Psichiatria e Psicoterapia (2011) 30, 2, 118-130
L’APPLICAZIONE SPERIMENTALE DELLA PSICOEDUCAZIONE A UN GRUPPO MISTO
DI PAZIENTI UNIPOLARI E BIPOLARI: EFFETTO A LUNGO TERMINE IN UN FOLLOWUP DI 24 MESI
Linda Franchini, Giulia Paredi, Mariantonietta Ciracì e Cristina Colombo
Introduzione
Numerose evidenze indicano che il trattamento più efficace nei Disturbi dell’Umore nasce
dalla combinazione di interventi farmacologici e psicoterapici integrati, che agiscano sia sugli
aspetti biologici che sui fattori psicosociali che spesso si accompagnano alla patologia (Colom e
Vieta 2004, Scott at al. 2007), determinando un notevole impatto sulla varianza osservata nell’evoluzione del decorso (Bloch e Lerer 1993). Gli eventi di vita, la qualità delle relazioni familiari e del sostegno sociale infatti, possono influenzare l’evoluzione della malattia (Johnson et al.
2003, Miklowitz et al. 1988, O’Connell et al. 1985), condizionandone negativamente la ricorrenza (Ellicott et al. 1990) o prolungando le ospedalizzazioni (Johnson e Miller 1997).
Tra gli interventi psicologici di supporto alla terapia farmacologica, la psicoeducazione in
gruppo rappresenta un intervento di semplice applicazione (Colom 2011), descritto come efficace in entrambe le forme di Disturbo dell’Umore, sia bipolare che unipolare e che promuove
inoltre un senso di condivisione di gruppo, tale da ridurre lo stigma spesso associato al Disturbo
dell’Umore (Han et al. 2006).
Nei presupposti teorici della psicoeducazione i disturbi psichiatrici al pari di altre patologie
croniche mediche e chirurgiche possono giovarsi di un coinvolgimento diretto del paziente nella
gestione della patologia (Olmsted et al., 2002, Jakicic et al., 2009). La psicoeducazione si propone di raggiungere questo obiettivo fornendo al paziente elementi teorici e pratici sul suo
disturbo, che lo aiutino a comprendere meglio i sintomi e a fronteggiarli: si tratta quindi di uno
strumento applicabile alle maggiori patologie psichiatriche anche oltre le rigide distinzioni
categoriali. Alcuni elementi psicoeducativi sono da sempre utilizzati nell’intervento clinico dei
Disturbi dell’Umore. La psicoeducazione però come tecnica specifica di intervento che segue
modalità codificate, che ha precise indicazioni ed un’efficacia basata sulle evidenze è di recente
introduzione ed è legata soprattutto all’evoluzione della cura del Disturbo Bipolare. Infatti in
Letteratura, è ormai, ampiamente noto nei soggetti bipolari l’effetto positivo di un programma
psicoeducazionale rispetto ad un intervento clinico standard (Colom et al. 2009) sull’aderenza
al trattamento nel lungo termine, sulla diminuzione dei tassi di ospedalizzazione riducendo l’impatto negativo della malattia sulla qualità della vita (Colom et al. 2009, Colom e Vieta 2004,
Colom e Lam 2005).
Per quanto riguarda la depressione unipolare, è sempre più frequente il ricorso alla combinazione di un trattamento farmacologico con uno psicoterapico. In accordo alle linee guida di trattamento della depressione unipolare è espressamente richiamata l’importanza all’educazione del
paziente sulla depressione, da intendersi come malattia biologica e curabile, sulla necessità di
introdurre cambiamenti dello stile di vita, sul ruolo fondamentale dell’esposizione alla luce e
all’attività fisica, sull’effetto negativo dell’utilizzo delle sostanze e dell’alcool in particolare.
Nelle forme ricorrenti, resistenti e gravi con manifestazioni psicotiche (Swan et al. 2004, Simon
SOTTOMESSO FEBBRAIO 2011, ACCETTATO MAGGIO 2011
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Psicoeducazione con pazienti unipolari e bipolari
2003, Areàan e Cook 2002, Kornbluth et al. 2001, Lenze et al. 2002, Nierenberg 2001, Segal et al.
2002), studi di Letteratura (Cuijpers et al. 2009, Antonuccio et al. 1984) mostrano l’efficacia di
un programma psicoeducativo di gruppo sull’acquisizione e lo sviluppo delle capacità di coping,
sul recupero di una regolarità nei ritmi e nello stile di vita (Swan et al. 2004).
Tali contenuti educativi non si discostano da quelli manualizzati negli interventi psicoeducativi
del Disturbo Bipolare.
Inoltre, una problematica di frequente riscontro nella pratica clinica e che accomuna il Disturbo Bipolare e Unipolare è l’aderenza a lungo termine agli schemi di trattamento proposti.
Infatti, anche per quanto riguarda il Disturbo Unipolare, e non solo per il Disturbo Bipolare,
numerosi dati di Letteratura indicano la necessità di una terapia farmacologica a lungo termine
(Nierenberg et al. 2003, Franchini et al. 1999) dato l’alto rischio di ricorrenze di malattia. Pertanto, così come per il Disturbo Bipolare, la mancanza di aderenza al trattamento anche nei soggetti
unipolari risulta essere una questione di rilevanza clinica (Pampallona et al. 2004) viste le ripercussioni sia sul piano economico che su quello sociale degli episodi depressivi (Sartorius 2001,
Simon 2003). In particolare si vuol far riferimento ad un aumento del rischio di ricorrenza di
malattia, un aumento delle visite psichiatriche, delle consultazioni urgenti in Pronto Soccorso,
delle riospedalizzazioni ed un peggioramento del decorso e conseguentemente dei costi sanitari (Fenton et al. 1997, Palfai et al. 2007), dei costi indiretti (riduzione dell’attività lavorativa) e
dei costi personali (tasso di separazioni e divorzi, instabilità affettiva nelle relazioni parentali).
Pur essendoci quindi molti elementi comuni tra il Disturbo Bipolare ed il Disturbo Unipolare
da gestire in termini psicoeducativi, pur non essendo la forma unipolare stabile nel corso della
vita dei pazienti con un rischio di cambiamento di diagnosi, a seconda degli studi del 15.5%
(Angst e Preising 1995) o del 10.7% (Akiskal et al. 1995) e, infine, pur venendo utilizzato in
terapia di mantenimento il litio anche nelle forme unipolari, in Letteratura non sono presenti dati
riguardanti l’applicazione di interventi psicoeducativi comuni applicati a gruppi misti, di pazienti
unipolari e bipolari nel corso della terapia di mantenimento.
Presso il Dipartimento di Neuroscienze Cliniche dell’Ospedale San Raffaele Turro di Milano, all’interno dell’U.O di Riabilitazione Disturbi dell’Umore, vi è la pratica clinica consolidata
di una conduzione di gruppi psicoeducativi multidisciplinari in Reparto, durante le fasi acute di
malattia di entrambe le polarità. Dai nostri studi non sono emerse criticità legate alle differenti
esperienze psicopatologiche sugli argomenti trattati, con gradimento dell’intervento da parte
dell’utenza (Bongiorno et al. 2005) e con effetti anche nel lungo termine (Franchini et al. 2006,
Franchini et al. 2007, Franchini et al. 2009). Altre esperienze cliniche pratiche hanno utilizzato un
intervento psicoeducativo di gruppo ad orientamento cognitivo-comportamentale applicato nel
corso delle fasi acute di un disturbo mentale, indipendentemente dalla diagnosi di Asse I, per
agire sugli aspetti non biologici della vulnerabilità allo scopo di migliorare le capacità di coping
e di ridurre gli effetti degli stressors, con un effetto di miglior controllo sulle condotte aggressive
e un buon gradimento dell’intervento, in un contesto di acuzie che abitualmente viene considerato esclusivamente trattabile con la sola terapia farmacologica (Massaro et al. 2007, Bazzoni et al.
2001, Veltro et al. 2006).
Scopo dello studio
Data la mancanza di dati in merito e data la nostra esperienza positiva e replicata, relativa
all’applicazione di un intervento psicoeducativo a gruppi misti per polarità, durante l’ospedalizzazione per una fase acuta del Disturbo dell’Umore, scopo del presente studio è stato quello di
valutare anche in un campione ambulatoriale, di pazienti unipolari e bipolari normotimici,
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Linda Franchini et al.
l’applicabilità di un programma psicoeducativo di gruppo incentrato sulla patologia nel suo complesso, ed il suo effetto a 24 mesi sulla periodicità della malattia, rispetto ad un trattamento
clinico standard senza contenuti psicoeducativi.
Materiali e Metodi
Il campione in esame è stato arruolato tra la popolazione di pazienti con diagnosi di Disturbo
Depressivo Maggiore e Disturbo Bipolare I, normotimici, afferenti al Centro Ambulatoriale per i
Disturbi dell’Umore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale San Raffaele-Turro di Milano. Tutti i pazienti erano in trattamento di mantenimento stabilizzata da almeno 24 mesi in base
al giudizio clinico (stabilizzatori dell’umore o molecola antidepressiva) ed effettuavano regolari
controlli mensili con il proprio psichiatra curante.
I criteri di inclusione allo studio erano i seguenti:
– diagnosi di Disturbo dell’Umore secondo DSM-IV-TR (APA 2000);
– normotimia clinica (punteggio alla Young Mania Rating Scale (YMRS) < 6 (Young et al.
1978) e punteggio alla Hamilton Psichiatric Rating Scale for Depression HRSD-21 <8
(Hamilton 1960);
– terapia di mantenimento; regolare presa in carico ambulatoriale; consenso informato, raccolto in forma scritta, all’utilizzo delle informazioni cliniche a scopo di ricerca.
I criteri di esclusione dallo studio erano rappresentai dalla comorbidità con altri Disturbi
appartenenti all’Asse I, valutati tramite Structured Clinical Interview for DSM-IV-TR-(SCID-I)
(First et al. 1994); la presenza di Ritardo Mentale QI<70 (WAIS-R) (Wechsler 1997) o di demenza (M.O.D.A.) (Brazzelli et al. 1994).
I pazienti che davano il consenso alla partecipazione allo studio venivano assegnati in maniera randomizzata al programma psicoeducativo sperimentale o ad un intervento clinico standard
con valenze non psicoeducativo (monitoraggio della terapia farmacologica e dei livelli plasmatici) associato alla terapia farmacologica di mantenimento con il loro psichiatra curante.
Nella tabella I si riportano le caratteristiche cliniche e demografiche dei soggetti partecipanti al presente studio.
L’intervento psicoeducativo sperimentale
Ogni ciclo del nostro programma psicoeducativo sperimentale misto per pazienti Unipolari
e Bipolari si protraeva per 5 mesi e prevedeva un incontro settimanale della durata di 60 minuti.
Durante gli incontri, considerando la presenza concomitante di pazienti unipolari e bipolari venivano approfonditi gli aspetti clinici, terapeutici, evolutivi e gestionali dei Disturbi dell’Umore nel
loro complesso:
1) la conoscenza della natura dei Disturbi dell’Umore;
2) la presentazione clinica del Disturbo Unipolare;
3) la presentazione clinica del Disturbo Bipolare;
4) il decorso naturale della patologia con approfondimento dei concetti di ciclicità, periodicità
e polarità;
5) le strategie di trattamento a breve termine;
6) le strategie di trattamento a lungo termine;
7) il senso dell’aderenza al trattamento;
8) la gestione degli effetti collaterali;
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Psicoeducazione con pazienti unipolari e bipolari
9)
il riconoscimento precoce dei sintomi prodromici di entrambe le fasi della malattia e la loro
gestione;
10) i fattori di rischio per le ricorrenze e gli stili di vita utili per la convivenza con la patologia.
Ogni ciclo si svolgeva in gruppi di max 10 pazienti e veniva condotto da due psicologhe
esperte sui Disturbi dell’Umore (GP, MC).
Ogni incontro del ciclo era strutturato nel seguente modo: i primi 10 minuti venivano considerati un periodo di “riscaldamento” e monitoraggio, nel quale i pazienti, venivano invitati a
parlare di accadimenti rilevanti o di qualsiasi eventuale cambiamento del tono dell’umore nel
corso dell’ultima settimana.
I 30 minuti successivi venivano dedicati ad una lezione riguardante un nuovo argomento o la
ripresa di un argomento non completato nel corso dell’incontro precedente; venivano effettuati
esercizi in gruppo, grafici o rotazioni di commenti per verificare il livello di comprensione e di
partecipazione di tutti i pazienti.
Gli ultimi 20 minuti venivano dedicati alla discussione aperta sul tema affrontato nella sessione. I co-terapeuti stimolavano i pazienti a partecipare e a fare in modo che nessuno di essi
monopolizzi la conversazione.
Misura di esito
Come misura di esito è stata utilizzata la ricorrenza di malattia nei due gruppi di trattamento
nel corso di un follow-up di 24 mesi e la eventuale riospedalizzazione. A tal fine, tutti i pazienti
sono stati monitorati dal punto di vista del mantenimento della normotimia nei successivi 24 mesi
mediante valutazione mensile con il loro psichiatra: in caso di ricorrenza di malattia, di entrambe
le polarità, l’evento veniva segnalato nella cartella clinica ed i pazienti che andavano incontro ad
un nuovo episodio di malattia venivano esclusi dallo studio, mentre proseguivano con il loro
psichiatra i trattamenti specifici del nuovo episodio di malattia. Veniva inoltre riportata in cartella
l’eventuale riospedalizzazione.
Analisi statistica
L’analisi statistica dei dati è stata condotta utilizzando il software StatSoft STATISTICA 7.0.
Il campione è stato analizzato basalmente comparando i due gruppi utilizzando rispettivamente il test del Chi-quadrato di Pearson e il test t di Student. E’stata condotta analisi di sopravvivenza per la valutazione del mantenimento della normotimia al termine dei 24 mesi di followup ed analisi di regressione secondo il modello Cox Proportional Hazard Model per identificare
le variabili predittive di ricorrenza.
Risultati
Il campione globale in esame è costituito da 42 pazienti, 21unipolari e 21 bipolari.
Non vi erano differenze significative per quanto riguarda tali caratteristiche a supporto di
una omogeneità del campione. Nel corso del follow-up non si non si sono verificati drop-out;
L’analisi di sopravvivenza effettuata sull’intero campione mostra che il 66,67 % (n=28)
presentava un nuovo episodio di malattia (figura 1).
121
Linda Franchini et al.
Tabella I. Variabili cliniche e socio-demografiche nel campione totale e nei sottocampioni
9DULDELOL&DWHJRULFKH
&DPSLRQH7RWDOH
Q 6HVVR
0DVFKLR
)HPPLQD
'LDJQRVL
8QLSRODUL
%LSRODUL
6WRULDGLULRVSHGDOL]]D]LRQH
$VVHQWH
3UHVHQWH
'LVWXUERGL3HUVRQDOLWj
$VVHQWH
3UHVHQWH
9DULDELOL&RQWLQXH
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(WjDOO¶HVRUGLR
1ƒHSLVRGLSUHFHGHQWL
1ƒRVSHGDOL]]D]LRQL
'XUDWDQRUPRWLPLD
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—
'6
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FOLQLFL
Q 1
—
'6
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QV
QV
QV
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S
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QV
QV
QV
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Tabella II. Regressione Logistica: variabili cliniche e demografiche predittive del rischio di
ricorrenza
,QWHUFHWWD
'LDJQRVL
'XUDWDPDODWWLD
,QGLFHGLULFRUUHQ]D
3RODULWjXOWLPRHSLVRGLR
1XPHURGLHSLVRGL
1XPHURRVSHGDOL]]D]LRQL
3VLFRHGXFD]LRQH
122
%
6WG(UU
%
6WG(UU W
S
Psicoeducazione con pazienti unipolari e bipolari
Figura 1. Analisi di sopravvivenza dell’intero campione
ANALISI DI SOPRAVVIVENZA
SULL’INTERO CAMPIONE
'XUDWDQRUPRWLPLD
Dall’analisi di regressione lineare è emerso che le uniche variabili indipendenti che nel
nostro campione condizionavano significativamente il rischio di ricorrenza di malattia sono state: la durata della malattia (p= 0,03) e l’intervento psicoeducazionale (p= 0,02) (tabella II),
la diagnosi non è risultata condizionare la durata della normotimia nel corso del follow-up.(p=
0,97)
Nello specifico: i pazienti che andavano incontro ad una ricorrenza di malattia presentavano
una maggior durata di malattia espressa in anni rispetto ai pazienti che hanno mantenuto nel corso
del nostro studio la normotimia clinica (ì=22,1 ± 13 vs ì= 13,7 ±9.7 anni); nel gruppo che aveva
effettuato un intervento clinico standard non di tipo psicoeducativo vi era una maggiore percentuale di pazienti che erano andati incontro ad un nuovo episodio di malattia nel corso del followup rispetto al gruppo che aveva effettuato l’intervento psicoeducativo sperimentale misto per UP
e BP : 47,7% (N=10) vs 19% (N=4).
Nel campione globale i nuovi episodi di malattia erano nel 64,3% (9/14) depressivi e nel
35,7% (5/14) maniacali. Le riospedalizzazioni sono avvenute in concomitanza dei soli episodi a
polarità depressiva, nel 77,7 % del campione globale (7/9) per ideazione suicidaria; sulla base
della partecipazione all’intervento psicoeducativo abbiamo osservato una percentuale maggiore
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Linda Franchini et al.
Figura 2. Curva di sopravvivenza dei due sottocampioni
GXUDWDQRUPRWLPLD
*UXSSRFRQWUROOR1 *UXSSRSVLFRHGXFD]LRQH1 di riospedalizzazione in caso di ricorrenza depressiva nel gruppo non “psicoeducato”: 28,57% vs
4,74%.
Inoltre, come illustrato nella figura 2, il programma psicoeducativo sperimentale misto per
UP e BP, si rivelava protettivo anche dal punto di vista del tempo della comparsa dei nuovi
episodi di malattia: i pazienti “ricorrenti” che avevano effettuato intervento psicoeducativo presentavano infatti il nuovo episodio di malattia più tardivamente (12° mese) rispetto ai pazienti
“ricorrenti” non in psicoeducazione che iniziavano a presentare un nuovo episodio di malattia già
a partire dal 6° mese di osservazione
Discussione e Conclusioni
Il mantenimento della normotimia rappresenta l’obiettivo principale nella cura dei Disturbi
dell’Umore, al raggiungimento del quale concorrono l’intervento farmacologico stabilizzante e
interventi psicologici di supporto che favoriscano la conoscenza di malattia, il riconoscimento
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Psicoeducazione con pazienti unipolari e bipolari
dei sintomi precoci, lo sviluppo di capacità di gestione degli stessi e l’aderenza agli schemi di
trattamento.
Tra gli interventi psicologici di più semplice applicazione anche se non di così diffusione
nella pratica clinica (Colom 2011) vi è la psicoeducazione. In Letteratura tale intervento viene
applicato distintamente ai pazienti bipolari e unipolari con finalità differenti ascrivibili alla specificità della polarità.
Per esempio in Letteratura, è ampiamente noto che, nei pazienti bipolari, il ruolo della
psicoeducazione, in aggiunta al trattamento farmacologico standard favorisce un aumento dell’aderenza al trattamento a lungo termine e, di conseguenza, una diminuzione dell’impatto negativo della malattia sulla qualità di vita; allo stesso modo come precedente riportato, nelle forme
unipolari, in particolare se resistenti o ad alta ricorrenza, studi di Letteratura (Franchini et al.
2000, Cuijpers et al. 2009, Antonuccio et al. 1984) mostrano l’efficacia di un programma
psicoeducativo di gruppo sull’acquisizione e lo sviluppo delle capacità di coping, sul recupero di
una regolarità nei ritmi e nello stile di vita (Swan et al. 2004). Infatti è noto che l’esperienza di
ripetuti episodi di depressione nelle forme unipolari, rappresenta in sé un fattore stressante, che
va ad impattare negativamente sul benessere del soggetto, considerata la nota relazione tra il
numero di episodi depressivi, l’aumento della vulnerabilità ed il maggior rischio di cronicità
(Colom et al. 2009, Pampallona et al. 2004, Schotte et al. 2006).
Nella gestione clinica le due forme condividono le problematiche trattate negli interventi
psicoeducativi (i.e. l’aderenza ai trattamenti a lungo termine, la vulnerabilità biologica etc..).
Inoltre evidenze indicano che, il Disturbo Depressivo Maggiore risulta essere una complessa
sindrome entro la quale sono implicati molti fattori e, non ultima, l’alterazione dei ritmi circadiani,
esattamente come nel Disturbo Bipolare e a tal proposito, dati nella letteratura degli ultimi 50
anni, hanno mostrato che, interventi di tipo cronobiologico, come ad esempio la terapia della
luce, favoriscono la remissione sintomatologica sia nelle depressioni stagionali che in quelle non
stagionali (Benedetti et al. 2007)
L’obiettivo del presente studio è stato pertanto quello di applicare un programma psicoeducativo di gruppo comune, incentrato sui Disturbi dell’Umore e su tutte le loro manifestazioni,
a pazienti misti, unipolari e bipolari, confrontando l’effetto preventivo sulle ricorrenze di questo
tipo di intervento psicologico con un intervento clinico standard non psicoeducativo lungo un
periodo di osservazione di 24 mesi.
Dal nostro studio è emerso come risultato principale che, indipendentemente dalla diagnosi,
l’applicazione sperimentale di un intervento psicoeducativo comune per unipolari e bipolari, ha
favorito una maggior durata della normotimia, sia nei termini di un minor numero di ricorrenze
nel campione psicoeducato, sia nei termini di un’insorgenza più tardiva, rispetto all’intervento
clinico standard. Ciò conferma l’unico dato di Letteratura di confronto tra un intervento
psicoeducativo manualizzato per il Disturbo Bipolare ed un intervento standard (Colom et al.
2009).
Inoltre, dal punto di vista delle variabili cliniche interferenti con la durata della normotimia,
nel nostro studio ad una maggior durata della malattia, si associava un aumentato rischio di ricorrenze. Ciò non sorprende, se si considera che nei pazienti affetti da Disturbo dell’Umore, di
entrambe le polarità, un maggior numero di episodi, un maggior numero di ospedalizzazioni ed
una precoce età di esordio, predicono una prognosi peggiore (Bearden et al. 2001, Thompson et
al. 2005); inoltre, un grave decorso di malattia si associa anche a deficit cognitivi (Levy e Weiss
2010) che concernono il problem solving (Martìnez-Aràn et al. 2004).
Il nostro studio è da considerarsi preliminare anche in relazione alla scarsa numerosità campionaria.
Tuttavia, sulla base alle nostre conoscenze e, a partire da ricerche incentrate sia sul program125
Linda Franchini et al.
ma psicoeducazionale per la depressione (Antonuccio et al. 1984, Cuijpers 1998, Swan et al.
2004) che sul programma psicoeducazionale per il disturbo bipolare (Colom e Vieta 2004, Colom
e Lam 2005, Colom et al. 2009), possiamo affermare che questo studio rappresenta il primo
programma psicoeducativo incentrato sulla patologia affettiva nel suo complesso e che preveda
la co-presenza all’interno delle stesse sessioni terapeutiche di pazienti unipolari e bipolari.
Ciò è stato realizzato partendo dal presupposto che, nei pazienti unipolari così come in
quelli bipolari, la psicoeducazione, fornendo un’informazione dettagliata circa l’eziologia ed il
trattamento dei disturbi dell’umore, aiuta a mantenere e consolidare l’alleanza terapeutica, migliorando l’aderenza alla terapia farmacologica, aumentando le capacità del paziente nella ricerca di aiuto in situazioni complesse (Jorm et al. 2005, Pampallona et al. 2002). La psicoeducazione
si conferma anche in questa variante centrata sulla patologia affettiva nel suo complesso ed utilizzata in gruppi misti di pazienti, uno strumento terapeutico di supporto che favorisce un vera
alleanza terapeutica, dove il paziente indipendentemente dalla diagnosi diventa, in prima persona, un attivo collaboratore del suo stesso trattamento. Si migliorerebbe in tal modo, la capacità
del paziente di gestione della sua malattia attraverso una condivisione di informazioni che vada
oltre l’unidirezionalità di una prescrizione medica: il soggetto diviene pertanto, un attivo cocostrutture del suo stesso benessere (Rouget e Aubry 2007). Di fatto, la psicoeducazione va al di
là della mera trasmissione di informazioni, ma riguarda una vera e propria formazione circa la
gestione della malattia.
Riassunto
Oggetto: La psicoeducazione rappresenta un intervento di semplice applicazione efficace sia nel Disturbo Bipolare che nel Disturbo Unipolare. Viene applicato distintamente nelle due popolazioni, anche se
queste condividono numerosi aspetti clinici, terapeutici, e di decorso. Scopo del presente studio è stato
quello di valutare sperimentalmente in un campione ambulatoriale, di pazienti unipolari e bipolari normotimici,
l’applicabilità di un programma psicoeducativo di gruppo e il suo effetto a 24 mesi sulla periodicità della
malattia, rispetto a un trattamento clinico standard senza contenuti psicoeducativi.
Metodo: Il campione è composto da 42 persone (21 unipolari e 21 bipolari) arruolate tra la popolazione
di pazienti normotimici con diagnosi di Disturbo Depressivo Maggiore e di Disturbo Bipolare I, secondo i
criteri DSM-IV-TR, (American Psychiatric Association 2000) in carico presso il Centro Ambulatoriale per i
Disturbi dell’Umore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale San Raffaele-Turro di Milano. I pazienti sono stati assegnati in maniera randomizzata al programma psicoeducativo o a un intervento clinico
standard di tipo non psicoeducativo che proseguivano con il loro medico psichiatra curante. Ogni ciclo del
nostro programma psicoeducativo sperimentale misto per pazienti Unipolari e Bipolari si protraeva per 5
mesi e prevedeva un incontro settimanale della durata di 60 minuti. Al termine di un follow-up di 24 mesi i
due gruppi di trattamento sono stati comparati rispetto alla durata della normotimia ed alle riospedalizzazioni.
E’stata effettuata l’analisi di regressione secondo il modello Cox Proportional Hazard Model nel contesto
dell’analisi della sopravvivenza, per identificare le variabili predittive di ricorrenza.
Risultati: Alla fine dei 24 mesi di follow-up, non si sono verificati drop-out. L’analisi di sopravvivenza
effettuata sull’intero campione mostra che il 66,67 % (n=28) presentava un nuovo episodio di malattia. Le
variabili indipendenti che nel nostro campione condizionavano significativamente il rischio di ricorrenza di
malattia sono state: la durata della malattia (p= 0.03) e l’intervento psicoeducazionale (p= 0.02). Nello
specifico, i pazienti che andavano incontro ad una ricorrenza di malattia presentavano una maggior durata di
malattia, e la non partecipazione al gruppo psicoeducativo si caratterizzava da una percentuale maggiore di
nuovi episodi di malattia: 47,7% vs 19%.
Conclusioni: In base ai risultati ottenuti nel nostro studio, un intervento psicoeducazionale comune per
126
Psicoeducazione con pazienti unipolari e bipolari
UP e BP, è applicabile e ha un effetto preventivo maggiore rispetto a un intervento clinico standard.
EXPERIMENTAL APPLICATION OF PSYCHOEDUCATION TO A MIXED GROUP OF UNIPOLARS
AND BIPOLARS: THE LONG-TERM EFFECTS IN A 24-MONTH FOLLOW-UP
Abstract
Key Words: Unipolar-Bipolar-group psychoeducational intervention-recurrence and/or re-hospitalization
Objective: Psychoeducation represents a simple support intervention for bipolar and unipolar patients.
It is apllied separately in the two populations, although they share many clinical, therapeutic and course of
illness aspects. The purpose of this study was to evaluate experimentally, using a sample of outpatient
euthymic unipolars and bipolars, both the applicability of a psychoeducational group program as well as its
effect on the frequency of the illness in a follow up of 24 months, compared to a standard clinical treatment
without psychoeducational intervention.
Method: The sample consisted of 42 people (21 unipolar and 21 bipolar) from among the enrolled
euthymic patient population diagnosed with Major Depressive Disorder and Bipolar I Disorder, as defined
by the DSM-IV-TR (American Psychiatric Association 2000) in charge at the Outpatient Center for Mood
Disorders, Department of Neuroscience, San Raffaele-Turro Hospital in Milan, Italy. Patients were randomly
assigned to either the psychoeducational program or to a standard clinical treatment which continued with
their psychiatrist. Each cycle of our experimental psychoeducational program for a mixed unipolar and
bipolar patient population lasted five months and included weekly 60-minute therapy sessions. After 24month follow-up, the two treatment groups were compared with respect to the duration of the euthymia and
the incidence of re-hospitalization. Regression analysis was performed (as per the Cox Proportional Hazard
Model in the context of survival analysis in order to identify variables predictive of recurrence. Recurrence
and subsequent re-hospitalisation rates were used to measure the outcomes.
Results: At the end of the 24 month-follow-up, 66,67% recurred. Independent variables contributing
significantly to the risk of recurrences were: duration of illness (p=0.03) and participitation in
psychoeducational groups (p=0.02). The psychoeducated group showed a lower and later number of recurred
patients; a higher percentage of rehospitalization for depressive recurrences in the non psychoeducated
group was observed.
Conclusions: Based on the results obtained in our study, implementation of a psychoeducational group
program for both unipolar and bipolar patients could have a significant preventative effect on the rate of
recurrence as well as improve the duration of euthymia with respect to a standard course of treatment.
Bibliografia
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Linda Franchini, Giulia Paredi, Mariantonietta Ciracì e Cristina Colombo
Dipartimento di Neuroscienze Cliniche Università Vita-Salute, Ospedale San Raffaele-Turro, Via
Stamira d’Ancona 20, 20127, Milano
Corrispondenza
Dr. Linda Franchini, Centro per I Disturbi dell’Umore,
[email protected]
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