Erodoto I. PRESENTAZIONE anno di nascita preciso: ignoto (490-480 a.C.) Alicarnasso: antica colonia dorica (poi passata sotto l’influenza della cultura ionica) sulla costa dell’Asia Minore => crocevia di culture nomi non greci del padre di Erodoto, Lisse, e del cugino (o zio), il poeta epico Paniassi => famiglia nobile ma contaminata con elementi barbari => influenze nella formazione umana e ideologica di Erodoto I viaggi: Grecia, Oriente … la famiglia di Erodoto non era in buoni rapporti con l’allora tiranno di Alicarnasso, Ligdami => trasferimento a Samo serie di viaggi: Sparta, Delfi, la Beozia, ma anche e soprattutto luoghi lontani dalla Grecia come l’Egitto, la Fenicia, l’Arabia, nei quali Erodoto stesso dice di essere stato di persona … ad Atene e in Occidente soggiorni ad Atene: amicizia con Sofocle possibili, ma non provati, contatti con la cerchia di Pericle 444/3 Erodoto prese parte alla spedizione decisa da Pericle per fondare in Calabria la colonia di Turii => insediamento e ultimi anni della vita morte: l’opera si conclude con le guerre persiane (479/8 a.C.), ma ha allusioni a eventi successivi => p. es. l. 9 invasioni spartane dell’Attica non colpirono Decelea => 431-425 era vivo Poeti… eta’ arcaica: no storiografia => poesia = unico veicolo per la sopravvivenza scritta del sapere (= memoria storica) p. es. vicende interne di Lesbo nel VII-VI sec. a.C.: ignote senza la testimonianza di Alceo => informazioni desunte dai poeti: preziose, ma asistematiche e discontinue, non obiettive … Logografi … fine eta’ arcaica: nasce la storiografia come genere autonomo primi rappresentanti: i cosiddetti logografi (scrittori di lògoi), che si occupano di storie locali, fondazioni di citta’, ricostruiscono le genealogie di famiglie illustri, trattano questioni geografiche e topografiche produzione perduta, ma i frammenti superstiti permettono di farsi un’idea degli orizzonti e dei limiti metodologici del loro operato: l’interesse per l’assemblaggio dei fatti prevale sull’analisi; non esistono ferme distinzioni fra realta’ e mito, fra certezza e ipotesi … e il Pater historiae (Cic. De leg. I 5) La stagione dei logografi si chiude con Erodoto: egli non e’ piu’ un logografo, ma uno storico vero e proprio, il primo a cui questa qualifica possa essere data senza riserve e limitazioni: crea lo spazio mentale dello storico ne definisce la deontologia ne precisa gli obiettivi (la conservazione di fatti significativi per tutti gli uomini) e i mezzi (la ricerca del vero, del verosimile, dell’attendibile) => progresso decisivo nei confronti dei predecessori, che avevano coltivato argomenti locali e ristretti senza un metodo rigoroso ed univoco Il pubblico novita’ => non si esaurisce nella singola polis o regione, ma si rivolge a tutti i Greci, anche se gli Ateniesi vengono tenuti da Erodoto in una considerazione particolare La nuova lingua “storica” Erodoto ha saputo creare (quasi dal nulla) una scrittura versatile e funzionale un vocabolario ricco e assortito, capace di adattarsi sia alla pura esposizione dei fatti sia alla riflessione etica, sia alle scene di massa sia al ritratto psicologico individuale una tecnica del raccontare, non meno elastica e versatile Il metodo principi operativi (oggi scontati, non allora): riconoscimento di un criterio generale di causalita’ abitudine a instaurare relazioni tra il fatto particolare e il contesto generale atteggiamento vigile e selettivo verso le fonti confronto tra versioni alternative per quanto sappiamo, questi principi non erano praticati (almeno non sistematicamente e organicamente) prima di Erodoto => con lui diventano una stabile conquista della professione storiografica Le Storie Suddivisione attuale < filologi alessandrini: Libro I Libro II Libro III Libro IV Libro V Libro VI Libro VII Libro VIII Libro IX prologo; cause ostilita’ Oriente-Occidente; Creso; Ciro Cambise e logos egizio Arabi; Etiopi; Samo e Corinto; ascesa di Dario spedizione di Dario in Scizia e Libia campagne Tracia e Macedonia; insurrez. ionica Maratona Termopili Salamina Platea e Micale Dicotomie nell’opera Libri I-V (popoli barbari) <=> libri V-IX (Mhdikav), dal punto di vista greco A livello metodologico: approccio etnografico, geografico e periegetico <=> approccio piu’ propriamente storico, centrato sugli avvenimenti Libri I-V: scomponibili in una serie di logoi, isolabili dal contesto (e originariamente isolate, secondo alcuni studiosi). Oggetto di questi logoi possono essere storie dinastiche o campagne di conquista, ma soprattutto usi, costumi e vicende di popoli. Dal libro VI in poi la suddivisione in logoi scompare => trattazione monografica dei Medikà, che volendo potrebbe essere considerata un unico grande lògos greco-persiano. LA “QUESTIONE” ERODOTEA Qual era per originario? Erodoto l’oggetto di interesse Raccontare la grande vittoria del popolo greco contro l’invasore straniero (=> libri I-VI come introduzione, sia pure gigantesca, mirata a ‘pesare’ le forze del nemico e a disporre lo scacchiere bellico)? o raccontare gli usi, le tradizioni e la storia dell’impero persiano e della costellazione di popoli che ne facevano parte (=> libri finali = appendice, tecnicamente)? L’ipotesi della conflazione Unione di due progetti differenti e separati, uno etnografico, ispirato all’eredita’ di Ecateo e dei logografi, e uno piu’ ‘moderno’, basato sulla narrazione di avvenimenti e sull’analisi delle loro concatenazioni Obiezione: se nell’opera erodotea ci fosse un solco cosi’ profondo, niente avrebbe impedito all’autore di scrivere due trattazioni distinte Questa constatazione, semplice ma inoppugnabile, e’ il punto di partenza dei piu’ recenti sviluppi della questione erodotea L’ipotesi unitaria critica attuale: non dubita dell’unita’, ma ne ricerca la natura storiografia antica: quasi sempre e’ la continuazione di qualcos’altro (Elleniche senofontee continuano le Storie di Tucidide; Tucidide col racconto della pentekontaetia si ricollega a Erodoto) autori precedenti a Erodoto: quasi tutto perduto, ma esisteva probabilmente il motivo geografico, etnico e culturale, di una bipartizione dell’ecumene in due distinte aree, quella europea e quella asiatica non a caso Erodoto all’inizio dell’opera fa insistente riferimento al binomio Europa-Asia Il disegno generale puo’ essere stato quello di sviluppare in parallelo “le gesta grandi e meravigliose” (1.1) compiute nei due continenti, fino al punto in cui la ‘zolla’ asiatica e quella europea confluiscono in una sola, e dai lògoi distinti si passa alla monografia Conferme: le vicende delle pòleis greche non sono tutte concentrate nella parte greca delle Storie, ma compaiono a macchia di leopardo anche nella parte barbara, e vi compaiano appunto come excursus di rispettabile lunghezza – dei lògoi in piena regola – e non come deviazioni occasionali dal tronco principale del racconto specularmente, le informazioni etnografiche e antiquarie sui barbari non si esauriscono nei primi cinque libri, ma proseguono anche nel VI, nel VII, ecc.; le due parti dell’opera dunque si integrano = non c’e’ giustapposizione meccanica Ragioni di una disunita’ apparente Storie = opera unitaria nella concezione e nell’impianto, ma dotata di due poli di interesse, uno barbarico e uno ellenico, che prima procedono separati e poi si uniscono l’esistenza di un progetto, di un disegno generale da parte di Erodoto viene attualmente considerata molto probabile la disunita’ che il lettore avverte va addebitata sia all’enormita’ stessa del progetto sia alla poverta’ di risorse che lo scrittore antico aveva a disposizione per gestire grandi masse di materiali eterogenei il libro, ai tempi di Erodoto, era uno strumento tutt’altro che versatile, e non prevedeva tutti gli strumenti per fluidificare e gerarchizzare l’argomentazione, e soprattutto per sviluppare discorsi in parallelo Opera incompiuta? Alla questione compositiva si affianca la non meno delicata questione della compiutezza dell’opera nel libro I Erodoto fa due volte riferimento a degli inesistenti logoi assiri nel libro VII allude ad altrettanto inesistenti “lògoi che verranno dopo” dal libro III non si capisce se Cambise sottomise o no gli Etiopi, dato che Erodoto in punti diversi fornisce entrambe le versioni promesse non mantenute e contraddizioni: frequenti nelle opere antiche => non necessariamente denotano la mancanza di un’ultima mano L’imparzialita’ erodotea 2. APPROFONDIMENTO interesse verso i barbari: costante negli intellettuali greci, ma a scopo pregiudiziale (superiorita’) approccio di Erodoto non ideologico (prologo): parlera’ sia dei Greci sia dei barbari => criterio di imparzialita’, quasi sempre rispettato non solo ambizione di oggettivita’ “scientifica”, ma anche peculiare concezione relativistica del nòmos (= legge, consuetudine, costume ecc.) => Relativismo del nòmos nòmos = potenza invincibile; non unico e uguale per tutti, ma molteplice e diverso da luogo a luogo ogni popolo ha i suoi nòmoi e non accetterebbe di cambiarli con quelli di nessun altro i nòmoi, greci o barbari che siano, risultano tutti ammissibili, tutti validi nel loro contesto => relativismo etico => Erodoto non cadde nello stereotipo del barbaro perfido, corrotto, vile e lascivo - diffuso in modo massiccio proprio nel corso del V sec. a.C. Virtu’ dei barbari Erodoto riconosce ai barbari virtu’ e capacita’ straordinarie, spesso superiori a quelle dei Greci stessi Etiopi apprezzati per il loro sdegnoso e aristocratico contegno (3.21) Arabi per il rigore con cui tengono fede ai patti (3.8.1) Sciti per il loro senso di giustizia (4.26.2) Egizi per la loro religiosita’ (2.37.1) Persiani per la semplice e severa educazione dei giovani, fondata sul cavalcare, tirare con l’arco e dire la verita’ (1.136.2) apprezzamento di usi peculiari: piace il costume babilonese di vendere le ragazze da marito piu’ belle per fare la dote a quelle brutte l’idea del re etiope Sabacone di destinare i criminali a lavori socialmente utili invece che condannarli a morte (2.137.3) Tutto il mondo e’ paese… Messi di fronte a identiche situazioni, Greci e barbari si comportano allo stesso modo Es.: quando vengono invasi dai Persiani, sia i Greci che gli Sciti si disuniscono, si scindono in fazioni; e viceversa, quando ricevono dal Gran Re l’intimazione a sottomettersi, sia i Greci che gli Sciti rispondono di non riconoscere altri padroni all’infuori degli dei Erodoto e i barbari Nelle Storie gli episodi di crudelta’ verso i nemici, ma anche verso amici e congiunti, sono quasi tutti a carico dei barbari Ma: senza strumentalizzazioni, enfasi, condanne moralistiche => comprensione dei popoli non-greci => accusa di essere un ‘filobarbaro’ (Plutarco, Sulla malignita’ di Erodoto) Filobarbaro? No… Patriottismo: indubbio Evoluzione nel corso dell’opera: distaccata neutralita’ dei primi libri <=> partecipazione sentita nei libri bellici (in partic. VII in poi) => patriottismo non cieco: neppure l’attacco di Serse e il pericolo di vedere la nazione greca ridotta in schiavitu’ riescono a spingerlo sulla strada dell’intolleranza e dei toni da crociata Le motivazioni L’esercito persiano, nell’opinione di Erodoto, e’ un esercito valoroso Se il numero e il valore dei soldati bastassero a vincere una guerra, i Persiani vincerebbero Ma le vittorie si basano anche sulle MOTIVAZIONI, e sono queste che fanno la differenza fra i due schieramenti I Persiani, per quanto valenti, sono pur sempre una moltitudine di sudditi-schiavi, proprieta’ di un re-padrone Il popolo greco e’ invece un popolo libero, costituito da cittadini portatori di diritti, e che combattono per difendere qualcosa di proprio Vizi e virtu’ Greci e barbari nella ritrattistica erodotea = mescolanza di qualita’ e difetti a parte rari casi, i ritratti erodotei non sono totalmente positivi (eccezioni: Solone e Aristide) o totalmente negativi (eccezione: Cambise) inoltre: mutamenti a seconda delle occasioni (dinamici, dialettici, buoni o cattivi) cio’ vale, di nuovo, sia per i Greci che per i barbari IL METODO AUTOPTICO libro IV: non si puo’ dire nulla di certo sui popoli che vivono al di la’ degli Issedoni per due ragioni: nessuno ha visto di persona quei luoghi l’unico documento scritto esistente e’ il poema di Aristea di Proconneso (ma fornisce solo notizie per sentito dire) 3 strumenti di lavoro: òpsis o autopsia (visione, visione diretta) documento scritto (epigrafi, registrazioni d’archivio; opere dei logografi e degli esploratori; testimonianze poetiche, fra cui sono incluse le raccolte di oracoli, specialmente delfici) akoè (l’udito, cio’ che viene riferito da altri) a questi va ovviamente aggiunta … => La gnwvmh Informazioni (specie quelle non autoptiche): da verificare gnòme = ‘giudizio’, vaglio critico dell’autore, basato su intelligenza ed esperienza alla gnòme spetta la valutazione della verosimiglianza di un racconto e/o il cfr tra le varie versioni in caso di divergenza, Erodoto trasmette sia le versioni che ritiene vere sia quelle che ritiene false => libro VII: “non sono tenuto A CREDERE a tutto cio’ che si dice, ma A RIFERIRLO => non si nega ad altri la possibilita’ di farsi opinioni diverse enorme mole di informazioni pervenuteci, altrimenti perdute Il criterio del verosimile Nell’accogliere e nel respingere una notizia, una spiegazione, una teoria, Erodoto si attiene al criterio del verosimile non crede alle isole vaganti (2.156.2), agli Arimaspi monocoli (3.116.2), agli uomini dal piede caprino che dormono per sei mesi di fila (4.25.1), alla licantropia dei Neuri (4.105.2), alle statue semoventi (5.86.3) ma crede ai serpenti alati (2.75, 3.107.2), alle formiche giganti (3.102.2), e naturalmente agli oracoli e ai prodigi criterio del verosimile ≠ nostro colossali ingenuita’ vs osservazioni di grande perspicacia IL PIACERE DEL LOGOS: NOVELLA E ANEDDOTO opera storiografica, ma anche capolavoro letterario mancanza di precisi confini fra le varie possibili forme di esperienza intellettuale cultura orale che domina ancora largamente nel V sec.: il testo scritto non viene concepito come oggetto di studio o di lettura silenziosa, ma come oggetto di RECITAZIONE trova largo spazio l’elemento piacevole, emozionale, creativo, magari perseguito di per se’ opera costellata di aneddoti, miti, fiabe Il fiabesco elementi fiabeschi: abbondano soprattutto nella parte etnografica e periegetica dell’opera (popoli lontani e personaggi di incerta esistenza, o passato nebuloso e remoto) presenti anche nella parte cronologicamente piu’ vicina all’autore il fiabesco - presente dovunque - NON dipende dall’oggetto occasionale del racconto, ma al contrario costituisce uno stabile elemento del metodo erodoteo Erodoto stesso lega inestricabilmente l’aneddoto e la grande storia facendoli nascere l’una dall’altro (cfr. 1.1) Valore educativo della fiaba A volte il racconto di fatti meravigliosi non ha lo scopo di supportare il racconto storico, ma quello di svolgere concetti etici di portata universale (in luogo della meno efficace esposizione didascalica) Il mito accompagna in quelle regioni in cui non sarebbe possibile avventurarsi diversamente *Uso che, con le debite differenze, sara’ in Platone (mito per trasmettere verita’ filosofiche particolarmente delicate e ‘scandalose’) Il modello epico… 1. Arte erodotea del racconto: influenzata dall’epos motivi del viaggio, della guerra, dell’esotico, del mostruoso Sono epici: il meccanismo per cui il fatto personale (cfr. Iliade alterco Achille-Agamennone) produce effetti smisurati e reazioni a catena la descrizione delle battaglie: Maratona, Termopili, Salamina e Platea l’avanzata delle armate di Serse (per bere disseccano interi fiumi, per mangiare dissolvono immense ricchezze) le tipologie eroiche: personalita’ ‘iliadiche’ (Leonida e Pausania = valore bellico puro) <=> ‘odissiache’ (Milziade e Temistocle = trasformismo, astuzia, metis <=> forza bruta) … e quello tragico si esplica tanto nei temi quanto nel modo di svilupparli p. es. evidente affinita’ fra Erodoto e i Persiani nel racconto della ‘saga di Serse’ fitta presenza dei cosiddetti ‘ammonitori tragici’ (con un saggio consiglio cercano di salvare dalla rovina i loro amici o padroni) ma restano inascoltati VISIONE POLITICO-RELIGIOSA 3. CONCLUSIONE Erodoto preferisce ricondurre i fatti all’iniziativa dei singoli piuttosto che alla spinta di fattori economici e sociali (elemento di continuita’ con l’epica, dove facilmente accade che grandi e traumatici avvenimenti vengano scatenati da puntiglio e ripicca) Erodoto non si fa alcuna illusione sulla moralita’ della politica: chi usa solo i mezzi illeciti fallisce, ma fallisce anche colui che lealmente conta solo sulle proprie capacita’ solo la mescolanza, la sapiente unione di efficienza e astuzia produce risultati viceversa la virtu’ da sola, non sostanziata che da buone intenzioni, conduce inevitabilmente al disastro Il modello monocratico scarsa fiducia nella collegialita’ concezione del potere ≈ omerica (Il. 2.204): polukoiranìe (divisione dell’autorita’ fra molti) = male: uno solo deve essere quello che comanda e prende le decisioni cfr. libro III dibattito fra Otane, Megabizo e Dario: le forme di governo sono tutte buone a parole, ma di fatto il potere di uno solo e’ l’unico che funziona, specie se radicato nei patrioi nòmoi, nei costumi aviti governo gestito collettivamente, sia dalla massa sia da un’ élite: sara’ prima o poi minato dalla discordia e passera’ nelle mani di un uomo solo monarchia = governo migliore anche perche’ inevitabile Serse ha fatto violenza all’ordine cosmico -pretesa di unire Europa e Asia sotto un solo giogo– e ha messo sottosopra la natura stessa: ha trasformato la terraferma in mare (lo scavo del monte Athos) e il mare in terraferma (il ponte di barche), e infine ha cercato di dare il sacco a Delfi e ha incendiato i santuari di Atene atti scellerati => Serse = grande eroe negativo delle Storie, nel quale si compendia in modo quasi manualistico tutto il repertorio di gesti e di pensieri identificati come u{bri" (‘tracotanza’) => concetto complesso, definibile come la pretesa di eccedere, anche solo con il pensiero, i limiti della natura umana, e di mettersi in competizione con gli dei Colpa e punizione Tema sentito in Erodoto, come in Esiodo, Solone ed Eschilo => idea che il male chiama il male, e che la colpa verra’ comunque punita, sugli stessi che la commettono o sui discendenti In Erodoto: nesso comportamento umano - ‘risposta’ divina non semplice Serse sfida gli dei e viene castigato => caso chiaro; altri casi non chiari L’uomo ha una sua coscienza etica e deve esercitarla, assumendosi in prima persona la responsabilita’ di distinguere il bene dal male Varie tipologie di rapporto uomo-dio => in Erodoto convivono e si alternano due distinte concezioni religiose: una piu’ moderna, piu’ ‘alta’, in cui la colpa e’ veramente tale solo se accompagnata da consapevolezza e volonta’ di commetterla una piu’ arcaica, in cui gli dei assumono un atteggiamento, colpevolistico, vendicativo, e in cui la colpa dell’uomo –osservata nei suoi soli effetti– viene punita comunque, anche ove non venga soggettivamente percepita come tale Giustizia = restaurazione dell’equilibrio convivenza fra queste concezioni < mentalita’ compensativa tipica di tutto il periodo greco arcaico e classico 3.99-100 abitanti dell’India: due popoli, uno carnivoro, l’altro vegetariano; 3.113 pecore allevate dagli Arabi: due razze, una dalla coda lunga e una larga; 4.180, popoli libici: alcuni si fanno crescere i capelli sul dietro della testa, altri sul davanti 4.36.1 se il sud ha un fiume come il Nilo, il nord deve averne uno analogo e speculare (Danubio) tali particolarita’ rivelano, nel piccolo, la struttura generale dell’esistente: sistema di simmetrie e contrappesi nel mondo fisico, antropico, divino => mentalita’ compensativa, ‘apodotica’ applicata alla giustizia: determina la convinzione che la colpa, una volta commessa, non sia solo un fatto privato tra offeso ed offensore, ma anche la rottura di un equilibrio piu’ grande, che riguarda potenzialmente tutti Gli dei Il perdono e’ senza dubbio un nobile gesto, ma non ha il potere di far tornare le cose come prima. Se un equilibrio si rompe occorre cercarne un altro, e questo nuovo equilibrio potra’ determinarsi solo quando all’azione verra’ contrapposta una reazione di forza uguale e contraria L’equilibrio non viene messo in pericolo solo da un atto traumatico come un omicidio o un sacrilegio, ma da qualunque eccesso Raggiunto l’eccesso, si mette in moto un meccanismo di ridimensionamento: phthònos theòn Per Erodoto gli dei non sono sempre l’origine prima degli eventi: esistono cose che devono accadere, che e’ destino che accadano (ricorrenti nelle Storie espressioni come “ma poiche’ doveva andargli male…”), alle quali neppure gli dei possono opporsi Lo ionico erodoteo 1. 2. 3. Erodoto scrive in dialetto ionico, ma non puro, bensi’ fortemente contaminato con elementi attici (soggiorni ad Atene) La scelta dello ionico era normale per un autore nato, come Erodoto, in un’area linguistico-culturale di confine (Alicarnasso: colonia dorica ma nella sfera d’influenza delle vicine citta’ ioniche) Tendenza di ogni genere letterario a mantenere gli elementi linguistici originari: continuita’ ‘professionale’ che Erodoto sentiva con i logografi ionici ed Ecateo Erodoto ‘omericissimo’ Pseudo-Longino (Del sublime 13.3): Erodoto autore JOmhrikwvtato" => precise caratteristiche espressive preferenza per gli intrecci non lineari, ma variati e imprevedibili (non stancare l’attenzione del lettore/uditore) uso del discorso diretto semplicita’ della sintassi, basata su brevi membri e sulla coordinazione realismo, uso di immagini forti ed evidenti, esattezza tecnica delle descrizioni Lo stile medio Gli antichi facevano di Erodoto il rappresentante dello stile medio, equidistante dalla sublimita’ tucididea e dall’asciuttezza senofontea => fra i tre grandi storici del V-IV sec. a.C., Erodoto si avvicina di piu’ ai modi della lingua parlata, come dimostra il suo abbondante uso di parentesi, ripetizioni, anacoluti, pronomi dimostrativi ed altre espressioni epidittiche Gli excursus caratteristica notevolissima della tecnica compositiva di Erodoto; non l’unico a farne uso, ma in nessun altro quest’uso e’ altrettanto massiccio e sistematico non si tratta solo di excursus lunghi, ma soprattutto di excursus brevi o brevissimi: interrompono di continuo la narrazione per precisare, rettificare, ampliare a volte un excursus ne contiene un altro occasione tipica per aprire un excursus: menzione di un popolo, di una citta’, di una particolarita’ geografica Es. 4.102.2: gli Sciti sanno di non poter fronteggiare Dario e chiedono aiuto. Rispondono all’appello otto popoli: di ciascuno vengono descritti usi e costumi e cose notevoli numerosissimi excursus: richiedono al lettore/uditore un supplemento di attenzione, ma vengono inseriti con grande maestria nel tessuto dell’opera e quindi non ne minano l’unita’ Funzione letteraria degli excursus In certi casi, un lungo excursus viene inserito fra l’imminenza di una battaglia e il suo effettivo inizio => evidente ricerca di un effetto di suspense => la tecnica dell’excursus puo’ dunque essere sfruttata anche a fini artistici