UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN SCIENZE SOCIALI PER LO SVILUPPO-CLASSE 40 ANNO ACCADEMICO 2005-2006 LA COOPERAZIONE TRANSFRONTALIERA ATTUATA DALL’UNIONE EUROPEA NEL BACINO DEL MEDITERRANEO NELL’AMBITO DELL’INIZIATIVA INTERREG III B MEDOCC. GRINMED:L’INQUINAMENTO DELLE ACQUE DA NITRATI UN CASO DI STUDIO RELAZIONE FINALE DI SIMONA GIORRI DOCENTE RELATORE PROF. BENEDETTO MELONI 1 INDICE Introduzione pag. 2 Capitolo 1: L’iniziativa comunitaria INTERREG III pag. 6 1.1 L’ importanza delle rilevazioni statistiche regionali e lo strumento NUTS nella regolamentazione della Comunità Europea pag. 8 1.2 : Gli strumenti finanziari utilizzati dall’Unione Europea per le iniziative del periodo di programmazione 2000/2006 Capitolo 2: I principi guida di interreg III pag. 10 pag. 14 2.1 : Interreg III A - cooperazione transfrontaliera pag. 15 2.2 : Interreg III B – cooperazione transnazionale pag. 16 2.3 : Interreg III C – cooperazione interregionale pag. 19 Capitolo 3: Interreg III B MEDOCC pag. 22 3.1 : Il sistema degli indicatori pag. 24 3.2 : Fase operativa del Programma Interreg III B MEDDOC pag. 24 3.1.1. Asse 1 pag. 26 3.1.2. Asse 2 pag. 27 3.1.3. Asse 3 pag. 31 3.1.4 Asse 4 pag. 33 Capitolo 4 : La gestione e l’emergenza idrica nel bacino del mediterraneo e in Sardegna pag. 39 Capitolo 5 : GRINMED un’introduzione pag. 41 5.1 Contesto nel quale si inserisce GRINMED pag. 43 5.2 Organizzazione, fasi e azioni del progetto pag.44 2 Conclusioni pag.47 Bibliografia pag.48 3 INTRODUZIONE. L’uomo da sempre vive in interdipendenza con l’ambiente in cui abita, infatti sin dall’antichità si è evidenziato che solo le civiltà che hanno costruito un rapporto armonioso con l’ambiente in cui erano inserite sono riuscite a sviluppare una crescita sociale, culturale ed economica durevole nel tempo. Nello spazio vitale del Mediterraneo si sono, nel corso della storia, insediate, stabilite ed estinte tantissime civiltà, anche piuttosto importanti. Il Mediterraneo,oggi, rappresenta un ambiente naturale importante per le sue varietà biologiche uniche al mondo, ma è anche uno spazio di grande interesse politico ed economico sempre maggiormente integrato nel suo territorio ed in quello ad esso circostante. Ma è solo negli ultimi cinquant’anni, circa, che l’integrazione europea si è fatta strada con forza. E’ dalla fondazione della CEE e della CEA, nel 1957, che l’Europa ha compiuto i suoi primi passi importanti verso una sempre maggiore integrazione territoriale, economica, sociale e culturale. L’attuale Unione Europea negli ultimi anni ha prestato particolare attenzione alla zona del Mediterraneo e alle sue risorse attuando specifici progetti di recupero e valorizzazione dell’ambiente naturale, sociale, culturale ed economico del Mediterraneo. Il programma comunitario Interreg è uno degli strumenti di cui si è avvalsa la Comunità Europea per perseguire i fini, prima indicati,che sono diventati ormai una peculiarità delle politiche portate avanti dall’U.E. Interreg è attualmente suddiviso in tre sezioni che abbracciano tantissime tematiche, tutte legate da un unico filo conduttore, che è rappresentato dall’integrazione territoriale; dalla cooperazione internazionale, nelle sue varie forme; e dallo sviluppo sostenibile. Come altri programmi dell’U.E. anche in esso si ritrova la fondamentale partecipazione degli stakeholder nelle diverse fasi di attuazione dei progetti; senza loro, i principali portatori di interessi, la buona riuscita del progetto sarebbe pregiudicata.1 Si tratta di una tendenza che, negli interventi dell’U.E. sta aumentando in tui i suoi programmi di cooperazione. Nella prima parte dell’elaborato viene, descritto il programma INTERREG, nelle sue sezioni e assi di intervento, e gli altri strumenti di cui si avvale la Comunità, quali i fondi strutturali e la classificazione statistica N.U.T.S. , per portare avanti la 1 Mela, L.C. Belloni, L. Davico, 2000 Sociologia e progettazione del territorio, Carocci, Roma. 4 cooperazione fra i paesi del suo territorio e fra questi ed i paesi terzi, ponendo l’accento sull’orientamento dell’Unione Europea verso uno sviluppo sostenibile. Fra le numerose tematiche cui si rivolge l’azione di INTERREG è presente in modo importante la preoccupazione per la salvaguardia e la valorizzazione sostenibile dell’ambiente mediterraneo, considerato una risorsa strettamente legata alla crescita delle attività umane e al benessere della società, tematica, questa, che si realizza nello strumento INTEREG III B MEDOCC. Questo elaborato, nella seconda parte, analizza l’azione del programma Interreg sul campo ambientale nella zona del Mediterraneo Occidentale, ponendo l’accento sul problema dell’emergenza idrica. La scelta di affrontare un argomento che tratta delle problematiche dell’acqua è dovuto al fatto che il problema della disponibilità dell’acqua è, purtroppo, sempre più attuale e nella società si sta sviluppando una sensibilità e una presa di coscienza sempre maggiore. Ma la preoccupazione per questa questione non è ancora completamente condivisa da tutte le istituzioni e gli attori locali, siano essi istituzioni nazionali, industriali, agricoltori o cittadini. Tuttavia, ciò che in prima istanza manca sono delle azioni concrete e integrate fra i diversi e numerosi soggetti interessati, e un coordinamento sia a livello locale, nazionale e internazionale che mirino a limitare l’emergenza idrica. Si tratta di un’azione fortemente complessa, in quanto dietro all’espressione “emergenza idrica” vi sono numerosi fattori e cause. Infatti, la penuria d’acqua viene generalmente associata quasi esclusivamente alla limitatezza delle precipitazioni e la soluzione del problema viene individuata nella costruzione di grandi opere, quali dighe e dissalatori. In realtà il problema è molto più complesso sia per quanto riguarda le cause, le quali andrebbero ricercate più nella eccessiva domanda della risorsa che non nei fenomeni atmosferici, sia per quanto riguarda le soluzioni, le quali dovrebbero essere ricercate non tanto nell’aumento dell’offerta di acqua, ma semmai nell’utilizzo sostenibile, nel riutilizzo, e nella gestione efficiente di essa. 2 I progetti Interreg che si occupano dell’emergenza idrica, sia nel Mediterraneo che nel resto d’Europa, affrontano il problema sotto diversi suoi aspetti, dalla desertificazione, ai fenomeni atmosferici, all’inquinamento fino al riutilizzo. La riflessione sul tema delle problematiche dell’acqua si conclude analizzato uno specifico progetto: GRINMED. Esso riguarda il duplice problema dell’ inquinamento delle acque a causa di nitrati, che porta conseguenze negative sia su l’ambiente che nella salute dell’uomo. 2 Meloni B., 2006. Emergenza Idrica. La gestione integrata del rischio. Bisogni & Risorse. Rosenberg&Sellier. 5 Un caso di studio per avere un idea di come i programmi Comunitari lavorino su questo campo e per riflettere su una delle cause dell’inquinamento delle acque, poco conosciuta e, soprattutto, poco controllata pur avendo conseguenze importanti sull’ambiente e sui suoi abitanti. 6 Capitolo 1 L’iniziativa comunitaria INTERREG III L’unione europea ha vissuto un lungo percorso di integrazione caratterizzato da una politica economica e sociale di coesione che da sei stati membri fondatori l’ha portata ad avere attualmente 27 stati membri, dei quali Bulgaria e Romania di recente adesione (1 gennaio 2007) ma anche Croazia, Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia e Turchia candidati all’adesione; e Albania, Bosnia – Erzegovina, Montenegro e Serbia come potenziali paesi candidati.3 Questa aggregazione di paesi è estremamente eterogenea in quanto non si tratta semplicemente di un mero accostamento di territori ma di un mosaico di diverse lingue, persone, culture e tradizioni. Queste differenze culturali si riflettono all’interno dei paesi a livello regionale, infatti l’unione europea è costituita oggi da oltre 250 regioni. Numerose differenze esprimono maggiori difficoltà di integrazione, di coordinamento e maggiori ostacoli nella ricerca di una politica comune adatta a tutti membri, ma allo stesso tempo le stesse differenze possono essere viste e usate come potenzialità da sfruttare per una crescita equa e armoniosa. Le barriere nazionali hanno nel tempo accresciuto le differenze sociali ed economiche fra paesi con diversi gradi di sviluppo, determinando la nascita di zone considerate periferiche. In passato le politiche nazionali tendevano a trascurare queste zone, oggi invece l’Unione Europea punta sulla cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale per ridurre le disuguaglianze e aumentare la coesione economica e sociale dell’Europa. Si tratta di una vera e propria sfida, soprattutto se si tiene conto che in queste politiche di cooperazione vengono coinvolti anche i paesi destinatari dell’allargamento, infatti con essi vi è un aumento delle frontiere interne e uno spostamento progressivo verso est delle frontiere esterne.4 Tutte le azioni svolte durante il percorso di integrazione sono state affiancate da misure che compensassero eventuali conseguenze non volute che avrebbero potuto pesare negativamente in settori economici o in regioni che presentano difficoltà. Quando ancora non era forte l’idea di coesione fu significativa, e per quel periodo storico anche innovativa, la 3 Fonte: http://europa.eu/abc/governments/index_it.htm 4 Fonte: http://www.interreg-medocc.org/it/politique.php Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea 10/9/2004. Comunicazione della Commissione agli Stati Membri del 2 settembre 2004 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo 7 realizzazione dell’unione doganiera, la quale rappresentò il primo passo introduttivo di elementi di coesione economica settoriale, sociale e territoriale.5 Con il programma Interreg III l’Unione Europea pone l’enfasi su interventi attinenti le frontiere e le zone frontaliere fra gli stati membri, e tra la Comunità e i paesi terzi. In particolare si vuole prestare attenzione alle frontiere esterne della Comunità tenendo presente l’allargamento; alla cooperazione riguardante le regioni ultraperiferiche della comunità, alla cooperazione a favore del processo di stabilizzazione e associazione nei Balcani occidentali e infine alla cooperazione che coinvolge le regioni insulari. Interreg III è un iniziativa comunitaria finanziata congiuntamente dagli Stati membri e dalla Comunità, essa, in particolare, si articola in tre sezioni: Interreg III A, Interreg III B e Interreg III C. La sezione A prevede la promozione dello sviluppo regionale tra territori contigui, anche con le frontiere esterne dell'Unione europea ed alcune zone marittime, per mettere in atto strategie comuni di sviluppo, a questa sezione è destinata la fetta più importante delle risorse finanziarie. La sezione B prevede il potenziamento della cooperazione transnazionale tra enti nazionali, regionali e locali nell'ambito di grandi aree geografiche individuate dalla Commissione europea e gli Stati membri. La sezione C mira ad ottenere un miglioramento delle tecniche e delle politiche di coesione e sviluppo regionale attraverso la cooperazione interregionale tra attori di differenti regioni non confinanti dell'Unione europea, che coinvolgono inoltre regioni situate in paesi terzi. Per ciascun Stato membro vengono adottati stanziamenti indicativi dalla Comissione Europea, e gli Stati membri devono disporre che almeno il 50 % dello stanziamento totale stanziato per Interreg III dev’essere destinato alla cooperazione transfrontaliera e dunque rientrante nella sezione A; mentre almeno il 14 % dello stanziamento deve essere destinato alla sezione B e almeno il 6 % alla sezione C. E’ prevista inoltre la possibilità di attuazione di misure specifiche di assistenza tecnica soprattutto se queste vengono utilizzate per la creazione e lo sviluppo di strutture comuni. Per tutte le sezione di Interreg la Commissione mette a disposizione dei finanziamenti per programmi e attività che abbiano la finalità di incoraggiare e migliorare il trasferimento di esperienze e di buone pratiche tra istituzioni e individui nell’ambito della cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale. A tal proposito la Commissione ha approvato il programma INTERACT per il sostegno della cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale . esso si occupa in 5 Fonte: LAS ACCIONES ESTRUCTURALES COMUNITARIAS EN ESPAÑA Y SUS COMUNIDADES AUTÓNOMAS. Periodo 2000 – 2006. Volumen I. Vision general de su aplicaciòn en Espana. Comisiòn Europea. Representaciòn en Espana. MADRID 20002 8 particolar modo di coordinare e incentivare gli scambi di esperienze riguardanti le azioni adottate nel contesto di Interreg a livello comunitario; INTERACT offre anche assistenza tecnica per la creazione e per il consolidamento di disposizioni comuni di programmazione, sorveglianza e gestione dei programmi di cooperazione. Inoltre con INTERACT si vuole dare una guida che coordini la cooperazione interregionale attraverso, anche, la raccolta e la divulgazione di informazioni sui progetti approvati e sulla loro attuazione attraverso pubblicazioni, banche dati e siti web, in modo che si creino sinergie e si evitino casi di doppi finanziamenti di progetti. Attraverso questi orientamenti e strumenti La Comunità Europea attraverso lo strumento INTERREG vuole, dunque, promuovere e incentivare queste tre forme di cooperazione fra i paesi e le regioni dell’Unione Europea e fra questi e i paesi limitrofi, al fine di accrescere lo sviluppo economico, sociale e culturale.6 1.1 L’ importanza delle rilevazioni statistiche regionali e lo strumento NUTS nella regolamentazione della Comunità Europea La sigla N.U.T.S. , che è l’acronimo di Nomenclatura delle Unità Territoriali Statistiche, si riferisce al metodo di classificazione dei paesi appartenenti all’Unione Europea su scala locale per fini statistici. Tale classificazione è stata elaborata da Eurostat quasi trent’anni fa con l’intento di creare una classificazione omogenea delle unità territoriali per la redazione di statistiche regionali per l’Unione Europea, essa è stata utilizzata fin dal 1988 nella legislazione comunitaria, ma mancava di un inquadramento giuridico preciso e di una chiara regolamentazione inerente le modifiche della classificazione stessa.7 Col regolamento (CE) n°1059/2003 si è voluto colmare questa lacuna normativa, in modo da istituire una classificazione comune in 6 Fonte: http://www.interreg-medocc.org/it/politique.php http://www.regione.sardegna.it/regione/programmazione_europea/ Gazzetta ufficiale dell’unione europea C226/2 10/9/2004. comunicazione della commissione agli stati membri del 2 settembre 2004 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo. 7 Fonte : ec.europa.eu/comm/eurostat_it.html 9 tutto il territorio della Comunità e in conformità con le sue linee di indirizzo, che abbia degli standard statistici applicabili a tutte le fasi statistiche, dalla rilevazione fino alla diffusione. Un tale aggiornamento si è reso necessario in quanto le statistiche regionali sono una componente essenziale del sistema statistico europeo. Queste, infatti, vengono utilizzate dall’ Unione europea per diverse funzioni, basti pensare ad esempio al fatto che i fondi strutturali, gli specifici strumenti finanziari che l’U.E. utilizza per la sua politica di coesione economica e sociale, siano in realtà costruiti basandosi sui dati della N.U.T.S. e corrispondano quindi a livelli precisi di essa.8 Un esempio può essere dato dal fatto che le regioni interessate dall’obiettivo 1 dei fondi strutturali per il periodo 2000-2006 sono quelle corrispondenti al livello II della nomenclatura delle unità territoriali statistiche (NUTS), le regioni comprese nell’obiettivo 2 sono invece quelle appartenenti al livello NUTS III.9 L’inquadramento condotto a termine col regolamento del 2003 si è reso necessario, oltre che per rendere lo strumento più preciso in virtù della sua importanza, anche per far fronte alle istanze degli utenti delle statistiche e degli operatori del mercato unico, i quali richiedono dati statistici comparabili in tutta l’UE.10 La ripartizione operata dalla N.U.T.S. è stata effettuata attraverso dei criteri normativi e analitici, nel primo caso le regioni vengono individuate attraverso scelte politiche e i loro limiti sono stati stabili sulla base dei compiti attribuiti alle comunità territoriali, della densità demografica e dei fattori storici, culturali e di altra categoria; nel secondo caso invece le regioni vengono individuate attraverso criteri di tipo geografico,può esserlo ad esempio l’insularità; oppure in base a criteri di natura socio-economica come nel caso dell’omogeneità o della complementarietà economica di quel territorio. Però, generalmente, si tende prediligere la divisione basata sui criteri normativi per motivi di praticità.11 In base alla classificazione NUTS il territorio economico di ogni Stato membro è suddiviso in unità territoriali secondo un ordine gerarchico e a vari livelli. Va precisato che il territorio economico non comprende solo il territorio al quale si applica il trattato che istituisce la Comunità Europea, ma anche territori extra regionali 8 Fonte: Regolamento (CE) n. 1059/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, relativo all'istituzione di una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS). 9 Fonte: Regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui fondi strutturali. 10 Fonte: Regolamento (CE) n. 1059/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, relativo all'istituzione di una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS). 11 Fonte : ec.europa.eu/comm/eurostat_it.html 10 che non possono essere inclusi ad una determinata regione, come ad esempio una base militare al di fuori della piattaforma continentale gestita da unità residenti. La classificazione NUTS prevede che ogni Stato membro sia diviso in unità territoriali al livello NUTS 1, tali unità territoriali così delimitate sono a loro volta suddivise in unità territoriali di livello NUTS 2, gerarchicamente al di sotto delle prime;queste sono a loro volta suddivise in unità territoriali di livello NUTS 3 gerarchicamente al di sotto delle seconde; ad ogni modo una specifica unità territoriale può essere identificata anche in più livelli NUTS, ad ogni unità territoriale viene assegnato un nome e un codice distinto. Le unità territoriali vengono identificate in primo luogo nelle unità amministrative gia esistenti negli stati, come nel caso delle regioni in Italia o i Länder in Germania. L’ “unità amministrativa” può dunque essere definita un’autorità con competenze amministrative o politiche in una determinata zona geografica inserita all’interno del quadro giuridico ed istituzionale dello Stato membro. I vari livelli NUTS invece sono stabiliti in base alla dimensione media dell’unità amministrativa dal punto di vista della popolazione. Nel caso in cui la popolazione totale di uno Stato membro non raggiunga il limite minimo per il raggiungimento di un determinato livello NUTS, l’intero Stato membro costituirà una unità territoriale NUTS per tale livello12. La nomenclatura che viene attualmente utilizzata suddivide i Paesi dell’Unione Europea in 78 territori di livello Nuts 1, nel quale rientrano entità come i Länder tedeschi, le regioni del Belgio o le zone di studio di gestione del territorio (ZSGT) in Francia; in 210 territori di livello Nuts 2 che comprendono entità come ad esempio le comunità autonome in spagna o le regioni e le DOM francesi; in 1093 territorio di livello Nuts 3 che includono entità come le Nomoi in Grecia o le Maakunnat in Finlandia.13 1.2 Gli strumenti finanziari utilizzati dall’Unione Europea per le iniziative del periodo di programmazione 2000/2006. E solo da pochi anni che nel linguaggio corrente dei paesi dell’Unione Europea si sono diffusi termini come coesione , fondi strutturali e altri simili, nell’opinione comune però non c’è una chiara comprensione del significato e dell’utilizzo che di 12 Fonte: Regolamento (CE) n. 1059/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, relativo all'istituzione di una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS) 13 Fonte. http://ec.europa.eu/regional_policy/funds/prord/guide/gu111_it.htm 11 essi ne viene fatto dall’Unione Europea. Gli strumenti finanziari di cui si avvale l’Unione Europea sono diversi, i Fondi Strutturali sono uno degli esempi più importanti, questi fondi sono destinati a cofinanziare negli Stati membri interventi regionalizzati o orizzontali,essi hanno come fine principale la promozione di riforme strutturali in diversi ambiti, e per questo motivo sono stati creati fondi strutturali specifici a seconda delle materie su cui vanno ad incidere. Essi sono: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR); il Fondo Sociale Europeo (FSE); il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia (abbreviato FEAOG, detto anche Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola - FEOGA) e lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP). Il più importante dei quattro Fondi Strutturali è oggi il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), esso è stato istituito nel 1975 ed ha la funzione di finanziare la realizzazione di infrastrutture e investimenti produttivi che incidano positivamente sull’ occupazione, specialmente in favore delle imprese. Il Fondo sociale europeo (FSE) è stato istituito nel 1958, esso mira all'inserimento professionale dei disoccupati e delle categorie sociali sfavorite finanziando soprattutto attività di formazione. Il Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) costituisce lo strumento finanziario della politica agricola comune e dello sviluppo rurale. Esso si compone di due sezioni: la sezione Orientamento, che finanzia azioni di sviluppo rurale e di aiuti agli agricoltori nelle regioni rurali dell'Unione europea, e la sezione Garanzia, che finanzia soprattutto le organizzazioni comuni di mercato. Lo Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), istituito nel 1993, si propone di sostenere l'adeguamento e l' ammodernamento delle attrezzature del settore, come pure la diversificazione economica nelle zone dipendenti dalle attività di pesca. Altro fondo, che però da un punto di vista giuridico non rientra propriamente nei fondi strutturali ma che fondamentalmente ha gli stessi scopi, è il Fondo di Coesione (FC), esso contribuisce insieme ai Fondi di Strutturali al raggiungimento dell’obiettivo della coesione economica, sociale e territoriale. In particolare esso si prefigge di concedere finanziamenti a favore di progetti infrastrutturali nei settori dell'ambiente e dei trasporti. Gli aiuti nell'ambito del Fondo sono tuttavia soggetti ad alcune condizioni. Infatti non potrà essere approvato, e quindi finanziato, alcun progetto nel caso in cui lo Stato membro beneficiario presenti un deficit pubblico superiore al 3% del PIL (regole di convergenza dell'UEM), fino al momento in cui il deficit non sarà nuovamente sotto controllo. 12 Con i Fondi strutturali e il Fondo di coesione gli aiuti vengono dati sempre attraverso il cofinanziamento. La rilevanza del finanziamento riconosciuto varia in funzione del livello di ritardo economico della regione in cui viene attuato il progetto. Ad esempio quando si approvano progetti di regioni che presentano un maggior ritardo di sviluppo (quelle cosiddette "obiettivo 1") gli aiuti raggiungono generalmente il 75% delle spese ammissibili, fino a raggiungere l'85% in determinati casi. Una riduzione del tasso è prevista nei casi in cui vengano prodotti effetti viziosi, come nel caso del principio "chi inquina paga", oppure laddove un progetto produca delle entrate. Ovviamente tutti i progetti devono necessariamente rispettare le norme europee, soprattutto in materia di concorrenza, ambiente e assegnazione di appalti pubblici. Col regolamento (CE) n. 1260 /1999 è stato ridotto il numero di obiettivi prioritari, da 7 nel periodo 1994-1999 a 3 obiettivi per il periodo 2000-2006 in modo da concentrare e accrescere l’ efficienza delle azioni strutturali. Nell’obiettivo 1 rientrano quelle azioni volte a promuovere lo sviluppo e l'adeguamento strutturale delle regioni in ritardo il cui prodotto interno lordo pro capite è inferiore al 75% della media dell'Unione europea. I 2/3 delle azioni dei Fondi strutturali sono adottate per applicazione dell'obiettivo 1, le misure di tale obiettivo interessano circa iI 20% della popolazione totale . L’obiettivo 2 è volto invece alla riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali diverse da quelle ammissibili all'obiettivo 1. ovverosia le zone in fase di mutazione economica, le zone rurali in declino, le zone dipendenti dalla pesca che si trovano in una situazione di crisi e i quartieri urbani in difficoltà. Il 18% massimo della popolazione dell'Unione rientra in questo obiettivo. L’ obiettivo 3 mette insieme tutte le azioni a favore dello sviluppo delle risorse umane al di fuori delle regioni ammissibili all'obiettivo 1. Inoltre un’altra modifica apportata per il periodo di programmazione 2000/2006 rispetto al precedente riguarda il numero delle iniziative che sono state ridimensionate da tredici a quattro. Per il periodo 2000/2006 le quattro iniziative sono: INTERREG III con lo scopo di promuovere la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale; LEADER + che sostiene lo sviluppo rurale; EQUAL, l’iniziativa finalizzata ad incentivare nuove strategie di lotta contro ogni forma di discriminazione e ineguaglianza nell'accesso al 13 mercato del lavoro e URBAN II che favorisce il rafforzamento economico e sociale delle città e dei quartieri in crisi. 14 RIPARTIZIONE DELLE RISORSE FINANZIARIE IN MILIARDI DI Fondi strutturali € 195,00 Fondo di coesione 18,00 TOTALE 213,00 FONDI STRUTTURALI Obiettivi prioritari 182,45 Obiettivo 1 135,90 Obiettivo 2 22,50 Obiettivo 3 24,05 Iniziative comunitarie 10,44 Pesca 1,11 Azioni innovative 1,00 TOTALE 195,00 Tabella 3.1 Ripartizione delle risorse finanziarie. 15 14 Fonti: LAS ACCIONES ESTRUCTURALES COMUNITARIAS EN ESPAÑA Y SUS COMUNIDADES AUTÓNOMAS. Periodo 2000 – 2006. Volumen I. Vision general de su aplicaciòn en Espana. Comisiòn Europea. Representaciòn en Espana. MADRID 20002. CAPÍTULO PRIMERO - La Cohesión Económica y Social y principales criterios de funcionamiento de los Fondos Estructurales en el periodo 2000-2006 . Los Fondos Estructurales y la cohesión económica y social. - 1.1. Los Fondos Estructurales y Acciones Estructurales. REGOLAMENTO (CE) N. 1260/1999 DEL CONSIGLIO del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui Fondi strutturali. REGOLAMENTO (CE) N. 1447/2001 DEL CONSIGLIO del 28 giugno 2001 che modifica il regolamento (CE) n. 1260/1999 recante disposizioni generali sui Fondi strutturali REGOLAMENTO (CE) N. 1083/2006 DEL CONSIGLIO dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999 http://www.interreg-medocc.org/it/objectif.php http://www.interreg-medocc.org/it/fond.php 15 http://www.interreg-medocc.org/it/repartition.php 14 Capitolo 2 I principi guida di interreg III Con le sue tre sezioni il progetto Interreg III, basandosi anche sulle precedenti esperienze, mira a sviluppare pratiche positive di cooperazione fra gli Stati membri e, fra la comunità e i paesi terzi; per poi originare forme simili di cooperazione fra le regioni della comunità e con i paesi limitrofi. Per rispettare questa direzione, la cooperazione che si svolge nell’ambito dell’iniziativa Interreg III deve sottostare ed essere conforme a una serie di principi: dev’essere composta da strategie transfrontaliere o transnazionali articolate in programmi di sviluppo congiunti; dev’essere gestita da un partenariato con un impostazione dal basso; dev’essere complementare rispetto ai programmi generali dei fondi strutturali; dev’essere volta a coordinare i fondi in modo ottimale per una maggiore integrazione nella realizzazione delle iniziative comunitarie; infine deve migliorare il coordinamento tra interreg III e gli strumenti comunitari di politica esterna. Più precisamente per ottenere il contributo comunitario e per essere accettate, le proposte devono essere perciò costituite di una strategia di impronta transfrontaliera o transnazionale e di un programma di sviluppo che stabiliscano le priorità comuni. Requisito fondamentale è il carattere congiunto in cui l’elaborazione della strategia e del programma devono costituirsi, cioè gli interventi devono essere scelti e attuati da tutti gli stati coinvolti nella programmazione, operando insieme in tutte le fasi. In particolare, possono far parte di un programma due o più stati membri o paesi terzi, o un unico Stato membro nel caso venga dimostrato chiaramente che l’intervento abbia un riscontro sostanziale su altri stati membri o paesi terzi. Sempre ai fini dell’ammissibilità, la programmazione deve essere conforme agli orientamenti generali dei fondi strutturali, della legislazione e delle politiche comunitarie; ma in particolare alle regole comunitarie in materia di concorrenza e alla disciplina sugli aiuti di stato. Oltre a queste regole essenziali vi sono delle tematiche particolari che se comprese nella programmazione danno la priorità rispetto ad altri programmi più generici. Infatti viene data la precedenza agli interventi che favoriscano la diminuzione della disoccupazione, che migliorino la competitività delle zone interessate, che mettano in atto politiche di sviluppo sostenibile e che incoraggino le pari opportunità. Un nodo centrale della politica cooperativa di Interreg è la 15 realizzazione di partenariati con un’impostazione bottom up, dal basso, e quindi che rende partecipe i partner istituzionali, rappresentati dalle autorità locali, regionali e nazionali; ma che coinvolge anche le parti sociali che vengono rappresentate da tutti quegli organismi, appartenenti al territorio interessato, che abbiano delle competenze sulle tematiche che la programmazione si propone di fronteggiare. Dal confronto di questi due centri di interesse differenti nascono le strategie operative che daranno luogo agli interventi concreti. Viene data particolare importanza ai partenariati creati all’inizio dei lavori, che quindi accompagnano la programmazione in tutte le sue fasi: dall’elaborazione all’attuazione degli interventi. Infine la comunità pone come prerogativa anche il coinvolgimento dei paesi compresi nell’allargamento attraverso l’introduzione di programmi di prossimità. Ed è proprio la prossimità la parola chiave della politica comunitaria Interreg, con la quale si persegue il fine del potenziamento delle relazioni economiche e culturali coi vicini paesi orientali e meridionali.16 2.1 Interreg III A-cooperazione transfrontaliera. La sezione A del progetto INTERREG III riguarda la cooperazione transfrontaliera, cioè la promozione di uno sviluppo regionale integrato tra le regioni di frontiera. Essa è rivolta alle autorità di paesi limitrofi all’Unione Europea e ha come obiettivo la creazione di poli socio-economici transfrontalieri, attraverso l’attuazione di strategie (attività) di sviluppo sostenibile del territorio, operate congiuntamente da entrambi i paesi coinvolti. Possono essere ammesse ad operare la cooperazione transfrontaliera, nell’ambito dell’iniziativa interreg III A, tutte le zone situate all’interno dei confini della comunità, le zone situate lungo i confini esterni della comunità e alcune regioni marittime, in tutti questi casi le zone indicate devono rientrare nella classificazione statistica NUTS III in casi eccezionali in zone NUTS III adiacenti o circondate da zone di livello N.U.T.S. III. La Comunità Europea indica le tematiche prioritarie di cui si possono occupare i progetti per ricevere i finanziamenti. Le materie segnalate dalla Comunità come tematiche prioritarie della sezione A di Interreg III B sono: la promozione dello sviluppo urbano, rurale e costiero; incentivi all’imprenditorialità, allo sviluppo di piccole imprese e iniziative per l’occupazione locale; promozione dell’integrazione nel mercato del lavoro e dell’integrazione sociale; condivisione di 16 Fonte: Comunicazione della commissione agli Stati membri del 2 settembre 2004 che stabilisce gli orientamenti dell’inizitiva comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo. 16 risorse umane e strutture in materia di ricerca, sviluppo tecnologico; istruzione, cultura, comunicazioni e sanità, al fine di aumentare la produttività e creare posti di lavoro duraturi, incentivi alla tutela dell’ambiente, risparmio energetico e promozione di fonti di energia rinnovabili; miglioramento di reti e servizi sia nel settore dei trasporti, che in quello dell’informazione e comunicazione, come anche nel settore dell’approvvigionamento idrico; lo sviluppo e la promozione della cooperazione in ambito giuridico e amministrativo per aumentare la crescita economica e la coesione sociale. I temi indicati hanno carattere approssimativo, le tematiche prioritarie sono più ampie e numerose, tuttavia le risorse finanziarie devono essere concentrate su un gruppo ristretto di tematiche e di misure. L’approvazione degli interventi o dei progetti cofinanziati nell’ambito del programmaè soggetta alle norme del FESR, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Una parte circoscritta degli stanziamenti per i programmi è destinata a piccoli progetti realizzati dai soggetti locali. 17. 2.2 Interreg III B-cooperazione transnazionale. La sezione B del progetto INTERREG III affronta la tematica della cooperazione transnazionale tra gli enti nazionali, regionali e locali dei paesi dell’Unione Europea; prefissandosi di accrescere lo sviluppo sostenibile in vari ambiti e un’ integrazione territoriale armoniosa fra i paesi dell’ Unione Europea su scala locale. L’ ottica di questa sezione Interreg non è limitata e rigida, ma piuttosto ampia,aas infatti ai progetti di cooperazione transnazionale rientranti nell’iniziativa comunitaria Interreg III B possono partecipare, non solo gli enti nazionali, regionali e locali di paesi appartenenti all’ U.E., ma anche quelli di paesi candidati all’adesione e addirittura quelli di paesi terzi limitrofi, facendo così spazio ad un integrazione territoriale europea che attua una dimensione di prossimità. L’U.E. propone come zone ammissibili alla partecipazione ai progetti di cooperazione transnazionale i raggruppamenti di regioni indicati nella tabella 1, essi hanno avuto origine prendendo come indicazione le zone aderenti ai programmi Interreg II C e tenendo conto delle azioni pilota in materia di assetto del territorio secondo il regolamento FESR. Pertanto viene data particolare priorità alle azioni di cooperazione transnazionale dove 17 Fonte: Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea 10/9/2004. Comunicazione della Commissione agli Stati Membri del 2 settembre 2004 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo http://www.interreg-medocc.org/it/ 17 verranno coinvolte le frontiere esterne della Comunità, soprattutto ai fini dell’allargamento, alle azioni di cooperazione che interessano le regioni ultraperiferiche della Comunità, in particolare la regione adriatica, quella del Baltico meridionale e le regioni insulari. Le tematiche prioritarie si identificano in quelle già individuate nel progetto Interreg II C avendo riguardo anche degli assi prioritari della politica comunitaria e delle raccomandazioni in materia di assetto territoriale basato sullo schema di sviluppo dello spazio europeo SSSE. La Comunità Europea dispone inoltre che gli interventi vengano concentrati su materie quali la promozione dello sviluppo territoriale a livello transnazionale che coinvolga anche zone urbane e rurali così da promuovere una crescita policentrica sostenibile; il miglioramento dei sistemi di trasporto;la promozione e la sana gestione dell’ambiente con particolare riguardo alle risorse idriche; come anche la promozione di quelle realtà locali svantaggiate a causa della loro posizione geografica, quali sono le regioni marittime, le insulari e quelle ultraperiferiche. Gli interventi adottati devono favorire lo sviluppo integrato del territorio sul quale devono agire, tenendo presente sia i problemi che le potenzialità che accomunano le zone transnazionali interessate dalle misure affinché si producano, in favore di esse, benefici sostanziali. 18 PROGRAMMA MEDITERRANEO OCCIDENTALE 18 STATO MEMBRO Italia ZONE AMMISSIBILI ( NON TUTTE NECESSARIAMENTE DI LVELLO NUTS II ) Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna, Basilicata, Calabria, Sicilia, Valle d’Aosta, Emilia Romagna Spagna Andalucìa, Murcia, C. Valenciana, Cataluna, Baleares, Aragón, Ceuta, Melilla Francia Languedoc – Roussillon,PACA, Rhône – Alpes, Corse Portogallo Algarve, Alentejo Regno Unito Gibraltar Fonti: Comunicazione della commissione agli Stati membri del 2 settembre 2004 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo. Comunicazione della commissione agli Stati membri del 28 aprile 2000 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo INTERREG III. GV Conselleria comunitaria Economía. Revista Europea de la Dirección General de Economía. Número 3 julio 2005. iniciativas comunitarias. Interreg III B MEDOCC. La Comunidad Valenciana y la cooperación transnacional en la cuenca Mediterránea. GV Conselleria comunitaria Economía. Revista Europea de la Dirección General de Economía. Número 3 julio 2005. iniciativas comunitarias. Interreg III B MEDOCC. Ejemplos de cómo se lleva a cabo la cooperación transnacional en el Mediterráneo. LAS ACCIONES ESTRUCTURALES COMUNITARIAS EN ESPAÑA Y SUS COMUNIDADES AUTÓNOMAS. Periodo 2000 – 2006. Volumen I. Vision general de su aplicaciòn en Espana. Comisiòn Europea. Representaciòn en Espana. MADRID 20002. 18 Malta L’intero paese Grecia L’intero paese Austria Germania SPAZIO ALPINO L’intero paese Oberbayern and Schwaben (in Baviera), Tübingen and Freiburg im breisgau (nel Baden – Württemberg) Francia Rhône – Alpes, PACA, Franche – Comté, Alsace Slovenia L’intero paese Italia Irlanda Lombardia, Friuli – Venezia Giulia, Veneto, Trentino – Alto Adige, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria L’intero paese Cumbria, Lancashire, Greater Manchester, Cheshire, Mersey – side, Worcestershire and Warwickshire, Avon, Gloucestershire and Wiltshire, Dorset and Somerset, Regno Unito Cornwall and Devon, Staf – fordshire, Herefordshire, Shropshire, West Midlands, Clwyd, Dyfed, Gwynedd and Powys, Gwent, Mid – Glamorgan, South Glamorgan and West Glamorgan, Northern Ireland, Highlands and Islands, South Western ATLANTICO Scotland Francia Spagna EUROPA SUDOCCIDENTALE Aquitaine, poitou – Charentes, Pays-de-la Loire, bretagne, Basse – Normandie, Haute – Normandie, Limousin, Centre, Midi – Pyré-nées Galicia, Asturias, Cadiz, Canarias, Cantabria, Navarra, País Vasco, Se villa, La Rioja, Castilla – León, Huelva Portogallo L’intero paese Portogallo L’intero paese Spagna Francia Regno Unito L’intero paese Midi – Pyré-nées, Limousin, Auvergne, Aquitaine, Languedoc – roussillon, Poitou – Charentes Ghibraltar Nord – Pas de Calais, Picardie, Haute – Normandie, Île de France, Basse – Francia Normandie, Centre, Champagne – Ardennes, Lorraine, Bourgogne, Alsace, Franche – Comtè, Bretagne, Pays de la Loire Belgio EUROPA Paesi Bassi L’intero paese Overijssel, Gelderland, Flevoland, Utrecht, Noord – Holland, Zuid – Holland, Zeeland, Noord – Brabant, Limburg NORDOCCIDENTALE Lussemburgo Germania L’intero paese Nordrhein – Westfalen, Hessen, Rheinland – Pfalz, Saarland, Baden – Wüttemberg, Schwaben, Unter-, Mittel- and Ober – Franken (in Baviera) Regno Unito L’intero paese Irlanda L’intero paese North – Eastern Scotland, Eastern Scotland, Highlands & Islands (except Comhairle Nan Eilean and Lochaber, Skye & Lhochalsh and Argyll), Tees Valley & Durham, Regno Unito Northumberland and Tyne & Wear, Humberside, North Yorkshire, South Yorkshire, West Yorkshire, Derbyshire & Nottinghamshire, Lincolnshire, Leichestershire, Rutland & Northamptonshire, East Anglia, Essex MARE DEL NORD MAR BALTICO Paesi Bassi Friesland, Groiningen, Drenthe, Overijssel, Flevoland, Noord – Holland, Zuid – Holland, Zeeland Belgio Antwerpen, Oost – Vlaanderen, West – Vlaanderen Germania Niedersachsen, Schleswig – Holstein, Hamburg, Bremen Danimarca L’intero paese Svezia Västra Götalands, Hallands, Värmlands, Kronobergs län, Skåne län Danimarca L’intero paese 19 Svezia L’intero paese Lettonia L’intero paese Lituania L’intero paese Estonia L’intero paese Finlandia L’intero paese Polonia L’intero paese Germania Austria Germania Italia CADSES Schleswig – Holstein, Mecklenburg – Vorpommem, Berlin, Brandenburg, Bremen, Hamburg, Regierungsbezirk Lüneburg (in Niedersachsen) L’intero paese Baden – Württemberg, Bayern, Sachsen, Sachsen – Anhalt, Berlin, Brandenburg, Thüringen, Mecklenburg - Vorpommem Puglia, Molise, Abruzzo, Marche, Friuli - Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Trentino – Alto adige, Umbria Rep. Ceca L’intero paese Ungheria L’intero paese Polonia L’intero paese Slovacchia L’intero paese Slovenia L’intero paese Grecia Finlandia REGIONI PERIFERICHE L’intero paese Tutte le regioni dell’obiettivo 1e le zone limitrofe di Pohjois – Pohjanmaa, Keski — Suomi e Keski - Pohjanmaa Svezia Tutte le regioni dell’obiettivo 1, le zone costiere limitrofe e Gävleborgs län Regno unito Scotland, con particolare riguardo alle Highlands and Islands Grecia L’intero paese Italia Sicilia, calabria, Basilicata, Puglia, Campania Cipro L’intero paese Malta L’intero paese Francia Gufane, Guadeloupe, Martinique Portogallo Açores, Madeira CANARIE Spagna Canarias OCEANO INDIANO Francia Réunion SETTENTRIONALI ARCHIMED CARAIBI AZZORRE – MADEIRA - Tabella 6.1 Zone ammissibili al programma Interreg III b Medocc. 2.3 Interreg III C-cooperazione interregionale. Con l’iniziativa comunitaria INTERREG III C la Comunità Europea dispone una regolamentazione che incentiva lo sviluppo della cooperazione interregionale. Questa nuova forma di cooperazione è stata introdotta nella programmazione europea col fine di completare il lavoro gia svolto dalle altre forme di cooperazione, la transnazionale con la sezione B di Interreg e la transfrontaliera con la sezione A. Infatti attraverso questo strumento si vogliono consentire e incentivare i contatti tra regioni non contigue in modo che si sviluppi uno scambio di informazioni ed esperienze che contribuiscano ad una crescita armoniosa e duratura dell’Unione Europea. Le regioni 20 sono dunque le più importanti protagoniste di questa sezione, negli ultimi anni esse sono già state un elemento strategico della politica europea, infatti attraverso il loro lavoro si è permesso, anche, di rendere maggiormente partecipi i cittadini dell’operato dell’ Unione Europea. La cooperazione regionale ormai da diverso tempo, in questi ultimi anni, è diventata sempre più importante nell’ambito della politica strutturale dell’Unione, gia prima del prigetto Iterreg III C era già in atto numerosi progetti di cooperazione regionale. Questa nuova visione della cooperazione nasce anche per aiutare le regioni ad affrontare le attuali sfide lanciate dall’era moderna, soprattutto dalla globalizzazione economica, la quale ha spesso causato problemi alle regioni meno integrate. La regione si è rivelata un soggetto particolarmente vulnerabile rispetto all’impatto della globalizzazione, che spesso ha causato loro soprattutto problemi socio-economici, dunque si può affermare che in qualche modo tutte hanno affrontato difficoltà a causa di essa. Con Interreg III C la Comunità europea vuole aiutare le regioni ad affrontare le loro antiche problematiche e le sfide dell’era moderna attraverso la cooperazione interregionale e le esperienze gia fatte in passate vengono viste come una buona base di studio per attuare ora, con Interreg III C, una cooperazione tra regioni più strategica incentivando e migliorando le politiche e gli strumenti di sviluppo regionale e di coesione. La cooperazione interregionale che propone la Comunità vuole creare una fitta rete di relazioni tra regioni che promuova gli scambi di esperienze e delle pratiche migliori acquisite in campo finanziario nei programmi rientranti negli obiettivi 1e 2. Le tematiche prioritarie di Interreg III C sono cinque. La prima si propone di risolvere un problema prettamente finanziario che investe direttamente le regioni. Infatti la maggior parte degli stanziamenti dei fondi strutturali viene assegnato tramite i programmi generali, generalmente i finanziamenti si concentrano a livello regionale e siccome non c’è una buona rete di relazioni tra le regioni questo non permette che avvenga uno scambio di conoscenze ed esperienze fra loro, interreg III C vuole colmare o anche diminuire questo deficit. Inoltre con questo strumento di politica europea si vuole aumentare la cooperazione tra autorità e enti pubblici che partecipano ad altri programmi Interreg; incrementare la cooperazione nel settore dello sviluppo urbano; viene data una particolare attenzione anche ai temi come la cooperazione marittima e costiera, questioni di assetto territoriale, problemi legati all’insularità e alle zone ultraperiferiche e la ricerca di soluzioni a problematiche quali disastri ambientali o causati dall’uomo; come anche tematiche volte ad attenuare 21 gli effetti economici di ostacoli come la bassissima densità demografica o problemi legati alla situazione di zona montana. 19 19 Fonti: Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee 2001/C 141/02. Comunicazione della commissione agli Stati membri del 7 maggio 2001 <COOPERAZIONE INTERREGIONALE> sezione C dell’iniziativa comunitaria Interreg III Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee 143 del 23 maggio 2000 Comunicazione della commissione agli Stati membri del 2 settembre 2004 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo. Comunicazione della commissione agli Stati membri del 28 aprile 2000 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo INTERREG III. 22 Capitolo 3 Interreg III B MEDOCC Il Programma di iniziativa Comunitario Interreg III B-Mediterraneo Occidentale è nato per portare avanti i principi e gli obiettivi di Interreg III B nella caratteristica zona del mediterraneo, con l’intenzione di sfruttare la particolare posizione geografica del mediterraneo e dei paesi che si affacciano in esso per favorire la cooperazione transfrontaliera. I paesi e le rispettive regioni coinvolti in questo programma sono la Spagna con Andalusia, Aragona, Catalogna, isole Baleari, Murcia, Valencia, Ceuta e Melilla; la Francia con Corsica, Linguadoca - Roussillon, Provenza - Alpi, Costa Azzurra, Rodano - Alpi; tutta la Grecia; l’Italia con Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Latium, Ligurie, Lombardia, Umbria, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle di Aosta; il Portogallo con Algarve, Alentejo e il Regno Unito con Gibilterra. Si può affermare che il programma Interreg III B Medocc abbia sia degli obiettivi generali e strategici sia trasversali e globali. Infatti il programma da una parte è volto ad aumentare la competitività territoriale del sud dell'Europa per farne una zona di integrazione economica di importanza mondiale; e vuole inoltre contribuire significativamente alla realizzazione di una più grande integrazione tra le regioni europee dello spazio Medocc coi i Paesi terzi del bacino del mediterraneo. Dall’altra vuole però aumentare la competitività territoriale globale dello spazio Medocc; rinforzare la coesione dello spazio di cooperazione rendendo più coerenti le politiche di sviluppo territoriale grazie ad un'integrazione interurbano-istituzionale più importante; favorire ed iniziare delle cooperazioni sovranazionali più complete, più numerose ed in una prospettiva di sviluppo duraturo su scala delle regioni europee eleggibili al programma così come coi Paesi terzi della riva sud del bacino del mediterraneo Le attività realizzabili con Interreg III B medocc principalmente quattro: studi, progetti pilota, scambi di esperienza, creazione di reti e azioni di formazione e di informazione. Gli studi rappresentano la prima fase del programma, essi devono mirare ad analizzare e identificare i problemi e le possibili soluzioni legate al territorio in cui si inserisce il progetto specifico. Tali studi possono comprendere attività di ricerca nei centri 23 universitari o altri centri di ricerca; identificazione delle soluzioni più adattate e più efficaci ai problemi identificati; l'analisi dei problemi e delle soluzioni nei differenti settori di intervento; la valutazione degli effetti legati alla messa in opera del programma; studi di fattibilità; l'identificazione delle differenti possibilità di sviluppo; proposte di schema di azione integrata e la valutazione dell'impatto degli eventuali interventi sul territorio. Lo scopo dei progetti pilota è quello di trovare soluzioni nuove nei campi di intervento per poi trasferirle, dopo la loro dimostrazione, negli interventi. Quindi in una prima fase si procederà con l’analisi dei problemi, poi con l’identificazione delle soluzioni e con la loro sperimentazione e infine con l’applicazione delle soluzioni al campo di intervento. Lo scopo principale degli scambi di esperienze invece, è quello di diffondere le conoscenze acquisite e maturate sul campo, ciò attraverso fori di discussione, pubblicazioni, conferenze, dibattiti e quant’altro possa accrescere lo scambio informazioni e di esperienze. La creazione di reti di relazioni fra le regioni, gli enti e tutti gli attori interessati dal progetto avviene attraverso l’ organizzazione di piattaforme di dialogo e di scambio, anche col ricorso alle tecnologie della notizia e della comunicazione o con la creazione di archivi comuni; e mira a consolidare lo scambio di esperienze e di competenze col fine di stabilire una cooperazione stabile e duratura durante l’intervento e oltre. Le azioni di formazione e di informazione mirano ad accrescere le conoscenze acquistate sul campo, attraverso incontri, conferenze e seminari; materiale di promozione come cd-rom, opuscoli e volantini; campagne di sensibilizzazione, servizio help desk e siti internet.20 20 Programme Iterreg III B Medocc, pour la cohesion des territories de l’Europe du sud. INTERREG III B MEDITERRANEE OCCIDENTALE 2000 – 2006. ESPAGNE, FRANCE, GRECE, ITALIE, PORTUGAL, ROYAUME UNI. COMPLEMENT DE PROGRAMMATION. Version approuvée le 21/10/2004. LAS ACCIONES ESTRUCTURALES COMUNITARIAS EN ESPAÑA Y SUS COMUNIDADES AUTÓNOMAS. Periodo 2000 – 2006. Volumen I. Vision general de su aplicaciòn en Espana. Comisiòn Europea. Representaciòn en Espana. MADRID 20002 http://www.interreg-medocc.org 24 3.1 Il sistema degli indicatori Tutte le fasi che attraversano i progetti Interreg III B Medocc sono costantemente monitorate dagli “indicatori”, si tratta di un sistema che ha per obiettivo la valutazione dei progressi compiuti nella messa in opera delle misure del progetto analizzato. Attraverso gli indicatori viene misurata l’esecuzione finanziaria e lo stato di avanzamento fisico e procedurale del progetto, ma non solo, infatti grazie al sistema degli indicatori vengono seguiti gli effetti diretti generali ed il livello di qualità che le attività realizzate hanno raggiunto, inoltre viene monitorato anche l’impatto socioeconomico e territoriale nello spazio e nel tempo. Le tipologie di indicatori sono diverse, ma quelle utilizzate durante la messa in opera della programmazione sono tre: gli indicatori di realizzazione, i quali vengono utilizzati per misurare i progressi compiuti nella realizzazione del progetto; gli indicatori di risultato, adoperati per misurare gli effetti del progetto sui destinatari; e gli indicatori di impatto, impiegati per misurare gli effetti del progetto sul contesto territoriale, economico e sociale. Sono stati scelti solo gli indicatori quantificabili, in quanto essi permettono di determinare il rendimento e l'efficacia della realizzazione del programma.21 3.2 Fase operativa del Programma Interreg III B MEDDOC La cooperazione transnazionale mira dunque a promuovere un più elevato grado d'integrazione territoriale nell'ambito di vasti gruppi di regioni europee, al fine di ottenere uno sviluppo durevole delle regioni interessate. In quest’ottica, come già visto, si inserisce il programma INTERREG III B MEDOCC, il quale ha come principale obiettivo quello di accrescere la competitività territoriale del Mediterraneo occidentale: rafforzando la coesione dell'area interessata e armonizzando le politiche di sviluppo territoriale, per renderle compatibili e più coerenti. Per raggiungere quest'obiettivo e strutturare la cooperazione transnazionale, sono stati chiaramente definiti assi e misure, che schematizzano i principali settori di cooperazione, sulla base delle priorità delle politiche comunitarie e delle raccomandazioni dello Schema di sviluppo dello spazio europeo (SSSE). Tale 21 Programme Iterreg III B Medocc, pour la cohesion des territories de l’Europe du sud. INTERREG III B MEDITERRANEE OCCIDENTALE 2000 – 2006. ESPAGNE, FRANCE, GRECE, ITALIE, PORTUGAL, ROYAUME UNI. COMPLEMENT DE PROGRAMMATION. Version approuvée le 21/10/2004. 25 struttura del programma prevede l’organizzazione dei settori di cooperazione in 4 assi i quali a loro volta sono suddivisi in una o più misure. Esiste anche un quinto asse, suddiviso anch’esso in misure, che non riguarda un vero e proprio settore di cooperazione, ma le tecniche di applicazione e le strategie operative del programma. • Asse 1: Bacino del Mediterraneo. o Misura 1.1. Strutturazione del bacino del Mediterraneo attraverso la valorizzazione ed il rafforzamento delle relazioni economiche, sociali e culturali tra le due rive. • Asse 2: Strategia di sviluppo territoriale e sistemi urbani. o Misura 2.1 Sviluppo territoriale ed urbano: sviluppo delle cooperazioni, armonizzazione delle strategie, azioni pilota. • Asse 3: Sistemi di trasporto e società dell'informazione. o Misura 3.1 Migliorare l'accesso al territorio. o Misura 3.2.: Promozione dei trasporti intermodali e conversione verso modalità di trasporto a minor impatto ambientale. o Misura 3.3. Trasporto marittimo e fluviale. o Misura 3.4. Tecnologie di comunicazione e d'informazione per lo sviluppo del territorio. • Asse 4: Valorizzazione del patrimonio e prevenzione del rischio. o Misura 4.1. Protezione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, gestione delle biodiversità, dei territori e dei paesaggi. o Misura 4.2. Promozione di un turismo sostenibile. o Misura 4.3. Tutela dell'ambiente, prevenzione e gestione dei rischi naturali. o Misura 4.4. Gestione delle risorse idriche e lotta contro la siccità e la desertificazione. • Asse 5: Assistenza tecnica. 26 o Misura 5.1. Attività di gestione, messa in opera e controllo. o Misura 5.2. Attività di affiancamento durante la messa in opera del programma.22 3.2.1 Asse 1 Questo primo asse mira a valorizzare e rafforzare i legami culturali, sociali ed istituzionali tra le regioni dell'area MEDOCC e a rafforzare l'integrazione economica nel bacino del Mediterraneo per rendere l'area più competitiva. Per superare gli ostacoli derivanti dall'esistenza di organizzazioni e strutture eterogenee l'asse propone due approcci a carattere territoriale: innanzitutto la pianificazione del territorio, ovvero rinforzare i legami tra le due rive e quindi, le relazioni tra il nord ed il sud dell'Europa, il nord ed il sud del Mediterraneo e relazioni tra le isole, gestendo e garantendo contemporaneamente le specificità territoriali delle varie regioni mediterranee. Un secondo approccio intersessa invece lo sviluppo economico al fine di creare, nell'ambito del Processo di Barcellona, un'area di libero scambio per il 2010 e quindi rinforzare l’ integrazione economica nel bacino del Mediterraneo. Misura 1.1. “Strutturazione del bacino del Mediterraneo attraverso la valorizzazione ed il rafforzamento delle relazioni economiche, sociali e culturali tra le due rive”. Occorre specificare per prima cosa quali siano i beneficiari finali dei progetti, innanzitutto le amministrazioni pubbliche, siano esse nazionali, regionali o locali e istituzioni pubbliche quali università, centri di ricerca, ecc…ed anche in ultima analisi gli attori privati assimilabili al pubblico. I principali obiettivi operativi, previsti dalla “misura” dell’ Asse 1, riguardano innanzitutto aspetti socio-territoriali quali la sensibilizzazione della società civile rispetto all'identità socioculturale mediterranea e lo sviluppo delle politiche nazionali e locali in materia di flussi migratori in riferimento alle problematiche del SDEC ed in 22 Programme Iterreg III B Medocc, pour la cohesion des territories de l’Europe du sud. INTERREG III B MEDITERRANEE OCCIDENTALE 2000 – 2006. ESPAGNE, FRANCE, GRECE, ITALIE, PORTUGAL, ROYAUME UNI. COMPLEMENT DE PROGRAMMATION. Version approuvée le 21/10/2004. http://www.interreg-medocc.org 27 seguito la sperimentazione delle attività di gestione integrata del territorio, del patrimonio culturale e delle tradizioni economici del Mediterraneo. In seconda fase si collocano gli obiettivi di tipo economico quali: la promozione degli accordi di cooperazione nel campo economico, l’armonizzazione delle procedure amministrative e finanziarie comunitarie, nazionali e locali nel settore della cooperazione tra nord-sud, la promozione per la creazione di imprese miste ed in ultima analisi la diffusione dell'esperienza comunitaria con il conseguente trasferimento e scambio delle capacità di impresa tra Paesi Membri. Tra i risultati attesi, in seguito alle misure previste dai programmi dell’Asse 1, ci si aspetta un numero più rilevante di accordi di partnership tra le collettività regionali e locali delle due rive del bacino del Mediterraneo e quindi di conseguenza anche la creazione di reti euro-mediterranee più integrate che coinvolgano differenti livelli istituzionali (regioni, autonomie locali, università, organismi pubblici, associazioni), ma anche il coinvolgimento degli ONG e della società civile in generale, ed in particolare delle associazioni di donne e di giovani, nella ideazione e la realizzazione dei progetti., supportati da un miglioramento del livello di formazione degli uomini e delle donne a partire dalle iniziative congiunte tra le collettività regionali e locali delle due rive appoggiandosi particolarmente sui NTIC. Miglioramenti inoltre, si auspicano nell’ambito degli scambi culturali tra i paesi per quanto riguarda il coordinamento in materia di flussi migratori e di sensibilizzazione dei cittadini mediterranei sulle istanze dell' immigrazione; il miglioramento della conoscenza reciproca e l’aumento del numero di seminari, di incontri e di progetti di ricerca tra le due rive nei campi relativi a questa misura. Infine un migliore coordinamento è previsto per i meccanismi finanziari comunitari (FEDER, MEDA), internazionali, nazionali e locali per la cooperazione nord/sud.23 3.2.2 Asse 2 Quest'asse punta a migliorare lo sviluppo territoriale ed i sistemi urbani, attraverso il rafforzamento intensivo della cooperazione transnazionale nei diversi ambiti: quello 23 Programme Iterreg III B Medocc, pour la cohesion des territories de l’Europe du sud. INTERREG III B MEDITERRANEE OCCIDENTALE 2000 – 2006. ESPAGNE, FRANCE, GRECE, ITALIE, PORTUGAL, ROYAUME UNI. COMPLEMENT DE PROGRAMMATION. Version approuvée le 21/10/2004. http://www.interreg-medocc.org 28 geografico, nel suo insieme attraverso le prospettive della pianificazione; in ambito regionale e locale attraverso la valorizzazione del patrimonio locale mediante lo scambio di esperienze per uno sviluppo duraturo del territorio; nei grandi centri urbani attraverso il riequilibrio della struttura urbana ed infine nei territori insulari attraverso il miglioramento della loro integrazione all'interno dell'area MEDOCC e la valorizzazione della specificità delle isole. Nello specifico, gli obiettivi previsti dall’asse 2 consistono nell’elaborazione di piani di sviluppo del territorio per lo spazio MEDOCC, nella promozione delle cooperazioni tra decisionisti per gestire il territorio alle differenti scale, nonché lo sviluppo per la cooperazione tra gli attori economici del territorio. Anche in questo caso i beneficiari finali dei progetti sono: le amministrazioni pubbliche nazionali, regionali e locali, gli istituzioni pubbliche quali università, centri di ricerca ecc…e gli attori privati assimilabili al pubblico. Misura 2.1 Sviluppo territoriale ed urbano: sviluppo delle cooperazioni, collocamento in coerenza delle strategie, azioni pilota. Questa misura si inserisce nella visione dello sviluppo policentrico promosso dallo SDEC. Mira ad aumentare la prestazione del sistema economico del sud europeo per renderlo più competitivo. Infatti ha come principali obiettivi operativi, innanzitutto la realizzazione di studi, valutazioni ed analisi sul tema delle funzioni delle grandi aree metropolitane finalizzati allo sviluppo delle relazioni tra le città, tra le zone urbane e rurali, tra le zone costiere e gli "hinterland", il tutto relazionato con le isole per favorire un'articolazione territoriale equilibrata e policentrica. Inoltre, il programma mira all’identificazione di nuovi modelli per migliorare l'efficacia dei servizi urbani così come la qualità di vita dei cittadini, in particolar modo la diffusione delle nuove tecnologie nel campo dei servizi pubblici e privati, per migliorarne l'accesso da parte della popolazione e ridurre gli handicap delle zone periferiche o insulari. Per questo motivo vengono promosse le attività di ricerca sul tema della pianificazione territoriale e della riqualificazione delle zone urbane nell'ottica di un sviluppo sostenibile. In linea col principio di cooperazione e degli scambi all’interno dei Paesi membri, è previsto il collocamento in rete di periti e degli attori istituzionali nel campo del piano di sviluppo del territorio Tra i risultati attesi, ci si aspetta l’elaborazione di documenti strategici congiunti in materia di pianificazione spaziale, integrante gli orientamenti del SDEC, in particolare 29 la strutturazione di sistemi urbani policentrici con l’instaurazione di cooperazioni tra grandi agglomerati urbani e spazi rurali al fine di favorire l’integrazione e lo sviluppo di sinergie tra le attività economiche impiantate in zone rurali e nelle isole e quelle localizzate negli spazi di più grande competitività. Si prevede la creazione di reti di città per favorire la cooperazione sulle tematiche metropolitane e quindi gli scambi di esperienze e di competenze tra le città e identificazione delle linee di azione per gestire l'estensione urbana in una prospettiva di sviluppo duraturo degli spazi urbani e delle aree metropolitane. Ed inoltre la diffusione e l’ appropriazione di strumenti di analisi e di valutazione delle politiche territoriali atte a dare un contributo alla competitività dello spazio MEDOC per le azioni di sviluppo locale integrato. Sono previsti anche risultati non soltanto al livello delle istituzioni pubbliche urbane e metropolitane, ma anche a livello dei cittadini ovvero la creazione di una rete di operatori e di competenze capaci di gestire le tematiche legate al territorio, per elaborare una concezione comune del Mediterraneo e capaci di promuovere le politiche di cooperazione sovranazionale. Ma non solo, anche dei risultati diretti ai “nuovi” cittadini, come per esempio lo sviluppo dell'informatizzazione dell'amministrazione pubblica e dei servizi pubblici con l’ aumento dei servizi, delle notizie per il pubblico disponibili gratuitamente sulla rete Internet. Di conseguenza tra i risultati attesi si aspetta l’ aumento del numero di connessioni dei PME ad Internet ed anche l’aumento dell’occupazione delle persone nel telelavoro , con particolare attenzione alle zone periferiche ed insulari. Sono previsti anche risultati nel campo della formazione degli stessi cittadini, cioè per esempio il miglioramento dell'accesso delle università al Tic e numero di cooperazioni sovranazionali nella creazione di contenuti e lo sviluppo di progetti. Inoltre viene data particolare attenzione per l’aumento del numero di donne che hanno accesso all’istruzione di alto livello: universitario, ricerca, decisionale. E quindi in generale l’aumento del numero di persone sia uomini e sia donne che si avvalgono di una formazione di livello medio/alto per la comunicazione telematica. La misura 2.1 prevede l’ attuazione di 5 tipi di azioni; la prima di queste ha come obiettivo principale la creazione di una partnership che funga da supporto per la creazione di uno schema di sviluppo spaziale della zona mediterranea occidentale, seguendo le linee direttrici fissate per lo SDEC, con particolare riguardo all’obiettivo policentrico, ma soprattutto sviluppando visioni spaziali condivise e prospettive di lungo termine. In secondo luogo, tale azione, è volta a raggiungere gli obiettivi 30 sopraindicati mediante la cooperazione tra gli attori istituzionali dello spazio MEDOCc e dei Paesi terzi del mediterraneo, per definire le metodologie comuni di valutazione di progetti e di controllo dell'efficacia delle politiche territoriali. Anche la seconda azione è suddivisa in due momenti, : innanzitutto la costituzione e la rafforzamento delle cooperazioni tra gli attori: ovverosia l’ organizzazione in rete delle istituzioni tecniche che operano nel settore della ricerca e del piano di sviluppo del territorio. Il tutto con la finalità di accrescere gli scambi di esperienza nei differenti campi della pianificazione territoriale, della valutazione delle funzioni metropolitane; mirando inoltre alla definizione di modalità comuni di creazione e di controllo di reti regionali, così da permettere l’ orientamento delle decisioni sui programmi territoriali attraverso i sistemi di valutazione adeguata. Il secondo tempo prevede il collocamento in opera dei progetti, attraverso l’elaborazione di metodologie volte a ridurre le disparità tra le zone, a rinforzare i meccanismi dello sviluppo ed a migliorare la qualità dei servizi urbani; in modo da creare opportunità efficienti. La terza azione della misura 2.1 riguarda la cooperazione istituzionale, essa in particolare mira a sviluppare alleanze strategiche e la creazione di reti per rinforzare il sistema territoriale e promuovere l'obiettivo del policentrismo dello SDEC. Le reti potranno riguardare in particolare: Le aree metropolitane, per promuovere delle zone di integrazione economica di importanza mondiale, conformemente agli orientamenti del SDEC. Le piccole e medie città, per rinforzare i collegamenti fra città e paesi rurali o montagnosi. Le città storiche, per elaborare delle azioni innovatrici di valorizzazione di tali città e dei loro territori limitrofi. Le relazioni tra le differenti scale territoriali. La quarta azione invece si interessa di sostenere da una parte la cooperazione tra gli attori dello sviluppo economico, in particolare dei centri tecnici e di ricerca, per costituire dei poli di eccellenza e di diffusione dell'innovazione. Inoltre punta alla promozione dell'utilizzazione del Tic: televisione-medicina, televisione-lavoro, commercio elettronica, gestione dei trasporti e tematiche simili. Tale azione ha anche l’intento di accrescere la sensibilizzazione del mondo economico alle opportunità della cooperazione nello spazio MEDOC, identificando i settori 31 portatori e le sinergie potenziali Infine essa mira alla promozione di azioni pilota di sviluppo di pratiche innovative nelle comunità rurali, nelle montagne e nelle isole. D’altra parte l’azione quattro si interessa di promuovere lo sviluppo di modelli di marketing in particolare per valorizzare i prodotti di qualità negli spazi montagnosi ed insulari. Promuove, per di più, l’introduzione di dispositivi per compensare i handicap dell'insularità: strumenti finanziari, formazione, reti di approvvigionamento e di distribuzione; e infine incoraggia l'accesso delle popolazioni ai servizi: televisionestudio, televisione-conferenza, televisione-cultura, notizia locale, servizi amministrativi e altri simili servizi. La quinta azione, l’ultima della misura 2.1, si occupa della promozione di scambi di esperienze, trasferimento di conoscenze in materia di pianificazione territoriale su dei temi particolarmente importanti nello spazio MEDOC; cooperazione tra città sui temi della riqualificazione e della rivitalizzazione dei mezzi urbani per uno sviluppo urbano sostenibile. Promozione di azioni pilota di gestione integrata di spazi particolarmente sensibili, dove la cooperazione sovranazionale porta un valore aggiunto. Inoltre tali azioni sono volte a promuovere lo sviluppo spaziale equilibrato e duraturo tra le zone litorali e le isole, e anche le riflessioni congiunte sullo sfruttamento di sinergie nuove tra città e campagne, intorno alla valorizzazione delle tradizioni culturali, produttive. I beneficiari finali dei progetti sono le amministrazioni pubbliche sia nazionali, che regionali e locali: le istituzioni pubbliche e gli attori privati.24 3.2.3 Asse 3 L’asse 3 è volto ad identificare gli squilibri attuali in materia di infrastrutture di trasporto di persone, di merci e di notizie, in particolare mira a favorire la costituzione di un sistema integrato di trasporto per aumentare la competitività e la coesione dello 24 Programme Iterreg III B Medocc, pour la cohesion des territories de l’Europe du sud. INTERREG III B MEDITERRANEE OCCIDENTALE 2000 – 2006. ESPAGNE, FRANCE, GRECE, ITALIE, PORTUGAL, ROYAUME UNI. COMPLEMENT DE PROGRAMMATION. Version approuvée le 21/10/2004. http://www.interreg-medocc.org 32 spazio in materia economica, territoriale e sociale, esso si suddivide in tre misure specifiche. La misura 3.1 si occupa di attuare quelle azioni che portino ad una modernizzazione dell'offerta integrata di trasporto col fine di renderla più competitiva rispetto al resto dell'Europa e facendo questo attenuare, nel caso delle isole, l’handicap dell’insularità. Si tratta di promuovere la continuità territoriale dello spazio mediterraneo così come il buono funzionamento delle reti multimodali e di migliorare l'efficacia dei nodi di comunicazione con l’obiettivo di rafforzare la competitività territoriale dell’ Europa mediterranea occidentale rispetto al nord dell'Europa. La misura 3.2 mira a favorire i trasporti interurbani, per una migliore organizzazione di una rete compatibile con un sviluppo duraturo. Gli interventi della misura sono volti ad integrare le dimensioni stradali, ferroviarie ed aeree, destinate ai passeggeri ed alle merci. Si tratta di costituire una rete ad alto grado di intermodalità che permetta lo sviluppo di un sistema logistico di maggiore rendimento. Questo sistema dovrà essere compatibile con lo sviluppo locale, il paesaggio e l'ambiente naturale. La misura comprende anche la promozione dei trasporti éco-compatibili. Le azioni devono essere intraprese in una prospettiva di mobilità duratura e devono essere favorite l'utilizzazione di mezzi di trasporto meno inquinante e di inferiore impatto territoriale. La misura 3. 3 si occupa invece del trasporto marittimo e fluviale , gli obiettivi sono volti ad aumentare la competitività dei porti Mediterranei elaborando delle strategie unitarie di sviluppo; nonché avviare attività che favoriscano la comunicazione tra gli operatori del settore dei trasporti; promuovere la navigazione marittima ed interna come sistema alterno ai trasporti terrestri; in fine aumentare la sicurezza della navigazione per i passeggeri e le merci e proteggere l'ambiente naturale marino. Le azioni di questa misura incentiveranno lo sviluppo del trasporto marittimo a corta distanza ed Introdurranno il trasporto marittimo nell'organizzazione di soluzioni multimodali mettendo in relazione i differenti elementi del sistema: caricatori, operatori portuari, trasportatori terrestri, fluviali e marittimi. Inoltre l’azione svolta è finalizzata a favorire l'incremento della produttività e della competitività degli installazioni portuarie della bacino del Mediterraneo.25 25 Fonti: Programme Iterreg III B Medocc, pour la cohesion des territories de l’Europe du sud. INTERREG III B MEDITERRANEE OCCIDENTALE 2000 – 2006. ESPAGNE, FRANCE, GRECE, ITALIE, PORTUGAL, ROYAUME UNI. COMPLEMENT DE PROGRAMMATION. Version approuvée le 21/10/2004. 33 3.2.4 Asse 4 L’asse 4 ha come principale destinatario della sua azione l’ambiente naturale per una valorizzazione del patrimonio ambientale e uno sviluppo duraturo Gli obiettivi specifici del progetto hanno la finalità di coniugare la conservazione del territorio, del patrimonio naturale e culturale unitamente alla gestione duratura delle risorse in un'ottica di sviluppo durevole Inoltre, tale asse è volto a favorire la presa di coscienza delle pesanti conseguenze dei rischi naturali per incentivare, quindi, azioni di prevenzione su tale materia e sulla gestione e prevenzione dei rischi naturali e sulla gestione delle risorse idriche. L’asse quattro si divide in ulteriori quattro misure. La prima mira a migliorare l'azione pubblica nei campi della gestione dei territori e della protezione e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale e della biodiversita; a realizzare delle reti che privilegiano lo scambio di dati e di esperienza nel campo dell'ambiente naturale; a formare e professionalizzare gli attori coinvolti nelle tematiche affrontate dalla misura, a incoraggiare l’utilizzo di energie rinnovabili; a sensibilizzare attori del settore e della società civile alla gestione prudente del territorio il tutto realizzando programmi duraturi nel territorio, con particolare riguardo a zone rurali di montagna e insulari. La misura mira ad accrescere la riflessione sull’importanza della salvaguardia degli spazi naturali e forestali, nonché del territorio e dei suoi paesaggi, incoraggiando azioni che in questo senso. E’ importante infatti che vengano attuate politiche volte a migliore la protezione, la gestione e la valorizzazione delle aree naturali, in particolare quelle che entrano nella cornice delle direttive 92/43/CEE "habitat" e 79/409/CEE della rete NATURA 2000. 34 Inoltre, lo SDEC rialza l'insufficiente livello generale di conoscenze disponibili per la valutazione dei rischi ai quali è sottomesso il patrimonio naturale, vi è dunque la necessità di attuare strategie politiche che integrano la prevenzione, la conservazione programmata e la gestione. È indispensabile sviluppare e creare delle metodologie e degli strumenti per valutare i fattori di rischio naturale e di antropizzazione. La cooperazione sovranazionale, con anche Paesi mediterranei non comunitari. Permetterà, a questa misura di dare una più grande portata ai progetti di salvaguardia e di protezione dei beni culturali inserendoli in una visione sistemica ed integrata che lega il patrimonio culturale all'ambiente naturale, al paesaggio e dunque alla pianificazione geografica. La misura 4.2 invece è caratterizzata da interventi che sono volti a promuovere un turismo duraturo. I punti in cui si articola tale azione sono: l’elaborazione di politiche turistiche che integrano il concetto di durabilità ambientale, l’attuazione di azioni che incoraggino nuove alternative di collocazione turistica, che mira a valorizzare dei siti di qualità, ma di inferiore notorietà; azioni volte a favorire una migliore ripartizione temporale delle compagnie turistiche e la formarzione e professionalizzazione degli attori. Lo spazio MEDOC è fra le prime destinazioni turistiche mondiali e le regioni di questo spazio possiedono un certo numero di potenzialità di sviluppo, come sole, spiaggia e sport di inverno, grazie al valore del loro patrimonio naturale e culturale, all'esperienza delle loro imprese ed alla qualifica delle loro risorse umane. Tra i problemi da risolvere e le sfide da rialzare, dev’essere citato l'impatto dello sviluppo delle attività turistiche sull'ambiente naturale e sul territorio in generale in termini di consumazione di spazio e di risorse naturali, di urbanizzazione, di inquinamento, e di degradazione di spazi che presentano un valore naturale. 35 Conviene considerare delle azioni mirate per creare una politica del turismo che integra il concetto di durabilità ambientale. Parecchie esperienze attualmente in corso incitano anche ad approfondire il ruolo che le attività economiche legate al turismo possono sostenere nella cornice della difesa e della valorizzazione del patrimonio naturale e culturale. Per garantire il mantenimento ed il miglioramento del posizionamento di questa zona in quanto destinazione turistica di alto livello, è importante sviluppare dei nuovi prodotti che valorizzano un'immagine di qualità . Questa misura ha per obiettivo principale contribuire a creare un'offerta turistica nuova ed innovativa, utilizzando pienamente le specificità territoriali,in particolare quelle legate alle numerose destinazioni ambientaliste e culturali che non vengono considerate dai circuiti turistici di massa, il tutto proponendo un'immagine turistica sovranazionale coerente con un'identità comune propria, rispettata e valorizzata. La misura 4.3 si occupa della protezione dell'ambiente naturale, della prevenzione e gestione dei rischi naturali, essa è volta a : migliorare le conoscenze in materia di prevenzione e gestione dei rischi; sviluppare dei metodi integrati e gli strumenti di previsione dei rischi e della stima dei danni; realizzare delle reti di monitoraggio e piani di protezione civile, infine mira a sensibilizzare la popolazione alla "percezione del rischio". In questo campo la conoscenza al livello sovranazionale dei fenomeni di tipo meteorologico e climatologico, di quelli relativi all'inquinamento atmosferico, così come degli avvenimenti come gli incendi, le frane ed i sismi, è importante per una buona gestione dell'ambiente naturale e del territorio. È dalla definizione delle condizioni di vulnerabilità, di pericolosità e di rischio, che si inizierà a promuovere delle metodologie e degli standard di lavoro accompagnato dai sistemi informativi integrati ed adattato alla gestione dei rischi naturali. In particolare i 36 sistemi di osservazione e di misura dovranno appoggiarsi su delle procedure innovatrici di acquisizione dei dati condotti nelle regioni pilota per rinforzare e creare reti di monitoraggio tra i centri operativi ed i territori interessati. L’ultima misura, la 4.4, si occupa della gestione delle risorse idriche e della lotta contro la siccità e la desertificazione, essa prevede la realizzare di analisi e delle reti di monitoraggio in materia di cicli idrologici, di livelli di desertificazione dei territori e riciclaggio delle acque; nonché studi sul trasferimento delle risorse idriche, sulla dissalazione sull’utilizzazione delle acque marine, e il controllo dei fenomeni di salsedine dei suoli, stando attenti a sensibilizzare alla gestione prudente delle acque e dei suoli. La disponibilità e la qualità delle acque e dei suoli per le utilizzazioni molteplici hanno una grande importanza per la sopravvivenza e lo sviluppo economici e sociale delle regioni mediterranee. In particolare, l'approvvigionamento di acqua potabile è una domanda che preoccupa l'Europa del sud dove, si riscontra una penuria crescente di questa risorsa su una parte importante del territorio, e dove si denota spesso un'utilizzazione mal gestita. Il ricorso incontrollato e talvolta eccessivo alla falda freatica provoca l'aumento della salsedine delle acque sotterranee. Il rischio di penuria e di degradazione quantitativa e qualitativa degli acquiferi è inasprito dalla congiunzione di un clima mediterraneo, coniugato alle variazioni di popolazione stagionale così come ad una pressione demografica costante ed all'aumento dell'utilizzazione dell'acqua ad uso agricolo. Perciò, il controllo della consumazione di acqua per le utilizzazioni molteplici ed il calcolo della disponibilità di questa risorsa, in termini quantitativi e qualitativi, diventa di fondamentale importanza. Questa misura mira, dunque, ad elaborare delle strategie appropriate e degli interventi integrati per una migliore gestione delle risorse idriche e dei suoli, per combattere la 37 siccità e la desertificazione nella cornice di una cooperazione territoriale sovranazionale. 26 Fonte: Programme Iterreg III B Medocc, pour la cohesion des territories de l’Europe du sud. INTERREG III B MEDITERRANEE OCCIDENTALE 2000 – 2006. ESPAGNE, FRANCE, GRECE, ITALIE, PORTUGAL, ROYAUME UNI. COMPLEMENT DE PROGRAMMATION. Version approuvée le 21/10/2004. 26 Fonti: Programme Iterreg III B Medocc, pour la cohesion des territories de l’Europe du sud. INTERREG III B MEDITERRANEE OCCIDENTALE 2000 – 2006. ESPAGNE, FRANCE, GRECE, ITALIE, PORTUGAL, ROYAUME UNI. COMPLEMENT DE PROGRAMMATION. Version approuvée le 21/10/2004. 38 Capitolo 4 La gestione e l’emergenza idrica nel bacino del mediterraneo e in Sardegna Nel mediterraneo perdura, come è storicamente conosciuto, una situazione contrassegnata da alta variabilità interstagionale e interannuale delle precipitazioni meteoriche, per questo motivo la gestione delle risorse idriche, soprattutto nella zona del mediterraneo, è contraddistinta da processi molto complessi strettamente legati alle condizioni ambientali. Gli studi meteorici compiuti sul bacino del mediterraneo hanno messo in evidenza una condizione climatica caratterizzata da lunghe siccità ed inverni poco piovosi. Tutte caratteristiche che nel mediterraneo vengono rilevate in modo permanente, ciò fa pensare che probabilmente i casi di siccità prolungata, anche per più anni, siano in realtà la manifestazione di un andamento climatico ciclico, e non dei cambiamenti climatici isolati. Questo fatto è molto importante, in quanto permette di studiare il fenomeno con una visione di lungo periodo che permette di prevenire i problemi derivanti dai periodi di siccità. Infatti senza una tale visione, una sequenza di inverni piovosi possono nascondere il problema, come ad esempio è avvenuto in Italia tra il 2002 e il 2005. Ma questa teoria non è inconfutabile, ciò che invece non si può mettere in dubbio è l’ evidente condizione climatica in cui il mediterraneo si trova; dove si registra un’elevata penuria d’acqua rispetto alla domanda. In quest’ambito però, il mediterraneo è un caso di studio differenziato e problematico, in quanto la carenza idrica non è un elemento distintivo che lo riguarda in tutto il suo territorio in modo uniforme. Infatti possiamo notare situazioni differenti anche all’interno di singoli stati, come in Italia le regioni settentrionali registrano di fatto un eccedenza di acqua, mentre quelle settentrionali spesso si sono trovate ad affrontare gravi e prolungati periodi di carenza idrica. Questa caratteristica si registra in diversi punti del mediterraneo, dove oltre le zone oppresse dalla siccità esistono anche delle aree che possono essere definite vere e proprie oasi,poiché la loro situazione climatica non è contrassegnata dalla scarsità d’acqua; come nel popolare caso dello Stato di Israele, o anche in Provenza in Francia o nella zona attorno a Valencia in Spagna. Tuttavia, la letteratura sull’emergenza idrica e gli studi fatti dalle organizzazioni internazionali denunciano il fatto che i fenomeni climatici non sono in realtà l’unica causa dell’emergenza idrica, ne sono la sola causa delle restrizioni di acqua nelle città e 39 nelle campagne, ne dell’attuale crisi del settore agricolo. come comunemente si è portati a pensare. Come ha denunciato la FAO, la causa dell’ odierna condizione di povertà d’acqua è da ricercarsi più nella “siccità agricola” che in quella “climatica”, dal momento che le risorse idriche disponibili non sono sufficienti a soddisfare la domanda idrica agricola, infatti si stima che, nel caso del bacino del mediterraneo, la domanda di acqua del settore agricolo si aggiri intorno al 70 per cento della domanda complessiva. Infatti la crescita demografica unita alla concentrazione urbana, all’abbandono delle terre poco fertili e alla preferenza di colture specializzate e intensive rispetto a quelle tradizionali per far fronte alla domanda di prodotti sempre maggiore hanno via via portato ad un aumento della domanda di acqua per la coltivazione. L’agricoltura è si, un fattore con una grossa fetta di responsabilità, ma non dev’essere considerata, assieme ai fattori naturali, la sola causa del problema idrico. In realtà insieme hai fattori descritti finora devono essere considerati fondamentali anche aspetti come la gestione delle risorse, le scelte politiche, le infrastrutture e anche gli aspetti culturali. Infatti si notano importanti differenze tra paesi che adottano politiche atte a incentivare il risparmio idrico e il riciclo delle acque. Dunque quando si parla di insufficienza delle risorse idriche si deve tenere conto non solo delle scarse precipitazioni o dell’insufficienza dell’acqua, ma piuttosto si devono ricercare le responsabilità nella “domanda” idrica nei settori a maggior consumo quali quello agricolo, industriale e urbano.27 27 Meloni B., 2006. Emergenza Idrica. La gestione integrata del rischio. Rosenberg & Sellier. 40 Capitolo 5 GRINMED: presentazione del progetto Le politiche di protezione dell’acqua sono sempre state centrali nelle politiche nazionali ed internazionali, infatti il problema della gestione e del controllo della sua scarsità e qualità sono state sempre tematiche molto attuali. La direttiva europea 91/676 CEE del 1991 pone una specifica regolamentazione che mira alla protezione delle acquee contro l’inquinamento causato dalla presenza dei nitrati derivante da concimazioni agricole. Con tale regolamentazione, l’unione europea traccia delle linee di condotta finalizzate a limitare tale fenomeno inquinante. In primo luogo è stato chiesto agli stati membri di sottoporre il proprio territorio ad analisi, basate su criteri specifici, le zone considerate vulnerabili per l’inquinamento da nitrati. In seguito a questa analisi, una volta individuate le zone vulnerabili, gli Stati Membri sono tenuti a realizzare dei programmi d’azione adatti a dominare e ridimensionare il particolare fenomeno dell’inquinamento delle acque a causa dei nitrati. Il problema dei nitrati però, non riguarda solamente l’acqua ma anche i prodotti agricoli, dove in certi di loro, come nel caso dei legumi, possono raggiungere concentrazioni considerevoli che dunque possono costituire in modo diretto un serio pericolo per la salute dei consumatori. Anche il regolamento CEE n° 466/2001 dell’8 marzo 2001 si occupa del problema dell’inquinamento da nitrati e fissa la massima concentrazione di nitrati per certi prodotti agricoli, domandando ai produttori di modificare e adattare progressivamente i loro metodi di coltura con altri che riducono la presenza dei nitrati nelle acque e nei prodotti agricoli, applicando le buone pratiche agricole e le regolamentazioni definite ai livelli degli stati membri. E’ basandosi su queste premesse che è nato il progetto GRINMED. Esso si prefigge di fare in primo luogo un’analisi accurata del territorio delle diverse regioni partecipanti al progetto in modo da creare una classificazione dei territori analizzati che evidenzi l’esistenza di zone vulnerabili e potenzialmente vulnerabili all’inquinamento da nitrati. In secondo luogo viene avviato un confronto sui criteri di gestione e i programmi d’azione gia applicati o in corso di realizzazione nelle diverse regioni e i diversi approcci metodologici utilizzati dalle regioni nel progetto per fronteggiare le problematiche derivanti dall’ inquinamento da nitrati attraverso un’attiva cooperazione tra le regioni coinvolte. Dopo questa prima fase, basandosi sui dati emersi dalla collaborazione fra le regioni, 41 vengono proposte delle linee d’azione comuni che siano adatte alle differenti realtà ambientali e produttive locali. Parallelamente viene svolto da una parte un lavoro di promozione dell’agricoltura e delle tecniche agricole connesso alla diffusione e alla applicazione di buone pratiche agricole; dall’altra un lavoro di controllo dell’accumulazione dei nitrati su un piano multisettoriale: su acqua, terreni e prodotti agricoli, per questi ultimi con particolare riguardo ai legumi. La fase conclusiva di questo programma d’azione prevede una fase di sensibilizzazione durante tutto l’arco del progetto degli attori agricoli ai problemi dei nitrati e valutare la durabilità dell’applicazione dei piani di gestione agricola in vista dell’attenuazione del rischio dei nitrati28. GRINMED possiede, però, sia dei punti forti, che dei punti deboli. Se si considera l’obiettivo del progetto connesso alla specifica zona del mediterraneo e la considerevole importanza dell’attività agricola nell’economia del territorio Medocc è sicuramente un punto forte del programma. Inoltre le regole e tecniche che introduce GRINMED mirano a migliorare la qualità delle le produzioni dei prodotti e ciò si integra perfettamente con le crescenti richieste del mercato di presentare prodotti di qualità sempre crescente. Altro punto forte è la presenza nel territorio MEDOCC di associazioni di agricoltori che dimostrano sensibilità alle innovazioni produttive da un punto di vista qualitativo, unito al fatto che si registra nel territorio una discreta capacità professionale degli operatori agricoli. Per quanto riguarda il grado di sfruttamento del terreno, si registra invece uno dei punti deboli; infatti da un lato si riscontra un elevato sfruttamento del terreno con, anche, un grado elevato di frazionamento, dall’altro si registra il necessario ricorso da parte dell’attività agricola a cicli intensivi di coltivazione. Peggiora questa situazione l’incidenza sul mercato dei prodotti biologici. Inoltre un ulteriore punto debole dell’attuale agricoltura del territorio MEDOCC è l’utilizzo, tuttoggi, di tecniche agronomiche tradizionali che generalmente si dimostrano poco rispettose dell’ambiente. A questo si aggiunge una gestione non razionale dell’acqua d’irrigazione e dei fertilizzanti. 29 28 Fonte : Programme Interreg IIIB MEDOCC pour la cohesion des territoires de l’Europe du Sud. Gestion du Risque Nitrates pour une agricolture durable en Méditerranée GRINMED. Prèsentation synthétique du projet et du contexte dans lequel il s’inscrit. 29 Fonte : Programme Interreg IIIB MEDOCC pour la cohesion des territoires de l’Europe du Sud. Gestion du Risque Nitrates pour une agricolture durable en Méditerranée GRINMED. Points forts/faibles du contexte dans lequel s’inscrit le projet. 42 5.1. Contesto nel quale si inserisce GRINMED Il progetto Grinmed si inserisce in un territorio dove gia sono stati svolti, o sono ancora in corso di realizzazione, dei lavori e degli studi attinenti agli obiettivi e alle finalità di Grinmed e che quindi sono utili e forniscono un supporto agli studi del progetto. Nelle regioni dell’Europa Mediterranea, dove opera il progetto Grinmed, il settore agricolo ha da sempre rappresentato un elemento caratterizzante dell’economia locale, non tanto per il fatturato economico, ma soprattutto per il coinvolgimento sociale. Attualmente il settore si trova ad affrontare una seria crisi a causa di un insieme di fattori di natura strutturale, economica e sociale. Tra i fattori di tipo strutturale si rilevano casi di frammentazione eccessiva delle imprese, , dotazioni insufficienti delle infrastrutture, siccità, produttività mediocre dei suoli; mentre tra i fattori di carattere economico si riscontrano numerosi casi di indebitamento delle imprese, elevati costi di produzione e di trasporto, prezzi di vendita all’ingrosso bassi e difficoltà di commercializzazione; tra i fattori di tipo sociale si riscontra l’invecchiamento della popolazione rurale, la crescente tendenza all’ abbandono delle campagne e una bassa propensione all’associazionismo. In una situazione gia abbastanza problematica si aggiunge anche la questione del rischio di inquinamento delle acque a causa di nitrati di origine agricola, come anche della presenza dei nitrati in certi prodotti agricoli, in particolare modo nelle verdure. Il progetto Grinmed, dunque, si inserisce in una condizione piuttosto gravosa, in quanto si trova ad affrontare le problematiche innanzi descritte con l’obiettivo di mettere in regola gli agricoltori dei paesi coinvolti nel progetto con le normative comunitarie. Esse infatti impongono agli agricoltori misure destinate a ridurre l’apporto dei nitrati nell’ambiente naturale, e quindi sia nei suoli che nelle acque; così come in determinati prodotti agricoli. Tuttavia l’applicazione delle regolamentazioni comunitarie senza un adeguato supporto istituzionale rischia di aggravare in maggior misura una situazione gia critica, infatti le misure richieste dalla comunità potrebbero rappresentare per le realtà agricole locali solo un carico aggiuntivo di costi da affrontare, il quale probabilmente porterebbe ad un uscita dal mercato di molte aziende agricole ancora produttive. Dunque il progetto Grinmed si propone di trovare una soluzione concertata tra le istituzioni e i produttori locali in collaborazione con i partner europei che si trovano ad affrontare lo stesso problema nel proprio territorio. Questo col fine di diminuire l’inquinamento delle acque e dei prodotti agricoli a causa dei nitrati nel 43 rispetto delle regolamentazioni della Comunità Europea ma soprattutto inserendosi in modo armonioso nel contesto locale, in modo che la normativa europea non risulti per gli attori locali un ulteriore aggravio ad una situazione gia difficoltosa, ma piuttosto un occasione di crescita economica che punta sulla produzione di prodotti di qualità in corrispondenza di un ottica produttiva volta allo sviluppo sostenibile. Grinmed, inoltre, si propone di realizzare delle soluzioni che siano il più possibile efficaci, economiche e condivise, in modo che il lavoro svolto possa rappresentare un supporto valido che permetta di orientare le decisioni future di istituzioni e attori politici. Oltretutto il presente progetto mira a dare rilevanza alla concreta possibilità di conciliare aspetti come la tutela dell’ambiente naturale, della salute pubblica e della salvaguardia dell’agricoltura mediterranea, aspetti che comunemente vengono considerati in conflitto ma che in effetti rappresentano per l’Europa Mediterranea un patrimonio di grande valore economico, sociale ed ambientale. 30 5.2. Organizzazione, fasi e azioni del progetto Come indicato dalla Comunità Europea, dopo una fase preparatoria della durata di tre mesi, il progetto Grinmed è stato inaugurato nel luglio del 2006 e si deve concludere entro giugno del 2008. Il progetto è articolato in tre fasi, suddivise a loro volta in azioni. La prima fase è della durata di dodici mesi e si articola in due azioni. L’ azione 1.1 svolge un’analisi generale delle problematiche causate dai nitrati; ogni partner effettuerà una raccolta di dati nella propria regione in modo da determinare le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola e quelle potenzialmente vulnerabili che necessitano di accertamenti integrativi. Inoltre questa azione prevede anche la rilevazione di tutti gli studi idrogeologici . , pedoclimatici e gli studi sulla pressione antropica effettuati precedentemente nelle zone interessate dal progetto, come anche i dati delle attività di monitoraggio e dei programmi d’azione gia realizzati, o ancora in corso, che affrontano il problema dell’inquinamento da nitrati. Nell’azione 1.2 i partner realizzano un incontro tecnico dove mettono a confronto i dati raccolti durante l’azione 1.1, per poi individuare le aree di intervento sulla base delle proposte di ciascun partner e affinare la metodologia di lavoro che dovrà essere seguita. 30 Fonte : Programme Interreg IIIB MEDOCC pour la cohesion des territoires de l’Europe du Sud. Gestion du Risque Nitrates pour une agricolture durable en Méditerranée GRINMED. Points forts/faibles du contexte dans lequel s’inscrit le projet. 44 La seconda fase è composta da tre azioni ed ha una durata di ventuno mesi. L’azione 2.1 ha la finalità di costituire una banca dati di tipo spaziale che mira a mettere insieme i dati raccolti dai partner nella ricerca effettuata nell’azioni precedenti, unitamente ai piani di gestione e di intervento attuati, in modo da testimoniare gli effetti dell’utilizzo di buone pratiche agricole. Inoltre è prevista la reazione di interfacce webGIS per una maggiore divulgazione delle informazioni, i partner stabiliranno in accordo i livelli di notizie comuni, i dati e i paini di gestione che verranno inseriti nella banca dati. L’azione 2.2 riguarda i progetti pilota, ovverosia l’inizio delle attività di controllo e di sperimentazione sulle aree considerate a rischio o potenzialmente a rischio di nitrati per determinare le tecniche di gestione agronomica per i suoli più adatti alla riduzione dell’inquinamento dei nitrati attraverso programmi d’azione. In questa fase verranno analizzate i vantaggi e gli inconvenienti generati dagli specifici contesti culturali. Inoltre affinché i dati siano poi comparabili gli studi e i controlli sulle zone pilota seguiranno una metodologia comune. L’azione 2.3 invece si occupa delle attività partecipative nei territori delle aree pilota, con lo scopo principale di favorire la sensibilizzazione degli agricoltori ai problemi causati dai nitrati. Il processo partecipativo, attuato principalmente con attività di focus group e questionari, vuole favorire il coinvolgimento degli attori interessati per comprendere il grado di percezione attuale del problema e trovare una via comune e condivisa di soluzione del problema. La fase tre conclude il progetto ha una durata di 12 mesi e si distingue anch’essa in tre azioni. L’azione 3.1 vede i diversi partner impegnati nella redazione di un rapporto esplicativo in cui vengono specificate le attività effettuate e i risultati ottenuti davanti agli altri partner, così da condividere, valutare e discutere i dati ottenuti Questo permetterà di concertare i Piani d’azione che si sono rilevati i più efficaci e i più facile da applicare nelle diverse realtà analizzate. L’azione 3.2 prevede la divulgazione dei risultati finali e la pubblicazione di documenti di sintesi facilmente compressibili e accessibili agli amministrazioni, associazioni, tecnici e ai differenti operatori del settore agricolo. I materiali prodotti (opuscoli, poster, cd-rom) vengono distribuiti in occasione di incontri organizzati a diversi livelli d’interesse, da quello interregionale a quello locale e, in alcuni casi, direttamente al settore specifico d’interesse, ossia quello degli agricoltori. 45 Questa fase prevede inoltre la realizzazione di un sito internet dell’intero progetto e la divulgazione su siti e riviste di ricerca scientifica.31 31 Fonte : Programme Interreg IIIB MEDOCC pour la cohesion des territoires de l’Europe du Sud. Gestion du Risque Nitrates pour une agricolture durable en Méditerranée GRINMED. Points forts/faibles du contexte dans lequel s’inscrit le projet. 46 Conclusioni Di fronte a problemi di sviluppo e in particolar modo ambientali sempre più preoccupanti, a livello globale, è evidente che sono necessarie misure di cooperazione e di intervento che vadano oltre il livello nazionale. La Comunità Europea con il programma Interreg adotta delle misure di cooperazione che coinvolgono i paesi su più scale da quella micro a quella macro. Dando voce a tutti i soggetti coinvolti, spesso attuando una cooperazione dal basso verso l’alto che coinvolge gli stakeholder. Negli ultimi anni si sente parlare molto di interventi di sviluppo di tipo “bottom up approach” e di coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti negli interventi decisionali, siano essi economici, sociali o culturali; ma un vero cambiamento istituzionale in questo senso stenta ancora ad affermarsi, nonostante i risultati positivi in genere ottenuti con questa forma di azione. L’Unione Europea, in questo, da “il buon esempio”, istituendo regolamentazioni precise che per ottenere i finanziamenti necessari per attuare i progetti di sviluppo che la comunità propone, chiedono di utilizzare precisi schemi di cooperazione che mirano si alla realizzazione del progetto cui si riferiscono, ma hanno anche la finalità di accrescere l’integrazione fra i popoli su diversi livelli attraverso un coinvolgimento di tutti soggetti interessati, anche indirettamente, al progetto. Nelle tematiche ambientali, quest’aspetto è ancora più importante, in quanto si tratta di materie che interessano tutti, come ad esempio il problema dell’acqua e della sua salvaguardia. Il caso di GRINMED è un esempio di come la cooperazione europea si attivi, su queste tematiche. Nonostante le numerose azioni dell’ U.E. e di altre istituzioni, gli interventi di sviluppo che mirino alla riduzione del rischio ambientale e in particolar modo l’emergenza idrica non sono ancora sufficienti a far pensare ad una futura riduzione significativa del problema, anche se si registra una crescente tendenza all’attenzione su questi temi, sia da parte dell’opinione pubblica che da parte delle istituzioni nazionali ed internazionali. 47 Bibliografia. Comunicazione della commissione agli Stati membri del 2 settembre 2004 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo. Comunicazione della commissione agli Stati membri del 28 aprile 2000 che stabilisce gli orientamenti dell’iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea volta a incentivare uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio europeo INTERREG III. 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