Ruote dentate Autori: Monica Malvezzi/Luca Pugi Aggiornata al 10 marzo 2010 (Bozza si ringraziano tutti coloro che dovessero segnalare eventuali sviste, errori, etc) 1 Trasmissione del moto tra assi paralleli • • Si considerino due assi tra loro paralleli (r e r’ in figura) e due corpi rigidi che ruotano attorno a tali assi con velocità angolari e ’, facciamo inoltre l’ipotesi che le due velocità angolari siano fra loro discordi. Volendo ricavare le primitive del moto (polare fissa e polare mobile ’) imponiamo che il rapporto tra le due velocità angolari sia costante, ovvero: ' cos t. • Per ottenere il moto relativo dell’asse r’ rispetto all’asse r, si imprime a tutto il sistema una rotazione -. Si otterrà così ancora una rotazione di intensità +’ attorno ad un asse parallelo a r e r’ ma passante per un punto C, tale da garantire la condizione: OC ' O 'C 2 Trasmissione del moto tra assi paralleli • moltiplicando entrambi i membri per (O’C/) si ottiene: ' OC cos t O 'C • avendo sfruttato l’ipotesi fatta in precedenza. Dal momento che la distanza OO’ si mantiene costante durante il moto ed è costante il rapporto tra i segmenti OC e O’C allora si può scrivere che: OC cost O ' C cost • Allora le due polari sono date da due cilindri circolari di assi r e r’ e di raggi OC e O’C. 3 Ruote di frizione • Se ci riportiamo su di un piano ortogonale alla direzione di , le due polari del moto possono essere rappresentate per mezzo di due circonferenze tangenti nel punto C (centro d’istantanea rotazione). Materializzando tali circonferenze possiamo ricavare un primo esempio di trasmissione tra assi paralleli in cui i due membri hanno un moto relativo dato da un rotolamento puro. Questo tipo di trasmissione prende il nome di “ruote di frizione“. Sotto quest’ipotesi, riferendoci alla figura, sia la polare fissa coincidente con la ruota motrice, R sia il raggio di , la ruota motrice abbia una velocità di rotazione pari a ed il momento motore sia diretto in senso antiorario, ’ sia la polare mobile coincidente con la ruota cedente, R’ sia il raggio di ’ , la ruota motrice abbia una velocità di rotazione pari a ’ ed il momento resistente sia anch’esso diretto in senso antiorario. 4 Ruote di frizione Essendo il moto relativo un rotolamento puro non vi potrà essere strisciamento tra i due membri, questo implica che le velocità periferiche nel punto di contatto (C) dovranno avere uguale intensità, ovvero: R R Definiamo poi il rapporto di trasmissione tra le due ruote come, il rapporto tra la velocità angolare della ruota cedente e la velocità angolare della ruota motrice, ovvero: ' Sfruttando la condizione di non strisciamento tra le ruote si può anche scrivere: R R' ovvero il rapporto di trasmissione può essere espresso utilizzando solo parametri geometrici delle ruote di frizione. 5 Ruote di frizione Analizziamo adesso la coppia nel caso ideale. M mo R h N M r R' h N dove h deve essere: 0h f Eliminando hN si giunge all’espressione: M mo R Mr Mr ' R ovvero, nel caso ideale, il momento motore è esprimibile attraverso il prodotto del rapporto di trasmissione per il momento resistente. 6 Ruote di frizione (opt) L’assunzione che il moto relativo sia dato da un rotolamento puro è però una semplificazione, in realtà si vengono a creare delle deformazioni locali nell’intorno del punto di contatto, deformazioni dovute alla pressione tra le due ruote; quindi il contatto non avviene più in un punto ma su di una linea. Come conseguenza si ha che la forza N non passa più per il centro delle ruote di frizione ma è traslatata, parallelamente a se stessa, di una quantità , la direzione della traslazione dipende dal senso di rotazione delle ruote di frizione. •Anche per il caso reale calcoliamo le espressioni del momento motore e del momento resistente: M m N R h N M r N R' h N •Dalla seconda espressione si può ricavare N: N Mr h R' 7 Ruote di frizione (opt.) • Sostituendo poi N nella prima espressione si ricava il momento motore: hR R Mm M M r r h R' R' • h Ricordando l’espressione del rendimento: • h R' R M mo Mm si può scrivere per la coppia di ruote di frizione: R h h R' R' R' R Mr ' h h R R R Mr Le ruote di frizione vengono impiegate nella trasmissione di piccole coppie (strumenti di misura, motorini di ciclomotori), nella trasmissione di moto sotto l’azione di forze modeste ad organi di grandi dimensioni ( ad esempio betoniere). Il difetto di una trasmissione del moto mediante ruote di frizione è che essa dipende dal valore del coefficiente d’attrito; volendo utilizzare un tipo di trasmissione indipendente da tale coefficiente si deve rinunciare ad avere un moto relativo di puro rotolamento. 8 Profili coniugati Dato un generico moto piano definito per mezzo della polare fissa e della polare mobile ’ si definiscono profili coniugati due curve che durante il moto piano si mantengono costantemente in contatto. Le polari stesse del moto sono due particolari profili coniugati. Per i profili coniugati vale la seguente proprietà: • La normale comune ai profili coniugati nel punto di contatto passa per il centro di istantanea rotazione C del moto piano. Se così non fosse si avrebbe il distacco o la compenetrazione dei profili durante il moto. 9 Profili coniugati Vogliamo adesso ,date le due polari del moto ed il profilo p’ ,tracciare il profilo p (coniugato di p’). Per fare questo useremo due diversi metodi. Metodo dell’inviluppo Questo metodo consiste nel disegnare le posizioni assunte dal profilo p’ durante il moto di rotolamento della polare mobile sulla polare fissa. La curva ottenuta come inviluppo di tutte le curve p’ tracciate sarà il profilo p cercato. 10 Profili coniugati Metodo dell’epiciclo Consideriamo una curva ed un punto P ad essa solidale e facciamo rotolare la curva una volta sulla polare fissa e una volta sulla polare mobile ’. Durante tali moti il punto P descriverà due curve p e p’ tra loro coniugate. Con riferimento alla figura possiamo scrivere le seguenti relazioni geometriche: C1'' P C1' P1' C1'' P C1 P1 da cui si ricava l’uguaglianza: C1' P1' C1 P1 tale relazione indica che i punti P1’ e P1 sono coniugati durante il moto. Si possono ottenere due profili coniugati anche utilizzando, al posto del punto P, una curva solidale alla curva . Il metodo dell’epiciclo ha la particolarità di poter creare delle famiglie di curve tali che presi due profili qualunque questi risultano essere fra loro coniugati. L’asserto deriva dal considerare che il profilo p è ricavato unicamente da e dalla polare fissa, mentre il profilo p’ è ricavato unicamente da e dalla polare mobile. Variando ’ (o ) si ottiene una nuova curva p’ (o p) ancora coniugata con p (o p’). 11 Ruote dentate cilindriche ad evolvente Come abbiamo già detto parlando delle ruote di frizione se si desidera avere una trasmissione del moto indipendente dal valore del coefficiente d’attrito si deve abbandonare l’assunzione di utilizzare come profili coniugati le polari del moto e quindi rinunciare ad avere un moto di puro rotolamento. Si deve quindi utilizzare uno dei metodi visti nel precedente paragrafo per generare due profili coniugati; scegliamo il metodo dell’epiciclo. La curva (epiciclo) sia una retta solidale ad entrambe le polari e la curva sia una retta solidale a . I profili che verrà a generare sono evolventi di cerchio, infatti se chiamiamo l’angolo che forma con allora l’angolo che la normale a (passante per il centro istantaneo di moto C ed indicata con ) forma con l’epiciclo sarà: 2 cos t Quindi in ogni generica posizione la retta si manterrà ad una distanza costante dal centro O della polare fissa, tale distanza è definita come: R cos 12 Ruote dentate cilindriche ad evolvente 13 Ruote dentate cilindriche ad evolvente • • L’evoluta del moto sarà allora una circonferenza di centro O e raggio e prende il nome di circonferenza di base. Con considerazioni del tutto analoghe si può asserire che il profilo p’ è l’evolvente della circonferenza di centro O’ e raggio ' R ' cos Gli stessi profili coniugati potevano essere generati come traiettoria di un punto P solidale alla retta , durante il moto di rotolamento di tale retta sulle due circonferenze di base. I profili ad evolvente godono poi delle seguenti proprietà: • • • La forza trasmessa dai denti, se si trascurano gli attriti, ha direzione costante I profili rimangono coniugati anche variando l’interasse, in questo caso cambia solo l’angolo (detto angolo di pressione). Per l’angolo di pressione esistono valori normalizzati pari rispettivamente a 20° e 14.30° La ruota con un numero infinito di denti (denominata dentiera) ha un superfici dei denti piane. 14 Caratteristiche geometriche di una ruota dentata Ruota a dentatura esterna Ruota a dentatura interna Prendiamo, come riferimento, una generica ruota dentata cilindrica a denti dritti. La cresta del dente è compresa entro una circonferenza, la quale prende il nome di “circonferenza di testa”. Oltre a questa sono presenti la “circonferenza primitiva”, traccia sul piano della ruota dentata della polare del moto relativo; la “circonferenza di base” e la “circonferenza di piede”. Quest’ultima delimita la parte inferiore del dente ed è a questo raccordata. Tutte le circonferenze sopraccitate sono concentriche. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 15 Caratteristiche geometriche di una ruota dentata La distanza radiale tra la primitiva e la circonferenza di testa prende il nome di addendum (generalmente indicato con a), mentre la distanza radiale tra la primitiva e la circonferenza di piede prende il nome di dedendum (generalmente indicato con d). Si chiama invece altezza del dente (indicata con h) la somma dell’addendum e del dedendum. Le superfici laterali del dente prendono il nome di fianco. La circonferenza primitiva divide il fianco del dente in due porzioni, un’esterna alla circonferenza primitiva che prende il nome di fianco addendum e un’interna alla circonferenza primitiva che prende il nome di fianco dedendum. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 16 Modulo di una ruota dentata • Si definisce modulo di una ruota dentata il rapporto tra il diametro primitivo 2R e il numero di denti z, ovvero: m • 2R z Il valore del modulo non può essere scelto arbitrariamente ma deve rientrare in uno dei valori normalizzati (UNI 4504). VALORI NORMALIZZATI DEL MODULO 1 1.25 1.5 1.75 2 2.25 2.5 2.75 3 3.25 3.5 3.75 4 4.5 5 5.5 6 6.5 7 8 9 10 • 11 12 14 16 La norma UNI prevede che siano adottati di preferenza i valori del modulo riportati in grassetto 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 17 Proporzionamento di una ruota dentata • • • Una volta definito il modulo si può distinguere tra due diversi tipi di proporzionamento: Proporzionamento normale: in cui – a=m – d = 1.25m – h = 2.25 m Proporzionamento ribassato: in cui – a = 0.8m – d=m – h = 1.8m Sulla circonferenza primitiva si possono misurare altri due parametri geometrici caratterizzanti un dente di un ruota dentata, questi sono lo spessore ed il vano. Lo spessore ed il vano sono pari a metà del passo; quest’ultimo è definito come la distanza tra due profili consecutivi misurata sulla circonferenza primitiva. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 18 Rapporto di trasmissione-numero di denti • L’espressione analitica del passo è data da: p • dove R è il raggio della primitiva e z il numero di denti della ruota. Condizione necessaria affinché due ruote dentate ingranino fra di loro è che abbiano lo stesso passo. E’ interessante notare che esiste un legame tra modulo e passo di una ruota dentata: p • 2R z 2R 2R m z z Ma questo equivale a dire che due ruote dentate ingranano fra loro se hanno lo stesso modulo. Volendo dimostrare l’asserto si considerino due ruote dentate (ruota 1 e ruota 2) aventi la prima passo p1 e la seconda passo p2. Affinché vi sia ingranamento deve risultare: p1 p 2 • ma scrivendo il passo in funzione del modulo si ha: m1 m2 • semplificando si ottiene infine: m1 m2 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 19 Rapporto di trasmissione-numero di denti • Consideriamo la definizione del rapporto di trasmissione tra due ruote dentate: • dove R1 e R2 sono i raggi delle primitive delle ruote. Dalla definizione di passo si può ricavare la seguente espressione: R • R1 R2 pz 2 Quindi il rapporto di trasmissione può essere scritto come: p z1 2 z 1 2 p z 2 z 2 Ovvero il rapporto di trasmissione è direttamente legato al numero di denti delle due ruote dentate. • 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 20 Condizione di continuità del moto • Durante l’ingranamento delle due ruote dentate il punto di contatto tra due generici denti si sposta su di un segmento appartenente ad una retta, indicata con , chiamata retta dei contatti, il segmento prende invece il nome di arco di ingranamento, ed è delimitato dai punti N1 e N2, intersezioni della retta con le circonferenze di testa delle due ruote. • Durante il moto del punto di contatto dal punto N1 al punto N2, le due primitive 1 e 2 rotolano su di un arco s, denominato arco di azione. Esiste una relazione tra il passo di una ruota e la lunghezza dell’arco di azione, tale relazione prende il nome di condizione di continuità del moto e si esprime analiticamente attraverso la relazione: s p • Dove con p si è indicato il passo della ruota dentata. Se non si verificasse tale condizione (ad esempio risultasse che p > s) vorrebbe dire che in un arco di lunghezza p-s non si avrebbero denti in presa e quindi il moto della ruota dentata risulterebbe discontinuo, cosa che non è accettabile. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 21 Continuità del moto Calcoliamo adesso, per via analitica le lunghezze dell’arco di azione e dell’arco di ingranamento. Riferendosi alla figura, dalle proprietà geometriche dell’evolvente di cerchio si ha che vale l’uguaglianza: HL N 2 C Consideriamo adesso le circonferenze di testa e primitiva; esiste una relazione tra gli archi B2C e HL e i raggi delle circonferenze: B2 C R1 R1 1 HL 1 R1 cos cos sfruttando l’uguaglianza scritta in precedenza: B2 C 29/03/2010 N C HL 2 cos cos Componenti Meccanici per l'Automazione 22 Continuità del moto L’espressione di tutto l’arco di azione s è data da: s B2 B1 N 2 N1 cos Calcoliamo adesso il valore del segmento N2C. Indichiamo il segmento N2C con la variabile x. Applicando il teorema di Carnot al triangolo N2CO1 si può scrivere: R1 a 2 R12 x 2 2 xR1 cos 2 R 2aR1 a R x 2 xR1 sin 2 1 2 2 1 2 semplificando si ottiene un’equazione di secondo grado nella variabile x: x 2 2xR1 sin aa 2R1 0 la quale risolta porta ad un’espressione della variabile in funzione unicamente del raggio della circonferenza primitiva, dell’addendum e dell’angolo di pressione. x N2C R1 sin a 2 R1 R1 sin 2 2a Per calcolare anche l’espressione della parte di segmento CN1, si deve considerare l’altra ruota ripetendo, in modo del tutto analogo, i ragionamenti fatti in precedenza. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 23 Condizione di non interferenza tra i profili • • • Sia P il punto di contatto tra due denti in presa, con profilo ad evolvente di cerchio, di due ruote dentate. Il punto P, durante il moto relativo, si sposterà lungo la retta dei contatti descrivendo un segmento. Il segmento dovrà risultare o tutto interno, oppure esterno, al segmento T1T2, anch’esso appartenente alla retta dei contatti. I punti T1 e T2 sono i centri di curvatura dei profili e quando il punto P si muove all’interno del segmento T1T2 i denti risultano entrambi avere fianchi convessi, se il punto P è invece esterno al segmento T1T2 allora entrambi i denti avranno fianchi concavi. Queste due tipologie di fianco sono accettabili, non è invece accettabile un fianco che cambi concavità (da concavo a convesso o da convesso a concavo) cosa che accadrebbe se il punto P percorresse un segmento solo in parte contenuto in T1T2. Ricapitolando si può enunciare la condizione di non interferenza dei profili come: Affinché non si abbia interferenza tra i denti di due ruote dentate durante il moto di ingranamento il punto di contatto P tra i denti deve percorre un segmento o tutto interno o tutto esterno a T1T2, distanza tra i centri di curvatura dei profili misurata sulla retta dei contatti. 24 Condizione di non interferenza tra i profili • • La condizione di non interferenza dei profili introduce anche una condizione minima sul numero di denti di una generica ruota dentata. Sia N1N2 il segmento sulla retta dei contatti percorso dal punto P, e sia C il centro istantaneo di moto delle due primitive. Per la non interferenza dovrà risultare: CN 2 CT2 CN 1 CT1 • Facciamo l’ipotesi che la ruota 1 abbia diametro maggiore e che sia realizzata con proporzionamento normale. Sotto queste condizioni vale la disuguaglianza: CN 2 CN1 CT2 CT1 • La condizione più gravosa per le ruote dentate è: CN 2 CT2 • La quale impone un valore massimo sull’addendum e quindi una condizione minima sul numero di denti della ruota, infatti a k m k • 2R z Quindi, per una data primitiva, se l’addendum assume un valore di massimo il numero di denti deve necessariamente assumere un valore di minimo, dal momento che sono in una relazione di proporzionalità inversa. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 25 Condizione di non interferenza tra i profili • Cerchiamo adesso di ricavare, per via analitica il numero di denti minimo. Riferendoci alla figura, poniamoci in una condizione limite, ovvero vale la relazione: CN 2 CT2 • Consideriamo il triangolo N2CO1 , in questo i cateti sono esprimibili attraverso le relazioni: O1 N 2 a R1 O1C R1 N 2 C R2 sin • Applichiamo il teorema di Carnot si ha: R1 a 2 R12 R22 sin 2 2 R1 R2 sin cos 2 • Svolgendo ulteriormente i calcoli si ha: R12 2aR1 a 2 R12 R22 sin2 2R1 R2 sin2 • Semplificando, si ottiene un’equazione di secondo grado nella variabile a: • a 2 2R1a R2 sin2 R2 2R1 Risolvendo tale equazione si ricava l’espressione: a R12 R22 R2 2 R1 sin 2 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 26 Condizione di non interferenza tra i profili amax k mmax • Dovendo essere: • e ricordando l’espressione del modulo, si può scrivere: 2kR2 R1 R12 R2 R2 2 R1 sin 2 z min • Il numero minimo di denti è così dato da: z min • 2kR2 R1 R R2 R2 2 R1 sin 2 1 2 2k 2 1 2 sin 2 Avendo sostituito al rapporto tra i raggi primitivi il rapporto di trasmissione. Nel caso di ruote a dentatura interna si procede in modo analogo, sostituendo con - e prendendo il radicando col segno negativo, si ha così: z min 29/03/2010 2k 2 1 2 sin 2 Componenti Meccanici per l'Automazione 27 Condizione di non interferenza tra i profili • • Come ultimo caso prendiamo in esame l’ingranamento tra una dentiera e una ruota dentata (in questo caso il rapporto di trasmissione tende all’infinito). Dal momento che il rapporto di trasmissione tende all’infinito non è possibile ricavare, attraverso le formule precedenti, un’espressione del numero minimo di denti. Se però osserviamo la figura si può notare che è possibile scrivere la relazione: a CT2 sin • a sua volta CT2 è esprimibile attraverso la relazione: CT2 R2 sin • e quindi: • Procedendo come nel caso di due ruote, si arriva infine alla relazione cercata: a R2 sin2 z 29/03/2010 2k sin 2 Componenti Meccanici per l'Automazione 28 Taglio ruote Dentate esempi 29 Correzione Ruote Dentate Condizione di non interferenza tra i profili: z z min 2 a km k sin2 Conseguenza: il minimo numero di denti è assegnato: circa 20 (15-30 dipende da a e k) Può sorgere esigenza di usare numero di denti minore: 1) Maggiore resistenza/coppia trasmissibile rispetto ad ingombri 2) Montaggio ruote con interassi strettamente fissati Si adottano le cosidette dentature corrette 30 Traslazione della primitiva di taglio/1 Il moto di taglio Dentiera di riferimento Primitive di ruota e dentiera Circonferenza di testa della ruota/ retta di piede della dentiera Circonferenza di piede della ruota/ retta di testa della dentiera 31 Traslazione della primitiva di taglio/2: se ruota presenta problemi di interferenza si allontana la dentiera dalla ruota Dentiera di riferimento x a Attenzione: forma dei profili qualitativa x dente corretto a a0 x k a m x Il dente corretto è più “spesso” e quindi resistente d d 0 x kd m x m s s 0 2 xtg 2 xtg 2 v v 0 2 xtg m 2 2 xtg 32 Traslazione della primitiva di taglio/3: dente corretto a1 a 0 x k a m x x d 1 d 0 x kd m x m s1 s 0 2 xtg 2 xtg 2 v 1 v 0 2 xtg Segno negativo deriva dal fatto che limitazione dipende da addendum circ./retta di testa della tagliante/dentiera di riferimento dente corretto: z 1min z 0min z1 a0 x 2 2 m sin a0 2 2 m sin z 1min m 2 2 xtg Spostamento positivo implica possibilità di avere un numero di denti più basso x min min z z 2 1 0 2 m sin z 0min z 1 x sin2 m 2 33 Traslazione della primitiva di taglio/4: dente corretto a 1 a0 x k a m x d 1 d 0 x kd m x m s 1 s 0 2 xtg 2 xtg 2 v 1 v 0 2 xtg m 2 2 xtg Per mantenere stesso interasse e poter ingranare con ruota corretta la ruota 2 deve avere lo stesso modulo, ma anche spessori ed altezze di vano e denti compatibili con la 1, questo implica correzione simmetrica con traslazione pari a -x dentatura che ingrana con dente corretto (stesso interasse) a2 a0 x k a m x d 2 d 0 x kd m x m s 2 s 0 2 xtg 2 xtg ATTENZIONE 2 v2 v0 m 2 xtg 2 xtg 2 z 2 z1 34 Traslazione della primitiva di taglio/5: ruota 2 a2 a0 x k a m x ; s 2 s 0 2 xtg m 2 d 2 d 0 x kd m x 2 xtg ; Attenzione: forma dei profili qualitativa x xeccessivo v 2 v 0 2 xtg m 2 2 xtg La traslazione –x applicata alla ruota 2 provoca un aumento del numero minimo di denti che risulta maggiore di quello nominale. Correzioni eccessive portano a violazione della condizione di non interferenza sulla ruota 2 dente corretto: z 2min z 0min z2 a x 2 0 2 m sin a0 2 2 m sin z 2min x min min z z 2 2 0 2 m sin z 2 z 0min 2 x sin m 2 Il dente risulta più sottile se correzione “negativa è eccessiva si rischia la condizione di sotto-taglio/ interferenza dei profili su ruota 2 35 Traslazione della primitiva di taglio/6: ruota 1 ruota 2: z 0min z 1min 2 z 2min z 0min z 0min z 1min x m sin2 z 2min z 0min 2 x m sin2 x 2 m sin2 z min z min 2z min 0 z min z min 2z min 2 1 0 2 1 0 x 2 m sin2 z 2 z 1 z 2min z 1min 2z 0min z 2 z1 2z 0min La correzione simmetrica delle due ruote può essere effettuata se e solo se risulta verificata la condizione che la somma dei denti delle due ruote è maggiore del doppio del numero di denti minimo calcolato per la dentatura senza correzione 36 Traslazione della primitiva di taglio/7: ruota 2: ruota 1 x m z 0min 2 z 1min sin2 z 2min z 0min x sin2 m 2 z 2 z 1 z 2min z 1min 2z 0min z 2 z1 2z 0min Si poteva pervenire alla medesima espressione anche in altro modo…. 37 Traslazione della primitiva di taglio/8: z 2 z1 2z 0min Non si può applicare correzione “simmetrica” ad entrambe le ruote è necessario dunque cambiare l’interasse tra le ruote e quindi l’angolo di pressione per permettere l’ingranamento ed una correzione “non simmetrica” delle due ruote. z 2 z1 2z 0min x 1 x 2 x z 2 z1 min 2z 0 x 1 x 2 38 Traslazione della primitiva di taglio/9: z 2 z1 2z 0min Si calcolano x1 ed x2 minimi per soddisfare la condizione di non interferenza su entrambe le ruote ruota 1 z 1min z 0min a0 x 2 2 m sin a0 2 2 m sin z 1 z 1min ruota 2 z2 z 2min x min z 0min 2 z1 m sin2 z 0min z 1 x1 sin2 m 2 z 0min z 2 x2 sin2 m 2 39 Traslazione della primitiva di taglio/10: z 2 z1 2z 0min Noti x1 ed x2 che consentono di tagliare ruota senza problemi di interferenza su entrambe le ruote si applica la seguente relazione che consente di mantenere la congruenza di spessori di denti e vani funzione evolvente inv tan inv c tan c c x 1 x 2 tan c inv inv 2 m z1 z 2 Si calcola anche iterativamente il nuovo angolo di pressione 40 Traslazione della primitiva di taglio/11: z 2 z1 2z 0min Per le proprietà delle dentature ad evolvente deve valere: 1 r1 cos r1c cos c 2 r2 cos r2c cos c Noti i raggi primitivi corretti si calcola l’interasse come somma dei raggi primitivi corretti c c i c r1 r2 Attenzione!!!!:correzioni corrispondenti ad angoli di pressione corretti elevati/ forti incrementi di interassi possono portare a riduzioni non accettabili di arco di azione ed ingranamento 41 Ruote cilindriche a denti elicoidali • • Una ruota dentata cilindrica a denti dritti può essere pensata generata da un segmento AB, solidale al piano (piano dei contatti) e parallelo agli assi dei cilindri di base. Se il segmento non è parallelo agli assi ma inclinato (figura 60), rispetto ad essi, di un dato angolo d (questo equivale a considerare il segmento MP in luogo del segmento AB),la superficie del dente non è più cilindrica ma elicoidale si ottengono quindi ruote dentate cilindriche a denti elicoidali 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 42 Ruote cilindriche a denti elicoidali Vantaggi: • Il contatto tra due generici denti è graduale: inizia in un punto, continua su dei segmenti e termina ancora in un punto. Ciò implica minori urti e quindi un incremento del rendimento. • L’arco di ingranamento risulta incrementato della quantità l tg b • questo porta ad un aumento dell’arco di azione di l tg b cos • questo porta un vantaggio nella condizione di continuità del moto. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 43 Ruote cilindriche a denti elicoidali • Trascurando le forze d’attrito l’azione S che si trasmettono due denti è ortogonale a segmento MP e può essere scomposta in due componenti: una N normale agli assi dei cilindri primitivi e una T parallela agli assi dei cilindri primitivi. Solo la forza N trasmette coppia, la forza T deve essere equilibrata dai cuscinetti montati sull’albero, per questo motivo l’albero di una ruota dentata a denti elicoidali deve essere supportato da almeno un cuscinetto capace di equilibrare forze assiali (es. cuscinetti orientabili a sfere o a rulli conici). 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 44 Ruote cilindriche a denti elicoidali L'ingranaggio a doppia elica supera il problema della sollecitazione dell’albero in direzione assiale grazie all'uso di denti con cresta a forma di V. Si può immaginare questo ingranaggio come costituito da due ruote elicoidali distinte affiancate specularmente, in modo che le forze assiali si annullino a vicenda. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 45 Ruote cilindriche a denti elicoidali • Se uno dei due cilindri degenera in un piano si ottiene la dentiera elicoidale, la quale può essere vista come una dentiera a denti dritti di cui si considera una parte, delimitata da due piani paralleli inclinati di un angolo rispetto alla generatrice dei denti. L’angolo è l’inclinazione dell’elica misurata sul cilindro primitivo. Il fatto che una dentiera elicoidale sia ricavabile da una dentiera a denti dritti porta al vantaggio che le ruote a denti elicoidali possono essere realizzate utilizzando le stesse dentiere utensili delle ruote a denti dritti inclinate di un angolo . • Esiste una relazione tra e b. • Sia h il passo dell’elica, h risulta lo stesso sia se misurato sul cilindro primitivo sia se misurato sul cilindro di base; allora con riferimento alla figura è possibile scrivere: 2 h tg b 2r h tg • eliminando h si ha: 29/03/2010 2 2r tg b tg Componenti Meccanici per l'Automazione 46 Ruote cilindriche a denti elicoidali • semplificando si ha: tg • r tg b ricordando che: r cos • • si può scrivere, infine, la relazione cercata: tg b tg cos Esiste anche una relazione tra modulo normale (mn) e modulo periferico (m): mn m cos 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 47 Trasmissione del moto tra assi incidenti • Riferendoci alla figura consideriamo due assi: a1 e a2, tra loro incidenti nel punto O, consideriamo anche due generici corpi rigidi ruotanti, il primo con velocità 1 attorno all’asse a1 e il secondo ruotante con velocità angolare 2 attorno all’asse a2. Vogliamo determinare le primitive del moto relativo dell’asse 2 rispetto all’asse1. Per far ciò introduciamo l’ipotesi che il rapporto tra le velocità angolari dei due corpi sia costante, ovvero: 2 cos t 1 • Se imprimiamo a tutto il sistema una rotazione -1, il moto risultante sarà ancora una rotazione, con velocità angolare , il cui valore analitico sarà dato da: 1 cos 1 2 cos 2 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 48 Trasmissione del moto tra assi incidenti • Varranno inoltre anche le seguenti relazioni: 1 sin 1 2 sin 2 1 2 cos t • Dal momento che si è fatta l’ipotesi 2 cos t 1 si ha: sin 1 cos t 1 cos t sin 2 2 • ed essendo costante anche la somma dei due angoli si arriva infine a: 1 cos t 2 cos t • quindi le primitive del moto relativo sono due coni rotondi di vertice comune O e aventi aperture 1 e 2. Si può quindi pensare di prendere, come superfici coniugate, dei tronchi di cono ottenendo così ruote di frizione coniche. Tali ruote di frizione presenteranno però gli stessi inconvenienti visti nel caso di trasmissione per assi paralleli. 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 49 Ruote dentate coniche • • • • Un sistema di ruote dentate coniche può essere definito intersecando i coni primitivi con una sfera di centro O; le superfici dei denti si ottengono proiettando da O due profili coniugati sferici. Un sistema di dentature che utilizzi il metodo dell’epiciclo avrà come profili coniugati delle evolventi sferiche ottenute come traiettorie di un generico punto P della circonferenza massima che rotola sulle circonferenze di base. Un caso particolare si ha quando uno dei due coni degenera in un piano, in questo caso la ruota prende il nome di dentiera piano-conica e contrariamente al caso della dentiera a denti diritti non avrà la superficie dei denti piana ma questa avrà curvatura opposta nella costa e nel fianco. Se si applica il metodo dell’epiciclo utilizzando le curve e (che in questo caso coincidono con due circonferenze massime della sfera) si otterrà un profilo coniugato non coincidente con l’evoluta sferica. In questo caso però le superfici della dentiera piano-conica saranno piane . 50 Metodo di Tretgold/1 Il profilo del dente risulta definito su una superficie sferica: problema superficie sferica non è “sviluppabile”: Non esiste cioè trasformazione geometrica che consenta di ottenere lo sviluppo esatto di una superficie sferica e quindi di una curva generica su essa definita (esempio classico le proiezioni utilizzate per realizzare mappe geografiche) 51 Metodo di Tretgold/2 Circonf. primitiva Cono Complementare a Si approssima la superficie sferica su cui è definito il profilo del dente con la corrispondente superficie conica tangente sulla circonferenza primitiva, il cosidetto cono complementare. Il profilo del dente costruito sulla sfera di raggio R viene quindi approssimato con la corrispondente proiezione sul cono complementare 52 Metodo di Tretgold/3 Rc b 2 r circonferenza primitiva ; r R sin Rc sviluppo cono complementare Rc R tan R tan 2 R sin 2 cos Una volta calcolato l’angolo b si procede costruendo la dentatura sullo sviluppo del cono complementare di raggio Rc che diventa il raggio primitivo della ruota a denti diriitti equivalente 53 Metodo di Tretgold/4 Circ. Piede Rc d a b Z* m ; Z conica Z * ; 2 cos 2Rc 2 poichè Z conica 2 Z conica Z Z* m Z * conica 2Rc 2Rc cos Si costruisce il profilo come quello di una ruota a denti diritti con raggio primitivo pari a Rc il modulo viene scelto in modo da assicurare un numero di denti intero alla ruota conica, (periodicità del passo del dente rispetto a b) 54 Trasmissione del moto tra assi sghembi (coppia ruota-vite e ruote ipoidali) 29/03/2010 Ing. Meccanica Prato 55 Trasmissione del moto tra assi sghembi (ruote iperboloidiche)/1 O2 2 1 O1 Problema trasmissione del moto tra due assi sghembi 56 Trasmissione del moto tra assi sghembi (ruote iperboloidiche)/2 Piano p perpendicolare a m O2 M 2 2 1 1 O1 Si definisce M intersezione del piano p con la normale m. sul piano p è possibile proiettare semplicemente traslandole le due velocità angolari W1 e W2 57 Trasmissione del moto tra assi sghembi (ruote iperboloidiche)3 21 2 1 velocità relativa rispetto a 1 1 M 2 Si definisce M intersezione del piano p con la normale m. sul piano p è possibile proiettare semplicemente traslandole le due velocità angolari W1 e W2 si valuta quindi W21 velocità relativa angolare di 2 rispetto a 1 58 Trasmissione del moto tra assi sghembi (coppia ruota-vite e ruote ipoidali)/4 vs g1 g2 1 g 21 M 2 Dalla equazione generale dei moti rigidi sappiamo che un qualsiasi atto di moto rigido è sempre riconducibile ad un atto di moto elicoidale rispetto ad un asse detto asse di Mozzi che minimizza la velocità vs di traslazione assiale. Considerando che W21 è necessariamente l’asse del moto relativo trovare tra gli infiniti piani perpendicolari a m quello che minimizza vs significa trovare il piano su cui far avvenire il contatto in modo che asse di mozzi passi per il punto di contatto tra le sup. dei denti/le primitive del moto e quindi si abbia il minimo strisciamento. 59 Trasmissione del moto tra assi (ruote iperboloidiche)/5 VM 1 1r1; r1 MO1 VM 2 2r2 ; r2 MO2 VM 2 1 r2 VM 1 2 M r1 Le velocità VM1 e VM2 del punto M rispetto ai due assi 1 e due sono calcolate in base alle relative distanze r1 ed r2 60 Trasmissione del moto tra assi sghembi (ruote iperboloidiche)/6 vs g2 VM 2 g1 VM 1 g M La velocità relativa VM21 deve essere allineata alla vs per verificare la condizione di appartenenza all’asse del Mozzi quindi deve essere verificata la seguente condizione: r1 2 cos 2 VM 2 cos 2 VM 1 cos 1 2r2 cos 2 1r1 cos 1 ; r2 1 cos 1 61 Trasmissione del moto tra assi sghembi (ruote iperboloidiche)7 g1 21 g2 1 g M 2 Dalla condizione di appartenenza all’asse di Mozzi (lucido precedente) si ha: r1 2 cos 2 ; r2 1 cos 1 Applicando il teorema dei seni al triangolo delle velocità angolari si ha: 2 1 2 sin 1 ; sin 1 sin 2 1 sin 2 Ponendo a sistema le due condizioni Applicando il teorema dei seni al triangolo delle velocità angolari si ha: r1 tan 1 ; r2 tan 2 62 Trasmissione del moto tra assi sghembi (ruote iperboloidiche)/8 vs g2 v s VM 1 sin 1 VM 2 sin 2 1r1 sin 1 2r2 sin 2 sin 1 1r1 sin 1 1r2 sin 2 sin 2 VM 2 g1 VM 1 interasse g M 1 r1 r2 sin 1 Si può dimostrare che la superfici rigate corrispondenti alle successive posizioni assunte dall’asse del mozzi sono degli iperboloidi e che le superfici dei denti che minimizzano gli strisciamenti relativi hanno tale forma Trasmissione tra assi sghembi (ruote elicoidali/1) Cilindro di Base 1 Retta P2 b1b b2b P Retta P1 Il contatto avviene in un punto solo P intersezione delle due rette P1 e P2 appartenenti ai rispettivi piani dei contatti Cilindro di Base 2 64 Trasmissione tra assi sghembi (ruote elicoidali/2) Retta P2 b1b b2b P Per evitare la compenetrazione dei profili le due velocità normali devono essere uguali: 11 cos 1b 2 2 cos 2b 1 cos 1b 2 1 2 cos 2b 65 Trasmissione tra assi sghembi (ruote elicoidali/2) velocità allineata secondo t r11 cos 1 r22 cos 2 2 r1 cos 1 sin 1 Z1 1 r2 cos 2 sin 2 Z2 2 2 t 1 1 2 v s 1r1 sin 1 2r2 sin 2 1r1 sin 1 1 r2 sin 2 sin 1 1r1 sin 1 1 r2 sin 2 sin 2 1 interasse 1 r1 r2 sin 1 66 Riduttore ruota elicoidale vite senza fine(g=90°) Si raggiungono rapporti di trasmissioni enormi: principi della vite (1,2) p Z2 Z1 Z2 Rendimento: f ' tan '; f tan ; tan ; tan ' 1 cos 1 tan angolo elica corrisponde a complentare f ' f cos cos 29/03/2010 Ing. Meccanica Prato 2 tan 2 inclinazione parete filetto 67 Riduttore ruota elicoidale vite senza fine tan ; tan ' Per aumentare rendimento (generalmente non elevato): Lubrificare coppia e/o usare materiali diversi per vite e ruota. Sezione del filetto quadra ( vite di manovra, compatibilmente con problemi di taglio e contatto) 29/03/2010 Ing. Meccanica Prato 68 Riduttore ruota elicoidale vite senza fine Si ricorda che basso rendimento può servire per rendere moto irreversibile rendendo impossibile il moto retrogrado (utile in alcune applicazioni): tan ' tan ; ' ; tan tan ' Più in generale (macchina generica): Lr Lr' ; ' ; Lm Lr Lp Lm 1 ; L'p Lr 1 ' ; Lp L'p Lm 1 Lr 1 ' 1 1 ' 1 2 1 ' 1 Ing. Meccanica Prato 69 Riduttore vite senza fine Ruota elicoidale, vite Madrevite, vite Madrevite, vite globoidale 29/03/2010 Ing. Meccanica Prato 70 Vite quadra accoppiata con ruota elicoidale 71 Ruote ipoidali 29/03/2010 Ing. Meccanica Prato 72 Dimensionamento delle ruote dentate Esempio numerico relativo alla scelta e al dimensionamento di due ruote dentate. I dati del problema sono: • P = 4000 W potenza del motore • N = 1500 RPM velocità di rotazione • = 1/3 rapporto di trasmissione • La prima cosa da fare è cercare un valore dell’interasse ottimale per il funzionamento delle due ruote. Solitamente tale valore viene determinato per tentativi, noi faremo l’ipotesi che il valore ottimale dell’interasse sia: • i = 100 mm • Una volta noto il valore di i si può scrivere il seguente sistema nelle incognite R1e R2, raggi delle due ruote: R1 R2 i R1 R2 • Da cui si ricava R1 25mm R2 75mm 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 73 Dimensionamento delle ruote dentate • • Passiamo adesso a determinare il numero dei denti di ciascuna ruota dentata. Per fare questo dovremo tener conto delle condizioni di non interferenza tra i profili e la condizione di non interferenza al taglio tra ruota dentata e dentiera utensile. Supponiamo di utilizzare ruote aventi denti con proporzionamento normale e con angolo di pressione pari a 20°. La condizione di non interferenza tra i profili è esprimibile con la relazione: z1 • 2 1 2 sin 2 1 e si applica alla ruota di raggio minore, con i dati a noi assegnati si ottiene: z1 15 • La condizione di non interferenza a taglio è esprimibile con la relazione: 2 z1 sin 2 • e porta a: • z1 18 Fissiamo quindi z1=18 e calcoliamo il modulo: 29/03/2010 m 2 R1 2 25 2.8mm z1 18 Componenti Meccanici per l'Automazione 74 Dimensionamento delle ruote dentate • questo valore del modulo non rientra fra quelli normalizzati, scegliamo quindi il valore normalizzato che più si avvicina: m 2.5mm • Scelto m si ricava il numero dei denti delle due ruote dentate: 2 R1 2 25 20 m 2.5 z z 2 1 60 z1 • • Una volta determinate le caratteristiche geometriche delle due ruote passiamo alle verifiche a flessione ed a usura. La coppia C1 agente sulla ruota motrice è data da: C1 P • 60 25 N m 2n la forza scambiata da due denti è scomponibile in una azione radiale F ed in una azione tangenziale T: C T 1 1000 N R1 F T tg 364 N 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 75 Dimensionamento delle ruote dentate • • Per il calcolo della resistenza a flessione (convenzionalmente si trascurano azioni di taglio e sforzo normale) si suppone il dente assimilabile ad una trave incastrata con carico a sbalzo, si fa inoltre l’ipotesi cautelativa che vi sia una sola coppia di denti in presa. La formula utilizzata per la verifica è la formula di Lewis espressa da: T amm y m b • • • in cui: y è detto coefficiente di Lewis e si trova tabellato in funzione del numero di denti e dell’angolo di pressione. Nel nostro caso si ha: y = 0.341 amm è la tensione ammissibile del materiale impiegato per realizzare le ruote. Nel nostro caso scegliamo un acciaio legato da bonifica con un valore della tensione ammissibile pari a 200 N/mm2. Per tener conto del sovraccarico dinamico si introduce un coefficiente di riduzione della tensione ammissibile, dato da: 2n m A • Av v 60 R1 3.9 s V è il valore della velocità periferica della prima ruota; mentre A è un coefficiente che può essere paria 6 o 3 rispettivamente per ingranaggi precisi o poco precisi. Nel nostro caso assumiamo A = 6, si ha così: 0.6 29/03/2010 Componenti Meccanici per l'Automazione 76 Dimensionamento delle ruote dentate • • • b è lo spessore della ruota dentata. Introducendo questi valori nella formula di Lewis si ricava: b 10mm Una volta determinato lo spessore minimo che garantisce la resistenza a flessione passiamo alla verifica ad usura. La formula da utilizzare è: 2 T pamm f mb • • dove: pamm è il valore ammissibile della pressione nel contatto tra i denti; per l’acciaio scelto in precedenza si può porre: p amm 500 • f è un coefficiente pari a: f • N mm 2 sin 2 z1 z 2 0.7 E z1 z 2 nell’ipotesi che entrambe le ruote siano realizzate con lo stesso materiale. E è il modulo di Young dell’acciaio. Nel nostro caso si ha che: f 8.6 10 29/03/2010 5 mm 2 N Componenti Meccanici per l'Automazione 77 Dimensionamento delle ruote dentate • Introducendo questi valori nella formula della verifica ad usura si ricava: b 19mm • Dovendo la ruota essere in grado di resistere ad entrambi i tipi di sollecitazioni si prende come valore minimo dello spessore: b 19mm 78 Appendice: Calcolo Asse del Mozzi/centro istantanea rotazione P appartiene all'asse di mozzi se risulta verificato:V p 0 V p V ox y z p o z y p o x Voy z x p o x z p o y Voz x y p o y x p o z 0 0 ; 0 V z x p o x z p o y Voz x y p o y x p o z oy V y x V z y x oz x p o y p o z ox y p o z p o V z y V x z y ox y p o z p o x oy z p o x p o A 2 2 x y x z y z x p o yVoz zVoy 2 2 x z z y y p o zVox xVoz x y xVoy yVox z 2 2 p o z y y x x z 0 0 ; 0 applicando kramer det A z2 y2 x2 z2 y2 x2 2 x2 y2 z2 z2 y2 y2 z2 y2 x2 x2 y2 x2 z2 x2 z2 0 ; r A 2 1soluzioni la soluzione è un vettore di modulo arbitrario(un asse) indipendentemente dal valore di z , y , x(purchè non tutti nulli) 79 Appendice: centro istantanea rotazione(moto piano) P è il centro di istantanea rotazione caso particolare del precedente: Vp 0 V p Vox z y p o 0 0 Voy z x p o 0 0 ; 0 0 z V z x p o z oy 0 V y z ox z p o 0 ; 0 0 A 2 0 0 x p o zVoy z 2 0 z 0 y p o zVox 0 0 0 0 0 A* 2 0 x p o zVoy z 2 y z p o zVox 0 det A 0; det(A *) z4 esiste una coppia di x p-o y p-o che verificano sistema (centro/asse di istanea rotazione) 80