date indicazioni delle concentrazioni da considerare pericolose. Per contribuire a formulare un giudizio elevato della qualità del corpo idrico i microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, dovrebbero essere presenti a concentrazioni paragonabili a quelle di fondo, ma non è facile stabilire quali possano essere considerate concentrazioni di fondo per i composti di origine antropica. Il D.Lgs. 152/99 prevede anche che per una ”valutazione completa dello stato chimico dovranno essere messi a punto da parte dell’ANPA metodi per la rilevazione e la valutazione della qualità dei sedimenti, nonché per la valutazione degli effetti sulle componenti biologiche degli ecosistemi”. I protocolli per la misura della tossicità e della bioaccumulabilità sono ora disponibili (APAT 2002). Il successivo decreto n. 367 del Ministero dell’Ambiente del 6 Novembre 2003 integra il precedente soprattutto per quanto riguarda il complesso problema dei microinquinanti e sostituisce la Tabella 1 con un nuovo elenco (Tabella 1 dell’allegato A) comprendente metalli, organometalli, idrocarburi policiclici aromatici, composti organici volatili (VOC), nitroaromatici, alofenoli, aniline e derivati, pesticidi, composti organici semivolatili e altri composti. Nella Tabella 1 di tale decreto sono indicate le concentrazioni soglia (standard di qualità) che dovrebbero essere rispettate a partire dal 2008 (B) ed entro il 2015 (A). Queste sostanze e composti sono stati individuati a livello comunitario (Decisione n. 2455/2001/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 Novembre 2001) in base ai quantitativi prodotti e dispersi nell’ambiente, alla loro tossicità ed ecotossicità e al loro ritrovamento nelle acque superficiali europee. Fino a quando i controlli previsti da questa normativa non entreranno in vigore, si presume che i controlli eseguiti dai laboratori pubblici sulle acque del lago abbiano riguardato solo i parametri previsti dal D.P.R. 512/1982, dal 130/1992 e, più recentemente, dal D.Lgs. 152/99. In particolare alcuni metalli (Cu, Zn, Cd, Cr) sono stati monitorati nel corso del 2004 in diverse località del lago ai fini della classificazione delle acque per la compatibilità con la vita dei pesci. Le acque del Lario sono risultate per questi parametri come salmonicole, in quanto i livelli misurati nelle acque -1 -1 -1 erano risultati < 5 µg L per i primi due metalli, <0,5 µg L per Cd e < 2,5 µg L per Cr. Le analisi eseguite alle prese d’acqua di alcuni comuni (Como, Pognana, Blevio, Griante) che utilizzano le acque del Lario per la produzione di acqua potabile sono risultate nel corso del 2004 accettabili per il parametro idrocarburi policiclici aromatici e antiparassitari totali che risultavano al di -1 sotto di 0,1 µg L . Oltre ai risultati che emergono dai piani di monitoraggio predisposti per legge, per il Lago di Como esistono informazioni reperibili dall’analisi della letteratura scientifica. Per i microinquinanti organici esiste una segnalazione della presenza di tris-2-cloroetilfosfato (TCEP) e di trismonocloroisopropilfosfato (TCPP) nelle acque potabili derivate dalle acque lacustri prelevate nel sottobacino comasco nel periodo 1986/87 (Galassi et al. 1989) e uno studio successivo (Monarca et al. 1996) effettuato utilizzando la gascromatografia abbinata alla spettrometria di massa in cui sono stati identificati una serie di acidi grassi a lunga catena e la benzenesolfonamide in campioni prelevati in corrispondenza di Villa Olmo. Dopo lo spostamento della presa a lago in corrispondenza di Villa Geno, ultimato nel 1996, sono stati analizzati campioni prelevati sia nei pressi di Villa Olmo (“Hangar”) sia a Villa Geno (Guzzella et al. 2000). Alcuni composti clorurati (α e γ esaclorocicloesano e esaclorobenzene, omologhi del DDT e PCB) sono stati determinati quantitativamente mentre altri sono stati identificati, ma non quantificati (Tabella 2.9.1). I due isomeri dell’esaclorocicloesano erano presenti entrambi a concentrazioni inferiori agli standard di qualità riportati nel decreto n. 367 del -1 2003, mentre l’esaclorobenzene superava il valore dello standard (0,3 ng L ) nelle acque del lago, ma 118 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque non in quelle potabilizzate. I policlorodifenili e gli omologhi del DDT sono risultati al di sotto della -1 sensibilità del metodo (0,1 ng L ) che è inferiore, a sua volta, alle concentrazioni stabilite come standard di qualità. Tabella 2.9.1 - Composti individuati nelle acque del Lario nel 1997 (Guzzella et al. 2000). Como “Hangar” Villa Geno Acido benzen carbossilico Acridina Antracene Bezofenone Crisene Dimetiltritiolano Dietilftalato* Dimetossietilftalato Eicosene Fluorantene Fluorododecano Metilnaftalene Pirene Acido benzenil carbonilico Acido fluoro ottanoico Antracene Benzofenone Dietilftalato* Diisobutilftalato* Dimetossietilftalato Metolachlor Ninidrina Silano Terbucarb *Composti presenti anche nel bianco Gli Autori sottolineano la costante presenza di Benzofenone, rilevato anche in indagini precedenti (Guzzella & Sora 1998), composto cancerogeno utilizzato per la produzione di profumi, saponi e insetticidi.composti Il benzofenone non risultava, però, essere presente nell’acqua di rete, essendo probabilmente stato rimosso insieme ad altri microinquinanti durante il trattamento con carboni attivi (Monarca et al. 1996). Va rilevato che, dei composti identificati nelle acque del Lago di Como negli studi citati, solo gli aromatici polinucleati (evidenziati in grassetto nella Tabella 2.9.1.) e i pesticidi clorurati sono contemplati negli elenchi del D.Lgs. 367/03, mentre il benzofenone, i cloroetilfosfati e la benzenesolfonamide, che potrebbero rappresentare un rischio reale, dovrebbero essere aggiunti all’elenco. Saggi di tossicità e di ecotossicità Il D.Lgs. 152/99 per le acque prevede che siano eseguiti, a giudizio dell’autorità che effettua il monitoraggio, saggi biologici finalizzati a evidenziare effetti a breve o lungo termine e, in aggiunta, determinazioni di accumulo su tessuti di specie ittiche residenti o su organismi macrobentonici. Nel testo di legge è indicato l’uso preferenziale del test acuto su Daphnia magna e del saggio di riduzione di bioluminescenza del batterio Vibrio fischeri, dei test di mutagenicità e teratogenesi, previa preconcentrazione del campione acquoso, e del test di crescita algale. Tuttavia, poiché la standardizzazione delle procedure di esecuzione dei saggi sono tuttora in corso presso i laboratori di controllo, alcuni dei quali ancora sprovvisti delle competenze necessarie per avviare questo tipo di analisi, non risulta che siano stati eseguiti saggi seguendo procedure ufficiali (APAT 2002) su acque e sedimenti del Lario. Saggi di ecotossicità sono stati eseguiti in passato solo con Vibrio fischeri (Guzzella et al. 2000); da questi saggi la tossicità di estratti di acque di lago è risultata molto bassa, mentre è risultata notevole quella del torrente Cosia, affluente del lago. Diversi studi di genotossicità sono stati effettuati, invece, in corrispondenza della presa d’acqua dell’acquedotto di Como situata presso Villa Olmo fino agli anni ’80 e successivamente spostata presso Villa Geno. Il primo studio di mutagenesi (Galassi et al. 1989) è stato eseguito sia sull’acqua di 119 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque lago filtrata sia su quella distribuita al consumo e ha esaminato campioni prelevati a lago nel 1986-87 presso la presa dell’acquedotto e campioni prelevati a una fontana pubblica situata a pochi metri dall’impianto stesso. I campioni, filtrati nel caso dell’acqua di lago, sono stati preconcentrati su resine XAD-2 e XAD-7, in grado di trattenere i microinquinanti organici e questi ultimi sono stati recuperati dalle resine con un solvente organico per l’esecuzione dei saggi biologici. Il saggio di mutagenesi è stato eseguito mediante il test di Ames (Ames et al. 1975), aggiungendo i microinquinanti estratti dai campioni acquosi al terreno di crescita dell’organismo test (Salmonella typhimurium) a dosi che sono espresse come “litri equivalenti per piastra”. Al fine di dare un’idea, la dose di 2 litri equivalenti per piastra dovrebbe corrispondere all’assunzione giornaliera, dal momento che l’OMS considera il consumo d’acqua umano pari a 2 litri al giorno. Il principio del saggio è quello di contare la crescita di colonie di Salmonella nel controllo senza aggiunta di microinquinanti e con dosi crescenti di microinquinanti. Trattandosi di un ceppo mutato, incapace di crescere nel terreno con il quale sono allestite le piastre, la crescita (numero di colonie) è molto bassa nel controllo e corrisponde ai “reverenti” spontanei, cioè a quei Batteri che per effetto delle retromutazioni casuali riacquistano la capacità di crescere nel terreno di coltura. L’effetto mutageno è considerato significativo quando la crescita delle colonie è almeno doppia di quella del controllo. Poiché molte sostanze diventano mutagene solo dopo essere state metabolizzate dall’organismo che le ha assunte e dato che la sede primaria dei processi metabolici nei mammiferi è il fegato, il saggio può essere eseguito previa attivazione metabolica con estratti epatici. I risultati di questo studio sono sintetizzati nella Tabella 2.9.2. Tabella 2.9.2 - Colonie reverenti al test di Ames et al. (1975) con ceppo di Salmonella typhimurium TA 98 (Galassi et al. 1989). Dose Attività mutagena Attività mutagena con attivazione diretta -1 (L eq piastra ) metabolica Controllo settembre 1986 Acqua di lago, settembre 1986 Acqua potabile, settembre 1986 Controllo novembre 1986 Acqua potabile, novembre 1986 Controllo febbraio 1987 Acqua potabile, febbraio 1987 0 2 2 0 5 0 5 34,5 51 51 26,5 58 27 53,5 42 89,5 80 50 108 44,5 78,5 Come si può osservare, la frequenza dei mutanti si avvicinava o superava il raddoppio rispetto al controllo, anche senza attivazione metabolica, indicando la presenza di mutageni diretti sia nelle acque del lago sia in quelle distribuite al consumo. Dai risultati di studi successivi (Monarca et al. 1996, Guzzella & Sora 1998, Guzzella et al. 2000), le acque potabili hanno dimostrato un netto miglioramento, mentre quelle di lago prelevate sia a Villa Olmo (Monarca et al. 1996, Guzzella et al. 2000) sia a Villa Geno risultavano ancora mutagene alla -1 dose di 2 L eq piastra (Guzzella et al. 2000). Bioaccumulo I molluschi bivalvi sono considerati ottimi organismi sentinella per il monitoraggio dei microinquinanti persistenti e bioaccumulabili. Essendo sessili allo stadio adulto ed essendo in grado di accumulare sia i composti disciolti nel mezzo acquoso mediante le branchie sia quelli associati al particolato sospeso di cui si nutrono, questi organismi consentono di valutare il pericolo potenziale per gli altri organismi che si collocano ai livelli successivi delle reti trofiche lacustri (Galassi et al. 1997, Galassi & Cassi 2001). La diffusione di Dreissena polymorpha osservata in molti corpi idrici italiani negli ultimi decenni del secolo scorso ha consentito di utilizzare questo organismo come specie bioaccumulatrice per 120 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque monitorare la contaminazione da microinquinanti persistenti e metalli. L’andamento della contaminazione da policlorodifenili (PCB) nel sottobacino comasco (Galassi & Provini 2000) nel 1996 mostrava una graduale diminuzione della contaminazione da PCB dalla stazione prospiciente la città di Como (Villa Olmo) a Menaggio. Questo andamento è stato giustificato con la presenza di sorgenti localizzate nel sottobacino comasco e con gli apporti di sostanza organica e particolato che possono aumentare il flusso di inquinanti dall’atmosfera all’acqua. In seguito alla scoperta avvenuta negli anni ’90 di un grave caso di contaminazione da pp’DDT nel Lago Maggiore, è stato eseguito un prelievo di campioni di Dreissena polymorpha nei maggiori laghi dell’Italia settentrionale per eseguire il confronto dei livelli degli isomeri del DDT e dei loro metaboliti. Nel 1996 i livelli di DDT totali nei tessuti dei campioni di dreissena prelevati nella baia di Pallanza erano 16 volte più elevati di quelli del Lago di Como che, a loro volta avevano concentrazioni doppie delle dreissene del Garda. Quest’ultimo è risultato essere il lago meno contaminato per questa classe di composti (Binelli & Provini 2003). Sugli stessi campioni sono stati determinati anche i principali metalli (Camusso et al. 2001), confermando anche per questi inquinanti che il Lago di Como si situa in una situazione intermedia tra il Maggiore, che raggiunge i livelli più alti di contaminazione da Cd, Co, Cr, Hg, Pb e Zn e il Garda che è il meno contaminato. 2.9.2.2 SEDIMENTI I sedimenti sono il principale sito di accumulo dei contaminanti persistenti e dei loro metaboliti che provengono dalla colonna d' acqua sovrastante; essi rappresentano in tal modo la memoria storica di un corpo d’acqua, potendo, inoltre, fungere da fonte secondaria di contaminazione per la loro risospensione operata dalle correnti, dalla bioturbazione o da eventi eccezionali quali le piene. Gli studi relativi ai microinquinanti organici e ai metalli nei sedimenti del Lago di Como sono pochi e sporadici, ma sufficienti per fornire un quadro piuttosto completo dello stato di contaminazione dall’inizio del secolo scorso fino al 1991 - 1992 per il bacino di Como; per quanto riguarda il ramo dell’Alto Lago e il bacino di Lecco le informazioni pregresse risalgono agli anni ’70 e si fermano anche in questo caso al 1992. La Tabella 2.9.3 riassume schematicamente gli studi condotti sui sedimenti del Lago di Como passati in rassegna in questo paragrafo. Tabella 2.9.3 - Studi condotti sui sedimenti del Lago di Como. Punto di prelievo Como Impianto di potabilizzazione Tipo di campione Intervallo temporale Sedimento superficiale 1991 Inquinanti analizzati Autori PCB (18 congeneri), HCB, α HCH, β HCH, γ HCH, pp’DDE, pp’DDD, pp’DDT Galassi et al . 1993 Como Carota di sedimento (A) 1977-1991 PCB (18 congeneri) Provini et al . 1995 Punta Geno Carota di sedimento 1910-1992 PCB (8 congeneri), pp’DDE, Pb, Zn, Cu, Hg e Cd Sciarretta 1995 Como Carota di sedimento (B) 1974-1992 PCB (6 congeneri), DDT tot, Pb, Zn, Cr, Cu e Cd Chiaudani & Premazzi 1993 Lecco Carota di sedimento 1953-1992 PCB (6 congeneri), DDT tot, Pb, Zn, Cr, Cu e Cd Chiaudani & Premazzi 1993 Alto Lago Carota di sedimento 1970-1992 PCB (6 congeneri), DDT tot, Pb, Zn, Cr, Cu e Cd Chiaudani & Premazzi 1993 121 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque Microinquinanti organici L’analisi dei principali microinquinanti organici (Tabella 2.9.4.) nei sedimenti superficiali prelevati nel 1991 vicino al punto di prelievo dell’impianto di potabilizzazione di Como a circa 40 m di profondità (Galassi et al. 1993, Provini et al. 1995) ha mostrato un grado di contaminazione abbastanza elevato per i PCB rispetto ai laghi di Garda e Maggiore. Ciò è stato attribuito al forte impatto antropico della città di Como e al limitato rinnovo delle acque che si ha in questa zona per l’assenza di un emissario (§ 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre). -1 Tabella 2.9.4 - Microinquinanti organici (ng g p.s.) misurati nel sedimento superficiale prelevato nel 1991 in prossimità del punto di prelievo dell’impianto di potabilizzazione di Como (Galassi et al. 1993). Microinquinanti PCB α HCH β HCH γ HCH -1 ng g p.s. Microinquinanti 145,8 <0,5 3,3 0,8 HCB pp’DDE pp’DDD pp’DDT -1 ng g p.s. 2,6 11,3 2,4 1,3 Le concentrazioni di PCB del periodo 1990-1992 analizzate nei sedimenti superficiali di una carota -1 prelevata al largo di Punta Geno è inferiore (pari a 62,4 ng g p.s.), probabilmente per la minore influenza esercitata dalla città di Como a questa distanza. È necessario precisare che i valori di PCB, cui si fa riferimento nel lavoro di Sciarretta (1995), sono espressi come somma di 8 congeneri e non come PCB totali, il che può significare una sottostima del reale grado di contaminazione del sito. Galassi et al. (1993) e Provini et al. (1995) hanno, invece, determinato i PCB totali come somma di 18 congeneri. Per quanto riguarda i PCB presenti nel bacino di Como, la situazione registrata a Punta Geno è confermata dalle analisi condotte su una carota di sedimento prelevata in prossimità della città di Como nel 1992 (Carota B) per quanto riguarda i sedimenti superficiali (Chiaudani & Premazzi 1993), tenendo conto che in tale lavoro sono stati determinati solo 6 congeneri di PCB. La carota di Punta Geno, che copre il periodo di tempo più lungo, presenta un brusco incremento delle concentrazioni di PCB all’inizio degli anni ’60, periodo di maggior uso e diffusione di tali sostanze (con -1 un picco intorno a 240 ng g p.s. nel 1967). Le concentrazioni misurate prima del 1960 risultano -1 ancora molto basse o inferiori a 0,01 ng g p.s. (Sciarretta 1995). In questa carota non c’è traccia dei -1 -1 picchi di 800 ng g p.s. della metà degli anni ‘70 e di circa 200 ng g p.s dell’inizio degli anni ’80, rispettivamente registrati nei sedimenti delle carote A e B (Tabella 2.9.1) prelevate in prossimità della città di Como (Provini et al. 1995, Chiaudani & Premazzi 1993). Per quanto riguarda gli altri contaminanti organici presenti nel bacino di Como, sono a disposizione i profili di contaminazione del DDT totale dal 1974 al 1992 (Chiaudani & Premazzi 1993, Galassi et al. 1995) e del pp’DDE dall’inizio del secolo scorso al 1992 (Sciarretta 1995). Un picco di concentrazione di DDT nei sedimenti del bacino di Como si è osservato a metà degli anni ’70 in corrispondenza ai massimi usi del DDT in agricoltura. Un picco molto più alto e netto è stato osservato nello strato di sedimento corrispondente al 1987 ed è stato messo in relazione con l’alluvione dell’Adda, avvenuta in luglio 1987, che trasportò a lago un’enorme quantità di detriti provenienti anche dalle zone agricole della Valtellina (Galassi et al. 1995). Nella carota prelevata a Punta Geno le massime concentrazioni di pp’DDE sono state registrate dalla -1 metà degli anni ’60 fino all’inizio degli anni ’70, raggiungendo la concentrazione di quasi 35 ng g p.s., -1 mentre la concentrazione di pp’DDE rilevata nel 1992 era pari a 9,8 ng g p.s. (Sciarretta 1995). Per quanto riguarda gli altri bacini del lago, si possono ottenere informazioni dettagliate della contaminazione pregressa dal lavoro di Chiaudani & Premazzi (1993). -1 I PCB totali nel bacino di Lecco nel 1992 hanno raggiunto la concentrazione di circa 80 ng g , concentrazione superiore a quella misurata nella stessa campagna di campionamento in prossimità di Como (Carota B, Chiaudani & Premazzi 1993) ma inferiore al valore misurato in prossimità del punto 122 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque di prelievo delle acque per l’impianto di potabilizzazione della città di Como (Carota A, Galassi et al. -1 1993). Il picco di contaminazione di PCB si rileva intorno alla metà degli anni ’80 con circa 250 ng g -1 p.s. Per quanto riguarda il DDT totale la concentrazione nel 1992 era intorno a 20 ng g p.s. mentre le -1 concentrazioni più alte sono state misurate intorno al 1970, con valori poco maggiori di 50 ng g p.s. (Chiaudani & Premazzi 1993) Il bacino dell’Alto Lago risulta quello meno contaminato, con valori di PCB che hanno raggiunto nel -1 1992 una concentrazione di circa 11 ng g p.s., valore che si avvicina alla concentrazione massima raggiunta intorno alla prima metà degli anni ’80, mentre il DDT totale nel periodo 1970-1992 è sempre -1 stato inferiore a 5 ng g p.s. (Chiaudani & Premazzi 1993). Metalli Le concentrazioni di piombo, zinco, cromo, rame e cadmio nelle carote di sedimento prelevate nelle tre stazioni del Lago di Como sono riportate in Tabella 2.9.5 (Chiaudani & Premazzi 1993). Le concentrazioni in passato erano più alte rispetto al 1992, a eccezione di rame, cromo e piombo nel bacino di Como che non presentano variazioni significative nel tempo. Un confronto con le concentrazioni di fondo (background) (Tabella 2.9.6) per i diversi bacini del lago evidenzia una scarsa contaminazione dell’Alto Lago fino al 1992 per quanto riguarda rame, cadmio e piombo. Per il bacino di Como questo è vero solo per il cadmio, mentre nel bacino di Lecco appare particolarmente contaminato. Il calcolo dei fattori di arricchimento conferma uno stato di contaminazione notevole a Como (dovuto principalmente al rame e zinco) e molto alto a Lecco (dovuto soprattutto a Pb e Cd) nel 1992. I dati riportati da Sciarretta (1995) mostrano chiaramente un notevole incremento delle concentrazioni dei metalli pesanti, soprattutto piombo, zinco, rame, mercurio e cadmio nei sedimenti prelevati a Punta Geno. Le concentrazioni misurate in questa carota di sedimento sono paragonabili a quelle misurate nella carota B (Chiaudani & Premazzi 1993). -1 Tabella 2.9.5 - Concentrazioni di metalli pesanti (µg g p.s.) misurati nella carota di sedimento prelevata nel 1992 in prossimità della città di Como (Carota B) (Chiaudani & Premazzi 1993). Stazione Como Alto Lago Profondità (cm) Cu Zn Pb Cr Cd Anno Stazione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 281 252 249 267 259 265 258 294 259 205 184 166 152 113 64 68 66 69 69 71 76 82 75 71 633 540 551 590 610 640 625 683 713 559 482 490 468 378 221 274 264 262 259 318 403 454 369 301 290 295 249 262 241 298 263 309 296 275 259 232 220 302 92 93 89 93 90 104 118 132 113 109 138 125 124 121 115 117 113 123 130 105 102 99 100 91 208 214 219 222 205 210 218 220 198 188 0,6 0,71 0,51 0,56 0,5 0,68 0,6 0,8 0,88 0,73 0,6 0,65 0,57 0,69 0,42 0,53 0,5 0,52 0,49 0,6 0,85 1,02 0,86 0,89 1992 Lecco 1986 1980 1992 Profondità (cm) Cu Zn Pb Cr Cd Anno 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 292 313 251 277 279 344 320 366 362 458 420 570 578 560 546 522 576 1051 993 993 1048 1081 1249 1373 1707 1652 1851 1623 2137 1911 1748 2541 2405 4194 430 401 355 443 449 495 534 678 734 770 805 725 688 588 835 817 1248 79 82 92 89 86 111 118 129 113 130 134 177 167 151 207 186 319 10,7 9,5 11,2 13,2 13,7 22,2 26,5 36,2 40,4 42,4 38 33,4 25,4 24,1 33,8 34,6 32,6 1992 1986 1980 1970 1986 -1 Tabella 2.9.6 - Concentrazioni preindustriali di metalli pesanti (µg g p.s.) nel bacino di Como (1900) e nel bacino di Lecco (1840) (Chiaudani & Premazzi 1993) Bacino di Como Bacino di Lecco Cu Zn Pb Cr Cd 61 69 142 232 89 80 88 52 2,3 3,9 123 Progetto PLINIUS 2.9.3 CRITICITÀ 2.9.4 AZIONI SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque Dai dati sin qui riportati si evince che il quadro delle conoscenze relative alla presenza dei microinquinanti nel Lago di Como e al rischio che ne deriva per la vita acquatica e l’uso idropotabile è molto frammentario. Del resto, anche nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia (Regione Lombardia 2000) si rileva che: “Mentre la caratterizzazione limnologica dei laghi si può ritenere soddisfacente, restano da approfondire alcuni aspetti di rilievo; tra questi, la distribuzione dei metalli e di altri microinquinanti organici nei diversi comparti acquatici e il livello di inquinamento dei sedimenti lacustri.” Alcune criticità per il sottobacino comasco sono state, comunque, individuate nel carico potenziale dei reflui dell’impianto di depurazione e del torrente Cosia, in cui è stata rilevata la presenza di sostanze organiche tossiche (Guzzella et al. 2000). La qualità “pessima” delle acque del Cosia riguarda anche i macrodescrittori come risulta da quanto riportato nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia 2003, che colloca nella classe di qualità scadente anche il torrente Breggia che si immette nello stesso ramo del lago (§ 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia). Si deve osservare, inoltre, che il miglioramento in atto dei fenomeni distrofici potrebbe influire negativamente sugli effetti derivanti dalla presenza di sostanze e composti potenzialmente pericolosi, la cui biodisponibilità aumenta quando diminuisce il carbonio organico e il particolato sospeso (Dachs et al. 2000). Se la biodisponibilità in acqua di metalli e sostanze lipofile, come i policlorodifenili, dovesse aumentare per effetto della riduzione del livello trofico, si potrebbe verificare un aumento della bioconcentrazione nei pesci con conseguenze negative sulle specie più sensibili e sulla pesca, dal momento che alcuni composti tossici potrebbero superare le concentrazioni limite imposte per il consumo umano. Infine, un elemento di criticità riguarda le acque di falda dove dal 1998 è stata riscontrata una contaminazione diffusa da Bromacil (diserbante totale). Della Provincia di Como gravitanti sul lago sono coinvolti i comuni di Grandate, Fino Mornasco e Lomazzo con concentrazioni comprese tra 0,13 -1 e 0,37 µg L (Regione Lombardia 2000), la cui presenza a concentrazioni superiori al limite stabilito -1 per legge (0,1 µg L ) ne stabilisce la non idoneità per il consumo umano. Si ritiene che per colmare le gravi lacune relative alla presenza di microinquinanti nelle acque lacustri, di falda e potabili e al rischio che ne potrebbe derivare per l’ecosistema e la salute pubblica sarebbe necessario avviare uno studio approfondito che preveda la collaborazione di Enti e Laboratori presso i quali esistano le competenze e le attrezzature necessarie sia in campo analitico (GC, HPLC, GC-MS, HPLC-MS, AA, CPMS, sistemi di estrazione e preconcentrazione) sia in campo tossicologico ed ecotossicologico (test di tossicità su Daphnia e Vibrio, test di mutagenesi, test su organismi bentonici, uso di organismi bioaccumulatori). La caratterizzazione del potenziale tossico e la conseguente individuazione dei composti potenzialmente pericolosi dovrebbe essere condotta sia sulle sorgenti puntiformi d’inquinamento (Cosia e Breggia) sia nel corpo idrico recettore. Nel sottobacino comasco il prelievo di campioni acquosi e di sedimenti dovrebbe essere effettuato in corrispondenza della presa a lago dell’acquedotto, ma sarebbe necessario eseguire i prelievi anche in una stazione di riferimento possibilmente in Alto Lario. I prelievi d’acqua dovrebbero essere eseguiti almeno due volte l’anno in corrispondenza della massima stratificazione e del massimo rimescolamento, mentre per i sedimenti dovrebbe bastare un unico campionamento. I campioni degli immissari e delle acque di lago dovrebbero essere caratterizzati per la determinazione delle concentrazioni di metalli nell’acqua, nel particolato sospeso e nel sedimento (per i campioni lacustri) e preconcentrati per la caratterizzazione del rischio derivante dalla presenza di composti tossici e genotossici mediante i saggi di ecotossicità e di mutagenesi. Potrebbero anche rendersi necessarie procedure di frazionamento per facilitare l’individuazione delle componenti tossiche (Galassi & Benfenati 2000). Se l’obiettivo finale del monitoraggio integrato (biologico e chimico) è l’individuazione dei fattori di rischio e la loro localizzazione, l’esecuzione dei saggi permetterà di raggiungere anche un obiettivo immediato, cioè quello della definizione del grado di rischio associato alla presenza di metalli e microinquinanti organici. In base al rapporto di concentrazione necessario per produrre effetti negativi, è possibile, infatti, dare un giudizio immediato di qualità (Galassi et al. 2004) e disporre di un dato di confronto per il futuro. Questo dato rappresenterebbe un parametro di riferimento per eventuali interventi di risanamento. Un’altra utilità di questi studi sarebbe quella di aiutare le strutture deputate al controllo dello stato di qualità del lago a predisporre un protocolli di analisi chimica ed ecotossicologica appropriati alla sorveglianza dei corpi idrici appartenenti al proprio territorio di competenza. 124 Progetto PLINIUS 2.10 SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque USI DELLE ACQUE SOMMARIO Le acque destinate alla balneazione sono sottoposte a controlli di laboratorio sulla base del D.P.R. 470/82 per tutelare la salute pubblica. Gli scopi principali della rete di monitoraggio sono: la tutela della salute degli utenti, l’individuazione di situazioni anomale di contaminazione e la valutazione della necessità di interventi di mitigazione delle fonti di inquinamento. Nel capitolo è descritta l’attività dell’ASL della Provincia di Como, sono indicate le località attualmente sottoposte a controllo e quelle del Primo Bacino del Lago di Como che potrebbero essere sottoposte a verifica della balneabilità. In questo tratto di lago, infatti, da circa un decennio le misure non sono più effettuate per effetto della norma che stabilisce la sospensione a seguito di ricorrenti misure sfavorevoli. Il miglioramento recente della qualità ambientale delle acque del Lago di Como induce, invece, a rivalutare lo stato della balneabilità, anche in relazione alla accresciuta domanda di un uso del lago a scopi ricreativi che è avanzata da molte parti. Le acque del Lago di Como sono destinate in modo significativo a scopi idropotabili per la città di Como. La presa d’acqua a lago è situata al largo di Punta Geno, mentre il Laboratorio di analisi, collocato nell’impianto di trattamento “Baradello”, effettua il controllo della qualità dell’acqua potabile distribuita nella città di Como e nei comuni direttamente gestiti da ACSM S.p.A. mediante l’analisi dei parametri chimico fisici e microbiologici secondo il decreto legislativo 31/2001, che disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano. Oltre ai protocolli di legge, che coprono oltre 40 variabili chimico-fisiche e una quindicina di variabili microbiologiche, nel corso del 2006 sarà avviata la misura della “clorofilla a”, per l’eventuale presenza di alghe e, in caso di campioni positivi, la ricerca immunoenzimatica di “microcistina” per l’individuazione di tossine algali, sia a valle dell’impianto di trattamento sia lungo la rete di distribuzione. Per quanto riguarda la pesca professionale, i dati relativi all’andamento del pescato complessivo nell’ultimo decennio delineano un quadro sostanzialmente positivo. L’unica nota “dolente” è rappresentata dall’alborella, specie di notevole importanza ecologica e faunistica, il cui prelievo negli ultimi anni è stato del tutto trascurabile, ma che negli ultimi anni ha fortunatamente mostrato importanti segni di ripresa, anche grazie all’applicazione di un regolamento di pesca particolarmente severo. Oltre che per la pesca professionale, il ramo di Como riveste un ruolo di particolare importanza per la pesca sportiva. Nel capitolo è, infine, dedicato un cenno all’uso idroelettrico delle acque. Nel bacino idrografico del Lago di Como i maggiori quantitativi d’acqua destinati a scopi idroelettrici sono prelevati nel bacino dell’Adda, a monte del lago (prelacuale), per mezzo della creazione di serbatoi artificiali, e a valle, per scopi irrigui, attraverso la regolazione della diga di Olginate (LC) affidata al Consorzio dell' Adda. La regolazione dei livelli del lago, che incide in modo critico sulle esondazioni, incide, invece, in modo ridotto sul tempo di ricambio delle acque, essendo il volume utile alla massima regolazione di due ordini di grandezza inferiore rispetto al volume medio del lago. La regolazione dei livelli non è, quindi, in grado di influire in maniera significativa sullo stato di qualità delle acque. 2.10.1 BALNEAZIONE 2.10.1.1 OBIETTIVI L’ASL (Azienda Sanitaria Locale) della Provincia di Como effettua il monitoraggio delle acque di balneazione previsto dal D.P.R. 470 del 1982 con campionamenti d’acqua e misurazioni sul campo al fine di prevenire situazioni di rischio per la salute pubblica dovute ad agenti infettivi e/o chimici nei cittadini che utilizzano le acque del lago a scopo ricreativo. Gli obiettivi di queste campagne sono: • verificare la qualità delle acque di balneazione in riferimento al loro uso ricreativo per mezzo degli indicatori previsti dalla normativa nazionale in materia (D.P.R. 470/82); • mantenere il livello qualitativo e aumentare il livello quantitativo delle prestazioni analitiche; • impostare efficaci e coerenti strategie di informazione e comunicazione; • concorrere alla pianificazione delle attività di prevenzione per assicurare una più completa valutazione della qualità delle acque di balneazione; • proporre e collaborare alla progettazione di indagini finalizzate alla migliore conoscenza dell' ambiente balneare. 2.10.1.2 ASPETTI SANITARI Le acque superficiali utilizzate a scopo ricreativo possono avere un impatto sulla salute della collettività nei casi di gravi condizioni di inquinamento. Si possono, infatti, verificare patologie a carico di diversi soggetti con la possibilità di trasmissione soprattutto a carattere gastroenterico e 125 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque nell’eventualità di inquinamento della rete acquedottistica, nei casi in cui i comuni usufruiscono delle acque lacustri per l’approvvigionamento idropotabile. I rischi per la salute umana sono riferiti alla presenza di batteri patogeni nelle acque di balneazione, batteri patogeni lungo il litorale dove soggiornano i bagnanti, biotossine generate da fenomeni di eutrofizzazione e, infine, inquinanti chimici. Le sostanze chimiche nelle acque lacustri sono, invece, presenti a concentrazioni molto basse e, quindi, è improbabile che possano rappresentare un rischio sanitario apprezzabile per i bagnanti. La patologia infettiva conseguente all’immersione in acque contaminate da effluenti urbani interessa principalmente l’apparato gastroenterico, l’occhio, l’orecchio e la cute. La suscettibilità a contrarre malattie infettive è, comunque, individuale ed è associata alla eventuale presenza nei singoli di altre patologie che ne favoriscano l’attecchimento. Tra queste si ricordano le malattie croniche debilitanti, le patologie a carico dell’apparato cardio-circolatorio e ogni situazione che diminuisca le difese immunitarie. Di maggiore rilevanza in questo contesto sono i fenomeni di fioriture di cianoficee tossiche che possono verificarsi nelle acque lacustri e risultare pericolose per la salute umana e, soprattutto, per quella dei soggetti più vulnerabili come i bambini. Casi di fioriture algali potenzialmente tossiche verificatesi nel Lago di Como nell’ultimo decennio richiedono, quindi, una particolare attenzione da parte dell’ASL. L’esposizione, infatti, a fioriture di tale tipo e alle tossine prodotte, è stata associata ad alcuni sintomi, quali reazioni allergiche, malattie respiratorie, emicrania, nausea, irritazioni oculari, otiti, dermatiti, dolori muscolari, sindromi gastrointestinali ecc.. 2.10.1.3 ATTIVITÀ DI VIGILANZA E CONTROLLO SULLE ACQUE DESTINATE ALLA BALNEAZIONE Nel corso degli ultimi anni la situazione delle acque destinate alla balneazione dei laghi del territorio comasco è rimasta nel complesso stazionaria per quel che riguarda le indagini microbiologiche e chimiche. I punti di campionamento, a partire dal 2002, sono diminuiti per soddisfare una disposizione introdotta dalla Direttiva comunitaria recepita con la Legge 422/2000 che inibisce la balneazione, con la sospensione dell’attività di monitoraggio in quei punti dove le analisi per più di un terzo sono risultate non conformi oppure in quei punti dove, per due anni consecutivi, è stato espresso un giudizio di non balneabilità. Il campionamento si svolge da Aprile a Settembre con frequenza minima di due volte al mese per ciascun punto di balneazione. Le località utilizzate per la balneazione sono individuate dalla Regione Lombardia tramite segnalazione da parte dell’ ASL della Provincia di Como. Per l’anno 2005, le località sottoposte a controlli sono state 29, mentre ogni anno l’ASL, previi accordi con le amministrazioni comunali, segnala eventuali nuove località da inserire nel programma di controllo oppure eventuali località per le quali sospendere i controlli, dopo aver verificato se siano garantiti i requisiti di fruibilità in condizioni di sicurezza. In Tabella 2.10.1 sono riportati i punti di prelievo relativi al Lago di Como per la stagione balneare 2005. Tabella 2.10.1 - Località sottoposte a controllo della balneazione. Codice Località 91 92 195 185 87 79 133 60 61 62 Bellagio Bellagio Bellagio Nesso Faggeto Lario Carate Urio Valbrona Menaggio Menaggio Menaggio Punto Codice Località Punta Spartivento Lido Comunale Rivetto Rosina Lido Riva Spiaggia di Urio Camping Juanzito S. Michele Fronte Lido Nobiallo 95 71 77 47 48 49 50 52 45 197 126 Griante Lenno Argegno Gravedona Consiglio di Rumo Dongo Musso Cremia Gera Lario Sorico Punto Ponte Roncoroni Frazione Campo Fronte Lido Serenella Camping Ideal Sciatera S. Biagio S. Vito Pontile Località La Punta Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque Nel 2005 l’ASL ha avviato i monitoraggi conoscitivi su 27 nuovi punti proposti dalle amministrazioni comunali e provvisti dei requisiti di utilizzo in condizioni di sicurezza per la balneabilità del prossimo anno. Per questi punti si eseguono gli accertamenti analitici per i parametri previsti dalla legge, effettuati con la stessa frequenza prevista per i punti già in utilizzo, senza che essi siano utilizzati per la balneazione. L’ASL effettua, inoltre, un monitoraggio dello stato di fioritura delle alghe, per identificare la presenza di alghe tossiche (alcune specie di Cianobatteri e/o delle tossine da esse prodotte). Tale attività è svolta sul versante comasco del Lago di Como (Tabella 2.10.2) con cadenza mensile da Gennaio a Dicembre e bimensile da Aprile a Settembre. Tabella 2.10.2 - Punti di campionamento nei quali si effettua il monitoraggio algale ai fini del controllo delle acque di balneazione. N Località Punto 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Como Brunate Nesso Bellagio Domaso Dongo Pianello del Lario Menaggio Argegno Carate Urio Villa Geno Crotto del Nino Località Rosina Lido Campeggi Sciatera Campeggi Lido Lido Spiaggia Il monitoraggio algale prevede il riconoscimento e il conteggio dei Cianobatteri tossici al microscopio ottico e, nel caso di individuazione, la misura della tossicità sia con metodiche immunoenzimatiche (ELISA) sia con metodo biologico (inibizione bioluminescenza con Vibrio Fischeri). 2.10.1.4 INDAGINI DI LABORATORIO Normalmente le indagini microbiologiche di laboratorio riguardano i coliformi totali, fecali, gli streptococchi fecali e, su richiesta, la ricerca di salmonella. Tali parametri sono considerati indicatori di inquinamento fecale e non rappresentano un reale pericolo per la salute umana, se rientrano nei limiti di legge. Dal punto di vista laboratoristico, l’indagine di tali parametri è più semplice, immediata e attuabile da tutti i laboratori deputati a tale scopo. Più complessa e meno immediata sarebbe la ricerca di sicuri agenti patogeni come virus dell’epatite, vibrione del colera e leptospira. L’esecuzione di tali analisi richiederebbe tempi più lunghi e, quindi, perderebbe validità per la non immediatezza della risposta. È necessario, infatti, poter disporre delle informazioni riguardo la qualità delle acque di balneazione in tempo reale o, comunque, nel tempo più breve possibile. Pertanto, è fondamentale fare il punto su tutto ciò che concorre a determinare la qualità delle acque e la variabilità di detti fattori, valutando interventi atti a prevenire e preservare la qualità delle acque e a ridurre al minimo l’impatto delle attività antropiche che risultano essere le maggiori indiziate nel processo di inquinamento. Le regioni possono adottare limiti più restrittivi, anche se i valori espressi dal D.P.R. 470/82 sono già più contenuti rispetto alla normativa europea, in relazione a informazioni e situazioni locali in cui si individui un rischio più elevato di trasmissione di malattie infettive. È possibile, inoltre, ridurre di un fattore due la frequenza dell’attività di campionamento per determinati punti che per due anni consecutivi hanno avuto un giudizio regionale di idoneità alla balneazione: eventuali modifiche regionali vanno in ogni caso comunicate al Ministero della Salute. I risultati dei campionamenti (12 per ogni punto prelievo) effettuati per tutta la durata della stagione balneare, sono comunicati alla Regione Lombardia, al Ministero della Salute e successivamente 127 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque elaborati dalla Regione Lombardia per l’emissione del giudizio di idoneità alla balneazione valido per la stagione balneare successiva e, infine, pubblicati con Decreto della Direzione Generale Sanità. Per la stagione balneare 2005, il giudizio è stato emesso con il Decreto 1593 del 7/2/05 dal titolo “Giudizio di idoneità alla balneazione sulle località della Regione Lombardia controllate nel corso della stagione balneare 2004”. Tale documento è trasmesso dall’ASL ai Sindaci con la raccomandazione di emettere, nei casi di non balneabilità, relativa ordinanza e idonea segnaletica di divieto di balneazione. Per le località non balneabili, al fine di adottare gli interventi di miglioramento della qualità delle acque, gli organismi interessati (Comuni in collaborazione con le Amministrazioni Provinciali), avendo a disposizione gli esiti analitici dei campionamenti, devono adoperarsi per individuare le possibili cause degli esiti sfavorevoli. I risultati dei campionamenti bimensili, secondo quanto previsto dalla normativa, sono utilizzati da parte dell’ASL per l’espressione e per l’immediata comunicazione ai sindaci di un giudizio temporaneo di idoneità o di non idoneità alla balneazione, in merito a ciascun punto di prelievo ufficiale. La maggior parte degli esiti sfavorevoli riguarda le indagini microbiologiche. Su queste variabili una grande influenza hanno la presenza o meno di efficienti impianti di depurazione delle acque e il collettamento a essi della rete fognaria. Entrambi rappresentano punti di forza per la soluzione del problema della balneazione delle acque lacustri. Un ulteriore fattore che influenza la balneazione sono le situazioni meteorologiche spesso avverse nelle regioni dei laghi. Ciò a volte pregiudica la qualità delle acque con conseguente alternarsi di giudizi di idoneità e non idoneità temporanea alla balneazione. 2.10.1.5 PIANI DI MIGLIORAMENTO I sindaci, avendo a disposizione gli esiti analitici dei campionamenti, devono adoperarsi per individuare le possibili cause degli esiti sfavorevoli, per le località non balneabili, al fine di adottare gli interventi di miglioramento della qualità delle acque. Dato che, comunque, pur con le necessarie differenziazioni, ogni ingresso di acque fognarie nel corpo recettore (corso d’acqua o lago) è da considerare come condizione di rischio, è necessario conoscere dettagliatamente la carta degli scarichi fognari e il trattamento subito dagli stessi. Queste condizioni sono da individuare con l’applicazione della legge sulla tutela delle acque dall’inquinamento e i piani di miglioramento devono derivare da un’attenta analisi delle caratteristiche peculiari del corpo idrico (portate, immissari, emissari, tempi di ricambio) e degli usi cui il medesimo deve essere destinato. Le norme attualmente in vigore hanno punti di forza e punti critici, anche alla luce dei progressi scientifici e tecnici in questo settore. I criteri di qualità sono chiaramente punti di forza, ma la sorveglianza della qualità delle acque deve essere integrata con l’attività di sorveglianza sulle fonti d’inquinamento che, benché possano essere molteplici e di pericolosità inusitata se lasciate a sé, sono suscettibili di riduzione al minimo del loro potenziale impatto ambientale e sanitario con l’utilizzo della tecnologia attualmente disponibile. 2.10.1.6 AZIONI Nel Primo Bacino del Lago di Como la principale lacuna conoscitiva da colmare si riferisce alla valutazione della balneabilità, essendo quest’ultima sospesa da circa 10 anni a causa di esiti analitici costantemente sfavorevoli (Fig. 2.10.1). Alla luce della realizzazione di nuovi impianti di depurazione/fognature e con il miglioramento della qualità ambientale delle acque, si suggerisce di reinserire i campionamenti conoscitivi per la stagione balneare anno 2006–2007 nelle seguenti stazioni: • Como Villa Geno zona lido • Moltrasio Lido • Como Villa Olmo zona lido • Laglio Spiaggia • Cernobbio zona lido • Careno Lido • Torno • Blevio Canottieri In questi punti di campionamento dovrà inoltre essere ripristinato anche il monitoraggio algale, con le determinazioni di pH, ossigeno, clorofilla a, azoto e fosforo. 128 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque RAMO OCCIDENTALE Figura 2.10.1 - Distribuzione dei giudizi di idoneità alla balneazione nel Lago di Como (Ministero della Salute). 2.10.2 USO IDROPOTABILE 2.10.2.1 APPROVVIGIONAMENTO IDROPOTABILE NEL PRIMO BACINO DEL LAGO DI COMO Il Lago di Como costituisce una riserva idropotabile di grande importanza strategica, sempre più utilizzata negli ultimi anni in conseguenza del miglioramento della qualità ecologica delle acque lacustri. Il prelievo di acqua del Lago di Como, infatti, è raddoppiato dal 1998 al 2005 (Tabella 2.10.3) raggiungendo il 90% dell’intero ammontare dei volumi civili e industriali prelevati dall’ACSM S.p.A. 3 -1 -1 (circa 14 milioni di m a , corrispondenti a circa 450 L s ). Accanto all’uso potabile, nell’area comasca le acque del lago sono prelevate anche a scopi industriali con una potenza di pompaggio di tutto 3 -1 rispetto (1000 m s ) (http://www.unindustria.co.it/sistemaUnione/acquedotto.xml#6) che attualmente non è pienamente sfruttata per la stagnazione economica. Oltre alle grandi derivazioni per la città di Como, di cui si parla diffusamente nei paragrafi seguenti, vanno segnalate altre piccole derivazioni di acqua potabile dal Lago di Como da parte dei Comuni del Ramo Occidentale. In particolare, risultano essere attivi i seguenti prelievi a scopo idropotabile (Tabella 2.10.4). L’impiego dell’acqua del Primo Bacino del Lago di Como per la produzione di acqua potabile destinata alla città di Como ha avuto inizio nel 1983. La prima soluzione impiantistica prevedeva il prelievo mediante una presa localizzata nei pressi del Tempio Voltiano a una profondità di circa 45 m e a una distanza di circa 200 m dalla riva. L’acqua così prelevata veniva inviata al trattamento presso gli impianti ubicati nell’area ex-Ticosa. Nel 1996 la presa è stata spostata nell’attuale ubicazione, successivamente potenziata allo scopo di garantire un corretto afflusso di acqua da trattare presso l’impianto di potabilizzazione “Baradello” entrato in funzione nell’Agosto 2001. 129 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque Tabella 2.10.3 - Prelievi di acqua (m3 a-1) per uso civile e industriale effettuate dal Lago di Como e dai pozzi da parte dell’ACSM. Anno 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Media (2002-05) Civile LAGO Industriale 10 587 499 11 144 092 11 345 157 11 888 370 11 241 280 1 346 982 1 352 990 1 232 211 1 140 667 1 268 213 Totale 6 912 601 5 883 217 7 048 708 9 573 414 11 934 481 12 497 082 12 577 368 13 029 037 12 509 492 Civile 1 325 153 1 498 428 1 325 719 1 000 388 1 287 422 POZZI Industriale 181 180 188 534 479 623 322 762 293 025 Totale 9 947 402 8 102 669 6 844 596 5 639 792 1 506 333 1 686 962 1 805 342 1 323 150 1 580 447 Volumi totali 16 860 003 13 985 886 13 893 304 15 213 206 13 440 814 14 184 044 14 382 710 14 352 187 14 089 939 Tabella 2.10.4 - Piccole derivazioni di acqua dal Lago di Como per uso idropotabile effettuate da parte di Comuni del Ramo Occidentale. Comune Faggeto Lario Blevio Pognana Lario Portata totale media emunta -1 (L s ) 5 14 15 Stato della captazione ATTIVA ATTIVA ATTIVA 2.10.2.2 LA PRESA D’ACQUA A LAGO A PUNTA GENO E IL TRATTAMENTO L’acqua del lago destinata al trattamento di potabilizzazione e di distribuzione dell’acqua destinata al consumo umano, è pescata a una profondità di circa 45 m mediante una presa situata al largo di Punta Geno (Figura 2.10.2) alla distanza di circa 130 m dalla riva. -1 Il processo di trattamento è effettuato in caverna nell’impianto della potenzialità di 600 L s situato in Via Castel Baradello e prevede le seguenti fasi: • vasche di arrivo e accumulo dell’acqua di lago, dalle quali si alimentano le linee di trattamento e l' acquedotto industriale della città; • misura e regolazione della portata da inviare al trattamento di potabilizzazione; • preossidazione con ozono in due vasche (tempo di contatto a portata nominale: 3 minuti); • coagulazione in due vasche dotate di agitatore veloce (tempo di contatto a portata nominale: 2 minuti) con dosaggio di policloruro di alluminio; • filtrazione su doppio strato (sabbia + pomice) in 6 filtri; • pompe di sollevamento intermedio con regolazione della portata da inviare alle fasi successive; • ossidazione con ozono in due vasche di contatto (tempo di contatto a portata nominale: 10 minuti), in grado di assicurare la disinfezione delle acque da trattare. L' ozono per il fabbisogno del processo è prodotto in sito a partire da aria atmosferica opportunamente essiccata in due generatori (uno di riserva); • filtrazione su carbone attivo granulare in 6 filtri (tempo di contatto a portata nominale: 15 minuti); • disinfezione finale con biossido di cloro prodotto a partire da acido cloridrico e clorito di sodio in due generatori automatici (uno di riserva). La disinfezione è effettuata in due vasche della 3 capacità unitaria di 200 m (tempo di contatto a portata nominale: 10 minuti) • correzione del pH con soda caustica dosata a valle delle vasche di disinfezione per ridurre l' aggressività dell' acqua; • ripompaggio alle reti acquedotto: Centro Città, Doss, Refrecc. Il trattamento effettuato riguarda l’insieme delle acque prelevate dai pozzi e dal lago, che sono miscelate e distribuite congiuntamente. 130 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque Figura 2.10.2 - Rappresentazione schematica del sistema di approvvigionamento e distribuzione (nel riquadro) dell’acqua potabile della città di Como gestito dalla ACSM S.p.A.. 2.10.2.3 IL CONTROLLO INTERNO SECONDO IL DECRETO LEGISLATIVO 31/2001 Il Decreto Legislativo n. 31/2001 e s.m.i. prevede l’effettuazione, da parte del gestore dei servizi idrici, di controlli interni per la verifica della qualità dell’acqua destinata al consumo umano eseguiti presso laboratori di analisi interni, ovvero stipulando apposita convenzione con altri gestori di servizi idrici. Il Laboratorio ACSM S.p.A. è stato costituito nel 1988 per il controllo interno delle fasi che costituiscono il ciclo dell’acqua potabile (captazione, trattamento, distribuzione). Negli anni successivi il Laboratorio è stato sottoposto a un continuo potenziamento e adeguamento in termini qualitativi e quantitativi, allo scopo di garantire all’utente un sempre più puntiforme ed efficace controllo, in adempimento alle normative vigenti ed estendendo il servizio anche ad altri soggetti gestori di acquedotti, con cui ACSM ha stipulato apposite convenzioni per l’esecuzione dei “controlli interni” ai sensi dell’Art. 7 del Decreto Legislativo 31/2001. Attualmente il Laboratorio effettua: • il controllo della qualità dell’acqua potabile distribuita direttamente da ACSM nella città di Como, mediante l’analisi dei parametri chimico-fisici e microbiologici; • il controllo descritto al punto precedente, effettuato per conto di Aziende, Consorzi e Comuni; • il controllo dei prodotti impiegati per il processo di potabilizzazione dell’acqua. ll Laboratorio opera in un sistema di qualità che si avvale di personale esperto e qualificato con strumentazioni sottoposte a periodiche manutenzioni e tarature, mentre tutti i parametri previsti dal Decreto Legislativo 31/2001 sono determinati con metodi ufficiali e idonei agli intervalli di misura richiesti per la matrice analizzata. Il Laboratorio ACSM partecipa, inoltre, a circuiti interlaboratorio per i parametri sia chimici sia batteriologici, allo scopo di valutare l’efficienza dei controlli di qualità eseguiti. 131 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque I punti di prelievo dei controlli di qualità I controlli interni sono effettuati su campioni prelevati presso le seguenti tipologie di punti di prelievo: pozzi (n. 4 punti di prelievo), acqua di lago non trattata (n. 1 punto di prelievo), uscite degli impianti di trattamento (n. 4 punti di prelievo), serbatoi (n. 15 punti di prelievo) e punti rete (n. 83 punti di prelievo). Il protocollo analisi Il protocollo di analisi è valido per ogni acquedotto gestito, mentre cambiano le frequenze di campionamento secondo quanto di seguito riportato: • analisi settimanale degli impianti di Como (acqua grezza lago, uscita vasca Baradello, uscita pompe Baradello, uscita impianti Doss, centrale Breggia); • analisi trimestrale in tutti gli altri punti degli acquedotti di Como, Cernobbio e Brunate. Complessivamente le analisi trimestrali prevedono la determinazione di cinque variabili fisiche, una trentina di specie chimiche e circa 15 variabili microbiologiche. Un elenco dettagliato pressoché completo delle misure effettuate è riportato in Tabella 2.10.5. Nel corso del 2006 il lavoro di potenziamento del laboratorio porterà alla messa a punto dei metodi per la determinazione di antiparassitari, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), policlorobifenili (PCB), clorofilla a, tossine algali e Legionelle, ampliando, quindi, lo spettro analitico a una serie di potenziali sostanze tossiche non regolarmente controllate. 2.10.2.4 LA QUALITÀ DELL’ACQUA DISTRIBUITA Nella Tabella 2.10.5 sono riportati i valori medi dei risultati delle analisi delle variabili più significative effettuate sull’acqua grezza in ingresso all’impianto di potabilizzazione del Baradello e sull’acqua potabile all’uscita dello stesso impianto. I risultati coprono un periodo molto significativo (2001-2005) e fanno generalmente riferimento a medie di decine e centinaia di determinazioni, dall’esame della cui variabilità relativa (CV%) si possono trarre importanti indicazioni sulla qualità dell’acqua prelevata e distribuita. In particolare, si evidenzia come il trattamento sia necessario per l’eliminazione dell’inquinamento batteriologico; infatti, dal punto di vista chimico, l’acqua risulta idonea e necessita unicamente di correzione del carattere aggressivo (indice di aggressività, indice di Langelier) mediante l’aggiunta di sodio idrossido. Ciò non toglie che si abbiano, comunque, anche dei miglioramenti dal punto di vista chimico: abbattimento di torbidità, precipitazione di metalli (a esempio, ferro). Inoltre, il tipo di disinfettanti utilizzati (ozono e biossido di cloro) evitano la formazione di trialometani nell’acqua distribuita. Un’ulteriore barriera nell’impianto di trattamento è costituita dai filtri a carbone attivo che garantiscono l’eliminazione di eventuali microinquinanti organici. Una più immediata valutazione della qualità delle acque in entrata e in uscita dall’impianto di potabilizzazione si può ottenere esaminando la Figura 2.10.3, che riporta in ordine crescente di variabilità relativa (CV %) e di valore della media del singolo parametro, già riportato nella Tabella 2.10.5, espressi in scala logaritmica. Dalla figura si possono individuare variabilità molto elevate per le grandezze microbiologiche in ingresso, mentre la mancanza delle barre relative a valori in uscita indica non tanto la mancata misura, ma l’assenza della contaminazione. Alcune variabilità elevate di parametri chimici (ammoniaca, ferro, alluminio ecc.) sono tipiche di concentrazioni molto ridotte, mentre variabilità di specie chimiche inferiori al 10% sono legate alle incertezze stesse delle metodiche analitiche. Naturalmente le variabilità più interessanti sono quelle associate alle acque distribuite, che appaiono, comunque, abbastanza contenute e in linea con quelle in entrata. 2.10.2.5 CRITICITÀ E AZIONI Le maggiori criticità relative all’utilizzo di acque lacustri a scopi idropotabili risiedono nella necessità di introdurre, nell’ambito dei “controlli interni” eseguiti presso il laboratorio analisi ACSM S.p.A., indagini sulla eventuale presenza di alghe e di tossine algali (a esempio, microcistina) per verificarne la presenza e/o assenza sia a valle degli impianti di trattamento dell’acqua del lago sia lungo la rete di distribuzione, per valutare eventuali ricrescite. Le azioni che saranno intraprese nel corso del 2006 prevedono la ricerca del parametro clorofilla a e, nel caso di campioni positivi, la ricerca immunoenzimatica di microcistina. La determinazione delle tossine algali sarà, inoltre, effettuata sui campioni settimanali prelevati all’ingresso dell’impianto di potabilizzazione e alle uscite degli impianti di trattamento. 132 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque Tabella 2.10.5 - Analisi dell’acqua in ingresso e in uscita dall’impianto di potabilizzazione (Periodo 2001-2005). Variabile Unità -1 Acqua grezza in ingresso Media CV% Alcalinità mg CaCO3 L Alluminio Ammoniaca µg Al L -1 µg NH3 L Argento Biossido di cloro µg Ag L -1 mg ClO2 L Bromati µg BrO3 L -1 0 Bromuri Cadmio Calcio Clorati µg Br L -1 µg Cd L -1 mg Ca L -1 µg ClO3 L 0 0,4 26,0 Cloriti µg ClO2 L -1 -1 -1 20 227 79,9 11 398 18,5 22 145 143 43 130 18,6 8 50 326 87 61 0,2 74 12 130 0,5 0,2 78 39 23 130 (1) 61 0 122 10 42 36 77 42 0 0,5 25,8 58,0 61 13 82 91 50 129 350 41 126 48 354 0,1 50 487 63 11 -1 mg Cl2 L Cloro residuo totale mg Cl2 L Cloruri Composti organoalogenati totali Conducibilità elettrica Cromo totale Durezza totale Ferro Fluoruri Formiati Idrogeno solforato Indice di aggressività Magnesio Manganese Nitrati pH Piombo Potassio Rame Residuo fisso Sodio Solfati Temperatura Torbidità Trialometani totali Tricloroetilene e tetracloroetilene mg Cl L -1 µg L -1 µS cm -1 µg Cr L °F -1 µg Fe L -1 mg F L -1 µg L -1 µg S L mg Mg L -1 µg Mn L -1 mg NO3 L Unità -1 µg Pb L -1 mg K L -1 µg Cu L -1 mg L -1 mg Na L -1 mg SO4 L °C NTU -1 µg L -1 µg L Aeromonas spp Batteri coliformi a 37°C Coliformi fecali Coliformi totali Conta batterica su agar a 22°C Conta batterica su agar a 36°C Enterobatteri patogeni (salmonelle e shigelle) Enterococchi Escherichia coli Pseudomonas aeruginosa Spore di clostridi solfitoriduttori Stafilococchi patogeni Streptococchi fecali Streptococchi totali UFC 100 mL -1 MPN 100 mL UFC 100 mL-1 UFC 100 mL-1 UFC 1 mL-1 UFC 1 mL-1 presenza/assenza 1000 mL MPN 100 mL-1 -1 MPN 100 mL -1 UFC 250 mL -1 UFC 100 mL UFC 250 mL-1 UFC 100 mL-1 UFC 100 mL-1 -1 -1 3,0 0,2 173 3 8,5 30 0,1 0,1 0 11,3 5,3 2 4,1 7,6 3,6 1,5 5 101 3,6 22,3 9,5 0,5 0 0 -1 -1 N Valori di riferimento D.lgs 31/2001 82,2 -1 Cloro residuo libero 52 224 55 9 139 25 3 13 38 4 53 26 55 16 18 10 13 149 107 120 159 98 3 243 280 1 0 14 56 2 18 624 43 40 221 218 111 478 0,3 693 290 (1) (5) (2) (6) Valore minimo consigliato 800 fino al 25/12/2006 (3) DPR 236/88 (4) Valori consigliati N Acqua uscita impianto Media CV% 176 50 263 2 227 232 176 78 73 77 1 176 261 60 77 14 174 77 176 261 261 46 46 85 87 177 178 47 50 173 77 149 87 174 176 5 200 (2) (1) 0,1 36 487 (1) 3,5 0 184 1 11,7 12 0,1 0 45 356 48 620 4 398 329 356 305 250 (3) 30 2500 50 (4) 15-50 200 1,5 10 6 79 22 11,9 5,6 3 34 129 129 4,2 8,2 2,9 1,5 4 108 7,6 22,2 9,7 0,2 0 0 24 5 38 18 104 16 13 9 14 75 356 519 98 129 7 340 129 356 615 407 90 90 0 0 0 0 20 17 625 729 0 0 0 0 0 0 0 0 25 fino al 2013 Valore massimo consigliato (7) Acque provenienti da impianto di trattamento (8) Senza variazioni anomale 133 200 500 145 172 452 454 491 395 93 98 503 116 260 150 451 451 50 50 6,5-9,5 (5) 10 1000 1500 (6) 200 250 (7) 1 30 10 0 0 (3) 0 (8) 0 0 0 0 0 0 0 0 (3) 0 (3) Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque M edia (Per le unità vedere Tabella 2.10.4 ) Variabilità re lativ a (CV%) Stafilococchi patogeni Streptococchi fecali Spore di clostridi solfitoriduttori Coliform i fecali Streptococchi totali Batteri coliform i a 37°C Com posti organoalogenati totali Conducibilità elettrica Enterococchi Residuo fisso Escherichia coli Alcalinità Coliform i fecali Escherichia coli Torbidità Streptococchi fecali Allum inio Streptococchi totali Am m oniaca Ferro Ferro Calcio Batteri coliform i a 37°C Solfati Pseudom onas aeruginosa Am m oniaca Aerom onas spp Allum inio Coliform i totali Spore di clostridi solfitoriduttori Argento Enterococchi Cadm io Indice di aggressività Conducibilità elettrica Tem peratura Ram e Durezza totale Piom bo pH Cloruri Magnesio Nitrati Ram e Potassio Nitrati Fluoruri Sodio Alcalinità Piom bo Sodio Aerom onas spp Residuo fisso Cloruri Magnesio Pseudom onas aeruginosa Tem peratura Potassio Calcio Coliform i totali Solfati Torbidità Durezza totale Cadm io pH Argento Acqua in uscita Indice di aggressività Acqua in uscita Com posti organoalogenati totali Acqua in ingre sso Stafilococchi patogeni Acqua in ingresso Fluoruri 0 1 10 100 1000 0,0 0,1 1,0 10,0 100,0 1000,0 Figura 2.10.3 - Confronto tra i valori medi (a destra) e variabilità relativa di alcuni parametri misurati nell’acqua in ingresso e in uscita dall’impianto di potabilizzazione della città di Como. 2.10.3 L’ATTIVITÀ DI PESCA 2.10.3.1 LA PESCA PROFESSIONALE Nella porzione sud-occidentale del Lario, il cosiddetto “Ramo di Como” che si estende da Bellagio a Como, operano attualmente 21 pescatori di professione. Si tratta di operatori economici che traggono la maggior parte del proprio reddito dall’attività di pesca, esercitata quasi esclusivamente con reti passive “branchiali” (gill nets nella letteratura scientifica). La regolamentazione degli attrezzi di pesca professionale avviene sulla base di solide basi scientifiche, acquisite in gran parte nell’ultimo decennio (Negri 1993a, 1993b, 1995, Negri & Aldrigo 2000). -1 ll pescato complessivo oscilla tra le 145 e le 199 t a (Tabella 2.10.6), corrispondenti a una produttività compresa tra i 1,0 e i 1,4 t km ², cui va aggiunto il prelievo non quantificabile, ma senz’altro non trascurabile della pesca sportiva, una produttività che sembra essere adeguata alle caratteristiche mesotrofiche delle acque. La produttività del Bacino Occidentale non si discosta significativamente da quella calcolata sull’intero bacino lacustre, considerato che lo sforzo di pesca tende a distribuirsi in modo piuttosto uniforme sull’intero lago, anche se si nota una crescente concentrazione dell’attività di pesca nella porzione centrale del lago, soprattutto per quel che riguarda la cattura dei coregoni. Si ritiene che l’attuale prodotto della pesca professionale nel Lago di Como debba essere valutato positivamente, sia per quel che riguarda gli aspetti strettamente quantitativi sia per quel che riguarda la sua composizione in specie. 134 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque Osservando la composizione del pescato, balza subito all’occhio la netta dominanza dei coregoni (Tabella 2.10.6) che nell’intero periodo considerato (escluso il primo anno di rilevamento) superano il 50% del pescato totale. Le specie pelagiche (coregone, agone, trota) rappresentano nel loro insieme circa il 75% del pescato totale, mentre, di converso, le specie a prevalente distribuzione litorale (tutte le altre) rappresentano il rimanente 25%. -1 Tabella 2.10.6 - Andamento del prelievo (kg a ) della pesca professionale nel Lario nell’ultimo decennio. Anno Coregone 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 113 785 122 073 124 351 100 160 99 991 107 600 116 268 115 411 59 770 Agone 47 899 31 751 21 940 25 677 33 250 33 300 28 036 19 621 39 338 Persico 17 239 18 965 8 577 13 274 25 315 13 300 13 420 9 738 13 082 Bottatrice 6 671 7 285 6 184 8 846 6 165 7 978 5 627 3 944 4 587 Cavedano 5 727 8 616 6 625 13 180 10 004 9 752 12 052 9 148 7 214 Pigo 1 582 2 128 1 745 963 449 1 300 1 526 1 947 1 815 Trota 1 163 1 058 1 032 897 1 207 1 103 637 393 453 Alborella 1 120 870 387 0 0 0 5 205 6 093 17 853 Tinca 1 104 1 733 1 601 2 321 2 081 2 808 1 941 1 686 1 129 Luccio 632 1 686 684 1 287 1 396 932 334 263 21 Anguilla 232 412 426 387 737 363 330 457 361 Salmerino 204 308 115 95 188 378 152 165 151 197 358 196 057 173 325 167 474 180 783 178 814 185 528 168 866 145 774 Totale Per quel che riguarda la composizione del pescato, occorre evidenziare che l’abbondanza dei coregoni è un fattore estremamente positivo, sia per quel che riguarda gli aspetti commerciali (sono specie che si prestano molto bene al consumo alimentare) sia per quel che riguarda gli aspetti ecologici (sono buoni indicatori della qualità delle acque, in quanto richiedono un’abbondante ossigenazione delle acque profonde). In un quadro sostanzialmente positivo, l’unica nota “dolente” è rappresentata dall’alborella, specie di notevole importanza ecologica e faunistica, il cui prelievo negli ultimi anni è stato del tutto trascurabile. Se è vero che le catture di alborella sono limitate da un regolamento di pesca particolarmente severo (tra il 1999 e il 2001 la specie è stata protetta addirittura con il divieto assoluto di pesca), è altrettanto vero che tali norme restrittive sono state adottate in seguito all’evidente declino che questa specie ha subito tra la seconda metà degli anni ‘80 e la fine degli anni ’90. Negli ultimi anni la specie ha fortunatamente mostrato importanti segni di ripresa e la sua tutela resta l’obiettivo prioritario delle politiche di gestione della fauna ittica lacustre. La pesca per diletto (la cosiddetta pesca sportiva) è praticata in provincia di Como da circa 10000 residenti, ai quali bisogna aggiungere un numero nient’affatto trascurabile di appassionati che provengono dai territori limitrofi, in special modo dalla provincia di Milano. Il Lario rappresenta, senza dubbio, l’ambiente acquatico provinciale più frequentato dai pescatori. In un recente sondaggio condotto dal servizio pesca provinciale in collaborazione con la principale associazione di pescatori dilettanti (APS COMO-FIPSAS), circa l’80% dei pescatori ha come meta privilegiata il Lago di Como. In questo contesto, il Bacino Occidentale riveste un ruolo di particolare importanza, soprattutto perché è la porzione di lago che si raggiunge più facilmente dalle aree a maggiore densità di popolazione (Como città, Brianza e Nord milanese). Il Bacino Occidentale del Lario è anche l’area di maggiore presenza dell’Alborella, specie ittica di notevolissima importanza per la pesca sportiva (secondo il già citato sondaggio, è ricercata attivamente dal 30% dei pescatori). Considerato che gli sforzi del Progetto PLINIUS sono concentrati soprattutto sul cosiddetto “Primo Bacino”, cioè alla porzione di lago compresa tra gli abitati di Como, Cernobbio e Blevio, occorre, 135 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque infine, segnalare che quest’area è storicamente riservata alla sola pesca dilettantistica ed è in gran parte soggetta a un Diritto Esclusivo di pesca di proprietà dell’Azienda Ospedaliera S. Anna, che ne affida la conduzione a un’associazione di pescatori dilettanti (APS Como – FIPSAS). 2.10.3.2 CRITICITÀ Escludendo le criticità specifiche del settore, la cui soluzione dipende esclusivamente dalle politiche di gestione della pesca, si evidenzia in questa sede una problematica la cui soluzione coinvolge altri utilizzatori della risorsa lacustre. Ci si riferisce ai fattori che minacciano il buon esito della riproduzione naturale delle specie ittiche a riproduzione litorale litofila (Coregone lavarello, Alborella, Cavedano), alcune delle quali rivestono grande importanza anche ai fini della pesca sportiva e professionale. Tali criticità possono essere così schematicamente riassunte: • riduzione delle aree naturali di frega a causa della crescente artificializzazione delle rive; • riduzione delle aree naturali di frega a causa della imponente deposizione di materiale limoso in seguito all’aumento del trasporto solido dei principali affluenti (fiumi Adda e Mera); • messa in asciutta delle uova deposte a causa delle oscillazioni del livello del lago; • spiaggiamento e rottura delle uova deposte a causa del moto ondoso provocato dalle navigazione a motore; • predazione delle uova deposte a opera degli uccelli acquatici semi-addomesticati, il cui numero negli ultimi anni è enormemente cresciuto; 2.10.3.3 AZIONI Un intervento ordinariamente effettuato dalla Provincia di Como per contrastare la perdita delle aree naturali di frega è la costruzione dei cosiddetti “letti artificiali” di ghiaia. Tale attività è svolta sulla base delle indicazioni fornite da approfondite sperimentazioni effettuate tra il 1996 e il 1997 (Negri 1996, 1997). La costruzione dei letti artificiali di frega non rappresenta, tuttavia, una soluzione definitiva in grado di superare tutte le criticità elencate al punto precedente e nell’intero bacino lacustre. Non v’è dubbio che la buona efficacia della riproduzione ittica dipenda tuttora soprattutto dall’utilizzo dei substrati naturali. Va anche detto che alcune delle criticità elencate al punto precedente, come il moto ondoso e la predazione degli uccelli oofagi, agiscono tanto sui substrati naturali quanto sui substrati artificiali. I danni da moto ondoso e la predazione delle uova da parte degli uccelli acquatici semi-addomesticati sono anche le criticità che meritano, a giudizio dell’autore, di essere approfondite attraverso una specifica azione conoscitiva, tenuto conto che sinora non sono mai state oggetto di alcun approfondimento scientifico. 2.10.4 USO IDROELETTRICO E IRRIGUO Il Lario rappresenta una importante risorsa idrologica sia come corpo lacustre sia per l’insieme della sua rete idrografica montana, caratteristiche che lo rendono una fondamentale risorsa socioeconomica. 2.10.4.1 ADDA PRELACUALE I deflussi del bacino dell’Adda prelacuale sono regolati da numerosi serbatoi di proprietà dell’AEM (Azienda Municipale di Milano), dell’Edison, del gruppo ENEL, dell’Edipower e altri in territorio svizzero. Venti di questi serbatoi sono stagionali e per volume e tipo di gestione esercitano un’influenza più o meno grande, ma, comunque, sensibile sul regime dei deflussi del fiume. I due 3 serbatoi più grandi sono quello di San Giacomo di Fraele (64 milioni di m ) e di Cancano (123 milioni 3 3 di m ). Per un totale di 515 milioni di m (Barbero & Bertoli 1998a). La regolazione dei serbatoi alpini esercita un effetto sensibile sui deflussi: a livello mensile il 6,2% del deflusso naturale annuo è immagazzinato in estate e rilasciato in inverno, a beneficio degli impianti idroelettrici alpini, riducendo in questo modo le portate di piena e aumentando le portate di magra dell’Adda (Malusardi & Moisello 2003). 2.10.4.2 ADDA POSTLACUALE La regolazione del Lago di Como a Olginate (Adda postlacuale), affidata al Consorzio dell' Adda, si sovrappone a quella dei serbatoi alpini, in buona parte compensandone gli effetti. 136 Progetto PLINIUS SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità 2.10 Usi delle acque La regolazione del lago per mezzo della diga d’Olginate iniziò nel 1946. Durante la costruzione della diga, si è allargato l’alveo dell’Adda in più punti per aumentare il deflusso del lago e diminuire il rischio di allagamenti. La fascia di regolazione del Lago di Como indicata nel disciplinare di concessione del 12 gennaio 1942 è di 170 cm (+1,20 e -0,50 m rispetto allo zero idrometrico), capace, quindi, di 3 immagazzinare 246,5 milioni di m con fini principalmente irrigui in estate e idroelettrici in inverno (Bertoli 1996). Il volume accumulabile è circa un ventesimo dell’acqua che transita dal Lago di Como in un anno ed è ormai ridotto a causa dei fenomeni di subsidenza della città di Como. Le modalità di esercizio prevedono normalmente i seguenti invasi: quello primaverile, da utilizzare durante la stagione estiva, per l' irrigazione di un’ampia fascia di pianura Padana a ridosso del fiume Adda e per l' alimentazione delle 8 centrali idroelettriche; quello autunnale per soddisfare i fabbisogni energetici invernali delle stesse centrali idroelettriche. La potenza installata delle otto centrali idroelettriche a valle è di 91838 kW con un salto totale di 71,45 m, mentre la superficie irrigua è di 2 2 oltre 1240 km di comprensorio diretto con almeno altri 600 km di comprensorio indiretto delle province di Bergamo, Cremona, Lodi e Milano (Barbero & Bertoli 1998b). L’attività del Consorzio dell’Adda consiste fondamentalmente nel trattenere acqua durante le piene ed erogarla per scopi irrigui e idroelettrici nei periodi di magra. L’acqua trattenuta e messa a disposizione degli utenti è chiamata nuova poiché, prima della regolazione, non si poteva ottenere. In questa operazione si ottiene, pertanto, anche un effetto di laminazione delle piene, utile ai rivieraschi del lago. Il Consorzio, infine, controlla e disciplina gli usi dell’acqua derivata dall’Adda da parte degli utenti. Nel decennio 1985-1995 la portata media derivata dagli utenti irrigui nel mese d’Agosto è stata pari a 3 -1 3 -1 175 m s di cui 20 m s di acqua nuova, pari ossia a ben l’11,3% del fabbisogno. 2.10.4.3 CRITICITÀ Le principali criticità connesse all’utilizzo delle acque a scopi idroelettrici e irrigui, emerse dagli studi di seguito riportati, sono essenzialmente tre: • • • Il limite superiore di regolazione (+120 cm al Fortilizio) è prossimo al livello di rischio di inondazione, perlomeno per alcune zone particolarmente depresse come Piazza Cavour a Como. Durante la costruzione della traversa di Olginate furono effettuati imponenti lavori di allargamento dell’incile. Secondo gli studi di Citrini del 1978, grazie a questo intervento i colmi di livello sono stati sensibilmente attenuati con abbassamenti che a volte superano i 50 cm, ma l’abbassamento dei livelli, a seguito della concomitante subsidenza di Piazza Cavour, fa sì che non possano essere più considerati tali. E’ evidente che un intervento strutturale, mirato alla salvaguardia di questa realtà potrebbe risolvere in maniera radicale il problema delle piene (Bertoli 1996). la salvaguardia della schiusa delle uova di alcune specie ittiche necessiterebbe che il livello del lago fosse mantenuto costante in alcuni periodi dell’anno (Bertoli 1996). non direttamente connessi alle problematiche affrontate da PLINIUS, ma di rilevante importanza ambientale sono, infine, i problemi connessi al deflusso minimo vitale dell’Adda sublacuale, ossia alla necessità del Consorzio dell’Adda di garantire il quantitativo d’acqua necessario alla vita biologica del fiume considerando, allo stesso tempo, le richieste idriche per la produzione di energia elettrica e a scopi irrigui (Barbero & Bertoli 1998b). 2.10.4.4 AZIONI La regolazione dei livelli del lago, attraverso la diga d’Olginate e indirettamente attraverso i serbatoi alpini, non è in grado di influire in maniera determinante sullo stato di qualità delle acque, essendo il 3 volume utile alla massima regolazione (246,5 milioni di m ) di due ordini di grandezza inferiore rispetto 3 il volume medio del lago (22500 milioni di m ). Se tale volume è espresso in termini di portata, risulta 3 -1 3 -1 essere circa 8 m s rispetto ai 155 m s che defluiscono mediamente dal lago attraverso il Fiume Adda. La regolazione del lago incide, quindi, in modo ridotto sul tempo di ricambio delle acque e pertanto, non avendo influenze rilevanti nel determinarne lo stato di qualità, non si suggeriscono azioni volte a definire una nuova regolamentazione dei livelli del lago, rimandando tale discussione alle sedi più appropriate. 137 Progetto PLINIUS 138 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e delle azioni 3.1 LE PRINCIPALI CRITICITÀ DELL’ECOSISTEMA LARIANO La sintesi riportata in questa sezione segue la struttura dei capitoli tecnici della Sezione 2, delineando le principali criticità conoscitive e, laddove possibile, anche quelle che limitano la qualità dell’ambiente seguendo la relazione pressione-stato delineata nel modello DPSIR (Determinanti – Pressione – Stato – Impatto – Risposte). La lettura della Sezione 2 evidenzia, in termini generali, una prima criticità trasversale a tutti i capitoli, costituita dalla frammentarietà delle conoscenze scientifiche relative all’ambiente lariano. Con ciò non si intende affermare che questo ambiente lacustre sia stato dimenticato dal mondo scientifico, ma piuttosto che l’attenzione a esso dedicata sia stata discontinua e, talvolta, sporadica, specialmente in relazione ad alcuni aspetti direttamente legati a una corretta gestione ambientale. Studi di grande rilievo sono, infatti, intervallati da periodi in cui mancano campagne di misura continue. Questa situazione trova sicuramente una spiegazione nella mancanza (storica) di una struttura di ricerca di riferimento per il Lago di Como, che avrebbe potuto indirizzare le attività di ricerca e di monitoraggio. In Italia, comunque, questa situazione rappresenta più la regola che l’eccezione. Tra i grandi laghi sudalpini, infatti, l’unico ambiente studiato con continuità da un istituto di ricerca collocato sulle sue rive è il Lago Maggiore. L’attività pluridecennale dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR (già Istituto Italiano di Idrobiologia), iniziata con la sua fondazione nel 1938, ha condotto a una conoscenza del Verbano che può essere considerata esemplare dal punto di vista limnologico, e pari a pochi altri ambienti nel mondo. Gli studi eseguiti sul Lago di Como dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi permettono di delineare, sulla base di analisi annuali, l’evoluzione idrochimica e trofica delle acque del lago nell’arco di quasi 50 anni. Tali studi, tuttavia, non miravano a descrivere le complesse variazioni stagionali delle diverse stazioni lacustri, con particolare riferimento alle fioriture algali che per decenni si sono presentate come manifestazione dell’elevato stato di eutrofizzazione del lago. La situazione della conoscenza dell’ambiente limnico lariano è migliorata in anni recenti con l’avvento dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) della Lombardia, che opera con i Dipartimenti di Como e Lecco. L’ARPA ha, infatti, dato avvio a una intensiva campagna chimica e biologica di campionamento pluriennale a cadenza mensile delle acque pelagiche nei punti più significativi del lago, che ha colmato una serie importante di lacune, quali, a esempio, la distinzione tra stato di qualità delle acque del Ramo Occidentale e gli altri due sottobacini (Settentrionale e Orientale). Il lavoro realizzato dall’ARPA negli ultimi anni ha dato una svolta fondamentale alla descrizione delle dinamiche che avvengono nei diversi sottobacini, fornendo per la prima volta un quadro che potrà portare a comprendere meglio l’evoluzione trofica lacustre. Più recentemente, infine, nuove importanti attività di ricerca sono state avviate dall’Università degli Studi dell’Insubria, Sede di Como, specificatamente nel campo della limnogeologia, un settore caratterizzato dall’assoluta mancanza di conoscenze sulla struttura della cuvetta e dei sedimenti. Nonostante la recente vivacità degli studi, attualmente la descrizione dell’ecosistema lacustre deve ancora far fronte alla frammentarietà delle campagne di misura degli ultimi tre decenni. Questa situazione conoscitiva unita alla frequente carenza di informazioni di base sulle strutture di collettamento e depurazione, che risiedono e gravano nel territorio del Lario, ha limitato fortemente la capacità di comprendere a fondo lo stato di qualità delle acque e la sua evoluzione, con evidenti ripercussioni di carattere gestionale. I risultati dell’indagine conoscitiva effettuata dal GLLC, presentata in questo Rapporto, consentono di determinare le seguenti principali criticità di natura sia conoscitiva sia strutturale: • la necessità di definire l’apporto solido dai tributari, poiché la quantità e la tipologia dei sedimenti all’interno della massa d’acqua lacustre influenzano anche la sua qualità; • la necessità di definire la dinamica della sedimentazione nella cuvetta lacustre in termini di meccanismi di trasporto e di deposizione e di parametri fisico-tecnici dei sedimenti che hanno un ruolo fondamentale nella definizione dei fenomeni di instabilità sublacustre; • il regime idrodinamico e in primis delle correnti, che rivestono un ruolo fondamentale nell’intero metabolismo del lago poiché interagiscono con l’idrochimica di base (nutrienti macrocostituenti) e con le dinamiche biologiche (ciclo dei silicati e fioriture di diatomee). La definizione 139 Progetto PLINIUS • • • • • • • • • • • • SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni dell’idrodinamica e della sedimentazione non possono prescindere da una conoscenza dettagliata della morfobatimetria del fondo lacustre e delle relazioni idrogeologiche tra il lago e le circolazioni idriche profonde dovute sia alla configurazione carsica del territorio sia alla presenza di fratture crostali di importanza regionale; la definizione del bacino idrogeologico del lago, essendo il Lago di Como e, in particolare la porzione sud-occidentale, influenzati da fenomeni di carsismo. Gli studi finora condotti si sono, infatti, concentrati solo sulle entrate e sulle uscite superficiali dell’acqua, tralasciando gli apporti ipogei, apparentemente non trascurabili; l’ottenimento di un bilancio idrologico sperimentalmente validato, quale base conoscitiva essenziale e trasversale alla maggior parte degli interventi per il risanamento del lago; lo studio dell’idrodinamica lacustre nei diversi bacini. Valutazioni di carattere teorico consentono, infatti, di individuare nell’elevato tempo di residenza delle acque del Primo Bacino, dovuto all’assenza di un emissario naturale, un fattore di stress che amplifica gli effetti dell’eccessivo carico di inquinanti gravante su questa porzione di ecosistema. L’analisi di dati di recente produzione, forniti dalla stazione Lake Diagnostic System (LDS) collocata nella porzione più meridionale del Primo Bacino del Lago di Como, ha evidenziato, inoltre, come le acque antistanti la città di Como siano caratterizzate da una elevata stabilità e da scarso rimescolamento verticale e orizzontale, condizioni che favoriscono la proliferazione, durante il periodo estivo, di alcune specie di cianobatteri potenzialmente tossici; l’impostazione di modelli previsionali di evoluzione della qualità delle acque per la descrizione dinamica e previsionale dei problemi ambientali dell’intero corpo lacustre e, in particolare, del Primo Bacino del Ramo Occidentale; il potenziamento e completamento delle informazioni conoscitive di base sullo stato delle strutture del collettamento che gravano sull’ecosistema lariano. Non è, infatti, noto il reale stato di conservazione e di efficienza della rete, nonché quale sia l’effettiva percentuale degli abitanti allacciati e la percentuale di abitanti non ancora allacciati alla rete delle acque nere. Diverse indicazioni fanno, infatti, supporre che entrambe le percentuali potrebbero essere elevate; la misura, relativamente al Primo Bacino del Ramo Occidentale, dei carichi scaricati dagli scolmatori di piena ubicati sui collettori fognari nel territorio comunale di Como, che sembrano essere i principali responsabili del carico residuo di nutrienti che gravitano sul lago; la quantificazione dell’efficienza degli impianti di depurazione di piccola potenzialità, che appare estremamente frammentaria, poiché i dati sono forniti dai gestori in modo diversificato e difficilmente confrontabile; la stima dei reali apporti di sostanze inquinanti dai due principali immissari del Ramo Occidentale (Cosia e Breggia) rappresentano la principale criticità per il Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lario, dovuta alla mancanza di misurazioni di portata in continuo. Questa lacuna limita fortemente la valutazione dei carichi effettivi durante gli eventi di piena che, raccogliendo gli scarichi degli scolmatori, rappresentano, con ogni probabilità, gli eventi caratterizzati dai maggiori flussi di massa. Emerge, inoltre, la necessità di indirizzare maggiormente i campionamenti della qualità delle acque dei due immissari, in modo da ottenere una descrizione dell’andamento delle concentrazioni a diversi regimi di portata (magra, morbida e piena) al fine di costruire una curva concentrazione-portata statisticamente rappresentativa; l’estensione della stima dei carichi di nutrienti (e più in generale di sostanze inquinanti) gravanti sull’ecosistema lariano, per tutti gli immissari al lago. L’ottenimento di questo obiettivo non può prescindere dall’acquisizione di maggiori informazioni sul regime idrologico dei principali tributari. La stima dei carichi risente, infatti, della mancanza di una rete di misurazione delle portate dei principali immissari e della carenza di campionamenti della qualità delle acque al fine di ottenere curve concentrazione-portata significative; l’acquisizione di informazioni sul ruolo svolto dal runoff urbano, cioè dagli apporti dovuti al dilavamento delle superfici (strade, abitazioni ecc.); le indagini sull’idrochimica del lago, fondamentali per comprendere l’evoluzione del gradiente trofico esistente tra il Ramo Occidentale e il tratto nord-orientale; lo studio dell’incremento delle concentrazioni dell’azoto, in controtendenza rispetto a una generale riduzione delle specie di fosforo, spiegabile attraverso la diversa origine dei due nutrienti: “locale” per il fosforo e “globale” per l’azoto, in quanto quest’ultimo viene principalmente trasportato dalle deposizioni atmosferiche; 140 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni • lo studio delle risposte dell’ecosistema ai cambiamenti globali quali l’aumento della temperatura atmosferica; • le indagini sulle biocenosi, che riguardano il persistere di fioriture di cianobatteri potenzialmente tossici, come la specie Microcystis aeruginosa che ha recentemente determinato diversi problemi sull’utilizzo della risorsa idrica, soprattutto nel Primo Bacino del Ramo Occidentale (Villa Geno) dove, durante massive fioriture di questo cianobatterio, si sono riscontrati biovolumi fino a tre ordini di grandezza più elevati rispetto a quelli misurati a Torno; • la mancanza di capacità di indagine analitica a scala locale che rende difficoltoso stimare il rischio legato alla produzione di cianotossine, molecole prodotte dai cianobatteri come difesa dalla predazione dello zooplancton, presenti in concentrazioni molto basse, misurabili solo con adeguati strumenti di misura; • la limitata conoscenza sulla contaminazione da microinquinanti organici e metalli, i cui ultimi dati disponibili risalgono alla fine degli anni’80-inizio anni ’90, anche in relazione alla presenza nelle acque di sostanze potenzialmente pericolose sia per la salute umana sia per la vita acquatica, soprattutto nella baia di Como. Presenza confermata dalle analisi svolte sui sedimenti che hanno, inoltre, dimostrato la permanenza di composti persistenti e bioaccumulabili di cui dovrebbe essere valutata la pericolosità attraverso lo svolgimento di appropriati test di ecotossicità e che dovrebbero essere monitorati anche nel comparto ittico; • in periodi di forte siccità l’abbassamento dei livelli del lago influenza negativamente la schiusa delle uova di alcune specie ittiche. La sintesi delle criticità vede in conclusione emergere la generale frammentarietà delle conoscenze ambientali-limnologiche che riguardano il Lago di Como nel suo complesso. Tale lacuna può essere superata con l’attivazione di un coordinamento scientifico sulle diverse attività di ricerca e sul monitoraggio che si svolgono sull’ecosistema lariano. A questo proposito deve essere sottolineato che la complessità dei problemi ambientali, cui si dovrà rispondere nel prossimo futuro (che vedono nella crescente pressione antropica unita agli effetti dei cambiamenti climatici a scala globale i due aspetti guida) difficilmente potranno trovare un’adeguata risposta a livello di singolo ambiente e di singola istituzione. Le sfide ambientali del prossimo futuro impongono, quindi, di affrontare i problemi attraverso l’organizzazione di reti di strutture di ricerca, di monitoraggio e di gestione che condividano competenze, esperienze e servizi. Poiché molti dei problemi delineati in questo Rapporto sono comuni all’insieme dei laghi sudalpini si suggerisce, infine, di attivare un percorso che porti a istituzionalizzare le esperienze maturate dalle diverse strutture che operano sui grandi laghi del Nord Italia. 3.2 AZIONI CONOSCITIVE E DI RISANAMENTO Dall’analisi condotta nella Fase 1 del Progetto PLINIUS, sono emerse diverse criticità conoscitive. Tali lacune che hanno significativamente influenzato, limitandola, la gestione della qualità delle acque del Lago di Como, potranno essere colmate attraverso la predisposizione di campagne di misura mirate a completare il quadro informativo anche in un’ottica di economizzazione e finalizzazione delle risorse, basata sulla riduzione delle sovrapposizioni e duplicazioni di studi e ricerche. Il GLLC, sulla base dell’analisi dei dati attualmente disponibili, ha, inoltre, specificatamente individuato alcune azioni di intervento che già in questa fase del Progetto è possibile suggerire al fine di ottenere un miglioramento della qualità delle acque del Primo Bacino, la porzione di Lago di Como più compromessa dal punto di vista ambientale, la cui realizzazione può riflettersi anche in un miglioramento generale della qualità delle acque del lago. La lista delle azioni proposte dagli Esperti del GLLC è riportata in Tabella 3.3.1. Ogni azione sia essa di carattere conoscitivo sia essa d’intervento è corredata da una scheda tecnico-descrittiva con una valutazione dei costi e dei benefici attesi per l’ecosistema lacustre. Il criterio di presentazione delle schede non si basa su una scala di priorità delle azioni, ma sulla omogeneità tematica cui fanno riferimento, che tiene conto in generale dello stato dell’ecosistema. Tra le azioni conoscitive occorre segnalare: • l’intensificazione della rete di monitoraggio idrometrico dei tributari minori attraverso l’installazione di nuova strumentazione e la taratura delle rispettive sezioni, considerando prioritarie quelle che presentano un apporto idrico e di sostanze inquinanti maggiore; • le azioni necessarie per una migliore comprensione del regime idrodinamico del lago; • la prosecuzione del monitoraggio dei parametri di qualità e dei popolamenti planctonici del Lario per la verifica degli interventi di risanamento, vista l’importanza sottolineata da numerosi 141 Progetto PLINIUS • • • • SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni limnologi di altre nazioni europee della regione alpina, dell’analisi delle serie storiche di dati per la gestione dei laghi e la comprensione dell’evoluzione del loro stato di salute; la necessità di potenziare le misurazioni in continuo delle componenti fisiche (meteorologia e termica lacustre, correnti) recentemente attivate attraverso il progetto SimuLake, in quanto le fioriture algali sono strettamente connesse con il regime idrodinamico del lago che determina la disponibilità alle risorse trofiche (nutrienti) e alla luce per le specie algali; la necessità di aggiornare e di approfondire gli studi sulla contaminazione da microinquinanti organici e metalli, tenendo conto dell’uso multiplo delle acque cui è sottoposto il ramo di Como e delle potenzialità tossiche di queste sostanze; l’opportunità di incrementare i punti di campionamento al fine di verificare con maggiore dettaglio la balneabilità delle acque. I dati attualmente in disponibili non tengono conto dei siti batteriologicamente più contaminati, che sono stati tolti dal programma di campionamento a seguito di una serie di esiti sfavorevoli; nel settore della pesca, il monitoraggio dei fattori che minacciano il buon esito della riproduzione naturale delle specie ittiche a riproduzione litorale litofila (Coregone lavarello, Alborella, Cavedano). In particolare, nell’equilibrio dell’ecosistema lariano risulta fondamentale la tutela delle ovodeposizioni litorali che garantiscono il mantenimento nel tempo di popolazioni ittiche appartenenti alla biocenosi autoctona del Lario. Tra le azioni di risanamento e strutturali vanno, invece, segnalate: • le attività di ricerca necessarie per la messa a punto di un intervento di risanamento diretto volto alla riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali del Primo Bacino, che si pone l’obiettivo di mitigare gli effetti di un eccessivo carico inquinante armonizzandolo con politiche a lungo termine volte alla riduzione delle cause del degrado residenti nel bacino idrografico; • la realizzazione di interventi che portino a una drastica riduzione del carico antropico puntuale a lago, che può essere sintetizzata nella sistemazione e nel completamento delle reti fognarie, dei collettori e degli scolmatori esistenti e nello spostamento verso il bacino del Seveso degli effluenti del depuratore centralizzato Comodepur, o altre soluzioni tecniche già previste nel PTUA della Lombardia; • l’allestimento di un laboratorio dotato di strumentazione specifica e di personale formato presso autorevoli enti di ricerca che segua l’evoluzione del risanamento del lago con particolare attenzione alla verifica dell’eventuale tossicità delle fioriture di cianobatteri. 142 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni 3.3 SCHEDE DELLE AZIONI Nel seguito si riportano le 21 schede delle azioni individuate dal GLLC in base alle criticità ambientali e raggruppate in quattro gruppi secondo un criterio di omogeneità legato all’argomento trattato in base al modello DPSIR: 1) determinanti e pressioni chimiche fisiche e antropiche; 2) stato chimico ed ecologico del lago, 3) risposte di risanamento e 4) usi. Ciascuna scheda è il risultato di una selezione collegiale condotta su un primo ventaglio di azioni preliminari autonomamente proposte da ciascun componente del GLLC. Per la selezione si sono presi in esame i diversi elementi individuati come critici in ciascun capitolo della Sezione 2 e si sono considerate le interrelazioni sinergiche tra azioni che possono concorrere a fornire un contributo al miglioramento dello stato di qualità delle acque del lago. Nelle schede sono indicati i seguenti elementi: • TITOLO Riassume in modo sintetico il significato dell’azione • CODICE Distingue tra azione conoscitiva (che implica la raccolta di nuove informazioni sperimentali) e azione di risanamento (corrispondente a un intervento strutturale volto al miglioramento della qualità delle acque) • TIPOLOGIA Descrive in modo sintetico il tipo di azione • LUOGO Indica la/e località e/o il territorio oggetto dell’azione • MODALITÀ Descrive in termini operativi l’azione fornendo gli elementi necessari per la valutazione della risposta indicata e dei costi previsti • RISPOSTA ATTESA Indica la potenziale risposta dell’ecosistema in termini di miglioramento della qualità delle acque • DURATA Fornisce una valutazione di massima della durata dell’azione • COSTI Indica approssimativamente i costi per la realizzazione complessiva della azione. I costi sono da intendersi con una approssimazione del +/-25 % IVA esclusa • PRIORITÀ La valutazione della priorità proposta dai singoli autori e successivamente sottoposta a una valutazione collegiale. • BENEFICI Indicazione dei benefici derivanti dall’attuazione dell’azione In termini generali, quindi, la scheda raccoglie elementi utili a una preliminare descrizione dell’azione (conoscitiva o d’intervento) che si propone di realizzare. Le azioni riportate nel seguito sono presentate singolarmente, senza una valutazione delle sinergie esistenti tra loro. Deve, tuttavia, essere sottolineato che da una analisi complessiva emergono diverse interrelazioni che possono agire da moltiplicatori di interesse sia strutturale sia ambientale. Tali sinergie saranno riprese nella Fase 2 di PLINIUS in una serie di progetti trasversali che porteranno a proposte operative concrete e omogenee. Ogni Progetto Operativo sarà accompagnato da un dettagliato studio di fattibilità. 143 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni Tabella 3.3.1 - Lista delle azioni proposte dal Gruppo di Lavoro Lago di Como. Capitoli di riferimento N Titolo azione 1 Valutazione delle caratteristiche geologiche e ambientali dei sedimenti lacustri e del loro grado di stabilità 2 Valutazione del tasso di sedimentazione e tempi di ritorno di grandi eventi di instabilità sublacustre nel bacino del ramo di Como 1-2-9 3 Completamento e potenziamento della rete idrometrica dei corsi d’acqua del Lago di Como 2-4-5-6 4 Definizione del regime idrodinamico del Lago di Como per una modellazione ecologica dell’intero ecosistema 2-3-4-6-7-8 5 Misuratori della portata scaricata dagli scolmatori di piena e campionamento dell’effluente 2-5-6 6 Completamento del quadro conoscitivo del sistema di collettamento della rete fognaria del Bacino Occidentale 3-4-5-6 7 Telecontrollo delle reti fognarie e dei depuratori 3-4-5-6 8 Studio pilota per la realizzazione di un sistema di pompaggio volto alla riduzione del tempo di residenza delle acque superficiali del primo bacino del ramo occidentale del Lago di Como 3-4-5-6-7-810 9 Realizzazione del sistema di pompaggio per la riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali del bacino occidentale del Lago di Como 3-4-5-6-7-810 10 Potenziamento del sistema di laboratori per l’analisi di specie tossiche non convenzionali (di sintesi e naturali) presenti in tracce 6-7-8-9-10 11 Monitoraggio analitico dei torrenti del Bacino Occidentale con particolare riferimento ai regimi di piena e intensificazione del monitoraggio analitico dei torrenti Cosia, Breggia e Faloppia 4-5-6-9 12 Monitoraggio microinquinanti in fase disciolta e particolata nella colonna d’acqua lacustre del Primo Bacino 2-5-6-9 13 Valutazione dei carichi tossici da sorgenti puntiformi e classificazione del rischio ecotossicologico delle acque del sottobacino comasco 6-8-9-10 14 Valutazione della qualità dei sedimenti attraverso la caratterizzazione della fauna macrobentonica residente, i test ecotossicologici e l’analisi dei principali microinquinanti 7-8-9-10 15 Monitoraggio della qualità ecologica del lago per la verifica dell’efficacia dei provvedimenti di risanamento 2-7-8-10 16 Effetti del riscaldamento atmosferico sulla idrodinamica e sulla biologia del Lago di Como 2-7-8 17 Studio delle deposizioni atmosferiche come fonte di azoto per i suoli del bacino imbrifero e le acque del Lago di Como 6-7-8 18 Monitoraggio algale e determinazione parametri chimici supplementari a scopi sanitari delle acque lacustri 2-8-10 19 Balneabilità: campionamento di punti attualmente esclusi dal monitoraggio 2-4-5-6-7-89-10 20 Monitoraggio algale a scopi sanitari, determinazione di parametri chimici supplementari e analisi di clorofilla a e microcistina nelle acque dell’acquedotto di Como. 8-9-10 21 Valutazione degli impatti sulla riproduzione della fauna ittica del Lario creati dal moto ondoso artificiale e dalla predazione di uova da parte dell’avifauna acquatica semiaddomesticata 1-10 144 1-2 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 1 TITOLO CODICE Valutazione delle caratteristiche geologiche e ambientali dei sedimenti lacustri e del loro grado di stabilità. X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Esecuzione di carotaggi lunghi (ordine della decina di metri) di sedimenti lacustri nelle aree individuate come potenziali sorgenti di eventi di instabilità che coinvolgono tutto il sottobacino del Ramo Occidentale e come zone di accumulo dei prodotti relativi. Caratterizzazione analitica delle proprietà geotecniche dei sedimenti delle carote per la valutazione del grado di stabilità. Caratterizzazione analitica dei parametri fisici e sedimentologici dei sedimenti delle carote per ricostruire la geometria delle superfici di distacco e il volume dei prodotti coinvolti negli eventi passati. Datazioni geocronologiche sui sedimenti delle carote per ricostruire la cronologia degli eventi passati e il tasso di sedimentazione. Esecuzione di prove geotecniche in situ sul fondo lacustre. LUOGO Scarpata meridionale della soglia sub-lacustre di Bellagio, bacino profondo tra Tremezzo e Laglio, altofondo antistante la città di Como. MODALITÀ 3 carotaggi tramite carotatori Kullemberg o Piston-corer nelle tre aree selezionate con recupero totale della carota di sedimenti lacustri. Analisi sui sedimenti con strumentazione Geoteck, descrizione e scannerizzazione digitale, analisi 14 137 granulometriche e composizionali, datazioni radiometriche C e Cs. Analisi sui sedimenti per definire resistenza al taglio, alla compressione, e altri parametri geotecnici. Analisi geotecniche in situ sul fondo lacustre. RISPOSTA ATTESA Classificazione del livello di rischio per alterazione delle proprietà fisiche (a 137 esempio, torbidità) e chimiche ( Cs o metalli pesanti) della massa d’acqua dovuto a rimobilizzazione improvvisa di grandi quantità di sedimento sciolto. DURATA 2 anni COSTI 15000 € per la fase di carotaggio. 20000 € per la fase analitica che comprende anche analisi in laboratori esterni specializzati. PRIORITÀ Molto elevata 145 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 2 TITOLO CODICE Valutazione del tasso di sedimentazione e dei tempi di ritorno di grandi eventi di instabilità sublacustre nel bacino del Ramo di Como. X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Esecuzione di un rilievo sismico profondo nel ramo di Como per definire a) la struttura e la geometria del substrato roccioso, b) la struttura e la tipologia dei sedimenti lacustri, c) la presenza, geometria, volume e distribuzione nonché la cronologia di depositi correlati a grandi eventi di instabilità sublacustre, d) la presenza e geometria di superfici di distacco dei fenomeni di inabilità. LUOGO Ramo di Como MODALITÀ Esecuzione di un profilo sismico longitudinale tra Menaggio e Como e di un profilo sismico trasversale da Menaggio a Varenna. Elaborazione dei dati geofisici con opportuni software e interpretazione delle caratteristiche geologiche e sedimentologiche del fondo lacustre. RISPOSTA ATTESA Valutazione dello spessore e del volume dei sedimenti lacustri, del tipo e tasso di sedimentazione e la sua eventuale variazione ed evoluzione, della presenza e cronologia di depositi legati a eventi di instabilità sublacustre, del tempo di ritorno di questi grandi eventi di instabilità sub-lacustre. DURATA 2 anni COSTI 20000 € per l’esecuzione dei rilievi sismici. 20000 € per l’elaborazione e l’interpretazione dei profili sismici. PRIORITÀ Elevata 146 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 3 TITOLO CODICE Completamento e potenziamento della rete idrometrica dei corsi d’acqua del Lago di Como X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA L’azione conoscitiva proposta prevede di completare le lacune conoscitive relative agli afflussi idrologici che giungono al lago attraverso: a) l’installazione di alcuni idrometri con i quali monitorare il livello idrometrico, b) una campagna di monitoraggio della velocità della corrente in alcuni alvei per conoscere le reali portate d’acqua convogliate al lago (curva livelli/portate). In questo modo, per i prossimi 20/30 anni il Lago di Como disporrà di un adeguato dettaglio del suo bilancio idrologico. LUOGO Realizzazione della curva livelli/portate delle sezioni fluviali per le quali il Consorzio dell’Adda e l’ARPA Lombardia gestiscono, già da qualche anno, i livelli idrometrici: Fiume Mera, Torrente Pioverna, Torrente Senagra. Installazione di un nuovo idrometro e taratura della sezione (curva livelli/portate), per ciascuno dei seguenti immissari: Torrente Breggia, Torrente Cosia, Torrente della Val Nosè, Torrente Faloppia (al confine Svizzera-Italia) MODALITÀ Per tarare le sezioni minori sarà necessario un minimo di 10/15 misurazioni di un tecnico specializzato; 15/20 per il Fiume Mera. La lettura dei dati degli idrometri potrà essere gestita dalle agenzie preposte al monitoraggio al fine di ottimizzare le attività di campionamento. RISPOSTA L’installazione della nuova strumentazione proposta avrà un benefico effetto a catena sull’avanzamento delle conoscenze non solo idrologiche, ma anche in ambito ecologico e di protezione civile. In particolare, la realizzazione di quest’azione, permetterà di: • avere una conoscenza di maggiore dettaglio dei carichi inquinanti che giungono al lago e, quindi, indirizzare le politiche di risanamento; • studiare aspetti ecologici e d’idrodinamica lacustre; • supportare la gestione della regolazione del livello del lago con una maggiore definizione degli afflussi. ATTESA DURATA Gli idrometri e le rispettive tarature durano anche oltre 20/30 anni COSTI 6500 € per ciascuna sezione (curva livelli/portata) del Torrente Pioverna, Senagra, Breggia, Cosia, Val Nosè e Faloppia; 10000 € per la taratura della sezione (curva livelli/portata) del Fiume Mera; 5300 per l’installazione di ogni idrometro (Torrente Breggia, Cosia, Val Nosè, Faloppia). Totale: 60000. PRIORITÀ Molto elevata 147 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 4 TITOLO CODICE Definizione del regime idrodinamico del Lago di Como per una modellazione ecologica dell’intero ecosistema X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA L’azione si pone l’obiettivo di ottenere un’accurata descrizione del regime idrodinamico del lago al fine di sviluppare una modellazione fisica dell’ecosistema lariano, con particolare riferimento alle interazioni tra il bacino occidentale e la restante parte del lago. Al fine di ottenere una descrizione di dettaglio del regime idrodinamico è necessario installare una nuova stazione limnologica LDS (Lake Diagnostyc System) nella porzione settentrionale del lago che andrà a completare il quadro delle informazioni raccolte da quella installata (da IMONT e IRSA) nel primo bacino di Como, consentendo di descrivere lo spettro delle onde interne a scala di bacino e dei processi di miscelamento verticale e orizzontale. Il quadro delle informazioni sarà completato attraverso lo svolgimento di un esperimento intensivo durante il periodo di massima stratificazione delle acque. L’esperimento prevede la misurazione del campo delle velocità delle correnti e della microstruttura termica. LUOGO La stazione LDS sarà installata nella porzione settentrionale del lago in un punto da definirsi sulla base di una analisi di dettaglio della carta batimetrica del lago e sulla base delle indicazioni fornite dalle autorità competenti (comuni, navigazione ecc.), ma indicativamente individuato nelle acque antistanti il Comune di Bellano a una profondità di circa 160 m. Con specifiche campagne di misura saranno condotti transetti per la definizione del regime correntometrico e della struttura e microstruttura termica nei diversi rami del lago. Le attività sperimentali si concentreranno sulla comprensione degli scambi tra il bacino occidentale e la restante parte del lago. La modellizzazione dell’intero lago sarà sviluppata attraverso le informazioni in continuo provenienti dalle due stazioni LDS (Blevio e Bellano) e attraverso i dati forniti da una campagna intensiva e dal monitoraggio ambientale svolto dai due dipartimenti dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Sia le attività sperimentali sia le attività modellistiche saranno sviluppate congiuntamente dall’Istituto di Ricerca Sulle Acque e dal Centre for Water Research (centro di sviluppo del codice del modello). MODALITÀ L’installazione della LDS necessita la disponibilità di due barche di medie e grandi dimensioni e l’impiego di 4 unità del personale, tra tecnici e ricercatori, e richiederà un periodo di lavoro stimato di circa una settimana. L’esperimento intensivo necessiterà un periodo di circa 4 settimane, l’impiego di una barca di medie dimensioni e di 4 unità di personale. La modellizzazione idrodinamica si articolerà su due livelli: a) sviluppo di un modello monodimensionale (DYRESM) per simulazioni sul lungo periodo e b) sviluppo di un modello tridimensionale per simulazione sul breve e medio termine (ELCOM). I modelli idrodinamici sviluppati rappresenteranno i driver del modello ecologico (CAEDYM) che sarà calibrato sulla base delle informazioni storiche disponibili e sottoposto a verifica attraverso i dati provenienti dal monitoraggio. I due approcci modellistici potranno, quindi, essere utilizzati per la messa a punto di scenari sul breve e sul lungo termine a seguito di una analisi delle sorgenti inquinanti distribuite sul bacino. Essi risulteranno un utile di strumento di supporto alle politiche di risanamento. RISPOSTA Completa descrizione idrodinamica del Lago di Como, implementazione di modelli idrodinamici-ecologici che consentiranno la produzione di scenari di evoluzione della qualità trofica nel breve-medio e lungo periodo. Lo strumento modellistico ATTESA 148 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni sviluppato permetterà la messa a punto di strategie a breve e lungo termine a seguito di una adeguata analisi delle sorgenti distribuite nel bacino. DURATA 2 anni COSTI 360000 € PRIORITÀ Elevata Osservazioni L’analisi delle sorgenti non è contemplata in questa scheda. Si rimanda a tale proposito alla AZIONE 8 149 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 5 TITOLO CODICE Misuratori della portata scaricata campionamento dell’effluente X Azione conoscitiva (AC) dagli scolmatori di piena e Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA L’azione conoscitiva proposta prevede l’installazione di un misuratore di portata presso il 50% degli scolmatori di piena nel Comune di Como e l’utilizzo accoppiato di almeno due campionatori automatici refrigerati da posizionare negli scolmatori più significativi, scelti in ragione delle loro dimensioni. Analoghi misuratori saranno installati in un numero significativo di scolmatori posti nel territorio svizzero nella porzione drenante nei torrenti Faloppia e Breggia. Il calcolo della portata complessiva sarà effettuato per estrapolazione, tenendo conto delle caratteristiche degli scolmatori. LUOGO Scolmatori nel Comune di Como e nel territorio svizzero nella porzione drenante nei torrenti Faloppia e Breggia MODALITÀ Il misuratore di portata è costituito da un misuratore di livello e uno stramazzo tarato in modo tale da poter risalire al valore di portata scaricata con una semplice lettura dell’altezza del pelo libero al di sopra dello stramazzo. Devono poi essere installate le necessarie apparecchiature elettromeccaniche per la lettura e la registrazione del dato (sensore, cavo, quadro elettrico e lettura del segnale). Per il monitoraggio qualitativo della portata scaricata è necessario disporre di almeno due campionatori automatici refrigerati da posizionare a turno sui due scolmatori più importanti. RISPOSTA L’azione proposta non comporta alcun miglioramento in termini di qualità delle acque, ma permette di colmare la lacuna conoscitiva relativa alle portate scaricate a lago dagli sfioratori di piena fognari principali durante gli eventi meteorici di forte intensità. Il dato accoppiato alla rilevazione delle concentrazioni di inquinanti (P totale, SS, COD, forme azotate), permetterà di ottenere una stima dei carichi di inquinanti scaricati attraverso questi manufatti durante gli eventi meteorici. ATTESA DURATA 2 anni COSTI 200000 € per Como. 150000 € per la restante parte del territorio. PRIORITÀ Elevata 150 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 6 TITOLO CODICE Completamento del quadro conoscitivo del sistema di collettamento della rete fognaria del Bacino Occidentale X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA L’azione conoscitiva prevede di colmare le lacune informative sul sistema di collettamento del Ramo Occidentale e del Comune di Como al fine di individuare le cause che determinano l’attuale stato trofico delle acque del Lago e programmare, in futuro, interventi strutturali volti al risanamento della qualità delle acque del lago. LUOGO Bacino Occidentale del Lago di Como e Comune di Como MODALITÀ L’azione conoscitiva proposta prevede la definizione: • dei carichi inquinanti in ingresso e in uscita dagli impianti di depurazione, formulati in modo omogeneo, completo e confrontabile; • del numero di abitanti, per ciascun Comune, serviti da rete fognaria; • del numero di abitanti, per ciascun Comune, serviti da impianto di depurazione; • del numero di abitanti fluttuanti per ogni Comune stimata con un criterio omogeneo e confrontabile; Si prevede, infine, l’ispezione teleguidata delle condotte fognarie, con individuazione degli interventi più urgenti (allacciamenti erronei, giunzioni sconnesse, cedimenti non altrimenti visibili) e l’aggiornamento contestuale della mappa digitale della rete fognaria del Comune di Como. RISPOSTA L’azione proposta non comporta alcun miglioramento in termini di qualità delle acque, ma permette di colmare la lacuna conoscitiva relativa all’organizzazione e funzionamento del sistema di collettamento del Ramo Occidentale e del Comune di Como. Qualsiasi attività rivolta al risanamento delle acque del lago non può, infatti, prescindere da una preventiva azione volta a definire, con maggior dettaglio e precisione, la struttura della rete fognaria del bacino. ATTESA DURATA 1 anno per le prime quattro azioni e 2 anni per l’ultima azione COSTI Per le prime quattro attività, che possono essere svolte a cura della Provincia di Como, si stimano circa 18000 € Per l’ispezione delle condotte fognarie il costo kilometrico è stimabile in circa 1000 -1 € km Comune di Como: per l’ispezione: 140000 € (140 km circa) cui si devono aggiungere 60000 € per l’individuazione e l’attuazione degli interventi correttivi emersi dall’indagine e 50000 € per l’integrazione/aggiornamento della mappa GIS della rete fognaria. PRIORITÀ Molto elevata 151 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 7 TITOLO CODICE Telecontrollo della rete fognaria e dei depuratori X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Il telecontrollo rappresenta uno strumento molto utile sia per l' automazione e la gestione da remoto degli impianti destinati al servizio pubblico, sia per la raccolta e l' elaborazione dei dati e delle informazioni prelevati dal "campo" (monitoraggi ambientali del territorio). La telematica applicata al controllo dei servizi di pubblica utilità consente di elevare il livello qualitativo della gestione dei piccoli impianti di depurazione. LUOGO Piccoli impianti di depurazione, stazioni di sollevamento e scolmatori di piena. MODALITÀ Il telecontrollo permette di centralizzare la gestione degli impianti di depurazione. L’installazione prevede la realizzazione di una stazione centralizzata di ricezione ed elaborazione dati e di “n” stazioni di acquisizione dei dati elementari e loro trasmissione, dove “n” è il numero di installazioni oggetto di monitoraggio, in questa sede stimato in circa 24 (una stazione per ciascun depuratore, altrettante stazioni di sollevamento e sei tra scolmatori e punti di misura delle portate). RISPOSTA DURATA I vantaggi del telecontrollo sono legati alla possibilità di semplificare la gestione degli impianti di depurazione di piccole dimensioni, basandosi su un controllo di tipo centralizzato. Questo tipo di gestione permette di ottenere un notevole miglioramento dell’efficienza di rimozione in ciascun impianto di depurazione. Il sistema permette, inoltre, una migliore catalogazione e accessibilità dei dati relativi ai diversi impianti di depurazione. Con il telecontrollo i dati sono raccolti in tempo reale in formato digitale e sono catalogati sulla base di un modello standardizzato, identico per tutti i depuratori controllati. In questo modo i dati sono più facilmente reperibili e fruibili. La standardizzazione del sistema di catalogazione delle informazioni permette, inoltre, di effettuare dei confronti tra i diversi impianti sulla base di dati omogenei. 2 anni COSTI Circa 600000 €, di cui metà per opere elettromeccaniche PRIORITÀ elevata ATTESA 152 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 8 TITOLO CODICE Studio pilota per la realizzazione di un sistema di pompaggio volto alla riduzione del tempo di residenza delle acque superficiali del primo bacino del ramo occidentale del Lago di Como X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA L’azione si pone l’obiettivo di studiare l’efficacia di un sistema di pompaggio costituito da più miscelatori da collocarsi nella porzione meridionale del bacino occidentale del Lago di Como. L’intero sistema di pompaggio consisterà di più miscelatori che saranno attivati durante il periodo di massima stratificazione delle acque, quando il lago è caratterizzato da un marcato salto termico e un conseguente gradiente di densità che determina una marcata stabilità della colonna d’acqua. Questa scheda si concentra sui principi scientifici del sistema di pompaggio e sullo studio per valutazione della sua efficacia in funzione del processo di risanamento dell’intero ecosistema. I miscelatori saranno collocati su zattere ancorate al fondo del lago attraverso un sistema di funi collegate ad ancore adagiate sul fondo. I miscelatori saranno, quindi, collocati a una profondità indicativamente di 2 m sotto il livello dell’acqua. Una volta azionati, essi determineranno una corrente discendente attirando acqua superficiale radialmente. Il flusso discendente, incontrando il metalimnio (lo strato d’acqua dove si verifica il salto termico), determina un lieve miscelamento delle acque e la diffusione del flusso, sempre in senso radiale, all’interno del metalimnio stesso. Poiché il flusso è costretto dalla presenza delle sponde del lago il risultato dell’azione dei miscelatori è quello di richiamare acqua superficiale che si sposta da Centro Lago verso la città di Como e una controcorrente profonda (collocata tra i 20 e i 40 m sotto il pelo dell’acqua) che dalla città di Como si sposta verso Nord. L’obiettivo del sistema di pompaggio è di trasportare verso la città di Como acqua pulita proveniente da Centro Lago e di spingere l’acqua superficiale quiescente antistante la città di Como in direzione opposta, favorendo un continuo ricambio del bacino occidentale. Ci si attende che il sistema di pompaggio mitighi gli effetti negativi sulla qualità delle acque della porzione meridionale del primo bacino, dovuti in ultima analisi alla mancanza di un emissario naturale. In modo particolare ci si aspetta una riduzione del gradiente di nutrienti e della carica batterica, nonché una riduzione delle fioriture di cianobatteri potenzialmente tossici che si instaurano nel primo bacino a termine di ogni estate. Il sistema di pompaggio sarà progettato in modo che il flusso profondo si muova al di sotto della zona eufotica rendendo i nutrienti disciolti non disponibili per la produzione primaria; il fitoplancton risulterà, infatti, limitato dalla luce e ci si aspetta che non proliferi nella porzione più settentrionale del lago. In generale non ci si aspettano retroazioni negative in altre regioni del lago, in quanto, una volta entrato a regime, il sistema continuerà a sostituire le acque superficiali quiescenti evitando un loro accumulo nella porzione meridionale del bacino. Le acque saranno quindi trasportate in una regione del lago a minore tempo di ricambio (nel transetto Nord-Est) e destinate in ultima analisi a risiedere per un tempo minore nell’ecosistema. LUOGO L’azione prevede lo svolgimento di un esperimento pilota volto alla verifica del funzionamento di un singolo miscelatore. L’esperimento pilota consisterà nella realizzazione di una serie di transetti di variabili idrodinamiche, chimico-fisiche e biologiche lungo il ramo occidentale e in prossimità dell’imbocco di quest’ultimo nel transetto Nord-Est. Al fine di ottenere una dettagliata descrizione del regime idrodinamico, è prevista, inoltre, l’installazione di una nuova stazione LDS nel ramo settentrionale del lago. 153 Progetto PLINIUS MODALITÀ RISPOSTA ATTESA SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni Il sistema di pompaggio sarà collocato nella porzione meridionale del bacino occidentale del Lago di Como e favorirà la comunicazione idraulica tra il bacino occidentale e il centro lago. La gestione del sistema necessita, quindi, una dettagliata descrizione delle forzanti meteorologiche e delle risposte idrodinamiche. Quest’ultimo punto sarà ottenuto attraverso l’installazione di una nuova stazione LDS nella porzione settentrionale del lago che, unita alla stazione già installata da IRSA e IMONT nelle acque del comune di Blevio, consentirà una dettagliata descrizione del regime idrodinamico nel transetto Nord-Ovest. I dati forniti dalle due stazioni uniti ai dati storici disponibili dal monitoraggio ambientale consentiranno la messa punto di un modello idrodinamico-ecologico dell’intero lago che permetterà di rappresentare i principali processi fisico-chimicobiologici al fine di simulare le risposte del lago agli input dal bacino imbrifero, nonché all’intervento diretto sul primo bacino del Lago di Como. L’obiettivo finale è quello di armonizzare le strategie a lungo termine, volte alla riduzione dei carichi inquinanti prodotti nel bacino imbrifero, con la strategia a breve termine indirizzata a mitigare gli effetti dell’eccessivo carico inquinante sul primo bacino attraverso la riduzione del tempo di ricambio delle sue acque superficiali. La definizione del numero di miscelatori e della loro distribuzione nella porzione meridionale del primo bacino sarà determinata a seguito di un esperimento pilota volto a verificare il funzionamento e l’efficacia del flusso indotto da una singola pompa. I risultati ottenuti dal modello idrodinamico-ecologico calibrato sulla base dei dati storici e dei dati provenienti dall’esperimento pilota consentiranno di definire l’assetto complessivo del sistema dei miscelatori. A completamento di questa azione ci si attende di ottenere: la completa descrizione del regime idrodinamico del lago; una modellizzazione idrodinamicaecologica dell’intero ecosistema focalizzata alla pianificazione del sistema di intervento diretto e alla armonizzazione della strategia a breve termine con quella a lungo termine orientata verso la riduzione delle sorgenti inquinanti residenti nel bacino e il progetto completo del sistema di pompaggio, comprensivo di valutazione degli effetti sull’ecosistema, delle specifiche per l’alimentazione energetica e per la gestione e manutenzione del sistema DURATA 2 anni COSTI 750000 € PRIORITÀ Molto elevata 154 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 9 TITOLO CODICE Realizzazione del sistema di pompaggio per la riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali del bacino occidentale del Lago di Como Azione conoscitiva (AC) X Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA L’azione si pone l’obiettivo di realizzare un sistema di pompaggio delle acque superficiali del primo bacino del ramo occidentale del Lago di Como, favorendone lo scambio con acque provenienti da Centro Lago. I principi teorici del sistema di pompaggio sono riportati nella azione 8 ove sono state brevemente descritte anche le principali azioni conoscitive necessarie per la progettazione del sistema e per l’armonizzazione dell’intervento diretto (strategia a breve termine) con la riduzione dei carichi di inquinanti provenienti da bacino (strategia a lungo termine). LUOGO Il sistema di pompaggio complessivo consisterà di un insieme di miscelatori da collocarsi nella porzione più meridionale del bacino. Il numero di miscelatori necessari per ottenere un adeguato flusso di ricambio e la loro disposizione potrà essere definito solo a seguito delle attività modellistiche e sperimentali descritti nella scheda 8. In questa sede è possibile anticipare che i miscelatori dovranno essere tenuti il più possibile vicini alla costa della porzione meridionale del primo bacino, al fine di massimizzare l’effetto di riflusso sulle rive dove si immettono le fonti inquinanti diffuse e puntiformi. Questo permetterà di ottimizzare il rendimento del sistema in funzione della balneabilità delle acque. MODALITÀ La definizione finale del sistema di pompaggio dovrà tenere conto di diversi aspetti dall’efficienza di “ripulitura” del primo bacino sia in termini qualitativi sia in termini di tempi di risposta. Poiché, infatti, il sistema di pompaggio sarà azionato solo durante il periodo di massima stratificazione, la risposta dell’ecosistema dovrà essere congruente con gli usi delle acque e in primis con la balneabilità delle acque che è sfruttata solo nei i mesi compresi tra giugno e settembre. Inoltre, i tempi di funzionamento dovranno tenere conto dei costi relativi al funzionamento dell’impianto e, in primo luogo, al consumo energetico. Per questo motivo nella prima fase del progetto sarà predisposto uno studio di fattibilità energetica volto a definire il migliore sistema di alimentazione che prediliga l' utilizzo di energie rinnovabili. RISPOSTA Una prima valutazione dei diversi modelli di miscelatori disponibili in commercio ha permesso di selezionare un numero di miscelatori che rispondono in prima approssimazione alle esigenze di progetto. Uno di questi consente di indurre un -3 -1 flusso orizzontale di circa 15 m s con una potenza netta di 25 kW. A titolo di esempio, l’installazione di una decina di questi miscelatori consentirebbe il 2 ricambio di una superficie di 5 km per una profondità di 20 m in circa una settimana. Ci si aspetta, quindi, un miglioramento complessivo della qualità delle acque del primo bacino in tempi decisamente brevi, in linea con le aspettative legate al turismo estivo. In modo particolare il sistema di pompaggio agirà su tre aspetti chiave per la qualità delle acque: • gradiente di nutrienti; • carica batterica; • fioriture cianobatteriche. In modo particolare per quest’ultimo punto, l’intervento diretto sul primo bacino si presenta come un elemento chiave all' interno della strategia di risanamento complessiva dell' ecosistema lariano. Come descritto in diversi studi, infatti, durante la fase progressiva riduzione dei carichi di nutrienti, non si assiste necessariamente a una riduzione degli eventi di fioriture di cianobatteri che possono venire addirittura favorite in questa fase transitoria. La cosiddetta strategia a breve termine diventa quindi un momento topico nella strategia ATTESA 155 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni complessiva di risanamento mitigando gli effetti di un eccessivo carico di inquinanti sulla porzione più fragile dell’ecosistema e integrandosi con strategie a lungo termine volte a un progressivo e duraturo recupero dell’ecosistema, ottenibile con la riduzione dei carichi inquinanti. L’azione, sebbene diretta sull’ecosistema, si caratterizza per un basso livello di invasività poiché si propone di ottenere un miglioramento della qualità delle acque del primo bacino favorendo il ricambio delle acque superficiali. Sfruttando la stratificazione estiva delle acque si prevede, inoltre, di minimizzare gli effetti legati allo spostamento di nutrienti, carica batterica e altri inquinanti che saranno pompati al di sotto della zona eufotica e quindi diluiti prima di essere collocati in una regione del lago a minore tempo di ricambio delle acque. Essi saranno, quindi, destinati a risiedere per un tempo complessivo minore nell’ecosistema. L' azione di risanamento diretto non si propone di spostare il problema da un porzione del lago a un’altra, ma piuttosto di sfruttare l’insieme di meccanismi idrodinamici ed ecologici che caratterizzano le dinamiche del lago al fine di massimizzare la sua capacità assimilativa complessiva. L’intero processo sarà pianificato e seguito attraverso un adeguato sistema di monitoraggio e con adeguati strumenti modellistici testati su diversi ambienti distribuiti su tutto il globo. Il budget di questa azione potrà essere valutato solo a seguito dei risultati dell’azione 8. Di seguito sono riportati i costi relativi all’installazione di una singola pompa e indicativamente i costi relativi al monitoraggio del sistema per un anno durante il suo funzionamento. DURATA 2 anni COSTI Totale da definire sulla base dei risultati del progetto pilota PRIORITÀ Molto elevata 156 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 10 TITOLO CODICE Potenziamento del sistema di laboratori per l’analisi di specie tossiche non convenzionali (di sintesi e naturali) presenti in tracce X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Realizzazione in ambito lariano di un laboratorio specializzato per l’analisi chimica e biologica di tossine algali, e di nuove specie tossiche, raccordato in un network di laboratori pubblici già operativi in Università e Enti di ricerca che possano sinergicamente condividere non solo attività di servizio al monitoraggio, ma anche di formazione di personale e attività di ricerca finalizzata allo sviluppo di metodiche analitiche avanzate. LUOGO Sede centrale preso il Laboratorio ARPA del Dipartimento di Lecco, quale riferimento per il bacino lariano. MODALITÀ Acquisizione di standard e di strumentazione analitica specifica per l’identificazione e la determinazione della concentrazione di tossine algali. Implementazione di nuovi metodi analitici mediante collaborazione con Università ed Enti di ricerca. Formazione specifica per il personale impiegato nel laboratorio. Il Laboratorio potrà anche fornire il servizio ad altri ambienti lacustri soggetti a fenomeni di fioriture di alghe tossiche e/o a sistemi di potabilizzazione. RISPOSTA DURATA Il laboratorio dovrà rispondere alla richiesta analitica determinata dall’utilizzo balneare e da quello, in fase di forte crescita, a scopo potabile delle acque del Lario. A tal fine la struttura individuata sarà in grado di caratterizzare e quantificare tutte le tossine algali fino a oggi identificate e dare un supporto alla determinazione di nuove. Per la valutazione degli effetti provocati da specie le cui tossine non sono state ancora identificate saranno individuate e sperimentate le metodiche analitiche biologiche più appropriate. 1 anno dalla sistemazione operativa dell’attrezzatura COSTI 250000 € PRIORITÀ Acquisizione e messa in opera della strumentazione richiesta. Formazione del personale. ATTESA 157 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 11 TITOLO CODICE Monitoraggio analitico dei torrenti del Bacino Occidentale con particolare riferimento ai regimi di piena e intensificazione del monitoraggio analitico dei torrenti Cosia, Breggia e Faloppa X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA L’azione conoscitiva proposta prevede il monitoraggio analitico a diversi regimi di portata (magra, morbida e piena) misurata alla foce di alcuni torrenti del Bacino Occidentale e, in particolare, di Cosia, Breggia e Faloppia. Il carico dei nutrienti sul bacino imbrifero del Breggia sarà confrontato con i dati disponibili in uscita dalla Svizzera e sul Faloppia in entrata dall’Italia. LUOGO Foci dei torrenti nei punti di campionamento ARPA, individuati dalla Regione ai sensi dell’allegato 1 al D.Lgs. 152/99 e s.m.i.. Il campionamento sul Breggia avverrà a Pizzamiglio e sul Faloppia a Novazzano. MODALITÀ Campionamento manuale con un prelievo istantaneo, esteso a una valutazione della variabilità giornaliera in periodi di morbida e piena. I campionamenti saranno affiancati da misure di livelli idrometrici e di portata registrati in stazioni installate nell’ambito della AZIONE 3. I valori delle portate risultano pregiudiziali per la realizzazione di questa azione. RISPOSTA L’azione proposta non comporta alcun miglioramento in termini di qualità delle acque, ma permetterà di affinare la conoscenza sul contributo dei principali torrenti che giungono al Ramo Occidentale del Lago di Como e, in particolare, di quello dei due torrenti Cosia e Breggia. Un’attenzione particolare sarà rivolta al contributo in regime di piena. L’azione permetterà anche di perfezionare la conoscenza sul contributo del Faloppa e sul regime dei carichi di nutrienti nell’area del confine di Stato. ATTESA DURATA Per fornire un quadro verosimile l’intensificazione del monitoraggio analitico dovrebbe durare almeno 2–3 anni. COSTI L’intensificazione del monitoraggio analitico richiede per ogni anno un costo di 75000 €, che include i prelievi in campo, le determinazioni analitiche e le spese di missione. PRIORITÀ Elevata Osservazioni Nel campionamento si cercherà di utilizzare anche campionatori automatici refrigerati. Questi strumenti sono molto delicati e non è consigliabile lasciarli in situ per lunghi periodi, in quanto non adatti per installazioni da campo non presidiate. Ciò comporta che il campionamento si baserà fondamentalmente su prelievi manuali istantanei. 158 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 12 TITOLO CODICE Monitoraggio microinquinanti in fase disciolta e particolata nella colonna d’acqua X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Monitoraggio dei principali nutrienti e microinquinanti presenti nella colonna d’acqua del bacino di Como per studiare l’andamento nel tempo di tali parametri ed eventualmente individuare se le caratteristiche delle acque siano idonee per la produzione di acqua potabile. Questa indagine è prevista dal D.Lgs. 152/99, ma non è ancora applicata in modo completo LUOGO In una stazione rappresentativa del Primo Bacino lungo tutta la colonna d’acqua e/o in corrispondenza delle prese per la potabilizzazione. MODALITÀ I campioni (10 L) vanno prelevati almeno due volte all’anno, filtrati nell’arco di 48 ore. Un sub-campione (1 L) sarà acidificato e conservato per l’analisi dei metalli, un altro congelato (1 L) per le analisi dei tensioattivi e gli 8 L restanti saranno concentrati con metodologia SPE, come descritto in APAT, Rapporto 25 del 2003. L’attività descritta in questa azione è da effettuare in stretta connessione con l’azione 13 che riguarda le indagini sui microinquinanti presenti in acqua. RISPOSTA Il monitoraggio effettuato permetterà di definire in modo completo le caratteristiche di qualità delle acque lacustri e, in particolare, di descrivere meglio il rischio ecotossicologico. ATTESA DURATA 1 anno, con un campionamento nel periodo di circolazione primaverile e durante la stratificazione termica estiva. COSTI 20000 € per il campionamento e la caratterizzazione analitica. PRIORITÀ Media 159 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 13 TITOLO CODICE Valutazione dei carichi tossici da sorgenti puntiformi e classificazione del rischio ecotossicologico delle acque del sottobacino comasco X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Esecuzione di saggi ecotossicologici (Test acuto Daphnia magna) su campioni preconcentrati per la valutazione della tossicità espressa come rapporto di concentrazione necessario per provocare il 50% dell’immobilizzazione. Screening analitico sui campioni positivi (che hanno provocato il 50% di immobilizzazione a rapporti di concentrazione ≤ 10) per l’individuazione dei composti tossici. Caratterizzazione analitica di metalli tossici e tensioattivi sui campioni filtrati prima di sottoporli alla preconcentrazione. Calcolo dei carichi in base alle concentrazioni e alle portate. LUOGO Scarico COMODEPUR, Torrente Cosia (prima dell’immissione a lago), Torrente Breggia (prima dell’immissione a Lago). MODALITÀ I campioni (10 L) saranno prelevati nell’arco di un anno con cadenza mensile dagli scarichi e dagli immissari che confluiscono nel Primo Bacino del Ramo Occidentale, filtrati nell’arco di 48 ore. Un sub-campione (1 L) acidificato sarà conservato per l’analisi dei metalli, un altro congelato (1 L) per le analisi dei tensioattivi e gli 8 L restanti saranno concentrati con metodologia SPE, come descritto in APAT, Rapporto 25 del 2003. Parte dell’estratto sarà utilizzato per i saggi di tossicità, mentre la parte rimanente sarà congelata per l’eventuale caratterizzazione analitica. RISPOSTA DURATA Lo screening preliminare ecotossicologico permetterà di individuare i campioni tossici ed esprimere un giudizio di qualità sugli scarichi a lago. I campioni che risulteranno tossici saranno sottoposti a una caratterizzazione analitica che consentirà di valutare il carico tossico degli apporti al bacino. 2 anni COSTI 30000 € per campionamento, preconcentrazione e saggi di ecotossicità. PRIORITÀ Molto elevata ATTESA 160 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 14 TITOLO CODICE Valutazione della qualità dei sedimenti attraverso la caratterizzazione della fauna macrobentonica residente, i test ecotossicologici e l’analisi dei principali microinquinanti X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Esecuzione dei test ecotossicologici come suggerito dal D.Lgs. 152/99 utilizzando gli organismi bentonici presenti nel sedimento lacustre (oligocheti e chironomidi) utilizzando procedure ufficiali OECD, dopo aver effettuato una caratterizzazione della fauna macrobentonica residente. Caratterizzazione e quantificazione dei principali composti organici lipofili presenti nei sedimenti (PCBs, DDTs). LUOGO A Punta Geno (in un punto dove il disturbo dei sedimenti sia minimo), ad Argegno e nel bacino dell’Alto Lago per disporre di un sedimento di riferimento interno al lago. MODALITÀ I campioni di sedimento saranno prelevati con una draga per ottenere un quantitativo utile a raccogliere gli organismi bentonici e a svolgere i test di ecotossicità. Per ottenere un quadro più completo e aggiornato della contaminazione pregressa si preleveranno anche delle carote di sedimento di circa 50 cm di lunghezza per poter ricostruire la storia della contaminazione almeno degli ultimi 20 anni. Il sedimento sarà setacciato per separare la fauna macrobentonica che sarà osservata e classificata allo stereoscopio. Il sedimento setacciato (a 500 µm) sarà utilizzato per lo svolgimento dei test di tossicità seguendo le procedure ufficiali OECD. Un piccolo quantitativo di sedimento prelevato con la draga e i sedimenti delle carote saranno liofilizzati per poi essere sottoposti a estrazione e ad analisi cromatografica per la determinazione degli omologhi del DDTs, dei PCBs, dei metalli e di eventuali altre classi di composti persistenti e accumulabili. RISPOSTA La caratterizzazione della fauna macrobentonica permetterà di esprimere un giudizio preliminare di qualità dei sedimenti. I test ecotossicologici potranno permettere la conferma e il completamento di queste informazioni che saranno integrate con i dati delle analisi dei composti lipofili responsabili in parte della tossicità dei sedimenti stessi. ATTESA DURATA 2 anni COSTI 15000 € per i campionamenti e l’esecuzione dei saggi 5000 € per la caratterizzazione della fauna macrobentonica PRIORITÀ Molto elevata dal momento che non esistono dati relativi all’ecotossicità dei sedimenti, né una caratterizzazione recente della fauna macrobentonica. 161 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 15 TITOLO CODICE Monitoraggio della qualità ecologica del lago per la verifica dell’efficacia dei provvedimenti di risanamento X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Prosecuzione del monitoraggio mensile delle caratteristiche chimico-fisiche e dei popolamenti planctonici con particolare attenzione agli episodi di fioritura algale. LUOGO Tutti i sottobacini del Lario MODALITÀ Campionamenti mensili nello strato integrato o a profondità specifiche. Analisi microscopica con identificazione ed enumerazione delle specie planctoniche. Studio delle serie storiche dei dati con utilizzo di tecniche di analisi multivariata. RISPOSTA Verifica dell’efficacia degli interventi di risanamento. Caratterizzazione dell’evoluzione dei popolamenti planctonici. Caratterizzazione degli episodi di fioritura algale e contributo alla comprensione dei meccanismi che li determinano. Acquisizione dei profili ecologici delle specie di Cianobatteri potenzialmente tossiche. Disponibilità di dati utili per l’interfaccia con strumenti modellistici. ATTESA DURATA 10 anni COSTI 100000 € all’anno PRIORITÀ Acquisizione strumentazione specifica per i campionamenti e la caratterizzazione dei parametri chimico-fisici e delle dinamiche dei popolamenti planctonici. 162 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 16 TITOLO CODICE Effetti del riscaldamento atmosferico sulla idrodinamica e sulla biologia del Lago di Como X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Valutazione delle risposte del lago al riscaldamento atmosferico e alle situazioni estreme stagionali, previste e, in parte, verificatesi nel quadro di diversi modelli relativi al riscaldamento globale su: • rimescolamento tardo invernale delle acque lacustri, con riciclo di nutrienti algali dalle acque profonde allo strato superficiale ove avviene la produzione algale; • risposta dei diversi tipi di organismi a condizioni meteorologiche estreme, quali lunghi periodi di elevate temperature estive; effetti sulla tipologia dei popolamenti e sulle biomasse. LUOGO Stazioni diverse del lago, in particolare: Como, Argegno, Dervio, Bellano, Lierna, Lecco. MODALITÀ Il progetto si articola in tre fasi, svolte da enti diversi con opportuno coordinamento: • raccolta delle informazioni termiche, fisiche (trasparenza), chimiche (ossigeno, nutrienti algali) e biologiche disponibili per le diverse stazioni del lago; • pianificazione ed esecuzione di un programma di monitoraggio delle acque, relativo a diverse stazioni del lago, che abbia carattere di continuità nel tempo e frequenza adeguata a cogliere le evoluzioni stagionali; • predisposizione e taratura di modelli che mettano in relazione la qualità delle acque, soprattutto in termini di produttività algale e dell’insorgenza di ceppi algali potenzialmente tossici, con le temperature e gli apporti di nutrienti derivanti dal bacino imbrifero. RISPOSTA Le risposte attese sono di tre tipi: • creazione di un database per il Lago di Como che raccolga i dati a oggi prodotti e quelli derivanti dalle future attività; • monitoraggio del lago che permetta di evidenziare l’insorgenza di situazioni potenzialmente pericolose per la salute pubblica (sviluppo di popolamenti algali tossici, presenza di microinquinanti tossici); • modelli predittivi che permettano di fare previsioni sulle risposte del lago a variazioni climatiche/meteorologiche e a variazione degli apporti di inquinanti al lago. ATTESA DURATA Tre anni COSTI Difficilmente quantificabili, in quanto almeno in parte sopportati da altre azioni (a esempio, monitoraggio). L’aspetto più specifico di questo programma è costituito dal coordinamento della elaborazione dei dati esistenti e di quelli progressivamente raccolti, dalla creazione di un database e di un gruppo di lavoro che veda la collaborazione di modellisti e limnologi. Approssimativamente: Coordinamento: 50000 € all’anno Creazione e gestione data base: 30000 € all’anno Monitoraggio: costo non previsto nella presente azione, in quanto già supportata da altre azioni. Modellistica: 30000 € all’anno 163 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 17 TITOLO CODICE Studio delle deposizioni atmosferiche come fonte di azoto per i suoli del bacino imbrifero e le acque del Lago di Como X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Valutazione della importanza relativa delle deposizioni atmosferiche come sorgente di azoto e di altri inquinati per i suoli dei bacini imbriferi e per le acque del lago. LUOGO Sono previste in partenza sei stazioni rappresentative di diverse realtà geografiche e antropiche del bacino imbrifero, dalle aree alpine alle aree rivierasche. MODALITÀ Le deposizioni atmosferiche devono essere prelevate con adeguata strumentazione e con metodologie standardizzate e approvate a livello internazionale. Le analisi chimiche vanno eseguite sia sulle diverse forme dei composti dell’azoto (ammoniacale, nitrico e totale) sia sui principali componenti dello spettro ionico, al fine di inquadrare l’origine dei composti e permettere la validazione dei risultati. Occasionalmente, ma per periodi almeno annuali, su alcune di queste stazioni si potranno misurare le concentrazioni di metalli pesanti e di altri microinquinanti inorganici e organici, al fine di evidenziare possibili situazioni di inquinamento. Gli apporti di azoto derivanti dalle deposizioni atmosferiche dovranno essere messi in relazione con quelli derivanti da altre attività antropiche, determinati dallo studio dei torrenti tributari, nell’ambito di altri progetti. Sarebbe quanto mai auspicabile una collaborazione per unire a queste misure quelle di inquinanti atmosferici, a esempio con campionatori passivi e con valutazione dello spostamento delle masse d’aria, in maniera da ottenere informazioni sul trasporto a media distanza degli inquinanti in atmosfera. RISPOSTA Creazione di un network per lo studio delle deposizioni atmosferiche Creazione di un database sulle deposizioni atmosferiche Informazioni sulle cause dell’aumento delle concentrazioni di nitrati verificatesi nelle acque lacustri a partire dagli anni Sessanta. Valutazione della saturazione dei suoli di azoto in diverse parti del bacino imbrifero. Sviluppo futuro delle concentrazioni nelle acque lacustri, sulla base di una adeguata modellistica che consideri anche altre forme di inquinamento atmosferico. Raccolta di informazioni di carattere ambientale di utilità generale e di interesse per enti quali ARPAL, Ministero dell’Ambiente, UN-ECE. ATTESA DURATA COSTI PRIORITÀ Tre anni Predisposizione piano operativo: 10000 € Installazione campionatori: 30000 € per stazione Manutenzione: 5000 € per stazione all’anno (a partire dal secondo anno) Prelievi e analisi: 40000 € all’anno Coordinamento ed elaborazione dati: 30000 € all’anno Elevata 164 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 18 TITOLO Monitoraggio algale e determinazione parametri chimici supplementari a scopi sanitari delle acque lacustri CODICE X TIPOLOGIA Monitoraggio della situazione algale del Lago di Como con determinazione su questi campioni di pH, O2, clorofilla a, N, P. LUOGO Località in cui è richiesto il reinserimento di nuovi punti nel piano di balneazione. Primo Bacino del Ramo di Como: Como (Villa Geno e Villa Olmo), Cernobbio, Torno, Moltrasio, Laglio, Careno (Nesso), Blevio. Medio - Alto Lario: 5 nuovi punti da individuare. MODALITÀ Monitoraggio algale e determinazione di pH, clorofilla a, O2, N, P su campioni di 1000 mL di acqua e su campioni stagionali sull’intera colonna d’acqua. RISPOSTA DURATA ATTESA Verifica dei parametri chimici nei limiti di norma e verifica della presenza di specie algali tossiche. 2 anni COSTI 110000 €: personale, natante, costi analisi Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) 165 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 19 TITOLO CODICE Balneabilità: campionamento di punti attualmente esclusi dal monitoraggio X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Campionamento di punti esclusi dal monitoraggio per esiti costantemente sfavorevoli. Detta esclusione è stata programmata circa 10 anni fa dalla Regione Lombardia in collaborazione con l’allora Servizio 1 dell’USSL di Como, in quanto gli esiti delle analisi molto spesso davano valori di coliformi fecali ben oltre i limiti previsti dal D.P.R. 470/82. I parametri analizzati saranno quelli attualmente in vigore per legge per i campioni ufficiali, con l’aggiunta della ricerca della salmonella. LUOGO Como (Villa Geno, Villa Olmo), Cernobbio, Torno, Moltrasio, Laglio, Careno (Nesso), Blevio. MODALITÀ Determinazione di coliformi totali e fecali, streptococchi fecali su campioni di 500 mL di acqua; ricerca qualitativa della salmonella su campioni di 1000 mL. I contenitori sterili per la determinazione dei parametri coliformi e streptococchi. pH e ossigeno disciolto saranno determinati sul posto. I parametri microbiologici saranno determinati presso il Laboratorio di Sanità Pubblica dell’Asl. I parametri chimici presso il Laboratorio dell’ARPA. RISPOSTA ATTESA Valutazione dell’efficacia degli interventi strutturali sulla riduzione del carico microbiologico a lago. Si attende un esito analitico migliore rispetto agli anni passati, vista l’operatività dei depuratori e il parziale adeguamento della rete fognaria. DURATA 2 anni COSTI 100000 € natante, analisi, personale, strumentazione BENEFICI Possibilità di recuperare punti ufficiali di balneazione nell’ambito del Primo Bacino del Lago di Como, con effetti sul bilancio turistico, per la città in particolare e per il lago in generale. 166 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 20 TITOLO Monitoraggio algale a scopi sanitari, determinazione di parametri chimici supplementari e analisi di clorofilla a e microcistina nelle acque dell' acquedotto di Como. CODICE X TIPOLOGIA Ricerca di clorofilla a sui campioni prelevati dell’acquedotto di Como (acqua grezza, filiera di trattamento acqua lago, uscite impianti, serbatoi e punti rete). Ricerca di microcistina sui campioni positivi alla clorofilla, nonché sui campioni prelevati all’ingresso (acqua non trattata) e alle uscite degli impianti, allo scopo di valutare la bontà del trattamento di potabilizzazione. LUOGO Acquedotto di Como MODALITÀ Clorofilla a: campionamento, filtrazione, omogeneizzazione, centrifugazione e determinazione spettrofotometrica. Microcistina: campionamento e saggio immunoenzimatico ELISA. RISPOSTA ATTESA Assenza di clorofilla a e microcistina a valle del trattamento di potabilizzazione e in tutti i punti della rete di distribuzione. DURATA 12 mesi COSTI 20000 € per personale, attrezzatura e materiale di consumo, effettuazione delle analisi. BENEFICI Valutazione della bontà del trattamento di potabilizzazione dell’acqua del lago e della situazione della rete di distribuzione, nel continuo impegno aziendale di fornire agli utenti un prodotto della migliore qualità possibile. Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) 167 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Schede delle azioni AZIONE 21 TITOLO CODICE Valutazione degli impatti sulla riproduzione della fauna ittica del Lario creati dal moto ondoso artificiale e dalla predazione di uova da parte dell’avifauna acquatica semi-addomesticata X Azione conoscitiva (AC) Azione di risanamento (AR) TIPOLOGIA Il moto ondoso provocato dai grossi natanti a motore (ci si riferisce soprattutto ai nuovi catamarani della navigazione pubblica) provoca un evidente movimentazione dei ciottoli sommersi sui quali aderiscono le uova di alcune specie ittiche, provocandone lo spiaggiamento e la distruzione meccanica. Negli ultimi anni, inoltre, il numero di anatidi semi-addomesticati presente lungo il litorale del Lario è enormemente aumentato. Più volte sono stati osservati esemplari intenti a nutrirsi delle uova deposte a pochi centimetri di profondità. Nessuno ha finora affrontato queste problematiche con un approccio scientifico. Si propone di colmare questa lacuna perché le specie più minacciate da queste tipologie di impatto (Alborella, Cavedano, Coregone lavarello) sono specie di notevole importanza per la pesca sportiva e professionale. LUOGO L’indagine si svolgerà in alcuni tratti di litorale aventi diversi livelli di esposizione al moto ondoso e ospitanti significative colonie di uccelli acquatici. MODALITÀ L’indagine si svilupperà attraverso una serie di conteggi del numero di uova presenti nelle aree campione in momenti successivi, durante la stagione riproduttiva delle tre specie ittiche (Cavedano, Alborella, Coregone lavarello) più esposte ai fattori di disturbo presi in considerazione. In aggiunta ai conteggi delle uova presenti sulle aree di frega, la determinazione del contenuto stomacale in un campione di uccelli ittiofagi permetterà una più precisa valutazione degli impatti provocati da questi ultimi. L’indagine sul campo si svilupperà, quindi, in due periodi distinti molto precisi e circoscritti: Maggio–Giugno per le due specie a riproduzione tardo primaverile (Alborella e Cavedano) e Dicembre-Gennaio per il Coregone lavarello. RISPOSTA L’indagine permetterà di quantificare l’impatto di due fattori di disturbo che sino a oggi non sono stati mai approfonditi e che possono, in teoria, incidere in modo determinante nelle dinamiche di popolazione di alcune specie ittiche particolarmente importanti per la pesca sportiva e professionale. I risultati dell’indagine avranno evidenti ricadute applicative. Alcune delle attuali opzioni gestionali (limitazione della navigazione a motore, controllo del numero di uccelli acquatici semi-addomesticati) potranno finalmente essere approfondite ed eventualmente trasformate in interventi operativi. ATTESA DURATA 1 anno COSTI 30000 € PRIORITÀ Elevata 168 Progetto PLINIUS 3.4 SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni DALLE AZIONI ALLA FORMULAZIONE DEI PROGETTI OPERATIVI Le azioni proposte dal Gruppo di Lavoro Lago di Como (GLLC) riportate nelle schede tecniche costituiscono singoli passi operativi nel quadro del più ampio processo di risanamento del Lago di Como. La complessità delle interazioni tra le azioni è illustrata nella Figura 3.4.1 da cui appare evidente come talune possano agire colmando le lacune conoscitive a favore dei molteplici campi d’indagine presi in esame dal Progetto e come altre possano agire più concretamente sul risanamento delle acque. Gli interventi riassunti nelle Azioni si possono classificare in tre gruppi: • • • quelli volti al monitoraggio della qualità dell' ecosistema lacustre; quelli volti a ridurre i carichi affluenti; quelli diretti sul corpo del lago, con lo scopo di accelerare il miglioramento della qualità delle acque e dell' ecosistema lago. Gli interventi, a esempio, che fanno riferimento alle opere di "collettamento e depurazione" ricadono tra quelli volti a ridurre i carichi affluenti al lago e si aggiungono alle "grandi opere" già pianificate dagli Enti locali a vari livelli, e di cui va prevista al più presto la realizzazione. Le azioni specifiche incluse nel progetto PLINIUS per questo aspetto non sono meno importanti, in quanto hanno lo scopo principale di monitorare sia lo stato di attuazione sia l' efficacia degli interventi maggiori, fornendo una base conoscitiva preziosa, oggi del tutto assente. Una inadeguata gestione delle opere economicamente più onerose può facilmente ridurne di molto l' efficacia. Gli interventi previsti (monitoraggio della rete fognaria e telecontrollo delle installazioni di pompaggio, scolmatura e depurazione) servono a rendere la gestione più razionale e, in definitiva, economica, basata su dati affidabili e acquisiti con regolarità, soprattutto se con sistemi di controllo remoto e di trasmissione in tempo reale. Le 21 azioni convergono in quattro campi tematici: “Fisica”, ”Infrastrutture”, “Qualità” e “Sanità/Usi”, da cui gemmano 9 Progetti Operativi (Tabella 3.4.1), cui si prevede di dare avvio nella seconda fase di PLINIUS (PLINIUS Fase 2) e che costituiranno il contributo concreto a sostegno del risanamento delle acque pelagiche. Nel campo “Fisica” sono comprese azioni che conducono a una migliore caratterizzazione degli aspetti geologici, geomorfologici, idrologici e idrodinamici lacustri. Molti di questi aspetti non sono solitamente al centro dei piani di risanamento, poiché trovano difficile collocazione nelle normative volte alla protezione delle acque dall’inquinamento, che hanno per oggetto principalmente le cause di alterazione chimica e biologica dell’ecosistema. Il campo “Infrastrutture” contiene azioni di risanamento relative all’adeguamento della rete fognaria e del sistema degli scolmatori di piena; all’ottimizzazione del funzionamento della rete fognaria e dei depuratori attraverso il telecontrollo; al recupero a breve termine della balneabilità nel Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lario, favorendo l’incremento della circolazione delle acque superficiali. I progetti individuati in questo campo, in particolare, rappresentano un supporto alle azioni che le Amministrazioni già hanno in atto, secondo le linee guida dei piani istituzionali. Il campo “Qualità” raccoglie azioni che consentono di definire lo stato chimico ed ecologico del lago, chiarendone gli aspetti ancora lacunosi secondo una visione integrata lago-bacino imbrifero. Infine, il campo “Sanità/Usi” propone azioni con una chiara finalità conoscitiva per scopi sanitari in relazione all’uso balneabile, potabile e ittico delle acque. I Progetti Operativi aggregano le azioni dei quattro campi tematici agendo secondo una gestione dell’ecosistema “integrata” e al contempo “rispettosa” degli indirizzi guida che le Istituzioni hanno già pianificato o stanno per pianificare in risposta alle normative vigenti. Le linee guida lungo le quali si possono considerare allineati i progetti operativi sono riassumibili in: • • • • supporto al monitoraggio; supporto gestionale; mitigazione dei processi di inquinamento delle acque; sviluppo economico del territorio. La Tabella 3.4.1 associa i nove Progetti a due gruppi di azioni: quelle “direttamente coinvolte”, che costituiscono il corpo del progetto, e quelle “collegate”, che completano il quadro delle possibili relazioni del progetto con altri settori d’indagine nell’ottica di un approccio ecosistemico. 169 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Tabella 3.4.1 - Aggregazione delle azioni nei Progetti Operativi previsti da PLINIUS Fase 2 Tipo Azioni direttamente C R coinvolte nel progetto N Progetti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Sedimenti lacustri Portate e carichi di nutrienti da bacino Efficienza del sistema di collettamento e depurazione Monitoraggio acque lacustri Effetti dei cambiamenti globali Microinquinanti e tossine algali Balneabilità del Primo Bacino Pesca professionale Ricambio delle acque superficiali X X X X X X X X 1-2 3-5-6-11 5-6-7 4-10-15-18 16-17 10-12-13-14 15-18-19 15-21 X 4-8-9-11-15-19 Azioni collegate 4-11-12-14 2-4-8-9-17 11-13-19 8-9-12-16-20 15 19-20 13 12-13 1-2-12-13-20 Nota: C = progetto conoscitivo; R = progetto di risanamento La priorità di un progetto dipenderà comunque non tanto dalla maggiore o minore aggregazione di azioni direttamente coinvolte, bensì dalle risposte che saprà fornire ai problemi di risanamento delle acque lacustri, in un armonico equilibrio tra costi e benefici. Nel seguito si riassumono in modo sintetico gli obiettivi principali cui i progetti si ispirano. Ciascun progetto, pur sviluppato autonomamente, potrà comunque rispettare il principio ispiratore di PLINIUS avendo trovato la propria genesi nel contesto del Gruppo di Lavoro Lago di Como e nella condivisione delle scelte fatte attraverso l’interazione con end user e stakeholder. 3.4.1 PROGETTO OPERATIVO SEDIMENTI LACUSTRI 3.4.2 PROGETTO OPERATIVO PORTATE E CARICHI DI NUTRIENTI DA BACINO 3.4.3 PROGETTO OPERATIVO EFFICIENZA DEL SISTEMA DI COLLETTAMENTO E DEPURAZIONE I processi di sedimentazione sono influenzati dal trasporto solido degli immissari, dalla produzione trofica, dal regime idrodinamico del lago ecc. Tali processi risentono, inoltre, delle caratteristiche morfologiche e strutturali della cuvetta lacustre. La conoscenza degli aspetti geomorfologici e dell’idrodinamica lacustre rappresenta, dunque, un elemento fondamentale nel quadro dell’equilibrio ecosistemico poiché incide sulla qualità delle acque da un punto di vista sia fisico-chimico sia biologico. Il Progetto “Sedimenti lacustri” si propone di caratterizzare la tipologia dei sedimenti per giungere a una definizione dei fenomeni di instabilità sublacustre e, nel contempo, di approfondire la ricostruzione quali-quantitativa dell’evoluzione temporale del processo di formazione del sedimento nei diversi sottobacini del Lario. Il Progetto ha come primo obiettivo la pianificazione e la realizzazione di una rete idrometrica che interessi i principali corsi d’acqua immissari del lago. Successivamente, si propone di misurare il carico di nutrienti che pervengono al lago in relazione ai regimi di portata dei tributari. Ciò consentirà di colmare le lacune su un aspetto determinante per la pianificazione delle azioni infrastrutturali di risanamento. Prendendo in esame l’intero bacino idrografico lariano, il progetto intende focalizzare la propria attenzione sul Primo Bacino del Ramo Occidentale. In questa sede, infatti, si manifestano le maggiori criticità legate all’assenza di un emissario e alla forte antropizzazione del territorio. Inoltre, il bacino antistante la città di Como rappresenta il recapito finale di tutte le sostanze inquinanti veicolate dai torrenti Cosia e Breggia che raccolgono i reflui dei depuratori, degli scolmatori di piena e degli scarichi abusivi. Il Progetto si pone a supporto dell’attività gestionale pianificata nel quadro delle azioni già previste nel Piano di Tutela e Uso delle Acque in relazione all’adeguamento delle rete fognaria del territorio lariano. La mancanza di dati relativi alle portate scaricate dagli scolmatori di piena fognari e al carico inquinante veicolato a lago, segnalata dall’analisi del GLLC, influenza direttamente la balneabilità del Primo Bacino e favorisce il degrado della qualità delle acque. Il Progetto si propone, partendo da un quadro conoscitivo complessivo del sistema di collettamento alla rete fognaria del bacino occidentale, di avviare l’installazione di misuratori di portata e di campionatori automatici per quantificare il carico inquinante realmente veicolato a lago. Per il Comune di Como, in particolare, è prevista l’ispezione teleguidata delle condotte fognarie dal Centro storico ai rami periferici. Inoltre, per migliorare l’efficienza del sistema di collettamento e depurazione si prevede l’installazione di un sistema di telecontrollo centralizzato a servizio dei piccoli impianti di depurazione, dei misuratori di portata e di livello degli scolmatori di piena e delle stazioni di sollevamento. 170 Progetto PLINIUS 3 Completamento e potenziamento della rete idrometrica dei corsi d’acqua del Lago di Como 4 Definizione del regime idrodinamico del Lago di Como per una modellazione ecologica dell’intero ecosistema 5 Misuratori della portata scaricata dagli scolmatori di piena e campionamento dell’effluente 171 2,1 6 Completamento del quadro conoscitivo del sistema di collettamento della rete fognaria del Bacino Occidentale Clima, idrologia e idrodinamica lacustre 2,2 7 Telecontrollo delle reti fognarie e dei depuratori Antropizzazione e uso del territorio 2,3 8 Studio pilota per la realizzazione di un sistema di pompaggio volto alla riduzione del tempo di residenza delle acque superficiali del primo bacino del ramo occidentale del Lago di Como Collettamento e depurazione nel ramo occidentale del Lario 2,4 9 Realizzazione del sistema di pompaggio per la riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali del bacino occidentale del Lago di Como Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia 2,5 10 Potenziamento del sistema di laboratori per l’analisi di specie tossiche non convenzionali (di sintesi e naturali) presenti in tracce Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero 2,6 11 Monitoraggio analitico dei torrenti del Bacino Occidentale con particolare riferimento ai regimi di piena e intensificazione del monitoraggio analitico dei torrenti Cosia, Breggia e Faloppia Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago 2,7 12 Monitoraggio microinquinanti in fase disciolta e particolata nella colonna d’acqua lacustre del Primo Bacino Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri 2,8 13 Valutazione dei carichi tossici da sorgenti puntiformi e classificazione del rischio ecotossicologico delle acque del sottobacino comasco Microinquinanti e tossicità delle acque 2,9 14 Valutazione della qualità dei sedimenti attraverso la caratterizzazione della fauna macrobentonica residente, i test ecotossicologici e l’analisi dei principali microinquinanti Usi delle acque 2,10 15 Monitoraggio della qualità ecologica del lago per la verifica dell’efficacia dei provvedimenti di risanamento 16 Effetti del riscaldamento atmosferico sulla idrodinamica e sulla biologia del Lago di Como 17 Studio delle deposizioni atmosferiche come fonte di azoto per i suoli del bacino imbrifero e le acque del Lago di Como 18 Monitoraggio algale e determinazione parametri chimici supplementari a scopi sanitari delle acque lacustri 19 Balneabilità: campionamento di punti attualmente esclusi dal monitoraggio 20 Monitoraggio algale a scopi sanitari, determinazione di parametri chimici supplementari e analisi di clorofilla a e microcistina nelle acque dell’acquedotto di Como. 21 Valutazione degli impatti sulla riproduzione della fauna ittica del Lario creati dal moto ondoso artificiale e dalla predazione di uova da parte dell’avifauna acquatica semiaddomesticata Driver, pressioni fisiche, chimiche ed antropiche \ Azioni di risanamento Stato chimico ed ecologico del lago Usi/gestione Figura 3.4.1 - Schematizzazione delle interrelazioni tra le criticità, le azioni e i progetti operativi proposti da PLINIUS. SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni Limnogeologia e morfometria del lago di Como ProgettiI PLINIUS Fase 2 Valutazione del tasso di sedimentazione e tempi di ritorno di grandi eventi di instabilità sublacustre nel bacino del ramo di Como Campi 2 Fisica Valutazione delle caratteristiche geologiche e ambientali dei sedimenti lacustri e del loro grado di stabilità Infrastrutture 1 Temi Qualità Azioni Sanità/Usi Numero Criticità Capitoli PLINIUS Fase 1 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni 3.4.4 PROGETTO OPERATIVO MONITORAGGIO ACQUE LACUSTRI 3.4.5 PROGETTO OPERATIVO EFFETTI DEI CAMBIAMENTI GLOBALI 3.4.6 PROGETTO OPERATIVO MICROINQUINANTI E TOSSINE ALGALI 3.4.7 PROGETTO OPERATIVO BALNEABILITÀ DEL PRIMO BACINO 3.4.8 PROGETTO OPERATIVO PESCA PROFESSIONALE 3.4.9 PROGETTO OPERATIVO RICAMBIO ACQUE SUPERFICIALI Il Lario è un sistema limnologico complesso che richiede un approccio mirato in base alla conformazione della cuvetta lacustre e ai tempi di ricambio dei diversi sottobacini. La mancanza di informazioni sui fattori che determinano la qualità delle acque in relazione alle pressioni esterne appare ancora condizionare una precisa valutazione dello stato di qualità ecologica e costituisce una delle principali criticità individuate dal GLLC. Il Progetto si propone, quindi, di favorire il proseguimento dei recenti piani di monitoraggio avviati dall’ARPA Lombardia, focalizzando l’obiettivo su una completa applicazione degli indirizzi della Direttiva 60/2000/CE e privilegiando la valutazione dei meccanismi che possono portare allo sviluppo di fioriture algali potenzialmente tossiche. Gli ecosistemi acquatici di tutto il Mondo stanno rispondendo in modo diretto alle mutazioni climatiche e ai cambiamenti dei cicli biogeochimici di molte specie operati dall’uomo. Le mutazioni del clima hanno come conseguenza la modifica dei processi di stratificazione/circolazione delle comunità biologiche ecc.. Partendo dal presupposto che la comprensione delle variazioni indotte negli ecosistemi lacustri può essere di grande interesse per comprendere lo stato della qualità delle acque nel futuro, il Progetto si propone la creazione di un database per il Lago di Como che raccolga i dati a oggi prodotti e quelli derivanti dalle future attività, il raccordo con i piani di monitoraggio per evidenziare l’insorgenza di situazioni potenzialmente pericolose per la salute pubblica (sviluppo di popolamenti algali tossici, presenza di microinquinanti tossici) e, infine, di sviluppare modelli predittivi sulle risposte del lago a variazioni climatiche/meteorologiche e a variazione degli apporti di inquinanti al lago. In questo contesto il progetto propone altresì di avviare uno studio specifico sugli apporti di azoto atmosferico e sugli adattamenti dell’ecosistema a questa pressione esterna. Il Progetto risponde alla necessità di conoscere l’effettiva presenza di sostanze potenzialmente pericolose sia per la salute umana sia per la vita acquatica, soprattutto nella baia di Como. Il Progetto si propone di acquisire un quadro esaustivo del rischio ecotossicologico prendendo in esame i sedimenti, la colonna d’acqua e le sorgenti puntiformi. La determinazione del potenziale rischio ecotossicologico è, inoltre, una delle azioni previste dalla normativa vigente sull’uso idropotabile. Nel Primo Bacino si collocano, infatti, le prese di captazione delle acque destinate alla rete idrica. In questo contesto appare evidente come il monitoraggio algale e l’analisi delle tossine in periodi di fioritura rappresenti una componente chiave del Progetto, visti i rischi potenziali per l’uso delle acque. Il Progetto nasce dalla evidente necessità di ripristinare il monitoraggio dei lidi del Primo Bacino del Ramo Occidentale sospeso da oltre 10 anni. Una eventuale verifica di un migliore stato complessivo della balneabilità delle acque potrebbe tradursi in un notevole incremento dell’indotto legato al turismo locale. Inoltre, come per il Progetto “Microinquinanti e tossine algali”, il Progetto non potrà prescindere dall’acquisizione delle informazioni sui popolamenti algali e sul rischio tossicologico per l’uso delle acque ai fini ricreativi. Il Progetto si basa sulla necessità di monitorare i fattori che minacciano il buon esito della riproduzione naturale delle specie ittiche a riproduzione litorale. Il moto ondoso prodotto dai grossi natanti a motore provoca un’evidente instabilità dei ciotoli sommersi favorendo lo spiaggiamento e la distribuzione meccanica delle uova. Obbiettivo del Progetto è la valutazione della componente idrodinamica per la definizione dello stress meccanico agente sulle ovodeposizioni, con particolare riguardo, per l’equilibrio dell’ecosistema lariano, alla tutela delle ovodeposizioni delle specie ittiche autoctone. Il Progetto si propone di favorire il lento processo di recupero della qualità delle acque del lago antistante la Città di Como, in corso a partire dagli inizi degli anni ‘80, attraverso l’installazione di un sistema di pompaggio che favorisca il ricambio delle acque nel Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como. L’obiettivo del Progetto è orientato alla mitigazione degli effetti diretti del carico inquinante attraverso un intervento che consenta di ottenere un miglioramento della qualità delle 172 Progetto PLINIUS SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni acque in tempi brevi, armonizzando comunque tale intervento con le politiche di riduzione sul lungo periodo dei carichi inquinanti, sfruttando la capacità assimilativa dell’intero ecosistema. L’armonizzazione delle due strategie avverrà attraverso strumenti modellistici. Il Progetto prevede una fase modellistica e sperimentale che contempla la messa a punto di un modello idrodinamico– ecologico, che consentirà sia di simulare i miglioramenti indotti nell’ecosistema dalle azioni di abbattimento dei carichi inquinanti da bacino (strategia a lungo termine), sia di valutare l’efficacia del sistema di pompaggio (strategia a breve termine). La messa a punto del sistema di pompaggio prevede lo svolgimento di un esperimento pilota intensivo volto alla verifica del funzionamento di una singola pompa. 3.5 PROPOSTA DI STRUTTURA DEI PROGETTI OPERATIVI I Progetti Operativi richiederanno una strutturazione organica della proposta che contenga: le criticità da cui nascono, i presupposti scientifici che li caratterizzano, i risultati che si intendono ottenere e i costi per la loro realizzazione. A questi aspetti dovranno essere affiancate precise indicazioni su come il progetto si pone nell’ambito delle attività Istituzionali. In Figura 3.5.1 è schematicamente esemplificato il processo di formulazione di un PROGETTO TIPO, che si struttura sulla base dei campi tematici che individuano le maggiori criticità osservate dal GLLC, la cui articolazione e le cui sinergie sono state descritte in precedenza (Tabella 3.4.1 e Figura 3.4.1). PLINIUS Fase 1 Cluster 1: fisica Drivers, pressioni fisiche, chimiche e antropiche Azioni … Cluster 2: infrastrutture Azioni di risanamento Cluster 3: qualità Stato chimico ed ecologico del lago Azioni … Azioni ... Cluster 4: sanità/usi Usi/gestione Azioni … PLINIUS Fase 2: Progetto Operativo N Titolo … … Effetti misurabili … … Figura 3.5.1 - Struttura dei Progetti Operativi. Ogni Progetto, per il quale sarà definito uno specifico obiettivo, baserà il raggiungimento del risultato sulla sinergia delle singole azioni individuate. La stesura del Progetto dovrà prevedere l’individuazione di un Referente o Capo Progetto che coordini il gruppo di esperti per la raccolta delle informazioni necessarie per la realizzazione del documento operativo, che dovrà chiaramente indicare gli effetti che si intendono ottenere come miglioramento della qualità ecologica ed ambientale. Ogni referente di Progetto individuerà nel Centro Volta, in qualità di Coordinatore Organizzativo, l’interfaccia per la promozione del Progetto e per la ricerca dei sostegni finanziari necessari. Ogni progetto si proporrà, inoltre, quale elemento di integrazione con i programmi istituzionali di intervento, come, a esempio, le attività di monitoraggio previste dagli Enti di controllo ambientale (ARPA Lombardia, ASL ecc.). L’armonizzazione dei progetti operativi con i programmi istituzionali di controllo ambientale favorirà, quindi, un processo di ottimizzazione costi-benefici cui l’ente pubblico guarda sempre più con particolare attenzione. L’azione di condivisione svolta da PLINIUS con end user e stakeholder favorirà questo processo e rappresenterà una condizione imprescindibile per l’attuazione dei Progetti della Fase 2. 173 Progetto PLINIUS 174 Progetto PLINIUS SEZIONE 4. Conclusioni e indirizzi operativi SEZIONE 4. Conclusioni e indirizzi operativi 4.1 LA CONDIVISIONE DEGLI INDIRIZZI OPERATIVI Gli indirizzi operativi (azioni) formulati dagli Esperti del GLLC hanno rappresentato l’obiettivo della discussione scientifica che, favorendo il processo che lega le azioni allo stato delle conoscenze e alle criticità, ha rappresentato un passaggio obbligato verso la valutazione e la condivisione delle strategie sia all’interno del GLLC sia verso l’esterno. La condivisione esterna degli indirizzi operativi del Progetto PLINIUS è stata accompagnata dalla sensibilizzazione degli end user e degli stakeholder verso un approccio dei problemi a scala di bacino idrografico, seguendo la stessa ottica del modello DPSIR (Determinanti – Pressioni – Stato – Impatto – Risposte) fatto proprio dalla Direttiva sulla qualità ecologica delle acque (Direttiva 60/2000/CE). La Commissione Europea nella premessa della Direttiva sottolinea, infatti, che il successo del risanamento delle acque dipende da una stretta collaborazione e da un' azione coerente a livello locale, della Comunità e degli Stati membri, oltre che dall' informazione, dalla consultazione e dalla partecipazione dell' opinione pubblica, compresi gli utenti. Per garantire la partecipazione nel processo di elaborazione e aggiornamento dei piani di gestione dei bacini idrografici, si precisa altresì che è necessario fornire informazioni adeguate sulle misure previste e riferire in merito ai progressi della loro attuazione in modo da coinvolgere il pubblico prima di adottare le decisioni definitive e le misure necessarie. Il principio della “condivisione degli indirizzi operativi” formulati dal Progetto PLINIUS è stato, quindi, esercitato attraverso una serie di incontri collegiali e/o bilaterali con amministratori ed utenti finali, nel corso dei quali i problemi di conoscenza e le criticità sono stati illustrati e affrontati in modo integrato, con l’obiettivo di dare un senso concreto al significato sinergico delle relazioni tra pressioni e stato, descrivendo gli impatti in corso e fornendo le motivazioni che hanno portato alla formulazione delle risposte indicate nei Progetti. L’insieme di questo lavoro ha prodotto come risultato l’avvio di una discussione sui contenuti proposti, visti progressivamente come un insieme omogeneo di problemi tra loro interconnessi, per la cui soluzione non sono sufficienti singole operazioni. La condivisione degli indirizzi operativi di PLINIUS è un processo che non può fermarsi al solo primo stadio (PLINIUS Fase 1), ma sarà sempre e comunque necessaria anche nella realizzazione dei Progetti, nella consapevole determinazione che il miglioramento della qualità delle acque è un processo complesso che richiede il concorso di tutti, inclusi gli utenti finali. 4.2 FASE 2 DEL PROGETTO PLINIUS Il Rapporto PLINIUS rappresenta, quindi, la prima tappa (Fase 1) di un percorso indirizzato alla formulazione di proposte per il risanamento della qualità delle acque del Lago di Como. Con l’individuazione dei progetti, la Fase 1 completa i suoi obiettivi e individua le linee di un nuovo percorso da attivarsi nella Fase 2 di PLINIUS. Questa seconda fase dovrà essere incentrata essenzialmente nella stesura di dettaglio dei progetti e dovrà essere intesa come lo strumento per esprimere concretamente le motivazioni e le risposte attese. Tra le strategie che possono concorrere al raggiungimento degli obiettivi di risanamento delle acque del lago, la definizione di una rete che raccolga strutture di ricerca, di monitoraggio e di gestione è stata essenziale nella Fase 1 e lo sarà ancora di più nella fase successiva, in cui si dovranno sviluppare i progetti operativi. La condivisione degli obiettivi nell’ambito di tale rete costituirà una delle migliori garanzie per il raggiungimento dei risultati di ogni progetto. Esistono, inoltre, altre prospettive che potranno valersi di strumenti già previsti dalla normativa regionale, come l’Osservatorio del Lago (di Como), una forma di aggregazione di competenze creata ancora in rare occasioni, ma certamente meritevole di particolare attenzione. La Fase 2 del Progetto PLINIUS potrebbe infine convergere in un Contratto di Lago, strumento anch’esso disponibile nella legislazione Regionale lombarda, che trova il proprio assunto fondamentale nella condivisione delle azioni di risanamento di un corpo acquatico lacustre con la popolazione residente. 175 Progetto PLINIUS SEZIONE 4. Conclusioni e indirizzi operativi 4.3 CONCLUSIONI I problemi del Lago di Como sono in gran parte comuni a quelli che in generale affliggono i laghi sudalpini (eutrofizzazione, cambiamenti climatici ecc.). Tali problemi sono, inoltre, aggravati dalla discontinuità e scarisità degli studi condotti. Il lavoro svolto in PLINIUS dal Gruppo di Lavoro Lago di Como assume perciò in questa ottica una valenza più generale, poiché potrebbe suggerire di trasferire l’esperienza e l’idea di fondo del Progetto ad altre realtà sudalpine. In particolare, appare evidente che per i grandi laghi, al di fuori delle esperienze maturate nei due ambienti con acque internazionali (il Lago Maggiore e il Lago di Lugano), esiste una difficoltà conoscitiva d’insieme dei problemi e delle criticità prima ancora che di una azione coordinata per il loro risanamento. Ciò è specialmente vero quando esistono più competenze territoriali regionali, come nel caso del Lago di Garda, o strutture morfologiche del bacino che pongono il lago in posizione marginale rispetto a quella baricentrica delle comunità che occupano il suo territorio, come nel caso del Lago d’Iseo. In questi casi, come anche in altri ambienti minori, appare spesso evidente la difficoltà di coniugare gli indirizzi operativi dettati dalle norme con una ottimizzazione dell’efficacia di tali interventi. L’obiettivo del Progetto PLINIUS è stato quello di indagare lo stato delle conoscenze a scala integrata dell’intero ecosistema come punto di partenza per l’individuazione delle criticità. L’esperienza maturata dagli Esperti del GLLC su altri ambienti lacustri porta a concludere che questa chiave di lettura, se inapplicata, non consente di affrontare in modo omogeneo e condiviso i problemi della risorsa idrica lacustre. L’esperienza maturata in PLINIUS porta ad affermare, quindi, l’importanza di creare un luogo istituzionale che coordini le attività di ricerca e di gestione sui grandi laghi sudalpini. 176 Progetto PLINIUS BIBLIOGRAFIA CITATA NEL RAPPORTO RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI CITATI NEL RAPPORTO Aber, J.D., K.J. Nadelhoffer, P. Steudler & J. Melillo. 1989. Nitrogen saturation in northern forest ecosystem, Bioscience, 39: 378-386. Allen, R.G. & L.D. Pereira 1998. “Crop evapotranspiration. Guidelines for computing crop water requirements”, FAO Irrigation and Drainage. Rome. Paper 56. 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Geologia Insubrica, 2/2: 99-112. 182 Progetto PLINIUS ELENCO DELLE TABELLE ELENCO DELLE TABELLE Tabella Didascalia 1.3.1 Requisiti di qualità delle acque di balneazione (Allegato 1 al D.P.R. n. 470/1982 e s.m.i.) 16 1.3.2 Classi per lo stato ambientale dei corpi idrici superficiali (D.Lgs. 152/1999) 19 1.3.3 Criteri classificatori per la definizione dello stato ecologico dei laghi (Tab. 11a, D.Lgs. 391/03) Classificazione a doppia entrata per l’ossigeno (% sat) (Tab. 11b, D.Lgs 391/03) -1 Classificazione a doppia entrata per il fosforo totale (µg L ) (Tab. 11c, D.Lgs. 391/03) Attribuzione della classe dello stato ecologico sulla base della normalizzazione dei punteggi delle classi ottenute per i singoli parametri (Tab. 11d, D.Lgs. 391/03) 19 1.4.1 Sintesi dei principali lavori limnologici che considerano il Lago di Como singolarmente o insieme agli altri laghi profondi sudalpini 22 2.1.1 Caratteristiche morfometriche del Lago di Como 29 2.2.1 Ripartizione del bilancio idrologico del Lago di Como nei suoi principali sottobacini 49 2.2.2 Ripartizione degli apporti superficiali al Lago di Como 50 2.2.3 Dati relativi al Tempo Medio di Residenza, in anni, delle Acque (TMR-A) e di Permanenza del Fosforo (TMP-F) relativi al lago intero e ai diversi sottobacini (fonte Chiaudani & Premazzi, 1993) 54 2.3.1 Ripartizione delle Classi di uso del suolo tra i sottobacini e carichi teorici effettivi che essi sversano nel Lago di Como 64 2.3.2 Tipologie di collettamento considerate 67 2.3.3 Ripartizione degli abitanti residenti e fluttuanti, per la Provincia di Lecco e di Como, nelle 3 tipologie di allacciamento considerate (dati parzialmente integrati con stime teoriche) 67 2.3.4 Ripartizione dei carichi civili teorici di fosforo tra i sottobacini del Lago di Como 69 2.4.1 Percentuale e tipologia degli allacciamenti in termini di unità immobiliari e abitanti serviti del comune di Como (Fonte: Comune di Como, Settore acque e tutela idrogeologica) 73 2.4.2 Stima degli abitanti equivalenti dovuti alla presenza di attività produttive: il valore è stato ottenuto ipotizzando 230 giorni di scarico all’anno e un apporto specifico di 120 g COD -1 -1 ab d (Fonte: Comodepur S.p.A. 2005) 73 2.4.3 Stima dello stato di allacciamento dei Comuni i cui scarichi fognari recapitano nel Bacino Occidentale del Lago di Como. Tra i Comuni rivieraschi non è stato considerato il Comune di Como (Fonte: Provincia di Como, Autorizzazioni allo scarico in fognatura, 2004) 74 2.4.4 Caratteristiche medie del refluo in ingresso all’impianto Comodepur in tonnellate annue. (Fonte: Comodepur S.p.A., Rapporti annuali sui risultati di depurazione 2003, 2004) 75 2.4.5 Fasi di trattamento della linea acque dell’impianto di depurazione Comodepur (Fonte: Comodepur S.p.A.) 75 2.4.6 Carichi residui e rendimenti medi percentuali di depurazione dell’impianto Comodepur (Fonte: Comodepur S.p.A, Rapporto annuale sui risultati di depurazione 2003, 2004) 75 2.4.7 Carichi residui e rendimenti medi percentuali di depurazione degli impianti minori del Ramo Occidentale del Lario. La significatività del dato dipende dal numero di campioni analizzati (Fonte: Provincia di Como 2003, 2004, 2005, Servizio Tutela Acque del Cantone Ticino 2005) 77 2.4.8 Stima del carico di fosforo (t a ) prodotto da fonti antropiche puntuali esclusi gli impianti di Comodepur e Pizzamiglio e gli apporti degli scolmatori di piena 2.4.9 Stima del carico di fosforo (t a ) totale residuo scaricato nel Ramo Occidentale del Lago di Como Stime dei costi per gli interventi prioritari (esclusa IVA) 1.3.4 1.3.5 1.3.6 2.4.10 Pagina 20 20 21 -1 77 -1 78 183 81 Progetto PLINIUS ELENCO DELLE TABELLE 2.6.1 Caratteristiche chimiche dei tributari del Lago di Como campionati nel periodo 2000-04 dall’ARPA Lombardia 95 2.6.2 Bilancio del fosforo totale del Lario. In tabella sono anche riportati i valori delle portate e le concentrazioni medie utilizzate per il calcolo dei carichi 98 2.6.3 Bilancio dell’azoto totale del Lario. In tabella sono anche riportati i valori concentrazioni medie utilizzate per il calcolo dei carichi 98 2.7.1 Concentrazioni ioniche (µeq L ) e conducibilità (µS cm a 20 °C) nelle stazioni di Como e Argegno 100 2.7.2 Valutazione della qualità delle acque delle diverse stazioni del Lago di Como secondo il D.M. 391/2003 101 2.8.1 Densità e biovolume delle Cianoficee potenzialmente tossiche nell’Agosto 2000 108 2.8.2 Situazione del Lario relativa al 2004: valori medi annuali di biovolume fitoplanctonico; concentrazione di fosforo totale alla circolazione invernale; trasparenza e clorofilla a media annuale 111 2.8.3 Confronto tra i valori medi e massimi dello zooplancton nei bacini occidentale e orientale 113 2.8.4 Quadro attuale della popolazione ittica del Lago di Como (* presenza occasionale; ** specie rara; *** specie comune; **** specie molto comune). In corsivo sono evidenziate le specie di origine esotica 115 2.9.1 Composti individuati nelle acque del Lario nel 1997 (Guzzella et al. 2000) 119 2.9.2 Colonie reverenti al test di Ames et al. (1975) con ceppo di Salmonella typhimurium TA 98 (Galassi et al. 1989) 120 2.9.3 Studi condotti sui sedimenti del Lago di Como 121 -1 -1 -1 2.9.4 Microinquinanti organici (ng g p.s.) misurati nel sedimento superficiale prelevato nel 1991 in prossimità del punto di prelievo dell’impianto di potabilizzazione di Como (Galassi et al. 1993) 2.9.5 Concentrazioni di metalli pesanti (µg g p.s.) misurati nella carota di sedimento prelevata nel 1992 in prossimità della città di Como (Carota B) (Chiaudani & Premazzi 1993) 2.9.6 Concentrazioni preindustriali di metalli pesanti (µg g p.s.) nel bacino di Como (1900) e nel bacino di Lecco (1840) (Chiaudani & Premazzi 1993) 123 2.10.1 Località sottoposte a controllo della balneazione 126 2.10.2 Punti di campionamento nei quali si effettua il monitoraggio algale ai fini del controllo delle acque di balneazione 127 2.10.3 Prelievi di acqua (m a ) per uso civile e industriale effettuati dal Lago di Como e dai pozzi da parte di ACSM 130 2.10.4 Piccole derivazioni di acqua dal Lago di Como per uso idropotabile effettuate da parte di Comuni del Ramo Occidentale 130 2.10.5 Acqua in ingresso ed in uscita dall’impianto di potabilizzazione (Periodo 2001-2005) 133 -1 -1 3 -1 -1 122 123 2.10.6 Andamento del prelievo (kg a ) della pesca professionale nel Lario nell’ultimo decennio 135 3.3.1 Lista delle azioni proposte dal Gruppo di Lavoro Lago di Como 144 3.4.1 Aggregazione delle azioni nei Progetti Operativi previsti da PLINIUS Fase 2 170 184 Progetto PLINIUS ELENCO DELLE FIGURE ELENCO DELLE FIGURE Figura Didascalia 1 Esemplificazione del quadro tematico interdisciplinare considerato da PLINIUS per l’individuazione delle azioni e dei progetti per il recupero della qualità delle acque del Lago di Como (Si rimanda alla Figura 2.10.1 per i dettagli dell’immagine posta al centro del diagramma) 3 1.4.1 Evoluzione delle concentrazioni di fosforo totale nelle acque dei laghi profondi. Le -1 concentrazioni originarie erano inferiori a 10 µg P L 24 1.4.2 Evoluzione delle concentrazioni di ossigeno disciolto e di fosforo totale nello strato d’acqua al di sotto dei 200 m di profondità 24 2.1.1 Rappresentazione del bacino idrografico del Lago di Como con indicazione dei singoli sottobacini considerati in questo Rapporto (Dati Corine Land Cover (CLC) 2000 (Bossard et al. 2000) 30 2.1.2 Schema geologico dell’area comprendente il lago di Como con indicata in modo generale la distribuzione delle tre tipologie di unità litologiche che costituiscono il territorio: unità sedimentarie carbonatiche, unità sedimentarie terrigene silicoclastiche, unità metamorfiche e ignee 33 Pagina 2.1.3 Mappe con la distribuzione della base di dati dei A) rilievo batimetrico, B) rilievo sismico, C) carotaggi 35 2.1.4 Mappa con la batimetria generale del lago, equidistanza delle isobate 50 m, ricavata dall’interpolazione digitalizzata della carta a punti quotati della Società Vassena 37 2.1.5 Mappa con la batimetria del ramo di Como, equidistanza delle isobate 25 m, ricavata dall’interpolazione digitalizzata della carta a punti quotati della Società Vassena 37 2.1.6 Profili batimetrici longitudinali del ramo di Como e dell’Alto Lago-Ramo di Lecco. Nella mappa: in tratteggio i profili desunti dal rilievo sismico; in linea continua quello derivato dalla batimetria della Società Vassena 37 2.1.7 Mappa con la batimetria del Primo Bacino del ramo di Como, tra Moltrasio e Como, equidistanza delle isobate 10 m, associata per la parte subaerea alla carta topografica CTR scala 1:10000, elaborata dai rilievi batimetrici originali con strumentazione multibeam 38 2.1.8 Rappresentazione tridimensionale DTM del Primo Bacino del ramo di Como, tra Moltrasio e Como, elaborata dai rilievi batimetrici originali con strumentazione multibeam, che mostra i principali elementi morfologici e strutturali del fondo lacustre 38 2.1.9 Esempi di mappe batimetriche e rappresentazioni DTM di dettaglio, con equidistanza delle isobate 1 m: a) versante costiero in roccia sul lato occidentale del ramo di Como; b) versante costiero ricoperto da sedimenti sul lato occidentale del ramo di Como 39 2.1.10 Esempio di linee sismiche rilevate nel Primo Bacino del Lago di Como: inserto) mappa di localizzazione delle linee sismiche con evidenziata l’area in cui è stata individuata la presenza diffusa di gas metano nei sedimenti del fondo lacustre 40 2.1.11 Esempio di carota (CO14) di sedimenti del fondo lacustre e dei dati delle analisi effettuate (da sinistra a destra): log litostratigrafico della carota, fotografia della carota, velocità delle onde P, densità, suscettività magnetica, TOC, granulometria, isotopi Cs 41 2.2.1 Distribuzione delle precipitazioni medie annue nel bacino idrografico del Lago di Como (modificata da: Ceriani & Carelli 2000). 45 2.2.2 Rappresentazione dell’evoluzione della struttura termica dal periodo compreso tra la sua installazione (fine novembre 2004) al maggio 2005 54 185 Progetto PLINIUS 2.2.3 2.2.4 ELENCO DELLE FIGURE Risposta della colonna d' acqua (pannello superiore) a una intensa raffica di vento (pannello inferiore) che denota una notevole stabilità termica della cuvetta lacustre nel Primo Bacino del Lago di Como durante il periodo estivo Risposta della colonna d' acqua (pannello superiore) a una raffica di vento di intensità superiore (pannello inferiore) che denota la formazione di onde interne a scala di bacino la cui struttura dipende dalla distribuzione del vento sull' intero specchio lacustre 55 56 2.3.1 Confronto tra le classi di uso del suolo dell’intero bacino idrografico del Lago di Como e del Ramo Occidentale 61 2.3.2 Carta dell’uso del suolo del bacino idrografico del Lago di Como 62 -1 -2 2.3.3 Carichi teorici per unità di area (t a P km ) dei sottobacini, dell’intero bacino imbrifero e del Ramo Occidentale del Lago di Como. Per le ripartizioni in sottobacini si veda la Figura 2.2.1 (§2,2 Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como) 64 2.3.4 Ripartizione del contributo di fosforo rispetto alle diverse fonti di generazione. 65 2.3.5 Distribuzione territoriale degli impianti di depurazione esistenti nel territorio del bacino idrografico del Lago di Como al 2003 (Immagini modificate da: http://www.ors.regione.lombardia.it/publish_bin/C_2_ContenutoInformativo_1162_ListaAlle gati_Allegato_17_All_Allegato.htm) Situazione attuale (2004) degli impianti di depurazione e indicazione dei confini comunali. (Fonti: Provincia di Como e Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo (SPAAS)-Divisione dell' Ambiente (DA)-Dipartimento del Territorio (DT) del Cantone Ticino 2005) 66 2.4.1 72 2.5.1 Torrente Cosia: variazione dello stato di qualità ambientale lungo il suo corso e classificazione delle immissioni indagate nello studio ARPA 83 2.5.2 Fiume Aperto: opera di presa in corrispondenza di P.le Monte Santo. Attivazione dello sfioro in tempo di pioggia 83 2.5.3 Il torrente Cosia durante un episodio di inquinamento acuto 83 2.5.4 Torrente Breggia: variazione dello stato di qualità ambientale lungo il suo corso e classificazione delle immissioni indagate nello studio ARPA-impianti di depurazione gravanti sul bacino 86 2.5.5 Carichi di COD addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia 87 2.5.6 Carichi di azoto totale addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia 87 2.5.7 Figura 2.5.7 - Carichi di fosforo totale addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia 88 2.6.1 Distribuzione geografica dei bacini tributari del Lago di Como. Per comodità non sono completamente rappresentate le superfici dei bacini dell’Adda e del Mera, mentre a tratteggio è segnalata la superficie scolante perilacuale. Si noti che dei 19 tributari rappresentati, 11 sono stati oggetto di campionamento delle acque da parte dell’ARPA nel periodo 2000-04 94 2.6.2 Verifica di consistenza dei dati: a sinistra, confronto tra portate stimate dal bilancio idrologico e portate medie e mediane misurate nei campionamenti ARPA (2000-04), mentre a destra è riportata la regressione tra portata media giornaliera dell’Adda immissario alla sezione idrometrica di Fuentes (CO) e il valore del carico ottenuto dal prodotto con la concentrazione istantanea 95 2.7.1 Localizzazione delle stazioni di prelievo per le indagini sulla qualità delle acque del Lago di Como 101 2.7.2 Concentrazioni medie di alcune variabili chimiche nelle acque epilimniche di quattro stazioni del Lago di Como 102 2.7.3 Variazioni nel tempo delle concentrazioni di alcune variabili chimiche nelle acque epilimniche delle stazioni di Argegno e Como. Prelievi eseguiti a marzo-aprile 104 2.7.4 Trend dei nitrati nelle acque in due stazioni del Lago di Como 104 2.8.1 Biovolumi dei gruppi algali nella stazione di Como nel 2003-2004 109 186 Progetto PLINIUS ELENCO DELLE FIGURE 2.8.2 Densità algali nella stazione di Como nel 2003-2004 109 2.8.3 Densità dei Cianobatteri potenzialmente tossici nella stazione di Como nel 2003-2004 110 2.8.4 Densità dei Cianobatteri potenzialmente tossici nella stazione di Lecco nel 2003-2004 111 2.8.5 Successione dei popolamenti zooplanctonici nella stazione di Como nel 2004 112 2.8.6 Successione dei popolamenti zooplanctonici nella stazione di Lecco nel 2004 113 2.10.1 Distribuzione dei giudizi di idoneità alla balneazione nel Lago di Como (Ministero della Salute) 129 2.10.2 Rappresentazione schematica del sistema di approvvigionamento e distribuzione (nel riquadro) dell’acqua potabile della città di Como gestito dalla ACSM S.p.A. 131 2.10.3 Confronto tra i valori medi (a destra) e variabilità relativa di alcuni parametri misurati nell’acqua in ingresso e in uscita dall’impianto di potabilizzazione della città di Como 134 3.4.1 Schematizzazione delle interrelazioni tra le criticità, le azioni e i progetti operativi proposti da PLINIUS 171 3.5.1 Struttura dei Progetti Operativi 173 187 Progetto PLINIUS LISTA DEGLI ACRONIMI, UNITÀ E SIMBOLI E FORMULE ACRONIMI, UNITÀ DI MISURA, SIMBOLI E FORMULE USATE NEL TESTO Acronimi AA AC ACSM ANPA APAT APS AR ARPA ASL ATO CAEDYM CARG CE CLD CNR Cond. CPMS CSI CTR CV CWR d D.Lgs. DA dC DG DGS D.M. DPR DPSIR DSS DT DTM DYRESM EAWAG EEA ELCOM ELISA ENEL EPA ETH FAO FIPSAS FLA GC GC-MS GLLC GU HPLC HPLC-MS IGM IMONT Ind IRSA ISE ISTAT ITIS JRC LDS LPAc Spettrofotometria in Assorbimento Atomico Azione conoscitiva Azienda Comasca Servizi Municipali Agenzia Nazionale per la Protezione dell' Ambiente ora APAT Agenzia per la Protezione dell' Ambiente e per i Servizi Tecnici Associazione Pescatori Sportivi Azione di risanamento Agenzia Regionale per la Protezione dell' Ambiente Azienda Sanitaria Locale Ambito Territoriale Ottimale Computational Aquatic Ecosystem Dynamics Model Progetto di Cartografia Geologica (http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Progetti/CARG/) Comunità Europea Controlled Lagrangian Drogue Consiglio Nazionale delle Ricerche Conducibilità Continuous parameter monitoring system Centro Studi Informatici Carta Tecnica Regionale Coefficiente di Variazione (variazione relativa rispetto alla media) Centre for Water Research Densità Decreto Legislativo Divisione dell' Ambiente dopo Cristo Direzione Generale Direzione Generale Sanità Decreto Ministeriale Decreto del Presidente della Repubblica Determinanti - Pressioni - Stato - Impatti - Risposte Decisional Support System Dipartimento del Territorio Digital Terrain Model (Modello Digitale del Terreno) Dynamic Reservoir Simulation Model Eidgenössische Anstalt für Wasserversorgung, Abwasserreinigung und Gewässerschutz (Istituto federale per l' approvvigionamento, la depurazione e la protezione delle acque) European Environment Agency (Agenzia Europea dell' Ambiente) Estuary, Lake, and Coastal Ocean Model Enzyme-Linked Immunoassay Ente Nazionale Energia Elettrica Environmental Protection Agency Eidgenössische Technische Hochschule (Politecnico Federale) Food and Agriculture Organization (Organizzazione per l' Alimentazione e l' Agricoltura) Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee Fondazione Lombardia per l' Ambiente Gas chromatography (Gas cromatografia) Gas chromatography-mass spectrometry (Spettrometria di massa accoppiata alla gas cromatografia) Gruppo di Lavoro Lago di Como Gazzetta Ufficiale High performance liquid chromatography (Cromatografia liquida ad alte prestazioni) High performance liquid chromatography -mass spectrometry (Cromatografia liquida ad alte prestazioni accoppiata alla gas cromatografia) Istituto Geografico Militare Istituto Nazionale della Montagna Individuo Istituto di Ricerca sulle Acque Istituto per lo Studio degli Ecosistemi Istituto Nazionale di Statistica Istituto Tecnico Industriale Statale Joint Research Centre (Centro Comune di Ricerca) Lake Diagnostic System Legge federale del 24 gennaio 1991 sulla Protezione delle Acque 188 Progetto PLINIUS L.R. MEI MM.FF.NN. MSI n NE OECD OMM OMS OPAc p.s. PLINIUS PMIP PO PRQA PRRA PTUA Q s.l.m. s.m.i. S.p.A. SAL Sat. SEL SPAAS UN-ECE UNI USA UV WFD WHO LISTA DEGLI ACRONIMI, UNITÀ E SIMBOLI E FORMULE Legge Regionale Indice morfoedafico Matematiche, Fisiche e Naturali Magnetic Source Imaging Numero Non Efficaci Organisation for Economic Co-operation and Development Organizzazione Meteorologica Mondiale Organizzazione Mondiale della Sanità Ordinanza del 28 ottobre 1998 sulla Protezione delle Acque Peso secco Progetto Limnologico INtegrato per il Recupero a un Uso Sostenibile e partecipato dell' ecosistema lariano Presidio Multizonale di Igiene e Prevenzione Progetti Operativi Piano Regionale di Qualità dell' Aria Piano Regionale di Risanamento delle Acque Piano di Tutela e Uso delle Acque Portata Sul livello del mare sue modifiche e integrazioni Società per Azioni Stato Ambientale Laghi Saturazione Stato Ecologico Laghi Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo United Nations Economic Commission for Europe Ente Nazionale Italiano di Unificazione United States of America Ultravioletti Water Framework Directive World Health Organization Unità di misura a ab AE Bq °C cell cm g h Hz ind kg kHz km km2 kW L m m2 m3 µeq, meq mg mg mL mm mm3 mS ng s t ufc anni abitanti Abitanti Equivalenti Bequerel gradi centigradi cellule centimetri grammi ora herz individui kilogrammi kiloherz kilometri kilometri quadrati kilowatt litri metri metri quadrati metri cubi microequivalenti, milliequivalenti milligrammi microgrammi millilitri millimetri millimetri cubi microsiemens nanogrammi secondi tonnellate unità formanti colonie 189 Progetto PLINIUS LISTA DEGLI ACRONIMI, UNITÀ E SIMBOLI E FORMULE Simboli e formule 137 Cs C As BOD Br C Ca Cd Cl Co COD Cr Cs Cu DDT F Fe H HCB HCH Hg IPA K Li LTN LTP Mg Mn N Na Ni O P Pb PCB pH pp' DDD pp' DDE pp' DDT SST TCEP TCPP TN TIN TKN TOC TP VOC Zn 14 Isotopo 137 del cesio Isotopo 14 del carbonio arsenico Biochemical Oxygen Demand (Domanda Biochimica di Ossigeno) bromo carbonio calcio cadmio cloro cobalto Chemical Oxygen Demand (Domanda Chimica di Ossigeno) cromo cesio rame diclorodifenil-tricloretano fluoro ferro idrogeno hexachlorobenzene hexachlorocyclohexane mercurio idrocarburi Policiclici Aromatici potassio litio Carichi di azoto totale Carichi di fosforo totale magnesio manganese azoto sodio nichel ossigeno fosforo piombo Policlorobifenili Cologaritmo della attività idrogenionica 1-1 dichloro-2,2 bis (p-chlorophenyl) ethane 1-dichloro-2[o-chlorophenyl]-2[p-chlorophenyl]-ethylene 1,1,1-trichloro-2,2-bis-chlorophenyl-ethane Solidi Sospesi Totali tris-2-cloroetilfosfato tris-monocloroisopropilfosfato Total Nitrogen (Azoto totale) Total Inorganic Nitrogen (Azoto inorganico totale) Total Kjeldhal Nitrogen (Azoto totale Kjeldhal) Total Organic Carbon (Carbonio Organico Totale) Total Phosphorus (Fosforo Totale) Composti Organici Volatili zinco 190 Progetto PLINIUS APPENDICE APPENDICE I ANTOLOGIA BIBLIOGRAFICA DEL LAGO DI COMO (1950-2004) II CONTRIBUTI INEDITI FORNITI AL PROGETTO 191 Progetto PLINIUS APPENDICE I. Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como APPENDICE I ANTOLOGIA BIBLIOGRAFICA DI STUDI LIMNOLOGICI SUL LAGO DI COMO (1950-2004) Raccolta ordinata in ordine alfabetico ed in ordine temporale decrescente di 239 pubblicazioni che trattano in modo diretto o indiretto dello stato della qualità delle acque del Lago di Como. L’elenco è stato tratto, aggiornandolo, dall’Osservatorio dei Laghi Lombardi (OLL), Regione Lombardia, reperibile nel Web in formato elettronico, congiuntamente a quello di altri 44 laghi naturali ed invasi, agli indirizzi: Como : http://www.ors.regione.lombardia.it/OSIEG/AreaAcque/contenuti_informativi/contenuto_informativo_Acqua.shtml?1134 OLL : http://www.ors.regione.lombardia.it/OSIEG/AreaAcque/contenuti_informativi/contenuto_informativo_Acqua.shtml?303 Si segnala che documenti più recenti possono essere stati riportati nell’elenco della bibliografia di questo volume, a cui si rimanda per la consultazione. 2004 2004 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2002 2002 2002 2002 2002 2002 2002 2002 2002 2001 2001 2001 2001 2001 Binelli, A. & A. Provini. 2003. DDT is still a problem in developed countries: the heavy pollution of Lake Maggiore. Chemosphere, 52: 717-723. Mi F., G. Bartesaghi & S. Belli. 2004. Studio Climatologico della Provincia di Como, Provincia di Como. 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Idrobiol., 61: 318. 193 Progetto PLINIUS 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1995 1995 1995 1995 APPENDICE I. Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como Bertoni, R. & C. Callieri. 1997. Il microbial loop e il carbonio organico nei grandi laghi sudalpini. In: Mosello. R. & G. Giussani (eds). Evoluzione recente della qualità delle acque dei laghi profondi sudalpini. Documenta Ist. Ital. Idrobiol., 61: 201-224. Binelli A, A. Provini & S. Galassi. 1997. Trophic modification in Lake Como (N. Italy) caused by the zebra mussel (Dreissena polymorpha). Wat. Air Soil Pollut., 99: 633-640. Buzzi, F., G. Gerosa & G. Salvadè. 1997. Descrizione e analisi di alcuni aspetti limnologici e idrodinamici del Lago di Como. In: Mosello. R. & G. Giussani (eds). Evoluzione recente della qualità delle acque dei laghi profondi sudalpini. Documenta Ist. Ital. Idrobiol., 61: 93-115. 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Atti Congresso Internazionale “Climatologia lacustre”, Como, 20-23 maggio 1971. 369376. 198 Progetto PLINIUS 1971 1971 1971 1971 1971 1971 1970 1967 1967 1965 1964 1963 1962 1959 1951 APPENDICE I. Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como Berbenni, P., A. Ghezzi & G. Sartorio. 1971. L' importanza della protezione del Lago di Como ai fini dell' approvvigionamento idrico. Inquinamento, 9: 16-24. Chiaudani, G. 1971. L' eutrofizzazione del Lago di Como alla luce dei dati recentemente acquisiti sul chimismo e sul livello produttivo delle sue acque. Proceedings Int. Congress "Lacustrine Climatology", Como, 20-30 maggio 1971. 430-436. Giordani Soika, A. 1971. Sul regime pluviometrico in ambiente lacustre con particolare riferimento al Lago di Como. Proceedings International Congress “Lacustrine Climatology”, Como, 20-30 maggio 1971: 345-352. Pavelka, F. & G. Rebuzzini. 1971. Rilevamento analitico dei microelementi nelle acque del Lago di Como. Proceedings Int. 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Materiali ed idee per una idrochimica delle acque insubriche. Mem. Ist. Ital. Idrobiol., 19: 213286. Consorzio dell’Adda. 1964. La regolazione del Lago di Como nell’anno 1962. 46 pp. Cottiglia, M. 1963. Studi sulla ittiofauna dulciacquicola della Sardegna. II. L' agone del Lago Omodeo. Boll. Pesca Piscic. Idrobiol., 18: 125-142. Nangeroni, G. & C. Saibene. 1962. L' escursione della Società Geografica Italiana nella regione dei laghi di Como, Lugano e Maggiore. Boll. Soc. Ital., 318-348. Ruttner, F. 1959. Einige beobachtungen ueber das phytoplankton norditalienischer seen. Mem. Ist. Ital. Idrobiol., 11: 73111. Ferrero, L. 1951. Studio comparativo sulle cheppie del Mediterraneo e gli agoni delle acque interne italiane. Boll. Pesca Piscic. Idrobiol., 6: 108-133. 199 Progetto PLINIUS APPENDICE II. Elenco dei contributi inediti forniti al Progetto APPENDICE II ELENCO DEI CONTRIBUTI INEDITI FORNITI AL PROGETTO 1. ACSM S.p.A. Dati relativi ai prelievi di acqua per uso civile e industriale effettuati dal Lago di Como e dai pozzi (dal 1998 al 2005). 2. ACSM S.p.A. Dati analitici dell’acqua in ingresso e in uscita dall’impianto di potabilizzazione (dal 2001 al 2005). 3. ARPA Lombardia–Dipartimento di Como. 2004. Indagini volte alla pianificazione del risanamento dei torrenti Cosia e Breggia. Relazione sulle immissioni nel torrente Cosia lungo il tratto coperto. Rapporto di Attività per la Provincia di Como. 4. ARPA Lombardia–Dipartimento di Como. 2005. Indagini volte alla pianificazione del risanamento dei torrenti Cosia e Breggia. Rapporto di Attività per la Provincia di Como. 5. ARPA Lombardia-Dipartimento di Lecco. Dati di qualità dei tributari del Lago di Como e dell’Adda in uscita (dal 2000 al 2004). 6. ARPA Lombardia-Dipartimento di Milano. Settore Risorse Idriche. Caratteristiche di qualità delle acque lacustri. 7. ARPA Lombardia-Dipartimento di Milano. Settore Suolo e Risorse Naturali. Dati idrologici. 8. ATO Provincia di Como. Database SIRIO. 9. Cantone Ticino. Dipartimento del Territorio. Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo. Dati sui carichi in uscita dall’IDA di Pizzamiglio e dati di carico del Torrente Breggia. 10. Cantone Ticino. Dipartimento delle Finanze e dell’Economia. Centro Sistemi Informativi. Shape File concernenti l’uso del territorio per il Cantone Ticino e il Cantone Grigioni. 11. Cantone Grigioni. Ufficio per la Natura e l’Ambiente. Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e della Protezione dell’Ambiente. Dati sul grado di allacciamento alle canalizzazioni pubbliche. 12. Comodepur S.p.A. 2003, 2004, 2005. Rapporti interni non pubblicati. 13. Comune di Como. Settore Acque. Previsioni di aggiornamento della Rete Fognaria. 14. Consorzio dell’Adda. Dati di portata giornalieri per il Fiume Adda a Fuentes (dal 1984 al 2004). 15. Consorzio dell’Adda. Dati di portata giornalieri per il Fiume Adda a Lavello (dal 1975 al 2004). 16. Consorzio dell’Adda. Dati di portata giornalieri per il Torrente Mera a Samolaco (dal 1992 al 1999). 17. Consorzio dell’Adda. Livello idrometrico giornaliero del Lago di Como a Malgrate (dal 1975 al 2004). 18. Provincia di Como. Assessorato Ecologia e Ambiente. Denunce d’autorizzazione allo scarico. 19. Provincia di Como-Agenda 21. Dati Ciclo Integrato delle Acque. 20. Provincia di Lecco. Settore Ecologia. Denunce d’autorizzazione allo scarico. 21. Punto Energia Como-Agenda 21. Dati meteo “Studio Climatologico della Provincia di Como”. 200 Progetto PLINIUS RINGRAZIAMENTI RINGRAZIAMENTI Alla realizzazione del Progetto PLINIUS hanno contribuito a vario titolo numerosi Enti, Istituzioni, Società e le Associazioni. Un particolare ringraziamento è rivolto a: • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • ACSM S.p.A. Agenda 21 Como ARPA Lombardia ASL della Provincia di Como ATO della Provincia di Como CNR-IRSA CNR-ISE Comodepur S.p.A. Comune di Como Consorzio dell’Adda CWR University of Western Australia Dipartimento del Territorio del Cantone Grigioni Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino EAWAG Duebendorf (CH) ETH Zurich (CH) GAS Survey Pianoro (BO) Istituto Nazionale per la Montagna IMONT JRC Ispra Politecnico di Milano Provincia di Como Provincia di Lecco Provincia di Sondrio Punto Energia Como Regione Lombardia Università degli Studi dell’Insubria – Sede di Como Università degli Studi di Milano – Bicocca Per la consulenza e il supporto informativo, si ringraziano, inoltre: • Andrea Bighelli (ACSM S.p.A.) • Giuliano Inversini e Franco Olivieri (ARPA Lombardia, Dipartimenti di Como e di Lecco) • Fabrizio Carrera, Fabio Grespi, Massimo Paleari, Roberto Serra e Giuseppina Veraldi (ARPA Lombardia, Settore Risorse Idriche) • Andrea Cassani e Luca Ottenziali (ARPA Lombardia. Settore Suolo e Risorse Naturali) • Jason Antenucci, Christopher Dallimore, Sheree Feaver e Jorg Imberger (Centre for Water Research, University of Western Australia) • Giulia Barbiero, Romano Pagnotta e Roberto Passino (CNR-IRSA) • Giovanni Bergna, Francesca Castelli e Alberto Mascetti (Comodepur S.p.A.) • Antonio Viola (Comune di Como) • Luigi Bertoli e Gianni Del Pero (Consorzio dell’Adda) • Alberto Barbieri, Mario Camani, Luca Colombo e Fabrizio di Vittorio (Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino) • Giulio Cotogno e Guido Premazzi (Joint Research Centre Ispra) • Franco Binaghi e Alberto Mortera (Provincia di Como, Assessorato Ecologia e Ambiente) • Marta Giavarini (Provincia Como, ATO) • Fabio Muriano (Provincia di Lecco, Servizio Acque) • Giovanni Bartesaghi e Simone Belli (Punto Energia Como) • Nadia Chinaglia e Angelo Elefanti (Regione Lombardia, DG Reti e Servizi di Pubblica Utlità) 201 Progetto PLINIUS MEMBRI DEL GRUPPO DI LAVORO LAGO DI COMO MEMBRI DEL GRUPPO DI LAVORO LAGO DI COMO Il Gruppo di Lavoro del Progetto PLINIUS ha operato al Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” sotto la guida di: Margherita Canepa, responsabile Settore Ambiente, [email protected] Sabrina Zaffaroni, Settore Ambiente, [email protected] Esperti Chiara Agostinelli ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono [email protected] Paola Bassoli Servizio Acque, Provincia di Como [email protected] [email protected] Roberta Bettinetti Università degli Studi dell’Insubria, Como Anna Maria Brambilla Arpa Lombardia, Dipartimento di Como, Como [email protected] Elisa Buraschi IRSA-CNR Brugherio, Milano [email protected] Fabio Buzzi ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco [email protected] Roberto Canziani Politecnico di Milano, Milano [email protected] Elisa Carena ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono [email protected] Bruno Comin ASL della Provincia di Como, Como [email protected] Diego Copetti IRSA-CNR Brugherio, Milano [email protected] Mauro Corradi ACSM S.p.A., Como [email protected] Alessandro Dal Mas Arpa Lombardia, Dipartimento di Como, Como [email protected] Daniela Fanetti Università degli Studi dell’Insubria, Como [email protected] Silvana Galassi Università degli Studi di Milano, Milano [email protected] Maurizio Maierna ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono [email protected] Christian Malacrida Arpa Lombardia, Dipartimento di Como, Como [email protected] Rosario Mosello ISE-CNR Verbania Pallanza [email protected] Francesco Nastasi ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono [email protected] Angelo Pintavalle ASL della Provincia di Como, Como [email protected] Diego Ricci ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono [email protected] Carlo Romanò Servizio Pesca, Provincia di Como, Como [email protected] Paola Roncoroni ACSM S.p.A., Como [email protected] Camillo Rossi ASL della Provincia di Como, Como [email protected] Franco Salerno IRSA-CNR Brugherio, Milano salerno@irsa,cnr.it Biancamaria Sesana ASL della Provincia di Como, Como [email protected] Gianni Tartari IRSA-CNR Brugherio, Milano [email protected] Mauro Veronesi SPAAS, Bellinzona, Svizzera [email protected] Luigina Vezzoli Università degli Studi dell’Insubria, Como [email protected] Il Gruppo di Lavoro del Progetto PLINIUS si è altresì avvalso del contributo di: End user ACSM S.p.A. Comodepur S.p.A. Consorzio dell’Adda Stakeholder Comune di Como JRC Ispra Provincia di Como Provincia di Lecco Regione Lombardia 202 Finito di stampare nel mese di maggio 2006 Progettazione grafica della copertina e stampa: SEA Servizi Editoriali Associati - Como