CAPITOLO 3
“LE IMPRESE”
Relatori:Liliana Linciano
Alberigo Grassi
Giovanni Barchiesi
CRITERI PER STUDIARE LE IMPRESE
• Potere di mercato capacità di un’impresa di imporre un prezzo
al di sopra del suo costo marginale (P > Cmg), al fine di
massimizzare il profitto; Deaglio lo definisce come “capacità delle
imprese di aggregare capitali in un mercato finanziario libero,
conquistando la fiducia degli investitori globali
• Stabilità nel tempo delle attività produttive e le loro prospettive
di crescita, garantite da una diffusa capacità di competere nei
mercati internazionali attraverso l’innovazione;
• Vitalità del sistema produttivo, la capacità di inserirsi su nuovi
mercati e generare nuove leadership.
ECONOMIA INDUSTRIALE si occupa in modo
prevalente delle forme di mercato, della loro genesi,
del loro evolvere e delle politiche per tutelare e
favorire la concorrenza
POLITICHE INDUSTRIALI insieme dei provvedimenti
che possono sostenere o limitare la crescita e le
capacità innovative delle imprese.
INDICI DI CONCENTRAZIONE
nel misurarli bisognerebbe tener conto sia del numero delle imprese che le
differenze nella loro grandezza (in termini di fatturato e di valore aggiunto)
Asse x= n° delle imprese
Asse y= % cumulata delle quote di mercato, ordinate in modo decrescente nei 3
ipotetici settori A, B e C.
A= più concentrato (monopolio)
B= meno concentrato MA le imprese hanno la stessa dimensione
C= formato da un insieme di grandi imprese (maggior potere di mercato) e numerose
piccole imprese.
Principali indici di concentrazione
1. Coefficiente di Gini
2. Rapporto di concentrazione
3. Indice di Herfindahl
Coefficiente di Gini
-Se K / T = 0: equidistribuzione
-Se K / T = 1: monopolio
La retta (45°) rappresenta il caso di minima concentrazione, in cui tutte le imprese sono uguali.
A seconda dell’aumento o della diminuzione dell’area di K, abbiamo più o meno concentrazione.
Rapporto di Concentrazione
somma delle quote di mercato delle prima n imprese operanti nel mercato
n
CR =  si
i 1
Vantaggi:
Facile da calcolare
Va bene per paragonare la concentrazione di varie industrie, utilizzando lo stesso n
Svantaggi:
Arbitrarietà di n
le conclusioni sulla concentrazione dell’industria cambiano a seconda del n scelto
=> Gli altri 2 indici soddisfano i criteri prima esposti
Indice di Herfindahl
H = somma del quadrato delle quote di
mercato di tutte le imprese
dell’industria
N
=
s
i 1
2
i
Vantaggi:
Tiene conto sia della numerosità delle imprese dell’industria che delle differenze di quota di mercato
È compreso tra 0 e 1, con valori maggiori quando la concentrazione aumenta (H=0 se concorrenza
perfetta; H=1 se monopolio)
Nell’indice ciascuna impresa è ponderata con un peso uguale a se stessa
Si può calcolare il numero equivalente: numero di imprese di uguale dimensione che genererebbe lo
stesso valore dell’indice
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE IMPRESE
Le imprese possono essere classificate secondo
numerosi criteri, ad esempio:
•In base all’oggetto della produzione;
•In base al settore di attività;
•In base al tipo di processo produttivo;
•In base alle dimensioni;
•In base al soggetto giuridico;
I parametri dimensionali
• La grande impresa
• La media impresa
• La piccola impresa
• La micro impresa e l’impresa artigiana
La definizione quantitativa
Secondo Istat e Eurostat
 da 1 a 9 addetti l’impresa è classificata come micro-impresa;
 da 10 a 99 addetti l’impresa è piccola;
 da 100 a 499 addetti si parla di media impresa;
 oltre i 500 addetti l’impresa è di grandi dimensioni.
Secondo L’Unione Europea (Raccomandazione 2003/361)
Totale Stato
Patrimoniale
Dipendenti
Fatturato
Micro Impresa
< 10
< 2 M€
< 2 M€
Piccola Impresa
< 50
< 10 M€
< 10 M€
Media Impresa
< 250
< 50 M€
< 43 M €
Grande Impresa
> 250
> 50 M€
> 43 M€
Micro imprese e imprese artigiane
Sono microimprese le imprese con non più di 9 addetti
e un fatturato fino a 2 milioni di euro.
Le imprese artigianali possono connotarsi
diversamente a seconda delle caratteristiche della loro
formula imprenditoriale e
- il substrato conoscitivo utilizzato nella produzione:
manuale/empirico o intellettuale;
- il livello di meccanizzazione dell’attività
- la remunerazione dei fattori produttivi
La piccola impresa
La definizione in base a parametri quantitativi: le classi di fatturato (2-10 mil. di
euro; il numero di addetti (da 10 a 99); la capacità produttiva; il capitale investito.
I parametri qualitativi:
 l’ assetto istituzionale di matrice imprenditoriale
 l’accentramento dei processi decisionali
 l’operare in reti di relazioni interaziendali
 la semplicità della struttura organizzativa
 l’entità limitata del patrimonio
 limiti nelle opzioni strategiche
Il peso delle piccole imprese in Italia
27% imprese è formato da 1-2 addetti
95% ha meno di 10 addetti
47% di occupati è in imprese con meno di 10
addetti
70% degli occupati nell’industria manifatturiera
è in imprese con meno di 100 addetti
Caratteristiche e limiti delle
piccole imprese
Assetti istituzionali ove vi è coincidenza tra controllo e management
Commistione tra esigenze familiari (ad esempio spazi gestionali per i familiari) ed interessi
aziendali
Processi decisionali fortemente centralizzati in un piccolo nucleo
Rischio del ricambio generazionale
Coinvolgimento in reti di relazioni interaziendali
Forti interdipendenze
Flessibilità e specializzazione
Sviluppo legato solo alle competenze dell’imprenditore
Strutture organizzative semplici e veloci
Rischio impoverimento e basso coinvolgimento di tutto il capitale umano; limiti alle carriere; rischi nel
momento dello sviluppo
Risorse finanziarie limitate e orientamento alla prudenza
Limiti nelle opportunità di crescita
Opzioni strategiche soprattutto nei settori ad elevata specializzazione dove è importante la soddisfazione del
cliente più del prezzo
Rischio di rimanere in nicchie
La media impresa
Definizione quantitativa
Per UE addetti tra 50 e 250 e fatturato tra 7 e 40 milioni
di euro
Per Eurostat tra 100 e 500 unità
Per Mediobanca: 50 ed il 499 addetti, un fatturato tra i 16
ed i 60 milioni
Definizione qualitativa
Varietà di elementi che la pongono come ibrido tra
piccola e grande ma con sua autonoma specificità
La media impresa si connota per la capacità di
gestione di dualismi che ne definiscono l’essenza:
 tra leader di un comparto e “piccola” nel settore
 tra imprenditorialità e managerialità
 tra vecchie e nuove generazioni
 tra orientamento al prodotto e orientamento al marketing
 tra tangibile e intangibile
 tra l’integrazione verticale e lo sviluppo per linee esterne
 tra locale e globale
 tra modelli organizzativi consolidati e nuovi modelli sperimentali
 tra imprenditorialità individuale e imprenditorialità collettiva
Sistemi produttivi locali
Sono caratterizzati da un’ampia divisione del lavoro tra
imprese specializzate, dalla diffusione di molteplici
competenze imprenditoriali e da mix di cooperazione e
competizione.
Un’area territoriale caratterizzata da elevata
concentrazione di piccole imprese con una particolare
specializzazione produttiva, dove esiste un particolare
rapporto tra presenza di imprese e popolazione residente
delinea un distretto industriale
Diverso è il caso delle aree di specializzazione produttiva
ove mancano la componente socio-culturale e fenomeni di
interrelazione tra le imprese
Indicatori per individuare aree aventi
caratteristiche formali di distretto
INDICE DI INDUSTRIALIZZAZIONE MANIFATTURIERA
Serve a dimostrare che nel territorio l’importanza dell’attività manifatturiera, in termini di addetti, è maggiore di
quanto sia in Italia, con uno scostamento prefissato
INDICE DI DENSITA’ IMPRENDITORIALE
Serve ad indicare che nel territorio il n° delle unità produttive manifatturiere per abitante maggiore di quanto sia
in Italia
INDICE DI SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA
Serve a provare l’esistenza di una specializzazione nell’ambito dell’industria manifatturiera, definita con la
presenza di un settore che è più importante di quanto sia in Italia
RILEVANZA DEL SETTORE DI SPECIALIZZAZIONE
Definita dalla sua quota, nell’industria manifatturiera locale, maggiore di un valore predefinito (20%)
Parametro che ha lo scopo di selezionare le aree di piccole imprese e escludere quelle in cui il
peso delle grandi è maggiore. Si impone che nel settore, in cui l’area è specializzata prevalgano le imprese con
meno di 200 addetti
NORD-OVEST: 9
Lombardia
Mobile- Brianza; Calze - Castelgoffredo;
Tessile – Como; Meccanica - Lecco;
Metalli – Lumezzane
Piemonte
Tessile/abbigliamento - Biella;
Oreficeria - Valenza Po; Casalinghi - Cusio;
Meccanica - Pianezza Pinerolo
CENTRO: 6
Toscana
Tessile - Prato; Marmo - Carrara;
Concia - S. Croce sull’Arno
Marche
Mobile – Pesaro; Calzatura - Fermo;
Lazio
Ceramica -Civita Castellana
NORD-EST: 17
Veneto
Vetro – Murano; Calzature - Brenta;
Sportsystem – Montebelluna; Concia - Arzignano;
Occhiali – Belluno; Mobile - Q. del Piave;
Tessile - Schio, Thiene, Valdagno; Inoxvalley;
Meccanica - Schio, Thiene- Montecchio
Friuli VG
Sedie – Manzano; Mobile - Livenza;
Emilia Romagna
Ceramica – Sassuolo; Tessile - Carpi
Macchine agricole - Reggio Emilia;
Oleodinamica; Meccanica alimentare
SUD: 9
Abruzzo
Abbigliamento Nord Abruzzese;
Abbigliamento Sud Abruzzese
Puglia
Imbottito Murge; Calzatura - Salento;
Abbigliamento – Salento; Calzatura Barletta
Campania
Calzatura e Abbigliamento – Napoli;
Concia –Solofra
Le medie imprese “cresciute”
Medie imprese diventate
grandi dal 1998 al 2003 (dati
Mediobanca-Unioncamere,
2007)
• Il 23% è acquisito da gruppi
stranieri
• Il 41,8% da gruppi Italiani
• Il 28,9% rimane
indipendente
• Il 6,3% se la passa male
L’indagine Mediobanca
Imprese con 50-499 dipendenti e 13-290 mln€ di fatturato: circa 4000 imprese con il seguente
profilo
 il 14% della produzione manifatturiera italiana a valore (22% con l’indotto);
 la maggiore concentrazione di imprese è nelle aree del Nord Est Centro e in Lombardia; bassa, ma
in espansione, la presenza nel Mezzogiorno.
 l’attività prevalente è nei settori tipici del made in Italy;
 oltre il 70% a proprietà familiare;
 specializzate, con produzioni differenziate nella fascia medio-alta, incentrate sul valore della
qualità, del brand, del design, del servizio al cliente;
 esse occupano posizioni di mercato di nicchia rilevanti a livello internazionale e si avvalgono di
dense reti di relazioni a monte e a valle
Contributo al Valore Aggiunto
Fonte: Mediobanca (2007)
Andamento del Valore Aggiunto
Fonte: Mediobanca (2007)
Le Microimprese e le Medie Imprese svolgono un
ruolo centrale nell’economia europea.
Sono tra le più importanti fonti di competenze
imprenditoriali, d’innovazione e di occupazione.
Nell’Unione Europea allargata composta
da 25 paesi, circa 23 milioni di PMI
forniscono intorno a 75 milioni di posti di
lavoro e rappresentano il 99% di tutte le
imprese
Determinanti della dimensione
di impresa
Quattro motivazioni alla base della creazione di una GRANDE IMPRESA:
1. Economie di scala= Situazione per la quale un'impresa che inizia a produrre su più grande
scala, ottiene vantaggi derivanti dalla diminuzione del costo di produzione unitario al costo
della produzione stessa;
2. Economie di diversificazione= Produrre una varietà di beni, consente di operare con costi
medi inferiori;
La presenza delle prime 2 motivazioni, favorisce FUSIONI ORIZZONTALI tra imprese di uno
stesso ramo produttivo, con lo scopo di accrescere il potere di mercato.
3. Costi di transazione;
4. Fattori istituzionali= efficienza del sistema giudiziario che favorisce le transazioni di
mercato, garantendo il rispetto delle pattuizioni contrattuali;
IMPRESA MULTINAZIONALE
Possiamo definire l’impresa multinazionale come un insieme di mezzi di
produzione dipendenti da un unico centro decisionale che controlla varie
unità locali distribuite in vari Paesi. Essa, in sostanza, è una grande
società o un insieme di società che possiede la direzione centrale (casa
madre) in un determinato Stato e gli stabilimenti produttivi sparsi in
varie parti del mondo.
I caratteri essenziali dell’impresa multinazionale sono costituiti da:
• operare direttamente in più Stati (almeno 6, derivandovi oltre 1/3 del
fatturato);
• avere un’area di attività ed influenza estesa spesso a buona parte del
globo;
• avere migliaia di dipendenti diretti e fatturati superiori al bilancio di
diverse nazioni;
• avere un’elevata specializzazione nelle varie funzioni interne,
distribuite a seconda delle condizioni locali e delle strategie aziendali.
Connotati qualitativi della grande impresa
1) la dimensione elevata;
2) l’apporto di manager nell’attività di governo;
3) la capacità di organizzazione autonoma di
taluni fattori di produzione;
4) il potere di condizionamento nei confronti di
soggetti esterni;
5) la frequente strutturazione a gruppo.
…………..Alcuni studiosi però, preferiscono distinguere più dettagliatamente:
 Multinazionale l’impresa che possiede all’estero almeno il 25% dei propri
investimenti produttivi e dei propri dipendenti, realizzandovi almeno 1/4 del
fatturato complessivo.
 Internazionale l’impresa che ha un orientamento generale di carattere
essenzialmente nazionale, cioè opera soprattutto nell’ambito del Paese al quale
appartiene, ma è dotata di un’apposita sezione internazionale che gestisce lo
sviluppo delle attività estere.
 Transnazionale l’impresa che appartiene ad operatori di diversi Paesi, ma possiede
un centro unico non soggetto a vincoli da parte dei Paesi cui appartengono i
proprietari.
 Sovranazionale l’impresa che, essendo presente in gran parte del mondo, nelle sue
decisioni si sente vincolata solo da norme introdotte da appositi accordi
internazionali.
Vantaggi e limiti della grande impresa
Vantaggi:
a) Economie di scala tecnologiche
b) Economie di scala di gestione
c) Specializzazione e innovazione
d) Bassi rischi di mercato grazie alle internalizzazioni
e) Capacità di influenza del mercato
Limiti
La flessibilità è limitata in condizione di forte turbolenza e complessità e
quando l’efficienza produttiva non è il solo parametro ma diventano
importanti la flessibilità e la rapidità di risposta.
………….alcuni numeri
• Oggi la Terra è popolata da circa 6 miliardi di persone;
• Circa 1 miliardo di persone sono all’interno del sistema “globalizzazione” (consumano o producono);
• Circa 2 miliardi di persone sono i poveri dei PVS.
• Circa 3 miliardi di persone sono gli esclusi, gli “inutili”: non potranno mai né produrre, né
consumare;
• Le imprese multinazionali nel mondo sono circa 400;
• Controllano il 65% del commercio planetario, di cui il 42% avviene tra filiali della stessa impresa;
• Detengono il 50% della liquidità mondiale;
• I dipendenti diretti sono 72 milioni;
• Solo 12 milioni sono i dipendenti diretti delle multinazionali nei Paesi del Terzo Mondo
Multinazionali nel mondo
• Le multinazionali nel mondo sono 387 (di cui 335 industriali), fatturano
complessivamente 12.206 mld di euro. In proporzione, le nordamericane
fatturano di più, ma creano minore occupazione di quelle russo-asiatiche.
Le europee hanno mediamente una dimensione maggiore.
• Aspetti economico-patrimoniali delle multinazionali nel periodo 20022012. L’Oriente batte l’Occidente per volumi di vendite, stabilità finanziaria
e liquidità; l’Occidente, pur se con margini in calo nel 2012, vince ancora
per redditività ed efficienza. L’Europa è dietro l’Oriente e il Nord America
nei ricavi high tech (che assicurano un maggiore rendimento del capitale),
ma sta recuperando terreno investendo soprattutto nella ricerca di alta
tecnologia (farmaceutica in primis).
• Le multinazionali italiane sono fanalino di coda in Europa. L’Italia
scende da 17 nel 2011 a 16 nel 2012. Positivi segnali da tecnologia e
occupazione, ma nel complesso ancora troppo deboli e troppo lontane da
tedesche e francesi. Restano quindi perdenti nel confronto con Germania
e Francia (minore redditività, minore solidità finanziaria, minore
produttività e minore capacità di profitto). Il contributo al fatturato
aggregato europeo delle multinazionali con sede in Italia è pari al 7%,
contro il 26% del Regno Unito, il 21% della Germania e il 15% della Francia.
POTERE DI MERCATO E POTERE DELLE NAZIONI
Struttura e attività delle
multinazionali estere in ITALIA
Fonte Istat 2010
Processi di Integrazione
Per poter vincere la concorrenza, le imprese possono usare tre strategie diverse:
• Accrescere la produttività con l’introduzione di tecnologie sempre più moderne;
• Ridurre la concorrenza mediante l’acquisizione delle imprese più deboli;
• Operare fusioni con altre imprese rilevanti.
Ciò comporta processi di concentrazione tecnica e finanziaria che può essere di due tipi:
verticale ed orizzontale.
La concentrazione verticale (o integrazione verticale), si ha quando la stessa impresa concentra, in una sola
area, le diverse fasi produttive che concorrono alla fabbricazione di un articolo finito (ad esempio filatura,
tintura, tessitura, appretto, confezione di biancheria). Molto spesso l’integrazione si estende anche a monte e a
valle dell’attività principale, come nel caso delle compagnie petrolifere (estrazione del greggio, trasporto con
proprie navi, raffinazione, produzione dei derivati petroliferi, distribuzione dei prodotti finiti).
La concentrazione orizzontale, invece, si ha quando un’impresa acquisisce sotto la stessa direzione vari
stabilimenti che fabbricano lo stesso prodotto. Questo processo di concentrazione comporta un continuo
ampliamento degli stabilimenti principali e la chiusura di quelli minori, in modo da realizzare economie di scala
e risparmiare sui costi fissi; in questo modo, le industrie tendono a stabilire posizioni di monopolio o di
oligopolio su vasti territori.
La classifica delle aziende italiane
Ecco la graduatoria delle aziende Italiane secondo Mediobanca rapporto 2012 (valori in migliaia di euro)
1) ENI € 109.589.000
2) EXOR € 84.359.000 (quasi + 26 miliardi rispetto al 2010, sale di un posto)
3) ENEL € 77.573.000 (nonostante un +6 miliardi scende dal 2° al 3°)
4) GSE – GESTORE DEI SERVIZI ENERGETICI € 30.027.434 (sale di un posto dal 2010)
5) TELECOM ITALIA € 29.282.000 (+ 2 milioni ma scende dal 4° al 5°)
6) FINMECCANICA € 17.318.000 (perde 1 miliardo di fatturato ma resta stabile come posizione)
7) ESSO ITALIANA € 12.662.146 (guadagna quasi 2 miliardi i in più e sale dal 8° al 7°)
8) EDIZIONE € 12.253.000 (scende di 1 posto)
9) EDISON € 11.381.000 (+1 miliardo ma stabile al 9°)
10) SARAS – RAFFINERIE SARDE € 10.960.866 (+2,5 miliardi sale di un posto)
11) RIVA FIRE € 10.015.077 (+2 miliardi circa sale di un posto)
12) POSTE ITALIANE € 10.014.189 (guadagna neanche 30 milioni di euro in più ma 2 posizioni)
13) TOTALERG € 8.151.668 (sale dal 13° al 14°)
14) KUWAIT PETROLEUM ITALIA € 7.638.605 (scende di una posizione)
15) PRYSMIAN € 7.583.000 (dal 26° posto passa al 15° con un incremento del fatturato di 3 miliardi)
16) ERG € 6.770.291 (21° posto nel 2010)
17) SUPERMARKETS ITALIANI € 6.445.180 (scendono di 1 posto)
18) FERROVIE DELLO STATO ITALIANE € 6.344.000 18 (cadono di 3 posti dal 15° al 18°) 6.237.000 15
19) LUXOTTICA GROUP € 6.222.483 (stabile con un lieve incremento nel fatturato)
20) A2A € 6.096.000 (passa dal 18° al 20°)
Grazie per l’attenzione
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Capitolo 3