SEMINARIO ATA
“Il valore delle professioni amministrative,
tecniche e ausiliarie in una scuola accogliente”
Firenze, 2 e 3 luglio 2012
DOCUMENTO DI INGRESSO
“Non basta eseguire benissimo la propria parte; se non si ascolta, il
proprio suono può diventare cosi forte da coprire le altre parti, o
così sommesso da non essere più udibile.”
(Daniel Barenboim - La musica sveglia il tempo)
PREMESSA
Il personale Ata è parte integrante del progetto educativo e della missione
della scuola. Il fatto stesso di lavorare in una scuola gli conferisce una funzione
educativa, sia perché il suo lavoro è indispensabile al progetto, sia perché in
una comunità educante gli adulti sono di fatto delle figure di riferimento e dei
modelli.
Una scuola così è fatta certo di bravi docenti, ma anche di bravi amministrativi,
di bravi tecnici, di bravi “bidelli”, di bravi dirigenti e direttori. Perché tutti con il
loro lavoro contribuiscono al successo del progetto educativo.
Per questo la FLC ha sempre contrastato tutte quelle proposte tendenti a fare
del personale Ata un “corpo separato” dalla scuola, come ha sempre
contrastato l’idea che il dirigente scolastico non provenga dalla scuola, ma
possa
essere
reclutato
indifferentemente
da
qualunque
ambito
dell’amministrazione statale. Come ha contrastato tutte quelle proposte che
tendevano a escludere il personale Ata dalla partecipazione agli organi
collegiali e al governo della scuola.
Ma che cosa sta diventando la scuola relativamente a queste figure? Da
qualche anno a questa parte a seguito dei tagli, questi si epocali, di leggi
autoritarie e ingiuste proposte dai ministri di turno (Gelmini, Brunetta,
Tremonti, Monti) sta diventando sempre più difficile gestirla, renderla
accogliente e sicura per la drastica riduzione dei finanziamenti pubblici
all’offerta formativa, di collaboratori scolastici, assistenti e DSGA e la
soppressione di tante scuole autonome. Una scuola pubblica così in miseria non
si era mai vista prima.
È una follia. La scuola, e soprattutto la scuola pubblica, è tutt’altro. “La scuola
è aperta a tutti”, è scritto nella nostra Costituzione all’articolo 34. E ancora “I
capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi
più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di
studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze che devono essere attribuite
per concorso”.
Una scuola aperta, dunque, che accoglie e offre pari opportunità. Non
scuola che si limita a registrare le diseguaglianze e l’emarginazione
perpetuarle, ma una scuola che sia occasione di riscatto, di emancipazione
promozione sociale che accompagna e aiuta i bambini e ragazzi lungo il
percorso formativo, che dovrebbe concludersi obbligatoriamente a 18 anni.
una
e a
e di
loro
Una scuola che forma “teste ben fatte”, cioè persone colte, con senso critico,
capaci di imparare sempre e di interagire con intelligenza anche in contesti
nuovi e inediti. Dunque all’opposto della scuola dei test, che forma “teste
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piene” di saperi standardizzati, utili a formare clienti consumatori e sudditi
obbedienti.
La scuola che vogliamo è un “luogo” dove si cresce e dove tutti imparano da
tutti, anche gli insegnanti, anche i genitori, anche gli altri adulti. Una scuola
comunità, aperta al territorio, governata da chi ci lavora e da chi ci studia. È
autonoma nella sua gestione e nell’organizzazione della sua didattica come
prevede il titolo V della Costituzione e il regolamento sull’autonomia scolastica
(DPR 275/99).
Una scuola così non sta chiusa nelle aule, non solo perché la sua è una
didattica laboratoriale fondata sulla interdisciplinarietà, sulla collaborazione e
sul lavoro d’equipe, ma anche perché è punto di riferimento del suo territorio.
Una scuola così è organizzata in edifici belli e sicuri.
Per questo e non per meno di questo la FLC CGIL si sta battendo.
La proposte e le rivendicazioni che seguono sono la traduzione logica e lineare
della nostra idea di scuola pubblica e di dignità del lavoro di 207 mila tra
amministrativi, tecnici e collaboratori indispensabili a rendere sicure e
accoglienti 9.135 scuole e dare serenità a 7.850.000 alunne e alunni.
ORGANICI FUNZIONALI
Proposte concrete e praticabili per difendere la qualità dei servizi
Tre anni di tagli del personale della scuola, in particolare nel settore ATA,
hanno provocato in quest’ultimo anno scolastico notevoli difficoltà nella
gestione del servizio, sul piano didattico, funzionale, amministrativo/contabile,
che hanno abbassato il livello di qualità della scuola pubblica. Il diritto allo
studio è stato garantito solo grazie alla responsabilità dei singoli dipendenti che
in alcuni casi hanno rinunciato anche ai diritti contrattuali.
Nessun taglio è più sopportabile specie in presenza di un aumento degli alunni
che per l’anno scolastico 2012/2013, secondo i dati del MIUR, è stato stimato
in 26.000.
È necessario invece aumentare e rendere stabili gli organici in coerenza con i
compiti connessi all’autonomia e alla nuova configurazione della rete
scolastica.
Quanto prima va avviata una seria analisi dei carichi di lavoro, ormai fuori
controllo, dei singoli profili al fine di dare concretezza all’art. 50 del decreto
semplificazione sugli organici funzionali, fondamentali per l’arricchimento
dell’offerta formativa e il conseguente innalzamento della qualità del servizio.
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Il dimensionamento della rete scolastica, anche dopo la sentenza n. 167/2012
della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima una parte della norma,
pone non pochi problemi sugli organici e non solo per chi ha perso il posto in
seguito alla frettolosa applicazione della legge 111/11. Dalle Regioni che hanno
fatto a suo tempo ricorso di costituzionalità, sarebbe quindi ragionevole
attendersi un minimo di coerenza con la cancellazione delle situazioni più
abnormi come la costituzione di mega Istituti Comprensivi senza alcun
fondamento pedagogico e didattico.
Le nuove disposizioni sul dimensionamento, inoltre, prevedono parametri molto
più elevati nel rapporto tra dimensione della scuola e personale ritenuto
necessario. Per questo è indispensabile la revisione delle tabelle altrimenti si
rischia un ulteriore taglio di posti (oltre a quelli certi di DS e DSGA) con
conseguente impossibilità di gestione e funzionamento delle scuole già messe a
dura prova in questo anno scolastico.
Più in generale, va garantita una maggiore stabilità degli organici, studiando
per il futuro anche la possibilità di contratti di più lunga durata o di organici
funzionali su reti di scuole, poiché la professionalità richiesta dal lavoro di
segreteria è sempre più elevata e richiede specializzazione e competenze
elevate rispetto alle quali i cambiamenti a ogni inizio di anno (per non dire di
quelli in corso d’anno) costituiscono una fonte di notevole disagio.
La revisione delle tabelle, inoltre, deve affrontare una serie di altri problemi,
sui quali formuliamo alcune proposte concrete e praticabili:
Collaboratori scolastici
• Gli istituti comprensivi incrementano un collaboratore scolastico ogni 100
alunni anche dopo i 1200. Lo stesso discorso vale per gli istituti superiori
a partire da 1000 alunni.
• Le scuole del primo ciclo con più plessi aumentano di 4 unità se il numero
delle sedi è compreso tra 8 e 10; di 5 unità con numero di sedi compreso
fra 11 e 13; di 7 unità con un numero di sedi superiori a 13.
• Le scuole con un numero di alunni disabili compreso fra 10 e 15
aumentano di un collaboratore scolastico, di due collaboratori se il
numero di disabili è tra 15 e 20 e di tre se superiore a 20.
• Le scuole aumentano di un collaboratore scolastico ogni tre collaboratori
a mansioni ridotte presenti nello stesso istituto.
• Aumento dell’organico nelle istituzioni dove i servizi in appalto sono stati
ridotti e quindi gravano sull’organico statale che, di fatto, ha subito
doppia decurtazione. In particolare deve essere individuata una
percentuale minore del 25% di collaboratori scolastici per gli istituti
dimensionati che acquisiscono scuole con appalti altrimenti la riduzione
opera su tutto il nuovo organico.
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Assistenti tecnici
• Nessun accantonamento deve essere fatto in funzione dell’utilizzazione
degli ITP in soprannumero (circa 3.500 nell’anno scolastico 2011/2012),
perché si tratta di lavori diversi anche se le finalità, l’erogazione del
servizio scolastico, sono simili. Non si deve creare un conflitto fra
professionalità diverse. Gli ITP soprannumerari, la cui professionalità
costituisce una risorsa per la scuola dell’autonomia, debbono essere
utilizzati per il potenziamento delle attività laboratoriali specialmente nel
biennio della scuola secondaria e per progetti di potenziamento, recupero
e lotta alla dispersione scolastica.
• gli organici degli assistenti tecnici debbono essere individuati con criteri
nazionali legati alla tipologia e alla complessità della scuola come avviene
per gli altri profili Ata.
• Ogni scuola deve poter contare sulla presenza stabile di una figura
tecnica, evitando soluzioni individuali per cui le scuole del primo ciclo
appaltano all’esterno queste funzioni facendo ricorso alle collaborazioni
plurime con personale tecnico delle scuole del secondo ciclo.
• Gli assistenti tecnici possono svolgere una funzione importante in tutti gli
ordini di scuola soprattutto nella didattica laboratoriale, sempre più
importante in tutte le discipline, relazionandosi con le richieste e le
modalità di apprendimento degli alunni di tutte le età.
• Quelli di ambito informatico, poi, possono svolgere un ruolo essenziale in
tutte le scuole, singole o in rete, nel momento in cui le nuove tecnologie
trasformano la comunicazione con le famiglie, i siti web delle istituzioni
scolastiche assumono particolare importanza, la sicurezza informatica
pone problematiche inedite e si moltiplicano gli adempimenti istituzionali
da gestire per via telematica.
Assistenti amministrativi
• Va affrontato concretamente l’aumento della complessità del lavoro che
investe ormai da tempo anche la scuola primaria e superiore di primo
grado, e che aumenterà con la diffusione degli istituti comprensivi.
Occorre attribuire a questi istituti un numero maggiore di assistenti
amministrativi diminuendo la differenza rispetto alla scuola secondaria.
• Le scuole aumentano di un assistente anche part time in presenza di
personale a mansioni ridotte presente nello stesso istituto.
DSGA
Per l’efficacia e l’efficienza del funzionamento delle istituzioni scolastiche è
necessario garantire a ciascuna scuola autonoma un dirigente scolastico e un
direttore dei servizi stabili e assunti attraverso un concorso pubblico da
effettuare con cadenza triennale.
Siamo contrari all’istituzione di coppie di scuole sull’organico di fatto perché
questo significa operare un cambio di profilo dei DSGA. Inoltre, tali
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abbinamenti verrebbero decisi dagli Uffici scolastici regionali, mentre anche la
recente sentenza della Corte Costituzionale sui dimensionamenti ha
evidenziato la necessità del coinvolgimento delle Regioni per tenere conto delle
specificità territoriali e scolastiche.
Comunque, anche in presenza di dimensionamenti chiediamo:
•
•
•
•
•
•
Mantenimento titolarità nei tecnici/professionali agrari, alberghieri e
istituti superiori con lavorazione per conto terzi. Questo serve a
salvaguardare alcune tipologie di scuole che per la loro specificità sono
uniche nel territorio provinciale/regionale e hanno bilanci di maggiore
complessità. Si tratta di istituti che gestiscono le risorse finanziarie sia
con il sistema di contabilità pubblica sia con i sistemi di contabilità
privata (partita doppia).
Mantenimento della titolarità nelle scuole con meno di 400/600 alunni in
caso di esubero regionale del profilo. In questi casi, infatti, privare della
titolarità il DSGA produrrebbe esclusivamente effetti negativi sul governo
della scuola senza realizzare risparmi di spesa.
Istituzione in organico di diritto di una Dotazione organica provinciale dei
DSGA soprannumerari.
Reti di scuole (art. 50 decreto semplificazioni). Prevedere la possibilità di
utilizzo dei DSGA sulle reti di scuola che lavorano su progetti europei e
gestiscono anche finanziariamente partite piuttosto complesse.
Gli incarichi di reggenza vanno attribuiti solo nei casi in cui non vi sia
soprannumerarietà in ambito regionale. I compensi e le condizioni per lo
svolgimento di tale incarico vanno ricontrattati.
Utilizzazioni a domanda volontaria fuori dal comparto scuola a partire
dagli Uffici dell’Amministrazione centrale e periferica e degli Enti locali.
A chi sostituisce il DSGA e a chi sostituisce il Dirigente scolastico devono
essere assicurati i dovuti compensi, con risorse da reperirsi al di fuori della
dotazione del FIS.
Personale a tempo determinato
•
•
•
•
Piena attuazione del piano sulle stabilizzazioni definito dal decreto
sviluppo e in prospettiva aumento dei posti disponibili con la
trasformazione in organico di diritto dei posti liberi in organico di fatto.
Trasformazione di tutti i contratti a tempo determinato fino al 30 giugno
con termine fino al 31 agosto. Nel dossier FLC “Ricostruiamo la scuola”
abbiamo dimostrato che sul personale a tempo determinato si possono
fare operazioni a costo zero con immediato beneficio sia per i lavoratori e
che per la qualità della scuola.
Revisione del sistema di reclutamento in relazione ai bisogni di
accresciuta professionalità del personale Ata.
Estensione dei diritti contrattuali e delle opportunità previste dal
contratto (es. formazione, trattamento economico, permessi) a parità di
lavoro e di requisiti.
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CONTRATTAZIONE
Prospettive per la contrattazione nazionale e idee per la contrattazione
di scuola
Puntiamo a riconquistare tutti gli spazi di contrattazione cancellati dalle “Leggi
Brunetta”, attuando e traducendo nel modo più avanzato l’intesa sul lavoro
pubblico.
La contrattazione nazionale dovrà recuperare il potere d’acquisto, tutelando in
particolare le retribuzioni più basse per le quali proponiamo l’innalzamento a
1.100 euro mensili netti a cui aggiungere i benefici economici che
rivendichiamo per gli altri lavoratori.
Vanno inoltre riviste e meglio precisate nel contratto nazionale diverse norme
sui diritti, evitando di caricare sulla contrattazione di scuola l’onere di
interpretare punti formulati in modo ambiguo e quindi oggetto di defatiganti
discussioni che snaturano il carattere della contrattazione stessa (per fare
qualche esempio, le norme sulle ferie per il personale che opera su 5 giorni o
con orario plurisettimanale, le “35 ore”, i permessi per visite mediche, e la
riunione organizzativa di inizio d’anno come compartecipazione del personale
ATA nell’elaborazione del POF). Su questo intendiamo richiedere alle nostre
RSU un rapido “censimento” dei punti critici per formulare in maniera ancora
più incisiva le nostre proposte.
Deve essere assicurata alle scuole fin dall’inizio dell’anno
disponibilità di tutte le risorse oggetto della contrattazione
scolastico, affinché ciascuna scuola possa gestire in autonomia
dei diversi tipi di incarichi e di compensi. Vedi le proposte FLC
“Manifesto con le 10 proposte per salvare la scuola”.
scolastico la
di quell’anno
il pagamento
formulate nel
Va garantita anche al personale ATA – al pari dei docenti – la fruizione dei 5 di
giorni di permesso per la formazione, anche se promossa da altri Enti
accreditati, non lasciando al dirigente scolastico la valutazione dell’opportunità
di concedere tali permessi.
Va ulteriormente definito – ai fini della chiarezza e del miglior funzionamento
dei servizi – il ruolo del DSGA nel “governo” dell’organizzazione dei servizi e
degli uffici, primo fra tutti l’intreccio delle sue competenze e l’intreccio con
quelle del dirigente scolastico (es. rapporto fra Piano di lavoro e contrattazione,
la concessione delle ferie, ecc.).
Sarebbe opportuno formalizzare la presenza del DSGA come esperto di parte
pubblica nella delegazione trattante salvo che egli non sia componente della
delegazione sindacale come RSU o rappresentante di organizzazione,
promuovendo un salto di qualità per il DSGA che così fuoriesce dalla sola veste
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di ATA per assumere la veste di esperto come coadiutore del DS che rimane il
capo delegazione e ha la titolarità della trattativa.
Il prossimo Ccnl dovrà risolvere il problema del riconoscimento dell’anzianità ai
DSGA che hanno assunto la qualifica a settembre del 2000 così come sarà
necessario acquisire risorse specifiche per trovare una soluzione al mancato
riconoscimento delle anzianità al personale transitato dagli EE.LL.
Il Ccnl 2006-2009 aveva innalzato i titoli di studio rinviando al successivo
rinnovo l’innalzamento dei profili per sancire contrattualmente la maggiore
professionalità acquisita da questo personale con l’introduzione dell’autonomia
scolastica.
In quell’occasione la FLC insieme alle altre OOSS aveva inviato all’Aran i testi
dei nuovi profili ATA da cui vogliamo ripartire per aggiornare le nostre
proposte.
In sintesi queste le principali proposte:
•
•
•
•
•
•
•
•
rivedere i profili ATA in modo da rendere più partecipi i lavoratori al
progetto di istituto;
innalzare le retribuzioni dei profili più bassi;
riconoscere la qualifica di collaboratore dei servizi;
valorizzare
i
tecnici
e
gli
assistenti
amministrativi
con
responsabilizzazione diretta nei diversi settori di attività;
rivedere le aree degli assistenti tecnici;
prevedere la formazione iniziale per tutti i profili;
adeguare l’indennità di amministrazione del DSGA alla complessità di
scuola, non legandola più ai soli parametri numerici dell’organico
rivedere il sistema delle posizioni economiche ATA per evitare forzature
contrattuali in assenze di norme di riferimento.
RECLUTAMENTO, MOBILITÀ PROFESSIONALE, FORMAZIONE
Opportunità di crescita professionale e organizzazione funzionale di
uffici e servizi
Dare stabilità triennale agli organici in relazione al POF.
Ciò comporta intervenire sulle modalità di reclutamento, ma anche costituire
un organico funzionale riferito eventualmente a una rete di scuole in ambito
comunale.
Poiché il lavoro sia degli uffici che dei servizi ha ormai assunto una complessità
tale da richiedere da parte di tutti i lavoratori un elevato livello di
professionalità, riteniamo che l’unica strada praticabile sia quella andare il più
rapidamente possibile alla generalizzazione della formazione prevista dalle
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posizioni economiche e all’estensione dei relativi benefici a tutti i dipendenti,
compresi quelli a tempo determinato.
Va ripresa la riflessione sul modello di organizzazione degli uffici in rapporto
alle professionalità. La mobilità professionale, e la prima e seconda posizione,
hanno modificato notevolmente il funzionamento di essi: da una parte, si è
offerta a molti dipendenti una possibilità, sia pur limitata, di sviluppo nella
propria carriera; d’altra parte il lavoro degli uffici e dei servizi, ha ormai
assunto una complessità tale da richiedere da parte di tutti i lavoratori –
compresi quelli a tempo determinato - una elevata preparazione e qualità del
lavoro.
Va proseguita quindi l’esperienza della mobilità professionale attraverso il
contratto, dando a tutti i lavoratori la possibilità (modello posizioni
economiche) di acquisire la qualifica che abbiamo chiamato di coordinatore
tecnico e amministrativo ma che rappresenta comunque un ulteriore passaggio
di crescita professionale cui tutti gradualmente dovranno avere la possibilità di
accedere.
Occorre inoltre programmare i passaggi all’area D in relazione al fabbisogno.
Non dobbiamo dimenticarci che ci sono molti colleghi assistenti amministrativi
che da anni svolgono le funzioni superiori come DSGA, per i quali è necessario
trovare uno sbocco professionale.
L’organizzazione di uffici e servizi ha risentito di troppi vincoli esterni, non
sempre facilmente adattabili alle esigenze derivanti dal POF o alla specificità di
quella realtà scolastica.
Anche per ovviare a questa inadeguatezza deve essere restituita alla
contrattazione di scuola la titolarità di costruire i modelli organizzativi più
adeguati, usufruendo delle risorse del FIS per compensare l’effettivo impegno
aggiuntivo del personale e le eventuali flessibilità necessarie.
La crescita professionale va sostenuta con la formazione in servizio, che va
programmata e finanziata.
È necessario un continuo aggiornamento, che deve riguardare le specifiche
tematiche di competenza, ma anche coinvolgere il personale ATA in quei
momenti di formazione tradizionalmente riservati ai docenti, su tematiche quali
l’interculturalità, il disagio, l’abbandono scolastico, la dipendenza, ecc…
Un piano formativo ad hoc va pensato per i collaboratori scolastici attraverso
percorsi di riconoscimento più solidi, mirati, tra l’altro, a:
•
•
una seconda posizione economica sul modello assistenti;
il riconoscimento della qualifica di collaboratore dei servizi;
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I lavoratori, così formati e reinquadrati attraverso meccanismi contrattuali,
verrebbero utilizzati a supporto degli alunni con disabilità.
Al personale neo-immesso in ruolo deve essere garantito il tutoraggio, come
per i docenti. Il tutor va nominato e adeguatamente compensato, affinché tale
attività non sia solo un fatto formale.
DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO e GESTIONE DELLE RISORSE
FINANZIARIE
Idee per lavorare meglio. Qualità dei servizi, certezza e trasparenza
delle risorse
Il vero scopo dell’autonomia è quello di realizzare processi didattici efficaci per
il successo formativo degli alunni. Troppo spesso, invece, l’autonomia è stata
interpretata come “scarico” alle scuole delle molteplici funzioni svolte
dall’amministrazione centrale. Con aggravio di lavori, moltiplicazione di
procedure e di istruzione di pratiche che la FLC ha definito con espressione
ormai proverbiale “molestie burocratiche”. Contro le “molestie burocratiche” la
FLC si batte da anni proponendo soluzioni che liberino le scuole da compiti
“impropri”.
La FLC propone di centralizzare (a MIUR, Mef, Inpdap, Inps) i lavori seriali, che
richiedono alle scuole un impegno aggiuntivo sproporzionato rispetto ai loro
organici e che, per la loro quantità e complessità, vanno a scapito della vera e
propria funzione del lavoro delle segreterie, quella a supporto della scuola
autonoma, della sua gestione e del suo funzionamento organizzativo ed
economico.
Sarebbe un supporto fondamentale al lavoro delle scuole e per gli stessi
docenti un sistema informatico completo, funzionante, integrato, che renda
agili e razionali i collegamenti con il MIUR e con le altre amministrazioni.
Ma per definire percorsi di miglioramento delle relazioni con le scuole
autonome e per ridurre i controlli inutili e le molestie burocratiche sarebbe
opportuno che l’amministrazione centrale e periferica attivasse momenti di
ascolto con i dirigenti scolastici e i direttori dei servizi.
Dei tagli ai finanziamenti che danneggiano, spesso in maniera grave, le
possibilità di un corretto funzionamento e di una programmazione nel tempo
delle attività abbiamo già detto nel “Manifesto con le 10 proposte per salvare la
scuola”. Le riepiloghiamo:
•
fissare per legge una dotazione finanziaria annuale, in base a
parametri chiari e trasparenti e a tempi certi di erogazione, che serva
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•
•
in parte al funzionamento ordinario, in parte a investimenti, senza i
quali la scuola non va avanti (pensiamo ad esempio alle tecnologie,
all’equipaggiamento dei laboratori, all’ammodernamento delle
strutture ecc.);
recuperare i finanziamenti della L.440/97 (quantità e tempi della loro
erogazione) stabilendo dei parametri anche in rapporto al POF della
scuola;
avviare un piano di rientro dei crediti che le scuole vantano nei
confronti del MIUR e che ammontano ancora a circa 1,8 miliardo di
euro.
GOVERNO DELLA SCUOLA
La riforma degli organi collegiali
La FLC CGIL da anni si batte affinché l’autonomia scolastica sia resa efficace da
una governance democratica del sistema fondata sulla partecipazione di tutti
gli interessati, a partire da chi nella scuola lavora e studia, fino alle famiglie e
alle istituzioni territoriali.
Il disegno di legge ora in discussione in Parlamento aveva ripreso in
alcuni punti la precedente proposta Aprea, suscitando l’opposizione
della FLC che aveva presentato ai gruppi parlamentari le proprie
osservazioni, alcune della quali sono state accolte e figurano nel testo
ora assegnato al Senato. Tra le proposte accolte c’è la rappresentanza
Ata nei nuovi organi collegiali, quella che il DDL Aprea aveva
cancellato. Un altro aspetto riguarda il ruolo dei privati e dei loro
finanziamenti.
La riforma degli organi collegiali non ha l’obiettivo di definanziare le scuole. La
scuola pubblica deve essere finanziata dallo Stato. I finanziamenti privati, che
peraltro già oggi le scuole possono ricercare sul territorio nell’ambito della loro
autonomia, non devono in alcun modo mettere in ombra il carattere pubblico
dell’istituzione scuola, né devono vincolare l’offerta formativa a nient’altro che
non sia l’interesse dei bambini e dei ragazzi cui la scuola rivolge la sua
“mission” formativa ed educativa.
La stessa presenza di soggetti esterni negli organi di governo della scuola ha
un senso soltanto se rappresenta un’apertura effettiva al territorio, alle
componenti sociali, alle istituzioni locali, per una più efficace programmazione
dell’offerta formativa. Ciò che va comunque salvaguardato è il valore
dell’autonomia scolastica, autonomia didattica, di sperimentazione, di ricerca, e
autonomia
organizzativa,
che
non
significa
autoreferenzialità,
ma
riconoscimento del valore e della specificità della sua funzione rispetto a
qualsiasi interesse di carattere economico e privatistico.
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Partecipazione e rappresentanza del personale ATA e ruolo del DSGA
La presenza negli organi di governo della scuola del personale ATA (lavorano
nella scuola 207.000 persone nei servizi e nell’amministrazione) arricchisce di
un punto di vista prezioso tutta l’organizzazione scolastica. Il DSGA, a cui la
prima versione del DDL affidava solo il ruolo di “verbalizzatore” delle sedute,
partecipa a pieno titolo al Consiglio per la visione complessiva che egli ha
dell’Istituto sul versante del supporto alla didattica e al sistema, per le
competenze possedute e per la funzione amministrativa e organizzativa che
svolge nella scuola autonoma.
Rappresentanza scuola autonome
Le scuole autonome debbono avere una loro rappresentanza a tutti i livelli
attraverso la quale esprimere il loro parere su tutti gli aspetti connessi
all’esercizio dell’autonomia organizzativa, didattica, di ricerca e di sviluppo.
Tale rappresentanza deve essere plurale e quindi beneficiare della
partecipazione di tutte le componenti, e infine deve essere riconosciuta da tutti
i soggetti istituzionali (Stato ed Enti Locali).
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Seminario nazionale professioni ATA, Firenze 2-3 luglio