TEATRO GRECO ORGINI- TRAGEDIA- COMMEDIA LA TRAGEDIA La sua origine sembra derivare da riti sacrificali propiziatori in cui le popolazioni tribali offrivano animali agli dei, soprattutto in attesa della messe o di una partita di caccia. In epoca preistorica recente, tali sacrifici probabilmente si trasformarono in danze rituali. Considerando l'etimologia stessa della parola trago(i)día si distinguono le radici di "capro" (τράγος/ trágos) e "cantare" (ᾄδω/ á(i)dô), sarebbe quindi il «canto per il capro». trag-(τραγ-) = simile ad un capro", selvatichezza, libidine, piacere del cibo rito dionisiaco Si pensa quindi che molto probabilmente il teatro greco abbia avuto origine dalle feste religiose in onore del dio Dioniso. Dioniso in origine era un dio arcaico della vegetazione. Successivamente venne identificato in special modo come dio del vino, dell'estasi e della liberazione dei sensi. Questo dio rappresenta in particolare lo stato di natura dell'uomo, la sua parte animale, selvaggia, istintiva. «Dioniso» di Caravaggio, Galleria degli Uffizzi- Firenze Veniva identificato a Roma con Bacco, con il Fufluns venerato dagli Etruschi e con la divinità italica Liber Pater, ed era soprannominato lysios, "colui che scioglie" l'uomo dai vincoli dell'identità personale per ricongiungerlo all'originarietà universale. «Bacco» di Michelangelo, Museo del BarcelloFirenze Il Dioniso originario, legato alla vegetazione, rappresentava quell'energia naturale che, per effetto del calore e dell'umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i doni che la natura stessa offriva, tra questi: l'agiatezza, la cultura, l'ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia tendeva a scomparire durante l'inverno, l'immaginazione degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso sofferente e perseguitato. «Dioniso con corno potorio e tirso» Interno di Kylix attica a figure rosse, museo etrusco di Villa Giulia, Cerveteri Roma Elemento tipico del culto di Dioniso è la partecipazione essenzialmente femminile alle cerimonie che si celebravano in svariate zone della Grecia: le baccanti ne invocavano e cantavano la presenza e, anche per mezzo di maschere, riproducevano ritualmente il mitico corteo dionisiaco di sileni, satiri e ninfe. Si identificavano con il dio e ne acquisivano il "furore", inteso come stato d'invasamento divino. Ebbro di vino, il corteo, chiamato tiaso, si abbandonava alla vorticosa suggestione musicale del ditirambo. Le processioni terminavano con un sacrificio davanti all'altare del santuario della divinità e durante esso si eseguivano dei canti denominati appunto ditirambici. «Tiaso Dionisiaco» Cerveteri, Pelike attica a figure rosse, museo etrusco di Villa Giulia, Roma The Youth of Bacchus (1884)- William-Adolphe Bouguereau (1825-1905) Il “ditirambo”è un inno in versi cantato e danzato ed è da questo che probabilmente deriva la tragedia, dato che contiene in sé tutti gli elementi essenziali di essa, come la poesia il canto e la danza; all'inizio queste manifestazioni erano brevi e dal tono burlesco e satirico poi il linguaggio si fece man mano più grave. Il canto, in origine improvvisato, assunse poi una forma scritta e prestabilita. Secondo gli studiosi da questo canto corale nel tempo si staccò il capocoro, che da solista si mise a dialogare con il coro diventando un personaggio, ed infine si aggiunse anche un personaggio, che dialogava con il capocoro senza cantare, chiamato appunto hypocrites (colui che dialoga, termine poi usato per indicare gli attori). Probabilmente il dialogo nato tra capocoro ed attore diede vita alla tragedia. Ad Atene le feste dedicate al culto di Dioniso erano: dionisie; ve ne erano di due tipi: rurali (o Piccole Dionisie) e urbane (o Grandi Dionisie). Vi erano poi lenee E' proprio in occasione delle Dionisie cittadine, o Grandi Dionisie, che veniva fatto un concorso tra le varie tribù dell'Attica per stabilire quale fosse il miglior cantico ditirambico e un concorso tra i poeti Greci con in palio tre premi da assegnare: al miglior corega, al miglior poeta e al miglior attore. Così nacquero i primi drammi. Fu Tespi (566 a.C) ad organizzare e vincere il primo concorso drammatico in Atene nel 534 a.C. «Il carro di Tespi»- Andrea Pisano, campanile di Giotto, Firenze Struttura e pianta di teatro greco Acropoli di Atene Teatro di Dionisio- Acropoli di Atene Teatro di Siracusa Teatro di Taormina Teatro di Delfi Cosa indossavano gli attori: → una tunica lunga → un mantello → maschere → parrucche → sandali (coturni) Nella necropoli di Lipari (Sicilia- Magna Grecia), è stata rinvenuta una enorme produzione in terracotta (modellini delle maschere e piccole statue) che rispecchia i tre generi letterari del teatro greco: tragedia, dramma satiresco e commedia. Struttura della tragedia PROLOGO: scena preliminare che può anche mancare PARODOS: canto del coro che entra al ritmo della danza EPISODI: come i nostri atti ma non separati da sipario bensì dagli stasimi STASIMI: canti che il coro leva tra un episodio e l'altro ESODO: canto corale di uscita, oppure scena finale La tragedia era in minima parte agita, era soprattutto raccontata e si basava sulle tre unità di tempo, azione e luogo. La rappresentazione teatrale non era soltanto uno spettacolo: era un rito collettivo della polis. Il teatro, proprio per questo suo carattere collettivo, assunse la funzione di cassa di risonanza per le idee, i problemi e la vita politica e culturale dell'Atene democratica: se è vero infatti che la tragedia parla di un passato mitico, è anche vero che il mito diventa metafora dei problemi profondi che Atene vive. Aristotele nella Poetica dice che tramite le forti vicende rappresentate sulla scena dalla tragedia avviene un liberatorio distacco dalle passioni → catarsi . La tragedia quale mimesi, imitazione, della realtà purifica, solleva e rasserena l'animo dello spettatore da tali passioni, permettendogli di riviverle intensamente allo stato sentimentale e quindi di liberarsene. Lo spettatore, attraverso la rappresentazione di vicende che suscitano forti emozioni, prova pietà per gli avvenimenti che travagliano i protagonisti del dramma e terrore all'idea che anche lui potrebbe trovarsi in situazioni simili a quelle rappresentate. La pietà e il terrore saranno risolti catarticamente nello spettatore nel momento in cui il dramma si scioglierà in una spiegazione razionale dei fatti narrati. ESCHILO 526 a.C.- 456 a.C. ORESTEA Trilogia scritta da Eschilo, con cui vinse i concorsi tragici del 458 a.C. E' suddivisa in tre drammi, come era consuetudine per le tragedie greche: Agamennone Coefore Eumenidi L’Orestea costituisce il momento di massima maturità di Eschilo (almeno per le opere note), nonché l’ultima rappresentazione che egli fece ad Atene, prima di trasferirsi a Gela, dove morì due anni dopo. ORESTEA Trilogia scritta da Eschilo, con cui vinse i concorsi tragici del 458 a.C. E' suddivisa in tre drammi, come era consuetudine per le tragedie greche: Agamennone Coefore Eumenidi L’Orestea costituisce il momento di massima maturità di Eschilo (almeno per le opere note), nonché l’ultima rappresentazione che egli fece ad Atene, prima di trasferirsi a Gela, dove morì due anni dopo. AGAMENNONE Argo: gli Achei hanno sconfitto Troia. Dopo dieci Agamennone ritorna in patria ed è atteso da Clitennestra. la regina sta preparando la sua vendetta nei confronti di colui che sacrificò la figlia Ifigenia pur di ottenere venti favorevoli dagli dei e poter salpare per Troia. Con quale crudeltà e con quale violenza Clitennestra commette l'assassinio è lei stessa a raccontarlo quando, non appena compiuto il crimine, lo descrive alle donne del coro. SUPERBA | INSENSATA| DOPO IL DELITTO CHE L'HA LORDATO | IL TUO CUORE IMPAZZITO| CREDE | CHE LE MACCHIE DI SANGUE| SIANO SEGNO D'ONORE.| DISONORATA | SENZA UN AMICO| TI TOCCHERA' PAGARE| MALE| SU MALE Agamennone viene ucciso a colpi di scure: così come viene uccisa subito dopo la principessa troiana Cassandra, che Agamennone aveva condotto con se come preda di guerra e concubina. Dice l’ombra di Agamennone a Ulisse, sceso nell’Ade per interrogare l’indovino Tiresia: “quel perfido mostro coprì se stessa dì infamia e tutte in futuro le donne, anche se ce ne fossero di buone.” COEFORE Argo, in un anno non precisato dopo la morte di Agamennone. Oreste è tornato in compagnia di Pilade e davanti alla tomba del padre scorge un corteo di donne e una fanciulla in mezzo a loro. E' Elettra che accompagnata dalle Coefore, che portano le libagioni ai morti, esprime l'immutato dolore per il lutto e per la perdita dell'identità familiare e una feroce sete di vendetta. Oreste espone a Elettra e al Coro il suo piano: “Col tradimento hanno ucciso un puro eroe,/ col tradimento saranno uccisi: cadranno/ nella stessa rete come Apollo predice./ Coperto dai poveri panni di un viandante, / mi presenterò alle porte del palazzo...” http://vimeo.com/97619098 La seconda tragedia termina con Oreste che improvvisamente si vede circondato dalle Erinni, gli orrendi demoni vendicatori della madre, che lo costringono a fuggire. Il canto di esultanza del Coro si trasforma in un canto d’orrore e di costernazione” Oreste perseguitato dalle Erinni, dipinto di William-Adolphe Bouguereau, 1862, Norfolk (Virginia), Chrysler Collection EUMENIDI Il terzo e ultimo dramma all'inizio è ambientato a Delfi, davanti al santuario di Apollo; poi l'azione si trasferisce ad Atene, davanti al tempio di Pallade, sull'Acropoli. Dopo l'uccisione della madre, Oreste, inseguito dalle Erinni ha cercato protezione presso il santuario di Apollo. Ora egli cerca l'assoluzione ad Atene e la dea Atena, protettrice della democrazia, istituisce un tribunale dei cittadini. Al dibattito presenzia anche Apollo che protegge Oreste, ma è Atena a moderare la discussione e a introdurre il nuovo ordine e la nuova concordia: grazie ad essi la tragedia si chiuderà e le Erinni saranno trasformate in Eumenidi. Atena Parthenos, ricostruzione della statua di Fidia, presente all'interno del Partenone Atena fonda l’Areopago, il tribunale ateniese per i fatti di sangue. La sua lunga battuta è la battuta-chiave della trilogia, un vero e proprio inno alla democrazia e alla giustizia. LA COMMEDIA Sembra che a Siracusa sia nato Epicarmo il primo commediografo di cui ci restano molti titoli e pochi frammenti, per lo più di carattere mitico o soggetto contemporaneo. Ma in Grecia si sviluppò la “Commedia attica antica” con delle caratteristiche ben precise: → l'uso del verso → l'uso dei cori, detti parabasi Anche la commedia in Attica nacque dal rito dionisiaco, più propriamente dai riti falloforici. Da questi elementi, come avvenne per la tragedia, si passò dal rito alla commedia. ARISTOFANE (444 a.C.- 380 a.C.) LE DONNE AL PARLAMENTO Commedia andata in scena per la prima volta ad Atene alle Lenee del 391 a. C. Nella prima parte, le donne, guidate da Prassagora, si trovano riunite a provare i discorsi per l’assemblea, travestite da uomini, e a cercare di spogliarsi dei modi e della grammatica femminili. Queste prove serviranno, una volta presi i posti nell’ecclesia (parlamento), ad ingannare gli uomini per ottenere il comando dello stato. I punti principali del programma di governo delle donne: Koινονειν (koinoneîn): cioè la comunione totale di tutti i beni e delle proprietà, donne comprese, per eliminare ogni sopraffazione e garantire che nessuno rimanga privo del necessario. Distruzione della legge del γαμος (gàmos): anche le donne divengono un bene comune. Ma anche le donne dovranno stare prima con i brutti, così come gli uomini con le brutte.