Israele che pedala REPORTAGE/Nuove sfde UN MAR MORTO PiENO di viTA 74 sOsTA E RiPARTENzA la prima parte della pedalata nel mar morto si è appena chiusa al km 25. chi ha scelto la mini fondo (50 km) torna a ein bokek, gli altri affrontano la gran fondo di 155 km. bambini, donne, professionisti: tutti insieme per provare il fascino di viaggiare in bici attraverso un deserto unico, con partenza e arrivo 400 metri sotto il livello del mare. una passione che può solo crescere di marco pastonesi ˜ foto di ronen toelberg 75 REPORTAGE/Sul Mar Morto 76 dAi dATTERi AllO scORPiOnE Sopra, da sinistra: al km 125 si conclude la seconda parte della Gran Fondo Dead Sea e c’è il rifornimento con banane, datteri, cracker e acqua. A sinistra e sotto: ciclisti in azione. Il percorso ha un dislivello di 1.600 metri, si va dai -414 metri di partenza e arrivo ai +400 del Passo dello Scorpione. 77 h REPORTAGE/Sul Mar Morto Ha un record inattaccabile: non esiste e non potrà mai esistere un’altra corsa, al mondo, capace di scendere così in basso. Partenza e arrivo sono fssati a 414 metri sotto “il livello di tutti gli altri mari”, che è la quota a cui si trova il Mar Morto. Gran Fondo Dead Sea: a Ein Bokek, Israele. Lo scorso marzo. Terza edizione, 800 iscritti, 83 per cento uomini, 17 per cento donne, il 5 per cento stranieri, bici da corsa, mountain bike, tandem, dai bambini ai professionisti, e una formula unica: i primi 25 km non competitivi, per tutti, insieme, poi stop, ricompattamento e rifornimento, i minifondisti (50 km) che tornano indietro, e invece i granfondisti che si sfdano, stavolta (volendo) anche agonisticamente, il traguardo posto al km 125, qui altro stop, ricompattamento e rifornimento, finché a gruppi e in maniera non competitiva si percorrono gli ultimi 30 km, quasi tutti in discesa, per raggiungere l’arrivo, nello stesso luogo della partenza, Ein Bokek, sfruttando la chiusura del traffco alle auto. Insomma, un giro, in totale, di 155 km e con 1.600 metri di dislivello. Non lungo come la Nove Colli, non duro come la Maratona dles Dolo- mites, comunque faticoso, afascinante se non addirittura seducente. Pedalare lungo e oltre il Mar Morto è un’esperienza unica. Un brivido caldo, una fatica asciutta. Trenta gradi e non sudarli, però vento e ventagli, salite dure e discese vere, soprattutto la totale sicurezza sia stradale sia personale perché, con tutti i controlli all’aeroporto e sul territorio, esistono pochi posti sicuri come Israele. Il raduno dalle 6, la partenza alle 7, la direzione sud, poi ovest, quindi il Passo dello Scorpione, 2 km con 18 tornanti a serpentina e pendenze che vanno dal 10 a una punta del 24 per cento, infne anche rettilinei dove l’aiuto dei “treni” salva le gambe ed eleva il morale. Rispetto alle granfondo italiane, cui deve l’ispirazione non solo nel nome ma anche nel modello, quella del Mar Morto non è una gara esasperata alla ricerca del risultato, ma è una pedalata più aperta e accessibile, più essenziale nei rifornimenti (banane per sali e potas- AvvEnTuRA PER TuTTi All’edizione 2015 della Gran Fondo Dead Sea hanno partecipato 800 corridori, dai bambini fno ai professionisti, con bici da corsa, mountain bike e anche tandem. Le donne erano il 17 per cento degli iscritti. sio, datteri per lo zucchero, crackers per i carboidrati, e semplice acqua minerale per idratarsi), e può vantare un paesaggio davvero unico. Il deserto non è assenza di vita ma, al contrario, ricchezza di presenze invisibili. E quel deserto non è mai piatto: dune, canyon, colline, crateri, fno al Passo dello Scorpione, una striscia di asfalto che s’inerpica punteggiata da bidoni ai lati della strada, che era l’antica strada romana, che fno ad alcuni anni fa era l’unica a collegare con Eilat e che oggi è indicata come la 227. Il ciclismo, in Israele, sta compiendo le sue prime pedalate. Più in mountain bike che su bici da corsa. Il pioniere è stato Ran Margaliot, professionista con esperienze nella Saxo con Alberto Contador diretta da Bjarne Riis. Con lui e intorno a lui sono nate varie iniziative: un camp e una kermesse proprio con la Saxo, la Gran Fondo Giro d’Italia a Gerusalemme, adesso la Gran Fondo Dead Sea, il raid che in sei tappe attraversa Israele da nord a sud, il Tour of Arad (quattro tappe in tre giorni: quella del 2016 sarà la nona edizione), e la Peter Sagan Cycling Academy Team, un gruppo di giovani professionisti di livello Continental, che partecipano a un calendario di corse internazionali, soprattutto asiatiche. Proprio i corridori della Peter Sagan Cycling Academy Team si sono aggiudicati il Tour of Arad e la Gran Fondo Dead Sea. Intanto si moltiplicano altre manifestazioni, come il giorno dedicato alla bicicletta a Tel Aviv, e altri progetti ancora, come un camp, proprio sul Mar Morto, magari con un campione italiano. E di questo fermento a due ruote – una voglia, un bisogno, una tendenza globale – si accorge anche l’industria, con nuovi punti vendita di bici europee e americane: un mercato ancora di nicchia, ma con interessanti prospettive. Così, quel mare sarà anche morto, ma il suo ciclismo è più vivo che mai. © riproduzione riservata 78