CONI CMAS FEDERAZIONE ITALIANA PESCA SPORTIVA E ATTIVITA’ SUBACQUEE Programma Corso di specializzazione in Immersioni in quota by E. Dardanelli Rel. 12-99 Estratto dal “REGOLAMENTO GENERALE ATTIVITA’ DIDATTICA” Articolo XXXV Allievi 01) Organizzazione 02) Età minima 03) Requisiti . 04) Durata minima 05) 06) Programma Brevetto Corso di immersione in quota Società affiliate 18 anni compiuti. a) possesso del brevetto di 3° grado “Sommozzatore esperto” o equivalente, delle specializzazioni in “Immersione notturna o con scarsa visibilità” e in “Orientamento e navigazione subacquea” b) 10 immersioni certificate sul regolamentare libretto federale di immersione dopo il conseguimento del brevetto di "Sommozzatore esperto". c) Intervallo di almeno 4 mesi dopo il conseguimento del brevetto di "Sommozzatore esperto". teoria 10 ore bacino delimitato 08 ore acque libere 4 esercitazioni quello approvato dal Consiglio Federale Attesta la frequenza ad un corso per effettuare immersioni entro i limiti stabiliti dal brevetto di base con finalità come da specializzazione Istruttori 01) Organizzazione Società affiliate 02) Requisiti per accederea) Possesso del brevetto di 1° grado Istruttore A.R. all’esame b) Possesso del brevetto di specializzazione c) Frequenza con esito positivo del corso di preparazione d) Esecuzione di almeno 8 immersioni di specializzazione certificate sul regolamentare libretto di immersione dopo il conseguimento del brevetto di specializzazione come allievo. 03) Durata minima teoria 06 ore (comprensive di prova d’esame) bacino delimitato 06 ore (comprensive di prova d’esame) acque libere 02 esercitazioni 05) Programma quello approvato dal Consiglio Federale 06) Brevetto Istruttore abilitato a svolgere corsi di immersioni in quota ed a rilasciare i relativi brevetti. PREMESSA Sono definite immersioni in altitudine tutte le immersioni effettuate oltre i 700 mt. Sopra il livello del mare. INTRODUZIONE Immersione subacquea non è sinonimo di mare. Laghi e laghetti di montagna, bacini artificiali, fiumi e torrenti ci possono dare stimoli ed emozioni pari se non superiori a quelle che ci offre il mare. I loro fondali, infatti, possono riservarci molte sorprese dal punto di vista archeologico o regalarci immagini per fotografie inusuali e persino farci scoprire inviolati relitti bellici risalenti agli ultimi conflitti mondiali od ancora interi paesi sommersi dalle acque ad opera dell’uomo, vedi invasi ecc. Certo, forse occorre rinunciare ad alcune comodità a cui ci hanno abituato i diving alla moda, ma sicuramente non avremo assilli di orario, né problemi di sovraffollamento del luogo di immersione. Questo corso di specialità si propone di “iniziare” sommozzatori oramai definiti esperti alle emozioni che può comportare un’immersione in quota, sempre e comunque condotta, secondo i canoni F.I.P.S.A.S., e con lo stile che contraddistingue ogni frangia della nostra didattica. Ritroveremo situazioni ed ambienti già conosciuti, dal relitto all’acqua torbida, dalla profondità ai problemi di orientamento, dalla grotta alla corrente. Non si dovrà fare altro che mettere in pratica gli insegnamenti e le nozioni appresi fino ad ora ed in particolare modo le pratiche e le diverse tecniche di pinneggiamento, salvamento e uso del jacket, nonché della programmazione ed organizzazione delle nostre immersioni e dell’indispensabile tecnica di coppia. Infatti, l’immersione in quota, di per sé, non differisce molto da quella marina, ne rappresenta semmai una componente tecnica. La particolarità che in modo assoluto contraddistingue l’immersione in quota è il fatto di ritrovarsi, giunti davanti al lago in montagna, impalpabilmente ed incredibilmente già saturi di azoto. E’ questo, forse il vero scopo del corso: capire come e perché la sovrasaturazione dei tessuti condiziona questo tipo di immersioni ed imparare ad affrontarle programmandole in modo perfetto, senza lasciare nulla al caso. Sarà pertanto necessario che l’istruttore docente, nella fase teorica, ponga in primo piano quest’ultimo aspetto, tramite l’approfondito insegnamento dei procedimenti per la corretta programmazione delle immersioni in quota, al fine di trasmettere l’assoluta padronanza delle tabelle dei calcoli e delle problematiche ad essi legati. L’AMBIENTE LAGHI, LAGHETTI, BACINI DI ACCUMULO: Ogni lago è un mondo a sé stante con caratteristiche proprie. Talvolta la sua dimensione non supera poche centinaia di metri quadri e suo livello varia con le stagioni, così come può scomparire temporaneamente o, con il passare degli anni può mutare aspetto e dimensioni. La maggior parte degli specchi d’acqua in quota è adagiata in cavità rocciose, scavate dall’azione dei ghiacciai in tempo remoto; la loro acqua è solitamente limpida e fresca, trasparente e invitante, chiara e cristallina. In altri casi, in cui il lago si trova, in ambiente terroso, l’acqua può essere torbida e stagnante. Ecco perché è preferibile e forse indispensabile, che gli allievi di questo corso siano già in possesso dei brevetti di specialità acque torbide e immersioni notturne, in quanto saranno utilissime le tecniche e le nozioni apprese nei corsi precedenti per affrontare in assoluta sicurezza questo nuovo aspetto dell’attività subacquea. I colori che caratterizzano il lago, solitamente scuri, talvolta cupi e cangianti, riflettono l’ambiente circostante, raramente boscoso e rivestito di erbe e radi cespugli. In numero minore sono i laghi generati da sbarramenti franosi, provenienti dai fianchi delle vallate e dalle pendici dei monti circostanti. Gli sbarramenti ed i laghi artificiali (dighe, bacini di accumulo, prese d’acqua) occupano quasi sempre posizioni di fondovalle ed in essi particolarmente significativo è l’apporto detritico. Il loro livello varierà, evidentemente in proporzione alle differenti richieste e necessità di acqua da parte dell’uomo. La profondità degli altri bacini montani varia da poche decine di centimetri fino ad alcune centinaia di metri, dove albergano, saltuariamente od in modo stanziale, migliaia di microscopici animaletti, alghe in continuo movimento, molluschi, anfibi e rettili. Anche le specie ittiche sono presenti in rilevante quantità e varietà. Spesso, però, queste ultime sono state introdotte dall’uomo, per la gioia dei pescatori e per rendere più vivi ambienti di per sé già splendidi. ONDE E CORRENTI: nei Laghi in quota potremo vedere le onde solamente dopo qualche temporale e per il tempo necessario affinché la superficie lacustre ritorni in condizioni normali. Il normale ciclo dei venti e quindi, a prescindere dalle burrasche, produce onde che raramente superano pochi cm. di altezza. In condizioni di tempo sereno, il vento, infatti, è costante e prevedibile. Addirittura in alcuni luoghi montani inverte ad orari fissi la propria direzione ed ancora talvolta cambia in momenti prestabiliti la propria intensità. Analogo discorso può essere fatto per le correnti, che presentano in certi punti una direzione costante ed in altri un senso alternato. Le correnti dell’acqua di lago, anche se intense, non sono quasi mai pericolose per il subacqueo, poiché viaggiano spesso parallele alle coste. Programmando un’immersione da riva, come solitamente avviene, potremo vederci spostati di alcuni metri dal nostro punto di ingresso. Risulta pertanto sempre utile rivolgersi, ove possibile, ad esperti e conoscitori del luogo di immersione, al fine di ricavarne le informazioni sopra indicate. SCARSA VISIBILITA’ ED ACQUE TORBIDE: questo corso di specializzazione si rivela impegnativo nel momento in cui si considera che, da primavera inoltrata fino all’autunno, difficilmente si potrà trovare condizioni di limpidezza dell’acqua. Durante le predette stagioni, la sospensione può ridurre gradualmente la visibilità fino a pochi metri ed in certi casi rendere difficile, se non impossibile, leggere i nostri strumenti. Nel caso in cui ci si immerge in acque buie, l’accensione dell’indispensabile torcia o faro non sortirà l’effetto sperato, poiché si può restare abbagliati dal riflesso di luce prodotta. I principali fattori che contraddistinguono un’immersione in quota da una marina, sono tre: 1) L’acqua dolce 2) La bassa temperatura 3) La minore pressione barometrica L’A C Q U A DOLCE Riportiamo in una tabella le principali caratteristiche dell’acqua dolce e di quella salata e confrontiamole: DENSITA’ INDICE DI RIFRAZIONE CALORE SPECIFICO CONDUCIBILITA’TERMICA VELOCITA’ DELLA LUCE VELOCITA’ DEL SUONO ACQUA DOLCE 1000 GR/L 1,33 0,9997 KCAL/GR°C 53,8 KCAL H°C 224.774.000M/SEC 1437 M/SEC ACQUA SALATA 1030 GR/L 1,34 0,9998 KCAL/GR°C 53,0 KCAL H°C 223.445.000M/SEC 1460 M/SEC Come si evince dalla precedente tabella, acqua di mare ed acqua di lago o fiume presentano delle differenze che seppure apparentemente minime, risultano assai rilevanti per i subacquei. La differenza di densità (in media un 3%) incide sull’assetto, poiché come è noto, la spinta positiva aumenta con l’aumentare della salinità, con le inevitabili conseguenze sull’uso della zavorra. Pertanto, se un subacqueo al mare equipaggiato di tutta la necessaria ed abituale attrezzatura, trova il suo giusto assetto indossando ca.7 Kg di zavorra, dovra’ liberarsi di due o tre Kg, quando intende effettuare un’immersione nel lago. Occorre, però, considerare che la bassa temperatura delle acque lo costringerà ad indossare mute dallo spessore maggiore di quelle usualmente adoperate in mare, oltre ad un indispensabile sottomuta. Ne consegue una sorta di compensazione “naturale” con la zavorra teoricamente da eliminare. BASSA TEMPERATURA La temperatura dell’acqua poco mite in ogni periodo stagionale caratterizza le immersioni in quota. Il vento incredibilmente onnipresente ad una certa altitudine, ha una notevole influenza sulla temperatura dell’acqua. In particolare, i venti agiscono sulla superficie del lago, rimescolando continuamente i diversi strati in cui è possibile suddividerlo: l’epilimnio, ossia lo strato superiore più caldo, il metalimnio o strato mediano e lo strato di fondo chiamato ipolimnio. La massa d’acqua resiste all’azione eolica in proporzione alla propria temperatura. L’acqua relativamente calda è meno densa e tende a stare in superficie, a galleggiare e quindi ad opporsi al massimo al rimescolamento prodotto dal vento. La minima resistenza al vento è offerta dall’acqua, quando la sua temperatura è di ca. 4°C, che risulta poi essere la temperatura, in cui la stessa raggiunge il suo massimo peso specifico. Ne consegue che, durante la stagione invernale, l’efficacia del vento è maggiore e si registrano temperature molto simili tra il fondo e la superficie. In estate invece, risulta molto marcata la stratificazione termica, evidenziando la presenza di linee di separazione termica che si chiamano termoclini. Il freddo va affrontato sempre con l’attrezzatura più appropriata per il tipo di immersione che si andrà a fare. La conoscenza dei luoghi e delle relative problematiche, la corretta pianificazione, una programmazione adeguata, compagni fidati sono le componenti che ci consentono di effettuare serenamente una immersione in quota. Non è inutile ribadire che, durante l’immersione, tutto il nostro corpo è esposto alla dispersione di calore dovuta alla grande conducibilità termica dell’acqua. L’abbassamento della temperatura corporea che ne consegue è esteriorizzata dai brividi e dalla cosiddetta “pelle d’oca” quindi da dei movimenti muscolari contestuali ad una naturale vasocostrizione, tendente a limitare la dispersione di calore. L’organismo umano si difende producendo calore, la pressione arteriosa aumenta, le fasce muscolari tendono ad irrigidirsi e l’intero metabolismo è accelerato tramite l’aumento del ritmo respiratorio seguito da un maggior consumo di ossigeno. La situazione gravosa di disagio fisico, in cui il subacqueo viene a trovarsi, così come sopra accennata, non determina solamente una preventivabile ridotta autonomia d’immersione, ma soprattutto un assorbimento di azoto oltre il limite di sicurezza previsto da tabelle e computer e può causare in ultimo l’insorgenza di malattie da decompressione (M.D.D.) a volte apparentemente inspiegabili. E’ pertanto opportuno compiere alcune riflessioni sulla legge di Henry applicata alle immersioni in quota. La legge citata ci afferma che in un liquido diminuisce la solubilità di un gas con l’aumento della temperatura e con conseguente diminuzione della pressione. La soluzione diventa perciò sovrasatura e quella parte di gas che supera i valori di saturazione ritorna allo stato gassoso, liberandosi dalla medesima soluzione. In acque fredde, come quelle di lago, si verifica invece un’alterazione delle razioni chimiche influenzanti l’assorbimento dei gas. Allora persino le tabelle U.S. NAVY, come noi le conosciamo, perdono la loro validità per le immersioni condotte al di sotto dei 10°C.. Sotto la predetta soglia di temperatura, infatti, si prescrive di aumentare in modo fittizio la profondità per il calcolo dell’eventuale decompressione, di 30 cm per ogni grado centigrado. Pertanto, al maggior assorbimento di azoto da parte dei tessuti, ed all’aumentato consumo d’aria, si dovrà contrapporre una decompressione prolungata, oppure una riduzione dei tempi previsti di permanenza in immersione. Siamo, invece, impotenti di fronte all’altro fattore causato dalla bassa temperatura dell’acqua: la diminuzione di pressione dell’aria contenuta nelle bombole con conseguente riduzione di autonomia. La legge di Charles ci insegna che, a volume costante la pressione di un gas è proporzionale alla sua temperatura. La bombola utilizzata in immersione ha volume pressoché costante ed allora sarà la pressione dell’aria che vi è stata introdotta a modificarsi in proporzione alla temperatura a cui è sottoposta. In particolare, la pressione di un gas diminuisce di 1/273 volte ad ogni variazione in meno per grado centigrado. Esempio: Decidiamo di fare l’immersione con usuale bombola da 15 lt. caricata a 200 BAR, misurati e verificati come avviene solitamente, al termine del caricamento della bombola e, quindi, quando la temperatura dell’aria immessa è salita fino a 50°C, a causa dell’avvenuta compressione. Nel momento in cui ci immergiamo nel lago in montagna prescelto, la cui temperatura dell’acqua supponiamo essere 10°C, ci accorgeremo che la lancetta del manometro sarà scesa inesorabilmente. Cerchiamo di capire e imparare a calcolare la diminuzione di pressione dell’aria compressa. Occorrerà applicare la formula dei gas perfetti e cioè: moltiplicare la pressione iniziale, espressa in BAR, a cui è caricata la bombola, (nel ns. esempio 200) per il rapporto esistente tra il valore dello zero nella scala KELVIN (273°C), maggiorato del numero di gradi centigradi presenti nel luogo di immersione (273°C + 10°C) ed il medesimo valore dello zero nella scala KELVIN maggiorato invece dei gradi di temperatura ottenuti dopo aver caricatola bombola (273°C + 50°C). Tornando all’esempio sopra riportato, vediamo di quanto è diminuita la pressione dell’aria contenuta nella bombola nel momento in cui ci immergiamo nelle acque del lago con temperatura pari a 10°C. pressione iniziale ……………………………………………………………..………………200 bar valore dello zero della scala kelvin maggiorato dai gradi dell’acqua del lago………………….... ……………………………………………………………………………….(273°c + 10°c) = 283°c valore dello zero nella scala kelvin maggiorato dai gradi dell’aria dopo il caricamento ……………………………………………………………………………….(273°c + 50°c) = 323°c Applichiamo ora la formula ed otteniamo; 200 bar x (283: 323) = 175.2 bar ca., ossia la pressione effettiva dell’aria contenuta nella bombola al momento del contatto con l’acqua del lago. Questa semplice operazione ci permette di comprendere che, durante l’immersione programmata, non avremo più a disposizione 3000 lt. di aria ma solamente ma solamente 2625 LT. (175 bar x 15 lt. = 2625Lt.) cioè il 12,5% in meno di autonomia. Si noti che la detta percentuale corrisponde all’incirca alla riserva d’aria prudenziale. A questo punto, poiché non possiamo evitare la dispersione termica della bombola, dovremo adottare qualche accorgimento, ad esempio il caricamento con bombola immersa in acqua fredda, ed effettuato molto lentamente. A conclusione delle problematiche attinenti alla bassa temperatura nelle immersioni in quota, occorre considerare la maggiorazione nel consumo delle calorie. Per il solo fatto di rimanere immersi nell’acqua fredda, il subacqueo brucia calorie, indipendentemente dalle energie che spende in relazione al tipo di attività svolta. Al riguardo un ruolo importantissimo, se non decisivo, può essere attribuito alla corretta scelta della muta. Si rimanda all’esposizione dedicata specificatamente alle attrezzature per l’analisi del tipo di muta utilizzabile. Esempio: E’ possibile sapere a priori quante calorie consumiamo durante un’immersione di 40 minuti, effettuata in un lago di montagna con temperatura dell’acqua di 8°c. A tal fine dovremo tenere in considerazione i seguenti dati: Il coefficiente di proporzionalità del neoprene …………………..…….…………0,00002 = c.p.N La superficie (individuo medio) quadrata della muta ……………………….…..………. 3 = mq. La temperatura corporea …………………………………………..…..…..….…..……. 37°c = t.c. La temperatura dell’acqua del lago ………………………………..…..…….………….. 8°c = t.a. Lo spessore della muta ……………………………………….0,007(m/m espressi in metri) = sp.m. Il tempo di immersione ……………………………….……….….. 2400”(espresso in secondi) = t. Applichiamo ora la formula, utilizzando i dati a ns. disposizione: c.p.n. x mq x (t.c. – t.a) x t. -------------------------------- = sp.m. 0,00002 x 3 x (37°C – 8°C) x 2400 ------------------------------------------ = 596,5 cal/h 0,007 Osservando attentamente i valori utilizzati nella formula, si può dedurre che, variando lo spessore della muta, oppure aumentando o diminuendo il tempo di immersione si andrà ad incidere notevolmente sulla quantità di calorie teoricamente consumate nell’immersione in quota programmata. LA MINORE PRESSIONE BAROMETRICA Fino a pochi anni orsono, la questione delle variazioni barometriche in relazione all’altitudine, non era mai stata seriamente presa in considerazione, anche se nel 1971 era stato pubblicato un manuale che ne affrontava le problematiche. “Sommozzatore in acque dolci” è il titolo di un libro che sarebbe stato ed è tuttora il punto di riferimento più valido per affrontare le immersioni in quota. L’autore, lo svizzero Americo Galfetti, si fece e fece conoscere il risultato di anni di studi sulle immersioni in quota in occasione del convegno di Padova svolto nel 1975, organizzato dal Comitato Italiano di Ricerche e Studi Subacquei. Galfetti partecipò in seguito, come esperto, a numerose immersioni scientifiche in America Latina, ed in Europa. Il suo manuale, frutto di studi ed esperienze personali, fu ed è adottato tutt’oggi, per quanto concerne i calcoli, le tabelle ed i consumi e per tutto quello che può servire per una corretta programmazione di immersioni in quota. A questo punto si rende necessario ribadire i già noti i concetti di SATURAZIONE E SOVRASATURAZIONE 1) il nostro corpo è considerato “saturo” alla pressione a cui abitualmente siamo sottoposti; 2) il “coefficiente di saturazione” è la percentuale di azoto assorbito dal nostro tessuto sanguigno; 3) quando ci troviamo in normali condizioni di saturazione, la pressione parziale dell’azoto assorbito ha il valore del coefficiente pari ad 1; 4) se cambia la pressione dell’atmosfera, cambia anche il valore della pressione parziale dell’azoto, facendo variare il coefficiente dal valore 1 verso un valore vicino a 2 (limite estremo di pericolo); 5) la pressione dell’atmosfera diminuisce gradualmente man mano che si sale in quota, ed in particolare diminuisce di 100 Millibar ca. ogni 1000 mt. di quota. Risulta pertanto evidente che quando ci si trasferisce in quota con una certa rapidità, la pressione parziale dell’azoto, al valore presente al mare o alla quota in cui abitualmente viviamo, diminuisce ed il nostro organismo entra in condizioni di sovrasaturazione. Il subacqueo che giunge alla quota del lago montano prescelto, si dovrà comportare come se dovesse affrontare, riferito al mare, un’immersione successiva, o in alternativa dovrà rimanere a quella quota almeno 48 ore, ossia il tempo necessario per essere nuovamente in condizioni di normale saturazione. Ulteriore particolarità da evidenziare si riferisce al fatto che nell’immersione in quota, a parità di profondità raggiunta, la pressione assoluta che grava sul subacqueo è minore di quella che si registrerebbe in un’immersione marina. La suddetta differenza è data dalla pressione atmosferica che, in quota, risulta sempre inferiore a 1 bar. Esempio: Immaginiamo un’immersione in un lago situato alla quota di 2000 mt., dove quindi la pressione barometrica di ca. 0,8 bar. (0,782) Alla profondità di –30 mt. saremo sottoposti ad una pressione assoluta di 3,8 bar (3 bar + 0,8 bar); e’ importante notare che la pressione cui siamo sottoposti a –30 mt. corrispondente ad una pressione superiore di ca. 4,75 volte a quella esterna (3,8 : 0,8 = 4,75). Identico discorso vale per le quote delle tappe di rispetto; infatti alla profondità di –3 mt. saremo sottoposti ad una pressione assoluta di 1,1 bar (0,3 bar + 0,8 bar) CALCOLI RELATIVI ALLA PROGRAMMAZIONE DI UN’IMMERSIONE IN QUOTA Inizialmente poniamo un’importante distinzione tra due differenti situazioni: 1) Le immersioni effettuate dopo un periodo cosiddetto di “acclimatamento”. 2) Le immersioni effettuate immediatamente dopo l’arrivo in quota. Come precedentemente visto ad ogni altitudine i tessuti del corpo umano, dai più veloci ai più lenti, sono in condizioni di saturazione d’azoto corrispondente alla pressione atmosferica del luogo e spostandosi ad altitudine maggiore i medesimi tessuti risulteranno esposti ad una pressione inferiore di quella iniziale di saturazione. Si dirà pertanto che i tessuti dell’organismo sono sovrasaturi, ossia caratterizzati da un coefficiente di diminuzione di pressione (CDP) tanto più vicino al valore critico di 2 quanto maggiore è la differenza di pressione tra il luogo di partenza e quello di arrivo. Ciò premesso, è intuitivo che nel momento in cui il subacqueo giunge in quota, nel suo organismo si è instaurata una situazione paragonabile solo ad una discesa al mare a bassissima profondità, con interessamento di tutti i tessuti, anche quelli lenti e lentissimi. Il tempo necessario, affinché anche i tessuti lenti e lentissimi ritornino in condizioni di saturazione e quindi di equilibrio con la pressione del luogo di montagna prescelto, come abbiamo visto con valore uguale ad 1 è di 48 ore. Con queste semplici considerazioni possiamo dividere le due tipologie di immersioni prima citate in base al fatto che il tempo trascorso in quota sia o non sia superiore a 48 ore. LE TABELLE Le già note tabelle della U.S. Navy sono applicabili alle immersioni in quota solamente dopo l’adozione di alcuni fondamentali accorgimenti. Risultano, invece complete e utilissime le tabelle redatte da Galfetti che sono adattate in modo specifico per le immersioni in quota. Il primo accorgimento da adottare per l’utilizzo delle U.S. Navy sarà di considerare come “fittizia” (PF) la profondità’ obiettivo dell’immersione e per questo utilizziamo i seguenti parametri: PR = profondità’ reale in metri (quota effettiva di immersione) H = pressione atmosferica a livello del mare in mm/Hg H1 = pressione atmosferica in mm/Hg presente alla quota in cui ci troviamo (per ricavare questo valore ci avvaliamo dei dati contenuti nella tabella e) Esempio: immersione in un lago a 2000 metri, a -30 metri di profondità, per una durata di 20 minuti, 50 ore dopo l’arrivo in quota. vediamo come si può calcolare una simile immersione. La tabella e) ci fornisce il valore di H1………………………………………………. = 595 mm/Hg Applicando la formula PF = PR x H / H1 = 30 x 763 / 595 = 38,4 mt. otteniamo la profondità da utilizzare per consultare le tabelle. Importante e’ notare che come nell’esempio fatto a proposito della sovrasaturazione, i dati coincidono, infatti: a 2000 metri si ha una pressione di circa 0,78 Atm ; a 30 mt. di profondità si ha una pressione assoluta di (0,78 +3 ) = 3,78 Atm quindi con un rapporto di 4,84 (3,78 / 0,78) lo stesso rapporto di pressione a livello del mare si ha alla profondità di 38,4 metri infatti a quella quota si ha una pressione assoluta di 1 + 3,84 = 4,84 Atm. e dividendo questo valore per 1 (Atm a livello del mare) si ottiene il valore coincidente. Anche per la quota di decompressione si dovra’ tener conto della differenza di pressione esistente tra il livello del mare e quello in quota, ma questa volta per calcolare la profondità’ effettiva della decompressione dovremo utilizzare i dati in maniera inversa applicando la formula: PF = PR x H1 / H = 3 x 595 / 763 = 2,34 mt. La profondità fittizia ottenuta come visto sopra sarà la base per la programmazione dell’immersione utilizzando le tabelle di decompressione di Galfetti (tabella b). Leggendo questa tabella con il solito criterio dell’arrotondamento per eccesso rileviamo la quota di 40 mt. che per una teorica immersione di 20 minuti comporta una decompressione di 4 minuti a 3 mt. La stessa tabella b fornisce il gruppo di appartenenza al termine dell’immersione, questa volta espresso con un valore numerico che rappresenta l’azoto residuo (f.a.r.) presente nel nostro organismo dopo questa immersione nel caso specifico il valore e’ 1,5 La trasformazione del gruppo di appartenenza espresso con lettere in valore decimale avviene secondo la tabella di seguito riportata: Gruppo di appartenenza in lettere Gruppo di appartenenza numerico A–B 1,1 C 1,2 D–E 1,3 F 1,4 G–H 1,5 I 1,6 J–K 1,7 L 1,8 M–N 1,9 O 2.O limite estremo di pericolo (da evitare) Variando i parametri dell’immersione, varia anche la velocità di risalita per cui bisogna ricalcolare la stessa VELOCITA’ DI RISALITA La velocità di risalita si calcola moltiplicando la velocità di risalita usuale a livello del mare (10 metri/min.) per il prodotto ottenuto dividendo il valore della pressione in quota per il valore della pressione a livello del mare, nel nostro esempio: velocità di risalita 10 m/min. x (595mm/hg: 763mm/hg) = 7,8 m/min. velocità di risalita in quota. Nella ipotesi che si voglia effettuare una seconda immersione (successiva) bisogna tener conto di vari fattori che sono chiariti dal seguente Esempio: dopo 4 ore reimmersione nello stesso lago a 2000 mt. di quota ad una profondità di -20 metri, per la durata di 20 minuti. Dalla tabella b) si rileva un f.a.r. uguale ad 1,5 e con l’ausilio della tabella c) vediamo che dopo 4 ore il f.a.r. ha assunto il valore di 1,2 e dalla tabella e) si rileva che il tempo di penalizzazione corrisponde a 17 minuti Calcolando nel modo appreso la profondità fittizia vedremo che la stessa e’ di circa 26 metri e sapendo che il tempo totale di permanenza per il calcolo e’ di 37 minuti (20 reali + 17 di penalizzazione), con l’ausilio della tabella b) vedremo che l’immersione comporta una decompressione 7 minuti a 3 metri. Ovviamente i 3 metri sono da vedersi come prima detto come 2,34 e la velocità di risalita sarà di 7,8 mt./min. Siamo ora in grado, con qualche piccolo ma importante artificio, di poter effettuare una immersione ed una successiva reimmersione in quota, dopo un periodo di acclimatamento di almeno 48 ore. E’ importante ricordare che: LA PROFONDITA’”FITTIZIA” CI SERVE PER LA PROGRAMMAZIONE DELL’IMMERSIONE ED E’ UNA PROFONDITA’VIRTUALE. La profondità reale o effettiva ci serve per i calcoli del consumo dell’aria ed è la profondità certa e vero obiettivo della nostra immersione. L’IMMERSIONE EFFETTUATA ENTRO LE 48 ORE Difficilmente pero’ saremo così fortunati da poter effettuare l’acclimatamento prima dell’immersione ed in genere, specie durante questo corso, le immersioni saranno svolte entro le 48 ore, quindi diventa importante addentrarsi ancor più a fondo nelle problematiche che comportano questo tipo di immersioni. Salire repentinamente in quota significa in pratica sottoporre il nostro organismo, ed i tessuti che lo compongono, ad una diminuzione di pressione e per il solo fatto che ci si trova in quota i tessuti sono in una condizione di sovrasaturazione, proprio come al termine di una immersione. La sovrataturazione dei tessuti si calcola dividendo la pressione a livello del mare, per la pressione in quota ed il risultato si indica con c.d.p., coefficiente di diminuzione di pressione e serve, come per le reimmersioni, per stabilire il tempo di maggiorazione dell’immersione programmata. L’altro parametro fondamentale per l’immersione e’ la profondità equivalente il cui calcolo serve per ricreare in quota le stesse condizioni pressorie delle immersioni a livello del mare. LA PROFONDITA’ EQUIVALENTE Si dice profondità equivalente, la profondità in quota, a cui corrisponde in mare una uguale pressione. Questo significa che volendo immergerci ad una certa profondità in quota, bisogna trovare quale pressione agisce per poi trovare la profondità ad essa corrispondente a livello del mare. Il calcolo si effettua considerando la pressione atmosferica esistente in quota e sommando ad essa la pressione idrostatica, il valore ottenuto viene trasformato in metri per una immersione a livello del mare. Esempio: immersione a -30 metri alla quota di 2000 mt. dalla ormai conosciuta tabella e) si ricava che 2000 mt. corrispondono ad una pressione di 0,782 atm. che sommate alle 3 atm. di pressione idrostatica portano ad un risultato di 3,782 arrorondato a 3,8 atm. corrispondenti a –28 metri in mare. Per diversi esempi di calcolo riferiti sia alle immersioni entro le 48 ore sia a quelli dopo le 48 ore, e per l’utilizzo pratico delle varie tabelle si rimanda alle pagine successive di questo manuale ricordando alcuni parametri fondamentali. Dati per il calcolo di una immersione dopo almeno 48 ore di acclimatamento: 1) profondità fittizia 2) controllo per la presenza o meno di eventuali tappe di decompressione 3) profondità reale della tappa di rispetto o delle eventuali tappe di decompressione 4) velocità di risalita Per reimmersioni 1) f.a.r. al termine della prima immersione 2) f.a.r al termine prima della seconda immersione 3) tempo di maggiorazione 4) durata fittizia immersione 5) tutti i parametri indicati anche per la prima immersione Dati per il calcolo di una immersione entro le 48 ore dall’arrivo in quota: 1) calcolo coefficiente diminuzione di pressione 2) profondità equivalente 3) tempo di maggiorazione 4) durata fittizia immersione 5) profondità fittizia 6) controllo per la presenza o meno di eventuali tappe di decompressione 7) profondità reale della tappa di rispetto o delle eventuali tappe di decompressione 8) velocità di risalita ESEMPI PRATICI DI CALCOLO Esempio n. 1 Esecuzione di una immersione per 27 minuti a – 24 metri dopo acclimatamento di 3 giorni a 2.000 mt. in quota con mobobombola da 15 lt. a 200 atm. Rilevamento valori pressione atmosferica (tabella e) mt. 2.000 = 796 millibar = 595 mm/Hg = 0,782 Atm. Calcolo della profondità fittizia: 24 mt. x 763 mm/Hg / 595 mm/Hg = 30,77 mt. arrotondato a 31 mt. Calcolo della profondità reale della tappa di rispetto o decompressione: 3 mt. x 595 mm/Hg / 763 mm/Hg = 2,34 mt. arrotondato a 2,3 mt. Calcolo della velocità di risalita: 10 mt./min x 595 mmHg / 763 mmHg = 7,79 mt./min arrotondato a 7,8 mt./min Calcolo dei consumi: Aria a disposizione = 15 lt. x 200 atm. = 3000 lt. – 10%(riserva) = 2.700 lt. consumo in immersione = 27 min. x 20 lt./min. x (2,4 atm. idrost. + 0, 782 amt. est.) = 1.718 lt. consumo alla tappa di decompressione = 7 min x 20 lt./min x (0,23 atm. idrost. + 0, 782 amt. est.) = 142 lt. consumo per emersione = 40 lt. (arrotondato per eccesso) consumo totale = 1.900 lt. Programmazione dell’immersione (tabella b): profondità = 31 metri (profondità fittizia) tempo = 27 minuti decompressione per 7 minuti a 3 mt. e f.a.r. = 1,7 Esecuzione dell’immersione reale: 27 minuti a –24 metri con risalita a 7,8 mt./min e sosta per 7 minuti a – 2,3 mt. termine dell’immersione 35 minuti dopo l’inizio Nel caso ipotetico di una successiva bisogna tener conto del f.a.r. di 1,7 al termine della precedente immersione, consultando la tabella c) per trovare il f.a.r. al termine della permanenza in superficie; aggiungendo il tempo di maggiorazione derivato dal nuovo f.a.r. al tempo reale dell’immersione programmata, si procede con il calcolo come per la prima immersione. Esempio n. 2 Esecuzione di una immersione per 25 minuti a – 27 metri dopo 2 ore dall’arrivo da quota 100 mt. (esempio Milano, dove viviamo ed operiamo) a quota 2.200 mt. con bibombola da 20 lt. a 200 atm. Rilevamento valori pressioni atmosferiche (tabella e) mt. 100 = 1000 millibar = 753 mm/Hg = 0,988 Atm. = 1,0 c.d.p. mt. 2.200 = 777 millibar = 581 mm/Hg = 0,764 Atm. = 1,3 c.d.p. il c.d.p. che si dovra’ utilizzare e’ quindi 1,3 ottenuto da rapporto tra 753 mm/Hg e 581 mm/Hg che sono i valori pressori delle due località prese in considerazione. Calcolo della profondità equivalente: 2,7 atm. idrostatiche + 0,764 atm. in quota = 3, 464 atm. = 24,64 mt. in mare arrotondata a 25 mt. Calcolo del tempo di maggiorazione (tabella d) 1,3 = c.d.p., 21 metri (per difetto) = 23 minuti Calcolo della profondità fittizia: 27 mt. x ( 763 mm/Hg / 581 mm/Hg) = 35,458 mt. arrotondato a 35 mt. Calcolo della profondità reale della tappa di rispetto o decompressione: 3 mt. x 581 mm/Hg / 763 mm/Hg = 2,284 mt. arrotondato a 2,3 mt. 6 mt. x 581 mm/Hg / 763 mm/Hg = 4,568 mt. arrotondato a 4,6 mt. Calcolo della velocità di risalita: 10 mt./min x 581 mmHg / 763 mmHg = 7,614 mt./min arrotondato a 7,6 mt./min Calcolo dei consumi: Aria a disposizione = 20 lt. x 200 atm. = 4000 lt. – 10%(riserva) = 3.600 lt. consumo in immersione = 25 min. x 20 lt./min. x 3,464 (profondità equivalente) = 1.732 lt. consumo alle tappe di decompressione: 15 min x 20 lt./min x (0,46 atm. idrostatica + 0, 764 amt. est.) = 367 lt. 31 min x 20 lt./min x (0,23 atm. idrostatica + 0, 764 amt. est.) = 616 lt. consumo per emersione = 35 lt. (arrotondato per eccesso) consumo totale = 2.750 lt. Programmazione dell’immersione (tabella b): profondità = 35 metri (profondità fittizia) tempo = 48 minuti (25 minuti reali + 23 minuti di penalizzazione) decompressione per 15 minuti a 6 mt. e 31 minuti a –3 mt. con f.a.r. finale = 1,9 Esecuzione dell’immersione reale: 25 minuti a – 27 metri con risalita a 7,6 mt./min e soste per 15 minuti a – 2,3 mt. e per 31 minuti a – 4,6 mt. termine dell’immersione 72 minuti dopo l’inizio N.B. E’ assolutamente importante, nella programmazione di questo tipo di immersioni, tenere presente il valore atmosferico, espresso in mm/Hg, del luogo in cui abitualmente viviano in quanto da esso dipende il c.d.p. di riferimento. Esempio n. 3 - Questo esempio ha il solo scopo di evidenziare come una immersione che in ambiente marino sarebbe certamente entro i limiti della curva di sicurezza, ad una quota di 2.500 metri si trasforma in una immersione fuori i limiti della curva di sicurezza ed assolutamente impegnativa Esecuzione di immersione per 20 minuti a -20 mt. subito dopo l’arrivo a 2.500 mt. di quota con partenza dal livello del mare. Calcolo o rilevamento del c.d.p. da tabella e) mt. 2.500 = 748 millibar = 560 mm/Hg = 0,736 Atm. = 1, 3 c.d.p. Riprova 763 / 560 = 1,3625 arrotondato a 1,3 come da tabella e) Calcolo della profondità equivalente: 560 / 763 = 0,733 20 mt. = 2 atm. + 0,733 atm. = 2,733 atm. = 17,33 mt. in mare arrotondato a 17 mt. Calcolo della profondità fittizia: 20 mt. x 763 mm/Hg / 560 mm/Hg = 27,25 mt. arrotondato a 27 mt. Calcolo del tempo di maggiorazione (tabella d): c.d.p. 1,3 a metri 15 (approssimazione di17) = 38 minuti Programmazione dell’immersione (tabella b): profondità = 27 metri (profondità fittizia) tempo = 58 minuti (20 minuti reali + 38 minuti penalizzazione) decompressione per 25 minuti a 3 mt. CONSIDERAZIONI FINALI E’ necessario conoscere alla perfezione le procedure relative ai calcoli precedenti, senza affidarsi ciecamente ed incoscientemente ad un computer, sia pure esso il più affidabile in commercio. Una corretta pianificazione della immersione ci permetterà di operare in assoluta sicurezza, riducendo al minimo i rischi. Le tabelle allegate sono frutto di anni di studio e di esperienza diretta, e per il momento sono le uniche che affrontano il problema delle immersioni in quota in maniera completa ed esauriente. Si ritiene molto utile, a completamento di questo corso, la consultazione del manuale d’immersione ”Il sub in acque dolci” di Americo Galfetti. Bisogna inoltre tenere presente inoltre, nell’utilizzo della tabella e) relativa ai valori di pressione in funzione alla quota, che i valori espressi hanno un carattere indicativo, in quanto le condizioni meteorologiche possono determinare importanti variazioni dei dati riportati. LE ATTREZZATURE LA MUTA L’aumento del metabolismo basale provocato dall’esercizio fisico, comporta un aumento del consumo di ossigeno, per cui occorre una maggiore ventilazione, quindi una minor durata dell’aria che abbiamo a disposizione, inoltre l’attività muscolare in risposta alla richiesta di produzione di calore provoca un accumulo di acido lattico. Per il sommozzatore, è assolutamente necessario un isolante termico che possa conservare il calore del corpo e ridurre al massimo la perdita del calore; la famosa “seconda pelle” che si interpone tra corpo e ambiente esterno, è la muta. Normalmente la funzione coibente è svolta dalla muta in neoprene. Però, l’aumento della pressione idrostatica, comprime il neoprene riducendone lo spessore, diminuendone il potere isolante, ma aumentando all’eccesso lo spessore della muta, come sembrerebbe essere logico per ripararci dal freddo, renderemmo la stessa troppo rigida, e quindi difficilmente gestibile in immersione. Scegliendo la muta da indossare per questo corso, si dovranno tenere presente: la temperatura dell’acqua, la profondità programmata, e il particolare tipo di attività fisica che richiederà l’immersione. Vediamo insieme di esaminare quali possono essere le mute più adatte alle nostre esigenze specifiche. La muta umida Quelle adatte per un corso come questo, sono senz’altro le mute di maggior spessore (non meno di 6,5 mm.); la scelta dello spessore non è sicuramente qualcosa di trascurabile, in quanto quasi tutte le immersioni in quota hanno per caratteristica le acque fredde. Inoltre già sappiamo che l’aumento della pressione comprime lo spessore della muta, facendone calare il potere isolante. Assolutamente indispensabile sarà avere una muta il più aderente possibile con eventualmente un sottomuta di neoprene liscio a contatto con la pelle. Importantissimo componente della muta e del nostro abbigliamento subacqueo sarà, oltre a calzari e guanti di idoneo spessore, il cappuccio questo perché la dispersione del calore dal capo e’ di solito molto accentuata, inoltre il cappuccio impedisce l’entrata diretta di acqua fredda all’interno dell’orecchio evitando problemi legati all’equilibrio e alla circolazione sanguigna proteggendo inoltre la nuca, sede dei centri nervosi. Dovendo scegliere la muta umida, sarà necessario tenere in giusto conto l’importanza della cerniera, poiché sicuramente, in assenza di questa l’indumento sarà più caldo, limitando al massimo l’ingresso dell’acqua sulla nostra pelle, ma ci si troverà a fare i conti con un indossamento faticoso. Esistono in commercio mute con cerniere facciali o sternali, da una parte avremo più calore a disposizione, dall’altra più facilita’ di calzata. Sta a noi scegliere tra l’una e l’altra opportunità, mediando tra la comodità e la poca dispersione di calore. La muta semistagna La caratteristica principale di questo tipo di muta, è la cerniera solitamente dorsale, impermeabile, in unico pezzo, con guarnizioni di tenuta ai polsi, viso, e caviglie. Si tratta comunque di una muta umida, ma i particolari costruttivi e il tipo di chiusura che la contraddistinguono, sono tali da non permettere l’ingresso di eccessive quantità di acqua al suo interno. Inoltre essa permette una buona agilità di movimento, senza richiedere ai sub tempi di adattamento, o corsi specifici di apprendimento. Per contro, bisogna evidenziare che uno dei punti deboli e’ proprio la cerniera poiché in più casi può rivelarsi fastidiosa per i movimenti. In genere, questo tipo di muta comporta l’uso di neoprene con spessori elevati per garantire coibenza in acque fredde e a basse profondità. Però, più se ne aumenta lo spessore, più diminuisce la vestibilità, in quanto è possibile la creazione di spazi vuoti o la perdita di aderenza. Abbastanza difficile è trovare mute semistagne perfettamente calzanti. Nella scelta, meglio scegliere modelli un po’ abbondanti, piuttosto di quelli eccessivamente stretti. Dovendosi immergere in acque fredde, anziché indossare il classico sottomuta che modificherebbe l’aderenza della semistagna, forse sarebbe meglio indossare come sopramuta una vecchia muta umida con vantaggi inaspettati. La muta stagna a volume variabile La muta stagna ottimale dovrebbe avere caratteristiche di buona vestibilità peso e ingombro ridotti, moderata richiesta di zavorra, creazione di poco impaccio durante l’immersione, assetto in immersione il più possibile gestibile e simile a quello di una muta umida, ottima coibenza, resistenza agli agenti esterni e all’usura, veloce asciugatura. Queste a prima vista possono sembrare esigenze non eccessive, ma mettere assieme tutte queste caratteristiche non e’ opera semplice. Le mute stagne possono essere di vari tipi di materiale: in neoprene una muta stagna in neoprene, somiglia un po’ alla sua parente semistagna, per particolari costruttivi (cerniera dorsale), e per l’impaccio della calzata dovuto al suo spessore. Solitamente ad essa è abbinato un sottomuta in tessuto traspirante e termico. Peculiarità importanti di questo tipo di materiale sono la buona coibenza, simile a quella di una muta umida bifoderata e di elevato spessore, e la resistenza all’usura ed alle abrasioni. Nella scelta si dovrà prediligere un modello aderente al corpo il più possibile, per fare in modo di contenere al massimo la zavorra necessaria per il giusto assetto, ed evitare il formarsi di fastidiose sacche d’aria. Il neoprene è come sappiamo comprimibile, tanto da modificare continuamente l’assetto del sub durante i cambi di quota e’ poi elastico, e in risalita fa dilatare le sacche d’aria presenti, facendo correre il rischio di pallonate di piedi in caso di errate manovre. Ultimo nota dolente, può essere il fatto che il neoprene tarda ad asciugare e nel caso della muta stagna, anche la parte interna, per effetto della condensa formatasi a causa della parete esterna fredda, sarà bagnata. Ci si potrà perciò trovare, in caso di reimmersione dopo breve tempo, ad indossarla ancora bagnata. in tessuto Si dicono in tessuto tutte quelle mute prodotte in materiali impermeabili che possono essere in gomma vulcanizzata, in trilaminato, o in poliuretano e nylon. In genere sono state trattate con procedimenti particolari, tali da renderle resistenti agli agenti chimici, all’ozono, ed ai raggi ultravioletti. Sono più soggette all’usura, agli strappi ed alle abrasioni, e richiedono particolare cura nella scelta del sottomuta. Infatti, mentre per le stagne in neoprene esso può essere di tessuto leggero e poco ingombrante, in questo caso ci si trova a dover adottare indumenti di spessore importante, e comunque altamente tecnici. Questi sottomuta devono proteggere il corpo non solo dal freddo, ma anche dall’effetto ventosa che la muta in tessuto, in cui è stata introdotta una quantità insufficiente d’aria, può creare. L’indossamento di questo capo è abbastanza semplice, e l’assetto in immersione, a causa della inalterabilità del tessuto, non risente delle variazioni di quota. Può dare invece qualche fastidio la non perfetta anatomicità e l’impaccio dei movimenti. E’indispensabile poi l’uso del jacket, poiché, nel triste caso di allagamento ci si troverebbe veramente nei guai, senza protezione termica e con la prospettiva di non poter più riemergere, anche sganciando la zavorra. Le mute stagne a volume variabile sono collegate, tramite una frusta, ad una delle uscite di bassa pressione del primo stadio dell’erogatore. Generalmente, possiedono due valvole, poste l’una sul braccio e l’altra sullo sterno, che servono per lo scarico e l’immissione dell’aria all’interno della muta. Manovrando queste due valvole, si può variare il proprio assetto in immersione. E’ bene fare molta pratica nell’uso delle predette valvole, in quanto un errore nella immissione dell’aria, ed il non corretto uso dello scarico, potrebbe fare incorrere in una tremenda pallonata, con tutte le conseguenze ad essa connesse. L’uso delle mute stagne comunque e’ sconsigliato se prima non si e’ frequentato uno specifico corso di addestramento. Non è in questa sede che si decide quale tipo di muta adottare: certo essa dovrà essere quella che ci darà le maggiori garanzie di coibenza termica, e in tutti i casi, la cosa migliore sarebbe provarle tutte, per scegliere quella che si adatta meglio alle nostre esigenze. Si rammenta che non meno importante sarà la scelta degli indumenti complementari: guanti, calzari, ed eventuale cappuccio dovranno essere adeguati alla immersione che si andrà a fare; dovremo infatti tenere sempre in massimo conto le condizioni atmosferiche, la profondità, l’altitudine, e il nostro livello di assuefazione al freddo. L’EROGATORE Gli erogatori che solitamente impieghiamo durante le immersioni al mare, sono altrettanto validi in quota, anche se dobbiamo tenere conto del loro peggiore nemico, che in quell’ambito e’ il freddo. Se per caso, durante una immersione in particolari condizioni meteo e di altitudine, si dovessero avvertire cristalli di ghiaccio sulla lingua, vuol dire che il nostro erogatore ha un principio di congelamento in atto. L’immersione anche se con le opportune precauzioni, deve essere interrotta. Il blocco di un erogatore nei suoi componenti, o di qualsiasi altro tipo di valvola durante un’immersione, dipende dalla temperatura ambiente, dal tempo di permanenza, dall’umidità dell’aria nella bombola, ed inoltre dal modo in cui l’aria passa attraverso i componenti delle valvole interessate. Per far fronte ad un inconveniente del genere, converrebbe che riprendessimo in esame la scelta dell’erogatore. Nel caso specifico, ed in modo particolare per questo tipo di immersioni, sarebbe meglio orientarsi su erogatori del tipo antifreeze, ossia anticongelamento. Essi si avvalgono di tecnologie e sistemi di costruzione che riducono, o meglio impediscono il rischio di blocco causato dall’acqua gelida. Consiglio utile da seguire assolutamente: non esporre la propria attrezzatura a basse temperature prima del loro effettivo utilizzo, e non azionare a secco in alcun modo, fosse anche per provarle, valvole di mute stagne, ed erogatori. Un’azione del genere, provocherebbe sicuramente il loro successivo blocco durante l’immersione, con conseguenze alquanto spiacevoli. IL JACKET O L’EQUILIBRATORE Il jacket ha tre compiti da svolgere: equilibrare la spinta negativa della zavorra durante l’immersione, il sostentamento in superficie, e da ultimo sostenere le nostre bombole. Il jacket ottimale per le immersioni di questo tipo, dovrà essere di struttura robusta e affidabile, possedere almeno due valvole di scarico e/o sovrapressione, garantirci un buon galleggiamento in superficie, un buon assetto in immersione e possedere un volume d’aria che ci garantisca la spinta positiva che desideriamo avere. E’ tendenza, o meglio moda degli ultimi tempi, parlare di “jacket tecnico” ossia di attrezzature che offrono sempre maggiori spinte verso l’alto in relazione al loro volume, e quindi alla loro capacita’ di espandersi. Questi tipi di jacket, simili ai gav di buona memoria, hanno la particolarità di avere la o le camere d’aria sul retro, il che garantisce un assetto perfetto per l’uso della muta stagna, ma potrebbe, di contro, creare problemi in superficie. Nuotare all’indietro sul dorso, sistema di avvicinamento al punto oppure di ritorno sicuramente meno faticoso del nuoto con l’ARA in avanti, con questi jacket tecnici è praticamente impossibile, come potrebbe essere difficile mantenere un subacqueo attrezzato con siffatto jacket con la testa in costante emersione nel caso di soccorso per una difficoltà. Al di la’ di questi problemi, si ritiene che il ”jacket tecnico” sia un aiuto in più ed un notevole passo avanti nella ricerca di nuove tecnologie per il subacqueo a condizione che, come per le mute stagne, si acquisisca pratica nell’uso, senza buttarsi allo sbaraglio. L’ILLUMINAZIONE SUBACQUEA In questa sede, prescindendo dalle conoscenze apprese in occasione del corso di “Immersione notturna o con scarsa visibilità, preme ribadire che spesso si dovranno affrontare immersioni con scarsa visibilità legata al plancton, alle particelle di sospensione di vario tipo, e più spesso al sollevamento, da parte di qualche nostro maldestro compagno, della sabbia o del limo presente sul fondo dei laghetti. Indispensabile sarà perciò essere in possesso di almeno due fonti luminose, una principale, e l’altra di riserva, che ci permetteranno di cavarcela in molte situazioni. Utilissima sarà inoltre, soprattutto per l’istruttore la luce di segnalazione, rappresentata eventualmente da una lampada stroboscopica, che indicherà costantemente agli altri la nostra presenza, e fornirà in tutti i casi un valido aiuto psicologico ai più apprensivi. Essa dovrà essere montata in posizione tale da risultare visibile quasi a 360°, e in modo da non abbagliarci, preferibilmente sulla parte superiore dello spallaccio del jacket. LA BOA SEGNASUB La maggior parte delle immersioni in quota, sia per le dimensioni sia soprattutto per l’ubicazione a volte in zone particolari, difficilmente sono eseguite con partenza da natante. risulta quindi indispensabile l’utilizzo della boa segnasub, in quanto essa potrà servire, in caso di incidente, per una più veloce individuazione della coppia o del gruppo in immersione, e comunque in caso di immersione che preveda un’assistenza da terra, un costante punto di riferimento. Poi, nel caso in cui l’immersione avvenga in un qualche lago o bacino di accumulazione frequentato da natanti, la boa segnasub diventa elemento primario di segnalazione per tutti i frequentatori dello specchio d’acqua. Si ricorda inoltre che e’ buona norma informarsi presso le autorità locali sulle eventuali disposizione particolari in relazione all’uso ed ai colori della boa segnasub IL PALLONE SEGNALATORE O DA DECOMPRESSIONE Da qualche anno, fa parte del bagaglio del sub, ne esistono di diversi tipi, di vario colore, ma di struttura simile; ricorda molto da vicino i palloni usati per il sollevamento ed il recupero di materiali dal fondo, ed è caratterizzato da una specie di contenitore vuoto alla base, in cui viene immessa l’aria con uno degli erogatori, e da un sagola di lunghezza variabile. Per effetto della diminuzione di pressione, le bolle d’aria immesse, aumentano di volume e “sparano” verso l’alto il loro contenitore, facendolo fuoriuscire dalla superficie dell’acqua. Dovendosi immergere senza l’assistenza della barca, il sub dovrà senz’altro avere con sé questo utilissimo attrezzo. A fronte di un ridottissimo ingombro in quanto può essere riposto nella tasca del jacket, risulterà utile in risalita, dopo la pianificazione dell’immersione, stabilite le eventuali quote di decompressione, se avremo l’accortezza di fare alcune asole nella sagola del pallone, corrispondenti a quelle quote, saremo di molto facilitati nel mantenimento del punto; tutto ciò anche in considerazione del fatto che, come abbiamo visto, difficilmente ci troveremo in presenza di correnti come al mare. Inoltre, in caso di acqua torbida, quando risulta difficoltosa la lettura degli strumenti, trovarci di fronte al naso la sagola del nostro pallone sarà dal punto di vista psicologico, una certezza non di poco conto. IL PROFONDIMETRO Esistono in commercio vari modelli di profondimetro e per quanto riguarda le indicazioni indispensabili per il particolare tipo di immersioni di questo corso possiamo considerare che anche i datati profondimetri a bolla d’aria forniscono in decompressione alle usuali letture do 3, 6, 9 mt. le profondità reali (e non fittizie) della decompressione, in base al rapporto aria - acqua. Peraltro ormai sono in commercio strumenti che possono essere tarati in base alla pressione locale, e quindi in grado di risolvere molti dei problemi tecnici legati all’immersione, tenendo pero’ sempre presente che il calcolo, il ragionamento, e la pianificazione sono alla base della sicurezza. IL BAROMETRO Questo strumento e’ assolutamente inusuale nell’attrezzatura di un subacqueo ma sarà utile procurarsene uno per le immersioni in quota, in quanto, pur utilizzando le necessarie tabelle relative ai valori di pressione in relazione all’altitudine, non saremo completamente esenti da errori e tutelati. La variazione delle condizioni meteorologiche relative al punto in cui ci si trova ad essere nel momento stabilito per l’immersione, può infatti sconvolgere tutti i nostri calcoli. Difatti, le variazioni meteo in quota, possono cambiare e stravolgere i valori medi delle tabelle di 30 mm/Hg in più o in meno obbligandoci a dover riprogrammare tutto. E’ necessario quindi reperire in commercio un buon barometro, che, rilevando il dato reale della pressione in millibar, ci permetterà di accedere alle relative tabelle con un dato certo e di non incorrere in grossolani errori. IL COMPUTER E’ quanto di meglio il subacqueo ha a disposizione in questo momento. Talmente sofisticati, i vari modelli posseggono le più svariate funzioni calcolando l’assorbimento dell’azoto da parte dell’organismo in relazione alla profondità ed al tempo reali e tutto ciò si traduce in sicurezza. Alcuni computer dell’ultima generazione forniscono inoltre anche i dati relativi all’aria disponibile ed al tempo residuo, in relazione ai consumi. Per ciò che riguarda le immersioni in quota, alcuni modelli prevedono dei programmi appositi, altri invece si adattano automaticamente alla quota, regolando automaticamente i dati da fornire. Le quote di utilizzo arrivano anche a 4000 metri sul livello del mare. Comunque sia, computer sofisticato o no, è bene non affidare mai completamente la sicurezza a questo strumento, pensando che esso ce lo possa risolvere in maniera definitiva. Compito di questo, come di tutti i corsi FIPSAS, è ribadire che il subacqueo deve costantemente essere in grado di ragionare con la propria testa, senza demandare ad altri questa funzione. L’uso e la conoscenza delle tabelle sarà sempre e comunque prerogativa imprescindibile della sicurezza. Tralasciamo, in questa sede, di parlare di altri noti ed indispensabili strumenti, quali l’orologio ed il manometro, che ben conosciamo, sottolineando solo l’importanza della temperatura sul funzionamento di questi strumenti. L‘IMMERSIONE IN QUOTA Programmare e pianificare sempre, con l’uso delle tabelle, l’immersione. - Studiare su una eventuale cartina, la più dettagliata possibile, il percorso di avvicinamento o il sito preso in considerazione; risulterà utile portare con sé una cartina dettagliata dei luoghi (1:25000) particolarmente necessaria in caso di nebbia o maltempo, utile inoltre, in questi casi una bussola. - Informarsi sulla praticabilità delle strade di accesso, in caso di avvicinamenti faticosi, poiché non c’è possibilità di accesso agevole, prevedere il tempo necessario per le soste, e quello di percorrenza e regolarsi di conseguenza. - Affrontare l’immersione dopo un adeguato riposo in rapporto agli sforzi fatti per il trasporto dell’attrezzatura, ed alla distanza e il dislivello superato. - Se possibile, effettuare sempre un sopralluogo sul sito, così da individuare il punto migliore d’ingresso in acqua, eventuali strutture ricettive, eventuali ostacoli, o problemi legati a divieti di vario genere. - Informarsi se il luogo prescelto è oggetto di particolari limitazioni di accesso, legate alla pesca, a installazioni idroelettriche, a proprietà private ad installazioni militari, o a situazioni di pericolo ambientale. - Rivolgersi alle autorità locali per gli eventuali permessi (Ass. pescatori, comuni privati, ENEL, comandi militari, ecc…). - Individuare e predisporre un luogo necessario per la vestizione e la svestizione, in rapporto anche alle condizioni meteo. - Informarsi preventivamente sulle condizioni meteorologiche, e ricordarsi che in montagna dette condizioni possono variare molto repentinamente. - Avvertire i responsabili dei nostri programmi, comunicando il luogo prescelto, l’ora presumibile d’immersione, la profondità, la durata, tenendo conto sempre del tempo necessario per il raggiungimento del sito. - Portare con se’ un barometro, oltre alla specifica attrezzatura necessaria per affrontare la quota. - Utilissimo un telefono portatile, avendo verificato in precedenza la potenza del segnale nella zona meta dell’immersione. - Meglio affrontare eventuali percorsi di avvicinamento con il nostro materiale riposto in uno zaino, piuttosto che nei borsoni, in quanto il trasporto in zone impervie o anche solo su sentieri, è molto più agevole. - Portare una piccola e leggera valigia di pronto soccorso: gli incidenti potrebbero derivare non solo dall’immersione, ma anche dai luoghi in cui avviene. - Avere adeguati indumenti di ricambio da tenere al riparo dagli agenti atmosferici, necessari al termine dell’immersione, per cercare il più possibile di riportare il calore corporeo a condizioni normali. - Non immergersi nel caso di scarsa visibilità esterna (nebbia), o di condizioni meteo di dubbia interpretazione, in alcuni casi ci si potrebbe anche trovare all’uscita a tu per tu con condizioni proibitive per il rientro, come la neve! - Non immergersi nelle immediate vicinanze di immissari od emissari del lago, in queste zone la corrente tende a sollevare lo strato fangoso del fondo intorbidendo l’acqua. - In caso di immersioni in bacini artificiali, informarsi sugli orari di manovra delle saracinesche, sul posizionamento degli ingressi delle gallerie delle condotte forzate, e su eventuali perdite di fondo. - Quando ci si immerge, memorizzare i necessari punti di riferimento utili per il ritorno: è vero che in quota le correnti sono rare, ma è altrettanto vero che in caso di percorso errato, ci si troverà ad affrontare delle faticose e fastidiose nuotate in superficie, dal momento che a volte le asperità ambientali ci impediscono di uscire dall’acqua dal luogo in cui si è riemersi. - In caso di “prime” immersioni, mettere in atto le procedure di orientamento già apprese, voltarsi costantemente indietro, osservare la configurazione del fondo prendere costanti punti di riferimento legati alla morfologia dei luoghi, al tempo di percorrenza ed alla profondità; annotare il tutto sulla apposita lavagna assieme agli altri dati di immersione. - Immergersi con compagni di provata esperienza in questo tipo di immersioni e possibilmente condividere con loro tutta la fase di preparazione. - Concordare con i compagni le segnalazioni necessarie, applicare il metodo dei “terzi” per la durata dell’immersione, regolando comunque sempre la stessa ed adattandola alla situazione contingente di: freddo, problemi di visibilità orientamento, problemi fisici, di assuefazione, e a qualsiasi tipo di complicazione possa sopravvenire, prevedere anche piani di emergenza. - Per difendersi meglio dal freddo, portare con sé ed assumere cibi ricchi di proteine e di zuccheri, per controbattere il loro consumo in immersione; bere liquidi per l’idratazione corporea, evitare caffè e thè poiché diuretici. - Scegliere la muta adeguata alla temperatura del luogo. - Portare sempre con sé ed utilizzare la boa segnasub, o pallone di decompressione, necessaria per segnalare anche in caso di assistenza in superficie, la nostra presenza. Oltre al pallone di segnalazione o da decompressione, visto l’esiguo peso e ingombro, risulta utile una sagola guida che potrà servirci per un ritorno senza sorprese in caso di scarsa visibilità o acqua torbida. - Possedere le fonti di illuminazione più appropriate per il tipo di immersione ed applicare le nozioni apprese durante i corsi delle specializzazioni precedenti.(segnalazioni, procedure di emergenza, ecc.…). - Se per la prima volta si affronta l’immersione in un certo luogo, portare con se’ lo stretto necessario, e riservare per le successive uscite, materiali di complemento, che potrebbero solo esserci di peso o di impaccio. - Controllare a secco il corretto funzionamento, per quanto possibile, degli strumenti e dei materiali (ovviamente queste operazioni sono da eseguire in un ambiente a temperatura non troppo bassa) - Essere costantemente vigili durante l’immersione, per cogliere su di sé o sul compagno eventuali sintomi di ipotermia. - L’immersione deve essere interrotta appena ci si accorge di avvertire brividi. - Sappiamo già che conseguenza primaria di ciò sarà una riduzione della capacita’ di concentrazione ed una graduale perdita della manualità. - Appena fuori dall’acqua, sarà bene indossare gli indumenti asciutti, bere liquidi caldi, e naturalmente cercare di ripararsi dal possibile vento in luoghi appropriati, utilissimo avere con sé un telo termico in alluminio, e magari un berretto in lana. - Evitare al termine dell’immersione bagni o docce calde che, causando una vasodilatazione improvvisa favorirebbero il possibile insorgere di malattie da decompressione. - Per evitare, in caso di freddo eccessivo, il danneggiamento del materiale e degli strumenti, riporre il tutto, quanto più sollecitamente possibile, nello zaino o nei borsoni, dopo aver eliminato l’acqua dal jacket, dagli erogatori, e riposto la muta magari arrotolandola, evitando pieghe strane che, a causa del freddo o dell’ambiente, la potrebbero danneggiare. CONCLUSIONI Le immersioni in quota, per le caratteristiche dettate dai luoghi a volte male agevoli, dalla temperatura, dalla scarsa visibilità, dai problemi legati alle necessarie valutazioni e calcoli da farsi in relazione all’atmosfera rarefatta, richiedono impegno e preparazione notevoli. Solo con un’adeguata conoscenza tecnica, teorica e pratica, un buon allenamento ed un’assuefazione alla natura di luoghi che sono agli antipodi delle comodità offerte dai diving centre, queste immersioni potranno essere affrontate e programmate in assoluta sicurezza, riservandoci non poche soddisfazioni e facendoci scoprire che immersione non è solo il sinonimo di mare. PROGRAMMA LEZIONI DI TEORIA T1 2 ore - Definizione e finalità - I laghi naturali e artificiali - L’acqua dolce e l’acqua salata. - Il freddo in immersione - Conseguenze legate alla bassa temperatura - Il consumo delle calorie T2 2 ore - La scarsa visibilità - La pressione in quota - I calcoli delle immersioni - Le tabelle di Galfetti T3 2 ore - Immersione dopo acclimatamento - Immersione entro le 48 ore - Profondità fittizia - Velocità di risalita - Tappe di decompressione T4 2 ore - Profondità reale - Coefficiente di diminuzione di pressione c.d.p. - Profondità equivalente - Esempi di calcolo - I consumi T5 2 ore - Le attrezzature - Come si prepara l’immersione in quota PROGRAMMA ESERCITAZIONI IN BACINO DELIMITATO B.D. 1 Equilibrio in quota 2 ore Lo scopo di questo esercizio è fare acquisire al sommozzatore un buon controllo della propria posizione in acqua. I due allievi vestono in acqua l’attrezzatura ARA completa, ed al segnale dell’istruttore affondano e giunti sul fondo uno alla volta raggiungono un equilibrio neutro a – 1,5 metri mantenendo per 30 secondi sia la posizione prona, sia quella supina sia quella ad uovo (rannicchiata). Il compagno che funge da assistente in assetto negativo si mantiene alla stessa quota con una mano sullo scarico rapido del suo jacket e l’altra posizionata vicino ad uno spallaccio del compagno in modo da poterne fermare l’ascesa nel caso sia necessario. B.D. 2 Percorso con maschera oscurata 2 ore Lo scopo è di fare acquisire al sommozzatore una preparazione mentale e di assetto in condizioni di visibilità difficili Attrezzatura per chi esegue l’esercizio: pinne, zavorra. maschera oscurata e aeratore. Per il compagno assistente attrezzatura ARA completa. Entrambi effettuano la vestizione, colui che esegue l’esercizio seduto sul bordo vasca tralasciando di indossare la maschera oscurata che verrà tenuta in mano; colui che funge da assistente in acqua. Al segnale di OK dell’assistente in acqua il compagno entra per rotazione, ed entrambi scendono per affondamento, colui che esegue l’esercizio si inginocchia, indossa la maschera oscurata e dopo averne effettuato lo svuotamento sgancia la zavorra lasciandola sul fondo, effettua un percorso in orizzontale di circa 8 metri (4 pinneggiate complete). L’assistente lo segue senza ostacolarlo ed al termine del percorso lo tocca su una spalla per segnalargli la fine dell’esercizio. Colui che e’ in apnea emerge e toltasi la maschera ritorna verso il bordo di partenza, il compagno con attrezzatura ARA emerge in diagonale partendo dal punto di fine immersione ed arrivando in superficie al bordo. B.D. 3 Vestizione dell’attrezzatura e percorso in difficoltà 2 ore Lo scopo di questo esercizio rientra nella preparazione mentale alla tranquillità in immersione. simulando contemporaneamente condizioni di scarsa visibilità Attrezzatura ARA completa per entrambi gli allievi. Colui che funge da assistente effettua la vestizione completa con ara mentre l’esecutore dell’esercizio rimane a corpo libero. Al segnale dell’istruttore l’assistente provvede a portare sul fondo tutta l’attrezzatura del compagno; pinne, zavorra e ARA chiuso, trattenendo la maschera e ne attende l’arrivo. Al nuovo segnale dell’istruttore l’allievo, dopo aver effettuato alcune respirazioni di rilassamento effettua la discesa per capovolta. Giunto sul fondo si posiziona la zavorra sulla schiena apre il rubinetto della bombola dell’ARA, prende l’erogatore per il contatto e allaccia la zavorra. Indossa per incappucciamento l’ARA, calza le pinne e dato l’OK al compagno tutti e due raggiungono un assetto neutro ed insieme effettuano un percorso di 25 metri. Tornati sul punto iniziale entrambi scaricato il jachet si posizionano in ginocchio, l’assistente porge la maschera al compagno che la indossa, la svuota e dopo l’OK insieme riemergono controllandosi. B.D. 4 Simulazione di tappa di rispetto 2 ore Scopo dell’esercizio è di provare la simulazione della tappa di rispetto a profondità esigua dalla superficie mantenendone la posizione, utile il profondimetro e l’orologio. Vestizione ARA completa per entrambi, al via dell’istruttore ingresso in acqua con tuffo a forbice e al nuovo segnale dopo essersi scambiato l’OK, discesa in coppia sul fondo, controllo dei cinghiaggi e risalita alla tappa simulata in metri -1,5 dalla superficie e sosta per un tempo di tre minuti. Effettuare entrambi un percorso a quella quota di m.t. 12, ritorno al punto iniziale e nuova tappa di tre minuti, trascorso il quale riemergere scambiarsi il segnale di OK e guadagnare il bordo. PROGRAMMA ESERCITAZIONI IN ACQUE LIBERE A.L. 1 Indossamento delle pinne in acqua. L’indossamento delle pinne in acqua risulta più indicato nelle immersioni nei laghi, in quanto la particolarità del terreno prossimo all’acqua, si presenta in moltissimi casi impervio con sassi, difformità del suolo ecc. rendendo particolarmente difficoltoso il movimento. Indossare l’equipaggiamento ARA nell’ordine prestabilito tralasciando le pinne, quindi con queste tenute in mano, il jachet in assetto positivo e l’erogatore in bocca guadagnare alcuni metri in acqua fino al completo galleggiamento. A questo punto posizionarsi sulla schiena e indossare le pinne in successione. A.L. 2 Discesa “alla paracadutista” La discesa con questa tecnica è da preferirsi in quanto permette un controllo maggiore della propria posizione/assetto rispetto al fondale, consentendo uno stop prima di toccare il fondo, poiché il sollevamento di limo frequente sui fondali dei laghi, comporterebbe la perdita totale di visibilità. Indossare l’equipaggiamento completo, guadagnare quindi una zona con profondità di almeno 10 mt. e dopo aver effettuato il controllo dei cinque punti e al segnale dell’istruttore scendere in posizione a ventaglio, in numero non maggiore di quattro (istruttore aiuto e due allievi). Raggiunta la prossimità del fondo, al segnale dell’istruttore, effettuare uno stop in assetto neutro che permetta di verificare la conformità del fondo costatando la presenza o meno di limo. Al segnale dell’istruttore posizionarsi sul fondo evitando accuratamente il pinneggiamento. A.L. 3 Svuotamento maschera ad 1 m.t. dal fondo e uso del pallone di segnalazione Lo svuotamento della maschera, esercizio di per se abbastanza banale, effettuato posizionandosi in verticale sul fondo, può risultare difficoltoso effettuato in posizione orizzontale ad 1m.t. senza toccare il fondo in quanto la perdita di visibilità, il contatto dell’acqua fredda, il mantenimento dell’assetto possono fare insorgere situazione di stress emotivo. Pertanto la prova può essere utile a comprendere la tranquillità dell’allievo in queste condizioni. Inoltre l’uso corretto della boetta di segnalazione, peraltro unico strumento di avvistamento del sub in immersione dall’esterno può facilitare la sosta prudenziale e/o l’eventuale decompressione. Occorre pertanto avere precedentemente marcato sulla cimetta del pallone, almeno le prime due fermate di sosta, con nastro colorato, vernice, o nodo alle misure corrispondenti le soste di sicurezza stabilite.. Dopo aver programmato l’immersione a riva indossare l’attrezzatura, portarsi sul punto d’immersione dopo aver eseguito il controllo “dei cinque punti “ ed al segnale dell’istruttore iniziare la discesa, effettuando la sosta di controllo del fondo (vedi A.L. 2). Posizionati in ginocchio sul fondo e al segnale dell’istruttore, l’istruttore effettua un percorso in orizzontale di 10 mt., quindi rivolto verso il gruppo attende l’effettuazione della prova da parte degli allievi. Al via il primo allievo si solleva di 1 mt. dal fondo e posizionandosi in assetto orizzontale e neutro, effettua l’allagamento e lo svuotamento della maschera percorrendo a quella quota il percorso in direzione dell’istruttore. Giunto nelle sue vicinanze, dopo aver dato il segnale di OK effettua una virata di 180° rifacendo il percorso a ritroso in direzione del gruppo in cui si posiziona in ginocchio. Dopo l’effettuazione degli esercizi previsti il gruppo proseguirà l’immersione e, giunti al termine della stessa, secondo la programmazione le coppie si fermeranno, Verrà lanciato verso la superficie il pallone segnalatore e dopo essere risaliti alla velocità programmata, le coppie si fermeranno alle quote di sicurezza prestabilite rimanendovi per il tempo necessario. Al termine uscire e scambiatosi l’OK reciproco tornare a riva secondo le modalità conosciute. A.L. 4 Esecuzione di una immersione completa. E’ l’immersione conclusiva del corso in cui si mettono in atto tutte le tecniche apprese. Tabella a) - Determinazione del c.d.p. per immersioni entro i limiti della curva di sicurezza Estratte per gentile concessione dalle tabelle di Americo Galfetti profondità massima in metri 3 4.50 6 7.50 9 10.50 12 15 18 21 24 27 30 33 37 40 43 1,1 120 60 45 30 30 15 15 10 10 5 5 5 5 1,2 210 100 90 60 45 30 30 20 15 15 10 10 10 5 5 5 5 1,3 300 210 120 90 75 45 40 30 20 20 15 15 15 10 10 10 10 c.d.p. finale 1,4 1,5 1,6 tempo massimo di permanenza 360 210 150 100 60 60 40 30 30 25 20 20 15 15 330 180 150 90 75 60 45 40 30 30 25 20 255 180 150 105 880 60 50 40 1,7 330 240 195 120 100 1,8 315 270 150 1,9 310 200 Tabella b) - Tappe di decompressione Estratte per gentile concessione dalle tabelle di Americo Galfetti profondità Permanenza in metri in minuti 12 210 230 250 270 15 110 120 140 160 180 200 18 70 80 100 120 140 21 60 70 80 90 100 110 120 130 24 50 60 70 80 90 100 110 27 40 50 60 70 80 90 30 30 40 50 60 70 80 33 25 30 40 50 60 37 20 25 30 40 50 40 20 25 30 40 43 15 20 25 30 minuti di decompressione a metri 12 9 6 3 2 4 6 2 7 11 13 7 13 18 2 9 17 23 2 8 18 2 15 3 10 2 5 2 7 11 15 3 5 10 21 29 35 2 7 14 26 39 8 14 18 23 33 41 47 52 10 17 23 31 39 46 53 7 18 25 30 40 48 3 15 24 28 39 48 3 7 21 26 36 2 6 14 25 31 4 10 18 25 2 6 14 21 risalita minuti e secondi 2’00” 7’40” 11’40” 15’40” 3’50” 5’50” 10’50” 21’50” 29’50” 35’50” 3’00” 8’00” 15’00” 27’00” 40’00” 9’10” 15’10” 19’10” 24’10” 43’10” 44’10” 52’10” 59’10” 11’20” 18’20” 24’20” 34’20” 47’20” 58’20” 67’20” 8’30” 19’30” 26’30” 38’30” 54’30” 67’30” 4’40” 16’40” 27’40” 38’40” 57’40” 72’40” 4’50” 8’50” 24’50” 35’50” 55’50” 4’00” 8’00” 16’00” 29’00” 48’00” 6’10” 12’10” 23’10” 37’10” 4’20” 8’20” 18’20” 28’20” c.d.p. finale 1,9 1,9 1,9 1,9 1,8 1,9 1,9 1,9 1,9 1,9 1,7 1,8 1,9 1,9 1,9 1,7 1,8 1,8 1,9 1,9 1,9 1,9 1,9 1,7 1,8 1,8 1,9 1,9 1,9 1,9 1,7 1,8 1,8 1,9 1,9 1,9 1,6 1,7 1,8 1,9 1,9 1,9 1,5 1,7 1,8 1,8 1,9 1,5 1,6 1,7 1,8 1,9 1,5 1,6 1,8 1,9 1,5 1,6 1,6 1,7 Consumo x 20 lt./min 9.300 10.500 11.300 12.300 5.500 6.000 7.300 8.500 9.700 11.000 4.000 4.700 7.000 7.400 8.900 4.000 4.700 5.500 6.200 7.100 8.000 8.800 9.600 3.700 4.600 5.400 6.400 7.400 8.400 9.300 3.200 4.200 5.100 6.200 7.400 8.500 2.500 3.600 4.700 5.800 7.200 8.400 2.300 2.800 4.100 5.300 6.700 2.000 2.500 3.200 4.600 6.000 2.100 2.800 3.600 5.000 1.700 2.300 3.100 3.900 Tabella c) - Riduzione del c.d.p. al termine dell’intervallo in superficie Estratte per gentile concessione dalle tabelle di Americo Galfetti 1,1 c.d.p. all’inizio dell’intervallo in superficie 1,3 1,4 1,5 1,6 1,7 intervallo in superficie in ore e minuti (h.min) 1,2 0.15 2.54 0.15 2.55 12.00 12.00 oltre h.12 oltre h.12 0.15 1.54 1.55 5.19 5.20 12.00 oltre h.12 0.15 1.19 1.20 2.27 2.38 5.49 5.50 12.00 oltre h.12 0.15 0.54 0.55 1.52 1.53 3.27 3.38 6.19 6.20 12.00 oltre h.12 0.15 0.44 0.45 1.29 1.30 2.24 2.25 3.54 3.55 6.39 6.40 12.00 oltre h.12 0.15 0.39 0.40 1.19 1.20 2.14 2.15 3.24 3.25 4.14 4.15 7.14 7.15 12.00 oltre h.12 c.d.p. finale 1,8 1,9 0.15 0.34 0.35 0.59 1.00 1.29 1.30 2.04 2.05 2.54 2.55 4.19 4.20 7.29 7.30 12.00 oltre h.12 0.15 0.29 0.30 0.54 0.55 1.19 1.20 1.53 1.54 2.29 2.30 3.22 3.23 4.29 4.30 7.39 7.40 12.00 oltre h.12 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,1 1 Tabella d) - Maggiorazione del tempo per la seconda immersione Estratte per gentile concessione dalle tabelle di Americo Galfetti profondità in metri 12 15 18 21 24 27 30 33 37 40 43 1,1 1,2 17 13 11 9 8 7 7 6 6 6 5 1,3 25 21 17 15 13 11 10 10 9 8 7 49 38 30 26 23 20 18 16 15 13 12 c.d.p. all’inizio dell’immersione 1,4 1,5 1,6 tempo di maggiorazione 61 87 101 47 66 76 36 57 61 31 43 50 28 38 43 24 33 38 22 30 34 20 27 31 18 25 28 16 22 25 15 20 23 1,7 138 99 79 64 54 47 43 38 35 31 29 1,8 161 111 88 72 61 53 48 42 39 35 32 1,9 213 142 107 87 73 64 57 51 46 42 38 Tabella e) - Valore medio della pressione in funzione dell’altitudine Estratte per gentile concessione dalle tabelle di Americo Galfetti metri sul livello del mare 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700 1800 1900 2000 2100 2200 2300 2400 2500 2600 2700 2800 2900 3000 Millibar 1012 1000 989 977 966 954 943 932 921 910 899 888 878 867 857 846 836 825 815 805 796 786 777 767 758 748 739 729 720 710 701 mm/hg 763 753 743 733 724 715 706 698 690 682 674 666 658 650 642 634 626 618 610 602 595 588 581 574 567 560 553 546 539 532 525 Pressione atm. 1,000 0,988 0,976 0,964 0,952 0,940 0,928 0,918 0,907 0,897 0,886 0,877 0,865 0,855 0,844 0,834 0,823 0,813 0,802 0,792 0,782 0,773 0,764 0,755 0,746 0,736 0,727 0,718 0,709 0,700 0,690 c.d.p. 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1,2 1,2 1,2 1,2 1,2 1,2 1,3 1,3 1,3 1,3 1,3 1,3 1,4 1,4 1,4 1,4 1,4 Tabella f) - Tavola comparativa per soste di sicurezza e/o tappe di decompressione Estratte per gentile concessione dalle tabelle di Americo Galfetti mm/Hg 760 753 733 724 715 706 698 690 682 674 666 658 650 642 634 626 618 610 602 595 588 581 574 560 553 546 539 532 525 sosta a 3 metri 3,000 = 3 2,964 = 3 2,892 = 3 2,856 = 3 2,820 = 3 2,784 = 3 2,754 = 3 2,721 = 2,5 2,691 = 2,5 2,658 = 2,5 2,631 = 2,5 2,595 = 2,5 2,565 = 2,5 2,532 = 2,5 2,502 = 2,5 2,469 = 2,5 2,439 = 2,5 2,406 = 2,5 2,376 = 2,5 2,346 = 2,5 2,319 = 2,5 2,292 = 2,5 2,265 = 2,5 2,208 = 2,0 2,181 = 2,0 2,154 = 2,0 2,127 = 2,0 2,100 = 2,0 2,070 = 2,0 sosta a 6 metri 6,000 = 6 5,928 = 6 5,784 = 6 5,712 = 5,5 5,640 = 5,5 5,568 = 5,5 5,508 = 5,5 5,442 = 5,5 5,382 = 5,5 5,316 = 5,5 5,262 = 5,5 5,190 = 5 5,130 = 5 5,064 = 5 5,004 = 5 4,938 = 5 4,878 = 5 4,812 = 5 4,752 = 5 4,692 = 4,5 4,638 = 4,5 4,584 = 4,5 4,530 = 4,5 4,416 = 4,5 4,362 = 4,5 4,308 = 4,5 4,254 = 4,5 4,200 = 4 4,140 = 4 L’uso di questa tavola deve essere limitato ad un controllo a posteriori dei calcoli eseguiti come specificato nel testo, nel caso di discordanze dopo un ricontrollo dei calcoli stessi bisogna tenere conto del valore più penalizzante. I valori inseriti sono arrotondati. Tabella g) - Tavola comparativa delle profondità equivalenti per il calcolo delle maggiorazioni Estratte per gentile concessione dalle tabelle di Americo Galfetti mm/Hg 760 753 743 733 724 715 706 698 690 682 674 666 658 650 642 634 626 618 610 602 595 588 581 574 567 560 553 546 539 532 525 press. atm. 1,000 0,988 0,976 0,964 0,952 0,940 0,928 0,918 0,907 0,897 0,886 0,877 0,865 0,855 0,844 0,834 0,823 0,813 0,802 0,792 0,782 0,773 0,764 0,755 0,746 0,736 0,727 0,718 0,709 0,700 0,690 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 metri 24 27 30 metri equivalenti 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 24 27 30 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 21 24 27 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 33 40 43 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 L’uso di questa tavola deve essere limitato ad un controllo a posteriori dei calcoli eseguiti come specificato nel testo, nel caso di discordanze dopo un ricontrollo dei calcoli stessi bisogna tenere conto del valore più penalizzante. I valori inseriti sono arrotondati. 43 43 43 43 43 43 43 43 43 43 43 43 43 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 Tabella h) - Tavola comparativa delle profondità fittizie per il calcolo delle decompressioni Estratte per gentile concessione dalle tabelle di Americo Galfetti mm/Hg 760 753 743 733 724 715 706 698 690 682 674 666 658 650 642 634 626 618 610 602 595 588 581 574 567 560 553 546 539 532 525 press. atm. 1,000 0,988 0,976 0,964 0,952 0,940 0,928 0,918 0,907 0,897 0,886 0,877 0,865 0,855 0,844 0,834 0,823 0,813 0,802 0,792 0,782 0,773 0,764 0,755 0,746 0,736 0,727 0,718 0,709 0,700 0,690 12 12 12 12 12 12 12 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 15 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 18 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 24 24 24 18 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 27 27 27 27 27 27 27 21 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 30 30 30 30 30 30 30 30 33 33 metri 27 30 metri fittizi 27 30 33 27 30 33 27 30 33 27 30 33 27 30 33 27 30 33 27 30 33 27 30 33 27 33 37 30 33 37 30 33 37 30 33 37 30 33 37 30 33 37 30 33 37 30 33 37 30 37 40 33 37 40 33 37 40 33 37 40 33 37 40 33 37 40 33 37 40 33 37 43 33 37 43 37 40 43 37 40 43 37 40 43 37 40 no 37 40 no 24 33 37 40 43 37 37 37 37 37 37 37 37 40 40 40 40 40 40 40 43 43 43 43 43 43 no no no no no no no no no 40 40 40 40 40 40 43 43 43 43 43 43 no no no no no no no no no no no no no no no no no no 43 43 43 43 43 no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no L’uso di questa tavola deve essere limitato ad un controllo a posteriori dei calcoli eseguiti come specificato nel testo, nel caso di discordanze dopo un ricontrollo dei calcoli stessi bisogna tenere conto del valore più penalizzante. I valori inseriti sono arrotondati. Si ringrazia il Sig. Americo Galfetti per la gentile collaborazione e per l’autorizzazione sotto riportata