N°12. 22giugno2009
pag.quattro
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Focus
Quale sarà il ruolo di Infratel?
Nell’ambito della gestione delle gare per l’assegnazione degli
interventi da effettuarsi per portare la banda larga (2 Mb) a tutti gli
italiani, Infratel potrebbe mantenere la proprietà della porzione di
backhauling. In questo caso gli operatori potrebbero candidarsi per
la realizzazione delle opere necessarie all’upgrade delle centrali. In
alternativa potrebbe essere messo in gara anche il backhauling.
BANDA LARGA
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STEFANO PILERI.
I progetti di Telecom Italia dopo il Piano Romani
«Pronti a battere il digital divide»
«Grazie allʼintervento dello Stato saremo in grado di mettere in campo nuove risorse»
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MILAFIORDALISI
«T
elecom Italia è pronta
a fare la sua parte.
Attivando investimenti
che prima sarebbero stati impensabili
ma che ora, grazie all’intervento dello
Stato, si rendono non solo possibili ma
fondamentali nell’ambito del piano
anti digital divide”. Stefano Pileri, responsabile Technology&Operations
di Telecom Italia spiega le “strategie”
dell’operatore a seguito dell’annuncio
del Piano Romani che mira a garantire
la copertura a banda larga (in modalità
Adsl e ad una capacità almeno di 2 Mb/s)
del 100% del territorio italiano di qui ai
prossimi tre anni, grazie a un intervento
quantificato in 1.471 milioni di euro.
“Ad oggi Telecom Italia garantisce
la copertura Adsl lorda a quasi il 97%
della popolazione - puntualizza Pileri -.
Di fatto, il piano anti digital divide di TI
può dirsi ormai pressoché completato,
considerato che il 3% di disavanzo
corrisponde alla porzione di territorio
impossibile da raggiungere a causa degli
elevati costi di realizzazione che non
giustificano un ritorno dell’investimento
in tempi ragionevoli per la sostenibilità
del business”.
Il Piano Romani parte proprio dall’esigenza di garantire anche quel 3%
di popolazione cui è oggi “negata” la
connettività broadband. E interviene poi
sulle altre “situazioni” non in linea con il
nuovo obiettivo dei 2 Mb. Innanzitutto,
quel 4% di linee Adsl (sul 97% di linee
broadband) a tutt’oggi in modalità Lite,
che in concreto significa una connessio-
TI favorita?
«L’upgrade delle
centrali consentirà
a tutti gli operatori
di migliorare i servizi»
Addio al Lite
Il piano Romani
ha arricchito
la proposta di Caio:
interventi sull’Adsl
fino a un Mb
STEFANO PILERI Responsabile Technology&Operations di Telecom Italia
ne di appena 640 Kbps (al massimo un
Mb). Il secondo obiettivo coinvolge un
ulteriore 3% di linee basato su apparati
in rete di accesso (Mux e Ucr) oramai
obsoleti e da sostituire visto che non
consentono di sfruttare al meglio le
potenzialità dell’Adsl2 Plus (fino a 20
Mb) ma nemmeno quelle dell’Adsl1
(fino a 7 Mb). Vi è poi l’esigenza di
intervenire su un ulteriore 2% di linee
“lunghe”. Sommando si arriva a quel
I SINDACATI.
12% di digital divide messo nero su
bianco da Caio nel suo Rapporto al
Governo. Il superconsulente, però,
nella sua proposta da 1,3 miliardi di
euro non aveva incluso l’ammodernamento dell’Adsl Lite. Il piano Romani
prevede una spesa maggiore proprio per
questa ragione. Di fatto il Piano Caio è
stato arricchito.
I soldi, oltre che dal Governo, dovranno però essere garantiti in parte
(circa 220 milioni) dagli operatori.
E Telecom Italia è pronta a spendere.
“Parteciperemo alle gare e intendiamo
‘vincere’ il più possibile intervenendo
sulle linee fisse ed anche sulla connettività wireless - annuncia Pileri -. Per
Telecom Italia si tratta di un impegno
economico. Ma abbiamo deciso di impegnarci perché l’intervento dello Stato
garantirà un Roi in tempi accettabili,
nell’ordine dei 3-4 anni che per noi sono
un must”. A chi accusa il governo di
aver favorito l’incumbent - attraverso la
scelta della fibra al 95% contro il 5% di
mobile/wireless - Pileri risponde che “si
tratta di una visione distorta delle cose”.
“Realizzare nuove centrali, in minima
parte, ma soprattutto ammodernare quelle esistenti è un vantaggio per tutti gli
operatori considerato che chiunque potrà
accedere all’infrastruttura e migliorare
l’offerta di servizi all’utente finale”.
Restano ora da sciogliere “solo” due
nodi: il primo è quello del disco verde
agli stanziamenti da parte del Cipe
(Romani si augura che lo “sblocco”
degli 800 milioni già previsti dalla Finanziaria arrivi già nella seduta di fine
giugno). Dopodiché bisognerà stabilire
le modalità di gara e soprattutto definire
nel dettaglio il ruolo di Infratel. L’ipotesi
più “accreditata” vedrebbe Infratel in
qualità di investitore primario sui cavidotti e di conseguenza proprietario
della fibra di backhauling: un modello
già sperimentato negli altri interventi di
Infratel. Vi sarebbero poi delle gare territoriali, sulla base del modlelo scozzese
(finanziamenti pubblici a supporto dei
fondi dei vincitori) per la parte “elettronica” (una porzione che vale circa
630 milioni di euro sul totale di 1.471)
cui presumibilmente parteciperanno
sopratutto gli operatori telefonici. I
vincitori, affitteranno le connesisoni
di backhauling da Infratel. In alternativa, ma appare meno probabile, anche
la parte di backhauling potrebbe essere
messa a gara; in questo caso l’operatore
che si aggiudica l’appalto realizzerebbe
l’intera “infrastruttura”.
Ecco la controproposta broadband di Slc-Cgil
All’Italia serve un «patto» per le nuove Tlc
L
No a sprechi e dispersione di risorse: imprese e PA devono consorziarsi per organizzare la posa della fibra
a proposta di Romani per la banda
larga italiana? “Una montagna
che ha partorito il topolino”. “E
soprattutto, una proposta che non dà alcuna
risposta concreta al problema vero a carico
dello Stato: quello di costruire la domanda
di banda larga”.
Alessandro Genovesi, Segretario della
Slc-Cgil “boccia” il piano del Governo che
mira a portare l’Adsl al 100% della popolazione italiana, garantendo una connessione
a 2 Mb, di qui ai prossimi tre anni. “Di fatto
il Governo intende mettere in opera l’ipotesi ‘minima’ proposta da Caio. È vero che il
reperimento delle risorse è oggi molto complicato, soprattutto in una fase di crisi. Ed è
anche vero che Telecom Italia da sola non
potrebbe sostenere l’investimento. Ma ciò
non significa che la Ngn non si possa fare e
che per questo si debba rattoppare l’esistente
oppure rafforzare un’infrastruttura che comunque andrebbe sostituita”.
L’unico problema che sembrerebbe
attanagliare il Governo sarebbe quello di
garantire un futuro alla trasmissione dei
contenuti televisivi. “Non si può pensare
al futuro della rete Telecom come risposta
‘truccata’ alla sfida Rai-Mediaset-Sky o come
nero strumento subordinato alle dinamiche
del mercato pubblicitario”.
La soluzione della Slc-Cgil è stata messa
nero su bianco in un documento che nell’unione delle forze di mercato individua la
leva su cui fare forza. “All’Italia serve un
Patto per le nuove Tlc- sottolinea Genovesi. Il Governo dovrebbe chiamare a raccolta
tutti gli operatori, facendo da cabina di regia
e favorendo la messa a fattor comune delle
risorse che ciascuno può investire nella
realizzazione della nuova infrastruttura. In
cambio dovrebbe essere garantita la remunerazione del “rischio” da un lato attraverso lo
stimolo della domanda, di cui lo Stato deve
farsi promotore e ‘garante’ e dall’altro, e qui
dovrebbe intervenire l’Agcom, attraverso un
percorso di liberalizzazione graduale delle
tariffe wholesale”.
Stando ai calcoli effettuati dal sindacato i
10 miliardi e passa necessari per la realizzazione della Ngn sarebbero già “disponibili”
sulla base dei piani industriali annunciati
dagli stessi operatori di Tlc: 5 miliardi farebbero capo a Telecom Italia; Fastweb, Wind
e Vodafone insieme contano 3,5 miliardi di
Confindustria
Marcegaglia: «Per il Paese
importante opportunità»
LE RISORSE
Secondo
Slc-Cgil i 10
miliardi necessari per la
Ngn sono già
“disponibili”
nei piani industriali degli
operatori
investimenti e ulteriori 3 miliardi fanno capo
a Siemens, Ericsson e Zte.
“Solo incentivando la realizzazione di un
consorzio di imprese, che includa anche realtà
locali ossia le amministrazioni pubbliche – titolari di oltre 3mila km di fibra – si possono
evitare sprechi e dispersione di energie. Sprechi che l’Italia non può permettersi”.
Mila Fiordalisi
La rete di nuova generazione di Telecom
Italia? “Si fa, si fa”. Un’affermazione concisa
e chiara quella del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. “Telecom riuscirà a
realizzare la rete a banda larga che secondo
il ministro dello Sviluppo economico Scajola
è un’infrastruttura necessaria al Paese”, ha
detto il presidente di Confindustria al termine
dell’assemblea di Assolombarda il 15 giugno. “Come Confindustria - ha aggiunto Marcegaglia - condividiamo assolutamente che
la banda larga è un’opportunità importante,
in parte con finanziamenti anche pubblici, in
parte con l’impegno dei privati, ma questo
avrebbe un impatto molto positivo anche ad
esempio per le imprese dei nostri distretti,
aumentandone competitività ed efficienza.
Quindi come Confindustria appoggiamo
fortemente questo tipo di investimento”.
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All`Italia serve un «patto» per le nuove Tlc