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apr
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t
i
vadel
l
apr
ovi
nci
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esci
a
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r
ont
ot
r
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ment
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2001201
1)
Doc
ument
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s
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i
ac
ur
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ni
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os
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AI
B
Set
t
embr
e2014
La struttura produttiva della provincia di Brescia
nel confronto tra due Censimenti (2001 – 2011)
Documento di sintesi
a cura di
Davide Fedreghini e Caterina Perugini
Centro Studi AIB
Settembre 2014
Centro Studi AIB
1
Centro Studi AIB
2
Il presente rapporto contiene l’analisi delle trasformazioni che hanno interessato il sistema
economico bresciano nel decennio tra i due Censimenti ISTAT del 2001 e del 2011. Il lavoro è
stato realizzato in seguito alla diffusione, nei mesi scorsi, dei dati del 9° Censimento generale
dell’Industria e dei Servizi, effettuato dall’ISTAT nell’ottobre del 2011. Il rapporto si colloca su
una linea di continuità rispetto ai precedenti curati dal Centro Studi AIB: “Mezzo secolo di
sviluppo dell’economia bresciana. Dinamiche settoriali e mutamenti territoriali nei dati dei
censimenti dal 1951 al 1996”, pubblicato nel 2001, e “Evoluzione ed assetti del sistema
produttivo bresciano alla luce dei dati censuari dal 1951 al 2011”, del 2004. In questa edizione,
un elemento di novità è costituto dall’aver introdotto nell’intervallo temporale uno spartiacque
fissato al 2008, così da fornire, oltre al confronto tra i due Censimenti, anche un’analisi più
dettagliata che riguarda due sotto-periodi (2001-2008) e (2009-2011). Il risultato di questo sforzo
interpretativo è di poter meglio individuare le conseguenze prodotte dalla crisi finanziaria
internazionale sugli assetti produttivi e occupazionali.
Il rapporto si articola in quattro parti.
Il ruolo dell’economia bresciana nel confronto territoriale
La prima parte delinea il ruolo dell’economia bresciana, durante il decennio intercensuario, nel
confronto con la realtà nazionale, con quella regionale e con quella di alcune province
omogenee dal punto di vista della struttura produttiva (Bergamo, Como e Varese, per la
Lombardia; Verona, Vicenza, Modena e Reggio Emilia, per le altre regioni). L’analisi viene
sviluppata sia per il totale dell’economia che per i singoli settori produttivi e si concentra sulle
quote settoriali di addetti per definire la “specializzazione produttiva” delle varie aree
geografiche. Tratta esplicitamente della dinamica occupazionale, anche con riferimento ai due
sotto-periodi prima e dopo il 2008, e affronta il tema delle caratteristiche dimensionali delle
imprese.
Dal confronto con i dati nazionali, emerge che, in termini di addetti, la quota provinciale
bresciana è rimasta costante nel decennio (2,6%), senza subire variazioni nemmeno per effetto
della crisi. Gli andamenti settoriali sono stati di diversa natura: è cresciuta l’importanza relativa
del manifatturiero, delle costruzioni, delle attività finanziarie e assicurative. C’è stato un
arretramento dei settori dell’attività estrattiva e del trasporto e magazzinaggio; sono rimasti
sostanzialmente stabili gli altri (multiutility, commercio, alloggio e ristorazione, informazione e
comunicazione, altre attività di servizi alle imprese, attività di servizi sociali e alle persone). Il
dato più significativo, nel confronto con l’Italia, è il rafforzamento della specializzazione
industriale relativa della provincia di Brescia, dal momento che la quota degli addetti del
3
Centro Studi AIB
manifatturiero sul totale nazionale è cresciuta dal 3,6% al 3,9%, con una progressione lieve ma
costante anche durante gli anni della crisi (3,7% nel 2008). All’interno del manifatturiero, il
comparto bresciano più rappresentativo in ambito nazionale è la metallurgia, con una quota che
nel decennio è cresciuta dal 13,3% al 14,0%. Seguono: prodotti in metallo, che ha subito una
leggera contrazione; macchinari ed apparecchiature; articoli in gomma e materie plastiche.
Questi ultimi due comparti hanno registrato nel decennio un’espansione delle rispettive quote
sul totale nazionale.
Tabella 1 - Incidenza degli addetti della provincia di Brescia su Italia e Lombardia
(valori %)
Brescia/Italia
2001
2008
Brescia/Lombardia
2011
2001
2008
2011
B
2,9
2,8
2,5
15,7
14,9
12,3
C
3,6
3,7
3,9
14,6
13,8
12,6
D+E
1,9
1,8
1,8
12,1
12,7
12,9
F
2,8
2,9
3,0
15,2
20,5
16,6
G
2,2
2,2
2,2
11,1
13,1
12,9
H
1,6
1,6
1,4
8,8
9,4
8,2
I
2,1
2,2
2,2
13,0
20,0
19,6
J
1,4
1,6
1,5
5,5
6,3
5,4
K
2,0
2,2
2,2
8,2
9,2
9,2
L+M+N
2,2
2,3
2,1
9,1
13,3
11,5
P+Q+R+S
2,1
2,2
2,2
11,5
17,6
15,6
Totale (B-S)
2,6
2,6
2,6
12,0
13,8
12,6
Fonte: elaborazioni Centro Studi AIB su dati ISTAT.
Rispetto alla Lombardia, la quota bresciana complessiva degli addetti è risultata in espansione:
dal 12,0% al 12,6% nel decennio, con un picco del 13,8% nel 2008. Tra i settori produttivi, è
diminuita la quota provinciale sul totale regionale per: attività estrattiva, attività manifatturiere,
trasporto e magazzinaggio, informazione e comunicazione. Per tutti gli altri settori, invece, le
quote sono risultate in crescita, con performance particolarmente brillanti per: alloggio e
ristorazione, altre attività di servizi alle imprese, attività di servizi sociali e alle persone. Nel
manifatturiero, un peso crescente della provincia in ambito regionale si rileva per: alimentare;
chimico-farmaceutico; apparecchi elettrici, elettronici, elettromedicali e di misurazione; altre
industrie manifatturiere. Le quote di tutti gli altri comparti risultano invece in contrazione, con
variazioni più significative per: sistema moda; legno e mobili; metallurgia; prodotti in metallo;
mezzi di trasporto.
Dall’analisi dei dati è risultato poi evidente il processo di terziarizzazione che ha coinvolto nel
decennio sia la provincia di Brescia che la Lombardia e l’Italia. Il peso del settore manifatturiero
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4
bresciano si è ridotto dal 42,9% del 2001 al 35,4% del 2011, secondo una tendenza iniziata già
negli anni ’70 e proseguita nel tempo. Quello della Lombardia è passato dal 35,4% al 27,2% e
quello dell’Italia dal 30,8% al 23,7%. Il processo di deindustrializzazione è stato, nel complesso,
della stessa entità per tutte e tre le aree geografiche: questo fa sì che la provincia di Brescia,
partendo da livelli più elevati, continui ad essere mediamente più industrializzata.
Nel terziario sono cresciute soprattutto le altre attività di servizi alle imprese (attività immobiliari,
attività professionali, scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese
in senso stretto). Nel 2011, la quota di addetti al settore dei servizi in provincia di Brescia è
aumentata di oltre 2 punti percentuali rispetto a dieci anni prima e si è collocata al 12,5%: il
valore è inferiore sia a quello lombardo (17,2%) che a quello nazionale (15,4%). Il dato
lombardo, tuttavia, è fortemente influenzato dalla provincia di Milano. Una discreta espansione
ha riguardato anche altri due settori del terziario: commercio; alloggio e ristorazione. In questi
due casi, la dinamica rilevata in provincia di Brescia è uguale a quella lombarda e italiana:
sommati insieme, questi settori tuttavia pesano di più a livello nazionale (28,6%) che in ambito
provinciale (24,7%) e regionale (24,9%).
Tabella 2 – Distribuzione degli addetti in provincia di Brescia, Lombardia e Italia (valori %)
B
C
D+E
F
G
H
I
J
K
L+M+N
P+Q+R+S
Totale (B-S)
2001
0,3
42,9
1,1
10,7
16,4
4,2
4,5
2,0
2,9
10,4
4,7
100,0
Brescia
2008
0,2
35,2
1,0
12,5
16,9
3,9
6,0
1,9
2,8
13,2
6,3
100,0
2011
0,2
35,4
1,1
11,2
18,3
3,7
6,4
1,8
3,1
12,5
6,1
100,0
2001
0,2
35,4
1,1
8,5
17,8
5,7
4,1
4,3
4,3
13,7
4,9
100,0
Lombardia
2008
2011
0,2
0,3
28,2
27,2
1,0
1,1
10,0
8,8
17,9
18,8
5,9
6,1
5,4
6,1
3,8
4,0
3,9
4,3
17,1
17,2
6,6
6,2
100,0
100,0
2001
0,2
30,8
1,5
9,9
19,8
6,7
5,5
3,6
3,8
12,3
6,0
100,0
Italia
2008
0,2
24,6
1,4
11,2
19,9
6,4
7,1
3,2
3,3
15,1
7,5
100,0
2011
0,2
23,7
1,6
9,8
21,1
6,7
7,5
3,3
3,7
15,4
7,2
100,0
Fonte: elaborazioni Centro Studi AIB su dati ISTAT.
Nonostante andamenti settoriali differenti nel decennio, complessivamente, la metallurgia e la
meccanica bresciana occupano il 55,9% degli addetti totali del manifatturiero, contro il 38,7%
della Lombardia e il 33,1% dell’Italia. Questo dato conferisce una forte specializzazione
produttiva alla provincia, che si caratterizza come una delle più industrializzate d’Italia. D’altra
parte, risultano più deboli rispetto alla media regionale e nazionale i comparti: alimentare, legno
e mobili, chimico-farmaceutico.
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5
Il livello di specializzazione dell’economia bresciana non è sostanzialmente cambiato nel corso
del decennio censuario. Per alcuni settori il grado di specializzazione è leggermente aumentato
rispetto al 2001 (commercio, alloggio e ristorazione, attività finanziarie ed assicurative, attività
di servizi sociali e alle persone), ma rimane al di sotto della media settoriale nazionale. Lo stesso
vale per alcuni comparti del manifatturiero: alimentare; legno e mobili; carta e stampa; chimicofarmaceutico; minerali non metalliferi; apparecchi elettrici, elettronici, elettromedicali e di
misurazione, il cui quoziente è inferiore all’unità. Due sono i comparti arrivati alla fine del
decennio con un livello di specializzazione inferiore a quello del 2001: sistema moda e mezzi di
trasporto. Uno dei comparti in leggero miglioramento (chimico-farmaceutico), infine, manifesta
un quoziente di specializzazione ancora estremamente basso (0,23 nel 2001 e 0,32 nel 2011).
Dal confronto con altre aree territoriali omogenee (Bergamo, Como e Varese, Verona, Vicenza,
Modena e Reggio Emilia), risulta che per quanto riguarda il principale settore di attività del
bresciano, le attività manifatturiere, il processo di deindustrializzazione nel decennio ha toccato,
senza esclusione, tutte le province prese in considerazione. In generale, si è trattato di un
processo strutturale, non influenzato dalla crisi finanziaria del 2008. E’ risultato più doloroso a
Como (con la perdita di oltre 10 punti percentuali), Varese (-8,9 punti), Verona (-8,8), Vicenza
(-8,5) e Bergamo (-8,4), mentre è stato più contenuto, anche se significativo, a Brescia (-7,5
punti), Modena (-6,4) e Reggio Emilia (-5,7). Su questo risultato ha probabilmente influito la
composizione dei comparti all’interno del manifatturiero. Al 2011, la provincia più fortemente
industrializzata risulta Vicenza, con il 43,5% degli addetti appartenenti al manifatturiero.
Seguono: Reggio Emilia (40,1%), Modena (38,4%) e, alla pari, Brescia e Bergamo (35,4%).
Per quanto riguarda la dinamica degli addetti, con riferimento al totale delle attività economiche,
la crescita in provincia di Brescia nel periodo 2001-2011, pari al 4,3%, è stata relativamente
superiore a quanto registrato in Lombardia (+3,5%) e di poco inferiore alla performance italiana
(+4,8%). Negli anni successivi al 2008, Brescia ha maggiormente sofferto: gli organici sono
diminuiti del 9,1%, rispetto a flessioni più contenute in ambito regionale e nazionale
(rispettivamente -6,9% e -8,5%). La crisi ha quindi avuto un significativo impatto sull’economia
bresciana, superiore, in termini assoluti, a quanto avvenuto a livello lombardo e italiano. Tra i
settori, il manifatturiero bresciano ha realizzato una flessione dell’occupazione (-13,8% nel
decennio), più contenuta di quella lombarda (-20,5%) e nazionale (-19,4%). Analoghe
considerazioni possono essere effettuate per gli anni 2008-2011, in cui gli addetti bresciani nella
trasformazione industriale sono diminuiti dell’8,6%, a fronte di dinamiche più marcate in
Lombardia (-10,5%) e in Italia (-11,7%).
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6
La performance complessiva del territorio bresciano è inoltre giustificata dall’evoluzione dei
comparti delle costruzioni e del commercio, i cui organici, tra i due Censimenti, sono cresciuti
più che proporzionalmente rispetto al benchmark regionale e nazionale. Il primo ha registrato
una dinamica positiva del 9,1%, superiore a quella della Lombardia (+7,1%) e dell’Italia (+2,9%).
Il secondo ha rilevato un incremento del 16,0%, contro il +9,3% lombardo e il +11,5% italiano.
Tabella 3 – Dinamica degli addetti in provincia di Brescia, Lombardia e Italia (valori %)
Brescia
Var. %
11/01
B
C
D+E
F
G
H
I
J
K
L+M+N
P+Q+R+S
Totale (B-S)
-21,6
-13,8
6,9
9,1
16,0
-6,9
50,6
-2,3
11,4
26,2
35,5
4,3
Var. %
11/08
-17,2
-8,6
2,1
-18,8
-1,6
-13,1
-2,2
-13,7
0,0
-13,8
-11,5
-9,1
Lombardia
Var. %
08/01
-5,4
-5,6
4,7
34,3
17,9
7,1
54,0
13,2
11,4
46,4
53,1
14,8
Var. %
11/01
Var. %
11/08
31,9
-20,5
5,2
7,1
9,3
9,9
52,6
-3,7
5,5
29,7
30,7
3,5
2,9
-10,5
3,7
-18,5
-2,3
-3,9
5,9
-1,9
2,7
-6,4
-11,8
-6,9
Italia
Var. %
08/01
28,1
-11,2
1,4
31,4
11,9
14,3
44,1
-1,8
2,7
38,6
48,1
11,3
Var. %
11/01
-9,9
-19,4
13,9
2,9
11,5
4,8
43,3
-3,6
1,4
31,1
26,3
4,8
Var. %
11/08
-7,6
-11,7
1,5
-20,4
-3,2
-5,0
-3,0
-5,3
-0,1
-6,8
-12,9
-8,5
Var. %
08/01
-2,6
-8,7
12,2
29,2
15,1
10,3
47,8
1,9
1,5
40,7
45,0
14,5
Fonte: elaborazioni Centro Studi AIB su dati ISTAT.
Nel confronto con altre province, per il complesso delle attività, la crescita degli organici a
Brescia (+4,3%) è stata superiore a quella di Como (-2,3%), Varese (-3.3%), Vicenza (-3,1%),
Modena (-6,3%) e Reggio Emilia (+2,3%), ma inferiore a quella di Bergamo (+4,9%) e Verona
(+5,3%). Limitatamente agli anni dal 2008 al 2011, il sistema economico bresciano ha
evidenziato una performance meno brillante: il calo dell’occupazione registrato a Brescia (9,1%) è risultato più accentuato che a Bergamo (-7,0%), Verona (-7,2%) e Vicenza (-7,4%), ma
meno intenso rispetto a quello delle altre province.
Riguardo alla dimensione delle imprese, nel 2011 il 58,9% degli addetti bresciani risulta
impiegato in imprese al di sotto dei 15 dipendenti, il 18,6% in strutture tra 16 e 49 addetti, l’8,4%
in quelle tra 50 e 99, un altro 8,4% tra 100 e 249, il rimanente 5,6% in imprese con oltre 250
addetti. I dati confermano i risultati emersi dai Censimenti precedenti, ovvero una struttura
produttiva fortemente sbilanciata su dimensioni d’impresa piccole. Rispetto al 2001, i movimenti
registrati sono piuttosto modesti: vi è stato un ulteriore rafforzamento della classe più piccola a
scapito di quelle più grandi, in particolare 250-499 addetti e 500-999 addetti. Il settore
manifatturiero si caratterizza come il maggiormente strutturato: l’incidenza degli operatori di
minori dimensioni è solamente del 34,9% (contro il 58,9% complessivo). Altri settori mostrano
invece un’elevata frammentazione: costruzioni (72,1% degli addetti nella classe 1-15),
Centro Studi AIB
7
commercio (74,7%), alloggio e ristorazione (82,2%), altre attività di servizi alle imprese (71,3%),
altre attività di servizi sociali e alle persone (77,9%).
La distribuzione delle aziende in provincia di Brescia, rispetto alla media lombarda, privilegia la
classe dimensionale più piccola (1-15 addetti). Il dato lombardo è tuttavia influenzato dalla
presenza di Milano, caratterizzata da dimensioni medie aziendali superiori. Per contro, Brescia
risulta meno orientata verso le classi dimensionali più elevate: in quella tra i 250-499 addetti, il
valore bresciano è pari a 3,6%, rispetto al 5,3% lombardo; in quella immediatamente successiva
(500-999) è 0,9% (2,7% in Lombardia), mentre in quella più elevata (oltre 1.000 addetti) il
differenziale tende addirittura ad amplificarsi (1,1% rispetto a 4,5%). Nel confronto con l’Italia
emergono minori divergenze, per l’attenuarsi dell’influenza del dato milanese: la rilevanza delle
imprese più piccole è tutto sommato uguale; il territorio bresciano è maggiormente concentrato
sulle classi “di mezzo”, mentre soffre per quelle più strutturate.
Riguardo alla dimensione media delle unità locali censite, nel 2011 la provincia di Brescia, per
il complesso delle attività, evidenzia un’ampiezza pari a 3,8 addetti per impresa, in flessione
rispetto al valore di 4,1 registrato nel 2001. La disaggregazione per settori si caratterizza per
un’elevata eterogeneità: l’industria manifatturiera appare il più strutturato (10,1 nel 2011, rispetto
a 9,8 nel 2001). Nel confronto con la Lombardia, la provincia di Brescia si caratterizza per
dimensioni medie moderatamente inferiori per l’intero decennio preso in considerazione.
Centro Studi AIB
8
Tabella 4 – Distribuzione degli addetti per classe dimensionale in provincia di Brescia,
Lombardia e Italia (valori %)
1-15
16-49
50-99
100-249
250-499
500-999
1000 e più
2001 2011 2001 2011 2001 2011 2001 2011 2001 2011 2001 2011 2001 2011
Brescia
56,6
58,9
18,3
18,6
8,8
8,4
8,5
8,4
4,8
3,6
1,6
0,9
1,3
1,1
Lombardia
52,1
52,7
16,5
16,2
9,1
8,6
10,4
10,0
6,0
5,3
3,5
2,7
2,4
4,5
Italia
58,2
59,7
15,4
15,2
7,7
7,1
8,3
7,9
4,8
4,1
3,1
2,7
2,5
3,3
Fonte: elaborazioni Centro Studi AIB su dati ISTAT.
L’evoluzione dei settori economici per zone della provincia
Nella seconda parte, vengono analizzate le dinamiche delle unità locali e degli addetti in
provincia di Brescia, suddivise per Sezione di attività economica (classificazione ISTAT) e sulla
base delle 15 regioni agrarie individuate all’interno della provincia: quest’analisi consente di
porre in evidenza i processi di concentrazione e/o di diffusione territoriale verificatisi nel periodo.
Tra il 2001 e il 2011, complessivamente, le unità locali a Brescia sono aumentate da 100.317 a
111.860 (+11,5%): la crescita è stata più sostenuta nel periodo tra il 2001 e il 2008 (+14,4%),
mentre nel triennio successivo le unità locali sono diminuite del 2,5%. Il livello delle unità locali
nel 2011 risulta superiore a quello del 2001: tra il 2008 e il 2011, tuttavia, la perdita netta è stata
di 2.883 unità. Per gli addetti, la dinamica tra i due Censimenti mette in evidenza una crescita
complessiva del 4,3% (dai 406.637 ai 424.297 addetti). Dall’analisi dei due sotto-periodi risulta,
tuttavia, che gli addetti sono aumentati significativamente tra il 2001 e il 2008 (+14,8%), mentre
sono diminuiti in maniera altrettanto rilevante tra il 2008 e il 2011 (-9,1%). Nel complesso, quindi
appare evidente che il sistema Brescia ha sostanzialmente “tenuto” nella fase più acuta della
crisi (2009), sia in termini di unità locali che di addetti, e ha raggiunto, a fine periodo (2011), un
livello produttivo e occupazionale superiore a quello di partenza.
All’interno dei vari settori produttivi, nel decennio intercensuario, hanno perso importanza
relativa i comparti legati al secondario (attività estrattiva, attività manifatturiere), mentre sono
cresciuti quelli relativi ai servizi: dal commercio, ai servizi di alloggio e ristorazione, alle attività
finanziarie e assicurative, alle altre attività di servizi alle imprese. Questo, coerentemente con il
fenomeno di progressiva “terziarizzazione” dell’economia, che ha coinvolto l’intero territorio
italiano negli ultimi 15-20 anni e che sembra essere indipendente dalla “grande crisi” finanziaria
se, come dimostrano i numeri, il percorso di crescita del settore terziario è proseguito
costantemente nel decennio, senza subire interruzioni nemmeno in coincidenza con il 2008.
Centro Studi AIB
9
Provincia di Brescia: Addetti per sezione di attività
(variazioni % 2011/2001)
60
50,6
50
40
35,5
30
26,2
20
16,0
6,9
10
11,4
9,1
4,3
0
-2,3
-10
-6,9
-13,8
-20
-21,6
-30
B
C
D+E
F
G
H
I
J
K
L+M+N
P+Q+R+S
Totale
Fonte: elaborazioni Centro Studi AIB su dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi.
D’altra parte, la crisi finanziaria ha invece giocato un ruolo diverso all’interno dei singoli settori
produttivi: dall’analisi dei due sotto-periodi in cui è stato suddiviso il decennio in considerazione
(2001-2008 e 2009-2011), è emerso che, se è vero che la maggior parte dei settori è stata
particolarmente penalizzata dagli “eventi” (attività manifatturiere, costruzioni, commercio,
trasporto e magazzinaggio, informazione e comunicazione, altre attività di servizi alle imprese,
attività di servizi sociali e alle persone), alcuni comparti, pochi, ne sono usciti praticamente
indenni (attività estrattiva, attività finanziarie e assicurative).
A livello territoriale, nel primo decennio di questo secolo, vengono confermate alcune tendenze
già in atto nel periodo precedente. In primo luogo, quella della progressiva redistribuzione delle
attività economiche dal Capoluogo e da alcune zone limitrofe, dove erano prevalentemente
concentrate a partire dagli anni Cinquanta, alle zone periferiche della provincia. In secondo
luogo, la tendenza alla progressiva deindustrializzazione delle aree di montagna, tradizionali
“officine” dell’operosità locale (Alta Val Trompia, Alta Val Sabbia, Montagna della media Val
Trompia), a favore della pianura sottostante e in particolare di tutta la fascia adiacente le grandi
vie di traffico sulla direttrice Milano-Venezia (pianura bresciana occidentale, pianura bresciana
centrale, pianura bresciana orientale).
A ciò si aggiunge un’ulteriore tendenza specifica, messa in rilievo dalla presente analisi
territoriale, e conseguente al fenomeno di progressiva terziarizzazione che ha coinvolto
l’economia bresciana nel primo decennio degli anni Duemila. Come effetto del maggior peso
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relativo acquisito dai servizi sul totale della struttura produttiva, hanno assunto maggiore
importanza rispetto al passato alcune zone della provincia, prevalentemente legate alle attività
dei servizi di alloggio e ristorazione e all’edilizia turistica, e collocate geograficamente nelle zone
adiacenti il lago di Garda e il lago d’Iseo e nell’Alta Val Camonica.
Le dinamiche dei comparti del manifatturiero per regione agraria
La terza parte si occupa delle dinamiche delle unità locali e degli addetti in provincia di Brescia,
suddivise per Divisione di attività economica, all’interno della Sezione C (Attività manifatturiere)
della classificazione ISTAT. L’analisi viene effettuata per le 13 Divisioni di attività economica e,
dal punto di vista temporale, sia per l’intero decennio intercensuario che per i due sotto-periodi
prima e dopo la crisi. Le dinamiche delle unità locali e degli addetti per Divisione di attività
economica vengono poi analizzate anche a livello territoriale (15 regioni agrarie).
Nel decennio tra il 2001 e il 2011, il settore manifatturiero, nel suo complesso, ha riportato una
performance negativa. La base produttiva si è ridotta di quasi 3.000 unità (-6,2%) e, in termini
occupazionali, si sono persi oltre 24.000 posti di lavoro (-13,8%). La quota del settore sul totale,
nei dieci anni, è passata dal 42,9% al 35,4%, perdendo 7,5 punti percentuali. Il
ridimensionamento è stato più pesante nel triennio successivo alla crisi (-9,0%, la riduzione delle
unità locali e -8,6% quella degli addetti), ma anche nei sette anni precedenti era già visibile una
tendenza al ripiegamento del settore (-7,9% il calo delle unità locali e -5,6% quello degli addetti),
interessato, tra l’altro, da rilevanti processi di delocalizzazione.
In generale, il settore ha vissuto sulla propria pelle il processo di progressiva terziarizzazione
che ha coinvolto l’intera economia italiana negli ultimi decenni. Al suo interno, tuttavia, non tutti
i comparti hanno reagito nello stesso modo. In particolare, in termini occupazionali, i comparti
che nel decennio hanno registrato una dinamica positiva, o quantomeno stabile, sono
l’alimentare, l’industria chimico-farmaceutica, quella degli articoli in gomma e materie plastiche,
il comparto degli apparecchi elettrici, elettronici, elettromedicali e di misurazione, quello delle
altre attività manifatturiere.
Viceversa, il sistema moda, l’industria del legno e dei mobili, il comparto della carta e stampa,
quello dei minerali non metalliferi, la metallurgia, la fabbricazione di prodotti in metallo, il
comparto dei macchinari ed apparecchiature, quello dei mezzi di trasporto hanno registrato una
dinamica occupazionale negativa. Nello stesso tempo, la crisi finanziaria internazionale ha
inciso più profondamente su alcuni comparti (legno e mobili, carta e stampa, articoli in gomma
e materie plastiche, minerali non metalliferi, mezzi di trasporto), mentre per altri ha soltanto
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11
acuito un processo di declino che era iniziato negli anni precedenti (sistema moda, metallurgia,
prodotti in metallo).
Solo in due casi (macchinari ed apparecchiature, altre industrie
manifatturiere) gli effetti della crisi sono stati irrilevanti.
Tra i comparti più significativi del manifatturiero bresciano, l’alimentare ha registrato una crescita
degli organici nel corso del decennio considerato: gli addetti sono aumentati del 7,6% e nel
periodo 2008-2011 il settore ha saputo preservare i livelli occupazionali, diminuiti solamente
dello 0,5%. Le attività risultano concentrate nei territori che si affacciano sul lago di Garda,
nell’hinterland del Capoluogo e nella pianura. La Pianura bresciana centrale ha registrato la
dinamica migliore (+31,2% nel decennio), portando nel 2011 la propria quota di addetti sul totale
al 13,3% (dal 10,9% nel 2001).
Il sistema moda è il comparto tra i più penalizzati nell’ambito del made in Brescia: dal 2001 al
2008 l’occupazione ha subito una riduzione di ben 7.358 unità, tendenza proseguita negli anni
successivi allo scoppio della crisi, nei quali sono stati persi altri 3.448 addetti. Le dinamiche più
critiche si sono manifestate in Val Camonica, che ha visto ridursi a un terzo i livelli occupazionali
di inizio secolo. Anche la pianura ha particolarmente risentito dell’emorragia occupazionale:
nella Pianura bresciana occidentale dal 2001 al 2011 si sono persi 2.300 addetti, nella Pianura
bresciana centrale 2.177 e nella Pianura bresciana orientale 2.200.
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12
Con il rapido sviluppo degli ultimi decenni del secolo scorso, l’industria degli articoli in gomma
e materie plastiche è uno dei comparti più significativi e dinamici del manifatturiero bresciano. Il
trend positivo è proseguito anche nei primi anni Duemila, con una crescita degli organici fino al
2008 (+7,9%). Nel periodo successivo, si è invece rilevata una flessione di proporzioni
complessivamente analoghe. All’interno del territorio provinciale, l’81,7% del totale degli addetti
è concentrato in sei regioni agrarie: le tre pianure, l’Alta Val Sabbia, la Montagna della media
Val Trompia e la Morenica del Lago d’Ideo. Quest’ultima è la più significativa in termini di
occupazione (1.569 addetti, pari al 20,6%), per la presenza di numerosi operatori attivi nella
fabbricazione di articoli tecnici in gomma destinati prevalentemente al settore automotive.
Il settore della metallurgia, storicamente uno dei più significativi e caratterizzanti del
manifatturiero bresciano, ha conosciuto un forte ridimensionamento, causato dalle pesanti
ristrutturazioni aziendali che hanno colpito il comparto siderurgico. Dal punto di vista territoriale,
la distribuzione degli addetti risulta abbastanza equilibrata: nessuna regione supera la quota di
addetti del 15% e ben sei regioni si caratterizzano per una quota non inferiore al 10%. La
Montagna della media Val Sabbia, uno dei poli metallurgici della provincia, ha saputo
incrementare l’occupazione grazie allo sviluppo di produzioni legate ai metalli non ferrosi.
Il comparto dei prodotti in metallo, il più significativo in termini sia di unità locali che di addetti
all’interno del manifatturiero bresciano, ha subito una forte perdita occupazionale, iniziata prima
della crisi internazionale del 2008: circa la metà della flessione totale degli addetti avvenuta nel
decennio è imputabile al periodo 2001-2008, con una contrazione di 5.024 unità (-10,6%). A
livello territoriale, la Montagna della media Val Trompia è la regione agraria più significativa, con
il 19,8% dell’occupazione totale del settore: gli addetti sono diminuiti in modo più intenso rispetto
alla media provinciale (-26,0%), anche a seguito di movimenti localizzativi che hanno privilegiato
altre aree della provincia.
Il settore delle macchine e apparecchi meccanici, uno dei punto di forza e di vera e propria
eccellenza del made in Brescia, risulta tra i più performanti nel decennio: l’occupazione ha
registrato una flessione del 6,2% (-1.927 addetti), nettamente inferiore a quella del
manifatturiero (-13,8%). A livello territoriale, le attività del comparto sono concentrate nelle
regioni agrarie a maggiore vocazione manifatturiera: la Pianura bresciana orientale, con il 19,0%
dell’occupazione complessiva, ha visto crescere i propri organici del 4,2% (+227 unità). Per
contro, la dinamica occupazionale è stata segnatamente negativa nella Montagna della media
Val Trompia (-21,6%), a seguito dello spostamento di un’importante impresa verso un’altra
regione agraria, nella Morenica del Lago d’Iseo (-27,1%) e nel Capoluogo cittadino (-21,0%).
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13
Con riferimento ai mezzi di trasporto, il declino degli organici iniziato negli ultimi anni del secolo
scorso, è proseguito anche negli anni Duemila. La crisi internazionale ha avuto pesanti
ripercussioni sul comparto: dal 2008 al 2011 sono stati persi 1.220 posti di lavoro (-11,8%). Per
quanto riguarda la distribuzione degli addetti sul territorio provinciale, le attività risultano
concentrate in tre regioni agrarie che, complessivamente, pesano per i due terzi
dell’occupazione totale: il Capoluogo, che nonostante una contrazione del 25,7% (-1.034 unità)
assorbe la quota maggiore di addetti (32,7%); la Pianura bresciana orientale (18,3%), che ha
invece registrato un significativo incremento degli organici (+36,0%); la Pianura bresciana
occidentale (+14,9%, +1.363 addetti).
L’evoluzione delle unità locali e degli addetti per singola zona
Nel quarto capitolo, per ogni singola regione agraria del territorio provinciale vengono analizzate
le dinamiche delle unità locali e degli addetti, nel decennio tra i due Censimenti, che hanno
caratterizzato sia l’intera economia, che in dettaglio i 13 comparti del manifatturiero.
L’Alta Val Camonica, storicamente una delle regioni meno sviluppate della provincia, ha
scontato nel corso del secondo dopoguerra un percorso di declino delle poche attività
manifatturiere presenti e il mancato sviluppo del settore terziario, in particolare turistico. Il primo
decennio del nuovo secolo ha invece evidenziato una crescita degli organici del 16,1%,
nettamente superiore a quella provinciale.
Nel decennio intercensuario, la regione della Montagna della media Val Camonica ha
evidenziato una dinamica occupazionale migliore di quella provinciale ma, contrariamente a
quanto registrato in altre epoche, meno brillante di quella dell’Alta Val Camonica. Tra il 2001 e
il 2011, gli organici sono cresciuti del 7,3% (+1.551 addetti), nonostante il forte
ridimensionamento che ha caratterizzato le attività manifatturiere.
Tra le regioni agrarie con la dotazione occupazionale meno rilevante all’interno della provincia,
la Montagna del Lago d’Iseo orientale ha registrato nel corso del decennio un considerevole
incremento degli addetti (+8,3%), interrompendo il trend negativo che durava dalla fine del
secolo scorso. Le attività manifatturiere sono il settore più importante, nonostante la contrazione
degli organici nel decennio (-8,2%, -225 addetti). L’incidenza del comparto sull’occupazione
totale della zona è scesa dal 36,8% al 31,2%.
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La regione dell’Alta Val Trompia, caratterizzata dalla più bassa dotazione occupazionale in
provincia di Brescia (nel 2011 gli addetti erano infatti solamente 1.789, cioè lo 0,3% del totale),
è una delle tre zone che nel corso del periodo 2001-2011 hanno registrato una riduzione degli
organici: gli addetti sono diminuiti di 161 unità (-8,3%). La dinamica negativa è stata influenzata
dalla forte riduzione dell’occupazione nelle attività manifatturiere (-24,1%), settore che,
nonostante l’intenso processo di deindustrializzazione che ha riguardato il territorio, nel 2011
incide ancora per il 43,2% dell’occupazione complessiva (nel 2001 era il 52,3%).
L’economia dell’Alta Val Sabbia ha registrato la peggiore dinamica in termini occupazionali tra
tutte le regioni agrarie in provincia di Brescia: nel decennio intercensuario gli addetti della zona
si sono ridotti del 20,7% (-1.323). Questo, che è sintomo di un depauperamento del tessuto
socio-economico, ha contribuito a ridurre ulteriormente il peso della zona sul totale provinciale
(dall’1,6% del 2001 all’1,2% nel 2011).
La zona della Montagna del Benaco occidentale, storicamente caratterizzata da una struttura
economica incentrata sul settore turistico alberghiero, ha registrato, nel corso dei primi dieci
anni del nuovo secolo, una dinamica occupazionale nel complesso piatta: gli addetti sono rimasti
pressoché invariati, attestandosi nel 2011 a 4.236, contro i 4.215 di inizio periodo (+0,5%).
Il territorio della Montagna della media Val Trompia, caratterizzato da un’economia storicamente
basata sull’industria manifatturiera, risulta, dopo quello dell’Alta Val Sabbia, il più penalizzato in
15
Centro Studi AIB
termini occupazionali: dal 2001 al 2011, gli addetti sono diminuiti del 12,4% (-3.844 unità). Ciò
ha contribuito al calo dell’incidenza della zona sul totale provinciale (dal 7,6% del 2001 al 6,4%
nel 2011).
L’economia della Montagna della media Val Sabbia, storicamente incentrata sulle attività
manifatturiere, ha rilevato una dinamica degli addetti in linea con l’andamento provinciale: nella
regione gli addetti sono cresciuti del 5,5% rispetto al 4,3% complessivo. Le attività
manifatturiere, che assorbono circa tre quinti dell’occupazione della zona, non hanno registrato
variazioni significative nel corso del decennio: gli organici sono cresciuti di 36 unità (+0,7%),
nonostante alcuni significativi movimenti che hanno interessato i principali comparti.
L’economia della regione Morenica del Lago d’Iseo, nel decennio, ha visto un significativo
sviluppo dell’occupazione: gli addetti sono cresciuti dell’8,5%, a un tasso più elevato di quello
medio provinciale. Nel settore delle attività manifatturiere, tuttavia, gli organici sono diminuiti
dell’11,4%. Dopo la fase di proliferazione che ha caratterizzato gli ultimi decenni del secolo
scorso, favorita dai processi di decentramento degli impianti produttivi effettuati da numerose
imprese della media Val Trompia e del Capoluogo, nel periodo 2001-2011 il settore è stato
ridimensionato con un calo degli organici nei comparti più significativi: -13,2% nei prodotti in
metallo, -27,1% nei macchinari ed apparecchiature.
La dinamica occupazionale delle attività site nelle Colline di Brescia (escluso il Capoluogo) ha
registrato nel decennio una crescita, consolidando la tendenza in atto dal secondo dopoguerra:
gli addetti sono aumentati del 6,3% (+2.223 unità), a un tasso più elevato di quanto registrato a
livello complessivo. Il risultato è stato realizzato nonostante il calo delle attività manifatturiere (10,1%). La flessione ha riguardato in primo luogo il comparto dei prodotti in metallo, che nel
2001 assorbiva poco più del 30% dell’occupazione manifatturiera: gli addetti sono diminuiti del
19,6% (-1.000 unità).
L’economia della Morenica nord occidentale del Benaco è tra le più dinamiche della provincia:
il limitato peso dell’industria manifatturiera e la forte vocazione terziaria sono alla base della
sostenuta crescita occupazionale registrata nel decennio intercensuario (+14,9%, 4.042 unità).
Le attività manifatturiere, che nel 2001 fornivano il maggior numero di posti di lavoro, hanno
registrato una contrazione degli organici del 12,9% (-1.028 addetti). Al loro interno il comparto
dei prodotti in metallo ha visto quasi dimezzarsi la propria dotazione occupazionale, passando
da 1.983 addetti nel 2001 a 1.053 del 2011.
Centro Studi AIB
16
Nel corso del decennio l’economia della Pianura bresciana occidentale è stata protagonista di
un forte sviluppo che ha proseguito la tendenza iniziata nel secondo dopoguerra; gli addetti
sono aumentati del 9,3%, una performance tra le più significative tra tutte le regioni della
provincia. Le attività manifatturiere, principale serbatoio occupazionale della zona, hanno
registrato una contrazione degli organici dell’11,0% (-2.768 addetti), determinata soprattutto dal
consistente ridimensionamento del sistema moda (-57,2%, da 4.018 a 1.718 addetti).
Nella Pianura bresciana centrale è proseguita anche nel periodo 2001-2011 l’espansione degli
organici, che aveva caratterizzato gli ultimi decenni del secolo scorso. Le attività manifatturiere,
che nel 2001 rappresentavano il 58,7% degli addetti totali, una percentuale molto alta se
confrontata con quelle delle altre regioni agrarie della pianura, hanno subito un
ridimensionamento: l’occupazione è diminuita del 10,8% (-2.022 addetti) e l’incidenza sul totale
nel 2011 è scesa al 48,6%.
L’economia della Pianura bresciana orientale ha registrato nel decennio un deciso sviluppo
occupazionale, proseguendo la dinamica positiva iniziata nel secondo dopoguerra. Gli addetti
sono cresciuti del 9,1%, grazie al considerevole contributo delle attività terziarie, in grado di
controbilanciare il declino registrato nel manifatturiero (-9,2%). Il settore, che nel 2001 incideva
per il 51,4% sull’intera occupazione della zona, si è ridotto al 42,7% nel 2011.
La struttura occupazionale dell’area Brescia (Capoluogo), fino a qualche decennio fa fortemente
incentrata sulle attività manifatturiere e oggi invece caratterizzata da una sempre più rilevante
vocazione terziaria, ha registrato, nel periodo, un ridimensionamento degli organici complessivi
(-2,0%), in controtendenza con quanto riscontrato a livello provinciale. Le attività manifatturiere
hanno proseguito la fase di declino, dovuta ai continui processi di delocalizzazione degli
impianti: gli addetti si sono ridotti del 23,1% (dai 20.753 del 2001 ai 15.961 del 2011).
Il Rapporto completo e l’Appendice statistica sono scaricabili dal sito AIB: www.aib.bs.it.
Per informazioni, si prega di contattare: [email protected]; [email protected].
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Appendice
Sezioni di attività economica
Denominazione ufficiale ISTAT
Codice
B
C
D+E
F
Sezione
Estrazione di minerali da cave e miniere
Attività manifatturiere
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata; fornitura di acqua
reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento
G
Costruzioni
Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli
H
Trasporto e magazzinaggio
I
Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione
J
Servizi di informazione e comunicazione
K
Attività finanziarie e assicurative
Attività immobiliari; Attività professionali, scientifiche e tecniche; Noleggio,
agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese
L+M+N
P+Q+R+S
Istruzione; Sanità e assistenza sociale; Attività artistiche, sportive, di
intrattenimento e divertimento; Altre attività di servizi
Denominazione semplificata
Codice
B
C
D+E
Sezione
Attività estrattiva
Attività manifatturiere
Multiutility
F
Costruzioni
G
Commercio
H
Trasporto e magazzinaggio
I
Alloggio e ristorazione
J
Informazione e comunicazione
K
Attività finanziarie e assicurative
L+M+N
Altre attività di servizi alle imprese
P+Q+R+S Attività di servizi sociali e alle persone
Centro Studi AIB
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Divisioni di attività economica delle attività manifatturiere
Denominazione ufficiale ISTAT
Codice
Divisione
10+11+12 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco
13+14+15 Industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori
16+31
Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero, fabbricazione di articoli in
paglia e materiali da intreccio; Fabbricazione di mobili
Fabbricazione di carta e di prodotti di carta; Stampa e riproduzione di supporti
registrati
Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio;
19+20+21 Fabbricazione di prodotti chimici; Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base
e di preparati farmaceutici
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
22
17+18
23
Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
24
Metallurgia
25
Fabbricazione di prodotti in metallo
26+27
28+33
29+30
32
Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi
elettromedicali,
misurazione
e di orologi;
Fabbricazione
di
Fabbricazione diapparecchi
macchinaridied
apparecchiature;
Riparazione,
manutenzione
ed installazione di macchine ed apparecchiature
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi; Fabbricazione di altri
mezzi di trasporto
Altre industrie manifatturiere
Denominazione semplificata
Codice
10+11+12 Alimentare
Divisione
13+14+15 Sistema moda
16+31
Legno e mobili
17+18
Carta e stampa
19+20+21 Chimico-farmaceutico
22
Articoli in gomma e materie plastiche
23
Minerali non metalliferi
24
Metallurgia
25
Prodotti in metallo
26+27
Apparecchi elettrici, elettronici, elettromedicali e di misurazione
28+33
Macchinari ed apparecchiature
29+30
Mezzi di trasporto
32
Centro Studi AIB
Altre industrie manifatturiere
19
Regioni agrarie della provincia di Brescia
Codice
Regione agraria
N. comuni
1
Alta Val Camonica
16
2
Montagna della media Val Camonica
25
3
Montagna del Lago d'Iseo orientale
7
4
Alta Val Trompia
7
5
Alta Val Sabbia
11
6
Montagna del Benaco occidentale
8
7
Montagna della media Val Trompia
10
8
Montagna della media Val Sabbia
10
9
Morenica del Lago d'Iseo
8
10
Colline di Brescia (escluso Capoluogo)
16
11
Morenica nord occidentale del Benaco
15
12
Pianura bresciana occidentale
24
13
Pianura bresciana centrale
27
14
Pianura bresciana orientale
21
Brescia (capoluogo)
1
BS_0
Elenco dei Comuni per Regione agraria
1 - Alta Val Camonica
Berzo Demo, Cedegolo, Cevo, Corteno Golgi, Edolo, Incudine, Malonno, Monno, Paisco
Loveno, Ponte di Legno, Saviore dell’Adamello, Sellero, Sonico, Temù, Vezza d’Oglio, Vione.
2 – Montagna della media Val Camonica
Angolo Terme, Artogne, Berzo Inferiore, Bienno, Borno, Braone, Breno, Capo di Ponte,
Cerveno, Ceto, Cimbergo, Cividate Camuno, Darfo Boario Terme, Esine, Gianico, Losine,
Lozio, Malegno, Niardo, Ono San Pietro, Ossimo, Paspardo, Pian Camuno, Piancogno,
Prestine.
3 – Montagna del Lago d’Iseo orientale
Iseo, Marone, Monte Isola, Pisogne, Sale Marasino, Sulzano, Zone.
4 – Alta Val Trompia
Bovegno, Collio, Irma, Lodrino, Marmentino, Pezzaze, Tavernole sul Mella.
5 – Alta Val Sabbia
Anfo, Bagolino, Capovalle, Casto, Idro, Lavenone, Mura, Pertica Alta, Pertica Bassa, Treviso
Bresciano, Vestone.
6 – Montagna del Benaco occidentale
Centro Studi AIB
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Gardone Riviera, Gargnano, Limone sul Garda, Magasa, Tignale, Toscolano Maderno,
Tremosine, Valvestino.
7 – Montagna della media Val Trompia
Bovezzo. Brione, Caino, Gardone Val Trompia, Lumezzane, Marcheno, Nave, Polaveno,
Sarezzo, Villa Carcina.
8 – Montagna della media Val Sabbia
Agnosine, Barghe, Bione, Odolo, Preseglie, Provaglio Val Sabbia, Sabbio Chiese, Serle, Vallio
Terme, Vobarno.
9 – Montagna della media Val Sabbia
Adro, Capriolo, Corte Franca, Erbusco, Paratico, Passirano, Provaglio d'Iseo, RodengoSaiano.
10 – Colline di Brescia (escluso il Capoluogo)
Botticino, Castel Mella, Cellatica, Collebeato, Concesio, Gavardo, Gussago, Monticelli Brusati,
Nuvolento, Nuvolera, Ome, Paitone, Prevalle, Rezzato, San Zeno Naviglio, Villanuova sul
Clisi.
11 – Morenica nord occidentale del Benaco
Calvagese della Riviera, Desenzano del Garda, Lonato, Manerba del Garda, Moniga del
Garda, Muscoline, Padenghe sul Garda, Polpenazze del Garda, Pozzolengo, Puegnago sul
Garda, Roè Volciano, Salò, San Felice del Benaco, Sirmione, Soiano del Lago.
12 – Pianura bresciana occidentale
Berlingo, Castegnato, Castelcovati, Castrezzato, Cazzago San Martino, Chiari, Coccaglio,
Cologne, Comezzano-Cizzago, Orzinuovi, Orzivecchi, Ospitaletto, Paderno Franciacorta,
Palazzolo sull'Oglio, Pompiano, Pontoglio, Roccafranca, Roncadelle, Rovato, Rudiano,
Travagliato, Trenzano, Urago d'Oglio, Villachiara.
13 – Pianura bresciana centrale
Alfianello, Azzano Mella, Barbariga, Bassano Bresciano, Borgo San Giacomo, Brandico,
Capriano del Colle, Cigole, Corzano, Dello, Lograto, Longhena, Maclodio, Mairano, Manerbio,
Milzano, Offlaga, Pavone del Mella, Pontevico, Pralboino, Quinzano d'Oglio, San Gervasio
Bresciano, San Paolo, Seniga, Torbole Casaglia, Verolanuova, Verolavecchia.
14 – Pianura bresciana orientale
Acquafredda, Bagnolo Mella, Bedizzole, Borgosatollo, Calcinato, Calvisano, Carpenedolo,
Castenedolo, Fiesse, Flero, Gambara, Ghedi, Gottolengo, Isorella, Leno, Mazzano,
Montichiari, Montirone, Poncarale, Remedello, Visano.
15 – Brescia (Capoluogo)
Brescia.
Centro Studi AIB
21
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