RELAZIONE DEL PRESIDENTE
CESARE PUCCIONI
ASSEMBLEA 2015
Milano, 22 giugno
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Autorità, cari Amici e Colleghi,
il “nostro” Giorgio Squinzi ha voluto fortemente tenere l’Assemblea
di Confindustria in EXPO 2015 perché, cito le sue parole, “noi
all’esposizione universale abbiamo creduto fin dall’inizio”.
Con orgoglio vi voglio dire che Federchimica, le sue Associazioni di
settore e le imprese aderenti sono attori importanti di EXPO 2015.
Soprattutto, è stata nostra l’idea di una mostra per illustrare, in modo
concreto ed evidente, il contributo della chimica all’alimentazione
sostenibile.
La mostra Fab Food, La Fabbrica del gusto italiano, la più grande di
tutto il Padiglione Italia, nasce, infatti, da una nostra idea, condivisa
con Confindustria e, in particolare, con gli amici di Federalimentare.
Deve esserci la consapevolezza che per poter garantire cibo
abbondante, sicuro e di qualità per tutti i nove miliardi di persone
che abiteranno la terra nel 2050 ci si deve affidare soprattutto alla
Scienza e alla Tecnologia.
Queste, però, da sole non possono garantire l’obiettivo.
Da qui il ruolo insostituibile dell’Industria in tutte le fasi, dal campo
alla tavola. Ruolo dell’Industria che, quando si parla di scienza e
innovazione, vuol dire anche – io dico soprattutto – ruolo
dell’industria chimica.
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C’è un legame forte tra rivoluzione industriale, miglioramento
continuo della qualità della vita, innovazioni e tecnologie chimiche.
Un esempio concreto mi viene dai fertilizzanti, di cui, da sempre, mi
occupo e che la mia famiglia produce da cinque generazioni.
Secondo un’autorevole fonte americana la singola scoperta
scientifica che ha salvato più vite umane – ben 2 miliardi e 700
milioni – è quella della sintesi dell’ammoniaca da parte di Fritz
Haber, Premio Nobel nel 1918, che ha reso possibile i moderni
fertilizzanti.
I fertilizzanti chimici, gli agrofarmaci a difesa delle coltivazioni, il
miglioramento genetico – insieme alla meccanizzazione e allo
sviluppo dei sistemi di irrigazione – hanno dato vita alla “Rivoluzione
verde”, cioè all’esplosione delle rese per ettaro in gran parte del
mondo.
Inoltre i prodotti per la salute animale e le tecnologie chimiche
aiutano l’industria alimentare a combattere lo spreco migliorando la
qualità e la conservazione dei cibi.
Il ruolo dell’Industria – e della Chimica in particolare - sarà sempre
più decisivo nel contribuire ad una dieta più equilibrata e ad un
migliore impatto sull’ambiente.
Deve, però, esserci in tutti la consapevolezza che le sostanze e i
prodotti chimici sono soggetti a una normativa europea restrittiva,
senza eguali, sia a livello mondiale, sia rispetto ad altri settori.
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Normative che in Italia trovano spesso applicazioni ancora più
rigorose e controlli ancora più severi.
Federchimica, con il suo sostegno alla mostra Fab Food, vuole
offrire alle famiglie, e in particolare alle giovani generazioni,
un’opportunità per riflettere, in modo meno emotivo e più
consapevole, sull'alimentazione sostenibile.
Un tema questo dove ognuno deve fare la sua parte, dove non ci
sono soluzioni facili, dove si deve avere fiducia nelle Istituzioni, nella
Scienza e nell’Industria. Poca ideologia, molta Scienza.
-----Il rapporto tra Chimica e Cibo è un buon paradigma del rapporto tra
Chimica e Società.
Parlare di Alimentazione e di Scienza chimica è qualcosa che crea,
molte volte, preoccupazioni e reazioni emotive.
È anche il modo migliore, però, per dimostrare il contributo che la
Chimica ha dato all’Umanità permettendo di superare il vincolo
causato dalla limitatezza delle risorse naturali.
Nella filiera agro-alimentare emerge, poi, con chiarezza, il ruolo
positivo della Chimica e della sua industria come “infrastruttura
tecnologica” per trasferire a valle l’innovazione.
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I luoghi comuni su Chimica e Alimentazione sono purtroppo molti e
rischiano di frenare un necessario percorso condiviso tra noi e i
nostri utilizzatori. Sul cibo, come su ogni altro prodotto, dobbiamo
tutti guardare al futuro e non essere condizionati dal passato e dai
luoghi comuni.
Vogliamo, altresì, affermare con forza che la Sicurezza –
nell’Alimentazione come in ogni altro ambito – è innanzitutto un
valore dell’Industria, un valore che unisce i fornitori di tecnologia
lungo tutte le filiere.
-----Expo 2015 sta mandando a tutto il mondo un grande messaggio.
L’Italia cambia, l’Italia non è solo il Paese dell’arte, della cultura e
del buon cibo. L’Italia è anche il Paese delle Idee.
E nella società della conoscenza sono le idee a muovere tutto.
Le idee spesso nascono nel mondo scientifico ma hanno sempre
bisogno di un imprenditore, di un manager, di un ricercatore
industriale che voglia rischiare con quell’idea.
Le nostre idee sono la nostra capacità di fare ricerca e innovazione:
questo è il modo concreto con cui realizziamo intuizioni, che
trasferiamo poi dai laboratori ai processi produttivi, ai mercati a
valle, fino ai consumatori.
Per proseguire in questo cammino virtuoso dobbiamo avere ancora
maggiore attenzione e interesse per i giovani, che sono il capitale
umano dell'innovazione.
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L'impegno di Federchimica in Expo ha questo significato: rafforzare
il dialogo con le nuove generazioni, anche attraverso la Scuola, per
creare una piattaforma di conoscenza solida per i chimici di domani
e, ovviamente, per tutti i giovani.
Credo fermamente che l’Italia sia, e possa sempre più essere,
anche il Paese di un’industria che, come la Chimica, da sempre vive
di Scienza e di idee.
-----Questi non sono sogni o voli di fantasia senza basi concrete.
Sono convinzioni che nascono da come il nostro settore è passato
attraverso la crisi, da come e quanto è cambiato.
Il nostro comparto, in Italia, è un insieme equilibrato di tutte le sue
componenti: grandi e medi gruppi italiani, PMI, imprese a capitale
estero.
Da tutte queste componenti emergono segnali positivi che devono
far accrescere la fiducia nell’industria chimica.
La classifica delle principali imprese a capitale italiano ci dà alcune
indicazioni molto chiare.
• 45 gruppi medio/grandi fatturano ognuno, a livello mondiale, più
di 100 milioni di euro.
• Hanno una precisa caratteristica: nella loro nicchia di mercato
sono leader o co-leader a livello europeo e anche mondiale.
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• Hanno saputo cogliere le opportunità del mercato globale
aumentando la quota prodotta all’estero dal 34 al 42% in solo
sette anni.
• Questo sforzo non ha indebolito la presenza in Italia delle
imprese con produzioni all’estero, anzi l’ha rafforzata. Infatti, il
73% di queste imprese nel 2014 era già tornato su livelli pre-crisi
anche per le produzioni realizzate in Italia.
Queste imprese hanno saputo innescare un circolo virtuoso fatto di
specializzazione,
innovazione,
internazionalizzazione
e
rafforzamento in Italia delle attività più avanzate e di qualità.
Anche dalle PMI ci arrivano indicazioni confortanti, nonostante siano
quelle che stanno soffrendo maggiormente.
• Con 700 imprese chimiche che svolgono attività di ricerca, in
Europa siamo secondi solo alla Germania e ovviamente gran
parte di queste sono PMI.
• Secondo l’Istat, in Italia l’83% del fatturato complessivo della
Chimica è realizzato da imprese innovative, con una media
superiore a quella europea, comprendendo anche tantissime
PMI.
• Il valore aggiunto per addetto nelle PMI chimiche è del 50%
superiore in Italia alla media dell’industria manifatturiera.
Questi dati ci dicono che le nostre PMI sono imprese di qualità.
Imprese che stanno lottando per crescere e per superare i tanti
vincoli che derivano dalla loro dimensione.
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Da ultimo, voglio stupirvi.
Sapete quali sono le due imprese che hanno depositato, nell’ultimo
periodo, il maggior numero di brevetti all’Ufficio Europeo di Monaco?
Vi stupisco dicendo che sono due imprese chimiche?
Vi stupisco dicendo che sono due imprese chimiche italiane a
capitale estero che continuano a valorizzare la ricerca italiana?
E’ proprio così!
Questi esempi mi servono per sfatare, una volta per tutte, il luogo
comune che vede la presenza estera in Italia come una perdita di
sovranità e di valore.
Nel mercato globale quel che conta non è la nazionalità del capitale,
ma dove viene svolta la produzione e, sempre più, dove si
realizzano i processi innovativi.
Il 38% della produzione chimica in Italia è determinato da queste
imprese: un fattore positivo che dimostra la straordinaria capacità di
saper far bene chimica in Italia, nonostante i tanti vincoli del Sistema
Paese a noi tutti ben noti.
Bisogna difendere questi impianti – così come bisogna difendere
quelli delle imprese italiane – perché sono tutti a rischio.
A rischio per il costo dell’energia, per i ritardi nelle autorizzazioni,
per l’incertezza nell’applicazione delle normative.
Bisogna difenderli prima e non dopo, quando si è ormai deciso per
altre localizzazioni. Dopo è sempre troppo tardi.
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-----Il Governatore Visco, nel discorso all’Assemblea della Banca d’Italia,
ha dato una lettura molto chiara della situazione attuale: per ripartire
dobbiamo essere consapevoli degli elementi di forza che abbiamo e
valorizzarli, senza frapporre inutili ostacoli.
Le imprese più efficienti e innovative devono essere adeguatamente
sostenute, perché questo è il modo migliore per far crescere la
produttività e creare nuovi posti di lavoro.
Come ho appena cercato di dimostrare, le nostre imprese sono tra
queste e la nostra industria è una di quelle su cui puntare ma, contro
questa
necessaria
tendenza,
operano,
cito
testualmente
il
Governatore della Banca d’Italia, “la complessità del quadro
normativo, la scarsa efficienza delle procedure e delle azioni delle
amministrazioni pubbliche, i ritardi della giustizia, le carenze nel
sistema dell’istruzione e della formazione”.
Ho voluto usare le sue parole perché sembra che avesse in mente
proprio la Chimica: come settore che deve essere liberato dai vincoli
soffocanti di un Sistema Paese che non ha la dovuta attenzione
all’Industria di oggi e men che meno a quella del domani.
-----Per quanto riguarda la Politica Ambientale adottata nel nostro
Paese, voglio fare alcune considerazioni sulla recente Legge che
punisce i “Delitti Ambientali”.
L’impianto giuridico sembra logico.
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Il Legislatore
• definisce che cosa è l’“Inquinamento Ambientale” e il “Disastro
Ambientale”,
• prevede pene per chi agisce con dolo,
• le riduce per chi agisce con colpa,
• le peggiora per chi agisce in “Associazione”,
• prevede, poi, ulteriori riduzioni per chi si ravvede operosamente e
per chi collabora con la giustizia.
Ma se analizziamo il testo legislativo, troviamo le incertezze e le
contraddizioni tipiche di una legge in Italia.
Ad esempio: che cosa significa “una compromissione o un
deterioramento SIGNIFICATIVI”? Come si “MISURANO”?
Con i criteri utilizzati dagli altri Paesi europei o con i nostri che sono i
più rigorosi?
E quando il Giudice prescriverà il “RIPRISTINO DELLO STATO DEI
LUOGHI”, imporrà l’eliminazione del “PERICOLO”? Ad esempio,
sarà richiesto di eliminare tutto l’arsenico da sempre presente in
natura, nelle rocce su cui giace uno stabilimento?
E se un’Impresa nel frattempo ha avviato una Bonifica, subirà
ugualmente il processo penale?
Questi punti che vi ho elencato, non sono chiari e invece sono
presenti in questa Legge. E perché?
Perché il Legislatore
• ha ignorato le istanze degli Attori Sociali,
• non ha effettuato comparazioni europee,
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• non ha tenuto conto delle esperienze industriali che dimostrano,
dall’introduzione della prima legge sulle bonifiche a oggi, quanti
pochi interventi siano stati completati in Italia e quanto più siano
costati rispetto ai risultati ottenuti.
-----Rispetto reciproco, responsabilità, credibilità, affidabilità, coerenza,
capacità di ascolto e dialogo continuo sono sempre state le
caratteristiche vincenti del nostro sistema di Relazioni Industriali.
Il sistema chimico di Relazioni Industriali ha sempre fatto parlare di
sé per le cose buone e innovative fatte; di recente, purtroppo, per
quello che non è riuscito a fare.
Un passo falso che da molti è stato interpretato come un segnale di
allarme sul futuro di questo sistema.
Per Federchimica e per le sue imprese il sistema settoriale di
Relazioni industriali è, e deve essere, un fattore di competitività.
Lo è perché da almeno 40 anni ha garantito pace sociale e un clima
utile ad un costruttivo confronto. In questo sistema il ruolo del CCNL
è stato fondamentale perché ha saputo cogliere, in modo innovativo
e adeguato, le esigenze che venivano dalle imprese e dai lavoratori.
A nostro avviso lo potrà ancora essere solo se saremo capaci di
mantenere e, se possibile, rafforzare la sua credibilità, la sua
esigibilità, la sua autorevolezza, in parole semplici la sua utilità!
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Un CCNL ha ragione di essere solo se ha queste caratteristiche; noi
faremo il possibile perché continui ad averle, mi auguro faccia
altrettanto il sindacato, che ringrazio per essere oggi qui con noi.
Credo sia chiaro a tutti che da come usciremo dal prossimo rinnovo
dipende il futuro del nostro sistema di Relazioni Industriali.
Questo futuro è nelle mani degli attori sociali confederali e settoriali
e dipenderà, come sempre, dalla capacità e dalla volontà che
avremo ad entrambi i livelli di trovare mediazioni equilibrate.
Le difficoltà non devono spaventare, anzi, devono indurre a
realizzare, ancor più di quanto fatto in passato, un negoziato
caratterizzato da realismo, pragmatismo e capacità innovativa.
Un negoziato che dovrà essere coerente con le intese a livello
confederale, che mi auguro possano presto realizzarsi.
Nel rinnovo contrattuale dobbiamo mantenere una forte coerenza
strategica nel nostro operato e dobbiamo puntare a realizzare scelte
responsabili che, come sempre, tengano conto delle esigenze delle
imprese e dei lavoratori, in un quadro di compatibilità complessiva.
Il dialogo continuo, costruttivo, trasparente e leale è stato una
caratteristica delle nostre relazioni che ci ha sempre consentito di
superare le difficoltà.
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Mi auguro che riusciremo a dimostrare, anche in questa occasione,
che le nostre Relazioni Industriali sono ancora uno strumento utile
per sostenere la competitività delle imprese e l’occupazione.
Gli amici del Sindacato sanno sicuramente che il modo migliore di
difendere le Relazioni Industriali, il ruolo degli attori sociali, il ruolo
della contrattazione è solo uno: fare bene il nostro mestiere!
-----I vincoli sulla competitività industriale pesano anche a livello
europeo.
Da un recente studio – elaborato dalla Oxford Economics – sullo
stato dell'industria chimica europea, appare evidente come, più che
il costo del lavoro, a penalizzare il settore siano l’alto costo
dell'energia e un sistema normativo eccessivamente complesso e
farraginoso per le imprese.
In entrambi i casi i divari di costi derivano dall’ostinazione con cui
l’Europa non vuol tener conto della competizione internazionale, con
il risultato di minor crescita, minor occupazione, minor qualità della
vita e, alla fine, senza nemmeno benefici per l’ambiente.
È evidente che ci vuole un cambio di rotta e le elezioni politiche
europee del 2014 hanno evidenziato la necessità che l'Unione
europea cambi prima che sia troppo tardi. Non può più essere
motivo per complicare la vita dei cittadini e, quindi, delle imprese.
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Alcune misure assunte di recente dalla Commissione europea, con il
Fondo che prende il nome dal Presidente Junker, vanno certamente
nella buona direzione, con le enormi risorse finanziarie, disponibili
anche per l’Italia, che potranno essere impiegate per rafforzare la
ripresa degli investimenti per le nostre imprese.
L’impegno che la Commissione e il Parlamento europeo stanno
dimostrando in questi mesi per un ritorno alla crescita dovrà essere
maggiormente sostenuto anche dai governi nazionali. In tal modo la
fiducia verso l'Unione europea potrà tornare ad essere forte.
La presenza oggi dei nostri due illustri ospiti, i Vice-Presidenti del
Parlamento europeo, Antonio Tajani e David Sassoli, conferma
come Federchimica sostenga il rafforzamento dell'Unione europea e
non una sua disintegrazione che sarebbe un dramma per le nostre
imprese.
I temi delle politiche energetiche, degli accordi commerciali con altre
aeree del mondo, in primis con gli USA, e dell’economia circolare
sono al centro della nostra attenzione.
Ringrazio vivamente anche gli eurodeputati italiani per essere
presenti. Sono certo che continueremo la significativa esperienza di
confronto e collaborazione avuta finora.
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-----Prima di concludere, sento forte il bisogno di ringraziare, anche a
nome di tutte le imprese associate, il Presidente di Confindustria.
Grazie Giorgio.
Grazie per aver voluto interpretare la tua presidenza, come avevi
promesso all’inizio del mandato, soprattutto come una missione.
Missione davvero difficile in un periodo economico e sociale come
quello che abbiamo vissuto in questo arco temporale.
Hai saputo interpretare i valori d’Impresa a tutti i livelli istituzionali e
nei tanti contesti in cui è stato necessario difenderli con forza.
Non solo principi,
ma soprattutto risultati: come i 40 miliardi di
crediti della pubblica amministrazione, la riduzione negli oneri
dell’IRAP, il Jobs Act, la delega fiscale, il credito d’imposta sulla
ricerca e il patent box, l’alternanza scuola - lavoro.
Tutti risultati che derivano da ostinazione, concretezza e operatività.
Hai anche ragione quando sottolinei che i corpi intermedi, in un
cambiamento
d’epoca
come
quello
che
stiamo
vivendo,
attraversano una fase difficile, sono messi in discussione.
È messo in discussione il nostro ruolo.
La Riforma del sistema confindustriale, che hai fortemente voluto e
che hai affidato a Carlo Pesenti, è la nostra risposta al
cambiamento. Grazie anche per questo.
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Certamente non siamo perfetti ma crediamo nel nostro ruolo, lo
affermiamo sul campo con le cose che facciamo e come ho
imparato nei tanti anni passati in Federchimica – come ho imparato
da te, caro Giorgio – con la passione che tutti ci mettiamo.
Hai soprattutto ragione quando affermi che l“associarsi in libertà è il
fondamento della vita democratica”.
Care Amiche e Amici, voi sapete bene che la competitività
dell’industria chimica vive di Sistema Paese - di condizionamenti
esterni sui quali poco o nulla l’impresa può fare da sola - e che lo
strumento migliore che potete avere è una Associazione forte,
autorevole e coesa.
Per questo il valore dell’associazionismo nel nostro settore non è
mai stato in discussione.
Ciò non significa che le nostre funzioni debbano restare le stesse;
dobbiamo saper cambiare: ora che l’Italia sta iniziando il faticoso
percorso delle vere riforme ha ancor più bisogno di un interlocutore
propositivo e innovativo.
Una Federchimica sempre in evoluzione, che aiuti le imprese a
cambiare, e che sappia contribuire al cambiamento del nostro
Paese.
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Oggi, partendo da EXPO 2015, ho cercato di mostrare che in questo
nostro Paese c’è un ruolo per l’industria chimica, un ruolo che
dobbiamo meritarci, ma anche un ruolo che ci deve essere
riconosciuto.
Il modo migliore per farlo è quello di costruire le riforme su una vera
cultura industriale, quella che fa tutti consapevoli che la competitività
è un valore sociale. Non vuol dire solo profitto, ma soprattutto
crescita, occupazione e benessere per tutti.
E quindi per chiudere: grazie EXPO! grazie Chimica! viva la
Chimica!
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