LIBRI CHE ODIANO LE DONNE DONNE LA RAPPRESENTAZIONE DELLA DELLA FIGURA FEMMINILE FEMMINILE NELLA NARRATIVA PER L’INFANZIA CONTEMPORANEA CONTEMPORANEA di Angela Debora Aprile 2012 Illustrazione tratta da Ida Baccini, Una donnina (in Lezioni e racconti per bambini, 1882) Le differenze tra uomini e donne sono la nostra risorsa più importante per imparare nuovi modi di considerare la differenza. Se la differenza tra maschio e femmina potrà essere affermata senza connotazioni di inferiorità e superiorità saremo in grado di trasformare gli elementi di sfruttamento presenti in altri rapporti e che passano attraverso differenze come quella di razza e di classe e, più profondamente tra il mondo sviluppato e il mondo in via di sviluppo, tra la specie umana e il resto della biosfera. (Bateson, 1992: 97) Dalle opere educative all’autenticità femminile: un breve excursus La Letteratura per l’infanzia si sviluppò tra il XVII e il XVIII secolo in Europa con una precisa funzione istruttivo-educativa, ossia con l’intenzione di trasmettere modelli femminili e maschili perfetti a cui i bambini dovevano uniformarsi e fornivano precisi valori, idee e comportamenti coerenti con quel determinato contesto e periodo storico. Il libro doveva contenere insegnamenti e consigli utili per la vita e non scaturiva dalla volontà adulta di promuovere l’autonomia del fanciullo (Blezza Picherle, 2004). Di conseguenza, in tutta la letteratura per l’infanzia dell’Ottocento, le figure femminili vengono rappresentate seguendo dei precisi cliché narrativi, per cui risultano essere docili, e sottomesse, buone e composte, virtuose e gentili, spesso infelici e sofferenti. In sostanza sono rappresentate «come creature deliziosamente incapaci» (Gianini Belotti, 2009, p. 104), buone solo a diventare mogli e madri ideali destinate a passare la loro vita all’interno delle mura domestiche. Con l'inizio del Novecento la situazione inizia a cambiare in Europa e molto più timidamente in Italia, dove soprattutto durante il ventennio fascista permane una forte rappresentazione stereotipata e standardizzata della bambina e della giovane. 1 Nell’Italia fascista la rappresentazione dell’infanzia femminile si lega fortemente all’ideale di donna voluto dal regime, la cui politica maschilista ne promulgava una visione conservatrice. Nondimeno anche in Italia si riescono a trovare agli inizi del Novecento alcune bambine monelle come Viperetta di Antonio Rubino e la Vispa Teresa di Sergio Tofano; ma protagoniste come queste rimangono delle mosche bianche nel panorama italiano della letteratura per l’infanzia e solo dopo la seconda metà del XX secolo incomincia a maturare un importante cambiamento (Blezza Picherle, 2004). Rubino S., Viperetta, 1919 (part.) Se usciamo dai confini italiani, già dalla seconda metà dell’Ottocento alcuni scrittori stranieri iniziano a descrivere il mondo infantile un mondo più autentico, in quanto viene dato spazio agli autentici pensieri e sentimenti dei bambini. Compaiono sempre più personaggi maschili, ma anche femminili, ribelli e contestatori che si contrappongono a quelli dominanti unidimensionali, stereotipati e in autentici. Fra le prime storie in cui compaiono come protagoniste ragazzine vere e trasgressive si ritrova lo stupefacente Alice's Adventures in Wonderland (1865) di Lewis Carroll. Qui si incontra la prima ragazzina veramente libera nella letteratura per l’infanzia, la quale, pur essendo educata secondo i rigorosi canoni dell’epoca, sa rispondere “a tono”. Si pensi ad esempio a quando interpellata dalla Regina di cuori su chi fossero le tre carte stese a terra risponde: «Non è mica affar mio» (Carroll, 2008, p. 118), dimostrando così una trasgressività, una freschezza e una spontaneità condannate negli altri testi dedicati alle ragazze. Carroll L. (ill. di Rackham A.), Alice's Adventures in Wonderland (1907 ) Nell'ultimo ventennio dell'Ottocento arrivano dagli Stati Uniti due romanzi che hanno per protagoniste delle ragazze, le quali si differenziano dall'ideale di figlia o moglie buona e sottomessa diffuso nell'Europa del tempo. I due libri 2 sono: Piccole donne (1868) di Louise May Alcott (1832-1888) e Il giardino segreto (1911) di Frances Hodgson Burnett (1849-1924). Versione di Piccole donne (ill. Burnd, 1926) Versione Il Giardino segreto (ill. J. Williams, 1975) Va detto, però, che il cambiamento più radicale avviene a seguito di due grandi scrittrici del Nord Europa: Karin Michaëlis (1872-1950), dalla cui penna nascono i racconti di viaggio di Bibi, e Astrid Lindgren (1907- 2002), madre di personaggi trasgressivi per eccellenza e che nelle sue oltre trenta opere da spazio all'esuberanza e all'autenticità dei bambini. Fin dall'esordio con Pippi Calzelunghe (1945), ma anche con altri suoi grandissimi lavori come Vacanze all’isola dei gabbiani (1964) e Ronja (1981), i suoi bambini e bambine mettono in moto un meccanismo che incrina l’autorità e il potere che gli adulti vogliono esercitare su di loro e sono protagonisti di libri che Karin Michaëlis hanno l'intento esclusivo di divertire e intrattenere (Blezza Picherle, 2008). Un altro scrittore di libri per l’infanzia che ci regala una protagonista bambina totalmente diversa dalle solite, anche se in tempi successivi, è lo scrittore britannico Roald Dahl (1916-1990) nel romanzo Matilde (1988). Tornando in Italia, dagli anni Settanta/Ottanta, grazie alla fantasia di Bianca Pitzorno, nascono Astrtid Lindgren protagoniste femminili vivaci e libere di agire e pensare. Come ad esempio Michela e Lorenza nel libro Clorofilla dal cielo blu (1982), Lavinia ne L’incredibile storia di Lavinia (1985), Polissena e Lucrezia in Polissena del Porcello (1993)e Diana in Diana, Cupido e il Commendatore (1998). Ciò che accomuna le protagoniste dei romanzi di Bianca Pitzorno è il fatto che si tratta di bambine libere, 3 coraggiose, riflessive, oneste «impegnate a cavarsela tanto nei grovigli di avventure mirabolanti […] quanto in non meno complesse vicende esistenziali» (Salviati, 1995, p. 51); autentiche anche e soprattutto nei loro errori e limiti. Un altro fatto che rende reali le eroine della scrittrice sarda è che le sue storie nascono guardando ed ascoltando la gente attorno a sé. Pitzorno B. (ill. Bussolati), L'incredibile storia di Lavinia, Einaudi ragazzi (ed. 1995) Il riferimento ad alcune protagoniste-bambine è utile al fine di dimostrare che una caratteristica imprescindibile della letteratura di qualità è la presenza di personaggi autentici, ossia dotati di quella complessità interiore tipica delle persone vere e di tratti psicologici peculiari quali intelligenza, creatività, un carattere ben articolato e capacità riflessiva (Blezza Picherle, 2004). Il panorama attuale Affrontando il tema della letteratura per l’infanzia nella società odierna sono molti i problemi che si devono affrontare. Il primo e il più gravoso, denunciato da molti studiosi, è l’aumento e l’abbondanza di testi per bambini/e e ragazzi/e che negli ultimi anni si sta connotando sempre più come una vera e propria iperproduzione. Un problema che diventa sempre meno gestibile anche dagli “addetti ai lavori” che non riescono più a seguirne il ritmo (Blezza Picherle, 2004, 2007, 2009). In molti romanzi, anche molto letti, ci si imbatte in figure abbozzate e non definite, piuttosto stereotipate e poco convincenti e, nel peggiore dei casi, vi è un ritorno ad una rigida rappresentazione dicotomica dei protagonisti e delle protagoniste (Silva, 2007). Quanto affermato viene esemplificato da numerosi aspetti. Primo fra tutti l’idea superficiale di uno dei legami più importanti per i più giovani soprattutto dalla pre-adolescenza in poi, l’amicizia. Non parlare dell’amicizia, di come nasce e darla per scontata significa non parlare dello sviluppo delle ragazze e dei ragazzi e del ruolo che questo legame assume nel corso della loro vita e del suo significato emotivo e sociale. 4 Anche il rapporto con gli adulti, sia genitori che insegnanti, non viene valorizzato nel corso delle narrazioni. Anzi viene trascurato ancor più del rapporto fra pari. Facendo così trasparire una rappresentazione di una realtà fittizia in cui i più giovani possono fare a meno del confronto con le persone adulte. La dottoressa Silva denuncia la presenza di tale caratteristica anche nei programmi televisivi per i più giovani, instaurando così un parallelismo tra la scarsa qualità di molti libri e di molte serie tv dedicate all’infanzia e all’adolescenza; dimostrando una volta di più che ormai anche molta narrativa per l’infanzia segue le logiche del mercato, preferendo alle opere letterarie dei prodotti (Silva, 2009). Una descrizione semplice e poco articolata dei personaggi. Oltre al fatto che in molti libri bastano poche pagine per identificare la ragazza (o il ragazzo) – leader, la ragazza gentile e servizievole, quella bella e alla moda e quella brutta non vi è un approfondimento delle loro personalità. Spesso si assiste ancora all’equivalenza tra bello= buono e brutto= cattivo, non ammettendo che anche una persona dall’aspetto non particolarmente accattivante possa essere comunque una persona interessante. Tante volte non è nemmeno possibile desumere il sistema di valori a cui fanno riferimento i protagonisti perché vi è una mancanza della sua esposizione durante il racconto1. Oltretutto in molti casi manca un approfondimento dei problemi della vita dei personaggi che smaschera una delineazione superficiale e un’assenza di evoluzione degli stessi. Ciò sembra avvalorare l’ipotesi di molti studiosi che denunciano in varie collane contemporanee dedicate ai ragazzi operazioni di marketing che promuovono la tendenza di insinuare situazioni cruciali e problemi non risolti con lo scopo di mantenere vigile l’attenzione del lettore fino all’ultimo volume della serie. Per concludere, vorrei far notare come da un momento iniziale in cui la letteratura per l’infanzia era asservita all’istruzione e all’educazione dei bambini e dei ragazzi si è passati ad un miglioramento qualitativo notevole che permane tutt’oggi, anche se spesso viene oscurato da opere letterariamente scadenti ma molto pubblicizzate. Molte sono le scrittrici e gli scrittori che hanno scritto e scrivono per i bambini e i ragazzi con il solo intento di divertirli e intrattenerli. Purtroppo però, va riscontrato in molte opere contemporanee una regressione nella rappresentazione dei personaggi (spesse volte femminili), sempre più bidimensionali e piatti sul piano della personalità e dei valori. Tali protagonisti ritornano a seguire quella che Elena Gianini Belotti denunciava come la legge del rosa e del celeste (Gianini Belotti, 2009, p. 84) per cui si tende ad attribuire alle persone caratteristiche considerate tipiche del sesso di appartenenza, causando così una forte stereotipizzazione che riduce la soggettività degli individui. Ovviamente una letteratura di questo tipo è ben lungi dal favorire l’autenticità e l’autonomia dei più giovani, ma sicuramente risponderà perfettamente alle esigenze del mercato. Ciò si ritrovano sempre più spesso in moltissima letteratura per adolescenti e nelle serie “femminili” che stanno invadendo il mercato editoriale. Queste descrizioni rigide e incomplete, dove non viene dato spazio alla narrazione del processo di crescita personale e umano che i giovani intraprendono e alle relazioni genuine che li aiutano ad evolversi, non fanno parte di quella che è la migliore letteratura per l’infanzia dove i personaggi sono descritti in modo completo e complesso (Silva, 2007). 1 5 BIBLIOGRAFIA A) Critica BATESON M. C., Comporre una vita, Feltrinelli, Milano, 1992. BLEZZA PICHERLE S., Letteratura per l’infanzia: ambiti, caratteristiche, tematiche, Libreria editrice universitaria, Verona 2003. BLEZZA PICHERLE S., Libri, bambini, ragazzi. Incontri tra educazione e letteratura, Vita e Pensiero, Milano 2004. BLEZZA PICHERLE S. (a cura di), Raccontare ancora. La scrittura e l’editoria per ragazzi, Vita e Pensiero, Milano 2007. BLEZZA PICHERLE S., Diventare lettori oggi. Problemi e prospettive educative, Libreria Editrice Universitaria,Verona 2007. BLEZZA PICHERLE S., Rileggendo Astrid Lindgren, Edizioni del Cerro, Pisa 2008. FONTECEDRO L., Psicologia clinica in età evolutiva, Mimesis, Milano 2009. GIANNINI BELLOTTI E., Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 2009. EMY BESEGHI (a cura di), Nel giardino di Gaia, A. Mondadori, Milano 2000. BOERO P.- DE LUCA C., La letteratura per l’infanzia, Laterza, Roma -Bari 2009. CAPECCHI S., Identità di genere e media, Carocci, Roma 2006. CASELLA M., Le voci segrete: itinerari di iniziazione al femminile nell’opera di Bianca Pitzorno, Mondadori, Milano 2006. LIPPERINI L., Ancora dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 2009. RODARI R., Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, Torino 2009. SILVA R., Il libro è in onda, in BLEZZA PICHERLE S. (a cura di), Raccontare ancora. La scrittura e l’editoria per ragazzi, Vita e Pensiero, Milano 2007, pp. 275 – 294. B) Articoli di riviste specializzate BLEZZA PICHERLE S., Libri che entrano, libri che escono, Il Pepeverde n. 42, 2009, pp. 5 – 8. CAVIEZEL G., Da Violante a Laurentina. Intervista a Bianca Pitzorno su orfane, principesse e i piaceri della serialità, «Sfoglialibro» 1990, 5, pp. 38 – 42. SALVIATI C. I., Bambine coraggiose, bambine alternative: la scrittura sorridente e scabra di Bianca Pitzorno, «Sfoglialibro», 1995, 1/2, pp. 49 – 51. SILVA R., Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi. Fantasy e letteratura di consumo, «Il Pepeverde», 2009, 41, pp. 40 – 43. C) Opere citate (si indicano gli anni delle prime edizioni) ALCOTT M. L., Piccole donne, 1868. BRUNETT, Il giardino segreto, 1911. CARROLL L. , Alice nel paese delle meraviglie, 1865. DAHL R., Matilde, 1981. LINDGREN A., Pippi Calzelunghe, 1945. LINDGREN A., Vacanze all’isola dei gabbiani, 1964. LINDGREN A., Ronja, 1964. MICHAËLIS K., Serie di Bibi (5 libri), 1927, 1930, 1931, 1932, 1939. PITZORNO B., Clorofilla dal cielo blu, 1982. PITZORNO B., L’incredibile storia di Lavinia, 1985. PITZORNO B., Polissena del Procello, 1993. PITZORNO B., Diana, Cupido e il Commendatore, 1998. 6