Israele che pedala
REPORTAGE/Nuove sfde
UN MAR MORTO
PiENO di viTA
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sOsTA E RiPARTENzA
la prima parte della
pedalata nel mar
morto si è appena
chiusa al km 25. chi ha
scelto la mini fondo
(50 km) torna a ein
bokek, gli altri
affrontano la gran
fondo di 155 km.
bambini, donne, professionisti:
tutti insieme per provare il fascino
di viaggiare in bici attraverso un
deserto unico, con partenza e arrivo
400 metri sotto il livello del mare.
una passione che può solo crescere
di marco pastonesi ˜ foto di ronen toelberg
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REPORTAGE/Sul Mar Morto
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dAi dATTERi
AllO scORPiOnE
Sopra, da sinistra:
al km 125 si conclude
la seconda parte della
Gran Fondo Dead Sea
e c’è il rifornimento
con banane, datteri,
cracker e acqua. A
sinistra e sotto: ciclisti
in azione. Il percorso
ha un dislivello di
1.600 metri, si va dai
-414 metri di partenza
e arrivo ai +400 del
Passo dello Scorpione.
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h
REPORTAGE/Sul Mar Morto
Ha un record inattaccabile: non esiste e
non potrà mai esistere un’altra corsa, al
mondo, capace di scendere così in basso.
Partenza e arrivo sono fssati a 414 metri sotto “il livello di tutti gli altri mari”,
che è la quota a cui si trova il Mar Morto.
Gran Fondo Dead Sea: a
Ein Bokek, Israele. Lo
scorso marzo. Terza edizione, 800 iscritti, 83
per cento uomini, 17 per
cento donne, il 5 per cento stranieri, bici da corsa, mountain bike, tandem, dai bambini ai
professionisti, e una formula unica: i primi 25
km non competitivi, per
tutti, insieme, poi stop,
ricompattamento e rifornimento, i minifondisti (50 km) che tornano
indietro, e invece i granfondisti che si sfdano, stavolta (volendo) anche agonisticamente, il traguardo
posto al km 125, qui altro stop, ricompattamento e rifornimento, finché a
gruppi e in maniera non competitiva si
percorrono gli ultimi 30 km, quasi tutti in discesa, per raggiungere l’arrivo,
nello stesso luogo della partenza, Ein
Bokek, sfruttando la chiusura del traffco alle auto. Insomma, un giro, in totale, di 155 km e con 1.600 metri di dislivello. Non lungo come la Nove Colli,
non duro come la Maratona dles Dolo-
mites, comunque faticoso, afascinante
se non addirittura seducente.
Pedalare lungo e oltre il Mar Morto è
un’esperienza unica. Un brivido caldo,
una fatica asciutta. Trenta gradi e non
sudarli, però vento e ventagli, salite
dure e discese vere, soprattutto la totale sicurezza sia stradale sia personale
perché, con tutti i controlli all’aeroporto e sul territorio, esistono pochi posti
sicuri come Israele. Il raduno dalle 6,
la partenza alle 7, la direzione sud, poi
ovest, quindi il Passo dello Scorpione,
2 km con 18 tornanti a serpentina e pendenze che vanno dal 10 a una punta del
24 per cento, infne anche rettilinei dove l’aiuto dei “treni” salva le gambe ed
eleva il morale.
Rispetto alle granfondo italiane, cui
deve l’ispirazione non solo nel nome ma
anche nel modello, quella del Mar Morto non è una gara esasperata alla ricerca del risultato, ma è una pedalata più
aperta e accessibile, più essenziale nei
rifornimenti (banane per sali e potas-
AvvEnTuRA PER TuTTi
All’edizione 2015 della Gran Fondo Dead Sea
hanno partecipato 800 corridori, dai bambini
fno ai professionisti, con bici da corsa,
mountain bike e anche tandem. Le donne
erano il 17 per cento degli iscritti.
sio, datteri per lo zucchero, crackers
per i carboidrati, e semplice acqua minerale per idratarsi), e può vantare un
paesaggio davvero unico. Il deserto non
è assenza di vita ma, al contrario, ricchezza di presenze invisibili. E quel
deserto non è mai piatto: dune, canyon,
colline, crateri, fno al Passo dello Scorpione, una striscia di asfalto che s’inerpica punteggiata da bidoni ai lati della
strada, che era l’antica strada romana,
che fno ad alcuni anni fa era l’unica a
collegare con Eilat e che oggi è indicata
come la 227.
Il ciclismo, in Israele, sta compiendo le
sue prime pedalate. Più in mountain
bike che su bici da corsa. Il pioniere è
stato Ran Margaliot, professionista con
esperienze nella Saxo con Alberto Contador diretta da Bjarne Riis. Con lui e
intorno a lui sono nate varie iniziative:
un camp e una kermesse proprio con la
Saxo, la Gran Fondo Giro d’Italia a Gerusalemme, adesso la Gran Fondo Dead
Sea, il raid che in sei tappe attraversa
Israele da nord a sud, il
Tour of Arad (quattro
tappe in tre giorni: quella del 2016 sarà la nona
edizione), e la Peter Sagan Cycling Academy
Team, un gruppo di giovani professionisti di
livello Continental, che
partecipano a un calendario di corse internazionali, soprattutto asiatiche. Proprio i corridori
della Peter Sagan
Cycling Academy Team
si sono aggiudicati il
Tour of Arad e la Gran
Fondo Dead Sea.
Intanto si moltiplicano
altre manifestazioni, come il giorno dedicato alla bicicletta a Tel Aviv, e altri
progetti ancora, come un camp, proprio
sul Mar Morto, magari con un campione italiano. E di questo fermento a due
ruote – una voglia, un bisogno, una tendenza globale – si accorge anche l’industria, con nuovi punti vendita di bici
europee e americane: un mercato ancora di nicchia, ma con interessanti prospettive. Così, quel mare sarà anche
morto, ma il suo ciclismo è più vivo che
mai.
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