In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio di Vicenza CPO, per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere l’importo dovuto
ANNO 2012 - NUMERO 1 - MARZO - Trimestrale - E 3,50 - Poste Italiane S.p.A. - Spediz. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - Art. 1 comma 1, NE/VI
I bambini e il Tricolore
2 - La feritoia del Torrione
Motorizzati a pièe...
l’alpin l’è sempre quel
Luigi Girardi
Come si addice ad un capo che si accinge al buon ritiro, il nostro presidente Corrado Perona sta preparando le consegne della nave Ana al suo successore: con le macchine in ordine e una rotta ben segnata; non sgombra da scogli e bufere ma affrontabili con preparazione e idee chiare che
consentano di condurre con sicurezza un patrimonio di
uomini e risorse, fuori dalle secche e i relitti che ingombrano il percorso.
Il presidente ha voluto coinvolgere il grande popolo degli alpini in una radiografia
del presente dell’Associazione, per tracciare il panorama di quello che vorremmo
fosse il nostro futuro; ha impegnato la parte finale del 2011 in un tour de force che
lo ha portato a incontrare le tante sezioni sparse sullo stivale.
A fine novembre noi lo abbiamo
ospitato in territorio ritenuto da
qualcuno quasi extracomunitario:
San Pietro in Gù, remoto borgo della provincia padovana, che pur ha
dato i natali all’Antonio nazionale. Nei nostri confronti Perona si
è espresso in termini di riconfermata stima e apprezzamento per come
abbiamo gestito lo studio e presentato il
risultato dei lavori sul tema “Il futuro dell’Ana”.
Un riconoscimento comunque più per il metodo che per
una sostanza, che si è rivelata orfana di quel colpo di genio tale da far esclamare: “Haaa..., ecco quel che ci vuole!”
L’esclamazione non si è udita a San Pietro in Gù ma ci risulta nemmeno a Bergamo o a L’Aquila e neanche a Milano o Torino. Credo non sia stata pronunciata semplicemente perché quello che c’era e c’è da spendere è già stato speso; frugandoci le tasche si sono travati soltanto pochi spiccioli.
Ma già questo può essere considerato un risultato positivo, da cui trarre rinnovato stimolo a ottimizzare l’impiego del nostro patrimonio di risorse storiche, culturali e ope-
rative, adeguando il tutto a un mutato contesto storico-sociale in cui ci troviamo e soprattutto ci troveremo a vivere noi e quelli che verranno dopo di noi.
Sull’operazione “Il futuro dell’Ana” - lungi dal volerne
sminuire lo spirito - si potrebbe essere indotti ad esprimerci con un “niente di nuovo sotto il sole” e in parte
è vero. Continueranno infatti - e per fortuna - esserci
alpini che mostrano con orgoglio la foto che li ritrae con
il Presidente e che conservano nelle narici l’acre odore
del vecchio compagno mulo; ci saranno sempre - speriamo - quelli che all’Adunata Nazionale ci vanno quasi come pellegrini alla Mecca. Tra costoro affondano le
nostre radici: sono i nipoti e figli di tanti veri eroi che
hanno scritto la storia, divenuta leggenda del Corpo degli Alpini. Mai penseremo e vogliamo però vivere
di rendita o abbandonarci all’inerzia. Sicuramente non demorderemo nella missione di proselitismo tra i pigri o distratti
e svilupperemo solidi rapporti con i reparti in armi, perché non si allenti quel
cordone ombelicale che ci unisce al nostro ieri.
Familiarizzeremo con nuove forme di comunicazione e informazione, mentre scoraggeremo comportamenti beceri e poco
adatti a gente seria quali siamo noi, uomini della montagna.
Accetteremo con comprensione anche alle impennate verbali o comportamentali
dei nostri ragazzi, certamente in buona
fede anche se a volte maldestre come i
passi di un vitellino appena nato. Si devono forgiare, crescere, sbagliare e migliorarsi: proprio come abbiamo fatto
noi, figli del dopoguerra.
“Se continueremo ad essere quelli di sempre, potremo sperare - scriveva Corrado Perona nell’editoriale de L’Alpino di Dicembre e più avanti continuava: Per una buona
iniezione di fiducia basterebbe prendere atto che siamo
sempre gli stessi: osserviamo le regole, ci dedichiamo agli
altri, vigiliamo sui valori fondamentali e amiamo la nostra Patria”.
Sono le tavole della legge degli alpini. Questo è il futuro
dell’Ana. Essa vivrà finchè ci saranno alpini che sanno
guardare avanti, senza perdere il contatto con il passato,
perché noi siamo quello che siamo stati e saremo quello
che sapremo tramandare, senza scordare che:
“Motorizzati a pièe - la penna sul cappello - lo zaino affardellato - l’alpin l’è sempre quello.”
3
IL CORAGGIO DI DIRE
“NO GRAZIE”
SOMMARIO
pag.
• La feritoia del Torrione
• Nello zaino
• Uno di noi
• La mia naja
• Mondo alpino
• Recensioni
• Sul cappello che noi portiamo
• Lettere in Redazione
• Dalle zone
• Vita dei gruppi
• Protezione Civile
• Gli alpini e lo sport
• Incontri
• Varie
• Belle notizie
• “Un nostro amico hai chiesto alla montagna...”
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Anno 2012 - n. 1 - Marzo
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Torrione degli Alpini
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In prima di copertina: un’immagine che riempie di tenerezza e speranza. I bambini di prima di Villaganzerla spiegano
con fierezza i Tricolori appena ricevuti dagli alpini, davanti
ai “veci” consapevoli di aver ben seminato per i cittadini di
domani. (cronaca a pag. 40)
Cari Alpini,
Spendo poche righe inoltrandomi in
un sentiero angusto, in una strada suscettibile di
facili fraintendimenti; una strada, tuttavia, che bisogna attraversare.
Mi riferisco al rapporto tra gli alpini (sezione o gruppi che siano), la
politica e la pubblica amministrazione.
E’ inutile ripeterci come, in questi ultimi anni, soprattutto nelle piccole comunità, gli alpini sono chiamati ad aiutare le amministrazioni in piccoli ma essenziali lavori di pubblica utilità. Lavori che, a
scanso di equivoci, costano tempo, forze e denaro; lavori che gli alpini non devono adempiere per Statuto o Regolamento ma che svolgono in nome di quella generosità, di quell’aiuto e di quello spirito
di servizio che ci contraddistinguono. Sono, in fin dei conti, gli stessi sentimenti che, molti anni fa, furono alla base di quella che poi è
diventata la Protezione Civile Ana.
E’ utile sottolineare, invece, come a fronte di questo lavoro a “basso costo”, da parte delle pubbliche amministrazioni e della politica
nei confronti degli alpini ci sia un atteggiamento nebuloso, spesso
inconcludente.
A guardar bene, forse, la colpa è anche un po’ nostra. Il famoso tasi
e tira si è rivelato col tempo il miglior appiglio al quale si appella
chi ha bisogno del nostro aiuto (insieme naturalmente a una buona
dose di adulazioni). Però i tempi sono cambiati. E’ cambiata la società e, fermo restando i valori fondanti dell’Ana, è cambiata anche
la nostra Associazione.
Come ho già scritto in tempi non sospetti, gli alpini non sono uomini per tutte le stagioni; essere tirati per la giacchetta (guarda caso
quasi sempre in prossimità delle scadenze elettorali) è uno dei rischi
di far parte di un’associazione numerosa e intraprendente come la
nostra. So bene che a molti alpini fa venire l’orticaria vedere alle manifestazioni alpine politici che con grandi sorrisi e pacche sulle spalle ci salutano benedicenti. Forse perché, alla fine, noi li conosciamo
meglio di quanto loro conoscano noi.
Badate bene, questo non è il solito discorso anti-politico che va così di moda quotidianamente. Anzi, proprio perché gli alpini sono pratici è giusto che accanto alle belle parole e ai complimenti chi di dovere riconosca concretamente e in tempi rapidi il valore del nostro
lavoro. D’altra parte, il coraggio degli alpini si dimostra ogni giorno in molti modi, anche dicendo “No, grazie”.
Giuseppe Galvanin
4 - Nello zaino
Si è svolta il 26 febbraio scorso in Sala Palladio dell’Ente Fiera di Vicenza
Assemblea dei delegati 2012
La vita associativa a 360°
Federico Murzio
I rendiconti economici sono stati
approvati, e la strada per i prossimi
mesi è tracciata; questo il senso dell’assemblea dei delegati del 26 febbraio scorso svoltasi nella sala Palladio della Fiera di Vicenza.
A presiederla c’era Sebastiano Favero, trevigiano, attuale vice presidente nazionale e fresco candidato alla presidenza nel maggio 2013, quando Corrado Perona lascerà
l’incarico. In rappresentanza delle Truppe Alpine c’era
anche il colonnello Stefano Fregona, vice comandante del
7° Alpini, reparto al quale molti di noi sono legati.
Non hanno voluto mancare le autorità (applauditissime alla fine dei loro interventi) che hanno testimoniato
ammirazione e gratitudine per il lavoro delle penne nere.
C’era Achille Variati, sindaco di Vicenza; c’erano Nereo
Galvanin e Roberto Ciambetti, rispettivamente assessore Provinciale e Regionale.
Hanno relazionato l’assemblea sugli affari economici il tesoriere Arcangelo
Murzio e il revisore dei conti Nicola Paganotto.
Ha preso la parola per un
breve saluto anche Antonio
Munari, delegato della sezione berica a Milano.
Protezione Civile e Cultura Alpina. Nella relazione morale sullo stato di salute dell’Associazione, il
presidente Giuseppe Galvanin ha illustrato, nel dettaglio, tutte le attività svolte
su input della sezione. Dal-
le adunate al Gruppo Sportivo, dalla Fanfara Storica alla
Commissione Giovani, dai lavori a Fossa (in Abruzzo)
alla Casa per Luca, da Alpin Fa Grado alla Commissione Cultura, dalla Giornata Alpina della Solidarietà alla
Protezione Civile: una vita associativa a 360°.
Giuseppe Galvanin ha delineato il sentiero che l’associazione intraprenderà nel prossimo futuro. Due, alla
fine, le fondamenta sulle quali la sezione costruirà la
propria attività: la diffusione della “cultura alpina” (amor
patrio, solidarietà e spirito di servizio) e la protezione
civile.
E’ stato accolto con un applauso l’annuncio di Achille Variati che conferma l’accordo di programma tra Comune di Vicenza, Ulss e Regione Veneto grazie al quale
in località Laghetto, gli alpini avranno a disposizione gratuitamente circa 10mila mq da destinare a deposito logistico per la colonna mobile della protezione civile del Triveneto.
Sezionale, Triveneto e Nazionale. Anche sul fronte
dei raduni associativi ci sono delle novità importanti. As-
Galvanin parla alla platea
Nello zaino sodato che in occasione del 90°
anniversario della fondazione
l’adunata sezionale si svolgerà
nel capoluogo berico (responsabile della commissione creata ad hoc è il vice presidente
vicario Enzo Paolo Simonelli,
ndr), la notizia è che l’adunata del Triveneto nel 2013 si
terrà a Schio.
Buone nuove anche sul
fronte della ventilata ipotesi
che l’Adunata Nazionale del
2016 si svolga a Vicenza. Se a
livello di scelte associative non
trapela nulla di ufficiale, sia il
sindaco Variati sia l’assessore
regionale Roberto Ciambetti
hanno già assicurato che le istituzioni saranno a fianco delle
penne nere vicentine nel caso Vicenza fosse prescelta.
Critica e rispetto delle regole. Forse mai come in
questa assemblea si sono accentuati i toni sul “diritto di
critica”, “correttezza della critica” e sul rispetto delle regole associative. Ne hanno parlato Giuseppe Galvanin,
5
Antonio Munari e Sebastiano Favero. Fermo restando che
ognuno ha facoltà di esprimere le proprie opinioni in un
contesto di dialettica costruttiva, il concetto espresso dai
relatori è questo:
«Chiunque non rispetta le regole, è fuori dall’Associazione».
Solidarietà
d’oltre confini
Sono intervenuti, ospiti d’onore delle penne
nere, i rappresentanti di Metis Africa (una onlus nata a Verona nel 2001), ai quali è stato
consegnato un assegno di duemila euro. Il denaro, raccolto in occasione della Giornata Alpina della Solidarietà 2011, è destinato all’acquisto di un ecografo per il piccolo ospedale di Sangha nel Mali, nella martoriata regione Dogon dove la mortalità infantile è al
35%. Giulia Valerio, una della fondatrici di
Metis, nel saluto di ringraziamento ha ripercorso la storia associativa, descrivendo le finalità, i progetti didattici e sanitari, il lavoro
e il territorio dove Metis opera e soprattutto
le condizioni della popolazione Dogon: coGalvanin consegna l’assegno ai rappresentanti di Metis Africa
sì povera eppure con un alto spirito di ospitalità e dignità. «Ringraziamo gli alpini, così lontani e così vicini per la generosità e la gratuità del loro lavoro»
ha chiosato Giulia Valerio.
Maggiori informazioni su Metis Africa Onlus su www.metisafrica.org; e-mail: [email protected]
6 - Nello zaino
A Zanè il ricordo di Nikolajewka
In occasione dell’80° di fondazione del Gruppo, il tributo agli alpini di Russia
Gli alpini di Zanè hanno festeggiato nel
modo migliore la commemorazione della battaglia di Nikolajewka, fatta ogni anno dalla
Sezione Ana di Vicenza, abbinandola alle
manifestazioni per l’80° anniversario della
fondazione del loro Gruppo, rendendo così
la Sezione partecipe di uno dei momenti più
importanti e toccanti della vita associativa.
Nell’esatto giorno della battaglia, il 26 gennaio, al centro socioculturale, il gruppo ha
organizzato una serata culturale guidata dall’alpino Gianni Periz. Già caporedattore di
Alpin fa Grado tra il 2007 e il 2009, studioso e profondo conoscitore della Campagna
di Russia, Periz ha illustrato la cronistoria
degli eventi, proponendo al numeroso pubblico alcuni documentari originali. A conclusione, è stata consegnata una targa ricordo ai familiari dei dispersi e delle vittime in
L’intervento del presidene sezionale Giuseppe Galvanin
Russia; come sempre, con l’umiltà che distingue gli alpini, il tutto è stato fatto “per non dimentisenza di alpini provenienti da tutti i gruppi della Secare”.
zione: più di un migliaio di penne nere hanno sfilato
La celebrazione ufficiale ha visto la numerosa predopo le deposizioni delle corona a ricordo dei caduti
di tutte le guerre al monumento in Piazza
Aldo Moro. Contestualmente, al monumento
dell’alpino c’è stata, in ricordo del caporal
maggiore Matteo Miotto, l’affissione di una
targa ricordo, con la presenza delle autorità
civile e religiose (portato il cappello di Matteo, c’erano i genitori e molti concittadini
e amici dell’alpino caduto in Afganistan).
Hanno presenziato il presidente sezionale Giuseppe Galvanin, il sindaco di Zanè
Alberto Busin, l’assessore regionale Elena
Donazzan, parecchi consiglieri provinciali;
molti gagliardetti di gruppo. Dal monumento
all’Alpino fino alla chiesa di SS Pietro e
Paolo, con la Fanfara Storica della Sezione, la sfilata è proseguita per le vie del paese. Celebrata la messa nella chiesa parrocchiale dove, per l’occasione, ha portato il
saluto il nuovo parroco don Luigi.
Il rito è stato accompagnato dal coro
Al monumento ai Caduti viene aggiunta la targa che ricorda
ANA
di Thiene.
Matteo Miotto (foto Maurizio Mattiolo)
Nello zaino -
7
La celebrazione all’Istituto Trento
con la vedova di Silvano Campana
L’anniversario di Nikolajewka è stato celebrato anche all’istituto Trento di Vicenza, dove vive la signora Elda De Vincenzi,
vedova di Silvano Campana, alpino del Battaglione Vicenza, uno
dei pochi che riuscirono a tornare sani e salvi dalla Russia. Più di
50 anni dopo quei tragici fatti, in base agli appunti annotati con
cura, scrisse i suoi ricordi, ora custoditi dal Gruppo Tosato. In occasione dell’anniversario di Nikolajewka la vedova ha donato quei
ricordi anche al “Trento” e attorno a questo gesto si è svolta la
semplice cerimonia.
Silvano Campana aveva appena 19 anni quando partì per
la Russia. Il suo non è un racconto epico alla Bedeschi o alla Rigoni Stern: la vita di caserma, le tante cose che non
vanno, la partenza per il fronte; non andò in prima linea, faceva lo scritturale e nel suo racconto rende bene com’era la
vita lontano dal fronte. Ma si
trovò pure lui davanti ai russi
a Nikolajewka, anche lui puntò
il ’91 contro i giganteschi T34.
E il battesimo del fuoco non è
Elda De Vincenzi con il
quello di un eroe, ma di un vencappello del marito
tenne che se la fece addosso
Silvano Campana, in Russia a 20 anni
dalla paura… Trovò il treno giusto per tornare fra
i primi a Vicenza, ma se in Russia era stato lontano dalla prima linea, a casa fu protagonista della
guerra partigiana, fu catturato e torturato dai fascisti; quando le cose sembravano volgere al peggio arrivarono gli americani.
Su questi momenti della sua vicenda il presidente dell’Ipab Giovanni Rolando ha impostato la
cerimonia: il consigliere comunale Marco Appoggi
ha riassunto la storia dell’alpino Campana, il presidente provinciale dell’Anpi Mario Faggion si è
soffermato sulle vicende da partigiano, il giornalista Dino Biesuz ha parlato del significato di Nikolajewka per gli alpini, presenti con una rappresentanza del Gruppo Tosato.
La signora Teresa ha seguito con interesse i vari discorsi ed è intervenuta più volte per aggiungere particolari e ricordi.
Foto e documenti nella Baita degli alpini a Castegnero
Comune di Castegnero e Gruppo alpini di Villaganzerla hanno presentato,
nella Baita degli Alpini di Castegnero, la mostra di foto e documenti “ Nei percorsi della memoria” , riguardanti la Campagna di Russia, con particolare riferimento alla battaglia di Nikolajewka e alle truppe alpine che vi hanno partecipato. Dopo il saluto del sindaco di Castegnero, Giancarlo Campagnolo, il presidente della Sezione Ana Giuseppe Galvanin ha ricordato l’importanza della
battaglia, che ha permesso a migliaia di alpini di superare l’ultimo ostacolo prima di rientrare in Italia, in condizioni climatiche impossibili. La serata è proseguita con il Coro Alpino di Lumignano, che ha eseguito alcuni canti a tema, tra
cui “Nikolajewka, dammi i tuoi valek” e “Natale 1942”. La rievocazione storica
è stata fatta dal generale Domenico Innecco, il quale, attraverso i suoi ricordi di
giovani ufficiale alpino, ha descritto le ferite nel cuore di quel tragico evento che ancora portavano i suoi superiori, reduci dalla campagna di Russia.Al termine è stato proiettato un filmato storico che descrive, con materiale originale, la ritirata di russia. Alla serata
ha partecipato anche l’ultimo reduce di Russia di Castegnero, il carabiniere Orazio Frasson, che ottenne la medaglia di bronzo al
v.m. per i suoi atti di valore durante la ritirata. Un ultimo canto è stato dedicato al Giorno della Memoria.
Molti ringraziamenti sono andati a Valentino Dalla Costa, curatore della mostra, ed a Roberto Martinello, socio del Gruppo
Ana. che ha dedicato molto tempo per organizzare l’ esposizione e presenziare per tutta la settimana durante le visite delle
classi della scuola media di Villaganzerla.
8 - Nello zaino
L’Epifania tra ricordo e solidarietà
Ha celebrato don Urbani in partenza per Gerusalemme. Assenti politici e istituzioni
Una chiesa gremita ha accolto lo scorso 6 gennaio il vessillo, il consiglio direttivo sezionale e
i gagliardetti dei tanti gruppi presenti. Ormai è
un appuntamento tradizionale che si rinnova di
anno in anno da almeno quattro lustri, la messa
dell’Epifania al Patronato Leone XIII. E’ il primo incontro dell’anno per le penne nere che in
questo modo ricordano quanti sono “andati avanti” nel corso dell’anno precedente.
La celebrazione religiosa è stata ufficiata da
don Gianantonio Urbani e animata dalle suggestive melodie del Coro Gramolon di Montebello Vicentino, al suo debutto ufficiale in veste di
Coro Ana; grande commozione all’ascolto della Preghiera dell’Alpino letta dal consigliere sezionale Giampietro Gollin.
Oltre al presidente Giuseppe Galvanin e buona parte del consiglio sezionale (una decina gli assenti) sedevano sui primi banchi Giobatta Danda (applauditissimo dai presenti, ndr), reduce della campagna di Russia e alpino pluridecorato; il generale Maurizio Gorza,
già responsabile nazionale della Protezione Civile Ana;
il generale Domenico Innecco, da sempre vicino alla
Da Marano a Gerusalemme
Anche quest’anno la messa è stata celebrata da
don Gianantonio Urbani. Già caporale degli alpini, ha così voluto sottolineare il legame di amicizia profonda con le penne nere della sezione. Da
un paio d’anni il sacerdote, originario di Marano,
è a Gerusalemme dove cura l’ufficio diocesano dei
pellegrinaggi in Terrasanta e dove studia Scienze
bibliche e archeologia. Di tanto in tanto, don Gianantonio attraversa il confine tra Israele e la Cisgiordania e si reca a Betlemme al Caritas Baby
Hospital.
Questa struttura ospedaliera è riservata alla cura dei bambini in un territorio che, notoriamente,
si segnala per le alte percentuali di mortalità infantile. Al Caritas Baby Hospital sono state devolute le offerte raccolte durante la celebrazione religiosa.
Sezione e che da qualche anno presiede la Lega Italiana Lotta ai Tumori berica. Di solito così numerosi agli
eventi degli alpini, questa volta mancavano i rappresentanti istituzionali e gli amministratori locali nonostante, come ha informato Galvanin a cerimonia conclusa, «fossero stati invitati con largo anticipo». A questi ultimi, in ogni caso, il presidente ha esteso l’augurio di un buon 2012 «con la speranza che possano prendere esempio di sobrietà e impegno civile dall’Associazione Nazionale Alpini».
Proprio sulla solidarietà e sul senso di responsabilità delle penne nere nei confronti del prossimo, Galvanin ha incentrato il breve saluto ai presenti. «La nostra società sta vivendo una delle sue peggiori parentesi storiche: la grave crisi economica che ci attanaglia e ci preoccupa, ha palesato ben più profonde carenze etiche e morali. Tra tutto si salva l’umile, quasi
inosservata, opera degli alpini. La genuina volontà di
far del bene, di aiutare gli altri, siano essi singoli o
amministrazioni pubbliche, fa parte del nostro Dna.
Dobbiamo continuare a percorrere questa strada: una
via che ci è congeniale, forse l’unica che conosciamo,
ma è l’unica sulla quale ci sentiamo a nostro agio. E
se il nostro lavoro, da sempre lontano dai riflettori dei
mass-media, può essere preso a modello da altri, tanto meglio. Per noi, vale il nostro passato e il nostro
presente».
F.M.
Nello zaino -
9
Solenne commemorazione a Thiene per il primo anniversario della scomparsa
Seguiamo l’esempio di Matteo
Nel primo anniversario della scomparsa è stato ricordato a Thiene Matteo Miotto, caduto in combattimento in Afganistan il 31 dicembre 2010. Una commossa e molto partecipata cerimonia, alla presenza di
molte autorità, sezione e gruppi Ana, alpini in armi e in
congedo, che si sono stretti attorno ai parenti. Prima c’è
stata la messa, poi il lento corteo, ritmato dalla sezione
tamburi della Fanfara storica, fino al cimitero dove c’è
stato l’omaggio alla tomba. E’ stato ritenuto opportuno
non dare spazio a discorsi di circostanza, per lasciare ai
parenti la possibilità di raccogliersi in silenzio nel ricordo. Alcune considerazioni sulla cerimonia il vice presidente vicario della Sezione Ana, Enzo Paolo Simonelli, le riporta così su Alpin fa Grado.
“Sono commosso ed estremamente colpito dalla
grande partecipazione a questa cerimonia di commemorazione ad un anno dalla scomparsa di Matteo .
Questo significa che il messaggio è arrivato ed ha fatto sì che oggi ci sentiamo sempre più uniti alla sua fa-
miglia nel suo ricordo . Ci interroghiamo sul nostro
futuro come associazione e la risposta è sulla tomba
di Matteo, che ci indica la strada da seguire per far sì
che essa resista il più a lungo possibile per dare l’opportunità ai giovani di portare avanti i valori che ci
hanno trasmesso i nostri padri fondatori . L’insegnamento che ci lascia è un qualcosa che spesso ci dimentichiamo lasciandoci coinvolgere in sterili contrasti interni , piccoli o grandi che siano: il senso del
dovere. Lui l’ ha sempre tenuto ben presente tanto che
ha donato la vita per esso . Anche noi dovremmo seguire il suo esempio ; quando arriva il momento dello
sconforto o dello scoramento perché i problemi da risolvere diventano più grandi e non si vede la soluzione , pensiamo a lui , al suo coraggio , alla sua voglia
di fare e vedrete che tutto si appianerà e ripartiremo
con rinnovato vigore. Manteniamo vivo in noi il suo
ricordo e sono sicuro che tutta la Sezione ne trarrà
vantaggio “.
10 - Nello zaino
Oltre 400 Gruppi alla celebrazione voluta da Peppino Prisco. Applausi alla Fanfara storica
A Milano nel ricordo dei nostri caduti
Tanti ma proprio tanti gli alpini che l’11 dicembre, in
piazza Duomo hanno riscaldato una distratta e ancora insonnolita Milano. Alpini vecchi e giovani che da ormai 54
anni rispondono “presente!” all’appuntamento per la messa in suffragio tante penne mozze del battaglione L’Aquila e di tanti altri sacrificati su tutti i fronti, giungendo da
remoti borghi e da grandi città a testimoniare memoria e
rispetto sotto lo sguardo materno della Madonnina.
“Celebrazione voluta da un grande alpino che non c’è
più e del quale celebriamo oggi il decimo anniversario
della scomparsa; Peppino Prisco, alpino del battaglione
L’Aquila, reduce di Russia” ricorda Beppe Parazzini oratore ufficiale della cerimonia, rammentando che proprio
lì a due passi, novantadue anni fa, in un locale del primo
piano in Galleria, ebbe il battesimo l’Associazione Nazionale Alpini. Sincere anche le parole rivolte agli astanti dal sindaco Pisapia : “Amici cari, sono orgoglioso di essere tra voi nel giorno in cui ricordiamo con gratitudine
tutti gli alpini e tutti i soldati caduti per l’Italia sia in tempo di guerra che di pace”.
Officiante il rito religioso, l’arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola, in un duomo gremito di penne nere
su cui emergeva brillante il mare verde di 53 vessilli, dei
gagliardetti di oltre quattrocento gruppi e sopra tutti il labaro nazionale scintillante di tante medaglie d’oro, oltre a
più di quaranta gonfaloni del territorio lombardo.
Un’atmosfera resa più alpina per l’assenza di politici
e politicanti e la presenza del nostro presidente Perona, del
comandante delle truppe alpine, generale Primicerj, del
generale Maggi comandante della Scuola militare alpina
di Aosta e tante altre penne bianche note e meno note, in
armi e in congedo. Impossibile contare i presidenti di sezione. Massiccia la presenza della nostra sezione, partita
da Malo con un pullman e altri due da Vicenza con a bordo la Fanfara storica e alpini con una nutrita squadra di
componenti il Consiglio direttivo.
Momento esaltante l’alzabandiera e la resa degli onori ai generali Primicerj, Battisti e il presidente Perona, che
hanno quindi passato in rassegna lo schieramento formato dal picchetto d’onore e la fanfara della brigata Taurinense, dal picchetto dei cadetti della scuola militare Theuliè, dai gonfaloni di Milano e Sesto S. Giovanni
decorati di medaglia d’oro al Valor Militare, la
nostra Fanfara storica, le crocerossine e tanti vessilli. Con fiero incedere, la Fanfara Storica ha poi
cadenzato il corteo che da piazza Duomo ha sfilato fino al sacrario di Sant’Ambrogio per la resa degli onori agli oltre cinquemila soldati milanesi caduti nella guerra del ‘15-’18.
Un po’ vanesi, i nostri musicanti hanno colto
l’occasione per mietere altri applausi, sfilando
per il centro cittadino fino a tornare al pullman
parcheggiato nelle adiacenze del Duomo, che li
avrebbe portati a pranzo, ospiti del Gruppo alpini di Cinisello Balsamo, che non si sono lasciati
sfuggire l’occasione per invitarli a solennizzare
la loro festa per l’80° della fondazione.
LuiGi
La Fanfara storica di Vicenza in parata davanti al Duomo di Milano
Nello zaino -
11
Ottima riuscita a Malo della rassegna promossa dalla Sezione
I cori scaldano i cuori
Sul colle che sovrasta Malo, la sera del 4
febbraio tirava una “bava” da pelare il viso e
far venire la giossa al naso; quasi certa premessa per un antipatico flop della rassegna corale voluta dalla Sezione, organizzata dal Gruppo di Malo e ospitata dalla Parrocchia che gentilmente ha spalancato le porte della Basilica
di Santa Libera, che dall’omonimo colle domina la pianura. Gradevole sorpresa invece
quando alle 20,30, orario previsto in cartellone, la chiesa era invece già gremita e al capogruppo Danilo Panizzon, non è rimasto che
porgere senza indugio il saluto di benvenuto al
pubblico e agli ospiti tra cui: in rappresentanza della Sezione, il vicepresidente vicario Enzo Simonelli, il consigliere Luciano Cherobin
ed il capozona Gianni Stevan.
Ha aperto la rassegna il coro di casa, El Livergon diretto da Paolo La Bruna, che ha saputo imprimere ritmo e
calore all’incontro, con una serie di ottime interpretazioni conclusesi con una rapsodia di canti alpini, armonizzata dal maladense maestro Mario Lanaro ed eseguita da una
formazione congiunta di coro e ottoni della Banda Cittadina di Malo.
La scena è passata quindi al coro Ana di Creazzo che,
sotto la direzione di Simone Sbabo, ha espresso con grande professionalità il meglio del canto di montagna e del
repertorio alpino, dominato da una travolgente interpreta-
zione della Ballata del soldato.L’onore di concludere la serata è toccato al coro Ana di Piovene brillantemente introdotto e presentato dal suo presidente Erminio Masèro.
Pezzo forte del repertorio sapientemente selezionato da
Alessandro Canale, un’intensa interpretazione di Amici
miei che ha strappato un lungo applauso a scena aperta.
Gran finale fuori programma, quale tangibile riconoscenza per l’ardito pubblico che ha sfidato i rigori della stagione, l’esecuzione a cori congiunti di un Signore
delle Cime che ha fatto vibrare gli animi e le vetrate del
Santuario.
La Fanfara storica cerca nuovi innesti per alcune sezioni
Crescete e moltiplicatevi
Primavera: tempo di innesti per produrre meglio e di più. Anche la nostra fanfara è una pianta che ha costante
bisogno di cure e di innesti di nuovi musicanti che vadano a rinforzare rami ancora deboli come le sezioni
flauti, clarini e tromboni. Non è che si disdegnino altri strumenti, anzi! E' proprio un nutrito organico infatti,
che garantisce la presenza della fanfara anche quando, per vari motivi, alcuni musicanti non possono essere
presenti.
E' per questo che lanciamo un invito a tutti quei musicanti che - pur avendo impegni anche con altri complessi
- vogliano accettare il nostro invito a partecipare alla meravigliosa avventura della Fanfara storica della Sezione Ana di Vicenza. Confidiamo anche che chi legge questa comunicazione se ne faccia portavoce e passaparola presso le sue conoscenze.
Per informazioni:
[email protected] - [email protected] - [email protected] Telefoni: 0444 926 988 - 348 4911 590 - fax 0444 927 353
12 - Nello zaino
Perona, Bepi De Marzi e i Crodaioli per festeggiare gli 85 anni del Gruppo Pagani
Arzignano, serata speciale in fabbrica
Alla presenza del presidente nazionale Corrado Perona,
accompagnato dai consiglieri
Cesare Lavizzari, Antonio Munari e Luigi Cailotto, è ufficialmente iniziato il cammino
del Gruppo “Mario Pagani” di
Arzignano verso i festeggiamenti per l’85° della fondazione del Sodalizio. In un’ insolita, ma straordinariamente coinvolgente cornice data dallo stabilimento della Marelli Motori, imbandierato per l’occasione, Bepi De Marzi con i suoi
Crodaioli ha condotto le centinaia di spettatori presenti in una
magica atmosfera di ricordi,
personaggi e testimonianze della Arzignano alpina.
L’ing. Roberto Ditri, amministratore delegato. della Marelli (erede della Pellizzari, storica fabbrica di
Arzignano), alpino, ufficiale del Btg. “Gemona” ha fatto gli onori di casa ringraziando le Penne Nere del “Mario Pagani” per l’organizzazione e per la grande occasione fornita. Il presidente Perona ha galvanizzato i
presenti con un intervento che ha riscosso molti consensi ed applausi.
Le cante sapientemente preparate da Bepi De Marzi, altra importante figura di alpino di Arzignano, con
l’accompagnamento dei “Crodaioli”, hanno da subito
coinvolto tutti i presenti, e tutti, nessuno escluso, si sono uniti in un canto veramente speciale. Le immagini
ed i brani accuratamente selezionati dall’alpino Luca
Dal Molin hanno completato un evento che si è rivelato veramente speciale.
Alla fine il capogruppo Paolo Marchetti, congedando gli ospiti, ha rivolto un pensiero di gratitudine
agli alpini che in 85 anni di storia, non solo locale, hanno fatto grande il Gruppo. Non solo personaggi come
Giulio e Giuseppe Bedeschi, Antonio Giuriolo, Mario
Pagani, ma tanti alpini, anonimi che con la loro semplicità e la loro onesta laboriosità hanno nobilitato la
nostra gente, fieri del loro cappello con la penna nera.
Un freddo vento di bora ha accompagnato nella notte
le centinaia di spettatori ancora soddisfatti di una serata veramente unica ed emozionante.
Paolo Marchetti
Il “Numero unico” di Malo
è arrivato a quota 10
Un bel Tricolore campeggia sulla copertina del “Numero unico” del Gruppo Ana di Malo, che pur essendo unico esce ogni anno ed è quindi arrivato a
quota 10 e si presenta così “vestito da festa”.
Due anniversari (i 10 e i 150 anni) che hanno indotto la direzione (Gigi Girardi e Vito Mantia) a dedicare numerose pagine all’attività e alle vicende di
uno dei più attivi gruppi della Sezione, dalle origini nel 1925 fino ai giorni nostri.
Un altro servizio racconta i canti degli alpini, le origini nei tempi di guerra, il significato di certe cante, l’importanza per le truppe.
Viene dato spazio anche ai ricordi di naja, alle testimonianze dei reduci, agli eventi e alle attività del
2011 corredati da numerose foto.
Nello zaino -
13
GRUPPO AGORDO, IL RITORNO A FELTRE
Gli artiglieri si ritrovano in luglio in occasione del Raduno Triveneto
Sono passati più di 36 anni da quando il Gruppo “Agordo “ ha lasciato la città
di Feltre e la Caserma “Zannettelli , sede storica dalla sua costituzione , ed ora i suoi artiglieri tornano ufficialmente in città in occasione del Primo Raduno di questa unità . Il Raduno avrà luogo nei
giorni 21 e 22 luglio 2012 , nell’
ambito dell’annuale Raduno Triveneto , e si preannuncia già come un
evento che lascerà un’impronta indelebile nella
popolazione feltrina e nell’animo di tutti gli artiglieri
che numerosissimi hanno militato nelle file dell’ “Agordo”; nell’occasione sarà anche parzialmente riaperta la
Caserma Zannettelli .
Il Gruppo “Agordo” è nato a Belluno nel 1953 , anno della costituzione della Brigata Cadore , e posto alle dipendenze del ricostituito 6° Reggimento artiglieria
da montagna ; pochi mesi dopo è stato spostato a Feltre
nella Caserma “Zannettelli “ insieme al glorioso battaglione “Feltre”, con il quale ha convissuto e cooperato
per lunghi anni . Nel 1956 le batterie hanno assunto la
denominazione di 41^, 42^ e 43^ e l’”Agordo” è diventato il gruppo mortai del 6° (ecco il perché il mulo
del distintivo scalcia una bomba da mortaio!) rimanendo tale fino all’inizio del 1960 quando , con l’adozione
dell’obice da 105/14 , si è trasformato in Gruppo pluricalibro con due batterie autotrainate – someggiabili da
105/14 ( 41^ e 42^ ) ed una ( 43^ ) someggiata con mortai da 120 . Nel 1970 anche quest’ultima batteria ha adottato il pezzo da 105/14 ma , a differenza delle altre due
, con la fisonomia di autotrainata e perdendo quindi definitivamente i muli , preludio di quello che succederà
poi non molti anni dopo a tutta l’artiglieria da montagna .
Con questo ordinamento il Gruppo ha vissuto ed operato fino a metà degli anni settanta , quando il primo di
una serie di provvedimenti ordinativi dello Stato Maggiore Esercito ha sanzionato l’addio alla città di Feltre
: l’”Agordo “ è stato infatti sciolto ed il suo nome assunto dal Gruppo , sempre del 6° , di stanza a Bassano
del Grappa , cioè il “Pieve di Cadore “. Durante il periodo passato a Bassano l’ “Agordo” ha cambiato completamente fisonomia : esigenze operative hanno impo-
sto la graduale radiazione del 105/14 e l’adozione dell’obice da 155/23 che dal 1982
è diventato l’armamento principale dell’artiglieria da montagna : è stato questo , pertanto ,
anche il momento dell’addio ai muli che per tanti anni erano stati fedeli compagni degli artiglieri
. Il 26 marzo 1991 , a seguito di un nuovo provvedimento ordinativo dello Stato Maggiore Esercito , il Gruppo “Agordo “ è stato definitivamente sciolto come tantissime altre gloriose unità del
nostro Esercito .
La storia dell” Agordo “ è dunque relativamente recente , ma molto più antica è quella delle sue batterie , come del resto normalmente è avvenuto per tutte
le unità di artiglieria da montagna .
Le batterie da montagna , infatti , fin dai tempi della loro nascita nella seconda metà dell’Ottocento ,
hanno sempre avuto la peculiarità di operare autonomamente e spesso , quindi , una storia diversa dai
Gruppi nei quali erano inquadrate ; così è stato anche
per la 41^ , la 42^ e la 43^ , che sono nate in Libia nel
1914 dopo la Campagna del 1911-12 e lì sono rimaste
fino ai primi Anni Venti , contribuendo a tutelare gli interessi italiani nella regione anche durante la Grande
Guerra .
Dopo la parentesi fra le due guerre , nel 1939 le tre
batterie vennero per la prima volta riunite
per dare vita in alto Friuli al Gruppo di artiglieria alpina “ Val Tagliamento “, che è quindi da considerarsi
il vero progenitore dell’ “Agordo” .
Allo scoppio della 2^ Guerra Mondiale il “Val Tagliamento” fu destinato al fronte greco-albanese , combattendo in condizioni difficilissime in Albania ed in
Montenegro; rimpatriato nel settembre 1942 fu destinato prima al fronte francese e poi in Friuli , ove rimase
fino all’8 Settembre .
Artiglieri che avete militato nell’ “Agordo” , con queste brevi note , molte delle quali appartengono anche a
voi perché avete contribuito a fare la storia del Gruppo,
abbiamo solo voluto rinverdire i vostri ricordi e stimolare il vostro senso di appartenenza : arrivederci a Feltre la prossima estate .
Franco Chiesa
G. Paolo Agosto
14 - Nello zaino
Un caltranese alpino mancato e l’amicizia con gli alpini Usa
Due cappelli alpini, una grande storia
Quando, settant’anni fa, era allievo del
liceo Tito Livio di Padova e saliva in montagna, la sua grande passione, ai gestori dei
vari rifugi alpini raggiunti Gianfranco Dal
Santo, classe 1926, richiedeva il timbro della “ditta”. All’epoca chi risiedeva in pianura per poter aspirare a mettere il cappello alpino doveva dimostrare, ”carte alla mano”, di amare veramente le vette e la vita
dei montanari. Non bastava un padre caltranese, ufficiale degli alpini nella grande
guerra nel Battaglione Val Pellice, od esser nato a Tolmezzo. Ci volevano i timbri
e lui ne collezionava uno dietro l’altro sperando nella “cartolina” giusta.
La tempesta della seconda guerra mondiale mandò invece in frantumi i suoi soGianfranco Dal Santo e il presidente Galvanin
gni giovanili. Si schiera con le forze partigiane attivandosi nel vicentino per non rivitabile la richiesta di un paio di cappelli alpini: uno da
spondere al famigerato “Bando Graziani”. Alla concludestinare ad un reduce di sua conoscenza, l’altro andrà
sione del conflitto c’erano ad attenderlo gli studi uniinvece ad arricchire il museo della “decima” presente a
versitari di medicina e, quindi, il rinvio del servizio miVail.
litare. Laureatosi brillantemente, come tantissimi altri
Il nostro presidente è ben felice di rispondere alla riitaliani dell’ epoca, preparò, sia pur a malincuore, la vachiesta così il 23 dicembre scorso Gianfranco Dal Sanligia per emigrare prima in Svezia poi negli Stati uniti.
to è ospite del “torrione” per la consegna. Quando BeSuo obiettivo: dedicarsi alla ricerca medica speripi Galvanin, dopo l’ omaggio dei due cappelli con napmentale allora come ora una chimera restando in Italia.
pina rossa a ricordo del “Vicenza”, gliene mette uno in
Oltreoceano fra Boston, Detroit ed El Paso, ad attesta l’emozione sale. Il suo sogno giovanile sia avvera
tenderlo una brillante carriera universitaria conclusasi
sia pur in modo inatteso rispetto alle sua previsioni giouna ventina d’anni fa ma fra le tante soddisfazioni provanili.
fessionali, sociali e familiari , una famiglia d’oro, mesLa vicenda però, fortunatamente, non si conclude qui.
se da parte la naja alpina rimase per sempre un desideAvrà un seguito a primavera inoltrata quando torneranrio inappagato.
no in Italia alcuni reduci della divisione americana per
Sportivo praticante a tutto tondo, incontra sulle piste
visitare i luoghi dell’Appennino e della Pianura padana
di Vail, “la Cortina del Colorado”, i reduci della 10° Diche li videro protagonisti nell’ormai lontano 1945. Anvisione da montagna dell’ Us Army. Il feeling è immedranno ad onorare il loro caduti, alcune centinaia, rindiato tanto più che nel 1945 la “decima” concluse la sua
novando, in contemporanea, il legame con l’Italia ora
campagna d’Italia liberando Torbole dove Gianfranco
consolidatosi anche tramite questa singolare vicenda. E
Dal Santo ha fissato, ormai da parecchi anni, il suo “buen
gli alpini berici saranno con loro e con Gianfranco Dal
retiro” estivo.
Santo che ha orgogliosamente intitolato la sua autobioDecide quindi di approfondire la storia dell’unità stagrafia “Ich bin ein Caltraner”.
tunitense, tuttora impegnata in Afghanistan, presentanPiù eloquente di così…
do, lo scorso ottobre a Caltrano, un’anteprima del suo
libro di prossima uscita. Nell’occasione incontra GiuRenato Angonese
seppe Galvanin ed a quel punto, diventa pressochè ine-
Nello zaino -
15
ADUNATA NAZIONALE DI BOLZANO 13 MAGGIO 2012
Inquadramento della Sezione
Responsabile: Enzo Paolo Simonelli
1° SCAGLIONE
(Responsabile: Griselin coadiuvato da Gatto)
Striscione “ SEZIONE DI VICENZA”
(portato da 7 Alpini della Zona Vicenza città)
a 3 metri
FANFARA STORICA SEZIONALE
a 3 metri
Presidente - Vessillo Sezionale - Consigliere nazionale
a 3 metri
Vice Presidenti
a 3 metri
Consiglio Direttivo Sezionale
a 3 metri
Striscione “Fratellanza, amicizia e responsabilità sono il nostro Credo”
(portato da 7 Alpini della Zona Berici settentrionali)
a 3 metri
Militari in servizio - Ufficiali Generali e
Ufficiali Superiori in congedo
Alpini con incarichi speciali in Sezione
Autorità
Sindaci con cappello e fascia tricolore
Sindaci con fascia tricolore
a 3 metri
Blocco Gagliardetti dei Gruppi
a 3 metri
STRISCIONE RUSSIA
a 3 metri
Sezione tamburi Fanfara storica sezionale
a 3 metri
Alpini Decorati e Reduci su automezzi
scortati dal gruppo giovani
a 10 metri max.
2° SCAGLIONE
(Responsabile: Fincato coadiuvato da Stoppa)
Striscione “2° SCAGLIONE”
(portato da 7 Alpini del Gruppo di Torri-Lerino)
a 3 metri
Striscione “Vicenza : 90 anni di Fondazione e di Volontariato ”
(portato da 7 Alpini del Gruppo di Montegalda)
a 3 metri
Alpini delle zone:
Colli Vicentini– Riviera Berica
FANFARA DI VIVARO
Vicenza Città- Berici Settentrionali
a 10 metri max.
3° SCAGLIONE
(Responsabile: De Marchi coadiuvato da Rando)
Striscione “3° SCAGLIONE”
(portato da 7 Alpini del Gruppo di Poiana)
a 3 metri
Striscione “Alpini : il vero made in Italy ! ”
(portato da 7 Alpini del Gruppo di Passo di Riva)
a 3 metri
Alpini delle zone:
Astico Brenta – Astico Pedemontana
FANFARA ARSIERO
Val d’Astico – Castellari Alto Bacchiglione
a 10 metri max.
4° SCAGLIONE
(Responsabile: Mottin coadiuvato da Stevan)
Striscione “4° SCAGLIONE”
(portato da 7 Alpini del Gruppo di Monte di Malo)
a 3 metri
Striscione “Italia: se tutti ti amassero come noi…”
(portato da 7 Alpini del Gruppo di San Rocco)
a 3 metri
Scudetti Brigate Alpine
a 3 metri
Alpini delle zone:
Val Leogra Alta – Val Leogra Bassa
FANFARA DI CALTRANO
Monte Cimone – Val Chiampo
a 10 metri max.
5° SCAGLIONE
(Responsabile: Bolla coadiuvato da Cristofari)
Striscione “5° SCAGLIONE”
(portato da 7 Alpini del Gruppo di Zovencedo-S.Gottardo)
3 metri
Striscione “Giovani fatevi avanti ! Siete il nostro futuro !”
(portato da 7 Alpini del Gruppo di Noventa)
a 3 metri
Alpini delle zone:
Masotto - Val Del Guà
FANFARA DI POVOLARO
Val Liona Alta – Val Liona Bassa
Disposizioni generali
L’inquadramento, salvo dove previsto, sarà per file di 9 Alpini. Ritrovo all’ammassamento fra le ore 16,30 e le ore 17,00 (tenersi informati sull’andamento della sfilata perché potrebbe subire continue variazioni a seconda della velocità di sfilamento o delle condizioni del tempo). L’inizio della sfilata è fissato circa a metà di via
Milano. Gli alpini vanno inquadrati possibilmente con uniformità cromatica, cercando di mettere nelle prime file e nelle ultime file i gruppi in uniforme. Si consiglia
di sfilare a ranghi stretti per tre semplici motivi: facilità nel tenere il settore ordinato, maggiore effetto scenografico e consentire agli ultimi di sentire la fanfara. Tenere una distanza di circa 10/15 metri dallo scaglione che precede, in modo di avere la possibilità di fare l’elastico senza dover continuare a fermarsi. Tenere compattata la fanfara al centro delle zone, evitando che il gruppo che precede si distanzi troppo. Gli alfieri dei gagliardetti devono avere i guanti bianchi ed un abbigliamento consono. Salutano in prossimità della tribuna portando in avanti il gagliardetto.
16 - Nello zaino
Guardando la luna e le stelle
Gli alpini in visita all’osservatorio di Arcugnano
Il Gruppo Alpini di Arcugnano in collaborazione con il Gruppo Astrofili Vicentini ha dato il via
alle manifestazioni per il proprio novantesimo organizzando per i Gruppi della zona Zona Berici Settentrionali “Guardando la luna e le stelle con gli alpini”. L’iniziativa ha fatto ricordare che la luna e le
stelle ammirate nella serata guidarono anche la marcia dei nostri alpini nelle fredde notti durante la tragica ed eroica ritirata nella steppa russa. Folta la
partecipazione degli alpini, che hanno potuto coinvolgere i loro famigliari, condividendo con loro da
una parte l’ammirazione di uno dei più belli spettacoli della natura e dall’altra i valori, l’ospitalità e
la gioia dello stare assieme che si respira nelle nostre sedi alpine. Il gruppo Astrofili Vicentini ha dato un contributo altamente professionale, con l’ausilio di mezzi informatici, che hanno permesso ai partecipanti di vedere anche oltre il normalmente visibile, nonostante il tempo inclemente. A ricordo dell’iniziativa
tutti hanno ricevuto una bellissima riproduzione fotografica dei più bei fenomeni celesti visibili dal nostro
Il capozona Luciano Cherobin davanti al telescopio
emisfero. Vista la richiesta, che ha superato ampiamente le attese, l’evento sarà ripetuto probabilmente a settembre. Un particolare ringraziamento è andato al capogruppo Silvano Moretto ed al presidente degli Astrofili
Vicentini Walter Gottin per l’impegno profuso.
Al Tempio di Cargnacco ricordati i Caduti di Russia
In rappresentanza della sezione, una delegazione di alpini sandricensi, accompagnati dal capo zona Astico Brenta Giuliano De Marchi e dal
capo gruppo di Sarcedo Alberto Dalferro, hanno
partecipato alla commemorazione della battaglia
di Nikolajewka a Cargnacco, in provincia di Udine. La cerimonia è iniziata con l’alzabandiera nel
piazzale antistante il sacrario alla base del quale
hanno sorriso al sole alcuni girasoli stilizzati, simbolo e ricordo di quei campi russi lavati dal sangue italiano.
Significativo momento di raccoglimento e stato reso all’urna del Milite Ignoto, dove anche il
gruppo di Sarcedo ha lasciato un omaggio floreale
a ricordo di tutti i paesani e vicentini mai più tornati dalla Campagna di Russia.
Doverosa la visita alla cripta: i suoi scudi simboleggiano le grandi unità dell’Armir e rappresentano un
silenzioso monumento a ricordo dei centomila tra Ca-
duti e dispersi; lì la delegazione vicentina ha voluto rendere gli onori all’urna di don Carlo Caneva, Mov, cappellano della Tridentina che con la sua tenacia volle il
Tempio a memento di quelle vicende.
Uno di noi -
17
Il patriarca della Fanfara storica
Maestro di bombardino nel complesso
della Brigata Cadore e nella Banda Galliano di Lugo
Alpino Emilio Caldieri, classe 1936
7° Reggimento alpini, Battaglione Feltre,
66^ compagnia.
Questa è la carta d’identità del patriarca della Fanfara Storica della nostra Sezione, insignito del titolo di
Cavaliere, quale riconoscimento per le sue molteplici
attività sociali e musicali, che lo hanno visto già acerbo quindicenne anni entrare come suonatore di bombardino nella ben nota “Banda Galliano” di Lugo.
Il ragazzo cresce, entra presto nel mondo del lavoro, interrotto dall’intervallo imposto dalla chiamata alle armi. Non proprio un gigante ma tosto come il legno di cornolaro, Emilio è l’alpino che come un ragno
attacca la montagna, si avvinghia alla roccia con nervi e muscoli saldi, trascina con l’esempio anche i compagni più lavativi. Tra i fucilieri della sessantasei sa
farsi presto apprezzare anche come un gran compagno
di baldoria, mai a corto di arguzia e parole. La sua grande passione lo porta fatalmente a incontrare il maresciallo Mario Del Fabbro, direttore della Fanfara della Brigata Cadore, che lo accoglie con simpatia e lo arruola per un anno nella fanfara, dandogli così modo
di sfogare a tempo pieno la sua grande passione per la
musica e il bombardino.
Arriva il congedo, saluta il maresciallo e i compagni e torna alla nativa Zugliano, dove quelli di Lugo
lo attendono a braccia aperte. Erano momenti non proprio facili per la Banda ma subito Emilio diventa elemento trainante e rincuora i suoi colleghi, tanto che nel
1992 viene eletto presidente della “Banda musicale
Galliano”. Si rimbocca ulteriormente le maniche, ricuce rapporti che si erano andati intiepidendo e in un
paio d’anni riesce a portare l’organico strumentale ai
massimi livelli: 43 musicanti, tutti allevati e istruiti tra
i compaesani.
Nel 1998, coadiuvato dall’amico Francesco Novella, in coincidenza con il centenario della fondazione,
dà alle stampe un volume che racconta la storia dei successi e dei protagonisti della meravigliosa avventura
della “Banda Galliano”..
Emilio è passato da momenti di grandi soddisfazioni ad altri di cocenti amarezze ma da vero alpino,
ha sempre stretto i denti, trovando nuovi slanci su una
Emilio Caldieri
scia di note che da ormai sessant’anni lo vede protagonista in numerosi complessi musicali e non poteva
non essere tra i primi ad approdare cinque anni fa, tra
le fila della prestigiosa Fanfara Storica, vanto della nostra sezione.
Ad Emilio Calmieri, fuciliere della sessantasei e
musicante per vocazione, auguriamo di tener ben stretto tra le sue mani l’inseparabile bombardino e continuare a portare con orgoglio la storica uniforme blu,
per le piazze e sui palcoscenici del nostro Paese.
LuiGi
18 -
LA TRADOTTA
21 ore da Mondovì a Calalzo, rancio immangiabile e con poca acqua. Il soccorso dei parenti a Vicenza
Sveglia… In piedi… Sveglia, lavarsi, vestirsi, consegnare la biancheria in magazzino… Sveglia, muoversi!
No, non è un sogno, né un incubo, è molto peggio: è il
sergente che ci dà la sveglia. Sono le 3 del mattino del 3 settembre 1966. Oggi si conclude il Car a Mondovì, dove siamo arrivati tre mesi fa. La notte è molto calda, si fa fatica a
respirare in quella camerata sovraffollata e, complice un po’
l’ansia di partire per il reggimento, abbiamo dormito tutti
molto poco.
Facciamo tutto in fretta, fra le urla e le bestemmie di chi
si è accorto che gli manca qualcosa del corredo di biancheria da consegnare: quello che ti manca o lo rubi a tua volta o
lo paghi di tasca tua. Alle 3.45 siano in refettorio per la colazione: il solito gavettino di caffellatte annacquato e mezzo
pezzo di pane del giorno prima; sento qualcuno affermare
che al reggimento si mangerà meglio. Speriamo, anche perché qui a Mondovì abbiamo fatto lo sciopero della fame, che
è servito solo a rimanere consegnati in caserma per tre giorni. Tutti i nostri soldi li abbiamo spesi nelle trattorie del paese per mangiare.
Finita la colazione, ci radunano nel cortile carichi dello
zaino e della borsa - valigia, saliamo sui camion che fanno
la spola fra la caserma e la stazione, dove ci attende la tradotta che ci porterà a Calalzo in Cadore. Viene urlato l’appello per formare i gruppi nelle carrozze e alle 6 il treno parte.
La tradotta è composta da vecchie carrozze con i sedili in
legno. La sussistenza ci ha fornito un cestino da viaggio contenente: due pacchetti di gallette, una scatoletta di carne, una
mela, un bollo di cioccolato, un tovagliolo di carta. Per bene
abbiamo riempito le borracce d’acqua (non tutti se lo sono
ricordato).
La consegna è di non scendere alle fermate del treno, per
nessuna ragione e gli ufficiali sono inflessibili su questo odine. La lentezza del convoglio è esasperante. Si ferma spesso
in aperta campagna, con soste lunghissime, senza apparente
motivo (in tempo di pace la tradotta cede il binario a tutti i
convogli civili). Il sole di settembre è ancora caldo e durante le soste i vagoni diventano roventi, nonostante i finestrini
aperti. L’acqua delle borracce è finita presto e la sete comincia a farsi sentire.
La mia compagnia è sistemata nei primi vagoni a ridosso della locomotiva e quando ci fermiamo in qualche stazione, data la lunghezza del treno, noi siamo sempre troppo avanti per acquistare qualcosa dai chioschi mobili delle stazioni.
Il contenuto del cestino da viaggio è praticamente immangiabile: le gallette sono impregnate del grasso che era a protezione della scatoletta di carne, sciolto con il calore; liquefatto anche il bollo di cioccolata. La data sulla scatola di carne comunque mi ricordava quando frequentavo l’asilo.
Ma poi, chi sarebbe riuscito a mangiare qualcosa con quella sete? Solo la mela, dopo opportuna sbucciatura, diventa
commestibile e, data la situazione, mi sembra che sia la mela più buona del mondo. Cerchiamo d’ingannare il tempo
giocando a carte, raccontando barzellette (sono sempre le solite) e parlando di quello che abbian lasciato a Mondovì. Siamo tutti concordi che dei deficienti “padreterni” come quei
caporali imboscati che ci comandavano non ne avremmo più
trovati (poveri illusi!).
Qualche giorno prima avevo infornato mia madre che la
tradotta sarebbe passata per Vicenza, dove abito, e quindi le
mie speranze di mangiare erano puntate su quella opportunità. Ad un certo punto un ufficiale, stanco delle nostre lamentele, a voce alta proferisce: “Non lamentatevi, pensate a
quegli alpini che sono andati in Russia…” Non fa in tempo
a completare la frase che dal fondo del vagone una voce ribatte: “Non certo con una tradotta come questa, perché sarebbero arrivati a guerra finita!” La risata generale allentò la
tensione e per qualche attimo nessuno pensò più alla sete.
Verso le 5 del pomeriggio la tradotta finalmente fa sosta
a Vicenza. Centinaia di familiari si accalcano sul marciapiede del binario dove sostiamo, la confusione è totale: mamme, fidanzate, sorelle cercano il “loro” alpino. Riesco a farmi vede dei miei, ci sono mia madre, mia sorella e anche un
mia cugina, gran pezzo di ragazza, e io penso: “Che cosa è
venuta a fare, se a malapena saluta quanto ci s’incontra? Forse l’avrà attirata un treno di carico di baldi, giovani alpini”.
Nel mio scompartimento sono quasi tutti bergamaschi,
così distribuisco loro quello che i miei mi hanno portato. Prima che il treno riparta, non so quanti giri a riempire borracce abbiano fatto mia madre e mia sorella. La tradotta lentamente riparte, saluto agitando il cappello e una strana sensazione di orgoglio e di malinconia mi pervade, finché guardo
la mia famiglia che si confonde con le altre…
A Belluno più della metà della tradotta è arrivata a destinazione; sganciano dei vagoni e anche la motrice viene cambiata; ora è una vaporiera che ci porterà a Calalzo. La serata
è limpida e quel tratto di strada ferrata è molto suggestivo.
Le gallerie si succedono in continuazione e noi delle prime
carrozze abbiamo un ulteriore problema: il fumo e il pulviscolo del carbone ci invade, nonostante si tengano i finestrini
chiusi.
Finalmente alle 22 arriviamo a Calalzo, l’aria è fresca;
scendiamo, la stazione è poco illuminata e non c’è nessuno
in giro; ad attenderci ci sono dei camion guidati da alpini barbuti e ghignanti: i temibili “veci”, terrore di ogni recluta. Dopo mezzora di camion giungiamo a destinazione. Siamo a
Pieve di Cadore, il viaggio è terminato, saliamo nelle camerate, le brande hanno in dotazione il necessario e verso mezzanotte finalmente possiamo distenderci.
Il giorno dopo, in via eccezionale, ci lasciano dormire fino alle 7.
All’adunata molti di noi “marcano visita”: fumo e pulviscolo ci hanno provocato un bella congiuntivite. Il degno coronamento di un viaggio lungo circa 500 chilometri, durato
21 ore.
Paolo Zimerle
Mondo alpino
- 19
Che bella la maglietta di zona!
Lo scorso anno, dopo vari tentativi, i 12 gruppi della Zona di Vicenza Città hanno deciso di adottare una
camicia unica di zona da indossare in occasione delle
manifestazioni ufficiali, quali le adunate nazionali, del
triveneto e sezionali; dicevo dei vari tentativi in quanto
i gruppi da tempo auspicavano l’adozione di una camicia sezionale, ma, nelle more di una decisione rimandata indefinitamente nel tempo, hanno ritenuto opportuno
quantomeno di uniformarsi a livello di zona, adottando
tra l’altro un indumento tutt’altro che vistoso e folcloristico. Dunque alla magnifica Adunata nazionale di Torino i 12 gruppi di Vicenza Città si sono presentati impettiti nella loro nuova camicia, convinti di aver fatto
una buona cosa rinunciando alle specificita’ di Gruppo.
Ma, come ben si sa, fa più rumore un albero che cade di
una foresta che cresce e la cosa che destò i maggiori
commenti pro e contro fu invece la maglietta dei ragazzi di Malo con la loro scritta cubitale.
Ora nel numero natalizio di Alpin fa grado Luigi Girardi torna sull’argomento, per difendere la scelta dei
ragazzi di Malo e addirittura per proporre che ogni gruppo Ana adotti una sua maglietta da indossare nelle varie adunate nazionali, sezionali e la cosa si sembra quantomeno fuori luogo, perche’ Girardi nella foga di giustificare una scelta che probabilmente lo vedeva come
ideatore lancia una proposta di segno diametralmente
opposto a quella di uniformare l’abbigliamento da anni
in discussione nella nostra Sezione, ovvero dice Girardi: ogni gruppo adotti una sua maglietta e con quella vada alle adunate e, a supporto, propone una serie di esemplari di magliette tipo festa della birra. Ribadisco che a
mio parere la proposta, a maggior ragione in quanto proveniente da un consigliere sezionale con molteplici incarichi direttivi, è fuori luogo e rappresenta il classico
caso nel quale “el tacon xe pezo del sbrego”.
Alberto Pieropan
Se la sfilata diventa processione
Sulla maglietta-camicia degli alpini in congedo il dibattito è molto vivace. Sembra prevalere il punto di vista
di chi vorrebbe vedere alle sfilate magliette uguali, ma poi non ci si mette d’accordo sul “reparto”: divise di gruppo, di zona, di scaglione o addirittura di sezione? Così mancano direttive ufficiali e ognuno fa come gli sembra
meglio. C’è anche chi sulla maglietta mette anche il nome del gruppo, come ha fatto Malo, con invidia di chi vive in un paese come Borgo San Dalmazzo, nome che non si può certo scrivere a caratteri cubitali…
Così i gruppi di Vicenza hanno adottato
una camicia unica e ne sono fieri, come ci spiega Alberto Pieropan, capogruppo del Monte
Berico. A Belluno c’è addirittura una maglietta
sezionale, come abbiamo visto nella copertina dell’Alpino. Io sono contrario alle divise:
l’ho portata per 15 mesi e mi basta. Ma se sfilassi in un gruppo “in divisa” mi adeguerei.
Attenzione però, un gruppo in divisa deve
anche essere ben inquadrato, allineato e coperto, altrimenti l’effetto è contrario; e poi attenzione ai colori! A questo proposito basta
guardare la foto di Belluno: in certi punti, più
che una sfilata sembra una processione!
Dino Biesuz
20 - Mondo Alpino
Le voci roche e quelle fuori dal coro
Poco tempo fa, durante uno dei tanti dibattiti che hanno preceduto l’assemblea dei capigruppo dello scorso
26 novembre, qualcuno ha detto: «Per parlare di futuro
bisogna tornare al passato, cioè agli ideali che nel tempo hanno aggregato così tante persone, e non soffermarsi
alle reiterate cerimonie che hanno molto di stantio». E’
stata una frase di una voce fuori dal coro della famiglia
alpina e, come tale, è priva di seguito.
Il rischio è che, ormai giunto alla 90esima stagione,
il coro abbia esaurito il repertorio. Al pari di un vecchio
comico che recita sul palcoscenico sempre e solo le stesse battute che l’hanno reso famoso anni prima, la platea
applaudirà per rispettosa cortesia. Lasciate passare qualche tempo e, inevitabilmente, la “rispettosa cortesia” si
tramuterà in pubblico scherno.
3
Una generale vitalità dimostra che le penne nere non
sono giunte a questo punto. Ma il pericolo esiste anche
dal punto di vista dell’aggregazione associativa.
Un esempio. Ho partecipato all’assemblea ordinaria
dei soci del mio gruppo. Su 130 iscritti, hanno risposto all’appello in 21. E’ una situazione comune in tanti gruppi
medio-piccoli. O, almeno, questo è ciò che mi raccontano gli alpini con i quali, a margine di qualche manifestazione, m’intrattengo a fare quattro chiacchiere. Sono gli
stessi alpini che si danno da fare, quelli che parlano poco,
quelli che sono più vicini ai 70 anni che ai 60. Sono gli
stessi che ogni tanto mi dicono: «Dighe a quei de Vicensa che i vegna loro a fare i bollini». E aggiungono: «Noialtri semo stufi, e de drio non ghemo nissuno».
3
In questo stesso numero di AFG, il primo nell’anno
del 90° anniversario della fondazione della sezione, il
presidente Galvanin e Luigi Girardi tornano sul Futuro
Associativo. Se non altro per una questione anagrafica,
è cosa saggia ascoltarli e tenere presente i loro suggerimenti maturati in lunghi decenni di partecipazione alla
vita associativa.
E sono anche convinto che per stimolare i vecchi alpini e aggregare nuove forze non bastino più né le pacche sulle spalle di quelli usi ormai a indossare l’abito da
festa, né il tasi e tira, né un continuo rimando alle pagine di Bedeschi, Rigoni Stern, Vicentini, Corradi… .
Federico Murzio
CALENDARIO delle MANIFESTAZIONI
13 aprile - Arzignano
- Convegno sulle missioni militari estere
1/2/3 giugno - Arzignano
- Adunata di zona
14 aprile - Tarcento (UD)
- Canne fumanti 2
3 giugno - Zona Berici Settentrionali
- Camminata storica: Forte Belvedere
21 aprile - Camisano
- 90° Anniversario di Gruppo
09/10 giugno - Arcugnano
- 90°Anniversario di Gruppo
22 aprile - Vicenza S. Pio X
- 40° Anniversario di Gruppo
10 giugno - Santorso
- 80°Anniversario di Gruppo
22 aprile - Albettone
- Inaugurazione sede + 40° Anniversario di Gruppo
10 giugno - Vicenza Villaggio del Sole
- 45°Anniversario di Gruppo
22 aprile - Passo di Riva
- 25° Anniversario di Gruppo
5 maggio - Montebello
- Presentazione 100.000 Gavette di
ghiaccio
20 maggio - Torrebelvicino
- 80° Anniversario di Gruppo
26/27 maggio - Zovencedo/San
Gottardo
- Adunata di zona
16/17 giugno - Settecà
- Torneo di calcio: la Sezione Vs Vicenza
del mondo e 50°Anniverario di Gruppo
17 giugno - Costozza
- Adunata di zona
1 luglio - Arzignano
- Camminata al rifugio Bertagnoli
1 luglio - Berici Settentrionali
- Giornata della famiglia Alpina in Val
Sella
27 maggio - Calvene
- Inaugurazione monumento
8 luglio - Tonezza del Cimone
- Campionato italiano FIDAL di corsa in
montagna
27 maggio - Vicenza S. Bortolo
- 45° Anniversario di Gruppo
20/21/22 luglio - Feltre
- Raduno Triveneto
25 agosto - Carrè
- 75° Anniversario di Gruppo
1/2 settembre - Monte Pasubio
- Pellegrinaggio Sezionale
9 settembre - S. Antonio del Pasubio
- 50°Anniverario di Gruppo
9 settembre - Zona Berici
Settentrionali
- Camminata storica: Monte Cimone
15/16 settembre - Vicenza
- 47° Adunata Sezionale
22/23 settembre - Lonigo
- Adunata di zona
6/7 ottobre - Vicenza
- Campionato Nazionale A.N.A di tiro a
segno
28 ottobre - Montecchio Maggiore
- 65°Raduno Reduci Btg. “Vicenza” e
Btg. “Val Leogra”
11 novembre - Colli Berici
- CampionatoTriveneto A.N.A marcia di
regolarità
25 novembre - Sossano
- Assemblea dei Capigruppo
1 dicembre
- Rassegna Sezionale Cori
Mondo Alpino
- 21
Il Pasubio e i sentieri della Memoria 2011:
il Ghersi e l’opera degli alpini
Anche quest’anno l’impegno della sezione è continuato sulla strada tracciata dalla volontà di recuperare,
conservare e valorizzare la memoria storica della Grande Guerra; una memoria che, per inciso, non appartiene solo agli alpini ma a tutto il Paese.
Poco importa che, segno dei tempi, i fondi che negli
ultimi due anni hanno garantito la copertura delle spese
siano drasticamente diminuiti: le penne nere se li son fatti bastare. In particolare gli alpini della Val Leogra che,
aiutati da gruppi provenienti da altre sezioni, si son rimboccati le maniche e, badile in mano, hanno contribuito al
recupero e alla pulizia del “sentiero Ghersi” in Pasubio.
E si sa, dove non arrivano i finanziamenti, arrivano la
buona volontà e l’abnegazione delle penne nere; detto e
fatto, sic et simpliciter, una grande quantità di detriti sono
stati asportati riportando alla luce le trincee, i ricoveri, gli
osservatori e le postazioni nei quali, tra il 1915 e il 1918
hanno combattuto, sono vissuti e in parecchi casi sono anche morti i soldati dell’allora Regio Esercito.
3
Affinché preziose risorse non andassero disperse e
l’opera iniziata già da qualche anno proseguisse sull’onda dei buoni risultati raggiunti in passato, in questo
2011 la sezione di Vicenza ha creato un comitato ad hoc
con il compito di coordinare e sorvegliare i lavori: Artenio Gatto (presidente del comitato), Nadir Mercante
(servizi logistici), Giuseppe De Tomasi (servizi tecnici)
e Oriano Dal Molin (servizi amministrativi).
A tutti i volontari che hanno lavorato sul Pasubio (vedi tabella a lato) è stato garantito un vitto essenziale e
un alloggio nonché una gran quantità di lavoro: la cosa
non li ha però turbati tanto che molti di loro si sono già
prenotati per il prossimo 2012 (autorizzazioni permettendo, ovvio).
A fronte all’opera
meritoria di tutti quelli che anche quest’anno hanno faticato sulle rocce del Pasubio, non va mai sottolineato abbastanza
il valore aggregante
della montagna che
unisce, in qualsiasi
sacrificio, e non divide mai. In poche parole: DNA alpino.
Lo scopo, in definitiva, è veicolare la storia; e ciò lo
si fa anche usando badile e piccone.
3
Oltre al progetto “Ghersi” i volontari, come tutti gli
anni, hanno effettuato la manutenzione della Strada delle 52 Gallerie; un lavoro che ha impegnato oltre cento
tra alpini e simpatizzanti.
Inoltre non va dimenticata la manutenzione ordinaria della Strada degli Scarubbi (in accordo di convenzione con la Provincia di Vicenza), che gli alpini hanno
provveduto a mantenere perfettamente agibile (nonostante le tradizionali polemiche sulla sua percorribilità
o meno).
“Il Comitato –dicono all’unisono Dal Molin, Gatto
e Mercante- ringrazia a nome della Sezione l’infaticabile Giuseppe De Tomasi, tutti i gruppi della Val Leogra, di Brescia, di Parma, di Vicenza, di Pordenone che
hanno partecipato ai lavori; e soprattutto i giovani alpini e non che, fedeli alla tradizione delle penne nere,
hanno dato una mano senza chiedere in cambio nulla”.
F.M.
Turni di lavoro Camminamento Ghersi N° 13
Alpini partecipanti 254
Manutenzione Strada 52 Gallerie (25 Giugno 2011)
Alpini partecipanti 113
Manutenzione Strada Scarubbi (27 Agosto 2011)
Alpini partecipanti 93
Supporto logistico pellegrinaggio(03 Settembre 2011)
partecipanti 31
Per un totale di 491 presenze
22 - Recensioni
In libreria
1915-1919: la guerra di Paolo Caccia Dominioni
Quest’anno cade il ventesimo anniversario della morte di Paolo Caccia Dominioni conte di Sillavengo. Soldato, ingegnere, scrittore: Caccia Dominioni rappresenta l’altra faccia del militare italiano
della prima guerra mondiale, così diverso, e non solo per estrazione sociale, dalle centinaia di migliaia di giovani arruolati durante la Grande Guerra.
Caccia Dominioni a 19 anni, durante
gli anni universitari, si arruolò volontario:
fu prima sottotenente del Genio Pionieri,
poi comandante di una sezione lanciafiamme impiegata sul Carso. In 1915-1919
Diario di guerra (Mursia, pp.348, e 20)
Caccia Dominioni raccoglie lettere e appunti sulla Grande Guerra: le sue esperienze, i bombardamenti, le aspi-
razioni, i desideri, i pensieri sugli amici morti, e anche le sue frustrazioni. L’autore racconta così la “sua” guerra, ma anche quella
di quel piccolo gruppo di amici universitari, amici di famiglia –dove per famiglia s’intende il mondo aristocratico e alto-borghese dell’Italia settentrionale-, e zii “generaloni” a lui tanto legati. Così, senza inutili
fronzoli, attenendosi alle parole scolpite nelle lettere in quei mesi di battaglie, emerge
imponente la figura di Cino Caccia Dominioni, che di Paolo è il fratello. Giovanissimo ufficiale degli alpini, effettivo del battaglione Stelvio, comandante di una sezione mitraglia, Cino, cui Paolo era molto affezionato, fu ucciso da un cecchino bavarese durante
un’azione al Sasso Rosso nel gennaio del 1918.
Un video racconta
gli Alpini di Camisano
Gli alpini di Camisano hanno realizzato un filmato per celebrare tutti assieme i 150 anni dell’Unità d’Italia e la 46ª adunata sezionale che
si è svolta in paese. “Le Penne nere di Camisano nel cammino della loro storia” è il titolo di questo video, che si segue bene, proprio come una
storia. Gli autori hanno saputo mettere assieme con bravura la storia
degli alpini e la storia del Gruppo Ana di Camisano, narrata dalla viva
voce dei protagonisti. E sono gli alpini stessi che raccontano le pagine
più belle scritte in tempo di pace, dal Vajont all’alluvione di Vicenza: racconti vividi, fatti con passione, che commuovono ancora tanti anni di
distanza chi parla.
Largo spazio viene dedicato ai personaggi della Camisano alpina, dall’eroico tenente Luigi Casonato, al quale è intitolato il Gruppo, ai vari
capigruppo, fino all’attuale, Lino Marchiori. Le testimonianze sono fatte sempre in “stile alpino”, con parole semplici e sentite, con grande
umanità e senza retorica. I canti sono del Gruppo vocale Misani. Per ultime parlano due alpine, Elettra Rigoni e Sara Galliolo, e fanno capire come il nostro corpo sia cambiato negli anni, mantenendo sempre gli
stessi principi.
Una simpatica ideazione scenica che lega tutto il filmato è costituita dal dialogo fra il nonno Toni e il
nipote Giovanni, che viene così a conoscere storia, tradizioni e valori degli alpini. Alla fine c’è un ideale
passaggio delle consegne davanti al Tricolore.
L’idea del filamto è del capogruppo Marchiori e dei suoi collaboratori, messa in pratica da Giovanni Dal Maso; ben riusciti il montaggio curato da Matteo Serman e i suoni di Roberto Jonata, un giovane musicista. Il Dvd
si può trovare al prezzo di 10 euro al Gruppo di Camisano e nella sede sezionale al Torrione di Vicenza.
Sul cappello che noi portiamo -
LA NAPPINA - 3
a
23
puntata
a cura di Alberto Pieropan
Nell’autunno del 1945, ciascuno dei Comandi Militari Territoriali costituì un reggimento di fanteria denominato “reggimento guardie”, che assunse la stessa numerazione; al 1°, al 4° e al 5° reggimento venne poco
dopo mutato il nome in “reggimento alpini” e, nella primavera del 46, ne venne mutata anche la numerazione,
rispettivamente in 4°, 6° e 8° alpini, ovvero i reggimenti
che nel rispettivo settore alpino, vantavano il maggior
numero di decorazioni al valore.
La struttura organica di questi tre reggimenti fu la seguente:
Reggimento
4°
6°
8°
Nappina
bianca
Saluzzo
Bolzano
Feltre
Nappina
rossa
Susa
Trento
Tolmezzo
Nappina
verde
Aosta
Edolo
Cividale 1
Nappina
blu
L’Aquila
(1) battaglione costituito nell’estate del 1948
A questo punto è necessario aprire una parentesi su
di un’altra unità composta da alpini, il 182° reggimento “Garibaldi”.
L’unità, costituita a Viterbo il 25 aprile 1945, derivava dall’omonima “Divisione Italiana Partigiani”, costituita in Jugoslavia nel 1943 con aliquote della Taurinense e della divisione di fanteria Venezia, che continuarono la lotta contro i tedeschi anche in Italia e che
costituirono appunto il reggimento “Garibaldi”. Il reparto, che inquadrava alpini ed artiglieria da montagna
già impiegati in Jugoslavia, alpini reduci dalla prigionia
e uomini che provenivano comunque da unità partigiane alpine, a partire dalla sua costituzione svolse operazioni di polizia in Umbria e, dal 1946, in Sicilia e ritornò
in continente nel 1947 per essere inquadrato nella divisione “Folgore”.
Il suo organico iniziale fu il seguente:
• comando di reggimento;
• I battaglione “Aosta”, che inquadrava artiglieri dell’omonimo gruppo di artiglieria alpina, alle dipendenze della divisione “Garibaldi” in Jugoslavia dal
1943 al 1945;
• II battaglione “Venezia”, costituito da fanti dell’omonima divisione;
• III battaglione “Torino”, costituito da superstiti della “Taurinense”;
• compagnia mortai da 81
• compagnia cannoni da 57/70
Nel 1948 il reparto assunse infine la denominazione di
“182° reggimento di fanteria Garibaldi” e, fino al dicembre di quell’anno, adottò il cappello alpino con nappina bianca al battaglione “Torino”, rossa al battaglione
“Aosta” e verde al battaglione “Venezia”, anche se altre
fonti assegnano la nappina rossa ai battaglioni “Torino”
e “Venezia” e verde con disco nero al battaglione “Aosta”.
Il potenziamento della specialità alpina proseguì speditamente tanto che, nell’arco di tre anni, tra il 15 ottobre 1949 ed il 1° luglio 1953, vennero costituite cinque
nuove brigate alpine, nell’ordine la “Julia” il 15 ottobre 1949, la “Tridentina” il 1° maggio 1941, la “Taurinense” il 15 aprile 1952, l’“Orobica” il 1° gennaio
1953 e la “Cadore” il 1° luglio 1953; l’organico iniziale delle cinque unità fu il seguente:
• Brigata “Julia”:
- 8° reggimento alpini: battaglioni “Feltre”, “Tolmezzo”, “Cividale” e “L’Aquila”;
- gruppo di artiglieria “Belluno” da 75/13;
- gruppo di artiglieria controcarri da 57/70;
Brigata “Tridentina”:
- 6° reggimento alpini: battaglioni “Bolzano”, “Trento”, “Edolo” e “Bassano”;
- 2° reggimento artiglieria da montagna: gruppo di artiglieria “Bergamo” da 75/13, gruppo di artiglieria
da 100/17, gruppo di artiglieria controcarri da 57/70
e gruppo contraerei leggero da 40/56;
• Brigata “Taurinense”:
- 4° reggimento alpini: battaglioni “Aosta”, “Saluzzo”
e “Susa”;
- 1° reggimento artiglieria da montagna: gruppo di artiglieria “Aosta” da 75/13, gruppo di artiglieria “Susa” da 100/17, gruppo mortai da 107 “Pinerolo” e
gruppo contraerei leggero da 40/56;
• Brigata “Orobica”:
- 5° reggimento alpini: battaglioni “Morbegno” e “Tirano”;
- 5° reggimento artiglieria da montagna: gruppo di artiglieria “Bergamo” da 75/13, gruppo di artiglieria
“Sondrio” da 100/17, gruppo mortai da 107 “Vestone” e gruppo contraerei leggeri da 40/56;
• Brigata “Cadore”:
- 7° reggimento alpini: battaglioni “Pieve di Cadore”
e “Belluno”;
- 6° reggimento artiglieria da montagna: gruppo di artiglieria “Lanzo” da 75/13, gruppo di artiglieria “Pieve di Cadore” da 100/17, gruppo mortai da 107 “Agordo” e gruppo contraerei leggeri da 40/56;
24 - Sul cappello che noi portiamo
Il primo provvedimento organico del dopoguerra in
materia di nappine per cappello alpino viene emanato
nel 1950 (F.O. del 15 maggio 1950 – Dispensa 9 – n.
25); in esso si stabiliva quanto segue:
• comandi brigata e reggimento: nappina blu con disco centrale nero, sul quale era riportata in bianco la
rispettiva lettera iniziale del comando ovvero B = brigata e R = reggimento;
• battaglioni alpini permanenti: nappine tradizionali monocolore – bianche, rosse, verdi e blu – dei battaglioni;
• plotoni paracadutisti: nappina blu.
L’assegnazione delle nappine ai vari battaglioni alpini nel periodo 1940 – 1975 fu la seguente:
le nappine fu la seguente:
Brigata
Taurinense
Orobica
Tridentina
Cadore
Julia
Nappina
bianca
Morbegno
Feltre
Gemona
Nappina
rossa
Aosta
Tirano
Trento
Pieve
di Cadore
Tolmezzo
Vicenza
Nappina
verde
Saluzzo
Edolo
Bassano
Belluno
Nappina
blu
Susa
-
Cividale
L’Aquila
Il 1° aprile 1964, riunendo il personale dei disciolti
plotoni omonimi delle cinque brigate, venne costituita
la “compagnia alpini paraBrigata
Reggimento
Nappina
Nappina
Nappina
Nappina
cadutisti” a livello di Corpo
bianca
rossa
verde
blu
d’Armata, che conservò la
Taurinense
4°
Mondovì
Aosta1
Saluzzo
Susa
nappina di colore blu e dal 1°
Orobica
5°
Morbegno
Tirano
Edolo2
gennaio 1990 assunse la denominazione di compagnia
Tridentina
6°
Bolzano
Trento
Bassano
alpini paracadutisti “Monte
Cadore
7°
Feltre3
Pieve di Cadore4
Belluno
Cervino” e la nappina di coJulia
8°
Gemona
Tolmezzo
Cividale
L’Aquila
lore blu con disco nero con(1) nel 1963 il btg Aosta andò a costituire la Scuola Militare Alpina, ritornando al reggimento nel 1966
tenente le lettere “C.A.” in
(2) nel 1953 il btg Edolo viene ceduto al 5° rgt e viene sostituito dal btg Bassano mantenendo la nappina verde
colore bianco.
(3) nel 1956 il btg Feltre viene ceduto al 7° rgt e sostituito dal btg Gemona mantenendo la nappina bianca
Nell’anno 1991 venne ripristinato in forma speriNel 1975 venne attuata la ristrutturazione dell’esermentale il reggimento, il quale, tuttavia, a differenza del
cito che soppresse i reggimenti ed i battaglioni passano
passato si basò su di un solo battaglione; nell’ambito del
alle dirette dipendenze delle rispettive brigate, che riIV° Corpo d’Armata alpino vennero così ricostituiti i
sultarono così composte:
reggimenti “Belluno” della “Cadore” e “L’Aquila” del• Brigata “Julia”:
la “Julia”, seguiti l’anno dopo, visto il consenso alla spe- battaglioni alpini: “Gemona”, “Tolmezzo”, “Cividarimentazione, dalla costituzione di altri dieci reggimenle”, “L’Aquila” e “Vicenza ”;
ti nei quali le nappine risultarono così distribuite:
- gruppi di artiglieria da montagna: “Belluno”, “Udine” e “Conegliano”;
Le nappine assegnate ai vari comandi furono le se• Brigata “Tridentina”:
guenti:
- battaglioni alpini: “Trento”, “Bassano” e il battaBrigata
Reggimento
Battaglione
Nappina
glione alpini d’arresto “Val Brenta” (che nel 1986 diTaurinense
2°
Saluzzo
Verde
viene battaglione quadro);
3°
Susa
Blu
- gruppi di artiglieria da montagna: “Vicenza” e
Tridentina
5°
Morbegno
Bianca
“Asiago”;
6°
Bassano
Verde
• Brigata “Taurinense”:
11°
Trento
Rossa
- battaglioni alpini: “Aosta”, “Saluzzo” e “Susa”;
12°
Pieve di Cadore
Rossa
- gruppi di artiglieria da montagna: “Pinerolo” e “AoJulia
7°
Feltre
Bianca
sta”;
8°
Gemona
Bianca
• Brigata “Orobica”:
9°
L’Aquila
Blu
- battaglioni alpini: “Morbegno”, “Tirano”e “Edolo”;
14°
Tolmezzo
Rossa
- gruppi di artiglieria da montagna: “Bergamo” e “Son15°
Cividale
Verde
drio”;
1
16°
1°
btg
alpini
Verde
• Brigata “Cadore”:
- battaglioni alpini: “Feltre”, “Pieve di Cadore” e “Bel(1) costituito il 7 settembre 1992 per cambio di denominazione del regluno”;
gimento alpini “Belluno”
- gruppi di artiglieria da montagna: “Lanzo” e “Agordo”.
In base a questa organizzazione la distribuzione del-
Sul cappello che noi portiamo • comando del IV Corpo d’Armata alpini e battaglione alpini paracadutisti: nappina blu con disco nero e
sigla centrale “C.A.” al centro in bianco;
• reparto comando e trasmissioni di brigata alpina:
nappina blu con disco nero e lettera “R” al centro
in bianco;
• alpini assegnati organicamente a comandi o enti diversi da quelli alpini: nappina blu con centro nero;
Scuola Militare Alpina: nappina azzurro Savoia.
L’organico del 1991 è rimasto invariato fino agli inizi del nuovo secolo, con alcune variazioni quali:
- lo scioglimento dei reggimenti: 15° “Cividale” nel
1995, 11° “Trento” e 12° “Pieve di Cadore” nel 1997;
- la ridenominazione in “Belluno” del 16° reggimento;
- la ricostituzione del 17° reggimento “Edolo” nel 1997.
Le nappine dei reparti di artiglieria alpina
e da montagna
Le prime 5 batterie da montagna vennero costituite
nel 1887 allo scopo di operare con i battaglioni alpini,
queste dettero vita nel 1887 al “Reggimento di artiglieria da montagna” forte di 2 brigate su 9 batterie,
divenute poi 5 con 15 batterie; subito dopo la fine della guerra d’Africa, la 5a° brigata divenne autonoma con
la denominazione di “Brigata d’artiglieria da montagna del Veneto”.
Il 31 dicembre 1908 le brigate assunsero il nome di
città, ovvero:
- reggimento artiglieria da montagna: brigate “Oneglia” (1a, 2a e 3a batteria), “Mondovì” (4a, 5a e 6a batteria), “Torino-Susa” (7a, 8a e 9a batteria), “TorinoAosta” (10a, 11a e 12a batteria);
- brigata artiglieria da montagna “Conegliano”:
batterie 13a, 14a e 15a;
- brigata artiglieria da montagna “Messina”: batterie 26a, 27a e 28a posta alle dipendenze del 22° reggimento artiglieria da campagna.
Nel 1909 venne costituito il 2° reggimento artiglieria
da montagna e le brigate vennero ridenominate gruppi con la creazione dei nuovi gruppi “Udine” (batterie
16a, 17a e 18a), “Vicenza” (batterie 19a, 20a e 21a) e “Belluno” (batterie 22a, 23a e 24a).
Alla fine del 1910 la struttura dell’artiglieria da montagna era dunque la seguente:
- 1° rgt artiglieria da montagna: gruppi “Torino-Pinerolo” (1a, 2a e 3a batteria), “Mondovì” (4a, 5a e 6a
batteria), “Torino-Susa” (7a, 8a e 9a batteria), “Torino-Aosta” (10a, 11a e 12a batteria);
- 2° rgt artiglieria da montagna: gruppi “Conegliano” (13a, 14a e 15a batteria), “Udine” (16a, 17a e 18a
batteria), “Vicenza” (19a, 20a e 21a batteria), “Belluno” (22a, 23a e 24a batteria);
e nel settembre medesimo anno si era stabilito che
anche il cappello alpino dell’artiglieria da montagna fos-
25
se dotato della nappina, la quale aveva le seguenti caratteristiche:
• comando di reggimento: rossa con il centro nero e le
lettere “C.R.” in giallo al centro;
• comando di gruppo: rossa con il centro nero e le lettere “C.G.” in giallo al centro;
• batterie: rossa con il centro nero e il numero della
batteria in giallo al centro.
La nappina della 41a Batteria del Gruppo Agordo
di Artiglieria da Montagna
Nel 1915 con la creazione del 3° rgt artiglieria da
montagna e di tre nuovi gruppi la struttura organizzativa era la seguente:
- 1° rgt artiglieria da montagna: gruppi 1° “TorinoSusa” (1a, 2a e 3a batteria), 2° “Torino-Aosta” (4a, 5a
e 6a batteria), 3° “Torino-Pinerolo” (7a, 8a e 9a batteria), 4° “Mondovì” (10a, 11a e 12a batteria);
- 2° rgt artiglieria da montagna: gruppi 5° “Conegliano” (13a, 14a e 15a batteria), 6° “Udine” (16a, 17a
e 18a batteria), 7° “Vicenza” (19a, 20a e 21a batteria),
8° “Belluno” (22a, 23a e 24a batteria);
- 3° rgt artiglieria da montagna: gruppi 9° “Oneglia”
(25a, 26a e 27a batteria), 10° “Genova” (28a, 29a e 30a
batteria), 11° “Bergamo” (31a, 32a e 33a batteria), 12°
“Como” (34a, 35a e 36a batteria);
Dopo la conclusione del conflitto si susseguirono varie modifiche organizzative che nel 1926, con l’adozione dell’ordinamento Mussolini, portarono alla seguente configurazione:
- 1° rgt artiglieria da montagna: gruppi “Susa” (1a,
2a e 3a batteria), “Aosta” (4a, 5a e 6a batteria), “Pinerolo” (7a, 8a e 9a batteria), “Mondovì” (10a, 11a e 12a
batteria);
- 2° rgt artiglieria da montagna: gruppi “Vicenza”
(19a, 20a e 21a batteria), “Belluno” (22a, 23a e 24a batteria), “Bergamo” (31a, 32a e 33a batteria);
- 3° rgt artiglieria da montagna: gruppi “Conegliano” (13a, 14a e 15a batteria), “Udine” (16a, 17a e 18a
batteria);
Sempre in quell’anno vennero costituiti i “Reparti
26 - Sul cappello che noi portiamo
Munizioni e Viveri” che ebbero la nappina rossa con il
centro nero e le lettere “R.M.V.” in giallo al centro.
Nel 1934 i reggimenti assunsero le denominazione
di “artiglieria alpina” e contemporaneamente vennero
costituiti due nuovi reggimenti, il 4° ed il 5°, con conseguente riordino dei gruppi:
- 1° rgt artiglieria alpina, divisione “Taurinense”:
gruppi “Susa” (1a, 2a e 3a batteria) e “Aosta” (4a, 5a
e 6a batteria);
- 2° rgt artiglieria alpina, divisione “Tridentina”:
gruppi “Vicenza” (19a, 20a e 45a batteria) e “Bergamo” (31a, 32a e 33a batteria);
- 3° rgt artiglieria alpina, divisione “Julia”: gruppi
“Conegliano” (13a, 14a, 15a e 59a batteria) e “Udine”
(17a, 18a e 34a batteria);
- 4° rgt artiglieria alpina, divisione “Cuneense”: gruppi “Pinerolo” (7a, 8a e 9a batteria) e “Mondovì” (10a,
11a, 12a e 57a batteria), 64a e 116a batteria da 20 mm;
- 5° rgt artiglieria alpina, divisione “Pusteria” (dal
1935 al 1943 impiegato in A.O.I.): gruppi “Lanzo” (16a,
44a e 47a batteria) e “Belluno” (22a, 23a e 24a batteria);
Nel 1935, con F.O. del 1° aprile 1935 (dispensa 13,
n. 116), fu disposto che la nappina rossa degli artiglieri
alpini venisse sostituita da una nappina verde recante il
numero della batteria e che il tondino su cui era applicato il numero distintivo del reggimento fosse di colore verde sia per gli alpini che per gli artiglieri alpini.
Le nappine furono così diversificate:
• comando di reggimento: nappina verde con centro
nero e lettere “C.R.” in giallo;
• comando di gruppo: nappina verde con centro nero
e lettere “C.G.” in giallo;
• batterie: nappina verde con centro nero e numero della batteria in giallo;
• batterie deposito: nappina verde con centro nero e
lettera “D.” in giallo;
• reparto munizioni e viveri: nappina verde con centro nero e lettere “R.M.V.” in giallo
Le nappine rosse precedentemente in uso furono assegnate ai gruppi di artiglieria someggiata del reggimento di artiglieria per divisioni di fanteria, le quali ebbero portarono il cappello per un breve periodo di tempo dal febbraio all’ottobre del 1935.
Lo scoppio del 2° conflitto mondiale e le conseguenti
esigenze operative comportarono numerose variazioni
organiche tra le quali vale la pena di ricordare la costituzione del 6° reggimento artiglieria alpina e la creazione di ben 10 nuovi gruppi quali:
- “Val Chisone”, “Val d’Orco”e “Val d’Adige” nel 6°
reggimento – divisione “Alpi Graie”;
- “Val Camonica” nel 2° reggimento;
- “Valle Isonzo” e “Val Tagliamento” nel 3° reggimento;
- “Val Po” e “Val Tanaro” nel 4° reggimento;
- “Val Piave” e “Val Brenta” nel 5° reggimento
La prima unità di artiglieria alpina ad essere ricostituita dopo la conclusione del conflitto fu, nel 1947, il
gruppo “Belluno”, seguita nel 1951 dagli altri reggimenti
in vita nel 1940, con eccezione del 4° e la struttura fu la
seguente:
- 1° rgt artiglieria da montagna – brigata “Taurinense”
(costituito il 1 maggio 1952): gruppo da 100/17 “Susa” (1a, 2a e 3a batteria), gruppo da 75/13 “Aosta” (4a,
5a e 6a batteria), gruppo mortai da 107 “Pinerolo” in
seguito passato alla “Julia”;
- 2° rgt artiglieria da montagna – brigata “Tridentina” (costituito il 1 maggio 1951): gruppo da 75/13 “Bergamo”
divenuto poi “Vicenza” nel 1952 (19a, 20a e 21a batteria), gruppo mortai da 107 “Asiago” (28a, 29a e 30a batteria), gruppo “Verona” (75a, 76a e 77a batteria);
- 3° rgt artiglieria da montagna – brigata “Julia” (costituito il 15 ottobre 1949): gruppo da 75/13 “Belluno” (22a, 23a e 24a batteria), gruppo carrellato da
100/17 “Conegliano” (13a, 14a, 15a e 25a batteria),
gruppo mortai da 107 “Gemona” divenuto poi “Udine” nel 1964 (17a, 18a e 19a batteria), gruppo controcarri da 57/70 sciolto nel 1952;
- 5° rgt artiglieria da montagna – brigata “Orobica”
(costituito il 1° gennaio 1953): gruppo da 75/13 “Bergamo” (31a, 32a e 33a batteria), gruppo da 100/17
“Sondrio” (51a, 52a, 53a batteria), gruppo mortai da
107 “Vestone” (35a, 36a e 37a batteria);
- 6° rgt artiglieria da montagna – brigata “Cadore” (costituito il 1° luglio 1953): gruppo da 75/13 “Lanzo”
(16a, 44a e 47a batteria), gruppo da 100/17 “Pieve di
Cadore” (37a, 38a e 50a batteria), gruppo mortai da
107 “Agordo” (41a, 42a e 43a batteria).
La struttura definitiva arrivò solo nel 1960 ed era la
seguente:
Brigata
Taurinense
Reggimento
1°
Tridentina
2°
Julia
3°
Orobica
5°
Cadore
6°
Gruppi
Susa
Aosta
Pinerolo
Mondovì
Vicenza
Asiago
Verona
Conegliano
Udine
Belluno
Osoppo
Bergamo
Sondrio
Vestone
Lanzo
Pieve di Cadore
Agordo
Batterie
1, 2, 3
4, 5, 6
7, 8, 9
10, 11, 12
19, 20, 21
28, 29, 30
75, 76, 77
13, 14, 15, 25
17, 18, 19
22, 23, 24
25, 26, 27
31, 32, 33
51, 52, 53
35, 36, 39
16, 44, 47
37, 38, 50
41, 42, 43
Sul cappello che noi portiamo Salvo un breve periodo dal 1953 al 1955, nel quale
si adottarono nappine diversificate a seconda del tipo di
armamento in dotazione ai gruppi, le nappine in uso rimasero quelle introdotte nel 1935, ovvero:
• reparto comando di reggimento: nappina verde con
dischetto centrale nero sul quale era riportata in giallo la sigla “C.R.” oppure “R.C.R.”;
• batteria comando di reggimento: nappina verde con
dischetto centrale nero sul quale era riportata in giallo la sigla “B.C.R.”;
• batterie: nappina verde con dischetto centrale nero sul
quale era riportato in giallo il numero della batteria;
• batterie comando e servizi: nappina verde con dischetto centrale nero sul quale era riportata in giallo
la sigla “B.C.S.”;
• reparto riparazioni e recuperi: nappina verde con dischetto centrale nero sul quale era riportata in giallo
la sigla “R.R.R.”
La grande ristrutturazione attuata nel 1975 portò allo scioglimento dei comandi di reggimento e dei gruppi: “Mondovì”, “Susa”, “Verona”, “Osoppo”, “Vestone”
e “Pieve di Cadore” ed al passaggio dei gruppi superstiti alle dirette dipendenze delle brigate alpine secondo lo schema seguente:
Brigata
Taurinense
Tridentina
Julia
Orobica
Cadore
Gruppi
Batterie
Aosta
Pinerolo
Vicenza
Asiago
Conegliano
Udine
Belluno
Bergamo
Sondrio
Lanzo
Agordo
4, 5, 6
7, 8, 9
19, 20, 21
28, 29, 30
13, 14, 15, 25
17, 18, 19
22, 23, 24
31, 32, 33
51, 52, 53
16, 44, 47
37, 38, 50
Negli anni 1989 – 1991 furono sciolti i gruppi “Asiago”, “Sondrio”, “Agordo” e “Belluno”, mentre il gruppo “Udine” fu trasformato in unità contraerei leggeri ed
il “Vicenza” in unità artiglieria pesante.
Nel 1991, a seguito dello scioglimento della brigata
“Orobica”, rimasero in attività solo i gruppi “Aosta”,
“Bergamo”, “Conegliano” e “Lanzo” e negli anni successivi furono ricostituiti 5 degli antichi reggimenti, tutti basati però su di un unico gruppo:
• 1° reggimento artiglieria da montagna: gruppo
“Aosta” (batterie 4a, 5a e 6a);
• 2° reggimento artiglieria da montagna: 1° gruppo;
• 3° reggimento artiglieria da montagna: gruppo
“Conegliano” (batterie 13a, 14a, 15a e 25a)
• 5° reggimento artiglieria da montagna: gruppo
27
“Bergamo” (batterie 31a, 32a e 33a)
• 6° reggimento artiglieria da montagna: gruppo
“Lanzo” (batterie 16a, 44a e 47a)
A seguito di tutte queste modifiche strutturali, anche
l’assegnazione delle nappine subì degli assestamenti:
- compagnia cannoni da 106 s.r. controcarro di brigata alpina: nappina blu con disco nero e sigla “C.C.”
al centro, in bianco;
- artiglieria pesante campale e gruppo specialisti d’artiglieria (4° rgt artiglieria pesante campale, IV gruppo specialisti “Bondone” e X gruppo artiglieria da
campagna “Avisio”): nappina verde con disco giallo e sigla “C.A.” al centro, in giallo;
- comandi di reggimento artiglieria da montagna: nappina verde con disco nero e sigla “C.R.” al centro,
in giallo;
- batteria comando e servizi dei gruppi di artiglieria da
montagna: nappina verde con disco nero e numero
della batteria al centro, in giallo;
- artiglieri da montagna assegnati organicamente a comandi o enti diversi da quelli alpini: nappina verde
con disco nero.
Nel 1995 vennero sciolti il 2° ed il 6° reggimento artiglieria e con essi i gruppi rispettivi.
Le nappine dei reparti del genio
Il Decreto Legge del 31-10-1935 che determinò la
riorganizzazione delle truppe alpine con l’istituzione
delle quattro, poi divenute cinque, divisioni alpine, prevedeva anche la creazione in ciascuna divisione di una
“compagnia mista del genio” trasformata successivamente in “battaglione misto del genio alpino”, composto ciascuno da una compagnia artieri e da una compagnia trasmissioni, che prendeva il nome della divisione di appartenenza.
A questi reparti fu inizialmente assegnata una nappina interamente in lana di colore amaranto, sostituita
nel 1936 da una nappina sempre di colore amaranto,
ma con disco nero al centro del quale era riportato il
numero arabo della divisione di appartenenza, tessuto
in bianco, quindi:
• il numero 1 per la “Taurinense”
• il numero 2 per la “Tridentina”
• il numero 3 per la “Julia”
• il numero 4 per la “Cuneense”
• il numero 5 per la “Pusteria”
Nel secondo dopoguerra, in ciascuna delle neo costituite brigate alpine, furono create due compagnie del
genio, una di artieri – poi divenute pionieri – e una dei
collegamenti – poi divenute trasmissioni – le quali a
partire dal 1950 ripresero le vecchie nappine di anteguerra di colore amaranto, con disco centrale nero sul
quale erano riportate le lettere “P” (pionieri) e “T” (tra-
28 - Sul cappello che noi portiamo
smissioni), sostituite poco dopo dal numero romano
identificativo della brigata di appartenenza e sempre
di colore amaranto, ovvero:
• il numero I per la brigata “Taurinense”
• il numero II per la brigata “Tridentina”
• il numero III per la brigata “Julia”
• il numero IV per la brigata “Orobica”
• il numero V per la “Cadore”
Con la ristrutturazione del 1975, ciascuna brigata
conservò la propria compagnia genio pionieri, mentre
tutte le compagnie trasmissioni furono sciolte e il loro
personale fu incorporato nel neo costituito “Reparto
comando e trasmissioni di brigata”.
Le compagnie genio pionieri a partire dall’autunno
1986 assunsero la denominazione di “compagnia genio guastatori” e dal 1 ottobre 1993 furono inquadrate nel “Reparto Comando e Supporti tattici” della
brigata di appartenenza.
Le nappine di queste unità furono così diversificate:
• unità del genio e delle trasmissioni di Corpo d’Armata (II btg genio minatori “Iseo”, IV btg genio pionieri “Orta” e IV btg trasmissioni “Gardena”): nappina amaranto con disco nero e la sigla “C.A.” al
centro, in bianco; dal 1997 la sigla fu sostituita in
“T.A.”;
• compagnia genio guastatori di brigata alpina: nappina amaranto.
Le nappine dei reparti speciali
e dei reparti logistici
Tra i reparti speciali di supporto un cenno particolare meritano le “compagnie chimiche” di Corpo d’Armata costituite nel 1934 e riunite in un “reggimento
chimico” nel 1936; una di queste compagnie venne aggregata alla 5a divisione alpina “Pusteria” inviata in
A.O.I. nel 1936 ed un’altra fece parte del “Corpo d’Armata Alpino” inviato in Russia nel 1942 e costituito
dalle divisioni “Tridentina”, “Julia” e “Cuneense”.
Queste compagnie, a partire dal 1938, ebbero in dotazione il cappello alpino contraddistinto dalla nappina
di colore nero.
I reparti logistici, le sezioni di sanità e di sussistenza,
esistenti nelle divisioni alpine prima e durante la guerra, furono contraddistinti dalla nappina di colore amaranto, che venne conservata anche dagli unici due reparti di questo genere ricostituiti nel 1948, la 58a sezione sanità e la 58a sezione sussistenza, entrambi dipendenti dal comando dell’8° reggimento alpini, che
furono poi seguiti da reparti analoghi costituiti nelle
altre brigate alpine.
Nel settembre 1956, fu costituito in ogni brigata il
“Comando Unità Servizi” che raggruppava una se-
Nappina delle compagnie Genio guastatori
zione sanità, una sezione sussistenza, un parco mobile, una officina mobile, un autoreparto e, successivamente, anche un ospedale da campo; a partire dal 1961
il parco e l’officina mobile furono raggruppati in un
“Reparto Rifornimento, Riparazioni, Recuperi”
(RRR).
A partire dal 1° gennaio 1967 i comandi unità servizi vennero trasformati in “Comandi Raggruppamento Servizi” e, tra il 1975 e 1976, in “battaglioni
logistici” che assunsero la stessa denominazione delle brigate di appartenenza.
Le nappine di tutti questi reparti rimasero di colore amaranto fino al 1975, quando questo colore fu abolito e sostituito dal viola: il “4° battaglione logistico
di manovra” costituito nel 1981 per trasformazione
del “4° reparto RRR” e divenuto nel 1986 “24° battaglione logistico di manovra Dolomiti” adotto la nappina di colore viola, con disco nero recante la sigla
“C.A.” tessuta in bianco.
Nella prossima quarta ed ultima puntata tratteremo
l’argomento nappine relativamente alla Guardia alla
frontiera, battaglioni da posizione, raggruppamenti alpini da posizione, battaglioni alpini d’arresto ed all’attuale organico delle truppe alpine.
a cura di Alberto Pieropan
le informazioni sono tratte dal volume
“Il Cappello Alpino” di Stefano Ales edito
nel 2005 dall’Ufficio Storico
dello Stato Maggiore dell’Esercito.
Lettere in redazione -
29
Un riuscitissimo Educamp
Grazie agli alpini
Il vice presidente provinciale del Coni, Emiliano Barban, alpino, ha inviato al presidente dell’Ana di Vicenza
Giuseppe Galvanin una lunga lettera di ringraziamento rivolta a tutti gli alpini che hanno aiutato e supportato
in “Educamp”, centri estivi organizzati dal Coni, rivolti a ragazzi e ragazze dai 5 ai 14 anni. Per motivi di spazio
ne pubblichiamo alcuni alcuni passaggi.
“Abbiamo ottenuto un enorme successo tanto che i consulenti del Coni dopo Firenze hanno scelto Vicenza come punto di riferimento per il Nord Italia, per sviluppare un progetto iniziato un anno e mezzo fa. Il progetto ha
coinvolto molte discipline sportive ed interessato molte società ed associazioni tra le quali il Gruppo alpini Savegnago di San Bortolo che ci ha dato un grandissimo ed importantissimo apporto, ospitando i piccoli ragazzi per
il pranzo. E’ stata meravigliosa l’opportunità che ci è stata data e soprattutto e stata splendida la disponibilità: Per
i bambini essere nella sede degli alpini attorniati da quadri, vecchi cappelli con la penna nera e da moltissimi cimeli storici, era diventato una cosa importante e di orgoglio, in quanto dicevano ai loro genitori e compagni più
grandi: noi mangiamo al ristorante degli alpini, sono bravissimi.
Gli alpini non aspettavano altro che i ragazzini facessero loro delle domande per poter rispondere ed incuriosirli: hanno fatto loro vedere i filmati delle loro sfilate, fatto capire cosa vuol dire essere alpino e cosa vuol dire patria, e la bandiera. Hanno cantato canzoni di montagna e suonato l’armonica a bocca incuriosendo ancora di più i
bambini e non per ultimo è stato organizzato per tutti i partecipanti all’Educamp, accompagnatori compresi, l’alzabandiera: a tutti i bambini gli alpini hanno voluto donare una bandierina simbolo dell’Italia e da buoni alpini,
dopo aver deposto un mazzo di fiori sul cippo all’esterno della loro sede e regalato un fiore alle accompagnatrici,
hanno invitato i più grandi a bere in compagnia. Sicuramente per me è stata un’esperienza unica, che rimarrà sempre nel mio cuore.
GRAZIE”
Emiliano Barban
Don Paolo ha capito lo spirito alpino
Il 15 gennaio sono stato invitato dal gruppo di Malo all’annuale festa della Famiglia Alpina; dopo l’alzabandiera ed aver reso gli onori al monumento ai Caduti abbiamo assistito alla celebrazione della messa.
Fino a qui tutto rientra nei canoni classici delle nostre
cerimonie, ma la sorpresa l’ho avuta quando, prima dell’omelia, il vice parroco don Paolo ha chiesto a tutti gli
alpini di indossare il cappello. Tra lo sbigottito ed il divertito ci siamo guardati ed abbiamo eseguito. Ha poi
proseguito improntando la predica sul significato del
cappello e domandando se è lui a fare gli alpini o se
non lo sono piuttosto le nostre azioni ed i nostri valori. Aggiungendo sorpresa a sorpresa, giunto il momento
della recita del “Padre nostro”, ci ha chiamato tutti attorno a sé sull’altare col cappello indossato e tenendoci per mano abbiamo pregato assieme provando una
grande emozione. Alla fine di questa cerimonia, per me
unica per come si è comportato don Paolo mi sono fatto una domanda : “Perché esistono disparità di comportamento tra i sacerdoti nei nostri confronti ?” Secondo me il giovane don Paolo ha capito esattamente
lo spirito che ci anima ed ha capito che quello che facciamo si rifà all’insegnamento di Cristo che ci vuole
vicini a chi ha bisogno. Non mi spiego però come mai
sacerdoti più anziani e che ci conoscono da molto più
tempo, siano restii ad assecondare il nostro desiderio
di esprimere durante le funzioni liturgiche il nostro essere alpini. Grazie don Paolo e non cambiare, perché è
comportandosi come te che si riesce ad avvicinare anche colui che non è interessato o non vuole essere coinvolto nelle nostre e nelle tue cerimonie. Grazie per la
lezione che ci hai impartito.
Enzo Paolo Simonelli
30 - Lettere in redazione
Così ho aiutato nel 1976
la Protezione civile
Nel terremoto del Friuli (6 maggio 1976), ovvero quando la Protezione Civile in Italia non esisteva
ancora, tutti i popoli friulani, veneti, trentini e altoatesini sentirono la terra tremare e vissero una grande paura.
Con le linee telefoniche fuori uso, i primi a poter
dare notizie dell’accaduto furono i radioamatori con
i loro apparecchi.
Il Cb Radio Club Schio, del quale sono socia ininterrottamente da 35 anni, offrì i propri servigi mandando quattro operatori volontari nelle zone colpite
dal disastro, con il compito di stabilire ponti radio
tra le varie località prive di collegamenti telefonici.
Fu un’esperienza umana e civile eccezionale. Non
c’era un coordinamento ad alto livello, così il governo inviò in zona il commissario Zamberletti, volonteroso ma, per forza di cose privo di esperienza.
Tramite i Cb radioamatori venni a conoscenza delle
sue difficoltà.
La strada degli Scarrubbi
è meglio evitarla
La questione sollevata da Luigi Girardi sul pellegrinaggio al Pasubio è di grande attualità. Oggi la
strada degli Scarubbi è pericolosa per i mezzi che
vi transitano ed è meglio evitare possibili incidenti, prima che ci scappi il morto.
L’alternativa di spostare la cerimonia al Colle
Bellavista dell’Ossario la ritengo valida. Sarebbe
però opportuno aprire un dibattito sulla questione
fra tutti i gruppi della Sezione, perché credo possa
scaturire qualcosa di interessante.
Onorare i caduti che lassù sono morti vuol dire
anche avere la possibilità di accedere al luogo senza pericoli e poterlo fare a valle rimane sempre un
ricordo dignitoso.
Ferruccio Righele
Dalla Svizzera, Paese in cui avevo vissuto oltre
dieci anni come emigrata, avevo portato il vademecum della Protezione civile elvetica, contenente tutte le indicazioni ed i protocolli per fronteggiare qualsiasi emergenza.
Tramite una persona di mia conoscenza feci pervenire tale vademecum al commissario Zamberletti
e nel corso degli anni seguenti, tramite l’informazione televisiva, ho potuto constatare che i contenuti di quel libricino, così minuto quanto prezioso, sono stati seguiti ed applicati con crescente competenza e professionalità.
Oggi dopo 35 anni da quegli avvenimenti, la Protezione Civile Italiana è una meravigliosa realtà che
il mondo intero ammira.
Io sono onorata di aver potuto contribuire, con il
mio piccolo gesto, a creare questa realtà.
Ida “Ada” Casa
Erano Guastatori
i militari all’Ossario
Leggendo l’articolo “L’ultimo saluto. Nell’ossario
del Pasubio i resti di quattro soldati trovati sul Cosmagnon”, pubblicato nel numero di Ottobre della vostra
rivista, non ho potuto fare a meno di notare un errore
che spero vogliate correggere.
Sia i militari che hanno trasportato le urne all’interno del ossario che il picchetto armato, infatti, non sono
stati forniti dal 2° Reggimento Artiglieria “Vicenza” di
stanza a Trento, come da voi affermato, bensì dal 2°
Reggimento Genio Guastatori di stanza a Trento.Cordialmente.
Luca Ferrante
Ringraziamo il nostro lettore della precisazione.
Dalle Zone Zona RIVIERA BERICA
Colletta alimentare
un grande successo
In occasione della 15^ giornata nazionale della colletta alimentare, svoltasi il 26 novembre, gli alpini della zona Riviera Berica hanno voluto dare il loro valido contributo.Questa importante manifestazione, che vede all’opera
anche altre associazioni umanitarie nonché tutte le persone di buona volontà, è diventata ormai un occasione importante per sensibilizzare la società civile al problema della
povertà, con l’invito ad un gesto tangibile e gratuito.
Durante l’intera giornata tutti i gruppi della zona, Barbarano, Castegnero, Cervarese-Rovolon, Costozza, Grisignano di Zocco, Longare, Lumignano, Montegalda, Mossano, Nanto, Ponte di Barbarano, Villaga e Villaganzerla,
ognuno nel suo ambito territoriale, si sono avvicendati alle entrate dei supermercati che aderivano all’iniziativa; ed
è stato semplice e spontaneo familiarizzare con i volontari di altre associazioni, ma soprattutto è stato bello vedere tante persone che con un sorriso, accompagnato da un
“bravi alpini”, portavano la busta riempita di generi alimentari. I bambini un po’ intimoriti, ma anche attratti dal
cappello, hanno suscitato momenti di sana allegria. Alla
fine, nonostante la grave crisi economica, le scatole raccolte sono state veramente tante e questa è stata la più
grande soddisfazione. Un grazie a tutti i collaboratori.
Celebrato a Mossano
l’anniversario di Nikolajewka
Il Gruppo alpini di Mossano ha organizzato due iniziative per ricordare la battaglia di Nikolajewka. Nella serata del 27 gennaio, nella struttura polifunzionale di Ponte, è stata presentata “Nikolajewka per non dimenticare” con testimonianze, immagini e suoni della guerra,
31
un progetto realizzato in collaborazione con la Biblioteca comunale. La serata è stata aperta dal capogruppo
Fiorenzo Masiero e dal vice sindaco Flavio Ceruffi, seguiti dall’intervento del presedente della sezione Ana
Giuseppe Galvanin. Si è poi entrati nel vivo del contesto storico con il prof. Giuliano Gambin che ha introdotto alcuni filmati su quella terribile guerra. Momento
centrale della serata è stato la presentazione, a cura del
prof. Mario Pavan, del libro-diario “Dall’Adige al Don”
scritto dal padre Rino, marconista aggregato al 3° Reg.
Bersaglieri. Significative sono state anche le testimonianze di tre reduci: l’alpino Antonio Seraglio di 94 anni del Battaglione Vicenza, l’alpino Renzo Gandolfi del
3° Reg. Divisione Julia che compiva proprio quel giorno 90 anni e del carabiniere Orazio Frasson della 356^
Sezione Carabinieri “Pasubio” anche lui di 90 anni, i
quali hanno raccontato con la voce rotta dall’emozione
alcuni aneddoti della loro agghiacciante esperienza. Sul
palco, grazie al Museo delle Forze Armate di Montecchio Maggiore, erano esposte alcune armi, elmetti e vestiario nonché una bandiera russa originali dell’epoca.
Un momento della celebrazione
a Mossano con l’alza bandiera
Nella mattinata di domenica 29 gli alpini dei tredici gruppi della Riviera Berica si sono ritrovati a Mossano per la
commemorazione dei caduti della campagna di Russia.
La manifestazione è iniziata nel piazzale del Municipio
con l’alza bandiera, poi il corteo ha raggiunto la chiesa per
la messa animata dal coro Ana di Lumignano. Presenti alla cerimonia i sindaci di Mossano Giorgio Fracasso, di
Barbarano Roberto Boaria e di Nanto Ulisse Borotto che
hanno portato i loro saluti, ai quali si sono aggiunti quelli del capogruppo Fiorenzo Masiero, del capozona Paolo
Borello e del generale Gianantonio Nonato. A concludere la manifestazione un breve concerto del coro Alpini diretto da Andrea Rigoni.
32 - Vita dei gruppi
Arsiero
Arcugnano
Il ricordo del capitano Roffia
Babbo Natale alla materna
Si è svolta ad Arsiero la celebrazione del 4 Novembre
con la partecipazione di tutte le associazioni d’arma.
La cerimonia si è svolta con la deposizione delle corone di alloro ai monumenti dei Caduti di Castana ed
Arsiero.
Causa l’imperversare del maltempo la messa è stata celebrata nella chiesa arcipretale di Arsiero, invece che
al cimitero militare; vi hanno partecipato le autorità
territoriali e una rappresentanza delle scuole medie.
Particolare significato è stato dato alla cerimonia dalla presenza dei nipoti del capitano Roffia, deceduto in
Russia.
Dopo i discorsi tenuti dal sindaco di Arsiero Tiziano
Busato e dal rappresentante delle scuole medie, l’alpino scrittore Manuel Grotto ha illustrato la vita in guerra del capitano Roffia, dalla campagna di Grecia a quella d’Albania e poi trasferito sul fronte Russo. Al termine della presentazione è stata donata al Gruppo Alpini di Arsiero la piastri- na di riconoscimento ritrovata nel campo di concentramento di Uciostoje (Russia).
I suoi dati ufficiali sono: capitano Roffia Carlo Luigi
nato ad Arsiero il 10/12/1906 da Roffia Giovanni e di
Poggio Giuseppina, la data di decesso è il 31/03/1943
a Uciostoje.
La piastrina è stata consegnata al capogruppo alpini di
Arsiero Narciso Busato dai nipoti del Capitano Roffia,
affinché ne facciano custodia nel tempo, in modo che
il suo ricordo non vada perso.
Il 16 e 17 dicembre il gruppo alpini “Renato Casarotto”
ha rinnovato un appuntamento divenuto oramai storico.
Da 29 anni infatti le penne nere di Arcugnano festeggiano il Babbo Natale con i bambini della scuola materna. In
un gremito teatro comunale il capogruppo Silvano Moretto ha salutato e ringraziato tutti i genitori e nonni presenti. Un ringraziamento speciale soprattutto alle maestre ed
ai 130 bambini, che hanno allietato le giornate con le loro recite natalizie. Alla fine é arrivato Babbo Natale carico di doni per i bambini. All’esterno, sul piazzale, gli alpini hanno offerto vin brulé molto gradito a tutti, augurandosi di poter ripetere l’iniziativa anche nei prossimi 29 anni.
La consegna della piastrina al capogruppo Narciso Busato
Arzignano
Il col. Merola in visita al Pagani
Mantenendo viva
una simpatica
consuetudine che
vede tutti i comandanti dell’Ottavo Reggimento
Alpini di Cividale del Friuli, far
visita alle penne
nere del Gruppo
“Mario Pagani” di
Arzignano, il col. Merola, da settembre alla guida del
pluridecorato reparto della “Julia”, ha fatto visita con alcuni suoi collaboratori alla Città del Grifo ed ai suoi Alpini, in occasione del pranzo sociale del Gruppo di Arzignano. Particolarmente gradito il momento dello scambio di attestati di riconoscimento tra i partecipanti, che
si è svolto alla presenza dell’assessore Bordin e del presidente del consiglio comunale, Alexandre Galiotto, del
presidente della Sezione di Vicenza, Giuseppe Galvanin, e del suo vice, Erminio Masero, e dei rappresentanti
dei gruppi Ana gemellati con il “Pagani”,
Il capogruppo Paolo Marchetti, ricordando i profondi
legami di amicizia che legano Arzignano all’Ottavo, ha
donato il Crest del Gruppo al col. Michele Merola, che
ha ricambiato con il “Crest” dell’8°, appositamente realizzato dopo la missione in Afghanistan.
Vita dei gruppi -
33
Dueville
Lapio
Contributo degli alpini
agli alluvionati
Un piccolo Gruppo
ma con grandi progetto
Il 10 novembre nella sala consigliare di Dueville, alla
presenza del sindaco, il presidente dell’Ana - Sezione
di Vicenza ha consegnato a due famiglie di Vivaro particolarmente colpite dall’alluvione dello scorso anno,
una somma raccolta dagli alpini stessi. Nella breve cerimonia il sindaco ha evidenziato l’opera meritoria dell’Associazione Nazionale Alpini, sempre pronta nelle
opere di solidarietà.
Si è concretizzata con successo ed entusiasmo da parte dei
ragazzi delle terze medie della scuola “Foscolo” di Torri
d’Arcugnano l’uscita sul Monte Ortigara. L’idea, nata dalle instancabili insegnanti del plesso prof. Micheletto e Poli di coinvolgere gli alpini per insegnare in modo diverso
ai ragazzi uno dei capitoli più cruenti della della Prima
Guerra mondiale, ha avuto una risposta immediata e fattiva con il Gruppodi Lapio. La settimana precedente all’uscita, lo storico dell’Ana di Vicenza Graziani ha incontrato a scuola i ragazzi per illustrare e spiegare in modo dettagliato la storia del Monte Ortigara, portando con
sé i reperti bellici ritrovati che testimoniano l’avvenimento.
Il 5 ottobre, con una splendida giornata, circa 75 persone
tra ragazzi, insegnanti, lo storico Graziani e alcuni alpini
sono partiti alla volta dell’Ortigara, ove per alcune ore i
ragazzi hanno potuto camminare sui luoghi teatro di una
violentissima battaglia. a comitiva è partita da piazzale
Lozze ed è salito fino alla Colonna mozza. Alla fine della camminata gli inesauribili alpini hanno preparato un’ottima pastasciutta, graditissima da tutti. La giornata è terminata con la consapevolezza da parte di tutti di aver condiviso un momento di storia vissuta dai nostri nonni raccontata e tramandata, e lo spirito alpino fatto di partecipazione
attiva alla vita sociale che da sempre ci contradistingue.
Gambellara
Pietro Gentilin
confermato capogruppo
Pietro Gentilin, capogruppo da tre mandati, è stato confermato al vertice del Gruppo Ana di Gambellara. Era
l’unico candidato alle elezioni, che si sono svolte in un
clima sereno e collaborativo, mentre 16 alpini avevano dato disponibilità ad entrare nel direttivo. Ai nuovi
eletti sono già stati assegnati gli incarichi: vice capigruppo sono Francesco Tomba e Diego Framarin; cassiere Giovanni Posenato, segretario Pierluigi Pontalto,
alfiere Sergio Mattioli. Consiglieri con diritto di voto
sono stati eletti Marco Bettega, Pietro Burato, Francesco Framarin, Massimo Meggiolaro, Giorgio Rossetto, Diego Signorini ed Angelo Zerbinato; senza diritto di voto: Lino Dalla Chiara, Agostino Marchetto, Roberto Pelanda e Giuseppe Trentin. Ha riscaldato la giornata una riuscita marronata accompagnata da Gambellara nuovo e ottimo Recioto.
Meledo
Ragazzi protagonisti
per il Quattro Novembre
Il Quattro Novembre a Sarego è stato celebrato con
cerimonie nel capoluogo, a Meledo e Monticello di Fa-
34 - Vita dei gruppi
ra, a cui hanno partecipato autorità comunali, religiose
e militari, e rappresentanze di associazioni d’arma. Protagonisti principali sono stati i ragazzi delle scuole, ben
preparati sul significato della ricorrenza, ed a Meledo
anche loro hanno voluto deporre una corona d’alloro al
nuovo cippo dedicato ai Caduti. Una scena bella e ricca di significato, che molti vorrebbero vedere anche nelle cerimonie di altri paesi.
Montegalda
Ricordato il corista
Giovanni Crivellaro
Il coro Ana “Amici Miei - Toni
Docimo”, ha voluto ricordare la
dipartita del sui corista “basso”
Giovanni Crivellaro, avvenuta un
anno fadopo una lunga malattia,
organizzando due momenti diversi, la messa di suffragio ed un
concerto. La messa, officiata da
don Gabriele, parroco di Montegaldella, e animata dal coro, è stato un momento di preghiera molto forte: accanto alla moglie ed
ai figli, ciascuno è andato indietro con la memoria nel ricordo di un uomo che, fino a quando il
fisico ha retto, è sempre stato presente alle prove dando un esempio di costanza e dedizione al canto quasi eroiche. Il concerto in
sua memoria svoltosi il sabato successivo nella chiesa parrocchiale di Arlesega, ha unito, nel tema “Solidarietà e memoria storica”, il ricordo della sua figura con una raccolta fondi per le missioni africane. La serata ha visto la partecipazione di molte persone unite dall’affetto per il caro Gianni e dalla voglia di concretizzare il ricordo aiutando quelle persone che sono chiamate “terzo mondo” , di sicuro non per loro scelta. Commovente il momento in cui il presidente Roberto Nicoletti gli ha dedicato dei
versi sussurrati tra il muto di “O Montagne”, come pure quando,
posto uno sgabellino vicino ai bassi, ha chiesto ai figli presenti di
portare il cappello da alpino e l’ha appoggiato là, accanto a quelle voci a lui tanto care. Gianni ha lasciato un grande vuoto sia come uomo che come “voce”; orfano, per molti anni solo in un orfanatrofio, non ha mai potuto avere l’abbraccio del papà o della
mamma, con forza e tenacia ha superato molte prove che la vita
gli ha posto davanti. Durante il servizio di leva era stato chiamato a soccorrere i disastrati del Vajont. I coristi del Coro Ana ricordano con orgoglio che Giovanni amava definire il coro la sua
famiglia, tanto da chiedere che, l’abito che ha avvolto la sua salma per l’ultimo viaggio, fosse proprio la nostra divisa. (F.C.)
Noventa
Gruppo “Umberto Masotto”
II Teatro Modernissimo ha fatto da stupenda cornice per la
serata commemorativa del 4 Novembre e
la chiusura simbolica
dei festeggiamenti per
i 150 anni dell’Unita’
d’Italia, iniziati esattamente un anno fa, nello stesso teatro, con la presentazione della ristampa del libro “I vicentini decorati al valore militare” nella guerra 1915-1918”
edito nel 1926 dall’Istituto del Nastro azzurro. La serata
conclusiva ha visto presenti i sindaci di comuni dell’Area
berica, le autorita’ civili e militari e il presidente sezionale Giuseppe Galvanin. Gli interventi e i saluti del sindaco
Marcello Spigolon e dell’assessore alle associazioni Mattia Veronese hanno dato il via alla serata. evento articolato in due parti, che ha visto da interpreti il Gruppo alpino
“Umberto Masotto”, con il suo coro omonimo, che vanta
già più di qualche presenza alle adunate nazionali dell’Ana con un vasto repertorio di cante tradizionali alpine e
canti legati alla montagna.
Nella seconda parte
della serata la Fanfara storica sezionale ha
deliziato tutto il pubblico, ha divertito ma
anche emozionato per
la magistralità nell’esecuzione dei brani presentati dal fantasioso Gigi Girardi.
uno stupendo mix di retrò e moderno, il tutto intervallato
da letture di carattere “risorgimentale” interpretate dalla
brava Alessia Gherardo, madrina della serata. Con il saluto del capogruppo Cipriano Lazzarin e del prof. Antonio Gatto, con in finale il “33” e l’inno nazionale, cantato
da tutti i presenti, si è conclusa la stupenda e significativa
serata. Dopo il teatro Modernissimo altra degna cornice
nella capiente “baita alpina” sede del gruppo “Masotto”
per un momento conviviale.
Saluto al Rgt Vicenza
Il 2°Rgt. artiglieria “Vicenza” (erede del glorioso Gruppo
Vicenza) saluta e va. Va in missione in Kosovo. Ha ricevuto il saluto delle città di Trento, di Vicenza e di Noven-
Vita dei gruppi ta Vicentina, e mai giornata fu più meteorologicamente
appropriata come quella del 25 ottobre. I reparti schierati
sotto la pioggia battente emanavano un loro fascino particolare, e alzi la mano chi non si é sentito in gola quel
groppo di commozione e nostalgia nell’identificarsi in
quei giovani come eravamo anche noi tanti anni fa.
Era presente anche
il gagliardetto del
Gruppo “U. Masotto” con una delegazione di alpini. Ma
perché Noventa?
Perché il Gruppo si
era fatto promotore in Comune per
dare al reggimanto
la cittadinanza onoraria, concessa il 2
giugno 2006. Da allora continua una
fraterna collaborazione che va di pari passo con la sezione di Vicenza e la
municipalità, tramite l’assessore. Mattia Veronese.
35
e commossa elargizione è stata fatta a suor Daniela Tosetto, originaria di Pojana, che opera in una comunità messicana a favore di poveri e disagiati. Appena può torna
dalla sua “famiglia Pojana” che l’accoglie sempre con il
calore con cui si accoglie una figlia che torna da un lungo viaggio. “Questo dono nelle mani della sorella Daniela
– spiega il capogruppo Ceccato – porterà senz’altro i suoi
frutti, così come è stato per i precedenti interventi a favore del compianto padre Graziano e così come sempre
sarà per il sostegno alla Lilt, Lega contro i tumori”. Altra
partecipazione del Gruppo Ana è assicurata alla Festa dela sopressa, che si svolge ai primi di agosto, è un importante momento di aggregazione e richiama sempre un pubblico numeroso. Non manca infine la partecipazione ad
adunate e feste nazionali.
A far da traino a questa operatività c’è la profonda sinergia nel consiglio del Gruppo; una grande amicizia lega tutti i componenti, anche se qualche volta scoppiettante per
qualche diversità di pensiero, che riescono sempre alla fine di ogni seduta, magari davanti a un bicchiere e una manciata di “bagigi”, a prendere la giusta decisione.
Cena sociale
Pojana Maggiore
Un direttivo affiatato
e i risultati si vedono
La “truppa” dell’infaticabile capogruppo Beppino Ceccato sta graduando il proprio operato verso l’esterno e
verso la gente, con risultati che danno tanta soddisfazione. Nel 2011 si è cominciato il fatidico 17 marzo, per la
celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, con un singolare alzabandiera davanti al monumento ai Caduti, ripetuto nel pomeriggio al suono dell’Inno di Mameli eseguito dalla banda di Noventa – Pojana. Il gruppo ha svolto poi numerose collaborazioni con l’asilo parrocchiale
come garanti della sicurezza per “bicicletatte” varie, oppure in sodalizio con Gruppo Noi (4 Passi in compagnia,Festa degli aquiloni e altro), o con l’amministrazione comunale per la distribuzione di calendari e notiziari,
per l’assistenza opeartiva durante il Luglio poianese, la
più importante rassegna culturale in paese, o per la sgradevole ma utilissima e sempre apprezzata pulizia dei fossi. Meno appariscenti ma più forti dal punto di vista umano altre operazioni di solidarietà assieme a persone impegnate nella lotta alla fame del mondo. Un’importante
I soci del Gruppo di Pojana si sono incontrati in gennaio
per l’annuale pranzo sociale. Un’occasione importante,
anche perché erano in programma le elezioni per il rinnovo delle cariche associative.
Dopo una messa in ricordo degli alpini “andati avanti”,
alla quale hanno presenziato oltre a numerosi alpini le
autorità civili e i generali Domenico Innecco e Giancarlo Comacchio, gli alpini sono stati ospiti per il convivio nelle sale del Centro parrocchiale. Con l’augurio
di buon lavoro al nuovo direttivo si é conclusa la piacevole giornata.
36 - Vita dei gruppi
Poianella
Fotoricordo di Torino
Fotoricordo dell’Adunata di Torino per gli gli alpini del
gruppo di Poianella, assieme a sindaco e vice. Campeggia il loro manifesto, che raffigura un alpino che abbraccia l’Italia e invita alla fratellanza alpina e per la
Patria, senza se... e senza ma.
Sossano
Alunni delle Medie sull’Altopiano
a lezione di storia dagli alpini
viltà contadina, grazie alla disponibilità dell’alpino Giuseppe Rossi e del gruppo Alte Ceccato; ulteriori diverse
iniziative sono state prese per il 150° anniversario della
proclamazione del Regno d’Italia.
Particolarmente apprezzata da tutti l’uscita sull’Altopiano, il 15 ottobre 2011, organizzata in collaborazione
con gli Alpini di Canove: visita guidata al “Salto dei granatieri” e ai cimiteri di guerra di Cesuna, pranzo nella
sede del Gruppo Alpini di Canove e visita al Museo della Grande guerra e al Sacrario militare Leiten di Asiago. Meno apprezzato dai ragazzi, ma altrettanto utile, il
tema in classe: “Davanti a quello spaventoso dirupo –
scrive un alunno – chiamato da noi Veneti “Salto dei
Granatieri”, mi sono sentito prendere da una grande commozione: quei ragazzi, intrappolati nella cima del Monte Cengio, dopo aver combattuto fino all’ultimo, decisero di fare il massimo sacrificio, gettandosi giù, avvinghiati ai nemici austriaci”. “E quanta commozione –
scrive una ragazza – davanti agli abeti mozzi e imbiancati dei cimiteri di guerra di Cesuna, davanti all’interminabile fila di fredde lapidi del Sacrario di Asiago. ‘Con
riconoscenza e rispetto’ abbiamo lasciato scritto davanti a quelle lapidi e a quelle croci, a quelle piante spezzate, simbolo di tante giovani morti, di tanti caduti che,
con fedeltà e onore, hanno compiuto il proprio dovere”.
Thiene
Il capogruppo Rossi
spiega il Risorgimento
Numerose, nell’anno appena concluso, le iniziative nate
dalla collaborazione tra l’Istituto comprensivo di Sossano
e il Gruppo Alpini, per la comune sensibilità del dirigente scolastico Luca Saggioro e del capogruppo Antonio Setto: visita guidata degli alunni di terza media ad alcuni dei
più significativi luoghi dell’Altopiano, teatro fra i più tormentati della grande guerra; partecipazione attiva delle
scolaresche alle cerimonie del 4 novembre e del 25 aprile, d’intesa con Amministrazione comunale (sindaco alpino Flavio Caoduro) e Ancr (presidente Turiddu Capito);
reportages fotografici sui due conflitti mondiali e sulla ci-
Angelo Rossi, capogruppo di Thiene, in occasione del
150° dell’Unità d’Italia, ha tenuto alcune ‘chiaccherate’ sugli eventi che avvennero tra il 1820 ed il 1870 ed
ha ha iniziato il suo ‘tour’ nella sede del Gruppo Ana di
Costabissara. Poi in collaborazione cogli alpini di Arsiero e del loro capozona, ha raccontato i fatti storici,
corredati da tanti aneddoti, alle due classi di terza media del paese; quindi con altri alpini della sezione ‘Monte Grappa’ di Asiago, agli alunni della terza media di S.
Pietro Valdastico. A Thiene, accordatosi con l’assessore alla cultura Anna Maria Fiengo e col dirigente scolastico Carlo Maino (ufficiale degli alpini) ha parlato, suddividendole in più mattinate, a tutte le 9 sezioni di terza media delle scuole ‘Ferrarin’ e ‘Bassani. Tanto è stato l’interesse suscitato nei giovani dalla semplice e chiara esposizione degli avvenimenti, che la prof. Manzardo, delle scuole ‘Ferrarin’, ha invitato Rossi a narrare
Vita dei gruppi quanto accaduto a Vicenza nel 1848, prima di portare
gli studenti a visitare il Museo del Risorgimento a Villa Guiccioli di Vicenza. Infine, in accordo con sindaco
e capogruppo di S.Pietro Mussolino ha raccontato le vicende risorgimentali, in un incontro aperto a tutti, riscuotendo, anche lì un buon successo.
Classe 3^D della ‘Bassani’ di Thiene col dirigente Maino, la prof. Mara Garlan, Angelo Rossi ed alcuni alpini.
Tonezza del Cimone
2011 un’annata
ricca di iniziative
37
e amici. Per il viaggio è stato usato il pullman della Sezione. Lo stesso giorno, il Gruppo Salmerie di Vittorio Veneto aveva organizzato una toccante manifestazione proprio sul Grappa, con Alzabandiera, deposizione della corona e messa. Anche il Gruppo di Tonezza ha voluto dare
un piccolo contributo alla cerimonia con la deposizione di
una corona al monumento al Milite Ignoto. Parte della
mattinata e il primo pomeriggio sono stati dedicati ad una
visita guidata; Gianni Idrio Gianni, della Sezione di Bassano ha raccontato con ricchezza di informazioni e squisita disponibilità le vicende della Guerra sul Monte Grappa. Il 6 agosto, al teatro Comunale di Tonezza si è svolta
la manifestazione corale “Cantincoro”, con il Coro Azzurri Monti di Tonezza e il Coro La Spelonca di Roana.
Gastone Dalla Via con la figlia Marta hanno deliziato i numerosi spettatori con la recita di poesie e la lettura di racconti sapientemente alternati all’esecuzione dei canti dei
due cori; racconti, poesie e canti avevano per filo conduttore la la storia dell’Unità D’Italia vista anche dagli abitanti di piccoli paesi di montagna.
Il 28 settembre sono stati consegnati gagliardetti commemorativi agli alunni della scuola primaria, , alla presenza delle insegnanti e di alcuni alpini, tra i quali il capo
zona Monte Cimone Lorenzo Mottin. Lorenzo. A dicembre alcuni alpini si sono recati alla scuola primaria per fare agli scolari e alle insegnanti gli auguri di Natale e consegnare ad ognuno di loro le foto fatte il 28 Settembre.
Festeggiato Giuseppe Sella
ultimo reduce alpino
Il Gruppo di Tonezza del Cimone ha voluto ricordare il
150° dell’Unità d’Italia partecipando a numerose e significative manifestazioni. Il 18 marzo 2011, gli alpini si sono ritrovati davanti al monumento ai Caduti per rendere
omaggio a tutti i soldati che hanno combattuto per realizzare l’Unità del nostro paese; dopo una breve sfilata e l’alzabandiera è stata letta la lettera scritta per l’occasione dal
Presidente Napolitano. Il 28 maggio è stata organizzata
una gita Commemorativa all’Ossario del Monte Grappa a
cui hanno partecipato numerosi soci con i loro famigliari
Domenica 4 dicembre il Gruppo Ana ha organizzato il
tradizionale pranzo annuale. L’incontro è stata l’occasione per festeggiare, alla presenza del presidente sezionale Galvanin il capogruppo Riccardo Pettinà con la
moglie Marisa per il loro 40° anno di matrimonio, e
38 - Vita dei gruppi
l’ultimo reduce alpino di Tonezza, Giuseppe Sella, che
non ha mancato di raccontare la sua storia militare.
“Sono nato a Tonezza il 24 aprile 1923 e sono stato chiamato alle armi l’8 settembre 1942, artigliere alpino della Julia. Arrivato a Gorizia, sono stato scelto con altri
quindici compagni per un corso di radio telegrafista. Il
20 gennaio 1943 avrei dovuto partire per la Russia, ma
la grande ritirata fece sospendere la partenza. Mentre
mi trovavo a Gorizia, con altri compagni ho dovuto partecipare al rastrellamento sul Carso e in Postumia. L’8
settembre 1943 ci fu l’ordine per tutti di tornare a casa.
Quando ritornai a Tonezza la guerra non era ancora finita e mi aggregai ai partigiani della Pasubiana. Dopo
un rastrellamento fatto a Tonezza dai Fascisti sono stato catturato con altri tre amici e portato a Campo di Trens
in Alto Adige. Al campo si lavorava per costruire delle
baracche per alloggiare i soldati che arrivavano feriti
dal fronte. Lavoravo dodici ore al giorno e mangiavo
molto poco: in cinquanta giorni sono dimagrito 17 kg.
Allora con altri compagni organizzai la fuga: prendemmo il treno per Verona e a Calliano siamo scesi; poi attraverso le montagne , camminando a piedi, siamo arrivati a Tonezza. Lavati, spidocchiati e rifocillati ci siamo
nascosti nei boschi che circondano il paese. Il nostro
compito era quello di sorvegliare il sentiero che dalla
spianata del Monte Cimone porta a Riofreddo. Stavamo
nascosti nelle gallerie. A volte andavamo a prendere i
“lanci” mandati dagli Inglesi a Campomolon. Con i lanci ci rifornivano di armi. Rimasi nascosto fino alla conclusione della guerra il 25 aprile 1945.
Torreselle
Inaugurazione del capitello
Il 13 maggio, in ricorrenza all’apparizione della Madonna di Fatima ai tre pastorelli, é stato inaugurato in suo
onore il capitello in via Novelli a Torreselle. Gli alpini,
che hanno un buon rapporto con la comunità di Torreselle, al desiderio di don Amadio di un capitello in onore della Madonna, si sono subito resi disponibili per la costruzione. La cerimonia é stata breve ma molto sentita, con
la partecipazione del sindaco Massimo De Franceschi, il
vescovo Boscato, i sacerdoti don Flavio e don Amadio e
tanta gente comune. L’Amministrazione comunale ha donato il terreno, la gente del posto per la collaborato anche
con offerte durante i lavori e per l’organizzazione della
cerimonia inaugurale, seguita da un rinfresco. Il capogruppo Luciano Massignani ha ringraziato gli alpini che
hanno potuto aiutare nella costruzione, donando ore al
volontariato, e coloro che hanno lavorato e partecipato al
torneo di calcetto a 7 in memoria di Michele Novello e
Massimo Giacomello terminato il 24 settembre 2011. Il
ricavato è andato tutto in beneficenza al “Progetto Safim”
in nuova Guinea Bissau.
Vicenza - Savegnago
Incontro annuale
del Circolo UniCredit
Come ormai da simpatica tradizione e con la collaborazione del Gruppo Savegnago che presta la propria sede,
il Circolo Dipendenti UniCredit di Vicenza ha organizzato l’incontro annuale degli aderenti alla propria “Sezione d’Arma” per la discussione del bilancio, delle attività effettuate nel 2011 e per i progetti del prossimo
anno. Questa sezione, che raggruppa alcuni iscritti del
Circolo in una sorta di “Nostalgici congedati” si avvale della presenza di coloro che hanno assolto il servizio
militare di leva nei vari corpi, per organizzare attività di
vario genere, tutte rivolte all’aggregazione e ad attività
sia ludiche che di carattere sociale. Naturalmente la parte preponderante degli iscritti è di leva alpina e pertanto le attività e le escursioni proposte, magistralmente
pianificate dal segretario sezionale, alpino Guido Fanton, vertono quasi tutte in iniziative del settore alpino.
Infatti le mete raggiunte vedono le escursioni alla galleria Gen. Papa sul Pasubio e alla Città di Roccia e dintorni sull’Altopiano di Asiago, oltre ad una rappresentanza all’Adunata nazionale di Torino. Ospite d’onore
occasione è stato il presidente della Sezione AnaGiuseppe Galvanin che ha impreziosito la serata ed ha preso atto di questa “forza esterna” che porta dentro di sè
valori tipici della gente alpina volti all’altruismo ed alla amicizia.
Vita dei gruppi Al termine della cena preparata dai cuochi della Sezione d’arma, c’è stata la consueta lotteria con premi messi in palio dal Circolo UniCredit ed il cui ricavato sarà
destinato, con opportuna indicazione del presidente Galvanin, ad una iniziativa di solidarietà nel territorio di riferimento del Circolo. Alla somma stessa si aggiungerà
anche una donazione diretta da parte dell’alpino Luigi
Battiston, presente alla serata. L’iniziativa di solidarietà
verrà poi segnalata anche ad Unisolidarietà Onlus - UniCredit Vicenza per il sociale - associazione tra i dipendenti della Banca che si prefigge con l’autofinanziamento scopi di solidarietà e di vicinanza al territorio,
che potrà ulteriormente migliorare la donazione. Al termine saluti di rito e la raccomandazione agli alpini del
circolo di programmare la partecipazione alla prossima
Adunata Nazionale di Bolzano, alla quale si sfilerà inseriti tra gli alpini del Gruppo Savegnago e presso il quale sono regolarmente iscritti.
39
puto trasmettere. La delegazione, guidata dal capogruppo
e da alcuni alpini, nel corso dell’intera giornata ha incontrato studenti e docenti nell’aula magna di via Piovene ed ha tenuto un’interessante lezione sull’anniversario della fine della Prima Guerra mondiale. L’intervento non si è limitato ad un semplice racconto dei fatti, ma è stato arricchito con la visione di una serie di video proposti dal gruppo alpini che hanno anche eseguito diversi canti. La giornata si è conclusa con la deposizione della corona di alloro alla bandiera italiana in
memoria di tutti i caduti della guerra. L’evento rientra
nell’ambito di una serie di iniziative nate da un importate e proficuo sodalizio che risale allo scorso anno tra
l’IC2 “G. Bortolan” di Vicenza ed il Gruppo Alpini “Vincenzo Periz”, voluto dal dirigente scolastico Anna Brancaccio e dallo stesso gruppo.
Il presidente del Circolo e della Onlus Unisolidarietà artigliere da montagna Carlo Pepe - consegna una targa ricordo al presidente Galvanin
Vicenza - Settecà
Apprezzata collaborazione
con la Scuola Bortolan
Grande successo per le celebrazioni del 4 Novembre alla scuola IC 2 “G. Bortolan” di Vicenza. Un evento reso unico e straordinario grazie all’intervento del Gruppo Alpini “Vincenzo Periz”. Gli studenti, infatti, spesso
abituati a conoscere la storia solo attraverso i libri, hanno particolarmente apprezzato la testimonianza unica
nel suo genere non solo perché basata su fatti reali e accaduti in luoghi vicini e ben conosciuti, ma soprattutto
per l’entusiasmo e l’emozione che gli alpini hanno sa-
Diverse sono le attività svolte lo scorso anno ed ancora
più ricchi sono gli eventi in programma per l’anno scolastico 2011/2012. Solo per citarne alcuni, il 5 dicembre è stato organizzato un viaggio di istruzione per tutte le classi terze nei luoghi della II Guerra di Indipendenza quali San Martino, Solforino, Desenzano, ecc..
Una collaborazione unica e preziosa che rafforza il legame tra la scuola ed il territorio ai cui bisogni e alle cui
opportunità la scuola risponde e coglie. Si sta inoltre lavorando per organizzare in primavera un’escursione sul
Pasubio per visitare l’ossario ed il ricco museo adiacente. Dirigente scolastico, docenti e tutti gli alunni hanno espresso gratitudine agli alpini per l’importante collaborazione e per il lavoro svolto.
40 - Vita dei gruppi
Vicenza - Villaggio del Sole
Gemellaggio con Foza
un “valore alpino”
Non sarà facilmente
dimenticata la mattinata di domenica 30
ottobre che ha visto il
quartiere del Villaggio
del Sole vestito a festa per dare il benvenuto agli alpini scesi
dall’Altopiano per il
gemellaggio con il
Gruppo alpini “Roberto Sarfatti”. Dopo
la messa nella chiesa
parrocchiale stracolma di fedeli, con una breve sfilata
accompagnata dalla banda musicale di Sovizzo che precedeva i vessilli delle Sezioni Monte Ortigara, Vicenza
e Bolognese - romagnola ed una decina di gagliardetti,
al monumento ai Caduti è stata posta una corona d’alloro e l’aquila di “schegge” donata dal Gruppo di Sasso di Asiago. In via Nikolajewka i due reduci di Russia
del Gruppo “Sarfatti”, Antonio Serraglio di 94 anni e
Domenico Tizian di 90, mentre la tromba della fanfara
suonava il silenzio, hanno voluto posare con le loro mani e gli occhi umidi una corona d’alloro per ricordare i
loro compagni alpini “rimasti là”: oggi come oggi non
è facile commuoversi se non per un avvenimento che ti
tocca dentro, ma quella mattina ho visto tanti alpini e no
con gli occhi lucidi. Nella bella sede del Gruppo si è
svolta la cerimonia ufficiale del gemellaggio con Foza.
Il “padrone di casa” Natalino Schievano ha detto che
il gemellaggio resterà anche come ricordo del 150° dell’unità d’italia e sarà d’auspicio per il prossimo 100°
anniversario della Prima Guerra mondiale.
Il capo gruppo di Foza, Enzo Biasia, ha ricordato che
i gemellaggi sono importanti come momenti aggreganti
e di fratellanza. Dopo i saluti dell’assesspre di Foza
Claudio Chiomento e dell’assessore Pio Serafin in rappresentanza del sindaco di Vicenza, il presidente vicario della Sezione di Vicenza, Enzo Simonelli, ha detto
che i gemellaggi fra gruppi sono da incentivare essendo un “valore alpino” che aiuta molto a far vivere la
nostra associazione, ben consci che l’Ana vivrà finchè
c’è un alpino vivo. Dopo lo scambio dei gagliardetti e
dei doni tutti “di corsa” a gustare il rancio che si è chiuso con un arrivederci a Foza. Un grazie è andato a tut-
ti gli alpini ed amici degli alpini che si sono prodigati
per la buona riuscita della manifestazione, che ha saputo coinvolgere anche gli abitanti del Villaggio del
Sole e della parrocchia, che sta festeggiando il 50° di
fondazione.
(A. B.)
Villaganzerla
Consegnato il Tricolore
ai bambini di prima
Come ogni anno, il Gruppo alpini di Villaganzerla si è
recato alle scuole primarie per consegnare il Tricolore
ai bambini di prima.
La cerimonia, tenutasi il 9 gennaio, ha visto inoltre l’inaugurazione dei tre nuovi pennoni alzabandiera installati quest’estate, con l’aiuto degli alpini, all’ingresso dell’edificio scolastico. Alla cerimonia hanno presenziato
il sindaco di Castegnero, Giancarlo Campagnolo, il dirigente scolastico prof. Urbano Bonato, il capogruppo
degli alpini di Castegnero Roberto Pasquale e un nutrito gruppo di alpini di Villaganzerla, oltre ad alunni e
insegnanti.
La cerimonia è iniziata con l’alzabandiera fatto dai ragazzi di quinta, seguito dagli interventi del Capogruppo di Villaganzerla, Francesco Zanotto, del sindaco di
Castegnero e del dirigente scolastico. Infne la consegna
dei 26 Tricolori. Finita la cerimonia, gli alpini di Villaganzerla con la collaborazione del personale della scuola elementare, hanno offerto cioccolata calda e dolci a
tutti i partecipanti, compresi i genitori che hanno assistito alla cerimonia prima del rientro dei bambini alle
proprie abitazioni, e che hanno in parte contribuito preparando alcuni dei dolci messi a disposizione.
Protezione Civile -
41
Incontro di amicizia fra le squadre di soccorso radio di Vicenza e di una città germanica
Un gemellaggio nato in Internet
Dal 24 marzo 2009, data di presentazione del sito Internet della Squadra trasmissioni dell’ Unità sezionale di protezione civile www.trasmissionianavicenza.it, ne erano arrivate di richieste , comunicazioni e stranezze varie. Ma la mail che
arrivò il 18 gennaio 2011 mi stupì veramente.
Li per lì non ci feci molto caso. La mail
cominciava con qualche riga in italiano e
proseguiva in inglese. Gente che ha tempo da perdere, pensai. Però quella mail aveva qualcosa che mi incuriosiva e così dopo qualche giorno mi misi d’impegno e tradussi la parte in inglese.
Foto ricordo della bella giornata in compagnia degli amici tedeschi
La mail era stata inviata da un tedesco,
Jürgen, sposato con una signora di origini
italiane. Si presentava come simpatizzante degli alpini iscritto al gruppo “O .Salviati” di Vicenza e radioamatore;
iscritto ad una squadra di radio soccorso (Notfunk kreis Viersen – Emergenza radio distretto di Viersen) svolge lo stesso nostro tipo di attività. Scriveva di essere contento di averci incontrato sul web grazie al nostro sito e che sarebbe
stato bello instaurare un rapporto tra noi e la sua squadra. Dopo essermi consigliato con il mio caposquadra, Gianni
Pinton, velocemente abbiamo raccolto qualche informazione e preso la decisione di rispondere, curiosi di vedere come sarebbe andata a finire.
Nei mesi successivi è stato un continuo scambiarsi di messaggi, foto e link vari con il nostro nuovo amico Jürgen.
Finché un bel giorno mi disse che tra la fine di ottobre ed i primi di novembre sarebbe venuto in Italia per far visita
ai parenti e mi chiese se era possibile incontrarci. Avuti i via libera necessari, mi sono subito dato da fare per organizzare l’incontro. Tutto doveva filare liscio ed essere curato anche nei minimi particolari, e poi la voglia di dimostrare che anche da noi le cose si sanno fare per bene era tanta.
Il 29 ottobre ci siamo incontrati al Foro Boario, al magazzino ddella Protezione civile. L’emozione era tanta, ma
saluti ed abbracci hanno rotto il ghiaccio. Dopo tante mail finalmente una stretta di mano. Terminate le presentazioni abbiamo fatto visitare ai nostri ospiti il magazzino sezionale e del 3° Raggruppamento illustrando loro le strutture
e le attrezzature in dotazione. Poi abbiamo passato in rassegna le squadre specialistiche di Protezione civile, che si
sono rese disponibili per l’incontro, illustrando le attività che ognuna di loro svolge. La la cerimonia ha avuto la sua
ufficialità al momento dell’alza bandiera, dove tutti insieme abbiamo cantato l’Inno nazionale italiano.
Come vuole la tradizione poi c’è stato il reciproco scambio di doni. Il nostro presidente Galvanin ha regalato a Jürgen una piccozza ed ai suoi familiari due libri che parlano di montagna, del Pasubio e di alpinità. Abbiamo proseguito noi della Squadra Trasmissioni con una targa in ricordo della giornata, il gagliardetto della Sezione di Vicenza ed
un paio di gadget. Per ultimo Jürgen ci ha omaggiato di un quadro ricamato a mano dedicato all’incontro e della sua
bandiera tedesca. A quel punto io e Gianni Pinton ci siamo guardati e così abbiamo preso dal carro radio la bandiera
italiana, la stessa che aveva sventolato a L’Aquila durante i giorni dl terremoto per porgerla in dono come simbolo
di gemellaggio.
Da buoni alpini il tutto si è concluso con un buonissimo rinfresco, tra altre mille chiacchiere ed un sacco di risate. Alla sera poi ci siamo lasciati con la promessa che in primavera avremo ricambiato la loro visita...
Marco Barbieri
42 - Protezione Civile
Addestramento nella neve per cani da soccorso
Si è svolto in gennaio
in Val Badia un corso di
addestramento per cani
da soccorso in valanga
per unità cinofile di protezione civile, al quale
ha preso parte anche il
Nucleo cinofilo da soccorso della Sezione Ana
di Vicenza. Hanno partecipato circa 50 Ucs
provenienti da varie parti d’Italia ed Europa. Pala alla mano, i partecipanti cominciavano a
scavare delle buche in
modo da formare degli
“igloo” dove i figuranti
potevano nascondersi,
chiudendo poi l’entrata
con blocchi di neve
compatta e neve fresca. Per “insegnare” al cane come
trovare una persona sepolta sotto la neve si comincia
con il fargli cercare il proprio conduttore, che è stato
sepolto, tolto alla vista del cane, a non più di una decina di metri dalla partenza. Quando il comportamento sarà fissato ed “il gioco” sarà chiaro nella mente del
cane, cominceranno ad aumentare le difficoltà fino ad
arrivare alla ricerca di una persona estranea.
Con la ricerca in valanga, un cane abituato a ricerche in superficie o in maceria, si trova costretto a lavorare in condizioni diverse ed a temperature rigide alle quali non è abituato. Durante la ricerca deve saper
utilizzare al meglio la sua abilità percettiva ma anche
cerebrale, in modo tale da poter discriminare, memorizzare ed utilizzare i diversi indizi olfattivi.
Il Nucleo Berico ha voluto partecipare a questo corso, nonostante le remote possibilità di effettivi interventi in caso di valanga, per accrescere le proprie conoscenze per quanto concerne il mondo della ricerca
con ausilio di cani, e rendere sempre più preparato il
proprio amico a 4 zampe. La possibilità di poter passare giornate intere con il proprio cane è stato inoltre
motivo di rafforzare il rapporto già instaurato, aumentando così la fiducia reciproca necessaria per creare
un’effettiva unità cinofila da soccorso.
Donata una Panda
alla Valchiampo
Un´auto in più per la Protezione civile. Una
Fiat Panda 4x4, in dotazione al parco mezzi del
Comune di Arzignano, e in uso al settore lavori
pubblici, è stata donata alla squadra di Protezione
civile Ana ValChiampo. Il Comune, infatti, ha rinnovato il proprio parco macchine, acquisendo veicoli più efficienti per ridurre i consumi e quindi
l´impatto ambientale e minimizzare le spese di manutenzione. Alcuni mezzi, perciò, sono stati dismessi e sono all’asta. Non la Panda in questione, veicolo più recente degli altri e ancora utile,
soprattutto per i pattugliamenti sugli argini e gli
interventi in caso di maltempo o di emergenze di
cui si occupa la Protezione civile. Quattro ruote
per chi dà una mano, quindi, per i 52 volontari guidati dal caposquadra Francesco Antoniazzi, sempre in prima fila in caso di calamità, per garantire
la manutenzione dei sentieri o risolvere le emergenze in caso di neve.
Gli alpini e lo sport -
43
Vanessa Primon in luce al Casta
Il caporale Vanessa Primon, alpino vicentino di 21 anni, si è classificata terza nella gara di biathlon militare che si è tenuta
nell’ambito della 64° edizione dei Ca.STA,
sulle nevi dell’Alta Val Pusteria. . Nella prova di sci da fondo sui dieci chilometri e tiro
con l’arma d’ordinanza, il fucile automatico Beretta SC 70/90, la giovane vicentina ha
conquistato il bronzo portando sul podio il
suo reparto, il 5° reggimento alpini delle brigata Julia, di stanza a Vipiteno. I Campionati sciistici delle truppe alpine, organizzati dal Comando truppe alpine di Bolzano,
rappresentano il momento più significativo che coniuga
l’addestramento alpino e l’impegno sportivo delle penne
nere in servizio, e vedono la partecipazione
di tutti i reggimenti e reparti alpini, oltre a
rappresentanze di altri Paesi. Quest’anno hanno partecipato circa mille atleti con le stellette, che si sono affrontati nelle prove di slalom,
fondo, biathlon militare, gare di plotoni e pattuglie militari. Vanessa, che si è arruolata non
appena conseguita la maturità all’istituto per
geometri “Canova” di VIcenza, è volontario
in ferma prefissata per 4 anni, ma intende proseguire la sua esperienza negli alpini passando in servizio permanente. Ha seguito una vocazione che aveva maturato già da un paio
d’anni. “Alpini si nasce, soprattutto – racconta il giovane
caporale - e negli alpini la cosa che preferisco è l’umiltà”.
Alfio di Gregorio
ok alla Marcialonga
Ronzani e Bertoldo d’argento
nella Gardaland Marathon
In attesa della prima Alpiniade invernale, tenutasi a Falcade, gli atleti del GSA, anche se con poca neve, si sono
preparati per l’evento partecipando alle varie gare del calendario nazionale. In sette hanno preso parte alla 39^ edizione della Marcialonga e il miglior piazzamento ancora
una volta è stato ottenuto da Alfio Di Gregorio, classificatosi 49° assoluto. Si sono difesi bene anche Paolo Carretta, Vittorino Corso, Alberto Rizzato e Umberto Impalmi. Inoltre Alfio Di Gregorio alla “Rampa con i campioni” una classica dove si cimentano i migliori scalatori, disputata ai primi di gennaio al Cermis, è arrivato
2°assoluto e primo degli italiani a pochi secondi da un
vincitore di una medaglia olimpica nel 2009.
Si è corsa, a Castelnuovo del Garda, la 2^ edizione
della Gardaland Half Marathon, competizione di 21,097
chilometri, che ha consentito ai partecipanti di rivivere
l’emozione di correre nell’affascinante scenario del lago di Garda e di godere delle attrazioni del parco divertimenti Gardaland in versione invernale.
Questa gara comprendeva anche la possibilità di correre una staffetta a due, la cosiddetta duo half marathon.
Maurizio Ronzani e Valerio Bertoldo (nella foto) hanno
conquistato il podio con un secondo posto assoluto, portando in alto, anche in terra veronese, i colori del Gruppo Sportivo Alpini di Vicenza.
A cura di Anna Campese
44 - Incontri
A Torino
All’adunata di Torino il generale dei
Carabinieri Sergio Colombini, già vicecomandante generale dell’arma, che a
suo tempo fu alpino dell’8° Rgt. a Tolmezzo, ha ritrovato dopo 55 anni il serg.
Perona, allora in servizio alla 93^ cp.
dell’Aquila.
Eccoli nella foto il giorno del loro
incontro.
Raduno a S. Stefano del 1/86
Sono tornati nella loro caserma”C.Calbo”di S.Stefano di Cadore(BL) circa 100
alpini del 1/86 autodefinitisi”roccia con
un’anima vulcanica”dopo 25 anni dal congedo. Provenienti dalle province di Vicenza e Bellunosi sono ritrovati il 3 e 4
settembre 2011 all’interno della struttura
militare, ripulita per l’occasione. Un’idea
nata nel 2009 dopo il primo raduno svoltosi a Belluno e coordinato dallo spaccista Sergio Cudiferro,che dopo una minuziosa ricerca ha ricostruito l’intero gruppo di 140 penne nere. Gli alpini hanno notato con molto piacere l’immutato spirito
di corpo che ci accomuna e hanno ringraziato l’Amministrazione comunale di
S.Stefano e in particolare il vicesindaco
Paolo Tonon che del 1/86 era stato il furiere, e al Gruppo Ana di S.Stefano per lacollaborazione.La domenica 5 settembre
è giunta una delegazione del battaglione
d’arresto “Val Cismon” guidata dal colonnello Zanetti.
Il Gruppo Agordo a Schio
Gli Artiglieri del III 39-42 Batteria Gruppo Agordo si sono ritrovati a Schio (Vicenza).
Il prossimo incontro sarà l’anno prossimo, chi volesse partecipare
contatti Edelfino Dalla Vecchia al numero 0445 640557.
Incontri
- 45
Assieme dopo 44 anni
Dopo 44 anni dal
congedo, si sono
ritrovati al Raduno
Triveneto di Belluno gli artiglieri alpini Sergio Sassaro (Gruppo di Villaganzerla) e Artemio Riondato,
del 3 scaglione
1967, che hanno
svolto il servizio
militare alla Caserma D’angelo di
Belluno.
A 51 anni dal congedo
Alpini che si fanno onore
Il gruppo di Borgo Casale ci segnala l’alpino
Mariano Mozzo, già in
servizio presso il 6° Alpini a Brunico, insignito
dell’onorificenza di cavaliere. L’alpino Mozzo
salvò, nell’ormai lontano
2005, una bambina che
stava per essere travolta
dalle acque di un fiume
in piena.
I “ragazzi” del ‘37: Franco, Dario Cunico, Olinto Gazzola e Germano Bedin si sono ritrovati ad Asiago per passare una giornata insieme e ricordare i 18
mesi di naja a Tai di Cadore, festeggiando i 51 anni
dal congedo.
Con loro la vecchia valigia di cartone; un tempo
riempita di poche cose, ma oggi colma di emozionanti ricordi e di una solida amicizia.
Il gruppo di Quinto Vicentino ci segnala il socio Lino Penzo che ha
raggiunto il traguardo
delle 120 donazioni di
sangue. Complimenti
dal gruppo e dalla redazione di “Alpin fa grado”
al bravo donatore.
46 - Varie
BELLE FAMIGLIE
SONO ANDATI AVANTI
MALO
Ten. Col. BRUNO SCARONI
(medaglia d’argento al valore
militare sul campo)
Giuliano Destro del gruppo di Malo vi invia questa foto, per la gioia di cinque famiglie, per me lui una sola
grande famiglia. Da sinistra il genero Renato Lain, il
fratello Gianfranco Destro, Giuliano Destro Giuliano,
consuocero Natalino Lain, suocero Giuseppe Pogetta.
SANDRIGO
Enrico Cesaro il giorno delle nozze con Alessandra
Sperotto, con lo zio e un folto gruppo di parenti e amici alpini
SAN ROCCO DI TRETTO
Fratelli Dalla Vecchia
“Comandante di
plotone, dava prova,
durante duri giorni di
combattimento, in ripetute azioni di attacco e contrattacco,
delle sue qualità
guerriere. Scomparso il comandante
della compagnia ne
assumeva il comando che reggeva con
prestigio morale e tecnica mirabile infondendo ai
suoi uomini accanita volontà di lotta. Attaccato
dal nemico in forze soverchianti, organizzava e
guidava la resistenza,sempre presente nei tratti
più battuti della linea, pronto nell’iniziativa, sereno nel pericolo, tempestivamente audace nella
resistenza”
(Mali Scindeli,7/10 marzo 1941)
Questa la motivazione della medaglia d’argento, e da eroico combattente a grande amministratore. Per 38 anni è stato direttore dell’Associazione Industriali di Vicenza. In questi anni ha
lasciato una traccia indelebile a chi ha avuto l’occasione e l’onore di lavorare accanto a lui. Innumerevoli le testimonianze di stima ed ammirazione di questo periodo che ha portato la provincia da un’economia rurale a quella industriale.
Al suo funerale la figlia ed i nipoti lo hanno
raccontato con immenso affetto ricordando le passeggiate in montagna ed in Campo Marzio, a Vicenza.
Doveroso leggere la motivazione della medaglia prima della Preghiera dell’alpino e del Silenzio, dovuto a chi ha dato onore agli Alpini.
Il gruppo alpini di San Lazzaro ha partecipato al suo funerale rendendo onore al socio che con
la medaglia d’argento ha dato lustro al corpo degli alpini del glorioso “Battaglione Vicenza”.
Varie -
RINNOVO DIRETTIVI
per il triennio 2012-2014
GAMBELLARA
Capogruppo: Gentilin Pietro
Consiglieri: Tomba Francesco, Framarin Diego, Posenato Giovanni, Pontalto Pierluigi, Mattioli Sergio,
Bettega Marco, Burato Pietro, Framarin Francesco,
Meggiolaro Massimo, Rossetto Giorgio, Signorini Diego, Zerbinato Angelo.
LAPIO
Capogruppo: Carlan Mauro
Consiglieri: Carlan Pietro, Carlan Valentino, Casarotto Stefano, Dal Lago Giuseppe, Dal Lago Olfeo,
Dal Lago Vittorio, Fantin Matteo, Morbin Mariano,
Trentin Bernardo.
MONTE DI MALO
Capogruppo: Berlato Silvio Graziano
Consiglieri: Bertoldo Luigi, Carlotto Nicola, Cocco
Diego, Cecchellero Marcello, Dellai Adriano, De Lai
Giorgio, Donpieri Paolo, Maddalena Lino, Mantese
giuseppe, Mondin Celestino, Stefani Bruno, Stefani
Antonillo.
MONTICELLO CO. OTTO
Capogruppo: Noaro Florindo
Consiglieri: Acco Giuseppe, Brazzale Angelo, Casarotto Sergio, Costa Gino Antonio, Greselin Luciano,
Ramina Francesco, Sarolo Luigi, Serrini Romeo, Stivanin Nazzareno, Zanella Giuseppe, Zocche Pietro.
NOVENTA VICENTINA
Capogruppo: Lazzarin Cipriano
Consiglieri: Pulvini Giuseppe, Benatello Pietro, Marchetto Ugo, Verzaro Fernando, Barbiere Marco, Bisson Claudio, Brogin Dario, De Mori Dario, Doli Giorgio, Galdiolo Nicola, Marchetti Gabriele, Zanella Marcello.
POJANA MAGGIORE
Capogruppo: Pantano Orfeo
Consiglieri: Ceccato Giuseppe, De Guio Franco, Bellin Antonello, Cerato Renato, Cerchiaro Nicola, Faedo Luca, Magro Mattia, Pasqualin Giorgio, Pozza Gianni, Rossetto Bruno, Schenato Gianfranco, Trovò Carlo, Zampieri Alberto, Zanella Andrea.
47
POIANELLA
Capogruppo: Fabris Franco
Consiglieri: Zazzeron Gianni, Zorzin Lorenzo, Valente Ivanoe, Menegazzi Dario, Bertoluzzo Ruggero, Alberti Orlando, Basso Francesco (France), Basso Giorgio, Benetti Mario, Binotto Girolamo, Costa
Fabiano, Fontana Giuseppe, Zazzeron Armando, Zazzeron Flavio, Basso Francesco, Peruzzo Luca.
POVOLARO
Capogruppo: Corrà Giovanni
Consiglieri: Santin Virginio, Veller Bortolo, Salin
Gaudenzio, Guadagnin Stefano, De Stefani Paolo,
Longhin Luciano, Pezzin Mariano, Rizzo Walter,
Sella Gianfranco, Peruzzi Giovanni, Fabris Celestino, Fraccaro Ennio, Borgo Giovanni, Clavello Vladimiro, Meneghini Tranquillo, Seganfreddo Francesco, Stefani Vinicio, Berdin Ilario, Volpato Antonio.
QUINTO VICENTINO
Capogruppo: Chimetto Umberto
Consiglieri: Agostini G.Luca, Ambrosini Vasco, Baruffato Gaetano, Conzato Pierandrea, Dindinelli Valerio, Gallio Galliano, Gasparoni Bruno, Gasparotto Gianpaolo, Maragno Giorgio, Menara Romeo,
Penzo Lino, Tozzi Giorgio.
TONEZZA DEL CIMONE
Capogruppo: Pettinà Riccardo
Consiglieri: Campana Roberto, Canale Antonio, Canale Gian Nico, Canale Giuseppe, Canale Nevio,
Dalla Via Giovanni, Dalla Via Giulio, Dalla Via Pietro, Dellai Giampaolo, Dellai Giovanni, Dellai Lorenzo, Pettinà Antonio, Pettinà Mario.
SELVA DI MONTEBELLO
Capogruppo: Pellizzaro Pietro Antonio
Consiglieri: Belluzzo Bruno, Guarda Tarcisio, Maule Fabio, Maule Tarcisio, Zaupa Gaetano, Cavaliere Paolo, Battocchio Vittorio, Vignato Renato.
VICENZA - LAGHETTO
Capogruppo: Aschieri Adriano
Consiglieri: Conca Antonio, Conzato Giovanni,
Maggiolo Luigi, Mantiero Antonio, Negri Aldo.
48 - Belle notizie
NATI
NOZZE D’ORO
CAMPIGLIA
ALBETTONE
Ilario Mori e Maria Schiavoi
Luca Mario Bellucco di Andrea e Lara
CHIAMPO
Giuseppe Dall’Ava di Luigi ed Elena
COSTABISSARA
Aurora Poianella di Luca e Raffaella
COSTOZZA
Ulisse Righetto di Alberto e Ketty Ruzza
MONTE DI MALO
Sofhia Gianello di Manuel e Valeria
BOLZANO VICENTINO
Albano Viola e Lina Albiero
NANTO
Emma Tognetti di Alex e Stefania
Marta Nani di Fabio e Chiara
S.ANTONIO DEL PASUBIO
Alessio Tisato di Mirco e Alessandra
SCHIO
Kevin e Kessi Ruaro di Lino e Livia
TORRESELLE
Amelia Scortegagna di Adriano e Ombretta Rabito
NOZZE
NOGAROLE VICENTINO
Zoso Loris e Raschietti Edvige
CAMISANO VICENTINO
Dionisio Marangon e Giorella Baldin
Belle notizie -
NOZZE D’ORO
NOZZE D’ORO
MALO
Anselmo Panizzon e Maria Elsa Vanzo
MONTICELLO CONTE OTTO
Primo Maran e Angelina Bedin
MONTECCHIO MAGGIORE
Luigi Scalzotto ed Emilia Meggiolaro
MONTEGALDA
Angelo Bortoli e Ada Rappo
MONTICELLO CONTE OTTO
Mario Zausa e Alice Menin
PIOVENE ROCCHETTE
Teresiano Dal Pra e Maria Fabris
49
50 - Belle notizie
NOZZE D’ORO
NOZZE D’ORO
PASSO DI RIVA
Ivano Padovan e Teresina Vendramin
THIENE
Renzo e Noemi Dal Santo
POVOLARO
Attilio Azzi e Giuliana Guglielmi
QUINTO VICENTINO
Evaristo De Antoni e Graziana Negri
SOVIZZO
Francesco Retis e Gianna Grandi
THIENE
Stefano Tognato e Anna Fanton
TORRESELLE
Arduino Cazzola e Vittorina Sottoriva
Belle notizie -
NOZZE D’ORO
TORRI-LERINO
Renzo Gasparoni e Severina Faccio
VICENZA SAN BORTOLO
Silvano Chilese e Wally Savio
NOZZE DI DIAMANTE
ARZIGNANO
Annunzio ed Elisabetta Schenato
CAMISANO VICENTINO
Aldo Zancarli e Assunta Lorenzon
VILLAGANZERLA
Marcello Finello e Angelna Montan
51
CAMPEDELLO
Vittorio Lanulfi e Lucia Secco
52 - Belle notizie
NOZZE DI DIAMANTE
NOZZE DI DIAMANTE
MONTE DI MALO
Giuseppe Rossato e Anna Cocco
ZANÈ
Cirillo Caretta e Claudia Gasparini
PIOVENE ROCCHETTE
Gino Costa e Anna Barbieri
NOZZE D’ARGENTO
MELEDO
Pajusco Federico e Vinante Antonella
VICENZA SAN LAZZARO
Giuseppe Totti e Anna Lorenzato
Un nostro amico hai chiesto alla montagna -
53
Il vessillo sezionale è listato a lutto per la scomparsa di numerosi amici alpini.
Alla loro memoria vada il nostro pensiero riconoscente per la dedizione associativa dimostrata.
Ai congiunti dei soci scomparsi giungano, nel momento del dolore, le più sentite condoglianze
ed i sensi della solidarietà fraterna delle “penne nere” vicentine.
ARCUGNANO
CALDOGNO
CHIAMPO
ISOLA VICENTINA
LUGO
Cappello Lucio
cl.1940 - 7° Alpini
Padovan Luigi
cl.1938 - Btg. Gemona
Boschetto Bruno
cl.1935 - Btg. Bassano
Rizzi Armido - cl.1931
7° Alpini Btg. Belluno
Bianchetto Natale
- cl.1934 - 7° Alpini
BOLZANO VIC.
CARRE’
ENNA - S.CATERINA
Poier Luigi
7° Alpini Btg. Feltre
Guzzonato Carlo
Bgt. Cadore
Righele Firmano
CALDOGNO
CARRE’
FIMON
LUGO
Maistrello Marcello
cl.1922 - Btg. Bassano
LUGO
Garzotto Giobatta
cl.1937
7° Alpini Btg. Feltre
MADDALENE
Brunello Silvio
cl.1930 - Btg.Gemona
Guzzonato Giovanni
cl.1934
Casarotto Alpidio
cl.1932 - Bgt. Cadore
Pasin Mario - cl.1939
7° Alpini Btg. Cadore
Trevisan Dino
cl.1937 - Bgt. Cadore
54
MADDALENE
MONTEGALDA
Piazza Antonio - cl.1940
- Btg. Val Cismon
Merlin Attilio
- cl.1943 - 7° Rgt alpini
MALO
MONTICELLO C.OTTO
Zanella Giorgio - cl.1942
6° Art.montagna
Gr. Lanzo
Bodinetti Antonio cl.1934
MONTORSO
ORGIANO
POVOLARO
Lovato Giuseppe cl.1927 - 7° Alpini
Gonzales Vincenzo cl.1934 - btg “Feltre” FOTO MSG 22/11
Motterle Giovanni cl.1956 - 6° Art. montagna Gr. Agordo
PIOVENE ROCCHETTE
QUINTO VICENTINO
Micheletto Alvise
6° Rgt.alpini
Rossi Bruno
cl.1949- 7° Rgt.alpini
Carraro Bernardo
NOVENTA VIC.
POJANA MAGGIORE
Boscardin Antonio cl.1919 - Div. Julia
Marcan Lino - cl.1944 -
NANTO
S.VITO DI BRENDOLA
MALO
Piazza Emilio - cl.1951
6° Art.montagna
Gr. Lanzo
Lunardi Umberto cl.1939 - Btg. Morbegno
Ferron Rosimbo
cl.1934
6° Art.montagna
55
SCHIO
S.VITO DI BRENDOLA
SCHIO
THIENE
VICENZA- S.LAZZARO
Martini Valentino
cl.1936 - 7° Alpini
Poscoleri Aldo
7° Alpini Btg. Belluno
Collareda Aldo
cl.1939 - Btg. Trento
Bertoldo Giuseppe
cl.1930 - 7° Alpini Btg.
Belluno
Scortegagna Aldo cl.1927 - 7° Alpini Btg.
Feltre
S.VITO DI LEGUZZANO
SCHIO
SCHIO
VALLI DEL PASUBIO
Costantini Dante cl. 1918
- 9° Alpini Btg. Vicenza
SCHIO
Ruaro Antonio
cl.1934 - Bgt. Julia
Serradura Giuseppe cl.1938 - btg. “Cadore”
Marchioro Stefano
cl. 1965
5° Alpini Btg. Edolo
De Facci Maurizio cl.1950 - 7° Alpini
VILLAVERLA
VICENZA- S.LAZZARO
SCHIO
SCHIO
Grotto Giuseppe cl.1925 - Btg. Bassano
SCHIO
Ruaro Francesco cl.1935 - 6° Alpini Btg.
Bolzano - foto 35
Cemolani Gianni Sc.Mil.Alpina
Lusiani Giambattista cl.1921 - Btg. Gemona -
Baldini Franco - cl.1936
- 7° Alpini Btg. Feltre
Pogietta Francesco cl.1930 - Btg. Bolzano -
Le nostre montagne
Niente neve in montagna quest’anno! Consoliamoci allora con questa luminosa immagine delle Guglie
del Fumante in una splendida veste invernale. Foto di Dino Biesuz
Tutti i soci possono mandare foto delle montagne vicentine da pubblicare nella quarta pagina di copertina di Alpin fa grado.
Basta spedirle per e-mail a [email protected] (per esigenze tipografiche devono essere di almeno 500 KB)
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