Luigi Pruneti
A volte s’incontrano…
Folletti, gnomi e oscure presenze
in Toscana e nel mondo
Premessa di
Paolo Aldo Rossi
Le Lettere
Sommario
PREmESSA
Il Signore di ciò che vola, ossia Ba'al zěbūb di Paolo Aldo Rossi
p. 7
PARtE I: oRIGINE E DIFFuSIoNE
origine e natura del piccolo popolo
p. 27
Alcune testimonianze sul piccolo popolo
p. 38
Diffusione del piccolo popolo nei paesi extraeuropei
p. 48
Diffusione del piccolo popolo in Europa
p. 53
Il piccolo popolo in Italia
p. 66
PARtE II: IN toSCANA
Folletti più o meno celebri nelle memorie toscane
p. 101
Gli elementali nelle leggende fiorentine
p. 108
I big: il Linchetto e i suoi parenti
p. 116
Fate e altri elementali minori
p. 123
Esseri volanti poco raccomandabili e rettili da incubo
p. 134
Esseri infestanti di dubbia natura
p.142
mal compagnie
p. 151
Esseri acquatici
p. 159
L’omo selvatico, l’orco e la Befana
p. 166
PARtE III: LE CoLLINE DELLA PAuRA
Gli spauracchi dei bambini
p. 199
ululati nella notte
p. 210
Da quei silenziosi sepolcri
p. 221
Bibliografia
p. 233
6
Alcune testimonianze sul piccolo popolo
Numerose sono le testimonianze nel mondo classico sul piccolo popolo, d’altra parte silfidi, sileni e ninfe facevano parte del pantheon
religioso, pertanto era gioco forza crederci. Fra le tante, vi è un brano del Satyricon di Petronio Arbitro, particolarmente significativo
per la descrizione dettagliata di un folletto. Durante la cena in casa
del ricchissimo liberto trimalchione, Ermerote racconta a Encolpio
questa storia: «Vedi quello laggiù, l’ultimo dell’ultima mensa? oggi
possiede i suoi ottocentomila sesterzi. È venuto su dal nulla, appena
ieri portava le fascine sulle spalle. ma, a quanto si dice in giro, ed è
voce comune, è riuscito ad acchiappare la berretta di un incubo e
così si è procurato un tesoro. mica lo invidio: se gli dèi lo hanno favorito, tanto meglio per lui»1. L’incubo del Satyricon è, dunque, identico al Linchetto o al muniacello che, come vedremo, popolano il
nostro immaginario collettivo: un esserino minuscolo, elusivo e dispettoso, con un punto debole: il cappuccetto. Se qualcuno riesce a
prenderglielo lo ha in mano e può pretendere da lui ogni favore, a
iniziare dall’indicazione di un tesoro.
Il periodo durante il quale le testimonianze sul piccolo popolo
abbondarono fu, comunque, il medioevo. Sigeberto di Gembloux
narra di uno spiritus malignus insediatosi a magonza nell’858; ogni
notte quell’essere senza volto, con grida, colpi violenti e incendi
improvvisi impediva alla popolazione di prendere sonno. Ai danni
1
In C. LAPuCCI, Dizionario delle figure fantastiche… cit., pp. 147-148.
38
Alcune testimonianze sul piccolo popolo
materiali si aggiunsero quelli morali, giacché la discordia si propagò
fra la gente; di conseguenza gli amici divennero nemici e anche i
parenti iniziarono a guardarsi in cagnesco. Per cacciare la mala entità
si organizzò una solenne processione, accompagnata da scongiuri,
preghiere e penitenze. Lo sforzo corale risultò inutile; anzi, durante
gli esorcismi il folletto colpì ancora. mentre il corteo avanzava egli,
per evitare di essere asperso con l’Acqua benedetta, si rifugiò sotto la
sottana di un prete e, da quello strano nascondiglio, accusò l’ignaro
protettore di illecite tresche amorose. Per i tre anni successivi continuò a imperversare, poi all’improvviso scomparve2.
Particolarmente infestate da esseri d’indole malvagia erano le Alpi
marittime. Sui monti e nelle valli erano presenti esseri silvani,
abitatori dei boschi, del tutto simili ai diavoli per aspetto e abitudini:
erano di piccola statura, avevano zampe caprine e abbondante pelo.
In un sì piccolo corpo albergava una natura maligna tanto da essere
pericolosissimi, per donne e bambini3.
Di tutto altro carattere fu invece l’elementale citato nelle Gesta Karoli Imperatoris (882-883). Questo spiritello giocherellone e curioso
ottenne da un fabbro il permesso di trastullarsi, durante la notte,
nella fucina. Era così felice di armeggiare con incudine, martelli, pinze e lime che ogni mattina, prima di andarsene, lasciava in dono all’artigiano compiacente un boccale di vino, frutto di continue incursioni nella cantina del vescovo. La cosa andò avanti per un certo
periodo fino a quando l’alto prelato riuscì a catturarlo in forma umana e a punirlo con la fustigazione4.
Nel Dialogus Miracolorum del monaco cistercense Caesarius von
Heisterbach (1180-1240), priore dell’omonima abbazia, venne de-
2
N. LICò, Occultismo… cit., p. 177.
m. CENtINI, Le bestie del diavolo. Gli animali e la stregoneria fra fonti storiche e folklore, milano 1998, p. 70.
4
P.L. PIERINI, Manuale magico degli spiriti folletti, Viareggio 1989.
3
39
PARtE PRImA
nunciata la presenza nella zona di dame bianche, figure spettrali femminili che, come le Banshee irlandesi, annunciavano la morte dei
membri di una casata nobile5. Il religioso, inoltre, accusa un essere
misterioso di nome Titivillis di distrarre i copisti, inducendoli a errori e a refusi di ogni sorta.
Altre presenze misteriose sono documentate a Citeaux6, modena e
Bologna, ove ogni esorcismo si rivelò inutile giacché, come attestarono celebri demonologi7, «gli incubi non temono né scongiuri, né
gli esorcismi e gli oggetti sacri non li spaventano».
La presenza degli elementali è testimoniata in ogni angolo d’Italia; a
trapani, nel 1585, uno spiritello dispettoso e invisibile prese dimora in una casa, faceva un gran baccano, gridava e cantava a squarciagola e non contento rompeva le stoviglie e gettava pietre, pur stando attento a non colpire nessuno8.
Il centro italiano più interessato dai folletti fu, comunque, Pavia, città che vanta un notevole patrimonio folclorico9.
un elementale prese dimora nella casa dei Boccoselli, rivelandosi
gentile e servizievole; aiutava la servitù nei lavori domestici e non
trascurava di accudire i bambini, preoccupandosi, soprattutto, che
non incorressero in pericoli. Alcuni suoi colleghi, invece, si comportarono in modo diverso; dispettosi e volubili provocarono numerosi problemi agli sfortunati costretti a coabitare con loro. In altri casi i geni pavesi furono dei veri e propri don Giovanni, infa-
5
D. SPADA, Le creature del piccolo popolo, milano 2007, p. 238.
m.G. P. ARNALDI, Pratiche prodigiose et arcane operazioni per comandare gli spiriti folletti et conoscere da li stessi la sapienza et li secreti, Fiorenza 1609, pp. 39-40, in P.L. PIERINI R., Manuale… cit.
7
Fra questi ricordo Sinistrati, manghi e tilbury.
8
m. SAVI LoPEZ, Nani e folletti… cit., pp. 346-347.
9
Cfr. ad esempio m. mILANI, L’annegata di Borgobasso. Una storia pavese del XIX secolo,
Pavia 1997; m. mILANI, Pavia brucia ossia la strega. Una storia pavese del X secolo, Pavia
1995; m. mILANI, Un mostro a Pavia. Una storia pavese del XIX secolo, Pavia 1995.
6
40
Alcune testimonianze sul piccolo popolo
tuandosi di fanciulle giovani e belle, costrette, di mala voglia, a subire una corte asfissiante.
Le cronache riportano la storia emblematica di un incubo che s’invaghì di una nobildonna, particolarmente avvenente, di nome Gironima. In un primo momento l’entità si limitò a sussurrarle durante il dormiveglia profferte d’amore, poi iniziò a manifestarsi sotto l’aspetto di un giovane bellissimo dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri che la colmava di gentilezze, pur cercando insistentemente di baciarla o di allungare le mani. Quando lo spirito si accorse che i suoi sforzi erano vani, fu divorato da rabbia e gelosia e iniziò a tormentare colei che lo respingeva: nascondeva oggetti, rompeva stoviglie, le strappava di dosso i gioielli, infine giunse a picchiarla, segnando il suo corpo con vasti ematomi. Invano la poveretta
si rivolse a uomini di chiesa e a esorcisti, non vi era niente da fare e
un giorno il folletto l’assalì sul sacrato della chiesa di San michele,
denudandola davanti alla folla sbigottita; per sua fortuna alcuni cavalieri presenti intervennero immediatamente, coprendola con i loro mantelli. La persecuzione durò anni; alla fine lo spirito, vedendo
che non otteneva alcun risultato, si stancò e all’improvviso, come
era venuto, sparì.
La natura lubrica e carnale degli elementali emerge anche dallo
spoglio di alcuni fascicoli processuali. Nel 1615, a Coredo, in Val di
Non si svolse un celebre processo a presunte streghe che coinvolse
più di 150 sospettate. una di queste, maria Polizan, durante
l’interrogatorio descrisse un diavolo che aveva l’aspetto e il nome di
un folletto, abitatore dei boschi. Si chiamava Salvanello e aveva, quale
caratteristica peculiare, quella di essere un infaticabile amante. Alla
domanda dell’inquisitore se l’imputata avesse mai “conosciuto
carnalmente” detto Salvanel 10 questa rispose: «Signori si che dico,
10
m. CENtINI, Le bestie del Diavolo… cit., p. 72.
41
PARtE PRImA
che ho incontrato il Salvanel di notte, mi veniva a trovar in letto, et
mi montava addosso come fanno li omeni quando vogliono negoziar
le donne carnalmente, essendo mi nuda, et mi cacciava il membro,
o come membro da homo, nella natura, fra le gambe, e mi squassava
come fanno li homini»11.
Qualche tempo prima le imprese di un Salvanello o Salbanello erano
state narrate dal cronista Giuseppe Golin dal tretto, vissuto verso la
metà del XVI secolo. L’erudito testimonia che un essere misterioso,
di nome Salbanello, nascondeva gli attrezzi di una squadra di operai
«che lavoravano nella vena di terra bianca, detta la Regina». Invano
i cavatori avevano cercato di correre ai ripari, il Salbanello riusciva
sempre ad aver ragione di lucchetti e serrature. Alla fine, disperati,
offrirono al folletto un vestitino rosso; fu una mossa vincente perché
egli gradì il dono e da quel momento in poi li lasciò in pace. Il
cronista chiude l’argomento con tali parole: «dicono li canoppi
(minatori), che mai si ritrovano vene di sorte alcuna che non vi sia
o non si senta il Salbanello, che è di guardia di esse e batte nel monte
poco lontano, e quanto più si sente, tanto più si è certi di trovare la
vena»12.
L’ottocento, scettico e positivista, fu, come i secoli precedenti,
prodigo di testimonianze sugli elementali. La prima, particolarmente
importante, risale all’inizio del secolo quando la Penisola era
presidiata dall’armata napoleonica. Alcuni reparti furono stanziati
nel Sud e un reggimento di fanteria fu inviato a presidiare tropea. La
truppa venne acquartierata in un vecchio convento, ormai abbandonato; durante la notte, però, i soldati non riuscirono a riposarsi per
la presenza di un incubo e alla fine decisero, in accordo con gli
11
Ibidem. Sull’argomento cfr. G. BERtAGNoLLI, Processo alle streghe in Val di Non, Rovereto 1914; L. VAmBENAZZI, Le confessioni di una strega. Un frammento di storia della controriforma, Roma 1989.
12
F. LAmPERtICo, Studi storici e letterari, Firenze 1882, p. 412.
42
Alcune testimonianze sul piccolo popolo
ufficiali, di allontanarsi da quel luogo infestato. Il caso fu comunicato
dal dottor Laurent alla Società di medicina e poi inserito nel
Dizionario delle Scienze mediche, pubblicato a Parigi fra il 1812 e il
182213.
un’altra interessante notizia risale al 1890 e si riferisce a un fenomeno protrattosi per una ventina di anni a Berbenno in Valtellina.
Qui, dopo il tramonto, comparivano delle strane fiammelle che
sembravano percorrere un preciso tracciato. Riporta una cronaca
dell’epoca: «La misteriosa fiammella fa da 19 anni la sua comparsa
quasi ogni notte […]. Si osservano perfino due, tre ed anche sei
favelle insieme, disgiungersi e poi riunirsi»14.
Pare, a leggere questo documento, di trovarsi di fronte a fuochi fatui
e, in effetti, le tradizioni alpine narrano di esseri di tal genere, ne
sono un esempio i Cules, folletti che si presentano sotto forma di faci
tremolanti e persistenti, capaci di spostarsi velocemente nell’oscurità15.
All’inizio del XX secolo vi fu, poi, il caso emblematico di Sir Arthur
Conan Doyle, celeberrimo scrittore e convinto assertore dell’esistenza del piccolo popolo, che prese per buone le fotografie scattate
nel 1917 a Cattingley nello yorkshire da due cugine: la quindicenne Elsie Wright e l’undicenne Frances Griffiths. Le immagini raffiguravano, vicino alle adolescenti, delle fatine e uno gnomo. Questo
ultimo, vestito con calzamaglia e corsetto, fu addirittura immortalato
nell’atto di offrire un fiore a una di loro.
I ritratti furono portati nel 1919 da Polly Wright alla Società
teosofica di Bredford e giunsero, tramite Edward Gardner, a Sir
Arthur. Egli in un primo momento ne mise in dubbio l’attendibilità,
13
N. LICò, Occultismo… cit., p. 327 e segg.
Ivi, pp. 336-337.
15
C. LAPuCCI, Dizionario… cit., p. 96.
14
43
PARtE PRImA
giacché gli esseri fotografati sembravano bidimensionali. Più tardi,
tuttavia, i negativi furono inviati alla Kodak che li considerò autentici
e privi di manipolazioni16. Di conseguenza il padre di Sherlock
Holmes mise da parte ogni perplessità e, nonostante il parere
contrario del sensitivo Sir oliver Lodge e di Arthur Wrigth, padre di
Elsie17, pubblicò le foto sul numero di dicembre del 1920 dello
«Strand magazine», in un articolo dal titolo Fairies Photographed, an
Epoch – Making Event 18. Sullo stesso periodico londinese, nel marzo
successivo, scrisse un ulteriore articolo dove venivano riportate due
nuove fotografie scattate da Elsie e Frances nell’agosto del 192019. In
seguito il celebre scrittore, assertore convinto dello spiritismo, inviò
alcune lettere alla stampa per difendere l’autenticità delle immagini
e, non contento, nel 1922 dette alle stampe il libro The Coming of
the Fairies, ove riprendeva e ampliava i precedenti articoli. L’opera fu
ripubblicata in un’edizione accresciuta nel 1928, dove Arthur Conan
Doyle riportava uno scritto di Florizel von Reuter e raccomandava
la lettura del saggio di Geoffrey Hodson Fairies At Work and At Play.
Era questi un medium e un teosofo, convinto assertore dell’esistenza
di fate, nani, elfi, gnomi e silfidi20 che, per necessità energetiche,
avrebbero frequentato, a suo avviso, le funzioni religiose21.
Arthur Conan Doyle morì nel 1930, certo che le fotografie di
16
Mistero e realtà. Almanacco del soprannaturale nei secoli… cit., p. 361.
Arthur Wrigth giunse ad affermare: «non riusciv[o] a capire come un intellettuale del
calibro di Conan Doyle, potesse farsi ingannare dalla nostra Elsie, che a scuola è l’ultima della classe». G. BRoWN, Misteri, milano 1996, p. 93.
18
A.C. Doyle, Il ritorno delle fate, a c. di m. INtRoVIGNE e m.W. HomER, milano 2009,
p. 24.
19
Ivi, p. 25.
20
Ivi, p. 27.
21
«Durante la celebrazione della messa ho notato che si avvicinavano spiriti della natura dei tipi più diversi e che fluttuavano in aria in una grossa nuvola luminosa proprio nei
pressi del campo vibrazionale della cerimonia. Le piccole creaturine, come elfi, spiriti degli alberi e gnomi si crogiolavano con continui movimenti aggraziati nell’atmosfera ricolma di energia». In m. JoHNSoN, Il popolo dei boschi, milano 2004, p. 172.
17
44
Alcune testimonianze sul piccolo popolo
Cottingley fossero la prova dell’esistenza del piccolo popolo. Solo
nel 1982 Geoffrey Crawley, del «British Journal of Photography»,
affermò di poter dimostrare che le vecchie immagini erano dei falsi.
tre anni più tardi (nel 1985) le due cugine, ormai anziane, confessarono l’inghippo: gnomo e fate erano figurine di carta, sostenute
da fermagli per i capelli. Si trattava dunque di uno scherzo, organizzato alle spalle dei grandi, colpevoli di ironizzare sull’esistenza
delle fate22. Frances, però, a differenza della cugina, dichiarò di
credere nell’esistenza dei folletti e che una foto, con tanto di fata,
era autentica23.
Sempre nel Novecento sono numerose le testimonianze irlandesi sul
popolo fatato e in particolare sulle Banshee, entità specializzate nell’annunciare la morte degli umani. Nel 1922 l’ululato delle Banshee
sarebbe stato udito dall’intera popolazione del villaggio Sam’s Cross24
per preannunciare la morte del noto uomo politico michael Collins.
Ancor più recente è la dichiarazione di James o’ Barry, un ricco imprenditore di Boston di origine irlandese. Costui attestò di aver ascoltato in più occasioni la funesta voce delle fate della morte che, prima
gli avrebbero comunicato la dipartita del padre e del nonno e, infine,
il 22 novembre del 1963, quella del caro amico John Kennedy.
L’avvertimento delle Banshee sarebbe stato udito anche nell’ottobre
del 1966 ad Aberfan nel Galles ove una frana seppellì una scuola elementare uccidendo centosedici bambini e ventinove adulti25 e nel
1986 quando, nel mare del Nord, la piattaforma petrolifera Piper
Alpha fu devastata da un’esplosione e da un incendio; quel disastro,
che provocò la morte di centosessanta persone, fu preannunciato da
un rumore strano e sconvolgente. una commissione d’inchiesta sta-
22
Mistero e realtà… cit., pp. 361-362.
A.C. DoyLE, Il ritorno delle fate… cit., p. 32.
24
G. BRoWN, Misteri… cit., p. 71.
25
Ivi, p. 73.
23
45
PARtE PRImA
bilì che il sibilo, così venne definito, era stato provocato dall’improvvisa fuoriuscita da una valvola di sicurezza di gas ad altissima pressione. Per alcuni sopravvissuti, però, quel suono “ultraterreno” era il
grido delle ferali fanciulle26.
Nell’area di tradizione celtica le testimonianze sul piccolo popolo
sono, comunque, così numerose da rendere difficile una cernita. Fra
le tante è particolarmente singolare quella sulla base R.A.F. dell’isola
di man. Si dice che militari e aviatori poco si curassero delle tradizioni locali assai riguardose nei confronti degli Elfi. Essi sorridevano
delle pittoresche superstizioni e, in un primo momento, considerarono i numerosi incidenti capitati nel campo frutto del caso. Solo
quando le difficoltà continuarono a crescere, qualcuno iniziò a
parlare di «dispetti degli elfi» e propose di assumere un atteggiamento
meno irriverente verso le tradizioni del luogo. Alla fine, costretti dalla
necessità, i militari si piegarono alle consuetudini e gli inconvenienti
di lì a poco scomparvero.
un’altra testimonianza, abbastanza interessante, è quella rilasciata
negli anni Settanta da olgivie Cromie, che dichiarò di aver incontrato in un parco una straordinaria figura di fauno. Quell’entità
dichiarò di chiamarsi Kurmos e di essere uno “spirito della natura”.
Egli e i suoi simili «avevano perso ogni interesse per gli uomini,
poiché si erano resi conto di non essere né creduti, né desiderati”.
Cromie s’accorse poi che la foresta era piena di spiriti elementari
ninfe, driadi, fauni, gnomi, elfi, fate, erano troppo numerosi per
catalogarli. Variavano in dimensione, da creature piccolissime alte
un centimetro a bellissime creature [di] un metro»27.
Pure in questi primi anni del terzo millennio fioccano testimonianze sugli elementali. La terra più prolifica rimane l’Irlanda, ove Eddie
26
27
Ivi, p. 73.
C. mARCHIARo, Demonologia, torino 1980, pp. 94-96.
46
Alcune testimonianze sul piccolo popolo
Lenihan e Carolyn Eve Green hanno raccolto in un libro storie e
racconti recenti28 su fate e altri esseri fatati e tom Charman ha riferito di un suo incontro con Silfidi e Silfi. Hanno, egli scrive, «colli
lunghi e sottili, capelli lunghi e abiti ampi che svolazzano leggiadri
dietro di loro quando fluttuano nell’aria», [durante i temporali] «sopra le cime [degli alberi…] come rondini»29.
L’Italia, seppur più scettica dell’Isola verde, vanta qualche convinto
assertore dell’esistenza del Piccolo popolo. Nel meridione vi è sempre chi afferma di aver incontrato il Monachiello, ricordato nelle Fiabe di Giovanbattista Basile col nome di Scazzamauriello e da Carlo
Levi in Cristo si è fermato ad Eboli. Lo scrittore torinese riferisce che
il Monachiello o Monachicchio sarebbe, secondo la tradizione popolare più diffusa, lo spirito di un bambino morto prima del Battesimo; ancora negli anni Settanta del Novecento vi era chi spergiurava
di averlo visto30.
Anche chi scrive ha raccolto diverse testimonianze. una volta, fra
l’altro, mi capitò di assistere in un paesino del nord a uno strano rito
che in Germania chiamano Windfuttern31: tirava una leggera brezza
e una signora sembrava approfittarne per gettare manciate di farina
nell’aria. Le domandai perché lo facesse e lei, sorridendo, mi rispose:
– È per gli spiriti dell’aria.
La guardai un po’ perplesso e le chiesi se credeva realmente
nell’esistenza degli elementali.
– I folletti – replicò – forse non esistono, sicuramente sono solo leggende, ma sa nel dubbio è meglio tenerli buoni.
28
Cfr. E. LENIHAN-C.E. GREEN, Le creature della notte. Le storie incantate dell’Irlanda segreta. Racconti e testimonianze sul mondo parallelo del “Piccolo Popolo: fate, folletti, gnomi,
milano 2004.
29
m. JoHNSoN, Il popolo dei boschi, cit., p. 218.
30
La testimonianza è riportata in B. CAPoNE, Attraverso l’Italia misteriosa, milano 1978,
pp. 93-97.
31
L. PEtZoLDt, Piccolo dizionario… cit., pp. 188-189.
47
Diffusione del piccolo popolo
nei paesi extraeuropei
Gli elementali sono diffusi in ogni angolo della terra e presso le più
disparate culture; vi sono folletti a Est e a ovest, vi sono folletti nelle desolate tundre dell’estremo Nord e ai tropici, dove il sole batte
come un maglio. Sono tutti simili, eppure ognuno ha qualcosa di
diverso, di unico. Perché i folletti, ed è questa la loro vera magia,
hanno la capacità di metabolizzare lo stile di vita della popolazione
ospitante. Ne assumono, miniaturizzandolo, l’aspetto, ne ricalcano
gli usi, i costumi, i pregi e i difetti. Le loro abitudini alimentari, le
inclinazioni professionali, gli hobby si plasmano e si sviluppano
prendendo a modello quello degli uomini e delle donne che frequentano. I clan degli elementali sono, dunque, numerosissimi; noi
ne prenderemo in esame solo pochi, per offrire “un piccolo ma fedel saggio” sulla geografia antropica del popolo più misterioso del
mondo.
Nord America. Nel Canada sono celebri i Passamaquoddy, folletti autoctoni, che solo gli indigeni delle riserve riescono a vedere. Essi vivono in simbiosi con alcune tribù e condividono emotivamente le
gioie e i dolori della comunità: cantano e ballano in occasione di feste, si lamentano quando un uomo o una donna muoiono1.
Di origine precolombiana sono pure gli Amatpathenya degli usa; elu-
1
R. ARt-D. SPADA, Il fantastico mondo degli gnomi… cit., pp. 141-143.
48
Diffusione del piccolo popolo nei paesi extraeuropei
sivi e misteriosi, sono stati avvistati qualche volta nei territori indiani. Sembra che abbiano il corpo di un gallinaceo e la testa umana2.
America latina. In messico nani e folletti hanno origine dalle antiche culture amerinde, come h’loxkatob, che si mostrerebbe solo dopo il tramonto ed avrebbe l’aspetto di una bambina di pochi anni,
alta non più di venti centimetri. Sono velocissimi e dispettosi, il loro maggior divertimento consiste nel gettare sassi ai cani per farli abbaiare. Guai a cercare di prenderli, perché chi li tocca si ammala immediatamente e spesso muore.
Il Chan Pal è ancora più pericoloso. È un essere solitario che dimora nelle zone più fitte della foresta; gli indigeni pensano che sia il responsabile delle più ferali epidemie3.
In Brasile vi sono i Saci, gnomi della foresta pluviale, dalla pelle scura
che indossano sempre un cappello rosso. Sgradevoli d’aspetto, si muovono saltellando sull’unica gamba che hanno. Anche in questo caso, però,
“l’abito non fa il monaco”, perché sono benevoli, cordiali e generosi4.
oceania. In Australia sono diffusi ovunque i Mimi, si trovano nelle
città e nei deserti interni, alcune volte sono stati scorti a cavalcioni
dei canguri o mentre giocavano con i koala. Nonostante questa dimestichezza con la fauna locale, non hanno niente da spartire con gli
aborigeni essendo giunti nella grande isola a seguito dei colonizzatori britannici.
Nelle isole Hawaii vivono i Menehune; sono ospitali, benefici e aiutano gli uomini nei lavori quotidiani. Sembra che i maschi siano decisamente brutti a differenza delle splendide femmine, di pelle ambrata e con grandi occhi scuri.
2
Ivi, p. 145.
m. SAVI LoPEZ, Nani e folletti… cit., p. 361.
4
R. ARt-D. SPADA, Il fantastico mondo degli gnomi, milano 2008, pp. 160-161.
3
49
PARtE PRImA
Asia. I Kappa giapponesi abitano nei corsi d’acqua, nei laghi e nelle
paludi e hanno un aspetto singolare: arti posteriori palmati, becco
d’anatra, pelle verde, corpo protetto da un carapace, chierica in testa che devono tenere sempre bagnata per non rischiare di morire.
Nonostante la loro apparente goffaggine sono aggressivi e come altri esseri delle acque, quando qualcuno si avvicina incautamente, lo
afferrano e lo divorano5.
In thailandia il termine Phi s’indica “ogni forma di esseri invisibili
che abitano una realtà parallela a quella degli esseri umani, ma al
tempo stesso profondamente integrata ad essa”6. Vi sono Phi buoni
e cattivi, Phi protettivi o pericolosi, dimorano ovunque: nelle caotiche metropoli e nelle foreste tropicali semidisabitate, lungo le coste
e sulle rive dei canali.
I Mo – Sin – A, della Repubblica popolare cinese, sono piccoli di
statura e coperti di peli bianchi. ostili e solitari sono specializzati
nel far smarrire la strada ai viandanti. Secondo Wang tai – Hai
(1791) nelle regioni del Nord vi è uno strano essere chiamato Scimmia dell’inchiostro. Piccolissimo e scuro, con occhi simili a corniole,
spia chi scrive con l’inchiostro di china e quando l’amanuense ha
terminato la propria opera s’approssima al calamaio e beve ciò che c’è
rimasto. Consumato il pasto, si addormenta sereno e contento sullo scrittoio7.
D’indole ben diversa sono i Nang Lha tibetani, già citati nei più antichi testi buddhisti: hanno pelle di color blu scuro e testa di serpe. Abilissimi nel mutare forma, sono ostili e malevoli nei confronti di tutti8.
5
m. mASSIGNAN, Il piccolo popolo. Elfi, gnomi, folletti e creature fatate, milano 2006, p.
95.
6
A. CAmPoLI, Mae Nak. Donne vampiro e spiriti famelici dal lontano Oriente, Roma
2011, p. 18.
7
J.L. BoRGES, Il libro degli esseri immaginari… cit., p. 187.
8
R. ARt-D. SPADA, Il fantastico mondo degli gnomi… cit., p. 153.
50
Diffusione del piccolo popolo nei paesi extraeuropei
Nel vastissimo sub continente indiano i miti religiosi influenzano
molto gli esponenti del piccolo popolo, basti pensare al nano Vamana che fu un Avatara di Visnù. Gli elementali sono spesso associati ai Deva 9, di solito si rivelano esseri straordinari, dotati di grande potere; fra questi vi sono i Kurumbas, che abitano in minuscole
case di foglie nella foresta: sono molto saggi e dotati di notevoli conoscenze magiche10. Le Aspara, invece, sono ninfe delle acque e nell’iconografia popolare vengono raffigurate con un fiore di loto in
mano. Splendide d’aspetto, aggraziate, armoniche nei movimenti e
abilissime nella danza, si dilettano nel gioco della seduzione, non risparmiando gli uomini. Vi sono, infine, i Gandharva, anch’essi piccolissimi e dotati di grande sapienza e saggezza, sono eccellenti cantori e musicisti, conoscono ogni segreto della natura e sono capaci di
trasformarsi in eccellenti medici ayurvedici.
In tutti i paesi islamici, a iniziare dall’Iran, sono diffuse le Peri, fate
di bell’aspetto, ma come le loro colleghe occidentali volubili di carattere, sospettose e suscettibili.
Africa. La fata marocchina si chiama Lalla Aisha, è una bella fanciulla, peccato che la sua avvenenza sia deturpata dai piedi, che non
sono piccoli e delicati come quelli di Cenerentola, bensì zampe di
gallina o zoccoli d’asino o di cammello.
Nel desertico mali, gli Andumbulu sono spiritelli di origine preislamica, piccoli e con pelle rossastra; sarebbero stati loro a introdurre il
rombo nei riti iniziatici. Altri elementali della fascia sub-sahariana sono i Wokolo; neri come pezzi di carbone e coperti d’abbondante peluria, si rivelano pressoché invisibili, la loro presenza, tuttavia, si avverte facilmente perché sono soliti fare scherzi di ogni genere. I Se-
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m.Z. mAGER, Le fate sogno o realtà?… cit., p. 25.
R. ARt-D. SPADA, Il fantastico mondo degli gnomi… cit., p. 160.
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PARtE PRImA
sandry vivono nelle foreste più fitte del Senegal, dove costruiscono i
loro minuscoli villaggi di capanne; camminano all’indietro e sanno
contare solo fino a tre11.
Nel Ghana vi sono gli Asamanukpai; simili a scimmie in miniatura,
hanno i piedi rivolti all’indietro ma ciò non impedisce loro di essere abili danzatori. Sono giocherelloni e molesti per i loro continui
scherzi12. Gli Agogwe, diffusi nel monzambico, sono esseri notturni,
alti circa un metro e, pur non essendo aggressivi, amano ordire piccoli tranelli per prendersi gioco degli uomini13.
La grande isola africana del madagascar è popolata dai Siona: vivono sugli alberi e, come i camaleonti, hanno delle incredibili capacità mimetiche, tanto che è quasi impossibile distinguerli dalla vegetazione14.
11
Ivi, p. 161.
D. e G. BANDINI, Il fantastico mondo dei nani… cit., p. 24.
13
R. ARt-D. SPADA, Il fantastico mondo degli gnomi… cit., p. 144.
14
Ivi, p. 161.
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