LE COMPLICANZE IN ODONTOIATRIA – FAD CIC 2015 LA GESTIONE DELLE ANOMALIE DI ERUZIONE Società Italiana di Tecnica Bidimensionale Dott.ssa Tiziana Giancotti INDICE 1. INTRODUZIONE 2. ERUZIONE DENTALE 3. ANOMALIE DI ERUZIONE 3.1 DENTI NATALI E NEONATALI 3.2 ERUZIONE ECTOPICA PRIMI MOLARI PERMANENTI 3.3 ERUZIONE ECTOPICA CANINI MASCELLARI PERMANENTI 3.4 ERUZIONE ECTOPICA INCISIVI MASCELLARI PERMANENTI 4. CONCLUSIONI 5. BIBLIOGRAFIA 1. INTRODUZIONE Un difetto nel meccanismo differenziale apposizione / riassorbimento dell'osso alveolare può causare condizioni come l’anchilosi, il fallimento primario di eruzione (PFE) per un malfunzionamento del processo eruttivo, il fallimento di eruzione secondario a un’inadeguata lunghezza d’arcata e impaction canina. L’anchilosi si verifica dopo la parziale eruzione del dente nel cavo orale ed è dovuta alla fusione di cemento o dentina con l’osso alveolare a causa di cambiamenti cellulari nel legamento parodontale causati da traumi o altre patologie. Il dente si presenta infraoccluso, in quanto i denti adiacenti continuano nel loro processo eruttivo. Il fallimento di eruzione e l’eruzione ritardata sono condizioni che non comportano anchilosi e possono o meno essere associate con disostosi craniofacciale, ipotiroidismo, ipopituitarismo, diverse sindrome mediche e genetiche. Nel PFE si verifica un malfunzionamento nel processo eruttivo senza alcun coinvolgimento sistemico; questa condizione colpisce soprattutto i denti permanenti posteriori che sono completamente formati, ma non sono in grado di raggiungere il piano occlusale determinando open bite difficili da correggere. La scoperta recente che un gene, recettore dell'ormone paratiroideo 1 (PTH1R), è responsabile per casi familiari di fallimento primario di eruzione suggerisce che altre alterazioni dell’eruzione dei denti possano avere un'eziologia genetica. Infatti alcune anomalie dentali appaiono spesso associate in alcuni pazienti più di quanto ci si aspetterebbe, in quanto uno stesso difetto genetico può determinare differenti manifestazioni o fenotipi, tra cui agenesia, microdonzia, ectopia ed eruzione ritardata. L’associazione tra agenesia monolaterale di un incisivo laterale superiore e la microdonzia del controlaterale, spesso osservata nella routine, illustra bene il concetto: lo stesso difetto genetico che determina l’agenesia ha un’espressione incompleta nel lato opposto causando microdonzia. Le implicazioni cliniche sono importanti perché più precoce è la diagnosi e più il clinico può monitorare il possibile sviluppo di altre anomalie dentali associate nello stesso paziente permettendone una diagnosi precoce e un corretto timing d’intervento ortodontico (Garib et al, 2010). 2. ERUZIONE DENTALE L'eruzione dei denti è un meccanismo fisiologico caratterizzato da un movimento assiale dei denti dalla loro posizione di sviluppo nell’osso alveolare alla posizione funzionale di occlusione. Il processo eruttivo per quelli decidui inizia a circa 6 mesi di età e si compie a circa 2 anni, e per i denti permanenti va dai 6 ai 21 anni circa; essa presenta comunque ampi margini di variabilità. Nella dentizione decidua non ci sono differenze significative tra maschi e femmine, in quella permanente le femmine sono più precoci di circa 6 mesi rispetto ai maschi. Negli ultimi 70 anni sono state presentate varie teorie sul meccanismo biologico che è alla base dell’eruzione, teorie dimostrate in seguito non valide (Wise e King, 2008): - il progressivo sviluppo delle radici come forza eruttiva: si è visto che anche denti senza radici possono erompere (Gowgiel ,1961, Marks e Cahill, 1984); - la pressione vascolare: l’uso di agenti farmacologici quali vasodilatatori o vasocostrittori a livello dell’apice di premolari umani può determinare cambiamenti nell’eruzione, ma solo transitori (Cheek et al., 2002); - il legamento parodontale come forza eruttiva: studi condotti su molari di topo hanno mostrato come il follicolo dentale non si organizzi in legamento parodontale finché la fase intraossea dell’eruzione non è completata (Wise et al., 2007), e risultati analoghi sono stati raggiuti su premolari di cani (Cahill and Marks, 1982). Si è visto inoltre che la sezione delle fibre nel follicolo dentale prima dell’inizio dell’eruzione non altera il movimento o la percentuale di eruzione (Cahill and Marks, 1980). E’ difficile, quindi dare valore alle precedenti teorie alla luce degli ulteriori studi di Marks e Cahill (1984) nei quali sostituendo nel follicolo il dente con un oggetto inerte, senza polpa, né radici, si otteneva comunque l’eruzione del follicolo. L’attenzione è stata quindi posta al follicolo dentario, sacca di tessuto connettivo lasso che circonda l’organo dello smalto di ogni dente ed è destinato a diventare, al termine della fase eruttiva intraossea, legamento parodontale. La necessità di questa sacca è stata dimostrata da studi microchirurgici nel cane, dove l’asportazione del follicolo da un dente in eruzione ne provocava un ritardo o un impedimento mentre un reinnesto ripromuoveva tale fenomeno (Cahill et al., 1988). Osservazioni al SEM nei cani mostrarono come il follicolo presentasse tre distinte regioni: una coronale consistente in osso smerlato (in riassorbimento), una apicale consistente in osso trabecolare (in formazione) ed una stretta area intermedia tra le due inattiva (Marks and Cahill, 1986; Marks et al., 1994). Studi successivi evidenziarono che la rimozione della metà coronale del follicolo determinava assenza di riassorbimento osseo e di eruzione dentale, la rimozione della metà basale assenza di formazione ossea e di eruzione dentale (Marks and Cahill, 1987). Quindi per la fase intraossea dell’eruzione, nella quale il dente si muove dalla sua cripta ossea per tagliare la gengiva, sono necessari sia il riassorbimento che la formazione ossea. Infatti senza riassorbimento osseo come risultato dell’osteoclastogenesi, non si crea alcun percorso eruttivo ed il dente non può emergere dalla sua cripta come dimostrato in topi osteopetrosi dove il riassorbimento dell’osso alveolare è inibito (Wise et al., 2002). Questo riassorbimento osseo inoltre non necessita della pressione del dente in eruzione per attivarsi, ma è un evento localizzato geneticamente programmato, come dimostrato dagli studi di Cahill che, avendo determinato con un filo un impattamento dei premolari di cani, osservò comunque la formazione del percorso eruttivo. Una volta rimosso l’impattamento, il dente eruppe per la presenza di una estesa formazione di osso alveolare alla base del follicolo dentario (Cahill, 1969). I primi studi citologici di premolari di cani hanno mostrato come, prima dell’inizio dell’eruzione, ci sia un afflusso di cellule mononucleate nella porzione coronale del follicolo dentale con un concomitante aumento del numero di osteoclasti nel terzo coronale delle cripte ossee alveolari (Marks et al., 1983). Questo è seguito da una brusca diminuzione del numero delle cellule mononucleate e degli osteoclasti. Quindi all’interfaccia follicolo-osso esiste una serie cellulare in grado di differenziarsi in osteoclasti nella parte superiore e in osteoblasti in quella inferiore del follicolo stesso. Considerando l’espressione genica di RANKL come marker per osteoclastogenesi ed il riassorbimento osseo e della proteina ossea morfogenetica (BMP2) come marker per la formazione ossea si è visto che la prima aveva una più alta espressione nella metà coronale del follicolo, la seconda nella metà apicale (Wise et Yao, 2006). Le cellule reticolo stellate presenti nel follicolo dentale secernono l'ormone paratiroideo peptide correlato (PTHrP), che induce una maggiore espressione del fattore stimolante le colonie-1 (CSF1) e del recettore attivatore di NF-kB ligando (RANKL) in grado di differenziare i monociti in osteoclasti, facilitando il riassorbimento osseo nella metà coronale ed una concomitante maggiore espressione di proteina ossea morfogenetica (BMP2), che porta a osteogenesi nella parte apicale del follicolo dentale. 3. ANOMALIE DI ERUZIONE Possono essere dovute a fattori causali locali o generali. Tra i fattori causali locali vi sono: - formazione iniziale del germe precoce o tardiva; - sviluppo del germe rapido o lento rispetto al fisiologico; - situazione del germe dentario rispetto al futuro piano occlusale (profonda o superficiale). I fattori causali generali riguardano turbe endocrine e vitaminiche che interferiscono con lo sviluppo dei tessuti mineralizzati dell’organismo. Talvolta si ha un ritardo rilevante dell'eruzione o addirittura il dente può restare incluso nelle ossa mascellari, soprattutto per quanto riguarda i terzi molari e i canini. Tra i motivi principali di anomalie nell'eruzione, indipendentemente da ostacoli meccanici dovuti a neoformazioni o a persistenza del dente deciduo, vi è quello dell'insufficienza di spazio per inadeguato sviluppo dei mascellari o per estrazione precoce del dente deciduo, con avvicinamento di quelli confinanti. La scoperta recente che un gene, recettore dell'ormone paratiroideo 1 (PTH1R), è responsabile per casi familiari di fallimento primario di eruzione (PFE) suggerisce che altre alterazioni dell’eruzione dei denti possano avere un'eziologia genetica. Si è riscontrato un collegamento del PTH1R con il PTHrP che viene secreto dalle cellule del reticolo stellato ed è responsabile dell’induzione di CSF1 e RANKL. Si può ipotizzare che PTH1R possa perturbare l’equilibrio tra riassorbimento osseo, necessario per il passaggio del dente in eruzione, e la formazione di osso necessario a spingere il dente nel percorso eruttivo e a ricostruirlo dopo che vi sia transitato determinando il PFE. Esiste quindi un legame tra PTH1R, PFE e mediatori dell’eruzione necessari per il normale rimodellamento osseo ed è coerente con l’ipotesi che un obiettivo fondamentale del difetto genetico in PFE è l’osso alveolare. Clinicamente, per anomalia di eruzione si intende la disinclusione in cavità orale dell’elemento dentario in epoca non fisiologica, precoce o tardiva (Valletta, 1994). Nell’ambito delle eruzioni precoci rientrano i denti natali e neonatali, nell’ambito di quelle tardive l’eruzione ectopica di molari, incisivi e canini permanenti mascellari. 3.1 DENTI NATALI E NEONATALI La definizione più utilizzata è quella che prende in considerazione come riferimento solo il tempo di eruzione e distingue i denti natali che sono presenti nel cavo orale alla nascita da quelli neonatali che erompono durante i primi trenta giorni di vita (Massler & Savara, 1950). I denti natali sono tre volte più comuni dei neonatali; l’incidenza varia da 1:2000 a 1:3500 nascite. L’esame radiografico è essenziale per differenziare un’eruzione prematura di un dente deciduo (90% dei casi) da un dente soprannumerario (10% dei casi). I più frequenti sono nella regione mandibolare degli incisivi centrali, seguiti dagli incisivi mascellari. Non ci sono differenze nella prevalenza tra i sessi, ma una predilezione per quello femminile è riportata in letteratura. L’etiologia è stata collegata a una posizione superficiale del germe, ad infezioni o malnutrizione, a stati febbrili, a stimolazioni ormonali, alla trasmissione ereditaria di un gene autosomico dominante, ad ipovitaminosi. E’ stata anche associata ad alcune sindromi quali Hallerman-Streiff, Ellis Van Creveld, Soto, disostosi craniofacciale. Non ci sono studi disponibili che confermino una relazione causale con le teorie sopra proposte, comunque la posizione superficiale del germe associata a fattori ereditari sembra la più probabile (Cunha et al., 2001). Clinicamente hanno forma variabile e dimensioni che vanno dal piccolo, conico fino ad un dente normale. L’aspetto dipende dal grado di maturità, ma nella maggior parte dei casi sono piccoli, ipoplasici (Mhaske et al., 2013). Per quanto riguarda il piano di trattamento vanno considerati diversi fattori: il grado di mobilità legato ad un incompleto sviluppo radicolare, inconvenienti durante la suzione, fastidi durante l’allattamento al seno materno, possibili ferite traumatiche della lingua ( Sindrome di Riga-Fede) e soprattutto se il dente è della serie decidua o è un soprannumerario. In presenza di un dente della serie decidua il trattamento prevede lo smussamento del margine incisale per prevenire fastidi durante l’allattamento e ulcerazioni della lingua del bambino (Martins et al., 1998) o la copertura del margine con materiali compositi (Goho, 1996). L’estrazione è indicata solo ed esclusivamente se causa difficoltà nell’alimentazione del neonato e se c’è una mobilità eccessiva con rischio d’inalazione, ma questo è più frequente in caso di soprannumerari. E’ consigliato attendere 10 giorni prima di procedere all’estrazione in modo da consentire alla flora intestinale di produrre vitamina K che è essenziale per la produzione di protrombina nel fegato, in caso non sia possibile attendere è necessario valutare con il pediatra la somministrazione di vitamina K al neonato per evitare emorragie (Cunha et al., 2001). 3.2 ERUZIONE ECTOPICA DEI PRIMI MOLARI PERMANENTI Durante gli stadi iniziali della dentizione mista, i primi molari permanenti erompono nell'arcata dentaria sfruttando i versanti distali dei secondi molari decidui come guida eruttiva. I primi molari mascellari mostrano un pattern eruttivo occluso-mesiale, in questo modo durante l'eruzione la disto-angolazione della gemma nel mascellare viene corretta ed il primo molare permanente si viene a trovare perpendicolare al piano occlusale. Nel 4% dei bimbi i primi molari mascellari presentano un’accentuazione del percorso eruttivo in direzione mesiale con il risultato di un impattamento sulla superficie distale del secondo molare deciduo e conseguente parziale riassorbimento radicolare (Bjerklin & Kurol, 1981). L’etiologia è stata inizialmente correlata a una mancanza di spazio nella regione posteriore del mascellare e successivamente ad una componente genetica in quanto la prevalenza di questa anomalia dentale nella famiglia del paziente affetto era molto più alta se confrontata con quella nella popolazione generale (Kurol & Bjerklin, 1982). Dieci anni più tardi venne dimostrata un'associazione tra l'eruzione ectopica dei primi molari permanenti ed altre anomalie dentarie di origine genetica, quali l'agenesia dei secondi premolari, i canini dislocati palatalmente e l’infraocclusione dei molari decidui (Bjerklin et al., 1992), ed in presenza di queste anomalie dentarie Baccetti (1998) riscontrò una prevalenza 2-3 volte più alta di eruzione ectopica dei primi molari mascellari. Clinicamente questa condizione può essere sospettata quando c’è un’eruzione asimmetrica o quando il margine mesiale del primo molare permanente è sotto la superficie distale del secondo molare deciduo. Può essere diagnosticata in dentizione mista precoce con un esame radiografico (bite wing o ortopanoramica). Il 66% dei casi si correggono spontaneamente entro i 7 anni, dopo questo periodo è necessario trattare quelli impattati per evitare la perdita prematura dei secondi molari decidui e una riduzione della lunghezza d’arcata (Barberia-Leache et al., 2005). Il trattamento nei casi moderati consiste nell’applicazione di un elastico di separazione tra la superficie distale del secondo molare deciduo e quella mesiale del primo molare permanente in modo da creare un cuneo e favorire la risoluzione dell’impattamento. Nei casi più severi si richiede l’applicazione di un apparecchio fisso settoriale che generi una forza leggera in direzione distale sulla corona del primo molare in modo da ottenere un movimento di tipping (Fig.1). Dopo il trattamento la prognosi del mantenimento del secondo molare deciduo dipende dall’entità del riassorbimento subito, ma di solito è buona (Guideline on managment of the developing dentition and occlusion in pediatric dentistry). A B C D E Fig. 1: A) Eruzione ectopica del 16 B) Ortopanoramica C) Dettaglio dell’ortopanoramica che evidenzia la mesioinclinazione del 16 ed il prematuro riassorbimento della radice del 55 D) e E) Trattamento con apparecchio fisso settoriale per distoinclinare la corona del 16 e liberarlo dall’impattamento sul 55 F) Aspetto clinico a termine trattamento. F 3.3 ERUZIONE ECTOPICA DI CANINI MASCELLARI PERMANENTI I canini mascellari sono gli elementi dentali che si sviluppano più distanti dall’arcata dentale, vicino alle cavità nasali, e che hanno un percorso eruttivo più lungo rispetto agli altri elementi permanenti. Durante l’eruzione la bozza della corona del canino può essere percepita vestibolarmente nel processo alveolare al di sopra dei canini decidui. Quando la palpazione in questa zona è positiva la prognosi di eruzione spontanea è alta (Ericson & Kurol, 1986), quando è negativa (1,5 % della popolazione) i canini mostrano un percorso eruttivo ectopico verso il palato vicino all’incisivo laterale (Garib et al., 2009). La dislocazione palatale del canino rappresenta un’anomalia dentale che richiama l’attenzione dell’ortodontista perché spesso porta ad un riassorbimento dei denti adiacenti (Ericson & Kurol, 2000). La ritenzione vestibolare del canino mascellare è correlata a una riduzione della lunghezza d’arcata ed è una delle manifestazioni cliniche dell’affollamento, mentre nella maggior parte dei casi di dislocazione palatale del canino le arcate presentano spazio sufficiente per l’allineamento degli elementi permanenti (Jacoby, 1983). Etiologicamente è stata collegata da alcuni autori a fattori locali quali la morfologia della radice dell’incisivo laterale, la sua agenesia o la resistenza del canino deciduo ad essere riassorbito (Becker, 1995), da altri ad un fattore genetico (Peck et al., 1994). Infatti vi è un alta frequenza di associazione con l’agenesia di denti permanenti (esclusi i terzi molari), tra cui i secondi premolari sono i più colpiti, e spesso con la microdonzia degli incisivi laterali e non necessariamente dallo stesso lato. Si è concluso quindi, che la dislocazione palatale del canino, le agenesie e la microdonzia sono covariabili che condividono un origine genetica comune (Peck et al., 2002). Il clinico deve essere cosciente che generalmente un bimbo ha 1,5 % di rischio di sviluppare una dislocazione palatale del canino, mentre in un bimbo con agenesia del secondo premolare il rischio è 5 volte maggiore. Lo sviluppo del canino mascellare deve essere attentamente monitorato durante la dentizione mista, specialmente in quei bimbi che presentano alcune delle anomalie dentali associate che risultano, quindi, indicatori di rischio precoci per la dislocazione palatale del canino (Garib et al., 2010). Clinicamente l’impattamento di un canino può essere sospettato quando non è palpabile la bozza, è erotto il controlaterale e sono presenti incisivi laterali conoidi. L’ortopanoramica può mostrare un’inclinazione anormale del canino o la sovrapposizione sulla radice dell'incisivo laterale. Una diagnosi e un trattamento precoce dei canini superiori ectopici può ridurre la severità del quadro clinico, prevenendo il riassorbimento delle radici degli incisivi adiacenti e facilitandone l'eruzione. L’estrazione del canino deciduo è indicata quando la bozza del permanente non è apprezzabile alla palpazione e radiograficamente c'è una sovrapposizione del canino con la radice formata dell'incisivo laterale durante la dentizione mista (Richardson & Russell, 2000). Si è visto che l'uso dell’espansore rapido del mascellare in dentizione mista precoce aumenta la percentuale di eruzione palatale di canini impattati (Baccetti et al., 2009, O’Neill, 2010). Quando la diagnosi e più tardiva (11-16 anni) se il canino non è orizzontale, l'estrazione del canino deciduo riduce la severità dell'inclusione e il 75% erompono (Olive, 2002). Il trattamento ortodontico è necessario per creare lo spazio in arcata (Fig. 2) o per l'allineamento del canino. La salute parodontale a lungo termine dei canini inclusi recuperati dopo il trattamento ortodontico è simile a quelli non impattati. A B C D E F Fig. 2: A) Ortopanoramica che evidenzia l’eruzione ectopica del 23, la sovrapposizione E sulla radice del 22 e la persistenza del 63 B) Viene corretta con il trattamento ortodontico la distorotazione del 24 che con la sua radice palatale ostacolava l’eruzione del 23 e come si evidenzia dall’ortopanoramica successiva, a distanza di 1,5 anni, migliora l’inclinazione del 23 che inizia a riassorbire il canino deciduo C-D-E) Aspetto clinico a termine trattamento dove si evidenzia la presenza del 23 erotto spontaneamente in arcata e successivamente allineato con l’ortodonzia. F) Ortopanoramica di controllo a distanza di 4 anni. 2.4 ERUZIONE ECTOPICA DI INCISIVI MASCELLARI La mancanza di un incisivo mascellare oltre a determinare difficoltà nella pronuncia del fonema “s”, ha un impatto sull’estetica dentale e facciale che può avere conseguenze sull’autostima e quindi sull’interazione sociale in generale, per cui è importante riconoscere e gestire il problema prima possibile. L’incidenza di eruzione ectopica d’incisivi mascellari può arrivare fino al 2% della popolazione. Molte sono le cause riportate in letteratura: malformazioni o dilacerazione del dente, cisti o altre ostruzioni patologiche al percorso eruttivo, un trauma pregresso, un trattamento endodontico degli incisivi decidui, la presenza di mucoperiostio denso o di una sottomucosa che ostacola l’eruzione, incisivi ritenuti diventati anchilosati, la mancanza di spazio, l’associazione con alcune sindromi (Huber et al., 2008), ma la presenza di soprannumerari è quella più frequente (Howard, 1967, Mitchell & Bennett, 1992, Bishara, 1971). L’eruzione ectopica di un incisivo può essere sospettata dopo 6 mesi dall’eruzione del controlaterale, quando mancano entrambi gli incisivi centrali superiori e gli inferiori sono erotti da più di un anno e quando c’è una deviazione dalla normale sequenza eruttiva, cioè erompono gli incisivi laterali prima dei centrali (Yaqoob et al., 2010). Per quanto riguarda il trattamento, il 75% erompe spontaneamente dopo aver creato lo spazio, di questi il 55% si allinea naturalmente mentre il restante 20% necessita di trattamento ortodontico (Fig. 3). L’estrazione dell’incisivo deciduo necrotico devitalizzato è indicata in dentizione mista precoce, come la rimozione degli incisivi soprannumerari può ridurre la gravità dell'eruzione ectopica di un incisivo permanente adiacente (Russell & Folwarczna, 2003). Dopo l'eruzione dell'incisivo ectopico un trattamento ortodontico può essere necessario per facilitare il corretto allineamento. A B C D E H F G I Fig. 3: A-B-C) Foto intraorali iniziali nelle quali si evidenzia la mancanza del 21. All’anamnesi risulta un trauma pregresso con predita del 61 D) Ortopanoramica che rivela la dislocazione del 21 a seguito del trauma E) Preparazione dell’arcata superiore prima di procedere all’esposizione chirurgica del 21 F-G-H) Trazione ortodontica del 21 in arcata fino al raggiungimento della posizione finale di allineamento I) Foto finale CONCLUSIONI Quando il processo di eruzione dentale è disturbato, ci troviamo di fronte ad una situazione clinica difficile da diagnosticare e da trattare. La conoscenza degli eventi molecolari alla base della normale eruzione dei denti è aumentata e con essa anche la comprensione dei disturbi di eruzione. La prospettiva di un migliore controllo sul processo eruttivo e di migliorare la salute generale della dentizione è un motivo evidente per proseguire in questo settore della biologia orale. Gli interventi terapeutici disponibili oggi per correggere ortodonticamente o protesicamente un ritardo o un fallimento di eruzione sono limitati. La gestione dell'eruzione ectopica di molari, canini ed incisivi deve condurre, come abbiamo visto nei casi esaminati, ad un miglioramento della posizione eruttiva del dente. Nei casi in cui non si ottiene un normale allineamento sarà necessario un trattamento ortodontico per ottenerlo e raggiungere una corretta intercuspidazione. BIBLIOGRAFIA Baccetti T (1998) A controlled study of associated dental anomalies. Angle Orthod. Jun; 68(3): 267-74. Baccetti T, Mucedero M, Leonardi M, Cozza P (2009) Interceptive treatment of palatal impaction of maxillary canines with rapid maxillary expansion: a randomized clinical trial. Am J Orthod Dentofacial Orthop 136(5):657-61. Barberia-Leache E, Suarez-Clus MC, Seavedra-Ontiveros D (2005) Ectopic eruption of maxillary first permanent molar: characteristics and occurrence in growing children. Angle Orthod 75(4):610-15. Becker A (1995) In defence of the guidance theory of palatal canine displacement. Angle Orthod 65(2):95-8. 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