Università degli Studi di Padova, Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali, viale dell’Università, 16 – 35020 Legnaro (PD) Agroservizi S.r.l. via Zuccherificio, 236 - 45031Arquà Polesine (RO) RELAZIONE FINALE “TECNICHE DI CONTROLLO DELL’AZOTO CON IMPIANTI DIMOSTRATIVI A PUNTO FISSO” Attività 4: Cantieri di trasporto/distribuzione effluenti Studio di un modello operativo e funzionale per la distribuzione in pieno campo di effluenti zootecnici, mediante l’utilizzo di una macchina dedicata Luigi Sartori, Franco Gasparini Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali Università degli Studi di Padova RIASSUNTO La distribuzione in pieno campo di effluenti zootecnici in uscita da impianti per il controllo dell’azoto, implica una precisa pianificazione delle operazioni di trasporto e distribuzione. Questa gestione coinvolge un’alta tempestività d’intervento associata al contenimento dei costi di esercizio, nonché la corretta gestione agronomica. Proprio per questo, la scelta è ricaduta su di una macchina di elevate dimensioni (Trattrice agricola Class Xerion 3800 VC) in grado di essere agevolmente configurata a seconda delle diverse condizioni operative e utilizzata in maniera comprensoriale. In ragione della complessità dell’intero cantiere e delle molteplici variabili in gioco, lo studio è stato condotto su più fronti. Primo fra tutti la valutazione tecnico-funzionale della macchina e dell’intera operazione. Essa ha indicato i limiti inferiori e superiori di utilizzo, in termini sia di tempi di lavoro che di capacità operative di ogni singola fase o dell’intera filiera, soprattutto in relazione alla dose 1 distribuita e alle distanze dell’appezzamento dal centro di stoccaggio. La corretta gestione agronomica parte dall’impiego di adeguati sistemi rispettosi dell’ambiente suolo (es. pneumatici a sezione larga e a bassa pressione di gonfiaggio, andatura disassata, etc.), un adeguato sistema di distribuzione del prodotto, dalla regolazione della dose distribuita, con l’ausilio di sistemi tecnologici di gestione di bordo e di un’adeguata sensoristica che rilevi in tempo reale diversi parametri quantitativi del prodotto che viene distribuito affinché possa essere fatta la taratura continua della macchina. PREMESSA Le deiezioni liquide provenienti dagli allevamenti zootecnici vengono ad oggi spesso considerate solamente come un materiale da smaltire: mentre infatti in agricoltura biologica il divieto di impiegare fertilizzanti di sintesi si accompagna alla necessità di rivalutare l’impiego dei concimi organici, nell’agricoltura convenzionale la distribuzione dei liquami rimane un’operazione eseguita in base all’esigenza primaria di svuotare le vasche di stoccaggio, sottovalutando il valore agronomico che esso può avere a vantaggio della fertilità del suolo e nella riduzione dei costi di produzione. Tale concezione deriva dall’effettiva difficoltà che spesso l’azienda agricola incontra nella fase di distribuzione dei liquami. Le superfici a disposizione per lo spandimento sono spesso limitate a seguito della concentrazione degli allevamenti avvenuta nel corso degli ultimi 30 anni, e insufficienti: nel caso dei bovini, solamente il 21 % dei capi presenti nel nostro paese è allevata in aziende con una SAU superiore ai 50 ha, mentre circa il 68% ed il 10,5% dei capi bovini viene rispettivamente allevato in aziende con SAU compresa fra i 5 ed i 50 ha o inferiore a 5 ha (fonte ISTAT 1997); la concentrazione degli allevamenti zootecnici, di carattere intensivo, in aree di non vaste dimensioni e spesso dotate di terreni con bassa capacità ricettiva o comunque maggiormente soggetti a problemi di lisciviazione (es. terreni sabbiosi o prevalentemente sciolti) complica ulteriormente la gestione dei reflui zootecnici, la quale si accompagna ad evidenti effetti ambientali. Inoltre ristretti sono i periodi in cui viene relegata la distribuzione: l’esigenza di distribuire il prodotto stoccato spesso comporta che l’applicazione dei reflui zootecnici viene eseguita con terreno non in tempera o comunque nelle condizioni (temperatura, umidità) non ottimali, con conseguenti problemi di compattamento del terreno. La distribuzione dei liquami si accompagna in generale anche a problematiche di natura agronomica quali la difficoltà di determinare il titolo in elementi nutritivi, la dose da distribuire, l’incapacità di conoscere a priori la dose effettivamente distribuita, la tempestività di intervento legata al problema del compattamento. 2 Nel caso in cui si vogliano sostituire i concimi minerali con i liquami zootecnici infatti, si ha a che fare con degli inconvenienti non sempre facilmente risolvibili, quali: a) basso titolo di elementi nutritivi e difficoltà di determinazione dello stesso: questo comporta un aumento dei volumi da distribuire, con conseguente aumento dei costi e problemi di inquinamento, soprattutto in quei suoli più sensibili in cui la frazione liquida veicoli i nutrienti in falda; b) difficoltà di eseguire distribuzioni omogenee e tempestive: i sistemi tradizionali che vengono comunemente usati spesso non sono in grado di garantire un’accettabile e costante uniformità di distribuzione e soprattutto non consentono di intervenire in corrispondenza delle esigenze nutritive della coltura che rappresentano invece uno dei fattori basilari per l’esecuzione della liquamazione (Giardini et al., 1999) A tali inconvenienti si accompagnano altri aspetti, schematizzati di seguito, aventi un carattere ambientale e come tali percepiti con una crescente sensibilità dalla collettività e quindi disciplinati dalla normativa vigente: 1. l’emissione di odori in fase di applicazione in campo: i diversi sistemi di spargimento possono accompagnarsi all’inconveniente dell’emanazione di odori sgradevoli, soprattutto nel caso in cui la distribuzione non sia seguita dall’interramento del liquame; il problema degli odori è diventato sempre più importante, a seguito anche dall’applicazione in campo di elevate dosi di liquame e dalle difficoltà di distribuzione che si possono avere in taluni periodi dell’anno. A tal proposito, esistono diversi tipi di trattamenti da effettuare in azienda per diminuire il carico di odori, che hanno portato risultati soddisfacenti, soprattutto per i trattamenti oligolitici ed aerobici (Chiumenti et al., 1988). Nel caso non siano possibili trattamenti in azienda l’utilizzo di sistemi di interramento direttamente in fase di distribuzione limitano il problema, a seguito di una diminuzione dell’effetto aerosol e quindi di una drastica riduzione della volatilizzazione di ammoniaca (Trindade e al. 2001); 2. il problema dell’inquinamento della falda, soprattutto in quelle aree in cui la falda è molto superficiale ed il terreno è tendenzialmente sabbioso: il problema può presentarsi per gli elementi solubili, come l’azoto, o solo in parte trattenuti dal terreno come accade per il fosforo, i quali possono perciò essere responsabili di accentuati problemi di inquinamento, tanto che, nell’ambito della contaminazione delle acque da azoto e fosforo (Smith. et al., 2001), l’emissione attribuita all’attività agricola risulta variabile rispettivamente dal 37% all’82% per il primo, e dal 27% al 38% per il secondo (Isermann, 1990). 3 LE TECNICHE DI DISTRIBUZIONE La scelta delle tecniche di distribuzione deve seguire differenti approcci in relazione al fatto che la coltura sia presente (prato o in copertura) o meno (terreno nudo) durante l’applicazione stessa (Huismans, 2003). Nel primo caso, anche se la presenza della vegetazione ostacola sempre la distribuzione, l’applicazione rasoterra e l’incorporazione sottosuperficiale sono considerate buone tecniche di distribuzione dal momento che riducono le emissioni e allargano il periodo di distribuzione anche in epoche primaverili ed estive. In assenza di coltura, l’aspetto fondamentale è l’incorporazione che può essere differita dalla distribuzione e abbinata con le lavorazioni del terreno, oppure effettuata in contemporanea attraverso la distribuzione sottosuperficiale o l’iniezione profonda. Spandimento superficiale I sistemi ad alta pressione comprendono gli irrigatori e i carribotte con piatto deviatore (figura 1). L’irrigatore ad alta pressione funziona ad elevate pressioni di esercizio e gittate che possono superare i 60 m. Per questo le considerevoli perdite sono dovute alla ridotta dimensione delle gocce prodotte e al tempo di permanenza di queste a contatto con l’atmosfera. Sebbene non sia richiesto il transito sull’appezzamento, l’uniformità di distribuzione è limitata e la tecnica non è considerata tra le migliori disponibili. Il carrobotte con piatto deviatore è caratterizzato da una insufficiente uniformità di distribuzione trasversale e da elevata polverizzazione del getto (Chambers et al., 2001). Nemmeno il suo uso rientra tra le pratiche di spandimento migliori: Infatti si evidenziano perdite oscillanti dal 14 fino a oltre l’80% dell’azoto ammoniacale distribuito, parte delle quali, in condizioni ambientali sfavorevoli, per evaporazione diretta (Sharpe e Harper, 1997). Irrigatori e carribotte operanti con ridotte pressioni di esercizio possono essere considerati tecniche compatibili purché producano grosse gocce e abbiano limitata gittata. Per compensare alla bassa larghezza di lavoro, una valida applicazione prevede l’uso di due piatti deviatori (carribotte) o una barra di distribuzione (irrigatori): in questo caso il sistema può essere utilizzato anche in copertura per i cereali autunno-vernini e, con le dovute precauzioni, nelle colture a semina primaverile (European Commission, 2003). 4 Figura 1 - Il carrobotte con piatto deviatore ha una insufficiente uniformità di distribuzione trasversale e una elevata polverizzazione del getto che causa perdite di elementi nutritivi. Per compensare alla bassa larghezza di lavoro, una valida applicazione prevede l’uso di due piatti deviatori. Spandimento rasoterra in banda Lo spandimento rasoterra prevede che il liquido venga posizionato direttamente in prossimità del terreno attraverso barre di elevata larghezza di lavoro, provviste di tubi adduttori flessibili (figura 2). L’assetto tipico è relativo a barre della lunghezza di 12 m con tubazioni distanziate di 30 cm. Rispetto allo spandimento superficiale si consegue un migliore utilizzo degli elementi nutritivi, una riduzione della contaminazione della parte aerea della coltura e la possibilità di distribuzione, oltre che su terreno non coltivato, anche tra le file o su colture in atto. I sistemi che prevedono la localizzazione superficiale in banda riducono le emissioni dal 40 al 60% rispetto lo spandimento superficiale (Balsari e Gioielli, 2003; Smith et al., 2000). 5 Figura 2 - Lo spandimento rasoterra posiziona il liquido direttamente in prossimità del terreno attraverso tubi adduttori flessibili. L’assetto tipico è relativo a barre della lunghezza di 12 m con tubazioni distanziate di 30 cm. Si consegue un migliore utilizzo degli elementi nutritivi, una riduzione della contaminazione della parte aerea della coltura e la possibilità di distribuzione, oltre che su terreno non coltivato, anche tra le file o su colture in atto. Incorporazione differita del liquame distribuito Si dovrebbe applicare quando non è possibile intervenire con altre tecniche che prevedano l’interramento contemporaneo alla distribuzione. Su terreno non coltivato l’interramento contemporaneo o differito di qualche ora è il sistema più efficace per limitare la volatilizzazione (anche fino al 96% rispetto alla distribuzione superficiale) (Balsari e Gioielli, 2003), ma difficoltosa risulta la sua applicazione in terreni secchi o ricchi di scheletro (Aroso et al., 2001). L’incorporazione del liquame si realizza entro 4 ore dall’intervento (European Commission, 2003) con attrezzature che provvedano al completo rivoltamento degli strati e quindi con aratri a versoio o erpici a dischi. Premesso che non sono idonee attrezzature a denti che lasciano in superficie una certa frazione di refluo, alcune precauzioni riguardano la profondità di interramento del liquame cui è legata la scelta del tipo di aratro. E’ chiaro che occorre trovare un giusto compromesso tra l’esigenza di interrare tutto il distribuito con il fabbisogno in potenza e in trazione richieste al trattore. Con dosi relativamente ridotte si deve mantenere superficiale la lavorazione per non diluire troppo la sostanza organica lungo il profilo del terreno, utilizzando aratri polivomeri superficiali, mentre, con 6 quantità unitarie più elevate, si dovrebbe aumentare progressivamente la profondità che comunque non deve essere superiore a 30-35 cm. Inoltre le condizioni di lavoro in questo frangente favoriscono gli slittamenti e tendono a ridurre l’aderenza delle ruote motrici. Nel caso dell’incorporazione differita l’effetto del tempo che intercorre tra i due interventi è importante in considerazione del fatto che il picco di maggior volatilizzazione del gas è circoscritto nelle prime ore dallo spandimento. Spandimento rasoterra in banda con deflettore Le attrezzature hanno la stessa configurazione di quelle per la distribuzione in banda (larghezza massima di 8 m) con in aggiunta un deflettore posto nella parte distale del tubo adduttore che permette di depositare il liquame sotto la coltura e sopra il suolo, senza contaminazioni della parte aerea. Questa tecnica è applicabile su prati e cereali autunno-vernini la cui vegetazione abbia un’altezza minima di 8 cm: il deflettore sposta lateralmente gli steli e le foglie che, dopo il rilascio del liquame, ritornano nella posizione iniziale. La banda del liquido viene quindi coperta dalla vegetazione che funge da protezione contro i fenomeni ambientali che favoriscono la volatilizzazione (Chadwick e Laws, 2002). Oltre all’effetto vegetazione, sembra che le minori perdite siano anche dovute all’assorbimento del gas da parte delle foglie (Aroso et al., 2001) e dello ione ammonio per opera delle radici. Spandimento sotto-superficiale a solco aperto Il liquame viene depositato in un solco creato da utensili di vario tipo che in genere lavorano a profondità non superiori a 5-6 cm (figura 3). Gli assolcatori, a lama o a disco singolo o doppio, spaziati di 20-40 cm, incidono il terreno e lasciano aperto un profilo che viene poi riempito dal liquame. Questo tipo di distribuzione è adatto per prati con sviluppo non eccessivo e cereali autunno-vernini (Chadwick e Laws, 2002; Chen et al., 2001). Oltre a ridurre ulteriormente l’entità delle perdite di ammoniaca e non provocare contaminazioni con la parte epigea della pianta, viene ridotto il rischio di scorrimenti superficiali, ma occorre determinare con attenzione le dosi in modo che il liquame non tracimi dal solco appena creato. In altre parole la quantità distribuita è correlata con la profondità di lavoro e il numero di utensili a disposizione. Inoltre, visto anche la minor larghezza di lavoro (fino a 6 m) e la maggior complessità dell'operazione di distribuzione che interessa anche una minima lavorazione del terreno, la tecnica è più onerosa della precedente dal punto di vista energetico ed economico. 7 Figura 3 - Gli assolcatori a disco singolo o doppio, nello spandimento sotto-superficiale a solco aperto, incidono il terreno e lasciano aperto un profilo che viene poi riempito dal liquame. Questo tipo di distribuzione è adatto per prati con sviluppo non eccessivo, per cereali autunno-vernini e nella coltivazioni effettuate su sodo. La quantità distribuita è correlata con la profondità di lavoro e il numero di utensili a disposizione. Spandimento sotto-superficiale a solco chiuso Il liquame viene iniettato ad una profondità massima di 15 cm in un solco creato da denti o dischi e successivamente coperto da dischi o rulli a valle dell’iniettore (figura 4). La finalità è quella di ricoprire totalmente il liquame in modo da ridurre al minimo le emissioni e gli odori; in queste condizioni il sistema infatti è più efficiente del precedente nel contenimento della volatilizzazione. Oltre a ridurre le perdite di ammoniaca fino all’80-90%, l’interramento superficiale non sembra essere influenzato troppo dai fattori climatici. Consente, invece, un aumento della quantità di prodotto distribuibile senza che si verifichino volatilizzazioni, perché maggiori sono la profondità di lavoro e la sezione lavorata. A questo proposito, utensili con alette larghe (a zampa d’oca) sebbene richiedano maggiore potenza di un’ancora diritta a parità di profondità, possono operare a minore profondità e garantiscono meglio la copertura del liquame (Rahman et al., 2002; Chen e Tessier, 2001; Chen, 2002) 8 Lo spazio fra le ancore, fattore anch’esso condizionante la dose distribuita, dipende dalle modalità di applicazione della tecnica che può essere ugualmente valida su terreno nudo, con distanze tra ancore oscillanti tra 25 e 35 cm, come su colture sarchiate, interasse da 45 a 100 cm (figura 2). Figura 4 - Il liquame può essere iniettato sotto la superficie in un solco creato da denti o dischi e successivamente coperto totalmente da dischi o rulli a valle dell’iniettore per ridurre al minimo le emissioni e gli odori. Con distanze tra ancore oscillanti tra 25 e 35 cm si abbina la concimazione organica alla lavorazione ridotta del terreno. Iniezione profonda L’iniezione profonda viene realizzata con ancore a profondità maggiori di 30 cm, seguite da tubi adduttori che depositano elevate quantità di liquame (figura 5). Le ancore spaziate da 25 a oltre 50 cm, in funzione della profondità di lavoro, sono spesso dotate di utensili a zampa d’oca o altri accessori atti ad aumentare la sezione lavorata e quindi ad ospitare una maggior quantità di prodotto. L’abbattimento delle perdite di ammoniaca è rilevante, paragonabile a quello ottenuto con l’incorporazione sottosuperficiale, ma alcuni inconvenienti ne sconsigliano l’uso. Tra questi la bassa capacità di lavoro, l’elevata spesa energetica richiesta per la trazione, difficoltà di operare in 9 suoli compatti e ricchi di scheletro, diffuso compattamento del terreno, perdite di azoto per lisciviazione dei nitrati e scarsa utilizzazione da parte delle radici delle piante coltivate. Figura 5 - Il liquame può essere iniettato in profondità con riduzione degli odori, ma con problemi energetici e ambientali. Considerazioni sulle tecniche di distribuzione Il liquame può essere applicato in superficie o incorporato nel terreno mediante l’impiego di appositi organi interratori; nel primo caso, a seconda della modalità di distribuzione che si adotta, si hanno generalmente problemi di volatilizzazione dell’ammoniaca e delle particelle più leggere, con conseguenti cattivi odori e perdite di azoto, oltre ad avere una distribuzione non sempre omogenea del prodotto lungo il fronte di lavoro: in particolare il sistema di distribuzione a getto è causa di eccessiva polverizzazione del liquido, mentre l’applicazione a spaglio comporta una distribuzione di liquame tanto più disomogenea quanto più il terreno presenta una superficie irregolare (es. terreno lavorato). 10 L’interramento del liquame consente invece di raggiungere una maggiore efficienza di distribuzione, in quanto si riducono dal 20 al 40 % le perdite di azoto ammoniacale, a seguito della maggiore immobilizzazione da parte del terreno (Sorensen e Amato, 2002), a vantaggio della coltura, ma anche delle risorse naturali. In Italia si sono sviluppati sistemi di interramento del liquame poco razionali perchè collocano il prodotto ad elevate profondità (30-40 cm) con attrezzature munite posteriormente di ancore di elevate dimensioni. Questo può favorire la lisciviazione in presenza di terreni sciolti e annate particolarmente piovose e comporta l’accoppiamento a trattrici di elevata potenza per erogare forze di trazione di oltre 1000 daN per metro di larghezza di lavoro (Bechis e Piccarolo, 1994), con elevati consumi di gasolio. Inoltre il passaggio di queste macchine sul terreno agrario porta spesso al danneggiamento anche irreversibile del suolo sia in superficie che in profondità anche a causa della ridotta larghezza di lavoro. Comunque i benefici derivanti dall’interramento del liquame (Sorensen e Amato, 2002; Tanaglio e Ligabue, 1998) e la tendenza a mettere in atto cantieri di lavoro che razionalizzino gli sforzi di trazione (Rahman e Chen, 2001) hanno motivato il tentativo di interrare il liquame in superficie (10-15 cm) eventualmente con coltura in atto, al fine di poter distribuire i reflui zootecnici in un periodo più ampio e con efficacia confrontabile a quella dei comuni fertilizzanti di sintesi (Balsari et. al., 2002), cercando allo stesso tempo di contenere l’impatto sulle risorse anturali (Chen e Tessier, 2001; Chen e Ren, 2002) e razionalizzare anche dal punto di vista economico la distribuzione. La recente introduzione nel mercato italiano di attrezzature semoventi ha creato l’esigenza di procedere alla valutazone di queste macchine anche negli ambienti padovani. Le attrezzature semoventi per la distribuzione dei reflui Tali macchine sono generalmente trattori portattrezzi a 4 ruote isodiametriche in grado di alloggiare serbatoi di grandi dimensioni e distribuire il liquame in modo compatibile con l’ambiente operando secondo i principi dell’agricoltura conservativa e di precisione. Le caratteristiche salienti sono le seguenti: • Sistema elettronico di controllo del motore e della trasmissione che seleziona il rapporto di trasmissione in modo tale che il motore lavori sempre ai regimi corrispondenti ai più bassi consumi, limitando le emissioni di Carbonio. • Sistema di distribuzione del liquame rasoterra o sottosuperficiale in modo da interessare gli strati di terreno interessati dalle radici della coltura. • Organi di distribuzione a denti o dischi per eseguire, in concomitanza con la distribuzione del liquame, anche una lavorazione conservativa del terreno. 11 • Pneumatici a larga sezione, impianto di gonfiaggio/sgonfiaggio e sistema di disassamento dell’assale posteriore rispetto a quello anteriore. Tutti questi accorgimenti consentono alla macchina in fase di lavoro di ridurre il compattamento del suolo limitandolo a 0,5-0,7 bar. • Presenza del ricevitore satellitare collegato con il computer di bordo per conoscere la posizione e georeferenziare tutti i dati di funzionamento. • Sistema di guida assistita o semi-automatica per evitare sovrapposizioni o fasce di mancato trattamento, aumentare la produttività di lavoro e ridurre gli stress del conducente. • Sistema di controllo della dose che può essere regolata manualmente o automaticamente tramite mappe di prescrizione per una distribuzione variabile del fertilizzante organico (agricoltura di precisione). • Ottimale organizzazione del cantiere di lavoro che riduce i tempi morti grazie al sistema di caricamento rapido a bordo campo con una pompa volumetrica a lobi. Il cantiere è completato da una serie di trasportatori che fungono da navette e transitano solo su strada, mentre il Variant è concepito solamente per distribuire il prodotto in campo e non per trasportarlo. Questo aumenta la produttività di lavoro e riduce i consumi di gasolio. 12 DESCRIZIONE DELLA MACCHINA La macchina oggetto della prova è denominata “Xerion 3800 TRAC VC” (Figura 6), prodotto dalla ditta CLAAS Group. Figura 6 - Claas Xerion 3800 TRAC VC, oggetto di prova Il trattore portattrezzi La trattrice agricola CLAAS Xerion 3800 TRAC VC è una trattrice a ruote isodiametriche. La caratteristica della serie VC è la possibilità di operare lo spostamento della cabina di comando in modalità retroversa, ruotando interamente di 180°. Questo fa si che possa diventare un telaio portattrezzi. Nel caso specifico è stata equipaggiata con una botte per il trasporto del liquame e di tutti gli apparati per il carico e la distribuzione del medesimo. La trattrice è equipaggiata con un motore Caterpilar modello: CAT-C9 di 6 cilindri turbo intercooler, avente le caratteristiche riportate in Tabella 1. 13 Cilindrata (cm3) Regime nominale (giri/min) Potenza nominale a 2.100 g/min ECE R 24 (kW/CV) Potenza nominale a 2.100 g/min secondo97/68/EG (kW/CV) Potenza max al regime nominale secondo ECE R 24 246/335 (kW/CV a g/min) Coppia max al regime (g/min) Capacità serbatoio carburante Tipologia di avanzamento Velocità finale in entrambi sensi di marcia (km/h) PDP posteriore (g/min) Differenziale longitudinale Bloccaggio differenziale 8804 2100 253/344 268/364 279/379 a 1.800 1.620 a 1.400 620 A variazione continua CVT 50 1000 Bloccabile al 100% Bloccabile al 100% Tipologia “a lamelle” ad azionamento elettronico Tabella 1 - Caratteristiche del motore che equipaggia la trattrice oggetto di prova. La trasmissione, marchiata ZF, e identificata nel modello Eccom 3,5, è di tipo a variazione continua completamente reversibile. Tale variazione avviene in 4 settori diversi, senza interrompere la trasmissione e in entrambi i sensi di marcia. La velocità può variare senza interruzioni da 0 a 50 km/h, quest’ultima, viene raggiunta già ad un regime motore prossimo alla coppia massima di 1700 g/min, con positive riduzioni del consumo di carburante. La trasmissione della potenza al cambio avviene mediante un corto albero e dal cambio viene ripartita uniformemente sui due assali a trazione integrale permanente, inoltre il bloccaggio del differenziale avviene sia longitudinalmente che trasversalmente. Sia il motore che la trasmissione sono montati indipendenti l’uno dall’altro e uniti al telaio portante mediante Silentblock . Questa soluzione costruttiva permette una modularità delle componentistiche, nonché la riduzione delle vibrazioni ai diversi organi della trattrice, in particolare alla cabina, aumentando notevolmente il comfort per l’operatore. Per quanto riguarda la capacità di sollevamento, la trattrice Xerion è equipaggiata sia con un sollevatore posteriore che di uno anteriore, aventi una portata di 11,7 t e 8,2 t, rispettivamente. Entrambi sono corredati di presa di potenza (PDP) a 1000 g/min e di diverse prese idrauliche per la movimentazione di diversi cilindri e motori idraulici. Caratteristica peculiare è la conformazione a ruote isodiametriche. Questa soluzione permette di trasmettere uniformemente la forza di propulsione al suolo senza nessun anticipo sulla trasmissione e in maniera omogenea sull’intera superficie di appoggio. Ciascun assale è indipendente, come 14 anche il controllo della sterzata, per cui può essere scelta la modalità di sterzatura e avanzamento a seconda delle diverse condizioni di utilizzo. Le modalità di sterzatura possono essere: - solo assale anteriore - solo assale posteriore - entrambi gli assali in maniera contrapposta (stessa carreggiata fra anteriore e posteriore anche in svolta) - a “granchio”, utilizzata per spostamenti laterali in ambienti ristretti o per mantenere perfettamente allineata la traiettoria in terreni declivi. - a “Dog Walk”, dove i due assali vengono disallineati affinché l’assale posteriore non percorra la traccia fatta da quello anteriore. Tale modalità è efficace per la riduzione del compattamento del suolo. I pneumatici montati sulla trattrice oggetto di prova erano: Michelin Axiobib 800/70 R 38. Una trattrice configurata come quella appena descritta permette una ripartizione del peso fra l’assale anteriore e quello posteriore, rispettivamente di 57% e 43% su di un peso complessivo senza zavorra tura aggiuntiva e senza pneumatici, pari a 10.200 kg. Il serbatoio (Figura 7) Sullo XERION 3800 TRAC VC, ponendo la cabina in posizione retroversa, si viene a creare uno spazio sfruttabile, al di sopra della schiena della macchina, in cui trova facile alloggiamento un serbatoio per il contenimento di liquidi. Questa applicazione è stata studiata, implementata e realizzata dalla ditta SGT di Atzendorf (Germania). Il serbatoio ha una capacità di 13 m3 e l’allestimento della macchina prevede un’ulteriore capacità di 2 m3 nella parte anteriore, dove alloggia il sistema di pompaggio. Il liquido può essere aspirato direttamente da una vasca di stoccaggio, da una linea di adduzione o da carri a pressione atmosferica opportunamente equipaggiati per l’aggancio della proboscide. Al momento dell’aspirazione, tutto il liquido, prima di entrare nella pompa, attraversa un trituratore che provvede a sminuzzare eventuale materiale che potrebbe intasare la pompa e bloccare corpi estranei che potrebbero danneggiarla. La pompa è di tipo volumetrico a lobi la cui particolarità è la possibilità di due variazioni della gamma di portata ed è mossa da un sistema idraulico che ne permette il pieno controllo del regime di rotazione. Questo permette di distribuire da pochi litri ad ettaro, utile per la distribuzione di concimi liquidi, fino a 100 m3/ha per la distribuzione massiccia di liquame. 15 Figura 7 - Allestimento del serbatoio SGT sulla trattrice. I sistemi di distribuzione Nella prova sono stati utilizzati due diversi sistemi di distribuzione: il primo che opera una distribuzione superficiale e il secondo che effettua una distribuzione interrata a media profondità. • Sistema di distribuzione rasoterra in banda (Figura 8) La distribuzione superficiale è stata eseguita mediante l’accoppiamento con la trattrice Xerion di una barra distributrice prodotta dalla ditta olandese Bomech. Precisamente, il modello impiegato è il Greenstar Flex 8.8. Tale barra si caratterizza per una larghezza di lavoro di 8.6 m, richiudibile a 2,95 m. Essa è costituita da una barra trasversale su cui sono montati 40 assolcatori a dente. Ciascuno di essi è costituito da un’asta flessibile collegata al telaio, su cui, all’estremità inferiore, è montato uno stivaletto tagliente che opera un’incisione sulla superficie del terreno. Posteriormente a ciascuno vi è posta l’uscita di un tubo adduttore che convoglia il liquame proveniente da ripartitore di flusso, direttamente nel solco creato dal falcione. Gli organi assolcatori sono posti ad un interasse di 22 cm e complessivamente la barra ha un peso di 680 kg. Caratteristica è il sistema di sollevamento a ribaltamento su perno fisso superiore. Questa soluzione permette che, per effetto del semplice sollevamento con conseguente capovolgimento dei tubi adduttori, si evitino indesiderate perdite di liquido durante le fasi di manovra e trasporto. 16 Figura 8 - Cantiere equipaggiato con il sistema di distribuzione prodotto dalla ditta Bomech. • Sistema di distribuzione interrata (Figura 9) La distribuzione interrata si è messa in pratica mediante l’utilizzo di un coltivatore leggero, adatto alla lavorazione delle stoppie o alla lavorazione di terreno già lavorato in precedenza. L’attrezzatura è prodotta dalla ditta danese Kongskilde ed è precisamente il modello Vibro Flex 7400. Tale macchina ha una larghezza di lavoro di 4 m ripiegabile idraulicamente per il trasporto su strada a 2,5 m. Essa è costituita da un telaio principale e da una intelaiatura secondaria dove, in ordine di avanzamento sono presenti 17 utensili portati su 4 ranghi consecutivi, seguiti da una fila di dischi dentati e terminante con un rullo a gabbia. L’assetto della macchina, nonché la profondità di lavoro, è mantenuto costante dalla regolazione fra il rullo a gabbia e le due ruote di supporto anteriore. Gli utensili montati sui primi 4 ranghi, sono di tipologia “a scalpello” fissati su di un’ancora forgiata con un ricciolo elastico nella parte superiore vicino al collegamento con il telaio. Dietro a ciascun organo lavorate appena descritto, vi è posto un tubo adduttore del liquido che provvede a convogliare il liquame dal sistema di ripartitura direttamente nel sottosuolo il più vicino possibile al fondo del solchetto creato dall’utensile. I dischi dentati sono montati a coppie su di un unico rango e collegati anch’essi al telaio mediante balestra elastica. Particolarità, è la possibilità della variazione dell’angolo di incidenza sul terreno rispetto alla normale di avanzamento, di ciascuna coppia di dischi dentati. 17 Figura 9 - Cantiere equipaggiato con il sistema di distribuzione prodotto dalla ditta Kongskilde. METODOLOGIA La prova è stata svolta in due località: presso l’Azienda Agricola Mandre, situata nell’omonima località, nel comune di Susegana (TV) e presso l’Azienda Agricola Tosetto di Limena (PD). Nella prima azienda le condizioni di prova erano due: la prima era caratterizzata da un appezzamento con stoppie di triticale raccolto con trinciacaricatrice, e tessitura di tipo medio impasto tendente al sabbioso con una netta presenza di scheletro. Il secondo appezzamento, invece, era un terreno livellato e molto compattato. Anche questo terreno era di medio impasto ma con assenza di scheletro. La seconda prova è stata effettuata su terreni piani e regolari di tessitura sabbiosa. In campo sono stati rilevati i seguenti parametri: Omogeneità di distribuzione trasversale Tempo di lavoro e rendimenti operativi Velocità di avanzamento e capacità di lavoro Consumo di carburante. Distribuzione superficiale ed interrata del liquame e grado di bagnatura; 18 Pesi, pressioni e compattazione prima e dopo il passaggio del coltivatore interrante e dopo il passaggio del mezzo con avanzamento diritto e con assali sfasati. RISULTATI Omogeneità di distribuzione trasversale Il diagramma di distribuzione riportato nel grafico 1 e ottenuto mediante ripetizioni misurate del flusso erogato da ciascuna tubazione adduttrice, evidenzia un buona qualità di distribuzione ottenibile dallo spandiliquame, grazie soprattutto all’azione dei rispettivi ripartitori di flusso presenti nei sistemi di distribuzione. Il coefficiente di variazione si attesta sul 12% considerato buono per macchine spandiliquame, il cui valore ammesso è del 30%. portata (l/min) 2,0 1,6 1,2 0,8 0,4 0,0 1 2 3 4 5 6 7 8 Grafico 1 – Diagramma di distribuzione dello spandiliquame. Tempi di lavoro Mediamente il Claas Xerion 3800 Trac VC ha fatto registrare una velocità di avanzamento oscillante tra 10 e 11 km/h che risulta dipendere dalla larghezza di lavoro delle barre, dalla portata 19 della pompa che si aggira attorno a 9200 l/min e dalle dosi. Il grafico 2 evidenzia le possibili velocità di avanzamento raggiungibili in funzione della dose da distribuire e del tipo di attrezzatura collegata. 20 16 12 8 4 rasoterra (9,6 m) interrato (4 m) 0 0 10 20 30 40 50 60 dose (t/ha) Grafico 2 – Velocità massime raggiungibili nei due tipi di distribuzione e al variare della dose. Il tempo medio di svoltata è di 26 s per la distribuzione rasoterra e di 34 s nell’impiego del coltivatore. Questo è imputabile alla minore larghezza di lavoro del secondo, che obbliga l’operatore ad effettuare una svolta più stretta ed aggiungere una manovra per allinearsi con la passata precedente e poter ripartire. I tempi di carico oscillano fra 11 e 13 s/m3. In definitiva le operazioni di spandimento eseguite con le attrezzature descritte hanno richiesto i tempi riportati nella tabella 2. I rendimenti operativi che descrivono l’efficienza della macchina in campo assumono valori piuttosto elevati per operazioni del genere e dimostrano la razionalità del cantiere di rifornimento adottato. La maggiore efficienza del cantiere di distribuzione interrata (Ro=0,64) indica la prevalenza delle fasi attive di lavoro perché più alta è la dose e quindi il tempo di distribuzione. Prendendo come riferimento i dati raccolti confrontati con i normali carrobotte a distribuzione superficiale, è possibile evidenziare come il rendimento operativo della macchina in campo non sia influenzato tanto dalle distanze del centro di stoccaggio dell’effluente, quanto soprattutto dalla dose distribuita 20 A confronto con il carrobotte tradizionale a cantieri riuniti, è proprio la distanza che penalizza le prestazioni in campo, oltre che la dose distribuita (grafico 3). carrobotte Xerion 1 carrobotte Xerion 1 0,8 0,8 0,6 0,6 0,4 0,4 0,2 0,2 0 0 0 5 10 15 20 25 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) dose (t/ha) Grafico 3 – Rendimento operativo dei due cantieri considerati al variare delle dosi e delle distanze Premettendo che le dosi distribuite sono state diverse nei due casi e rispettivamente, 20 m3/ha per la barra rasoterra e 40 m3/ha per l’applicazione con il coltivatore, si sono registrate capacità effettive di lavoro di 9,6 ha/h e di 4,0 ha/h rispettivamente per il sistema di distribuzione rasoterra e quello interrato. Tali differenze sono dovute essenzialmente alle diverse velocità di avanzamento e larghezza di lavoro adottate per i due sistemi (più elevate per il sistema rasoterra). Essendo la capacità operativa influenzata dal rendimento operativo, i valori di questa si abbassano rispetto alla capacità effettiva (4,8 e di 2,2 ha/h rispettivamente per la distribuzione rasoterra e interrata). Si nota chiaramente che, in questo caso la distribuzione interrata risulta penalizzata anche a causa della maggior dose distribuita perché costringe a eseguire con maggior frequenza i rifornimenti. Il grafico 4 evidenzia la maggior performance della distribuzione rasoterra che però, a dosi elevate, diventa paragonabile con quella interrata. 10 rasoterra interrato 8 6 4 2 0 0 20 40 60 dose (t/ha) Grafico 4 – Andamento della capacità operativa per i due sistemi di distribuzione considerati 21 Distribuzione Distribuzione interrata rasoterra dose (t/ha) 40 20 portata nominale pompa (l/min) 1500 1500 tempo svuotamento serbatoio (min) 10 10 tempo di svuotamento effettivo (min) 5,6 4,3 velocità avanzamento (km/h) 10 11 tempo di una voltata (s) 26 34 tempo unitario di carico (s/m3) 12 12 tempo di un carico (s) 180 180 larghezza di lavoro (m) 4,0 9,6 capacità effettiva (ha/h) 4,00 10,56 tempo di voltata (h/ha) 0,01 0,01 tempo di carico (h/ha) 0,13 0,067 tempo effettivo (h/ha) 0,25 0,09 tempo operativo (h/ha) 0,39 0,17 rendimento operativo 0,64 0,55 capacità operativa (ha/h) 2,56 5,85 consumo orario (kg/h) 21,25 36,13 consumo unitario (kg/ha) 8,30 6,17 consumo unitario (kg/t) 0,21 0,31 slittamento (%) 2,8 3,4 Tabella 2 – Principali grandezze rilevate e calcolate durante le prove per le due tipologie di distribuzione 10 10 carrobotte 8 Xerion carrobotte 8 6 Xerion 6 4 4 2 2 0 0 20 40 60 80 dose (t/ha) 100 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) Grafico 5 - Capacità operativa dei due cantieri al variare della dose e della distanza La maggiore capacità operativa offerta dal cantiere separato (Xerion) rispetto al cantiere tradizionale riunito con carrobotte è evidente e visualizzata nel grafico 5 dove la differenza tra i due cantieri è di almeno un ordine di grandezza. Il motivo risiede nel fatto che nel cantiere separato la macchina distributrice continua il lavoro senza interrompersi per i rifornimenti al centro di stoccaggio. Questo fatto porta a due conseguenze: aumento consistente della superficie dominata nel periodo utile per la distribuzione e aumento della complessità del cantiere con evidenti ripercussioni dal punto di vista economico. 22 Per quanto riguarda il primo punto ipotizzando un periodo di distribuzione di 100 giorni (1.000 h) all’anno, la superficie dominabile dallo Xerion (cantiere separato) è di circa 5.600 ha, mentre per il cantiere riunito oscilla tra 600 e 900 ha. L’elevata efficienza viene ottenuta con un elevato dispiego di mezzi che devono fare la spola tra la zona di distribuzione e quella di stoccaggio. Questi sono tanto più numerosi quanto maggiore è la distanza dalla vasca di accumulo, quanto più elevata è la dose di liquame da distribuire e più alta è la capacità di lavoro dell’attrezzatura distributrice. Il grafico 6 dimostra come si possa raggiungere un numero di mezzi molto elevato nelle condizioni più sfavorevoli. 60 15 50 12 40 9 30 6 20 3 10 0 0 0 20 40 60 80 0 dose (t/ha) 2 4 6 8 10 distanza (m) Grafico 6 – Numero di mezzi di trasporto necessari per garantire il funzionamento della semovente nella distribuzione in funzione della dose (a sinistra) per distanze di 10 km e in funzione della distanza (a destra) per dosi di 20 t/ha Per quanto riguarda i consumi, in generale si nota una razionalizzazione dei consumi per effetto della trasmissione a controllo elettronico, infatti, nonostante le macchine accoppiate fossero molto diverse, la velocità si è pressoché mantenuta costante, come pure il numero di giri motore e lo slittamento. Essi hanno fatto registrare valori variabili fra i 1250 e i 1300 giri/min e di 2,8-3,4% di slittamento, rispettivamente. Una differenza sostanziale si è apprezzata nei consumi di carburante, infatti, utilizzando la barra per la distribuzione superficiale, i consumi si sono attestati sui 21 kg/h, mentre nell’utilizzazione del coltivatore per l’interramento, si sono elevati fino a 36 kg/h (miglior sfruttamento della potenza del motore). Rapportando questi valori per unità di superficie si sono ottenuti 6,2 kg/ha e 8,3 kg/ha rispettivamente per distribuzione superficiale e interrata. Viceversa per i consumi per unità di prodotto (0,31 e 0,21 kg/t per rasoterra e interrata) per effetto della maggior dose distribuita con interramento (grafico 7). 23 18 rasoterra interrato 15 12 9 6 3 0 0 10 20 30 40 dose (t/ha) 50 60 Grafico 7 – Consumi unitari di gasolio della semovente Xerion nella distribuzione rasoterra e interrata Aspetti economici La riduzione dei costi per trasporto e distribuzione sembra essere uno dei punti nodali della corretta gestione dei reflui. Le strade da seguire sono diverse: ridurre i volumi, arricchire o concentrare il prodotto e migliorare i cantieri di trasporto e distribuzione. La riduzione dei volumi interessa essenzialmente la tipologia di stabulazione dell’allevamento e la relativa impiantistica, come pure il processo di concentrazione si può attuare nelle fasi di allevamento e soprattutto di trattamento successivo. Entrambi consentono di ridurre i costi di movimentazione e aumentare il valore fertilizzante del prodotto. La possibilità di contenere i costi logistici dipende dalla scelta del sistema di trasporto da utilizzare, che deve essere dimensionato sulla base delle distanze da percorrere per raggiungere i terreni adibiti allo spandimento e delle quantità movimentate. Innanzitutto la localizzazione dei nuovi centri di trattamento oppure il posizionamento di punti di accumulo temporanei e mobili devono essere quanto più possibile vicini sia ai produttori di deiezioni zootecniche, sia ai fruitori, collegati e magari adiacenti alla rete stradale e quanto più possibile distanti dai centri abitati (per problemi di traffico dovuto ai mezzi di trasporto e di rilascio di odori molesti nell’atmosfera). A seconda poi delle caratteristiche del refluo (materiale liquido tal quale o trattato, separato, digestato, ecc.) i cantieri cambiano, ma fondamentalmente le configurazioni possono prevedere la 24 distribuzione congiunta con il trasporto e quella separata da questo. Nel primo caso (cantieri riuniti) la macchina distributrice funge anche da trasportatore del materiale, mentre nel secondo (cantieri separati) le due funzioni sono svolte da due macchine distinte. Nella distribuzione a cantieri separati la sequenza delle operazioni prevede, dopo il trasporto, la ripresa del materiale deposto eventualmente in cisterne mobili di accumulo nei pressi degli appezzamenti con le varie soluzioni previste per il carico e successivamente la distribuzione in campo. I cantieri di trasporto più economici sono quelli caratterizzati da elevata portata utile (> 30 t) come l’autoarticolato o l’autocisterna e da efficaci dispositivi per il rifornimento del materiale, mentre la convenienza tra un cantiere e l’altro dipende essenzialmente dalla distanza da percorrere, dalla capacità del serbatoio e dal tipo di prodotto movimentato. Nella determinazione delle distanze massime dominate da un cantiere, occorre infine ricordare che questo valore dipende anche dalla dose distribuita, il valore fertilizzante del refluo, il prezzo dei concimi minerali che verrebbero sostituiti dai reflui e della loro distribuzione, il costo sostenuto per l’asservimento di nuovi terreni su cui effettuare lo spandimento, ecc. Nel caso specifico l’analisi economica è stata fatta confrontando i due sistemi di distribuzione equipaggiati nello Xerion e successivamente tra lo Xerion (cantiere separato) e un cantiere riunito costituita da un carrobotte tradizionale. I parametri utilizzati per il calcolo sono riportati nella tabella 3. dati economici interesse (%) 3 spese varie (%) 1 coefficiente di riparazione (alfa) 0,3 coefficiente di manutenzione (beta) 0,1 costo gasolio (€/kg) 1 costo lubrificante (€/kg) 7 spesa per manodopera (€/h) 15 carico motore per distribuzione superficiale 0,34 carico motore per distribuzione interrata 0,58 durata fisica per trattori (h) 10000 durata fisica per carrobotte (h) 3000 Tabella 3 – Principali parametri economici utilizzati nel calcolo La distribuzione rasoterra è la più ecomonica (grafico 8) perché, pur eseguite a pari velocità, nel caso della distribuzione rasoterra la larghezza di lavoro è maggiore e minori sono i consumi unitari. 25 80 10 rasoterra interrato 60 rasoterra interrato 8 6 40 4 2 20 0 0 10 20 30 40 50 60 dose (t/ha) 0 0 10 20 30 40 50 60 dose (t/ha) Grafico 8 – Costi per unità di superficie (a sinistra) e di prodotto distribuito (a destra) nella sola distribuzione con due diversi distributori Prendendo in considerazione la distribuzione rasoterra, i costi per unità di prodotto distribuito relativi al cantiere separato dello Xerion, si evidenzia come i costi siano dipendenti dalla dose distribuita e dalla distanza tra la vasca di accumulo e l’appezzamento (grafici 9 e 10). In particolare maggiore è la quantità distribuita, più numerose sono le occasioni di rifornimento per lo Xerion e quindi minore è la capacità di lavoro; maggiori sono anche le navette che servono a parità di superficie. 6 6 xerion navette totale xerion 5 xerion navette totale xerion 5 4 4 3 3 2 2 1 1 0 0 0 20 40 60 dose (t/ha) 80 100 0 20 40 60 80 100 dose (t/ha) Grafico 9 – Costi totali e disaggregati relativi alla distribuzione e ai cantieri di trasporto per il cantiere separato dello Xerion al variare della dose distribuita e per due distanze dalla vasca: 1 km a sinistra e 6 km a destra. 26 6 6 5 5 4 4 3 3 xerion navette totale xerion 2 xerion navette totale xerion 2 1 1 0 0 0 5 10 15 0 5 distanza (km) 10 15 distanza (km) Grafico 10 – Costi totali e disaggregati relativi alla distribuzione e ai cantieri di trasporto per il cantiere separato dello Xerion al variare della distanza e per due dosi: 20 t/ha a sinistra e 80 t/ha a destra. Il confronto con il cantiere riunito attuato con il carrobotte tradizionale dimostra come per lo Xerion il ricorso alle navette appesantisca di molto il costo unitario per cui situazioni sfavorevoli come e lunga distanza e soprattutto elevate dosi consiglino spesso il ricorso al cantiere riunito, come visualizzato nei grafici 11 e 12, in cui emerge che lo Xerion sia sempre conveniente, a qualunque distanza per distribuzioni a dose non superiori a 50 t/ha. Per dosi maggiori conviene utilizzare il cantiere riunito. Queste considerazioni devono però essere vagliate ricordando la produttività dei due cantieri e quindi in relazione alla superficie dominabile nel periodo utile. Infatti ipotizzando un periodo utile per la distribuzione di 1000 ore/annue, la superficie dominabile del carrobotte risulta 5-6 volte inferiore a quella del cantiere riunito. 4 10 Xerion Xerion 9 carrobotte carrobotte 8 3 7 6 2 5 4 3 1 2 1 0 0 0 20 40 60 dose (t/ha) 80 100 0 20 40 60 80 100 dose (t/ha) Grafico 11 – Confronto carrobotte/Xerion al variare della dose e per distanze di 1 km (a sinistra) e di 10 km (a destra) 27 6 6 Xerion 5 Xerion 5 carrobotte carrobotte 4 4 3 3 2 2 1 1 0 0 0 2 4 6 distanza (km) 8 10 0 2 4 6 distanza (km) 8 10 Grafico 12 – Confronto carrobotte/Xerion al variare della distanza e per dosi di 20 t/ha (a sinistra) e di 80 t/ha (a destra) Occorre comunque precisare che una ulteriore riduzione dei costi e altre soglie di convenienza si possono raggiungere aumentando le capacità delle navette di trasporto (qui ipotizzate di 15.000 l), fino ad arrivare a oltre 30 m3. In effetti la tendenza è proprio quella di affiancare alle macchine semoventi autocisterne di tale capacità di carico. Aspetti qualitativi della distribuzione E’ noto che tanto più il liquame è esposto all’atmosfera, anche se distribuito rasoterra, tanto maggiori sono le perdite per volatilizzazione di ammoniaca e l’emissione di odori e tanto minore è il potere fertilizzante del liquame. Nel sistema di distribuzione è superficiale, dall’analisi fotografica si nota che il terreno bagnato si aggira attorno al 50 della superficie. Con la distribuzione interrata, tale fenomeno non si è manifestato, nonostante la dose distribuita fosse doppia rispetto all’altra attrezzatura (figura 10). La profondità di lavoro di 12 cm è stata quindi sufficiente per garantire il completo interramento di una dose di 40 t/ha di liquame. 28 Figura 10 - Manifestazione di over-flow nell'impiego del sistema di distribuzione superficiale (sinistra) e interrato (destra). Rispetto allo spandimento superficiale la distribuzione rasoterra consegue un migliore utilizzo degli elementi nutritivi, una riduzione della contaminazione della parte aerea della coltura e la possibilità di distribuzione, oltre che su terreno non coltivato, anche tra le file o su colture in atto. I sistemi che prevedono la localizzazione superficiale in banda riducono le emissioni dal 40 al 60% rispetto lo spandimento superficiale (Balsari e Gioielli, 2003; Smith et al., 2000). Nello spandimento sottosuperficiale interrato la finalità è quella di ricoprire totalmente il liquame in modo da ridurre al minimo le emissioni e gli odori; in queste condizioni il sistema infatti è più efficiente del precedente nel contenimento della volatilizzazione. Oltre a ridurre le perdite di ammoniaca fino all’80-90%, l’interramento superficiale non sembra essere influenzato troppo dai fattori climatici. Consente, invece, un aumento della quantità di prodotto distribuibile senza che si verifichino volatilizzazioni, perché maggiori sono la profondità di lavoro e la sezione lavorata. A questo proposito (grafico 13), utensili con alette larghe (a zampa d’oca) sebbene richiedano maggiore potenza di un’ancora diritta a parità di profondità, possono operare a minore profondità e garantiscono meglio la copertura del liquame (Rahman et al., 2002; Chen e Tessier, 2001; Chen, 2002) 29 80 70 volume (m3/ha) 60 50 40 30 20 10 0 0 50 100 150 200 250 300 350 sezione (cm2) Grafico 13 - Nella distribuzione sottosuperficiale, con utensili larghi è possibile aumentare la sezione lavorata e quindi maggiore è il volume di refluo che può essere interrato senza che si verifichino fenomeni di volatilizzazione. Le perdite di ammoniaca durante la distribuzione dipendono anche da: fattori meteorologici, caratteristiche del liquame, condizioni del terreno e presenza o meno di vegetazione o residui colturali in superficie. La loro conoscenza può essere decisiva per mettere a punto una efficace strategia di riduzione delle perdite di ammoniaca. La temperatura dell’aria condiziona la volatilizzazione dell’ammoniaca e l’evaporazione dell’acqua. L’evaporazione dell’acqua, che influisce sulla concentrazione del liquame, è influenzata anche dall’umidità dell’aria e dalla radiazione solare, mentre la volatilizzazione viene controllata anche dalla concentrazione di ammoniaca nell’aria e quindi dalla ventosità (grafico 14). Nel programmare i trattamenti occorre considerare questo effetto privilegiando i mesi meno caldi e i periodi più freddi della giornata essendo stato riscontrato che la volatilizzazione raggiunge i valori massimi in corrispondenza delle ore centrali del giorno e i valori minimi in piena notte. La diffusione dell’ammoniaca aumenta con la velocità del vento che mantiene bassa la sua concentrazione nell’aria e quindi stimola ulteriore volatilizzazione. Questo fino a velocità di circa 2,5 m/s, oltre non sembrano registrarsi consistenti aumenti nella volatilizzazione. 30 Alte temperature del liquame aumentano la frazione di ammoniaca gassosa, riducono la sua solubilità in acqua e aumentano l’energia cinetica delle molecole (Arogo et al., 2001). Un elevato contenuto di solidi totali aumentala volatilizzazione dal momento che minore è l’infiltrazione nel terreno per i reflui più densi e quindi maggiore è il tempo di esposizione all’atmosfera (Balsari e Gioielli, 2003). Tendenza inversa si registra per i liquami diluiti che infiltrano più facilmente e quindi perdono una minor quantità di ammoniaca (dal 44 al 91%) rispetto a quelli non trattati. Anche un alto valore di pH del liquame è in grado di condizionare la quantità di ammoniaca persa per volatilizzazione, almeno nel primo periodo dopo la distribuzione quando la progressiva perdita di gas abbassa il pH e quindi rallenta il fenomeno stesso. Quando il liquame è applicato sulla coltura spesso si nota minor infiltrazione e maggior superficie di contatto con l’atmosfera che, entrambe, favoriscono la volatilizzazione. Anche la presenza di residui colturali sortisce lo stesso effetto, ma occorre sottolineare anche come la coltura agisca anche come una barriera tra il liquame applicato e l’ambiente, limitando la velocità del vento e riducendo di fatto la volatilizzazione. 100 80 superficiale rasoterra interrato 80 superficiale rasoterra interrato 60 60 40 40 20 20 0 0 0 1 2 velocit del vento (m/s) 3 4 0 5 10 15 20 25 30 temperatura dell'aria ( C) Grafico 14 – Esempio dell’effetto della temperatura (a) e del vento (b) sulle perdite di ammoniaca in fase di distribuzione Il compattamento del terreno Con pneumatici Michelin AXIONBIB 800/70 R38 sulle 4 ruote (sezione pari a 0,8 m) la ripartizione dei pesi è riportata nella tabella 4, in cui sono anche riportate le superfici di impronta a vuoto e a pieno carico e le pressioni di gonfiaggio dei pneumatici. A vuoto la ripartizione dei pesi grava per il 56% sull’assale anteriore, mentre a pieno carico i due assali sopportano la stessa massa 31 dal momento che il serbatoio posteriore è il più capiente. In condizioni operative la massa gravante sul terreno risulta inferiore alla pressione di gonfiaggio e assume i valori riportati nel grafico 15. I valori oscillano da 0,13 e 0,14 per gli assali a vuoto e 0,16 MPa a pieno carico. superficie d’impronta a pressione di gonfiaggio peso (t) vuoto (cm2) (MPa) a pieno a pieno a pieno a vuoto carico a vuoto carico a vuoto carico assale anteriore 12,01 17,0 8.300 10.439 0,23 0,24 assale posteriore 9,47 17,3 7.066 10.353 0,23 0,25 Tabella 4 – Pesi e pressioni dei pneumatici equipaggiati nello Xerion pressione al suolo (MPa) 0,2 a vuoto a pieno carico 0,15 0,1 0,05 0 assale anteriore assale posteriore Grafico 15 – Pressione al suolo degli assali anteriori e posteriori dello Xerion a vuoto e a pieno carico. Premettendo che, a causa della presenza di scheletro nel terreno dove si sono effettuati i test precedentemente descritti, si è optato per l’impiego della macchina in un secondo terreno di prova privo di scheletro e i valori sono stati rilevati solo nell’impiego del coltivatore. Come è facile osservare nella Figura 16, la lavorazione operata dalle ancore del coltivatore ha un buon effetto di decompattazione lungo tutto il profilo di lavorazione, fino alla profondità di circa 18 cm, profondità che è confrontabile con la profondità di lavoro. 32 compattamento (MPa) 0 1 2 3 4 5 0 -5 -10 -15 -20 Ante-lavorazione -25 Post-lavorazione -30 Grafico 16 - Effetti della lavorazione sul grado di compattamento del suolo Il passaggio di un veicolo così pesante sul terreno ha provocato alcune variazioni nella densità, nel livello di compattamento del suolo e nella creazione di tracce più o meno marcate sulla superficie del terreno. Effettuando un passaggio con le sole ruote sul terreno già lavorato, nelle due diverse modalità di avanzamento, si è registrata la seguente situazione. Come è possibile visualizzare nel grafico 17, l’avanzamento con gli assali allineati compatta maggiormente il terreno, rispetto all’andatura ad assi disallineati. Questo è spiegabile dal fatto che la pressione al suolo operata dall’asse anteriore, non viene rimarcata dal passaggio dell’asse posteriore. Il grafico 18 conferma quanto detto ed evidenzia però come in profondità, l’effetto del disassamento delle ruote non sia così evidente come negli strati superficiali; tuttavia il disassamento è molto utile proprio nel caso della distribuzione sottosuperficiale perché compatta l’intero fronte di lavoro e quindi rende più omogenea la distribuzione e la profondità di lavoro. Anche l’analisi del profilo superficiale evidenzia il passaggio dell’attrezzatura (grafico 19), con ormaie più evidenti in corrispondenza con le costolature dei pneumatici. 33 compattamento (MPa) 0 1 2 3 4 5 6 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 -35 assali allineati assali disallineati -40 Grafico 17 - Effetto su terreno già lavorato, delle possibili opzioni di avanzamento degli assali. Grafico 18 – Livello della compattazione del terreno in sezioni trasversali prima del passaggio, dopo la lavorazione, passaggio su terreno sodo con assali allineati, e con assali disallineati. 34 transetto (cm) 0 30 60 90 120 150 180 210 240 270 300 330 360 390 420 0 2 4 6 8 10 ANTE POST 12 Grafico 19 – Profilo trasversale del terreno in superficie prima e dopo il passaggio dell’attrezzatura CONSIDERAZIONI Le prove in reali ambienti veneti hanno permesso di evidenziare la funzionalità dello Xerion e di valutarne anche l’aspetto qualitativo legato alla bontà della distribuzione. E’ una macchina impegnativa che per essere competitiva con le attrezzature presenti occorre che sia utilizzata a lungo nell’anno e che sia adoperata in modo appropriato. Il confronto economico non basta, occorre tenere in considerazione anche altri aspetti. Perché il refluo zootecnico sia accettato e appetibile da parte dell’azienda agricola utilizzatrice occorre che abbia caratteristiche fisiche e chimiche omogenee, costanti e conosciute, sia distribuito in modo razionale e in ampi periodi con minimi impatti sul terreno, sulla coltura e sull’ambiente. Tutte queste prerogative vengono assicurate dalle moderne macchine semoventi per la distribuzione del liquame, lo Xerion in particolare. Fornitura di materiali omogenei, con caratteristiche fisiche e chimiche note La necessità di rispettare i limiti di legge relativi alle dosi di Azoto distribuibili in campo provenienti da effluenti zootecnici (170 kg/ha/anno nelle zone vulnerabili e 340 in quelle non vulnerabili) presuppone che si conoscano i contenuti di questo elemento nei reflui al momento della loro distribuzione. Tuttavia, questi contenuti sono molto variabili in funzione dei vari processi che hanno preceduto questa fase a partire dalle modalità di alimentazione e di allevamento degli animali. La situazione di incertezza sulle caratteristiche dei reflui al momento della distribuzione ha conseguenze importanti non solo sulla loro accettabilità come fertilizzanti rispetto ai concimi chimici da parte degli agricoltori (che accanto al costo desiderano conoscere il contenuto di unità fertilizzanti dei prodotti che distribuiscono), ma anche sulla difficoltà di calibrare accuratamente gli 35 apporti di nutrienti alle colture. Inoltre, l’applicazione di coefficienti inadeguati per il calcolo del contenuto di azoto delle deiezioni ha inevitabili conseguenze (sia in senso positivo che negativo) sulla consistenza e sul numero di allevamenti che operano in una data zona, con riflessi che si estendono su tutta la filiera agro-alimentare. Sempre più utili saranno quindi quegli strumenti in grado di agevolare nella determinazione della quantità e della composizione del refluo in tempo reale, magari abbinati a sistemi elettronici di bordo che regolino il flusso di prodotto distribuito in funzione della velocità e della larghezza di lavoro per somministrare sempre la dose di fertilizzante prefissata. Se questi strumenti vengono affiancati a un ricevitore satellitare e a un sistema informatico di raccolta e registrazione di dati relativi ai quantitativi di reflui movimentati, ai percorsi seguiti e ai periodi di movimentazione, si persegue la tracciabilità. Distribuire in maniera uniforme e nelle quantità previste. L’uniformità di distribuzione si intende la regolarità di spandimento nel terreno sia in senso trasversale sia in senso longitudinale. L’uniformità permette una omogenea distribuzione in campo, la riduzione delle sovrapposizione, un aumento della larghezza di lavoro e una più regolare risposta della coltura. Essa dipende dalle caratteristiche costruttive del carro spandiliquame o spandiletame e specialmente dalla presenza di una barra di distribuzione, dal sistema di alimentazione (pompe, coclee, nastri traspostatori, ecc.) e da efficaci elementi ripartitori. Per le frazioni liquide o semi-solide l’uso di pompe volumetriche garantisce meglio l’uniformità longitudinale, mentre la presenza di ripartitori quella trasversale. Compattamento Le moderne macchine per la distribuzione dei liquami in linea generale presentano a pieno carico una massa elevata, soprattutto a seguito della tendenza seguita dalle case costruttrici di aumentare la capacità dei serbatoi. Tali aspetti inevitabilmente si ripercuotono sul terreno con problemi di compattamento e transitabilità variabili in funzione dell’epoca di intervento, dell’andamento della stagione e delle lavorazioni successive. Inoltre riducono l’”appetibilità” dell’uso del refluo. Tra le soluzioni proposte per ovviare a questo problema, si possono ricordare: l’aumento della larghezza di distribuzione, l’adozione di pneumatici a larga sezione con possibilità di regolarne la pressione e la separazione della fase di trasporto da quella di distribuzione. 36 Possibilità di intervenire con coltura in atto, su frutteti, vigneti e fasce boscate Da un punto di vista agronomico le applicazioni prossime alla semina e in copertura, quando vi sia un intensa attività vegetativa, forniscono i migliori risultati produttivi in quanto la coltura stessa sfrutta al meglio gli elementi che gli vengono messi a disposizione. Bene allora le applicazioni con colture in atto, con dosi frequenti ma non eccessive attuate con speciali carri botte, con sistemi di fertirrigazione più o meno localizzata; svantaggiose invece le applicazioni nel periodo invernale in quanto, oltre ad esserci uno scarso utilizzo da parte delle colture, si verificano grossi problemi di ruscellamento e di percolazione con un conseguente inquinamento delle acque superficiali e sotterranee. L’allargamento del periodo utile di distribuzione consente anche una maggior utilizzazione delle macchine e una riduzione dei costi. La distribuzione di reflui può essere auspicata quindi anche nelle colture arboree e nelle fasce tampone, ambienti particolari e spesso difficili. A questo proposito le attrezzature ottimali sono provviste di barre distributrici rasoterra localizzate di ridotto ingombro, adattabili a carri di piccole dimensioni e richiedenti bassa potenza. Il sistema viene alimentato da pompe volumetriche, che mantengono costante la quantità distribuita in funzione della velocità di avanzamento. Evitare odori e perdite di ammoniaca. Le migliori tecniche di distribuzione per massimizzare la capacità fertilizzante e per controllare i processi di volatilizzazione dell’ammoniaca e di lisciviazione dei nitrati sono quelle che limitano il tempo di esposizione e le superfici di contatto tra il liquame e l’atmosfera. La scelta deve seguire differenti approcci in relazione al fatto che la coltura sia presente (prato o in copertura) o meno (terreno nudo) durante l’applicazione stessa. Nel primo caso, anche se la presenza della vegetazione ostacola sempre la distribuzione, l’applicazione rasoterra e l’incorporazione sottosuperficiale sono considerate buone tecniche di distribuzione dal momento che riducono le emissioni e allargano il periodo anche in epoche primaverili ed estive. In assenza di coltura, l’aspetto fondamentale è l’incorporazione che può essere differita dalla distribuzione e abbinata con le lavorazioni del terreno, oppure effettuata in contemporanea attraverso una distribuzione sottosuperficiale o iniezione profonda. 37 BIBLIOGRAFIA Arogo J., Westerman P.W., Heber A.J., Robarge W.P., Classen J.J. (2001) AMMONIA IN ANIMAL PRODUCTION – A REVIEW, ASAE Paper Number: 01-40891-51 Balsari P. e Airoldi G., 1991. LIQUAMI IN CAMPO MA CON GIUDIZIO. Informatore zootecnico, 15: 29-36; Balsari P., Airoldi G. e Gioielli F., 2002. DESIGN AND REALIZATION OF AN INNOVATIVE SLURRY SPREADER. Budapest 2002; Balsari P., Gioielli F. (2003) TECNICHE E ATTREZZATURE PER LO SPARGIMENTO DEI LIQUAMI, L’ Informatore agrario, 45, 71-76 Bechis S. e Piccarolo P., 1994. DISTRIBUZIONE DEI LIQUAMI: MODALITÀ DI IMPIEGO E RISULTATI DI PROVE. Informatore Agrario, 23: 35-41; Chadwick D., Laws J. 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