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Daniele Crippa, direttore del Museo
di Portofino, intervista Franco Carloni,
la cui scultura dedicata al “Drake”
è il fiore all’occhiello del parco
Enzo Ferrari del Comune di Maranello
Una storia in salita
frenata per raccontarla
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I
l 27 settembre è stata posizionata, all’entrata del parco che il Comune di Maranello ha dedicato ad
Enzo Ferrari, una sua scultura monumentale da lei creata pensando e volendo tentare di descrivere
la vita di un personaggio tra i più complessi ed eroici della nostra storia contemporanea: pensa di
esserci riuscito?
Presumo che sia stato sicuramente il lavoro più difficile di tutta la mia carriera artistica: ho conosciuto
Enzo Ferrari negli anni ’70, quando la Ferrari, dopo l’incidente di Lauda, decise di installare sulle sue
monoposto i miei impianti automatici di sicurezza antiincendio in caso di perdita dei sensi del pilota
(aria medica, sensori automatici delle temperature, polmone automatico, cinture di sicurezza). Quando
Enzo Ferrari entrava in officina non volava una mosca; la sua presenza, il suo sguardo dominavano
l’ambiente.
Conoscerlo è stata un’esperienza coinvolgente. Fin da allora ho sentito l’esigenza di esprimere le forti
sensazioni provocate in me dall’incontro con il mitico Ferrari, detto Drake. Negli anni con il progredire
della mia parallela attività artistica, ho maturato le forme della presente scultura, appositamente creata
per rendergli omaggio. Quest’opera creativa va intesa come un mondo particolare che prende posto
nel mondo generale, un microcosmo nel cosmo, da cui il titolo della scultura “Il mio mondo nel
mondo”. Con questa creazione artistica intendo raccontare la leggenda del Drake attraverso i segni
delle sue conquiste più intime. Non bolidi stilizzati, ma una condizione globale dello spirito umano:
quello della gravidanza. Un’espansione plastica, al centro della scultura, sta ad indicare il serbatoio
di un grande destino che, simile a un grembo, è gravido di tutte quelle lotte e quelle vittorie che
accompagnano la crescita del suo mito.
L’elica dell’aereo rappresenta il trapasso del cavallino nel cuore della Ferrari. Nel lontano 1923 la
Contessa Baracca affidò a Enzo Ferrari il cavallino rampante, simbolo del figlio Francesco, asso degli
assi dell’aviazione, come portafortuna e testimone di un’idea di eroismo e genialità, una staffetta
del destino. Enzo Ferrari legò inscindibilmente il cavallino rampante, sul fondo giallo del colore
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di Modena, alla storia della Ferrari e del mondo. I cerchi
nella scultura rappresentano i suoi progetti creativi, gli
autodromi in cui hanno avuto luogo numerosi gran premi,
ma anche i rischi e le gioie del costruttore, la sua gravidanza,
nonché le prove umane dell’uomo. Su tale simbolo centrale
della creazione, insieme sportiva e tecnologica, fa presa
un’energica configurazione delle dita di una mano. E’
la mano che tenne salda la rotta superba della Scuderia
Ferrari per tanti decenni. Se i cerchi interni della scultura
rappresentano le energie creative, amplificate fino a
compenetrarsi nell’universo, la spirale esterna della mano,
disegna i moti centripeti delle energie emotive e tecniche che
mirano alla potenza. La mano, con il quinto dito nascosto
nel cuore, accarezza quel pistone, simbolo di potenza e
sofferenza e ricorda che il Drake, per non vedere le sue
vetture soffrire, disertava gli autodromi durante le gare.
Sovrastante l’intero complesso plastico il volto del Drake
con gli occhiali neri: velocità e dominio delle pole positions.
Il suo corpo, proteso verso l’universo, si chiude su di sé, per
proteggere, attraverso il dito, il mondo che ha creato e del
quale è l’unico dominatore; lui tiene il mondo tra le dita. Nel
suo mondo il mondo rimarrà abbracciato nell’infinito.
A venticinque anni dalla sua morte il Comune di Maranello
ha voluto per celebrare questa importante ricorrenza che
fosse la sua opera il centro di tutte le manifestazioni.
Ritengo che questa sia la conferma indiscussa che la sua
scultura abbia conquistato tutti, non crede?
Vede, pare che il cognome più conosciuto nel mondo sia
proprio Ferrari, con il suo genio e la sua testardaggine
attraverso le auto più belle mai create ha conquistato il
pianeta. Per questo nella mia opera ho scolpito la sua mano
che contiene il “suo mondo nel mondo” a rammentare la sua
incredibile conquista, da parte mia sarei sufficientemente
felice se la mia scultura conquistasse una buona parte dei
visitatori che vengono a visitare il Museo Ferrari: sa che è il
museo più visitato della regione?
Indubbiamente il suo mito ha conquistato il mondo intero,
al Museo Ferrari si vedono migliaia di visitatori di tutte le
etnie e strati sociali tutti affascinati da una storia incredibile:
Davide che ha lottato e vinto contro tutti. Sicuramente sa
che per ben tre volte il Drake ha rischiato il fallimento della
sua fabbrica e per ben tre volte si è rialzato, combattuto
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e vinto: questa grande historia si percepisce attraverso la
complessità compositiva della sua scultura ma ritengo che
la simbologia che contiene sia la sua maggiore prelogativa.
Dare il concetto, esprimere l’essenzialità di tutta una
vita attraverso un volume indubbiamente non è stata
una impresa facile ma ora che questa grande, importante
scultura è posizionata pare proprio che ci sia riuscito. Si
ritiene soddisfatto?
La mia indole mi spinge ad essere insofferente ed a spingermi
sempre al di là, sempre oltre, sia nel mio settore quotidiano
il riuscire a scoprire e brevettare nuove invenzioni che nella
mia arte. Dopo anni che scolpisco e combatto dentro il
volume che cerco di far scaturire dalla superficie sentimenti,
emozioni, storie ed avventure da raccontare credo di
avere con questa mia opera ottenuto quello che volevo:
riconoscermi scultore.
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Il suo è un curriculum di tutto rispetto, esposizioni in molte
parti del mondo Italia, Svizzera, Argentina e eminenti
critici hanno scritto sulle sue opere da Tommaso Trini a
Serena Mormino e la sua amicizia con Pierre Restany l’ha
condotta ad esporre sue opere al Lido di Venezia durante la
Biennale, quali sono i suoi programmi futuri?
Questa estate si è inaugurato il MuMart acronimo che sta
a spiegare la nascita del primo museo sottomarino nato
in Sardegna a Golfo Aranci, in quelle incredibili acque
cristalline sono state posizionate quattordici sculture
monumentali create da artisti di differenti nazionalità: vi
erano colleghi belgi, argentini, francesi, uruguagi, italiani ed
austriaci. Io ero l’unico svizzero prescelto. Ora, per sempre,
una mia opera dialoga con un fantastico, impressionante
numero di pesci ma per me è già passato ora sono a buon
punto per far circolare in molte capitali la mia ultima fatica:
la “Chiave del Mondo”, una scultura concetto che tanto farà
parlare.
Tutte le sue opere indubbiamente sono concettuali,
contengono la forza dei simboli: bisogna scoprirle,
spoliarle di quanto è abitudine nel figurativo per trovare
quanto l’artista vuole raccontarci. Il secolo scorso rimase
affascinato da forme sinuose nelle quali armoniosi vuoti
esprimevano un simbolo eterno: la donna. Henry Moore
fu consacrato lo scultore. Azzardo ma pure Franco Carloni
conosce profondamente la forza dei simboli. Difatti già il
titolo della sua scultura “Una storia in salita frenata per
raccontarla” è intrisa di concetti e ben descrive una vita
di sacrifici - una storia in salita - costretta da guerriero ad
essere combattuta ogni giorno - frenata per raccontarla - e
tutta l’opera lo è: i circuiti che paiono dita di mani ove sono
incisi alcuni dei gran premi conquistati dalle rosse auto, il
suo mondo per conquistare il mondo, ed al posto del cuore
il Drake ha raffigurato un pistone. Durante l’inaugurazione
tra gli interventi delle numerose autorità presenti mi ha
molto colpito la stima, oserei dire quasi l’affetto, con cui
il figlio di Ferrari ha ricordato i suoi rapporti con il padre
Enzo: ma non era burbero e di carattere difficile?
Sì, burbero e difficile ma sapeva riconoscere ed apprezzare il
valore dell’uomo. Sa che Enzo Ferrari, che mai nella sua vita
ha lasciato Modena, non assisteva ai gran premi. Non voleva
vedere soffrire le sue auto ma attendeva trepidante accanto
ad un telex le notizie sulla corsa. La mia frequentazione con
i vari piloti, che lui trattava come parte di sé stesso, Lauda,
Regazzoni, Villeneuve, Fittipaldi, Scheckter mi hanno
confermato quanto Enzo Ferrari, amasse, volesse e fosse il
suo mondo ! Io sono orgoglioso di esserne stato partecipe
per una parte.
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