Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2010 MAGGIO n. 5 Annunciare Gesù in amicizia Matteo Ricci e il dialogo tra Occidente e Oriente titolo non intende far Q uesto colpo, ma esprimere una verità che è opportunamente ricordata dalla celebrazione del IV centenario della morte di padre Matteo Ricci (1610-2010), gesuita originario di Macerata e pioniere dell’evangelizzazione in Cina. Egli era un matematico e un astronomo, ma più ancora un missionario innamorato di Gesù Cristo, alla ricerca della strada più efficace per annunciare il vangelo al mondo cinese. La statua di p. Matteo Ricci a Pechino Cultura e scienza dell’amicizia I metodi consueti di quel tempo si erano rivelati inefficaci e il mondo cinese rimaneva indifferente. Matteo Ricci comprese che per annunciare Cristo doveva legare buoni rapporti d’amicizia con i cinesi. Cominciò con l’apprendere la lingua cinese non solo per poterla parlare, ma per poter ascoltare la millenaria cultura cinese. Egli non voleva solo farsi ascoltare, voleva farsi accogliere. Si lasciò quindi istruire dalla cultura cinese e comprese che il confucianesimo era la strada su cui far passare il messaggio evangelico. Per farsi amici i cinesi usò le sue conoscenze astrofisiche e matematiche, che condivise con gli studiosi cinesi, e si fece amico di molti scienziati e della stessa corte imperiale, tanto che ancor oggi è ricordato come un amico del popolo cinese e la sua tomba si trova ancora in un giardino della capitale. Il vangelo nell’amicizia Dentro queste relazioni di E TUTTI GIù PER TERRA Caos nei cieli, sulla terra e nelle Poste.it p. MARCELLO STORGATO, sx uno dei gioD achibambini, che componevano il nostro repertorio era, “Giro girotondo, casca il mondo, casca la terra, e tutti giù per terra!”. Molti lo ricorderanno: ci tenevamo per mano e giravamo in cerchio saltellando e cantando, finché ci accucciavamo sui talloni, per fare ciò che la parole dicevano: tutti a terra! Oggi non si sente più cantare e giocare al girotondo: i genitori con i loro bambini, che si divertivano tanto! Girotondi e girotondini sono cambiati, diventati più politicizzati, anche se hanno mantenuto un’aria infantile... Comunque non divertono; men che meno fanno ridere, se non quei pochi che fanno girare i potenti motori della giostra. Un gran caos nei cieli. Non riusciamo a volare: ce ne siamo accorti per un nuvolone bianco e nero, sparato con forza dal vulcano ghiacciato d’Islanda e spinto dai venti verso l’Europa. Un gran caos. Gli aerei sono a terra. Con loro, milioni di passeggeri, costretti a sostare là dove sono arrivati. C’è tutto per volare; ma motori e ali non bastano. L’incertezza collettiva blocca tutto e tutti. E il caos si diffonde anche sulla terra, proprio perché... tutto è fermo. Altre cose, invece, volano alto. Oltre a benzina e assicurazioni, sono i costi di spedizione che volano altissimi, con aumenti più che raddoppiati. È un nuvolone postale, questa volta limitato entro i confini del nostro Stivale. Il motivo? Il 30 marzo un decreto dei ministri delle finanze e dello sviluppo, pubblicato a tempo record sulla Gazzetta del 31 marzo, è entrato in vigore dalla mezzanotte del 1° aprile. Il gran caos delle poste. Obiettivo del decreto è abolire con effetto immediato le tariffe agevolate per tutte le spedizioni dell’editoria e della stampa periodica. Avremmo preferito un decreto che migliorasse i servizi e garantisse ai cittadini l’efficienza delle Poste italiane. Invece ora siamo costretti a viaggiare a tariffa piena e a velocità ridotta, sempre dentro il monopolio postale, poiché lo Stivale non ha ancora servizi alternativi. Unico a scriverne diffusamente è stato Avvenire. Le tv, i grandi quotidiani e settimanali non ne hanno neppure parlato. Strano! Si vede che “i grandi” non sono interessati. Infatti, ci rimettono “i piccoli”: le associazioni no-profit, i settimanali cattolici, le riviste missionarie... Insomma, coloro che cercano di fare un’informazione seria e alternativa, con tanta buona volontà e poche risorse. Costi alle stelle e noi a terra. Contro il “decreto killer” - così l’hanno definito in molti - che annulla la legge parlamentare sulle tariffe postali (e già questo è un grave illecito!), protesta la Fesmi (Federazione della stampa missionaria), insieme ai periodici cattolici e laici, ai francescani e ai gesuiti, agli scout e a tanti altri. Vogliamo credere nel buon senso di chi emana leggi e decreti per noi. Nel frattempo, chiediamo ai nostri lettori di non abbandonarci proprio in questo tempo di caos. Qualcuno scrive o telefona chiedendoci di “risparmiare carta e soldi, e di leggerci sulle pagine web”. Vi assicuro che non è questo il modo più giusto per risparmiare. Continuate a sostenerci, magari con un piccolo gesto di fiducia e solidarietà, sul C/cp che vi porta a domicilio ogni mese “Missionari Save■ riani”. Abbonamento annuo € 8,00 Una copia € 0,80 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue p. GABRIELE FERRARI, sx fiducia e di amicizia, di conoscenza e di rispetto, padre Ricci non dimenticò la sua missione fondamentale: far conoscere e amare Gesù Cristo. Egli aveva compreso una verità che oggi ci sembra quasi scontata, anche se non sempre praticata: che il vangelo deve essere inculturato. “Padre Matteo Ricci, ha detto Giovanni Paolo II, era giustamente convinto che la fede in Cristo non solo non avrebbe portato alcun danno alla cultura cinese, ma l’avrebbe arricchita e perfezionata”. Per questo “la figura e l’opera del padre Ricci appaiono assumere oggi una grande attualità per il popolo cinese, proteso come è in un processo di modernizzazione e di progresso”. Il buon metodo dell’amicizia Inoltre, questo grande umanista e scienziato scrisse per i cinesi un trattato sull’amicizia: “Dell’amicizia” (Nanchang, 1595; ed. italiana Quodlibet 2005, a cura di F. Mignini). In 100 sentenze, tratte dai classici europei antichi, presenta il pensiero dell’Occidente sull’amicizia. Per mezzo di essa, Ricci intendeva mostrare che la civiltà cinese e quella europea coincidevano su temi fondamentali. L’opera stupì la Cina ed ebbe un grande successo. Padre Ricci aveva compreso che la sua missione, e il tentativo di avviare il dialogo tra Oriente e Occidente, potevano costruirsi unicamente sul fondamento della mutua conoscenza e dell’amicizia. Il suo messaggio è attuale an- che oggi, ovunque noi missionari ci troviamo, in Asia o Africa, ma anche qui nelle terre cristiane che si rivelano oggi bisognose di una nuova evangelizzazione. Anche qui dobbiamo trovare la strada della missione e questa non potrà essere diversa da quella elaborata da Matteo Ricci per la Cina. Un metodo sempre attuale Non avremo bisogno d’insegnare l’astronomia, ma di instaurare delle relazioni di ascolto e di rispetto, di conoscenza e di fiducia; in una parola, di amicizia con tutti coloro che incontriamo, ai quali vogliamo annunciare Gesù Cristo nel contesto di uno sviluppo umano integrale. Il dovere di coltivare relazioni di amicizia e di fiducia è necessario ovunque, anche nel campo dello sviluppo. Lo ha ricordato recentemente il Papa: “La perdita della fiducia è una perdita grave” (Caritas in veritate 35). Oggi nel nostro mondo multi culturale e multi religioso, c’è bisogno di testimoni della sapienza cristiana e della fede in Cristo, di cristiani che ricordino che il mondo nuovo si costruisce solo a partire da relazioni di accoglienza e di tolleranza, di ascolto e di rispetto reciproco, di convivenza e di convivialità. Questo non significa assolutamente qualunquismo o relativismo: è giusto e doveroso essere sicuri e fieri del nostro essere cristiani, “pronti a rendere ragione della speranza che è in noi”, ma sempre “con dolcezza e rispetto” (1Pt 3, 16). Matteo Ricci ci ricorda che per annunciare il vangelo, bisogna farsi amici di coloro ai quali annunciamo il mistero di Colui che per salvarci si è fatto uno di noi fino a dire: “Non vi chiamo più servi, ma amici”. ■ 2010 maggio n. ANNO 63° 5 2 Sessant’anni per 4 saveriani 3 Tutti la chiameranno beata 4/5 L’estate missionaria dei giovani 6 Si fa presto a dire “mamma” Un pellegrinaggio cambia la vita P. Fasolini e p. Morini all’altra sponda La chiesa missionaria onora la Madonna del vangelo Convegno giovanile saveriano a Foligno 2010 MAGGIO m is sion e e spirito missione FAMIGLIA Un pellegrinaggio cambia la vita Cento chilometri, giorno più giorno meno... appena innamoA ll’inizio, rati, Dio non esisteva nei nostri discorsi. Avevamo noi stessi e i nostri volti, i nostri sorrisi e baci, e ci bastava. Ma poi, pian piano e sempre più esplicitamente, abbiamo iniziato a chiederci la ragione della fede che avevamo imparato dalle nostre famiglie e che non praticavamo. A meno che per praticare non s’intenda partecipare in modo svogliato alla Messa domenicale; oppure battesimo, comunione, cresima, matrimonio..., intesi come festa, pranzo, regali, luna di miele, in perfetto stile occidentale e consumistico. La religione ridotta a bene di consumo, a festa pagana. Parlando tra noi o, meglio, lasciando parlare Lui in noi, abbiamo cercato di dare un senso alla nostra esperienza di giovani innamorati. Cosa vogliamo costruire insieme? Dove vogliamo sbarcare? Una piccola esperienza di qualche giorno in un eremo, consigliataci da un prete con il quale ci confidavamo, ci ha permesso per la prima volta di lasciar entrare Qualcuno fra noi due. C’è sempre un mistico alla base di ogni conversione: Dio ci incontra per mezzo di altri suoi servi, docili alla sua Parola. Abbiamo scoperto di essere sempre stati amati, desiderati, accolti. E abbiamo preso davvero coscienza del sacramento che avremmo celebrato: il nostro amore è espressione dell’amore di Dio; perciò non può restare ristretto ai nostri due angoli: doveva anche accogliere Dio e quindi i fratelli. Da questa consapevolezza è nato il desiderio di fondare il nostro matrimonio sul dono. Siamo così approdati al gruppo missionario e alla scelta del volontariato internazionale. Tremavamo all’idea di partire con il nostro piccolo e desiderato primogenito Francesco, arrivato dopo cinque anni d’attesa. Eravamo una coppia “ad alto rischio sterilità” e Francesco era già un piccolo miracolo. Se gli fosse successo qualcosa? Tremavamo, ma siamo partiti. MISSIONE BAMBINI La VEDOVA E LO STREGONE Dio non ama il cuore sporco POF, sx Fumetto di G. Campana / Salerno una volta una vedova, di nome Naba. Viveva in un picC’ era colo villaggio insieme all’unica figlia e a una capra. La vita 2 scorreva serena. Ma uno stregone, vicino di capanna, era geloso di lei. Andò dal re e disse: ”La vecchia Naba, mia vicina di casa, è una donna pericolosa. È una strega. Molte persone, che sono morte in questi ultimi anni, sono state uccise da lei. Deve essere eliminata per il bene del villaggio”. Il re gli rispose: ”Perché dici che bisogna ucciderla? Si è sempre comportata bene e ha sempre obbedito ai miei ordini”. Allora lo stregone disse al re: ”Da’ questo ordine a Naba: «raccogli tutti i frutti della pianta di mango». Se non lo fa, dovrà morire”. La povera Naba, ricevuto il comando del re, cominciò ad avere paura. Passava per strada la vecchia Kima che, vedendola, le disse: ”Tu mi hai sempre accolto quando avevo fame. Mi hai dato da mangiare le banane del tuo campo. Non ti preoccupare. Ti aiuterò io”. E le due donne raccolsero tutti i mango della pianta. Il giorno dopo lo stregone tornò dal re e disse: ”Obbliga Naba a demolire la più grande capanna del villaggio. Se non lo fa, dovrà morire”. Mchwa (vuol dire, colui che si riposa), che aveva sentito l’ordine del re, andò da Naba e le disse: ”Tu hai sempre trovato il tempo per ascoltarmi. Non ti preoccupare. Insieme agli amici farò quello che il re ti ha comandato”. Lo stregone ormai stava perdendo la pazienza e si comportava veramente male con la povera vedova Naba. Gli animali del villaggio allora si ricordarono di tutte le cose belle che lei aveva fatto e decisero di aiutarla. Mamba, il serpente nero, andò da Naba a nome di tutti e le disse: ”Tu sai che io ho mangiato la tua unica capra. Ora però sono pentito. Quando la figlia del re andrà a fare il bagno al fiume, io la rapirò. Tu allora dirai al re che se la vuole libera, dovrà darmi il fegato dello stregone”. Il re fu subito d’accordo e lo stregone morì. Ognuno vide dove stava la verità. ”Dio infatti non ama le persone gelose, con il cuore sporco e la lingua avvelenata. Ma aiuta il povero che fa il bene”. ■ • Osserva il fumetto: cosa pensi di re, stregone e vedova? • Dal vangelo di Matteo al cap. 11, leggi i versetti da 25 a 30. • Chi è, secondo te, il cattivo stregone? Come si comporta con te? Il pellegrinaggio è un’esperienza di fede, talvolta davvero... terapeutica MARIO, EGLE SBERNA In missione abbiamo compreso che è nel servizio che accade il divino. Di fronte non alla parola “povertà”, ma alla fisica presenza dei nomi che la delineano, non ci siamo più chiesti, “chi è Dio?”, ma abbiamo avuto la risposta alla domanda, “dov’è Dio?”. La Croce è nel povero. Per incontrarla non basta “vedere” i poveri, ma occorre compromettersi con loro. Altrimenti faremmo del “beati i poveri” nient’altro che una benedizione rasserenante alle vittime dei soprusi della storia. Sono stati anni intensi quelli della missione in Brasile: gioia e speranza, sofferenza e fatica. Abbiamo anche cercato inutilmente un fratellino o una sorellina per Francesco. Così, un bel giorno di sole, con i nostri amici siamo andati in “romaria”, cioè in pellegrinaggio per chiedere la grazia: un santuario mariano nella foresta Amazzonica (in pratica, una statuetta della Madonna dentro una baracca di fango e frasche). Come si fa nei pellegrinaggi, anch’io dissi a Maria che se avesse ascoltato la nostra supplica, l’avrei ricompensata con la fa- tica di 100 chilometri a piedi nudi recitando il rosario. Maria ascoltò la nostra supplica facendoci un dono grande: l’adozione di Daniel, abbandonato alla nascita sulla porta di casa della suora con la quale lavoravamo in Brasile. Tornati in Italia, con Francesco pronto per le elementari e Daniele pronto per conoscere nonni e zii, abbiamo deciso di onorare la promessa fatta. Da casa al santuario di Caravaggio (BG), sono 50 chilometri giusti. Ma Egle non voleva che li facessi da solo: “Maria sarà felice se ne facciamo 50 a testa, così salderemo la tua promessa insieme. Tua sorella ci verrà a prendere per il ritorno”. Siamo partiti di buon mattino, facendo ciò che dovevamo fare. Giorno più giorno meno, nove mesi dopo Egle ha partorito Marialetizia. Mica male per una coppia giudicata “altamente sterile”. Ma il fatto che Egle aveva tolto parte della mia fatica per Maria, non mi lasciava in pace. Così, ho deciso di fare i miei ultimi 50 chilometri. Da casa al santuario mariano di Adro (BS) sono giusti 25 chilometri: andata e ritorno, e sarebbe fatta. Anche quella volta però Egle fu irremovibile: “Vengo anch’io; tua sorella ci verrà a prendere per il ritorno”. Giorno più giorno meno, nove mesi dopo è arrivato in casa Nico, che lasciava la comunità alloggio dov’era relegato da due anni. Ora i figli erano quattro, ma a me mancavano ancora 25 chilometri. Un giorno di sole, giusto cinque anni dopo Caravaggio, siamo partiti ancora per Adro. Mia sorella sarebbe venuta a prenderci per il ritorno. E così, ancora una volta, giorno più giorno meno, nove mesi dopo è venuta alla luce Aurora. Mica male per una coppia “altamente sterile”. Certo, sono solo coincidenze. Eppure, nel sorriso dei nostri figli, chissà perché, io ed Egle continuiamo a vedere il sorriso di Maria. ■ missione GIOVANI Si fa presto a dire... “mamma” è dedicato alla M aggio Madonna. Alla Madre di Gesù non possiamo nascondere niente: tutto sa di noi, come una madre sa tutto del proprio figlio. Forse non per caso, la seconda domenica di maggio si celebra proprio la “festa della mamma”. Sembra sia una ricorrenza molto antica, con origini pagane, per celebrare la fertilità, la prosperità, il passaggio all’estate. Nel 1870 fu istituito negli Stati Uniti il Mother’s day, una festa nazionale per riflettere sulla guerra. Da lì si è diffusa poi in tutto il mondo. In Italia la prima “festa della mamma” risale al 1957, ad Assisi. È consuetudine regalare alle mamme dei fiori (azalee o rose di color rosa); si portano rose bianche nei cimiteri; in molte città si organizzano eventi speciali. A scuola, i bambini preparano poesie per la mamma, da recitare al momento giusto. È una festa piena d’amore e di commozione. Al di là dell’inevitabile dimensione commerciale, ci ricorda il grande ruolo che le madri ricoprono nella società e nella chiesa. Se pensiamo alle nostre mamme da figli, non possiamo negare alcuni aspetti che accomunano tutti: il grande amore che ci dimostrano ogni giorno; le preoccupazioni se qualcosa gira storto; quel seguire le nostre vite in silenzio senza intervenire con troppe parole; e anche le “invasioni di campo” talvolta sgradite, che ci portano a chiudere la porta della camera e appendere il cartello, “non disturbare!”. Tra slanci di affetto e screzi, incomprensioni e ricerca reciproca, tra figli e madre si crea un legame tutto speciale. Nell’epoca dei “bamboccioni” poi, le mamme restano tali anche se hanno già l’età per essere… nonne. Le “mamme missionarie”. Mi fanno sempre un certo effetto i racconti che i saveriani scrivono sulle proprie mamme, sia quando sono in vita sia quando raggiungono il cielo. Non so perché… Forse, pensando al missionario, mi aspetterei di trovarmi al cospetto di un uomo forte, “allenato” per sopportare distanza e assenza dei propri affetti. Ma la mamma è sempre “mamma”, e nelle testimonianze dei missionari trovo sempre gratitudine e amore per le proprie madri, che hanno rispettato e capito la scelta coraggiosa dei figli, anche se con un po’ di sofferenza nel cuore. Queste “mamme missionarie” sono spesso le prime a passare INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Preti e laici, religiose e religiosi impegnati nell’apostolato, sappiano infondere entusiasmo missionario alle comunità loro affidate. Si ponga fine al triste e iniquo commercio di esseri umani, che purtroppo coinvolge milioni di donne e bambini nel mondo. Conforti: “Maria è la scala per la quale noi ascendiamo a Dio”. DIEGO PIOVANI ai propri figli il talento della missione; come ha detto un saveriano: “succhiavo dal suo seno latte e missione”. Sono le prime animatrici missionarie; si danno da fare per sostenere da casa il lavoro dei figli in missione. E si mettono a contare i giorni che mancano al rientro, al prossimo incontro, con il letto per il figlio sempre pronto. Un invito e una proposta. Vi invito però a buttare lo sguardo un po’ più lontano, per inquadrare questa situazione da un altro punto di vista. Ovvero, cosa accadrà quando saremo noi, tra tot anni, a diventare genitori, mamme e papà di nuovi membri dell’umanità? Abbiamo mai pensato come potrà arricchirsi la nostra vita? Certo, il primo passo è costruire un matrimonio che funzioni, uscire dal proprio nido per crearne uno nuovo. Ma quando siamo chiamati noi alla maternità / paternità, cosa può cambiare nella percezione di questo ruolo? Credo tutto. Eppure, se avremo appreso bene la lezione proprio dai nostri genitori, potremo imparare almeno un po’ il mestiere più difficile che Dio ci assegna: essere genitori cristiani, chiamati a trasmettere l’amore per Gesù in un mondo che cambia. E se pensiamo che questo non basti, possiamo sempre leggere un racconto sulle “mamme missionarie”, incontrarle e chiedere loro: “Qual ■ è il vostro segreto?”. 2010 MAGGIO V ITA S AV ERIA NA Sessant’anni per 4 saveriani Li ha uniti il grande ideale della missione S essant’anni di sacerdozio è una bella meta. Non molti la raggiungono. Quest’anno il 25 marzo, nel santuario “Beato Conforti” a Parma, i saveriani ne hanno festeggiati quattro, ordinati il 25 marzo del 1950. Tre vivono al “quarto piano”, nell’infermeria della casa madre. Il quarto, p. Vittorino, vive a Vicenza ed è ancora... valido. Il Signore li ha chiamati a svolgere il loro apostolato in continenti e paesi diversi: padre Orsi all’estremo Oriente e padre Martini nell’estremo Occidente; padre Dalla Valle in Asia e padre Bramati in Africa, in paesi dove il caldo è egualmente difficile da sopportare. Ma tutti hanno affrontato fatiche e pericoli con l’ideale di dedicarsi alla missione e aggiungere nuovi membri alla famiglia di Dio. Ora completano il loro apostolato con la preghiera e l’unione a Cristo nel portare la croce. L’apostolato della preghiera e del sacrificio, nei disegni di Dio, è spesso il naturale completamento di una vita d’apostolato vissuta nell’attività più intensa. Bramati: un radio-amatore Non che fosse il suo mestiere, ma p. Nazzareno Bramati, quando fu mandato missionario in Sierra Leone nel 1955, sentì il bisogno di colmare la solitudine della missione. Si fece mandare il necessario e via radio cominciò a lanciare messaggi per l’etere. Allora in Africa non c’era la linea telefonica, né esistevano i telefonini moderni. Nato a Poggio San Marcello (Ancona) nel 1924, entrò nella scuola saveriana a 11 anni. Prima di andare in Africa, si recò in Inghilterra per imparare l’inglese. Oltre alla lingua, p. Nazzareno imparò un modo di comportarsi distinto, che ha conservato per tutta la vita. In Sierra Leone fu mandato a Kabala, nel nord, dove rimase circa dieci anni, costruendo la chiesa e le scuole elementari e superiori. È stato superiore dei saveriani in Sierra Leone (dal 1972 al 1978), amministratore apostolico della diocesi di Makeni dopo le dimissioni di mons. Azzolini (nel 1987) e vicario generale con mons. Biguzzi. Nel 2005, per motivi di salute, ha dovuto distaccarsi dalla Sierra Leone e dalla sua prediletta cristianità di Panlap, a cinque chilo- metri da Makeni, alla quale aveva dedicato tante cure pastorali per tanti anni. Nella solitudine della sua stanza, ripensa con nostalgia ai momenti più belli della sua vita missionaria, quando preparava un bel gruppo di catecumeni e dava loro il battesimo. Martini: la macchina da scrivere Per padre Luigi Martini la macchina da scrivere è il segno concreto della sua disponibilità a compiere gli uffici richiesti dall’obbedienza, anche se monotoni e pesanti. Dopo il suo ritorno dalla missione in Brasile, ha svolto questo compito per molti anni in Italia, presso la direzione generale e nella casa madre di Parma, sempre pronto e servizievole. Nel tempo libero si dilettava a comporre poesie d’occasione e altre composizioni. Nelle feste di famiglia rallegrava tutti recitando poesie di Trilussa, tra cui rimase famosa quella della gallina che con forti coccodè si vantava d’aver fatto l’uovo, ma poi, indispettita dall’odiosa padrona che glielo portava via, decise di “chiudere l’esercizio”. Ma gli anni più belli p. Luigi li ha trascorsi in Brasile dove si era recato nell’ottobre 1954 e rimase per più di dieci anni, profondendo il suo zelo apostolico a Londrina, Curitiba e altri centri pastorali tenuti dai saveriani. P. Luigi è nato a Rovolon in provincia di Padova nel 1923; dopo aver frequentato il seminario di Vicenza, è entrato tra i saveriani nel 1946, già studente di teologia. Nel 2004 una brutta caduta gli ha procurato disturbi all’ambulazione e da quel momento si trova alla casa madre di Parma. Qui continua a battere i tasti della preghiera, che raggiunge il cuore di Dio. Orsi: forte come un torello Di p. Albino Orsi è rimasto famoso un episodio: una 500 si era bloccata in mezzo alla strada. Lui la squadrò bene e poi, senza dir niente, la sollevò di peso dalla parte anteriore e la trascinò fino all’orlo della strada. Questa era la sua forza. Ed egli la usò per la gloria di Dio. Da vari anni padre Albino è degente in casa madre e aiuta la dilatazione del regno di Dio con la forza della preghiera. Nato ad Albereto (Parma) nel 1923, giovane di 22 anni entra Padre Albino Orsi, con il fratello sacerdote don Agostino e gli altri famigliari, in occasione del suo 60° di sacerdozio al santuario “Beato Conforti”, a Parma p. AUGUSTO LUCA, sx nel noviziato dei saveriani. Dopo il sacerdozio è stato trattenuto in Italia per dieci anni, come economo e animatore missionario. Nel 1961 parte per l’Indonesia. Dopo lo studio della lingua, è mandato a Pekambaru, nell’isola di Sumatra, a pochi chilometri dall’equatore. Lì erano emigrati molti giavanesi, musulmani moderati, per cui si avevano anche conversioni alla fede cristiana. I missionari hanno cominciato con le scuole e le opere d’assistenza sociale. Gli era stato affidato il compito di ricostruire a Selat-Panjang la casa e la chiesa della missione, andate distrutte con l’incendio dell’intera città. Padre Albino vi si mise con tutto il coraggio, la fede e la resistenza fisica di cui era capace. Non solo la chiesa materiale fu ricostruita, ma anche la chiesa spirituale si era rinnovata e cresceva con sempre nuovi cristiani. Dalla Valle: un pioniere Vittorino Dalla Valle è nato nel 1924 a Dueville, Vicenza. Ha fatto parte della prima “spedizione” per il Pakistan Orientale (attuale Bangladesh), nel 1952, una nazione sorta il 15 agosto 1947, in seguito alla spartizione dell’impero britannico delle Indie. La Santa Sede aveva assegnato questa missione ai missionari saveriani, sapendo di poter contare sul loro zelo e sul loro spirito di sacrificio. Li mandava a lavorare in un paese musulmano, dove i cristiani erano pochi e dove la possibilità di ulteriori conversioni era quasi nulla. Infatti, le difficoltà della missione erano enormi: oltre al clima caldo umido, la povertà estrema della popolazione e la divisione in caste, tra cui i muchi fuori-casta, dei quali si sono presi cura i saveriani fin dagli inizi. Padre Vittorino si era subito immerso nel lavoro apostolico, attirandosi la benevolenza della gente. Dopo circa vent’anni di lavoro apostolico, l’obbedienza lo ha richiamato in Italia. Da allora, p. Vittorino ha esercitato il suo zelo soprattutto a Vicenza, per giornate missionarie e altre opere di apostolato. Dei quattro saveriani festeggiati è l’unico ancora in attività, nonostante i suoi 86 anni di età. ■ Nel santuario “Beato Conforti” a Parma, i quattro saveriani, attorniati dai confratelli e dagli amici, ringraziano il Signore per i sessant’anni di vita sacerdotale: 25 marzo 1950 - 25 marzo 2010 PADRE ETTORE FASOLINI “ALL’ALTRA SPONDA” Domenica 21 marzo nel primo pomeriggio è morto p. Ettore Fasolini, 78 anni, attorniato dai confratelli saveriani, che l’hanno assistito durante i sei mesi di degenza. “Chi vuole fare il missionario?”, aveva domandato p. Lini ai ragazzi dell’oratorio in una parrocchia di Bergamo. Così a 12 anni Ettore era entrato nella scuola apostolica dei saveriani, seguendo gli studi fino al sacerdozio, nel 1957. Dopo otto anni di insegnamento agli aspiranti missionari ad Alzano (BG), in due periodi era stato missionario in Indonesia per 15 anni. In Italia era stato eletto superiore dei saveriani (dal 1972 al 1978) ed era stato direttore di questo mensile “Missionari Saveriani” dal 1993 al 2002. Allo stesso tempo, padre Ettore ha coltivato il suo talento di scrittore, come autore di numerose biografie di saveriani e di favole dal mondo, molto apprezzate da tutti. Dopo la Messa di commiato nella chiesa dei saveriani a Brescia, presenti i famigliari e tanti parenti e amici dei missionari bresciani, la salma è stata portata fino al cimitero di Cabella Ligure (AL), dove riposa accanto a suo fratello Virgilio. Il Signore conceda a questo suo missionario, “passato all’altra sponda”, di godere la pace eterna del paradiso. ■ P. ANICETO MORINI, IL BATTISTA D’INDONESIA L’11 marzo è morto in Indonesia p. Aniceto Morini, saveriano di Bagnolo (RE). Aveva quasi 81 anni e da 4 era infermo a causa di un ictus. È stato amorevolmente assistito da studenti e saveriani del noviziato di Jakarta. Si può dire che p. Aniceto sia stato missionario fin dal seno materno. “Avevo sei anni - raccontava - quando un missionario a scuola ci chiese se volevamo seguirlo in Cina. Io risposi di sì”. Entrato nel seminario diocesano di Guastalla, a 17 anni aveva iniziato l’iter formativo saveriano, fino a essere ordinato sacerdote il 4 giugno 1955 nella cattedrale di Piacenza. Due anni dopo, era già in Indonesia dove ha lavorato per tutto il resto della vita nelle varie missioni dell’arcipelago e nella formazione. “Gli piaceva spie- P. Fasolini, Vado Ligure (SV), 5.2.1932 - Brescia, 21.3.2010 P. Morini, Bagnolo (RE), 21.4.1929 - Jakarta 11.3.2010 gare tutto, raccontare la cultura della gente e la missione della chiesa, discutere i problemi sociali; era molto intransigente”, scrive p. Rubianto. “Magro, trascurato, se avesse potuto avrebbe portato un vestito di peli di cammello pur di dare tutto ai poveri…; lo stile era quello di Giovanni Battista”, ricorda p. Piredda. Al funerale erano presenti in tanti per dirgli “grazie”, anche il vescovo coadiutore di Jakarta. Ora p. Aniceto riposa in terra indonesiana, nel cimitero accanto alla casa saveriana di Padang. ■ A PASQUA NUOVI CRISTIANI La veglia di Pasqua nelle missioni è collegata all’immagine delle chiese giovani, capaci di generare nuovi figli alla fede cristiana. I catecumeni si preparano seriamente con un cammino a tappe, fino ad arrivare a ricevere i sacramenti dell’iniziazione: Battesimo, Cresima, Eucaristia. Così entrano a far parte a pieno titolo della chiesa di Cristo. Anche i saveriani continuano a dare il proprio contributo alla generazione di nuovi figli nella chiesa. A Pasqua 2010, nelle vari missioni hanno ricevuto il battesimo almeno quattromila persone. Il primo posto spetta all’Africa: tra Burundi, Camerun, Ciad, Congo rd, Mozambico e Sierra Leone, sono stati accolti 3.440 nuovi cristiani. L’Asia è al secondo posto, con 302 nuovi cristiani tra Filippine, Giappone, Indonesia e Taiwan. ■ 3 2010 MAGGIO TUTTE LE GENTI LA CHIAMERANNO BEATA MARIA IN AFRICA AFRICA, TERRA DI MARIA La devozione mariana in Burundi p. ERNESTO TOMè, sx S crivo per dare una spiegazione alla realtà gioiosa e piena di speranza per il nostro martoriato Burundi, in cui da qualche tempo si diffondono sette di ogni genere e gruppi musulmani. Accenno solo ad alcuni apostoli e centri, promotori della devozione mariana. Su queste tracce è passata la grazia della devozione alla Madonna, non priva di sofferenze e di eroismi. Il Burundi può ben essere chiamato “Terra di Maria!”. Oscar, il povero predicatore del rosario Oscar - Askariyo in lingua kirundi - è nato a Giheta (Gitega). Papà di famiglia, poverissimo, malato allo stomaco, nel 1974 ebbe una visione in cui la Vergine lo invitava a diffondere la preghiera del rosario in tutto il Burundi. Guarito, Askariyo si è messo in cammino e ha continuato la sua missione fino alla fine della sua vita, avvenuta nel 1999. Non tutto andò liscio per il buon Oscar: fu messo in prigione due volte. La prima fu nel 1984, fatto arrestare da Bagaza; motivo della reclusione: “predicava il rosario!”. È stato dentro 17 mesi. La seconda volta fu a Cyanguzo, per soli 8 giorni. Queste situazioni di sofferenza non gli hanno impedito di continuare la sua missione: in prigione diffuse il rosario, insieme al movimento di Azione cattolica e alla Legione di Maria, di cui faceva parte. Gabriele Barakana, gesuita perseguitato Padre Gabriele Barakana è un gesuita burundese, uomo di grande rigore e di grande bontà, morto nel 1999 con il morbo di Parkinson. Laureato in teologia, filosofia e scienze sociali, è stato rettore del grande collegio Saint Esprit e dell’università di Burundi, a Bujumbura. Nel 1982 egli ha fondato e promosso tra i laici cristiani burundesi il “movimento sacerdotale mariano”. Il presidente burundese Jean-Baptiste Bagaza, nemico dichiarato della chiesa, si mise subito contro, mettendo in prigione p. Barakana e altri 11 membri attivi. Come Oscar Askariyo, anche p. Barakana e i compagni in prigione hanno diffuso la preghiera del rosario. Nell’ora libera, passeggiavano pregando la corona, seguiti da molti prigionieri. Nei barattoli dei fagioli entravano in prigione anche rosari e medaglie e, dentro scatole di fiammiferi, perfino l’Eucarestia. È da ricordare che Bagaza, durante il suo regime (19761987) espulse oltre 600 tra missionari e missionarie, chiudendo chiese e seminari e mandando a casa 350mila ragazzi e ragazze della scuola di alfabetizzazione promossa dalla chiesa per supplire alla mancanza di scuole nel Paese... Ora Bagaza si è riavvicinato alla fede e riconosce il suo grave errore nel perseguitare la chiesa. Cipriano, il ricco che torna sulla retta via Cipriano Ndamukemanyi, detto Coproribu, è uno dei 12 del movimento sacerdotale mariano in prigione. Ma prima era “un fuori strada”. Ricco commerciante di mucche, conviveva con cinque donne. Un giorno un amico del movimento mariano lo invitò a Kibeho, in Rwanda, dove era apparsa la Vergine “Nyina wa Jambo - Madre della Parola”. Lui stesso racconta di aver visto “il sole roteare nel cielo, mandando raggi multicolori e sotto di essi prati verdissimi. Poi di colpo il sole tramontò e si fece buio…”. Ma nel cuore di Cipriano era rimasta la luce. Tornato a Bujumbura, mandò a casa le cinque donne, si sposò cristianamente con una ed ebbe due figli. Anche lui fu messo in prigione perché aveva aiutato Yozefu Kacukuzi a scappare in Rwanda, mentre era ricercato da Bagaza per aver scritto una lettera di lui, persecutore della chiesa. In seguito Kacukuzi fu preso e messo in cella di rigore, un bugigattolo di 2 metri x 2 , senza wc e senza luce, con altre tre persone. Cipriano e Yozefu furono malmenati più volte. Quasi un’immagine a specchio: mamma e bambino guardano la Madonna; anche in Africa la devozione mariana è grande (foto S. Benedetti) UNO SPETTACOLO DI FEDE p. MODESTO TODESCHI, sx Il santuario mariano nazionale del Burundi è dedicato alla Madonna di Lourdès e si trova a Mugera in provincia di Gitega. La festa annuale è celebrata il 15 agosto. È un’opera dei missionari D’Africa, chiamati “padri bianchi”. Ero presente anch’io, quattro anni fa, alla grande festa. C’era una folla immensa di pellegrini, da far paura. Molti vengono anche da lontano, a piedi. Tanti erano arrivati il giorno prima e avevano dormito fuori, all’aperto, dato che in questo tempo dell’anno qui non piove. Sono andato anch’io il giorno prima per vedere la folla, che era stipata lungo la strada e attorno alla grotta di Lourdes, simile a tutte le grotte di Lourdes che sono in Italia e dovunque nel mondo. Non ce l’ho fatta a passare, tanta era la gente. Il giorno della festa ci siamo ritrovati tutti in una piccola vallata, con in fondo una grande tribuna, che è stata ricostruita come si deve, ed è molto bella. È stata davvero una celebrazione da paradiso, da Gerusalemme celeste! Tutti rispondevano a una sola voce, tutti alzavano le braccia per applaudire e, alla fine della santa Messa, per danzare. Uno spettacolo di fede davvero commovente! Dall’anno 2000 i vescovi burundesi hanno deciso di costruire un santuario mariano in ogni diocesi. Progressivamente si stanno formando questi punti d’incontro, di preghiera e di fede, con una partecipazione sempre più grande. Nella missione di Gisanze, dove noi saveriani abbiamo lavorato per molti da anni, nel 2000 il vescovo ha scelto una chiesa di villaggio, proprio a Bonero: la bella chiesa fatta costruire dal compianto confratello p. Paolo Stasi e dove avevamo fatto dipingere delle belle immagini evangeliche mariane in stile africano. A Bonero non c’è una spianata, ma una pendio, che si riempie di devoti, ripetendo in piccolo la scena descritta sopra. I dipinti del santuario di Bonero, a Muyinga, in Burundi 4 2010 MAGGIO Un santuario piccolo e uno grande Mushasha. È un piccolo santuario a forma ovale, costruito proprio nei tempi proibitivi del presidente Bagaza. Fu costruito per volontà di mons. Ruhuna, vescovo di Gitega: “Convinto che la Madre di Dio reclama, anche oggi, luoghi di riposo spirituale per i suoi figli, ho eretto questo santuario là dove Ella lo vuole”. Il 13 di ogni mese, una folla di cristiani si raduna al santuario. Molti arrivano la vigilia e passano la notte in preghiera, assistiti da sacerdoti per le confessioni, e partecipano alla santa Messa il mattino seguente. Mont Sion. Appena fuori la città di Bujumbura, sulla bella collina “Mont Sion”, c’è una conca dove i missionari svizzeri di Schonestat, hanno costruito un santuario alla Trinità, con una grande chiesa a forma circolare, come un anfiteatro, aperta ai fianchi; sale dal basso, in giri concentrici, fino a terminare nei gradoni esterni al santuario. I missionari qui promuovono la devozione alla Vergine nelle famiglie. I fedeli passano nelle case con la Madonna Pellegrina, una bella immagine di Maria con il Bambino. Nel giorno dell’inaugurazione erano presenti più di 12mila persone. La chiesa può contenere ben 5mila persone e almeno una volta al mese si riempie completamente, per pregare e celebrare. Vale la pena partecipare: vedere per credere! ■ La chiesa missionaria onora la madonna del vangelo a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx mondo, dovunque il vangelo di Cristo è stato anN elnunciato e accolto, là è presente anche Maria, Madre La processione della Vergine di Nazareth, a Belém, in Brasile tualmente alle sei del mattino e alle sette di sera è un continuo scoppiare di mortaretti e fuochi d’artificio. Come ogni anno in questo periodo, Belém è in festa: la più attesa dell’anno per tutta la gente d’Amazzonia. È nota con il nome di “Círio de Nazaré” - Cero di Nazareth. p. NICOLA MASI, sx S ono 218 anni che la città di Belém si raduna attorno a una piccola immagine di Maria che abbraccia e offre a baciare il figlio Gesù. Quell’immagine smuove milioni di persone, e ogni anno il numero dei pellegrini aumenta. Anche io accompagno la processione in mezzo al popolo, come uno di loro. È impressionante! Lo stesso avviene in tanti altri luoghi del pianeta, dove i cattolici vivono la propria fede. Certo, per tanta gente è festa, incontro familiare e anche occasione per fare affari... Ma per molti è un incontro profondo con Dio, attraverso la Madre. A Lei e attraverso di Lei, tanta gente chiede aiuto, protezione e salute, pane e pace. A Lei, Madre di Gesù e Madre del popolo, tanta gente sente il bisogno di dire “grazie!”. Il mantello e la corda Tra i simboli espressivi della festa si notano “il mantello” della Vergine e “la corda”. Il mantello è cambiato a ogni processione e ha sempre una caratteristica mistica, che rimanda ai vangeli. Confezionati con materiale prezioso da alcune religiose e, ultimamente, da allieve scelte tra le studentesse del collegio “Gentil Bittencourt”, i mantelli sono veri pezzi d’arte. I loro costi sono sostenuti da donazioni anonime. La corda, Una folla immensa di devoti È la devozione alla Vergine di Nazareth, una delle più grandi e più tradizionali feste religiose del Brasile. È celebrata ogni anno nella seconda domenica di ottobre. A ottobre 2010 sarà la 218.ma volta che si compie. La prima si svolse nel 1793, ottenuta l’autorizzazione del Vaticano. La parola “círio” significa “grande cero”. La processione, in effetti, all’inizio era notturna e bisognava portare con sé delle grosse candele. Dal 1854 la processione si svolge di giorno, al mattino, anche perché a quest’ora i forti temporali stagionali sono meno frequenti. Belém, capitale del Pará, conta oggi più di un milione e mezzo di abitanti. Ma generalmente partecipano alla processione più di due milioni di devoti, provenienti da tutta l’Amazzonia. Nostra Signora di Nazareth è infatti ono- La corda separa la folla dalle persone che spingono il carro con la statua; in alto, la Vergine di rata come “Regina dell’Amazzonia”. Nazareth, avvolta in un mantello prezioso foto archivio MS Il bisogno di chiedere e ringraziare Protettrice del Parà e Regina d’Amazzonia grande città di Belém, sulle rive del fiume Guajará e N ella vicina alle foci dell’immenso rio degli Amazzoni, pun- Ave Maria, Madre del Signore! MARIA, BUSSOLA DEI CRISTIANI CÍRIO DE NAZARé: FESTA DELLA FEDE p. CARLO GIROLA, sx di Cristo Salvatore. È pregata e onorata. I nostri fratelli “evangelici” gridano contro, perché - affermano - la Madonna allontanerebbe dall’unico centro della fede, Gesù Cristo. Per tanti devoti, invece, Maria diventa forza e garanzia, segno distintivo di fede cattolica. La Madonna non può portare lontano da Cristo né dall’autentica vita cristiana. È proprio Lei che porta a noi Gesù Salvatore, assieme allo Spirito Santo e alla gioia di credere e di adorare il Padre, sorgente della vita. In queste pagine offriamo qualche esempio di filiale devozione a Maria, in Africa e in America Latina. È rimasta fuori l’Asia, non perché la Vergine Madre non sia egualmente amata, ma solo per motivi di spazio. Avremo certamente occasione per dare ampio spazio anche ai popoli dell’Asia. Possiamo unirci al missionario dehoniano p. Zezinho per cantare la bella lode Mariana: Maria di Nazareth mi ha affascinato, ha reso più forte la mia fede e mi ha adottato come figlio. A volte mi fermo e penso e, senza accorgermi, mi trovo a pregare e il mio cuore si mette a cantare alla Vergine di Nazareth. Piccola Donna, che il Padre ha amato e ha scelto come Madre di Gesù, il Figlio di Dio. Maria che il popolo intero ha eletto Signora del cielo e Madre della terra. Maria che io tanto amo, Maria del divino amore, nessuna è come te, Madre pura del mio Signore. In ogni donna che la terra ha creato, una traccia di Dio Maria ha lasciato; un sogno di madre ha piantato Maria, perché il mondo incontri la pace vera. Maria che ha insegnato a Cristo a parlare, e gli ha insegnato a camminare, Maria che è vissuta solo per Dio, Maria dei popoli di tutta la terra. MARIA E LA GRAZIA MARIA IN AMERICA LATINA po la gente si ritrova con infiniti altri problemi nella testa. Ma qualcosa rimane. Per molti Maria diventa la “bussola”: con Lei si può credere, pensare e agire in modo diverso, in modo cristiano. Diventi un momento di grazia Non basta esaltare la processione e la festa. Tutto può diventare un fuoco di artificio che non cambia niente. Da qui lo sforzo che la chiesa fa - a Belém come altrove - affinché ci sia un prima e un poi; affinché diventi un tempo di evangelizzazione, di conversione del cuore e di profonda adesione a Cristo e al suo progetto. Prima della festa si organizzano preghiere, catechesi e novene nelle chiese, nelle piccole comunità, nelle case. Sono per evangelizzare, approfondire la fede, convertirsi. Ho visto file interminabili di gente davanti ai confessionali: vogliono sentirsi perdonati e rinnovati. E penso che per tanta gente, che unisce Confessione, Eucaristia e Rosario, questo sia un vero momento di grazia. Poi sì, viene il poi... Qualcuno viene meno: altre emozioni forti fanno cambiare bersaglio. Ma qualcosa resta, direi a tutti. In molte case vedo l’immagine della Madonna. Per qualcuno è solo un quadro da muro. Per altri è un richiamo di fede. Tanta gente fa il segno di croce, chiede la benedizione prima di uscire di casa, lancia un bacio all’immagine. Solo gesti? Per tanti è un’abitudine. Per tanti altri è una scelta di fede e di vita. Il momento “alto” della festa Se potessimo mettere un microfono nella bocca e nel cuore di questa gente, chissà quanta tristezza e sofferenza, ma anche quanta fede e speranza, quanto amore si potrebbe ascoltare! Il “Círio” di Belém, e ogni altra manifestazione mariana, sono occasioni di incontro forte e intimo del popolo con Maria. Sono anche occasioni dell’incontro del popolo con se stesso, La fede nel cuore delle persone in cui ognuno racconta i dolori e le speranze, e in cui tutti si Si può fare di più? Certamente. La grandiosità, i suoni e riconoscono figli dello stesso Padre e della stessa Madre. le musiche, i fuochi di artificio e il frastuono... possono naEsagerazioni? Fanatismo? Può succedere, e di fatto succede. scondere - e spesso nascondono - l’anima e il vero cuore Ma io ho assistito ad autendell’evento di fede. Ma tiche manifestazioni di fecredo di poter dire che per de: gente che prega, canta, molti è un vero bagno di invoca. Molti con candele fede e d’impegno vitale. accese; molti a piedi scalPer tanti altri è come una zi; qualcuno addirittura in scossa elettrica momentaginocchio per tutta la pronea. E ci sono anche tanti cessione, che dura ore... altri che si lasciano toccare Genitori con figli malati, sul momento, ma poi si tufgiovani in cerca di lavoro, fano di nuovo su altri istinti mamme che chiedono la ed emozioni. grazia di recuperare i figli Bisogna lavorare di più sul perduti nel vizio. Una fatica poi, per portare lo spirito di immane, senza un lamento, fede anche fuori dai santuaneppure quando si viene ri e dalle feste, nelle chiese, pestati o spinti. nelle piccole comunità, nelCerto, questo è il mole singole case e nel cuore e mento “alto”. Il giorno do- Le offerte votive dei devoti della Vergine di Nazareth, a Belém, sono davvero di ogni tipo nella vita delle persone. ■ La statuetta “disobbediente” La devozione ha origini secolari. La tradizione racconta che, verso il 1700, Placido José de Souza, un contadino di sangue indio-portoghese, camminando nella zona dove sorge l’attuale basilica, trovò una piccola statua raffigurante una giovane Donna con, sul braccio destro, il Bambino dall’apparente età di due anni. La statuina, alta 28 cm. e intagliata nel legno, è la riproduzione di un’altra più antica, che è venerata in Portogallo. Trovata tra pietre e fango, la statuina era molto deteriorata. Il buon Placido se la portò a casa e vi fece un altarino per la devozione famigliare ma, secondo la tradizione, la statuina tornò in modo inspiegabile sul luogo del suo ritrovamento. Questo fatto si ripeté più volte e fu interpretato come un segnale proveniente dal cielo. Da qui l’idea di costruire sul posto una piccola cappella, come primo luogo di devozione. La notizia dell’evento si divulgò nella regione e la gente iniziò ad accorrere alla cappella per pregare davanti alla statuina della Madonna. Il culto raggiunse tali proporzioni che il governatore dell’epoca decise di trasferire la statuina nella cappella del suo palazzo. Tenuta sotto sorveglianza dalla sua guardia militare, la statua scomparve di nuovo, per essere ritrovata al suo vero posto: nella nicchia della cappellina. Pian piano la devozione ebbe il riconoscimento ecclesiale. Nel 1792 il vescovo di Belém mise tutta la città sotto la protezione della Vergine di Nazaré e, nell’anno seguente, inviò la piccola statua lignea in Portogallo per essere completamente restaurata. Al ritorno in Belém, in ottobre del 1793, la Signora di Nazaré fu accolta al porto con grande giubilo di popolo e trasportata al santuario. Questo fu considerato il primo “Círio”. Numerose sono le “grazie” attribuite all’intercessione della Vergine di Nazaré. A piedi, in barca e con la moto Ai nostri tempi la manifestazione ha assunto un misto di religioso e di profano, protraendosi per 15 giorni, chiamati “Stagione Nazarena”. Si svolge sempre con processioni anche nei centri abitati vicini a Belém, come ad Ananindeua, dove lavorano i missionari saveriani. La statua è collocata su una vettura aperta, affinché Nostra Signora sia visibile a tutti e riceva gesti di affetto e di venerazione. Dal 1986 si percorre anche un pellegrinaggio fluviale (Círio das Aquas”) di dieci miglia, affinché la Vergine possa ricevere l’omaggio dei pescatori e di quanti vivono ai bordi del fiume. Recentemente si è aggiunta anche una processione motoristica: migliaia di centauri accompagnano, tra lo stridore di mille clacson, la statuetta per le grandi vie della città. La grande processione della seconda domenica di ottobre dura circa quattro ore, percorrendo una distanza di tre chilometri, tra la cattedrale e la basilica di Nazaré. Lungo il percorso, la folla assiste al passaggio della Vergine e da tutte le finestre delle case la gente getta coriandoli e palloncini, fiori e ghirlande di ogni tipo e colore. Tra canti e preghiere, il “Círio” è un emozionante spettacolo di fede. 5 cm di diametro, lunga 400 metri e pesante 700 chili, richiede forza e sacrificio. Inizialmente pensata per trainare il carro che sosteneva la statuina, è poi divenuto lo strumento che tiene separata la folla dalle persone che spingono il carro. Essa si snoda a forma di un cerchio e ricorda la corona del Rosario. È il simbolo che lega la folla dei devoti a Maria, ma anche la cintura che protegge la statuetta dalla folla. Attaccarsi alla corda è un privilegio, ma anche una... lotta! Tra la folla si distinguono coloro che hanno ricevuto una grazia o che la chiedono: questi portano, alzandoli verso l’alto, gli oggetti che raffigurano la grazia ricevuta o ricercata: la miniatura di una casa, di una barca, arti del corpo umano in cera o bambole per chiedere la fertilità... Dopo quindici giorni di quotidiane celebrazioni religiose (ma anche di manifestazioni profane e divertimenti nel parco giochi accanto alla basilica, con i luoghi di ristoro affollati), le feste si concludono con il “Recírio”, la processione che riporta le statue della Vergine di Nazaré al loro posto: la statua autentica torna nella nicchia sopra l’altar maggiore della basilica; la copia, che è servita per le varie manifestazioni, rientra nel grande collegio “Gentil Bittencourt”, non lontano dalla basilica. ■ COLEI CHE LIBERA DAI RIBELLI A Kavimvira, la Regina del lago Tanganika p. SANTO FESTA, sx Con l’indipendenza dal Belgio, proclamata nel 1960, il Congo-Zaire non trova pace. Durante gli anni dei disordini (1960-64) i saveriani, arrivati nel Kivu il 28 ottobre 1958, restano ai loro posti di missione. Ma nel 1964 la situazione diventa disperata. Uvira è al centro della guerra civile. I mulelisti fanno strage in città e fanno prigionieri tutti i missionari (15 maggio 1964). La casa del vescovo è trasformata in prigione. Mons. Danilo Catarzi. consacrato vescovo nel 1962, e una ventina di persone tra missionari, suore e laici, restano ostaggi per sei mesi. Sono minacciati, umiliati, percossi, condotti davanti al plotone di esecuzione, accusati di spionaggio. La loro liberazione avviene il mattino del 7 ottobre 1964, festa della Madonna del Rosario. Ma nel mese successivo, il 28 novembre, nelle missioni di Baraka e di Fizi, sono assassinati fr. Vittorio Faccin, p. Luigi Carrara, p. Giovanni Didonè e l’abbé Joubert. Altri due saveriani, p. Lorenzo Camorani e p. Giuseppe Veniero, sono bloccati dai ribelli nella missione di Nakiliza e la loro prigionia dura trenta mesi. Le missioni sono saccheggiate e lasciate nell’abbandono. La diocesi di Uvira è ferita gravemente, ma non è morta. Già dal 1966 pian piano riprende vita. Padre Carlo Catellani fonda e dirige il centro catechistico; p Domenico Milani è l’anima dell’Istituto superiore di Pedagogia; mons. Catarzi lancia l’apostolato biblico e le comunità cristiane viventi. A Kavimvira viene eretto il primo santuario della regione, dedicato a “Nostra Signora del lago Tanganika”. La costruzione è diretta da fr. Giuseppe Scintu, con la collaborazione di fr. Guglielmo Saderi. Il santuario è stato voluto da mons. Danilo Catarzi e dai saveriani, in riconoscenza alla Madonna per la liberazione dalle mani dei ribelli. L’avevano promesso alla Madonna in tempo di pericolo, e... ogni promessa è un debito. 5 2010 MAGGIO il m on do in casa EVENTO SPECIALE Convegno giovanile saveriano L’estate dei giovani pagina a cura di DIEGO PIOVANI voglia di passare qualche giorno “al crocevia della missione”. Arrivederci a Foligno. Foligno, dal 29 agosto al 2 settembre 2010 ● Programma e obiettivi. p. Roberto (cell. 340 4914261 e-mail: [email protected]); p. Alex (cell. 339 1563951 e-mail: [email protected]); Antonio (cell. 328 9352868 e-mail: [email protected]) anni sono invitati a un appuntamento straordinario: “Volti e storie al crocevia della missione”. A questo appuntamento verranno proprio p. Giovanni, p. Claudio, p. Stefano e tanti altri missionari e missionarie. Oltre ai giovani delle regioni d’Italia ci saranno anche vari giovani di altri continenti. Insieme, potremo riflettere, pregare, confrontarci su temi come il dialogo, la pace, il servizio. Avremo modo di conoscere nuovi volti e nuove storie che si incontrano nell’ideale missionario, caro al nostro fondatore Guido Conforti. I saveriani, le saveriane e i laici saveriani sono contenti di accogliere tutti i giovani che hanno Lunedì 30 agosto è dedicato all’Asia, e in particolare alla sfida del dialogo interreligioso. Nei 15 laboratori, ci sarà modo di analizzarlo in tutte le sue dimensioni: biblica, sociale, familiare… Due campi estivi del MGM Campo MGM per adolescenti. Il campo adolescenti (da 14 a 18 anni) si terrà dal 30 giugno al 4 luglio a Villa della Speranza, Ostuni (Brindisi). La quota di partecipazione è di 100 euro e le iscrizioni sono aperte fino al 30 maggio. L’arrivo è previsto alle 14 del 30 giugno; la partenza dopo il ● 6 sr. Francesca (cell. 328 7234433 e-mail:[email protected]); ESPERIENZA INTERNAZIONALE CaMPO DI LAVORO IN BURUNDI Chi non si accontenta di stare entro i confini italiani, ha la possibilità di vivere un’esperienza unica in Burundi, presso il centro giovani “Kamenge”, diretto da p. Marano. Si tratta di campi di lavoro per i giovani dai 16 ai 30 anni (50% ragazzi e 50% ragazze), provenienti anche dai Paesi vicini (Congo e Ruanda) e da comunità religiose diverse (cattolici, protestanti, musulmani). Si lavora e si suda al Centro giovani “Kamenge” Ogni campo dura 12 giorni di Bujumbura, in Burundi: le mattinate completi, nel periodo tra la dei campi di lavoro estivi sono dedicate metà di giugno e la metà di alla costruzione dei mattoni agosto. In ogni campo sono coinvolti 400 giovani, divisi in 22 gruppi, guidati da due animatori. I giovani provenienti dall’Italia vengono mischiati in ogni gruppo, in modo che vivano al meglio questa esperienza. La giornata inizia alle 7 del mattino e si conclude alle 16,30 del pomeriggio. La mattina è dedicata alla costruzione di mattoni oppure alla pulizia di fossati e strade. Il pomeriggio è tutto per la formazione, attraverso ogni strumento possibile: giochi, audio, video, lavori di gruppo... Alla fine, ai vari campi di lavoro del centro Kamenge, tra ragazzi e ragazze, partecipano 2.500 giovani, compresi i formatori, gli animatori e i giovani provenienti dall’Europa. Non è richiesto alcun requisito particolare: è sufficiente crederci e accettare di vivere con gli altri. Martedì 31 agosto è la giornata dell’Africa, e ci concentreremo sulla sfida della pace. Ci saranno testimonianze e momenti di preghiera che ci aiuteranno a riflettere sulla pace in Africa e nel mondo. Mercoledì 1 settembre è dedicato all’America latina e alla chiesa locale che si mette al servizio della chiesa universale. Giovedì 2 settembre, giornata conclusiva, faremo la sintesi del lavoro svolto e daremo le indicazioni ai giovani in vista del loro impegno concreto. Chiuderemo con la Messa e il pranzo. CAMPI NAZIONALI Il Movimento giovanile missionario promuove due campi estivi, uno per gli adolescenti e uno per i giovani. Sono un’occasione per fare esperienza dell’incontro con Gesù, per annunciare a tutti il suo messaggio, per incontrare giovani provenienti dalle più diverse realtà parrocchiali e diocesane d’Italia, per guardare alla propria vita attraverso il confronto con la Parola e con coloro che hanno fatto della propria vita un dono per il mondo intero. Il tema di quest’anno è: la missione è servizio. Le testimonianze, la preghiera, i laboratori, l’animazione di spiaggia e di strada, scandiscono la riflessione, l’ascolto e il confronto. p. Stefano (cell. 331 6402112 e-mail: [email protected]); L’arrivo a Foligno è previsto per il pomeriggio di domenica 29 agosto, in modo da iniziare alle 17 con l’introduzione, l’animazione, la preghiera e la Messa. Dopo la cena, ci conosceremo meglio in una serata di fraternità. ● Al crocevia della missione. Ho parlato su skype con p. Giovanni Gargano che lavora in Bangladesh, in contatto con i giovani di religioni diverse. Ho contattato via e-mail p. Claudio Marano che da tanti anni dirige il centro giovani Kamenge in Burundi, un’oasi di pace in una zona tormentata dalla guerra. Tramite la saveriana Francesca Mura, ho saputo dell’impegno tra i giovani di p. Stefano Raschietti nel sud del Brasile. Padre Giovanni, p. Claudio, p. Stefano: tre missionari in tre continenti diversi, accomunati dal lavoro con i giovani. I loro racconti hanno suscitato in me il desiderio di vedere da vicino come vivono i giovani nei loro paesi, le sfide che affrontano ogni giorno e come il missionario si mette in gioco. Per poter visitare questi paesi ci vorrebbero tanti soldi e tempo. Ma non sarà necessario andare in Bangladesh, in Burundi, in Brasile o in altre parti del mondo per scoprire i volti e le storie dei missionari e della gente al crocevia della missione. A Foligno, dal 29 agosto al 2 settembre, i giovani dai 18 ai 32 Le persone da contattare. Prima di tutto, consulta il sito www.saveriani.it/convegno, dove puoi “iscriverti” al Convegno di Foligno. Per saperne di più e prendere accordi, puoi contattare queste persone: ● Noi siamo già pronti, tu? I giovani interessati possono rivolgersi a una delle seguenti persone: Anna ([email protected]); Elena ([email protected]); associazione IBO ([email protected]); p. Roberto ([email protected]) riposo, di preghiera e confronto su temi missionari per “fare del mondo una sola famiglia”. Per informazioni e iscrizioni, puoi rivolgerti ad Alessandro Andreoli (349 0580330 - [email protected]) ■ pranzo del 4 luglio. ● Campo MGM per i giovani. Il campo giovani (da 19 a 32 anni) è in programma dal 27 luglio al 1° agosto presso Casa Faci, a Marina di Massa (Massa). La quota di partecipazione è di 150 euro ed è possibile iscriversi entro il 20 giugno. L’arrivo a Marina di Massa è previsto alle 14 del 27 luglio; la partenza dopo il pranzo del 1° agosto. Avvisiamo gli amici lettori che altri numerosi campi estivi missionari per ragazzi e giovani sono organizzati dalle comunità saveriane di Cagliari, Desio, Macomer, Marche e Salerno. Per saperne di più, i lettori abbonati a queste comunità possono consultare gli spazi informativi pubblicati a pagina 8 e sul sito www. saveriani.bs.it Per loro e per tutti gli altri, il riferimento è p. Alex Brai a Salerno (cell. 339 1563951; e-mail: [email protected]). In entrambi i casi ci si può iscrivere on-line, andando sul sito www.mgm.operemissionarie.it/ vis_news.php?id_art=377 ■ Convivenza estiva del laicato saveriano I laici saveriani organizzano anche quest’anno la convivenza estiva per le famiglie, dal 31 luglio al 6 agosto. Per il 2010 la meta scelta è Montecalvo Irpino (AV). Se senti il desiderio della missione e vuoi viverla nel tuo quotidiano, se vuoi conoscere meglio la spiritualità saveriana, o sei curioso di conoscere chi sono e cosa fanno i laici saveriani, questa è l’occasione giusta. Una settimana di fraternità e Una storia speciale Ragazzo soldato al Manchester. Christian Caulker, 21 anni, era uno dei tanti bambini soldato del Ruf (Fronte rivoluzionario unito), in Sierra Leone. Uccideva sotto l’effetto delle droghe, imbracciando un kalashnikov quasi più pesante di lui. È stato trovato per strada, ferito, in piena crisi d’astinenza. Il Family Homes Movement, associazione cattolica creata dal saveriano p. Bepi Berton, l’ha accolto e curato. Nel frattempo, il ragazzo ha iniziato a giocare a pallone nella squadra della Family Homes. “Ho incontrato Dio - racconta e sono diventato un altro. Oggi sono il portiere della nazionale di calcio della Sierra Leone”. ● Ma c’è di più, il Manchester United ha deciso di ingaggiarlo per la prossima stagione. E così Christian, in segno di gratitudine, ha promesso di donare metà dello stipendio del primo anno da professionista al Family Homes, che l’ha aiutato ad uscire dall’incubo. AttualmenChristian Caulker, te, il Family dalla guerra ai “red devils” Homes di di Manchester p. Berton si prende cura di 350 ragazzi di strada, attraverso centri d’accoglienza o famiglie adottive; inoltre, gestisce una scuola di base e secondaria con circa mille stu■ denti. 2010 MAGGIO D I A L O G O E SO LID A RIETÀ lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale DONNE, UOMINI E L’UNICA BIBBIA Caro direttore, su “Missionari Saveriani” di marzo ho letto le due pagine “Donne in missione leggono la Bibbia”, e vorrei esprimere un mio pensiero. Sono convinto che l’uomo e la donna costituiscano la coppia umana unica per continuare sulla terra la creazione della vita iniziata da Dio. La coppia cristiana autentica vive nel rispetto reciproco, sostenendosi vicendevolmente nei problemi della vita, aperti alla carità cristiana verso l’umanità bisognosa. Nelle missioni, uomini e donne sono impegnati fino all’estremo delle loro forze a diffondere il regno di Dio... Ancora oggi molte donne e molti uomini nel mondo subiscono violenza, non solo con le armi ma anche con lusinghe, abilmente camuffate a favore di egoismi che distruggono la persona. Ritengo che non sia appropriato definire la Bibbia e la chiesa “maschilista o femminista”, perché queste definizioni sono in contraddizione con la storia della salvezza e della chiesa stessa. Si rischia di insinuare divisioni e di colpevolizzare la chiesa di incomprensioni delle quali è pieno il mondo. Giacomo, Salorino (Svizzera) Caro Giacomo, mi fanno piacere l’attenzione con cui hai letto le non facili pagine di marzo e la semplicità con cui esprimi il tuo pensiero e la tua convinzione, che apprezzo e condivido. Prima di tutto, l’importanza che giustamente dai alla coppia, che vive nel rispetto e nell’amore all’interno della famiglia, aperta a tutta l’umanità. E poi anche l’importanza che dai a uomini e donne che non hanno una propria famiglia, ma sono a servizio delle famiglie e dell’umanità cercando di vivere l’ideale evangelico. Avrai notato che Nuccia, Tea e Teresina, nei loro tre bei racconti, non parlano mai di Bibbia o di chiesa “maschilista o femminista”; sarebbe un’accusa troppo facile, che alla fine lascia le cose come sono, ognuno con la propria idea contrapposta. Non servirebbe a niente e soprattutto, non aiuterebbe ad amare la Bibbia e la chiesa. Ma è da tutti riconosciuto che il linguaggio culturale con cui è scritta la storia biblica della salvezza è un veicolo, importante ma contingente, del Messaggio che continua a rivelare aspetti inediti nel corso dei tempi e dei luoghi in cui i credenti vivono. In questo senso, è davvero interessante che ognuno di noi, leggendo l’unica Bibbia, si interroghi e cerchi risposte illuminanti a tutte quelle situazioni personali, famigliari e comunitarie che emergono dalle culture e dalle società che cambiano continuamente. Anche le donne hanno il dovere / diritto di farlo. E quando lo fanno, meritano tutta la nostra attenzione e gratitudine, perché aprono per tutti orizzonti nuovi, di cui la chiesa ha sempre bisogno per annunciare in modo adeguato e con nuovi linguaggi lo stesso messaggio biblico. È bello che siano proprio le missionarie - religiose e laiche - a mettersi in ascolto del mondo femminile e offrire alla Bibbia e alla chiesa la mente, il cuore e la voce dell’altra metà dell’universo. Siano “benvenute”! p. Marcello, sx STRUMENTI D'ANIMAZIONE “LaSCIATE CHE VENGANO A ME...” A maggio, molti bambini incontrano il Signore nella prima Comunione. Una tappa importante della vita cristiana che spesso diventa una festa ...del consumo. Per ricordare un evento così bello, proponiamo qualche idea per doni alternativi, utili anche per chi inizia il percorso del catechismo. Sono testi con disegni ben fatti, che rendono più facile la comprensione del vangelo e della vita di Gesù. Ne segnaliamo alcuni, tra i tanti da scegliere... Il mio vangelo… Per amare Gesù (Paoline, € 16) La Bibbia narrata ai bambini (Gribaudo, € 14,90) L’avventura della Sindone raccontata ai bambini I MISSIONARI SCRIVONO L’alba di Pasqua sul rio Xingu, nella foresta Amazzonica A p. Ettore Fasolini piaceva scrivere e più ancora raccontare. Ora che ha terminato la vita terrena, ci potrebbe raccontare - chissà che voglia! - com’è la resurrezione e cosa si prova a vedere Gesù “faccia a faccia!”. Forse con il tempo, scriverà qualcosa anche in cielo... Andando a visitare i kayapó di un villaggio lungo l’alto rio Xingu, ho scattato una foto. Era il mattino presto. Quell’aurora è stata un momento indimenticabile. Ho avuto la sensazione di essere in un mondo senza limiti, dipinto dai colori dell’alba, accompagnato dalla musica creata dal vento (andavamo contro corrente risalendo il fiume) e dalle onde che sbattevano contro la chiglia del barcone... Ho pensato: se un ambiente come questo mi ricorda l’Infinito e il Creatore che ha progettato e creato una simile opera d’arte, perché non lasciamo almeno questa parte del nostro mondo così com’è, visto che siamo chiamati a vivere eternamente insieme allo stesso Creatore e Padre, nell’Infinito? E mi veniva in mente che a valle verso la foce, dalle parti di Altamira, sorgerà una diga enorme, ironicamente chiamata “Belo Monte”, che creerà un lago enorme per generare energia. Darà molta ricchezza, ma forse spegnerà per sempre l’emozione di avvertire la presenza dell’Eterno Creatore... p. Renato Trevisan, sx - Amazzonia Dal Kivu, un augurio di “passare” dal male al bene Cari amici, sono in attesa di passare da Uvira a Goma, dal sud Kivu al nord Kivu. Un anno e mezzo fa ero passato da Goma a Uvira; ora torno a Goma. Anche questo è un passare. In confronto al “passare” di Gesù che torna da suo Padre, dopo tutto quello che ha dovuto patire, il mio e il nostro piccolo “passare” scompare. Quanti passaggi avvengono nella nostra vita, ogni giorno... Ci siamo abituati. Ma è meraviglioso pensare che anche il più piccolo passaggio al bene dal male ha un grande valore davanti a Dio e agli uomini di buona volontà. La Pasqua ci invita a questo passaggio: dalla vita che ci propone il mondo alla vita che ci propone Gesù con il vangelo, da lui vissuto e praticato. Questa è la vera Pasqua! A Uvira come a Goma, la situazione non è migliorata. Nella regione dei Grandi Laghi, da anni, la pace non è di casa. Ci sono ancora tanti interessi di pochi da difendere, e gli altri non contano! Si vedono ancora tanti campi pieni di tende, come dopo i terremoti di L’Aquila e di Haiti… Qui siamo in un altro mondo! Noi missionari continuiamo a ripetere che il Risorto ha vinto il mondo, anche quello che domina da queste parti, e altrove… Ecco perché sento il bisogno di augurare ancora a tutti un santo “passaggio”. p. Pietro Mazzocchin, sx - Kavimvira, RD Congo Dopo il primo volume sulla Bibbia, comincio il secondo Desidero ringraziare tutti i lettori e le lettrici di “Missionari Saveriani”, che hanno destinato il loro contributo per la pubblicazione del libro “La Bibbia alla portata di tutti”, appena uscito in lingua portoghese (piccolo progetto n. 5/2009). Incontrarsi con la Parola di Dio significa incontrarsi con Gesù, Parola incarnata che porta pace, gioia e salvezza. Noi stessi, ascoltando quella Parola, ne abbiamo sentito la forza, il conforto e la gioia che hanno pervaso il nostro cuore. Sto ora cominciando a lavorare sul secondo volume della serie e, se Dio vorrà e se i benefattori mi aiuteranno, spero di pubblicarlo prima della fine di quest’anno 2010. Anche a nome di tutte le persone che saranno spiritualmente beneficate da questo mio lavoro, rinnovo la gratitudine e auguro ogni bene. p. Gianni Martoccia, sx - Belém, Brasile solidarietÀ CAMERUN: SCUOLA DISTRUTTA DAL CICLONE Nella nuova missione di Nefa, alla periferia della città di Bafoussam, noi saveriani stiamo cercando di far fronte a varie necessità, tra cui una conduttura di acqua potabile, già a buon punto, e la costruzione di varie aule scolastiche nei villaggi dispersi nella brousse. È un po’ che stiamo lavorando a questi due progetti, con i nostri “ritmi africani” e con tante difficoltà e imprevisti. Per esempio, a complicarci la vita, una terribile tromba d’aria ha spazzato via sei aule scolastiche nel villaggio di Songa, dove non pensavamo di fare qualcosa, perché vi era già una scuola funzionante, anche se vecchia e malandata. La tromba d’aria ci ha spiazzato. Oltre 300 bambini sono all’aria libera. Si sta bene all’aria libera, è vero; il problema è che sono cominciate le piogge e qui quando piove... piove davvero! Per il momento abbiamo cercato di alloggiare gli alunni nella piccola chiesa e nella casa della missione, mettendo su alcune pareti mobili, per non sospendere le classi in pieno anno scolastico. È una soluzione provvisoria. S’impone con urgenza la costruzione di almeno sei aule, prima che inizi il nuovo anno scolastico. Il preventivo per ogni aula è di 3.500 euro, per un totale di 21.000 euro. Chiediamo una mano e ringraziamo subito per il vostro aiuto. p. Gianni Abeni, sx piccoli progetti 5/2010 - CAMERUN La scuola distrutta a Nefa Nella nuova missione di Nefa, in Camerun, l’annuncio del vangelo va insieme all’acqua potabile e alle scuole. Nel villaggio di Songa la scuola è stata distrutta da una tromba d’aria. Per ricostruire le sei aule occorrono € 3.500 ciascuna, per un totale di 21.000 euro. • Responsabile del progetto è il saveriano p. Gianni Abeni. 4/2010 - AMAZZONIA Centro di formazione Xingu Per preparare animatrici e animatori di comunità cristiane nella vasta missione saveriana di São Felix do Xingu, in Amazzonia, occorre ricostruire il centro di formazione con salone per incontri, dormitori, cucine e servizi, per un preventivo di 60.000 euro. È gradito un aiuto. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Borghesi, p. Andreolli e p. Lago. Questi e altri testi possono essere richiesti a: Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA • Libreria dei popoli, Brescia Tel. 030 3772780; oppure (Messaggero, € 12) 365 preghiere per piccoli cuori (Elledici, € 16,50) ... Fax 030 3772781; E-mail: [email protected] bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2010 MAGGIO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Il missionario cantastorie Ricordando l’amico p. Ettore Fasolini Domenica 21 marzo p. Ettore Fasolini, saveriano di Bergamo, ha raggiunto il cielo dopo una malattia di oltre sei mesi. Padre Fiorenzo lo ha ricordato durante il funerale celebrato nella chiesa di San Cristo, a Brescia, dove p. Ettore è vissuto per quasi vent’anni. I l 5 febbraio avevamo festeggiato i 78 anni di p. Ettore. Alla santa Messa erano presenti, oltre alla nipote Caterina e a tutta la comunità saveriana di Brescia, anche i sacerdoti e le suore della Domus Caritatis, dove da vari mesi p. Ettore con coraggio e fede si stava incamminando verso la conclusione della sua vita. Una vita missionaria che possiamo definire “fantastica”. È stato direttore di “Missionari Saveriani” per dieci anni, dal 1993 al 2002. Una strana malattia ha iniziato a dare i primi segni proprio negli ultimi anni di lavoro a “Missionari Saveriani”. Ma p. Ettore, con un coraggio che ha stupito tutti, non si è dato per vinto e ha mantenuto una grande serenità. Guida, amico ed esempio Avevo conosciuto p. Ettore tanto tempo fa nella scuola apostolica di Alzano, dove egli era stato vice rettore e insegnante dal 1957 al 1965. Per noi apostolini delle medie, p. Ettore era un mito: gioviale, attento, simpatico. Era l’artefice, assieme ai nostri assistenti, della vita quotidiana della casa apostolica. Da provetto calciatore si cimentava con noi a pallone. Nei dopo-cena piovosi delle vacanze estive p. Ettore ci teneva inchiodati facendoci desidera- p. FIORENZO RAFFAINI, sx re che non finisse mai il racconto delle sue avventure. Grande arrampicatore, di lui e dei suoi compagni si conservano spettacolari e audaci foto che lo ritraggono su cime innevate e accecanti ghiacciai. In estate, portava i ragazzi di terza media in cima alla Presolana, la bella montagna che domina Castione e la val di Scalve. Viaggiatore e narratore Quando partì per l’Indonesia nell’ottobre del 1965, ci dispiacque molto. Eravamo contenti per lui perché si vedeva che non aspettava altro, ma noi eravamo smarriti nel perdere una guida, un amico, un esempio. Non ci restava che contenderci le immaginette che aveva nei suoi libri di preghiera. Lavorò in Indonesia in due periodi, per circa quindici anni. Ma La Madonna si fa in... tre Statue mariane dei saveriani di Alzano I n tre luoghi della casa di Alzano è presente “Colei che a Cristo più somiglia e a Lui con tenerezza ci conduce”. Nella cappella rifulge in un’incantevole scultura di Ortisei, stringendo al petto il Verbo di Dio, diventato suo Bambino. Nella sala dei raduni appare come l’Immacolata Concezione, sfolgorante nella varietà dei colori, mentre con le mani sostiene il globo e schiaccia con il piede il capo del serpente. Nel parco è ritratta, nel candore del marmo di Carrara, con le mani giunte e lo sguardo raccolto in preghiera. Tre richiami ad aperture sconfinate ed essenziali per la nostra natura umana. 8 Accogliere Dio per donarlo La Madre che stringe al seno il Bambino richiama la sua consacrazione a Dio per quella viva comunione intercorsa tra lei e il Verbo, mentre era nel suo seno. Dalla Madre di Dio s’irradia quel mistero che l’avvolge e la colloca al vertice del cammino umano, icona permanente di ciò che ogni persona è chiamata a diventare in Cristo. È proprio vero che raggiungiamo la pienezza della natura umana solo se accogliamo Dio e arriviamo poi a donarlo agli altri, per una felicità divina che si esten- da all’infinito. La presenza di Dio in noi diventa compito e missione a favore di tutte le altre persone. L’amore che trasforma L’Immacolata Concezione, splendente di bellezza, è la trasfigurazione luminosa operata dall’Amore. Anche nell’esperienza più elementare è così: chi ama ed è amato risplende di bellezza. Ma l’amore non è effusione di sentimento o fuoco di passione; deve essere oggettivo. E l’amore cristiano si basa su un fatto irrevocabile. Lo dice san Giovanni: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e In cappella, in sala incontri, in giardino p. MARIO CURIONE, sx ha mandato suo Figlio...”. Niente è più concreto dell’immersione nell’amore del Padre, che crea ognuno di noi attraverso l’amore dei nostri genitori. Ogni altro amore da qui riceve vita e accoglie quell’incomparabile respiro di gratuità di cui noi siamo incapaci e a cui continuamente aspiriamo. Saper contemplare Nel parco, la candida immagine di Maria che prega, richiama il valore altissimo della contemplazione. È in questa esperienza che si apprende come si è amati e come si ama; come si vive nella libertà e nella riconciliazione; come si diventa costruttori di pace e di armonia; come si diventa guide alla salvezza e alla vera comunione. “Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù. Ti sei consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei diventata così sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù, guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgente di acqua ■ viva”. fu un viaggiatore instancabile e attento osservatore. Da Brescia, ogni anno organizzava un “pellegrinaggio estivo” nelle varie missioni saveriane, per conoscere le attività missionarie. Scrisse numerosi volumi tra i quali la bellissima raccolta di fiabe da tutti i continenti e una serie di biografie di saveriani scomparsi. Sapeva raccontare in modo attento e sensibile le sfumature della loro vita. L’ultima sua fatica letteraria è stata “Il verde tenero delle foglie” dove, con lieve intensità, p. Ettore ha raccontato le sue radici e la sua avventura missionaria: una storia d’amore che ha permeato ogni angolo della sua anima; un amore verso il Signore che gli ha permesso di vivere la dura prova della malattia con apparente semplicità. Sapeva volare alto Nonostante il male, che pian piano gli ha tolto la mobilità e la forza muscolare, è stato missionario fino in fondo, conquistando la simpatia e l’affetto anche del personale paramedico della casa di cura. Appena spirato, un’infermiera mi ha detto: “In vent’anni di lavoro ho visto tanti morire, ma la morte di p. Ettore mi ha toccato profondamente”. Padre Ettore Fasolini: Vado Ligure 5.2.1932 - Brescia 21.3.2010 Il suo corpo si è piegato al male, ma non il suo spirito. La sua anima sapeva volare alto, sopra la sua situazione e sofferenza personale, sopra le difficoltà e le incomprensioni che possono essere più dolorose quando il corpo fatica a reggere la volontà. Alla fine il suo atteggiamento verso tutti era di comprensione e di perdono. Dall’alto di quel calvario aveva acquistato uno sguardo libero dalle cose di que■ sto mondo. 1° giugno: ritiro per amici Martedì 1° giugno - Ritiro per gli amici dei missionari dalle 9,30 alle 16, presso la casa dei saveriani di Alzano. Per prenotazioni: 035 513343 NOTIZIE DELLA FAMIGLIA Luigi Ferrari, lavoratore e cantore NUCCI FERRARI Papà Luigi ci ha lasciati martedì 16 marzo all’età di 86 anni. Era il papà di Franco, studente saveriano che nel 1969, all’età di vent’anni, morì sul monte Paradisino a Livigno, insieme al confratello Danilo Moreni. Ci piace pensare che papà Luigi e il figlio Franco si siano ricongiunti nel Signore e ora rendano insieme gloria a Dio. Papà Luigi frequentava spesso i saveriani di Alzano, Brescia e Parma. Era bello incontrarlo perché esprimeva una fede profonda e una grande devozione alla Madonna. La sua vita è stata dura. Allevare una famiglia di sei figli nel dopoguerra non era un’impresa facile per nessuno. In particolare, era stato capace di affrontare lavori difficili e pericolosi, per non far mancare nulla alla sua famiglia: prima nelle miniere in Svizzera, poi nelle acciaierie della Breda e infine negli altiforni della Dalmine. Per tutti noi è stato un esempio vero di solidarietà, perché nella sua lunga vita si è prodigato con slancio e generosità per gli altri. Era donatore di sangue dell’Avis; si occupava insieme alla moglie Armida delle persone anziane sole, facendo loro compagnia e anche assistenza nella malattia; è stato per più di dieci anni autista delle ambulanze del corpo volontari della Presolana. Era anche un bravo cantante; molti lo ricordano nella corale di Castione. Diceva che il canto rende gloria a Dio, e lui era felice di prestare la sua bella voce per questo. Ai suoi cinque figli e alla moglie Armida, che ha condiviso con lui 62 anni di vita, va il nostro pensiero affinché ricordino sempre “papà Luigi” per l’esempio d’amore Papà Luigi Ferrari con la moglie Armida per il prossimo. 2010 MAGGIO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Il missionario che volava alto Ricordando l’amico p. Ettore Fasolini Domenica 21 marzo p. Ettore Fasolini, saveriano di Bergamo, ha raggiunto il cielo dopo una malattia di oltre sei mesi. Padre Fiorenzo lo ha ricordato durante il funerale celebrato nella chiesa di San Cristo, a Brescia, dove p. Ettore è vissuto per quasi vent’anni. I l 5 febbraio avevamo festeggiato i 78 anni di p. Ettore. Alla santa Messa erano presenti, oltre alla nipote Caterina e a tutta la comunità saveriana di Brescia, anche i sacerdoti e le suore della Domus Caritatis, dove da vari mesi p. Ettore con coraggio e fede si stava incamminando verso la conclusione della sua vita. Una vita missionaria che possiamo definire “fantastica”. Con lo sguardo libero Nonostante il male, che pian piano gli ha tolto la mobilità e la forza muscolare, è stato missionario fino in fondo, conquistando la simpatia e l’affetto anche del personale paramedico della casa di cura. Appena spirato, un’infermiera mi ha detto: “In vent’anni di lavoro ho visto tanti morire, ma la morte di p. Ettore mi ha toccato profondamente”. Il suo corpo si è piegato al male, ma non il suo spirito. La sua anima sapeva volare alto, sopra la sua situazione e sofferenza personale, sopra le difficoltà e le incomprensioni che possono essere più dolorose quando il corpo fatica a reggere la volontà. Alla fine il suo atteggiamento verso tutti era di comprensione e di perdono. Dall’alto di quel calvario aveva acquistato uno sguardo libero dalle cose di questo mondo. Scrittore prolifico e sensibile Padre Ettore è stato un viag- p. FIORENZO RAFFAINI, sx giatore instancabile e attento osservatore. Ha scritto numerosi volumi tra i quali la bellissima raccolta di fiabe da tutti i continenti e una serie di biografie di saveriani scomparsi. Sapeva raccontare in modo attento e sensibile le sfumature della loro vita. L’ultima sua fatica letteraria è stata “Il verde tenero delle foglie” dove, con lieve intensità, p. Ettore ha raccontato le sue radici e la sua avventura missionaria: una storia d’amore che ha permeato ogni angolo della sua anima; un amore verso il Signore che gli ha permesso di vivere la dura prova della malattia con apparente semplicità. Ne pubblichiamo due brevi stralci. La frase di Gesù sulla tomba Una splendida mattina di maggio del 1970. Da due giorni sono in Italia: vi torno per la prima volta dopo cinque anni trascorsi in Indonesia. Ieri con Silvio e Viaggio di un papà in Zaire Sulle orme del figlio missionario I l 29 luglio 1988 parto dall’aeroporto di Milano. Vado a far visita a mio figlio Fiorenzo, missionario in Zaire. Poco prima dell’imbarco, mi imbatto in p. Mario Vergani, saveriano, che insieme a un gruppo di giovani è diretto in Zaire. Ho tirato un sospiro di sollievo, perché viaggiare in compagnia dei saveriani nel mio primo viaggio in aereo era veramente un dono della Provvidenza. La landrover sullo strapiombo Il 30 luglio arrivo a Kigali, in Ruanda. Dopo il visto di transito e il controllo della dogana, riprendo l’aereo per Kamembe. È un piccolo e traballante apparecchio delle linee interne, molto sensibile alle turbolenze, anche lievi. All’arrivo, vedo Fiorenzo 8 Anno 1982: p. Ettore Fasolini in Indonesia festeggia il suo 50° compleanno Giovanna sono andato al cimitero a salutare i nostri morti. Papà Francesco e mamma Anna riposano uno accanto all’altro. In una terza tomba, sono racchiuse le ossa di mio fratello Enrico, ucciso durante la guerra in Tunisia… Abbiamo recitato insieme una preghiera. Quando si torna su una tomba dopo tanto tempo si ha la dolce impressione che i nostri morti siano lì ad aspettarci. Mi ha commosso leggere, inciso sulla lapide di papà Francesco, il versetto dell’evangelista Marco (4,35), che gli era tanto caro: l’invito di Gesù agli apostoli, “Passiamo all’altra sponda”... I morti vivono nel cuore delle persone che hanno amato. Chi è amato non muore. ALESSANDRO RAFFAINI e suor Bernadetta. Ci abbracciamo, e contenti mi accompagnano a Bukavu. Il giorno dopo, visitiamo le parrocchie della città di Bukavu e i quartieri, un’immensa distesa di capanne e catapecchie addossate al pendio della collina. Il 2 agosto, parto per Luvungi con Fiorenzo e la saveriana Giovanna. Transitiamo per l’escarpement. È una strada normale all’uscita di Bukavu, ma man mano che si sale verso il passo, diventa poco più di una pista. Scorre sul confine con il Ruanda su strapiombi vertiginosi e bellissimi scenari. Superati i 2.000 metri del passo, la Landrover comincia a dare segni preoccupanti. A circa 30 chilometri da Luvungi, si ferma. Padre Fiorenzo alza il cofano e con qualche chiave riesce a far riparti- Alessandro Raffaini e la saveriana Giovanna Rocchi, in equilibrio sulla scarpata, durante la visita a p. Fiorenzo, missionario in Zaire a fine anni ‘80 re il motore, ma la speranza muore dopo poche centinaia di metri. Ed era solo l’inizio! Siamo a pochi chilometri dalla strada asfaltata. Sono ormai le cinque; ci resta solo un’ora di luce. Fiorenzo decide di raggiungere a piedi Kamanyola e da lì trovare un passaggio per Luvungi. E così fa. Arrivato a Luvungi spiega ai missionari la situazione. Con p. Crippa e un giovanotto torna da noi. Padre Crippa cerca di riparare il guasto. La Landrover non vuole sentire ragioni e non si mette più in moto. Si decide il traino. La strada è brutta. Alla guida del capriccioso fuoristrada c’è mio figlio. Tutto va bene. Durante l’assenza di Fiorenzo, io e suor Giovanna siamo rimasti soli in cima alla montagna, nel buio pesto. Abbiamo provato una paura indescrivibile. Ogni tanto ci ronzava attorno qualche persona che passava di lì, ma per fortuna siamo riusciti a chiuderci dentro, facendoci coraggio e recitando rosari. Arrivati a Luvungi verso le undici di sera, ceniamo insieme ai missionari. Dopo mangiato, andiamo a letto, stanchi ma contenti di essere riusciti ad arrivare fin lì sani e salvi. Non ero che all’inizio del mio ■ mese africano! Le storie si capiscono dalla fine Questa mattina sono anda- to all’ospedale di Bergamo per incontrare mio fratello p. Norberto. Mentre percorrevo i lunghi viali alberati, una cosa mi ha colpito: il colore verde tenero delle foglie, appena spuntate sui rami. Anche in Indonesia gli alberi perdono le foglie; ma alcune cadono, altre spuntano. Per cui la foresta mantiene perenne un colore cupo, verde intenso; non c’è segno di primavera né cambio di stagioni nelle foreste di Sumatra. È per me una gioia rivivere il maggio italiano. Qui le foglie appena spuntate hanno un colore tenero, come la pelle d’un bimbo che si apre alla vita… Solo ciò che in noi ha il soffio dell’eterno può durare nel tempo. Ricordo d’aver letto, tempo fa, una frase che mi ha accompagnato per tutto il tempo da me impiegato a scrivere queste pagine: le storie ■ si capiscono dalla fine. UN DERBY DAL PARADISO DIEGO PIOVANI Ho conosciuto p. Ettore qualche anno fa. Girava per i corridoi con il bastone e trascinando il passo, costretto da una strana malattia che gli aveva bloccato le gambe dal ginocchio in giù. “Che strano tipo!”, pensavo tra me. Dalla finestra dell’ufficio lo vedevo andare avanti e indietro nel cortile, prima da solo e poi accompagnato. Non si è mai arreso al suo handicap; quei quattro passi erano il suo… esercizio quotidiano. Era stato il direttore di “Missionari Saveriani”, un’esperienza a cui si sentiva ancora molto legato. Era la nostra memoria storica. Per ogni difficoltà, la prima porta a cui bussare era quella del suo ufficio. Un ufficio inconfondibile: allegro e ironico fuori, per il puzzle di vignette satiriche appiccicate sulla porta; elegante e ordinato dentro, con nemmeno una matita fuori posto. Puntiglioso e deciso, p. Ettore andava conquistato un po’ alla volta. Non era semplice avere la sua fiducia. Ma nonostante gli acciacchi e i potenti medicinali, era una persona gioiosa: gli piaceva far festa e stare con la gente. Con noi collaboratori ha sempre avuto una parola buona di incitamento e conforto. Nel luglio scorso, pur tra mille difficoltà, non ha voluto mancare al funerale della collega Oriella. Quello che non ho mai fatto con lui è assistere insieme alla partita Brescia-Atalanta. Grande appassionato di calcio e tifosissimo della squadra di Bergamo, riusciva ad andare al di là dell’accesa rivalità tra le due squadre. Anzi, si augurava che presto potesse arrivare il giorno del derby dell’Oglio, un derby che ora potrà seguire dalla Padre Ettore Fasolini: Vado Ligure 5.2.1932 - Brescia 21.3.2010 tribuna del Paradiso. 2010 MAGGIO CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Come faremmo senza di voi? Omaggio alle brave delegate missionarie è doveroso ricordare con gratitudine e amicizia le delegate che hanno raggiunto la casa del Padre per ricevere il premio che Dio dà a chi è stato “servo buono e fedele”. Raimonda, Maria, Rita, Giovanna, Marta, Francesca, Raffaella, Augusta, Lavinia, Lina, Rosetta, Santina, Maddalena...: voi siete state serve buone e fedeli. Tutte speciali, tutte diverse Spesso abbiamo scritto che le delegate hanno collaborato alla diffusione nella propria parrocchia dello spirito missionario e del mensile “Missionari Saveriani”. Ognuna di loro ha vissuto con una sua caratteristica particolare per il paese, la parrocchia e le missioni. Giovanna Seu è stata consigliere comunale e scriveva per il giornale diocesano. Raimonda Cadoni ha dedi- cato la sua vita alla “Piccola casa della divina Provvidenza” a Bono; aveva scelto di consacrarsi all’educazione e all’assistenza degli orfanelli che arrivavano dai paesi della Sardegna, ma si interessava anche agli orfani delle missioni. Ultimamente, ho partecipato alla Messa di addio per Rita Orrù di Villasor, che ho conosciuto nella sua malattia. Mi aveva chiesto le corone del rosario missionario da dare agli infermieri. Si è consumata come una candela, ma la fede l’ha sostenuta e lo spirito missionario l’ha spinta a testimoniare la fede agli altri nell’ultima prova. Tutte voi oggi siete “nell’altra riva”, dove Cristo è andato a prepararci un posto. Rimaniamo uniti nella preghiera vicendevole: voi dal cielo, e noi dalla terra. p. DINO MARCONI, sx Speranze di oggi e di domani È giusto ricordare tutte le delegate che sono ancora attive per l’ideale missionario. Una è Salvatorica di Milis che si muove con le stampelle e continua la sua animazione facendosi accompagnare in auto. Ho incontrato anche Teresina Loche, che mi ha offerto uno scritto sulla sua guarigione. È la testimonianza della sua fede nella prova della malattia e della sua devozione alla Madonna che l’ha sostenuta. La sua vita è trascorsa regolare in una numerosa famiglia fino al 1961 quando, all’età di 18 anni, fu colpita dal morbo di “proteus Morganis” che per cinque anni l’ha costretta a diversi interventi chirurgici. Nel viaggio a Lourdes, sconsigliato dai medici, ebbe la grazia della guarigione dopo l’immersione nell’acqua della sorgente La missione in Sardegna Animazione con i saveriani “volanti” grazie a Dio e Q uest’anno, ai nuovi saveriani arrivati, siamo riusciti a formare l’equipe dei famosi missionari volanti, disponibili per guidare le missioni parrocchiali in Sardegna. Abbiamo iniziato a San Giovanni Suergiu per il cinquantesimo della parrocchia; abbiamo proseguito a Pirri nella parrocchia Madonna della Fede; abbiamo continuato a Guasila nella parrocchia della Vergine Assunta e concluso a Tortolì per la festa patronale. Lo staff dei missionari volanti è composto da tre saveriani - p. Roberto, p. Daniele e p. Virginio - e da due saveriane - sr. Piera e sr. Elisa -, tutti con una buona esperienza di missione sulle spalle, in tre continenti: Asia 8 (Bangladesh), Africa (Congo) e America latina (Brasile). Un bel lavoro di squadra La settimana di evangelizzazione e animazione missionaria parrocchiale comporta la visita alle famiglie e ai malati, l’ascolto della Parola di Dio, l’incontro con i ragazzi nelle scuole (quelle che ci lasciano entrare) oppure nelle palestre prima dell’allenamento (come è avvenuto a Pirri), o con i genitori nelle parrocchie. Il gazebo in piazza serve per il volantinaggio delle attività di animazione, la conoscenza dei missionari con le riviste e con la musica etnica. Guasila quest’anno aveva già ospitato il cinquantesimo di Messa di p. Luigi Caria con P. Salvadori, p. Lorenzato e p. Simoncelli hanno festeggiato a Guasila i 50 anni di sacerdozio missionario di p. Luigi Caria, con la pianeta dorata p. DINO MARCONI, sx la bella mostra fotografica e le informazioni sui 50 anni di sacerdozio del missionario. È stato ricordato anche lo spirito e l’impegno missionario di Guasila, iniziato con p. Virgilio Mirto e continuato con p. Valter Giua e p. Ivaldo Casula. Era presente p. Giuseppe Lorenzato, compagno di missione in Serra Leone, venuto dal continente per stare accanto a un suo amico. È il nostro compito, Signore La preghiera recitata durante la settimana di animazione esprime bene la finalità della missione. Possiamo ritagliarla e pregarla ogni giorno. “È il nostro impegno, Signore, quello di annunciare che sei venuto a portare la gioia nel mondo. Ma non possiamo accontentarci di pii consigli e di spiegazioni, e neppure di buone intenzioni, o Signore. Tocca a noi, ed è il nostro impegno quotidiano, fornire un po’ di luce a quelli che vacillano nella notte; sostenere quelli che zoppicano sotto fardelli troppo pesanti; aprire la porta a quelli che vengono costantemente esclusi; ridare il gusto di vivere a uomini e donne che hanno perduto l’amore. Se noi svolgiamo il nostro lavoro, o Signore, allora si potrà vedere, comprendere e annunciare la Buona Novella sulla nostra terra: ■ la gioia di Dio”. benedetta. È tempo di vie nuove per la missione nel mondo di oggi. Qualcosa di nuovo sta sorgendo anche in Sardegna. Anche noi saveriani stiamo cercando di attuare un nuovo stile di animazione missionaria. Con le persone di buona volontà si può sempre progettare il futuro, purché si abbia il coraggio di affrontare le novità, superando l’attaccamento al passato, che a volte sembra più bello e facile. L’incontro con il sud È riuscito bene l’incontro delle delegate e degli amici del sud della Sardegna, lunedì 22 febbraio, guidato da p. Virginio. Ci siamo preparati alla Pasqua, per vivere con fedeltà l’amore di Cristo nella La delegata Salvatorica di Milis che, nonostante l’età costruzione del suo Ree le stampelle, continua con tenacia il suo prezioso gno e nel lavoro per la lavoro d’animazione missionaria. A lei e a tutte diciamo: “grazie!” missione della chiesa. Padre Virginio ha parladarso” a Padang, in Indonesia, to del cammino di conversione danneggiato dal terremoto del 30 attraverso il digiuno, la preghiesettembre 2009. L’estrazione avra e l’elemosina. La conversione verrà durante l’annuale pellegririchiede di portare la croce, che naggio missionario mariano in a volte ci sembra troppo pesanprogramma martedì 18 maggio te per le nostre spalle. Ma Gesù a San Luri, presso i frati cappucci invita ad essere suoi discepocini. Il pullman partirà da piazza li nel suo cammino di croce e reMatteotti di Cagliari, davanti alsurrezione. la stazione, alle 8,30 e farà ferSono stati distribuiti anche i mate a richiesta lungo la SS 131, biglietti della sottoscrizione a previa telefonata a p. Dino (340 premi, per contribuire alla rico■ 0840200). struzione dell’ospedale “Yos Su- L’ ESTATE PER RAGAZZI E GIOVANI I saveriani della Sardegna organizzano anche quest’anno i campi estivi per ragazzi e giovani. Si tratta di alcuni giorni utili per imparare a vivere insieme e per farsi qualche domanda in più, sul tema del Convegno missionario giovanile di Foligno: “Volti e storie al crocevia della missione” (vedi a pagina 6). Ecco gli appuntamenti. Mission boys (ragazzi delle medie): 1 - 4 luglio, a Macomer Missione nel cuore (ragazzi e ragazze dalla I alla IV superiore): 7 - 11 luglio, a Macomer Ragazze sprint (ragazze delle medie): 13 - 18 luglio, a Macomer Missione nel cuore (ragazzi e ragazze dalla I alla IV superiore): 29 luglio - 1° agosto, a Quartu S. Elena Tre giorni per 18enni (preparazione al Convegno di Foligno): 23 - 25 luglio, a Quartu S. Elena Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a: p. Roberto (340 4914261 - [email protected]); p. Daniele (0785 70120 - targadaniele@yahoo. com); sr. Piera (0783 72578 - [email protected]). 2010 MAGGIO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Maggio, il mese dedicato alla Madonna I talo Calvino nel libro “Le città invisibili” fa dire a Marco Polo: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio”. Che vita è mai questa? Questo pensiero troverà certamente d’accordo molti nostri lettori, soprattutto quelli che rimangono sconvolti dalle orripilanti notizie quotidiane della televisione: cronaca nera, atti criminali, rapine, violenze e ingiustizie d’ogni genere. Viene proprio spontaneo chiedersi: che vita è mai questa? E come si può sfuggire? Forse stordendosi con musica rock o con alcolici, con la droga o il sesso senza inibizioni? Molti giovani cadono nella tristezza e nella depressione; altri sono spinti al suicidio, perché non trovano vie d’uscita. L’antidoto per curare efficacemente il male e per debellarlo è Gesù: basta credere in Lui, invo- p. SANDRO PARMIGGIANI, sx carlo con fiducia e fervore, incontrarlo nella sua parola e accoglierlo nell’Eucaristia. È Lui “il vero pane sceso dal cielo”: chi ne mangia non muore. È Lui che rimane per sempre con noi e ci rende sani e forti nelle fatiche e nelle sofferenze della vita. È Lui che ci dona la pace, la gioia e la forza di amare. È Lui la vera vita che vince la morte, la luce che illumina il cammino e batte le tenebre, l’acqua viva che toglie ogni sete e fa fiorire il deserto, l’acqua che si muta nel vino buono per i convitati alla festa di nozze. Una donna vestita di sole “Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la lu- Nel raggio di 350 chilometri Tre saveriani e centinaia di missionari laici L a parrocchia di São Felix do Xingu, in Amazzonia, si estende per un raggio di 350 chilometri. La popolazione è di oltre 60.000 persone, seguita pastoralmente da tre missionari saveriani: p. Paolo, p. Giuseppe e p. Danilo. La parrocchia è composta da ventisette “agrovilas” o comunità di campagna con circa mille - duemila abitanti ciascuna, oltre alla città di São Felix che supera i 22.000 abitanti ed è in continua espansione. Questo vasto territorio è servito da strade disastrose, che durante i sei mesi delle piogge sono impraticabili. Si possono percorrere solo con mezzi attrezzati, per cui abbiamo bisogno di jeep per muoverci e visitare le varie comunità lontane dal centro. I ponti e le altre strutture sono lasciati al potere della natura e... ai latifondisti, che ne hanno bisogno per ragioni di sicurezza e 8 per trasportare i loro prodotti. Le missioni popolari Noi missionari seguiamo la vita delle comunità cristiane portando avanti il tema della grande assemblea latino-americana di Aparecida: “Discepoli e missionari di Cristo, perché in lui tutti abbiano la vita”. Tre sono i punti cardine del nostro lavoro missionario: la vita umana, la spiritualità, l’ecologia. Una delle attività che in questi anni ci tengono molto impegnati sono le “missioni popolari”, nello stile delle piccole comunità ecclesiali. Questo significa che noi prepariamo centinaia di laici e laiche, attraverso incontri programmati di approfondimento della fede, che poi diventano i missionari e le missionarie in mezzo alla popolazione. Dopo avere scelto una zona, vi andiamo insieme e facciamo a Padre Paolo Andreolli durante una delle “missioni popolari” nella vasta parrocchia di São Felix do Xingu, in Amazzonia p. PAOLO ANDREOLLI, sx tappeto la visita a tutte le famiglie, divulgando speranza e rafforzando la fede della gente nei villaggi, nei quali noi tre sacerdoti riusciamo ad andare solo due o tre volte l’anno per celebrare la Messa e gli altri sacramenti. Il bisogno di spiritualità Le “missioni popolari” sono utili non solo alle comunità che sono visitate, ma ancor più alle persone che si dedicano alla missione visitando le famiglie. È una vera attività missionaria laica, che riempie il cuore di gioia e di speranza. Così le nostre comunità ecclesiali di base si rafforzano nella fede e nella vita cristiana. La maggiore necessità oggi è quella di una più profonda e sentita spiritualità. Nascono molti gruppi di ascolto della Parola e avanza sempre più l’idea che è soltanto con la forza dello Spirito Santo che avremo il coraggio di continuare a far fronte e a vincere le grandi difficoltà che incontriamo nella vita di tutti i giorni. Come tutta la chiesa brasiliana, anche noi cerchiamo di investire le nostre risorse e il nostro tempo nella formazione di catechisti e di leader locali. L’impulso dato alla formazione, intesa come azione evangelizzatrice, contribuirà a creare i discepoli missionari di cui il Brasile ha ■ tanto bisogno. La legge dell’amore Grazie alla chiesa, satana sarà sconfitto! Grazie ai suoi figli, “che hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire” (Ap,12,11)! Esultate, o cieli, e voi che abitate in essi. Grazie alla Madonna, Dio si è fatto uomo e il cielo ha abbracciato la terra; il vangelo si è diffuso nel mondo intero e la chiesa si è estesa in tutte le nazioni. Grazie a Maria, Gesù abita in ogni cristiano, come egli stesso ha promesso: “Se uno mi ama, il Padre mio lo amerà, e verremo a lui, abiteremo in lui”. Non ci devono più essere divisioni né confini o lontananze tra i figli di Dio. E non c’è altra legge, se non quella dell’amore per Dio e per i fratel■ li! HO VOGLIA DI CANTARE... 9 maggio: festa della mamma p. SANDRO PARMIGGIANI sx La voce non è più quella degli anni giovanili, ma la voglia di cantare non cessa mai. Mi porta alla memoria i canti della giovinezza, quelli che cantava Beniamino Gigli, in particolare quelli che penetravano in fondo al cuore e inumidivano gli occhi. Certamente, i lettori della mia età ricorderanno il canto in onore delle mamme. “Mamma son tanto felice, perché ritorno da te! La mia canzone ti dice ch’è il più bel sogno per me. Mamma son tanto felice, viver lontano perché? Mamma, solo per te la mia canzone vola, mamma sarai con me, tu non sarai più sola!... Sento la mano tua stanca: cerca i miei riccioli d’or. Sento, e la voce ti manca, la ninna nanna d’allor. Oggi la testa tua bianca io voglio stringere al cuor. Mamma, solo per te la mia canzone vola; mamma, sarai con me, tu non sarai più sola…”. Un altro canto, imparato a scuola, diceva così: “Mamma, o gran parola che tutti amano, prima parola che tutti imparano. Quel nome, mamma, è come fiamma che mai nel cuore si spegnerà. Mamma: nel pronunciare questa dolce parola il nostro cuore si consola...”. Noi cristiani abbiamo ricevuto in dono un’altra Madre: Maria santissima, Madre di Gesù. Quanti bei canti abbiamo per lodarla, ringraziarla, implorarla! La più bella preghiera è certamente l’Ave Maria, che recitiamo sempre con tanto affetto e devozione, in ogni circostanza della vita, lieta e triste, fino all’ora della nostra morte. E mi viene da cantare: “Al ciel, al ciel, al ciel, andrò a vederla un dì!”. foto S. Benedetti Il cielo è anche su questa terra na sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Apocalisse 12,1). Chi è questa donna misteriosa, che partorisce nel dolore Colui che è il Messia, che è tentata da satana (il drago) e perseguitata insieme alla sua discendenza? Secondo gli esperti della Bibbia, la donna rappresenta la chiesa in lotta, il popolo santo dei tempi messianici. Questa donna gloriosa rappresenta anche Maria, la nuova Eva che ha dato la vita al Messia, diventando così la madre non solo del Capo, ma anche del Corpo, che è appunto la chiesa. La chiesa fin dai primi tempi è stata perseguitata come Cristo. Molti cristiani, lungo i secoli e in tutto il mondo, hanno cercato rifugio in altre nazioni e anche nel deserto. Anche oggi la chiesa, come “la donna che grida nelle doglie del parto”, piange per il numero crescente dei suoi martiri. 2010 MAGGIO DESIO 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Il gran bel gesto del riso Vendere un prodotto per donare il vangelo I missionari saveriani di Desio, incaricati di animare la commissione missionaria della Zona V, hanno cominciato un’iniziativa rivolta a finanziare alcuni progetti in missione, ma soprattutto ad animare la gente sulle missioni attraverso il gesto del riso. Intendiamo sostenere alcuni piccoli progetti dei missionari dediti all’evangelizzazione, attraverso la vendita del riso (da 1 o da 5 chili) nelle varie parrocchie. Non si tratta di progetti a scopo sociale, per esempio costruire un pozzo; ci sono tante organizzazioni che lo fanno già. I nostri progetti hanno lo scopo di favorire l’evangelizzazione e la diffusione della Parola di Dio nelle parrocchie e diocesi, per esempio, con corsi di formazione per catechisti, traduzione e diffusione della Bibbia eccetera. Un’iniziativa che unisce Ciò che caratterizza l’iniziativa è il gesto compiuto insieme come “zona pastorale”, per un unico obiettivo, nello stesso mese di maggio. È un’iniziativa importante di animazione missionaria che, toccando tutti gli otto decanati con circa 150 parrocchie, presenta alla gente i problemi delle missioni che interessano tutta la chiesa nel mondo. Quest’anno i decanati interessati a presentare un progetto sono Cantù, Carate Brianza, Lissone e Vimercate. Il turno degli altri decanati sarà l’anno prossimo. Cantù: i catechisti di S. Felix Il decanato di Cantù presenta il progetto di formazione dei catechisti. Nella parrocchia amazzonica di São Felix do Xingu, con 62 comunità sparse qua e là, dove il missionario non può arriva- p. STEFANO DELLA PIETRA, sx re sempre perché le distanze sono enormi, è importante la formazione di catechisti e responsabili delle comunità. Infatti, in assenza del sacerdote, sono loro che guidano la comunità, la curano e fanno pregare gli altri cristiani. Il progetto consiste nel sostenere la formazione di una decina di catechisti per un intero corso di tre anni. Il missionario promotore dell’iniziativa è il saveriano p. Paolo Andreolli, che ha lavorato a Desio come animatore giovanile fino a qualche anno fa. Carate Brianza: la stampa Il decanato di Carate Brianza presenta il progetto di un giornale trimestrale della parrocchia di Açailândia, in Amazzonia. Contro una (dis)informazione, superficiale e legata agli interessi dei più potenti, alcuni cristiani redigono “Nossa Voz”, strumento con Nel raggio di 350 chilometri Tre saveriani e centinaia di missionari laici L a parrocchia di São Felix do Xingu, in Amazzonia, si estende per un raggio di 350 chilometri. La popolazione è di oltre 60.000 persone, seguita pastoralmente da tre missionari saveriani: p. Paolo, p. Giuseppe e p. Danilo. La parrocchia è composta da ventisette “agrovilas” o comunità di campagna con circa mille - duemila abitanti ciascuna, oltre alla città di São Felix che supera i 22.000 abitanti ed è in continua espansione. Questo vasto territorio è servito da strade disastrose, che durante i sei mesi delle piogge sono impraticabili. Si possono percorrere solo con mezzi attrezzati, per cui abbiamo bisogno di jeep per muoverci e visitare le varie comunità lontane dal centro. I ponti e le altre strutture sono lasciati al potere della natura e... ai latifondisti, che ne hanno bi- 8 sogno per ragioni di sicurezza e per trasportare i loro prodotti. Le missioni popolari Noi missionari seguiamo la vita delle comunità cristiane portando avanti il tema della grande assemblea latino-americana di Aparecida: “Discepoli e missionari di Cristo, perché in lui tutti abbiano la vita”. Tre sono i punti cardine del nostro lavoro missionario: la vita umana, la spiritualità, l’ecologia. Una delle attività che in questi anni ci tengono molto impegnati sono le “missioni popolari”, nello stile delle piccole comunità ecclesiali. Questo significa che noi prepariamo centinaia di laici e laiche, attraverso incontri programmati di approfondimento della fede, che poi diventano i missionari e le missionarie in mezzo alla popolazione. Padre Paolo Andreolli durante una delle “missioni popolari” nella vasta parrocchia di São Felix do Xingu, in Amazzonia p. PAOLO ANDREOLLI, sx Dopo avere scelto una zona, vi andiamo insieme e facciamo a tappeto la visita a tutte le famiglie, divulgando speranza e rafforzando la fede della gente nei villaggi, nei quali noi tre sacerdoti riusciamo ad andare solo due o tre volte l’anno per celebrare la Messa e gli altri sacramenti. Il bisogno di spiritualità Le “missioni popolari” sono utili non solo alle comunità che sono visitate, ma ancor più alle persone che si dedicano alla missione visitando le famiglie. È una vera attività missionaria laica, che riempie il cuore di gioia e di speranza. Così le nostre comunità ecclesiali di base si rafforzano nella fede e nella vita cristiana. La maggiore necessità oggi è quella di una più profonda e sentita spiritualità. Nascono molti gruppi di ascolto della Parola e avanza sempre più l’idea che è soltanto con la forza dello Spirito Santo che avremo il coraggio di continuare a far fronte e a vincere le grandi difficoltà che incontriamo nella vita di tutti i giorni. Come tutta la chiesa brasiliana, anche noi cerchiamo di investire le nostre risorse e il nostro tempo nella formazione di catechisti e di leader locali. L’impulso dato alla formazione, intesa come azione evangelizzatrice, contribuirà a creare i discepoli missionari di cui il Brasile ha ■ tanto bisogno. Attraverso il “gesto del riso” è possibile sostenere il lavoro dei missionari, dediti all’evangelizzazione cui le comunità della parrocchia São João Batista possono accedere a un’informazione critica, nata dalla riflessione comune. Il progetto consiste nel sostenere per un anno i costi della stampa di 1.500 copie per numero. Il missionario promotore è p. Dario Bossi, comboniano. Lissone: il falegname Il decanato di Lissone presenta il progetto di formazione professionale per diventare falegnami. Per togliere dalla strada ragazzi e ragazze di un quartiere della città di Bukavu, in Congo, si insegna il valore del lavoro fatto con dignità e serietà. In questo modo si evangelizza anche il modo di lavorare. Il progetto consiste nel pagare il falegname che farà da maestro, gli utensili e tutto ciò che serve ad apprendere il mestiere. Gli iscritti sono 34, di cui 2 ragazze. Missionario promotore è il saveriano p. Carmelo Sanfelice, che è stato adottato dalla parrocchia di Macherio. Vimercate: Nuovo Testamento Il decanato di Vimercate presenta il progetto di diffusione del Nuovo Testamento in lingua denka. Dopo una guerriglia di vent’anni, con la firma del trattato di pace nel 2005, la diocesi di Rumbek, in Sudan, sta promuovendo la proposta di prima evangelizzazione. L’istruzione nella fede cristiana è povera, ma la sete e la disponibilità sono sorprendenti. Il progetto vuole pagare 2.600 copie del Nuovo Testamento, tradotto in lingua locale, aiutando sia la prima evangelizzazione sia l’alfabetizzazione. Non ci sono infatti altri libri in lingua denka. Il missionario promotore di questa iniziativa è il comboniano p. Fernando Colombo. ■ Conferenza: venerdì 14 maggio Siete tutti invitati venerdì 14 maggio alla conferenza sul tema: “Le religioni e l’altro: ospite o straniero?”, alle ore 21, presso i saveriani di Desio, in via don Milani 2. CAMPO MISSIONARIO ESTIVO Per i giovani dai 18 ai 28 anni Anche quest’anno i missionari saveriani di Desio organizzano un campo missionario estivo d’incontro e di servizio, dal titolo: “Volti e storie al crocevia della missione”. È lo stesso tema del convegno missionario giovanile saveriano, che si tiene a Foligno dal 29 agosto al 2 settembre, e al quale i nostri giovani sono caldamente invitati. Il campo estivo di Desio, in via don Milani 2, si svolge dal 15 al 18 luglio, ed è aperto ai giovani dai 18 ai 28 anni che desiderano parteciparvi. L’obiettivo è fare l’esperienza di un ascolto e confronto sincero, aperto all’accoglienza, nel servizio che si compie a persone disagiate e di altre culture. Incontrare altre persone è sempre un arricchimento reciproco. Nel servizio che facciamo abbiamo l’opportunità di vivere l’accoglienza e l’ascolto sincero, lasciando da parte le diffidenze e i pregiudizi. Per informazioni e iscrizioni, contattare p. Stefano (331 6402112) o sr. Lidia (02 29406786). 2010 MAGGIO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Nella nuova missione in Mozambico La tartaruga, l’interista, il volontario ed io Padre Fabio sarà in Italia in estate, per un po’ di riposo... Intanto ci racconta qualcosa della sua esperienza missionaria in Mozambico. A fine gennaio ho lasciato la missione di Chemba, villaggio sul grande fiume Zambesi, dove ho lavorato negli ultimi cinque anni. Ora sono a Dondo, una cittadina di circa 70mila abitanti, distante trenta chilometri da Beira, la seconda città del Mozambico, che si affaccia sull’oceano Indiano. Per capire bene quello che state leggendo, vi invito a guardare la foto dove è immortalata la comunità saveriana di Dondo, riunita sotto l’immagine del nostro fondatore beato Conforti. Il parroco distratto Il primo a destra è padre Po- lo (ma il suo vero nome è Apolinar Rodrigues Rojas), messicano e guadalupano. Perché dico così? Perché con i messicani non è facile capire se è più importante il Signore Gesù o la Vergine di Guadalupe. È un artista: ha dipinto il presbiterio della chiesa di Chemba con motivi eucaristici, grano e uva; sa cantare e recitare poesie. Soprattutto, ha il dono della calma, tanto che in Messico l’hanno soprannominato “Tartaruga”. Un esempio: a tavola quando io ho già messo il piatto a lavare, lui sta ancora cominciando il primo, anche perché ha sempre molte cose da raccontare. Sa anche cucinare, ma è distratto e spesso dimentica la pentola sul fuoco (non solo ha bruciato fagioli e polli, ma ha anche bucato le pentole!). Lui è il parroco della missione di Dondo. p. FABIO D’AGOSTINA, sx I due giovani carioca Padre Reinaldo Freitas, brasiliano (al centro con la maglietta bianca), è sacerdote da pochi mesi (ordinato il 15 agosto 2009). Ha studiato teologia a Parma e ha tanti bei ricordi dell’Italia, ma si è tirato dietro un... difetto: è tifoso dell’Inter! È arrivato in Mozambico a novembre e adesso è impegnato nello studio della lingua chisena. Se la cava già benino. Gli piace la spiaggia del mare e sa imitare gli altri missionari in maniera divertente. Francisco Batista (secondo da sinistra) è un giovane brasiliano che ha chiesto di collaborare per un paio d’anni con i saveriani del Mozambico. È arrivato a fine febbraio e ha iniziato alcune attività con la commissione diocesana di “giustizia e pace”. Ha già esperienza in questo settore pastorale, poiché vi ha lavorato Un gemellaggio che si rinnova In Friuli mons. Flavio, vescovo di Abaetetuba C ontinuano gli incontri del gruppo “Friul parAmazonia” presso la casa dei saveriani di Udine. Il gruppo è nato nel 2006 grazie al saveriano p. Domenico Meneguzzi, fautore dell’incontro tra alcuni giovani, “freschi reduci” da un’esperienza missionaria nelle terre dell’Amazzonia, e i rappresentanti delle parrocchie di Qualso e Teor, che da vari anni conoscevano e collaboravano con la pastorale dell’infanzia della diocesi di Abaetetuba, in Amazzonia. Danza e musica per conoscersi Grazie al legame d’amicizia con il missionario laico cremonese Andrea Franzini, che lavora da vari anni in Brasile, è nata una fitta rete di comunicazione e condivisione con un dupli- 8 ce obiettivo: sostenere i progetti della “pastoral do menor” di Abaetetuba e sensibilizzare la popolazione alla solidarietà e alla giustizia tra i popoli. Con tali finalità sono stati spesso organizzati incontri e progetti di interscambio culturale tra gruppi provenienti dal Brasile e diverse comunità italiane, tutte coordinate dall’associazione “L’insieme” di Cremona. A maggio del 2009 varie associazioni benefiche, parrocchie e scuole hanno collaborato al soggiorno in Friuli di un gruppo di ragazzi e adolescenti di Abaetetuba che, tramite la danza, hanno fatto conoscere la loro cultura e le loro tradizioni, ma anche la difficile realtà in cui essi sono costretti a vivere tra povertà e disagio sociale. Il progetto “danzando e cantando con amore per Mons. Flavio Giovenale, vescovo di Abaetetuba, in udienza da Benedetto XVI a metà aprile; il regalo è davvero originale: una barchetta in legno La comunità saveriana di Dondo in Mozambico, nuova missione del friulano p. Fabio D’Agostina (primo a sinistra) per sette anni nella città brasiliana di Belém. Un futuro pieno di… lavoro Infine ci sono io, primo a sinistra. Sono vicario parrocchiale e incaricato dell’economia. A livello diocesano sono stato nominato responsabile della pastorale biblica. Sto cercando di conoscere la realtà parrocchiale e diocesana. Indubbiamente la vita - anche pastorale - in città è molto diversa dalla zona rurale, dove ho lavorato per nove anni. La missione di Dondo è formata da 12 comunità in zona urbana e 14 in zona rurale. A Pasqua abbiamo avuto 182 battesimi. L’anno pastorale inizia a febbraio, come l’anno scolastico. La chiesa mozambicana è una realtà in crescita continua e noi saveriani siamo qui per dare il nostro contributo. La disoccupazione è un problema che non tocca noi missionari. Perciò nel mio futuro vedo molto lavoro. Accompagnateci con la vostra preghiera. Un cordiale salu■ to nel Signore. p. CARMELO BOESSO, sx costruire un mondo migliore” ha contribuito a rafforzare il gemellaggio tra Friuli e Abaetetuba. UN SAN GIUSEPPE PER P. TOMè Un’occasione di crescita Con gioia ed entusiasmo il gruppo si sta preparando quest’anno ad accogliere il vescovo di Abaetetuba dom Flavio Giovenale (“dom” è l’appellativo dato ai vescovi in Brasile, come il nostro “mons”). Il vescovo, ospite in più occasioni in Friuli, grazie al suo carisma è entrato nel cuore delle persone che lo hanno conosciuto o anche solo ascoltato. Visiterà le comunità che da anni collaborano nella rete Italia-Brasile. Tra le varie celebrazioni e incontri a cui il vescovo parteciperà segnaliamo: - la Confermazione nella parrochhia di Attimis, sabato 15 maggio, ore 18; - la Messa di domenica 16 maggio nella chiesa parrocchiale “Buon Pastore” di Udine, ore 10.30; - il rosario e la santa Messa a Porzus, a iniziare dalle 16,30. Tutti sono invitati a partecipare a questi momenti di crescita e di fratellanza. Il gruppo “Friul parAmazonia” ringrazia dom Flavio per la sua presenza e per l’opportunità di maturare nella nostra solidarietà missionaria. Per contattare il gruppo “Friul parAmazonia, telefonare a Patrizia Zorzenone (349 3175395). ■ Padre Ernesto Tomè è un saveriano friulano, veterano della missione e pieno di carità e di fede. A queste unisce un tenero amore alla Madre di Dio e una solida devozione ai santi. In Burundi da 44 anni, ha vissuto il dramma della guerra che ha insanguinato quella piccola nazione d’Africa a maggioranza cattolica. Ma non se ne è mai voluto staccare. Anche nel 2006, quando è tornato a Maniago (PN) per riposo e cure prolungate fino all’inizio del 2008, desiderava tornare in missione e non starsene qui inoperoso. Nella missione di Kamenge, i missionari saveriani hanno costruito diverse piccole chiese. Una di esse p. Tomè l’ha dedicata al nostro beato Marco d’Aviano. La gente burundese frequenta in massa, costringendo alla celebrazione di molte Messe. Un gruppo di amici si è fatto carico di alcuni desideri di p. Ernesto. Tra questi, dotare la chiesa della missione di una statua di san Giuseppe. L’immagine in vetroresina è già partita, ma non senza creare prima l’occasione per unirci alle intenzioni di preghiera del missionario in un luogo a lui molto caro: il santuario “Madonna di Strada” a Fanna. Il 21 marzo abbiamo invocato la benedizione di Dio durante la Messa, celebrata dal rettore p. Leone con il superiore dei saveriani di Udine p. Carmelo, che ha accolto il dono. La statua è già a Parma, pronta per essere spedita, assieme a un grande augurio al conterraneo missionario p. Ernesto, che il 26 settembre ha compiuto gli ottant’anni. WALTER ARZARETTI Da sinistra: Fabiano Filippin, il rettore del santuario Madonna di Strada p. Leone Tagliaferro, il saveriano p. Carmelo Boesso e Walter Arzaretti, con la statua per p. Tomè in Burundi 2010 MAGGIO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Come faremmo senza di voi? Omaggio alle brave delegate missionarie è doveroso ricordare con gratitudine e amicizia le delegate che hanno raggiunto la casa del Padre per ricevere il premio che Dio dà a chi è stato “servo buono e fedele”. Raimonda, Maria, Rita, Giovanna, Marta, Francesca, Raffaella, Augusta, Lavinia, Lina, Rosetta, Santina, Maddalena...: voi siete state serve buone e fedeli. Tutte speciali, tutte diverse Spesso abbiamo scritto che le delegate hanno collaborato alla diffusione nella propria parrocchia dello spirito missionario e del mensile “Missionari Saveriani”. Ognuna di loro ha vissuto con una sua caratteristica particolare per il paese, la parrocchia e le missioni. Giovanna Seu è stata consigliere comunale e scriveva per il giornale diocesano. Raimonda Cadoni ha dedi- cato la sua vita alla “Piccola casa della divina Provvidenza” a Bono; aveva scelto di consacrarsi all’educazione e all’assistenza degli orfanelli che arrivavano dai paesi della Sardegna, ma si interessava anche agli orfani delle missioni. Ultimamente, ho partecipato alla Messa di addio per Rita Orrù di Villasor, che ho conosciuto nella sua malattia. Mi aveva chiesto le corone del rosario missionario da dare agli infermieri. Si è consumata come una candela, ma la fede l’ha sostenuta e lo spirito missionario l’ha spinta a testimoniare la fede agli altri nell’ultima prova. Tutte voi oggi siete “nell’altra riva”, dove Cristo è andato a prepararci un posto. Rimaniamo uniti nella preghiera vicendevole: voi dal cielo, e noi dalla terra. p. DINO MARCONI, sx Speranze di oggi e di domani È giusto ricordare tutte le delegate che sono ancora attive per l’ideale missionario. Una è Salvatorica di Milis che si muove con le stampelle e continua la sua animazione facendosi accompagnare in auto. Ho incontrato anche Teresina Loche, che mi ha offerto uno scritto sulla sua guarigione. È la testimonianza della sua fede nella prova della malattia e della sua devozione alla Madonna che l’ha sostenuta. La sua vita è trascorsa regolare in una numerosa famiglia fino al 1961 quando, all’età di 18 anni, fu colpita dal morbo di “proteus Morganis” che per cinque anni l’ha costretta a diversi interventi chirurgici. Nel viaggio a Lourdes, sconsigliato dai medici, ebbe la grazia della guarigione dopo l’immersione nell’acqua della sorgente be- La missione in Sardegna Animazione con i saveriani “volanti” grazie a Dio e Q uest’anno, ai nuovi saveriani arrivati, siamo riusciti a formare l’equipe dei famosi missionari volanti, disponibili per guidare le missioni parrocchiali in Sardegna. Abbiamo iniziato a San Giovanni Suergiu per il cinquantesimo della parrocchia; abbiamo proseguito a Pirri nella parrocchia Madonna della Fede; abbiamo continuato a Guasila nella parrocchia della Vergine Assunta e concluso a Tortolì per la festa patronale. Lo staff dei missionari volanti è composto da tre saveriani - p. Roberto, p. Daniele e p. Virginio - e da due saveriane - sr. Piera e sr. Elisa -, tutti con una buona esperienza di missione sulle spalle, in tre continenti: Asia 8 (Bangladesh), Africa (Congo) e America latina (Brasile). Un bel lavoro di squadra La settimana di evangelizzazione e animazione missionaria parrocchiale comporta la visita alle famiglie e ai malati, l’ascolto della Parola di Dio, l’incontro con i ragazzi nelle scuole (quelle che ci lasciano entrare) oppure nelle palestre prima dell’allenamento (come è avvenuto a Pirri), o con i genitori nelle parrocchie. Il gazebo in piazza serve per il volantinaggio delle attività di animazione, la conoscenza dei missionari con le riviste e con la musica etnica. Guasila quest’anno aveva già ospitato il cinquantesimo di Messa di p. Luigi Caria con P. Salvadori, p. Lorenzato e p. Simoncelli hanno festeggiato a Guasila i 50 anni di sacerdozio missionario di p. Luigi Caria, con la pianeta dorata p. DINO MARCONI, sx la bella mostra fotografica e le informazioni sui 50 anni di sacerdozio del missionario. È stato ricordato anche lo spirito e l’impegno missionario di Guasila, iniziato con p. Virgilio Mirto e continuato con p. Valter Giua e p. Ivaldo Casula. Era presente p. Giuseppe Lorenzato, compagno di missione in Serra Leone, venuto dal continente per stare accanto a un suo amico. È il nostro compito, Signore La preghiera recitata durante la settimana di animazione esprime bene la finalità della missione. Possiamo ritagliarla e pregarla ogni giorno. “È il nostro impegno, Signore, quello di annunciare che sei venuto a portare la gioia nel mondo. Ma non possiamo accontentarci di pii consigli e di spiegazioni, e neppure di buone intenzioni, o Signore. Tocca a noi, ed è il nostro impegno quotidiano, fornire un po’ di luce a quelli che vacillano nella notte; sostenere quelli che zoppicano sotto fardelli troppo pesanti; aprire la porta a quelli che vengono costantemente esclusi; ridare il gusto di vivere a uomini e donne che hanno perduto l’amore. Se noi svolgiamo il nostro lavoro, o Signore, allora si potrà vedere, comprendere e annunciare la Buona Novella sulla nostra terra: ■ la gioia di Dio”. nedetta. È tempo di vie nuove per la missione nel mondo di oggi. Qualcosa di nuovo sta sorgendo anche in Sardegna. Anche noi saveriani stiamo cercando di attuare un nuovo stile di animazione missionaria. Con le persone di buona volontà si può sempre progettare il futuro, purché si abbia il coraggio di affrontare le novità, superando l’attaccamento al passato, che a volte sembra più bello e facile. L’incontro con il nord Il 20 febbraio è riuscito bene l’incontro con le delegate del nord della Sardegna, a Macomer, guidato da p. Daniele Targa. Ci siamo preparati alla santa Pasqua, per vivere con fedeltà l’amore di Cristo nella Salvatorica di Milis che, nonostante l’età costruzione del suo Re- Laedelegata le stampelle, continua con tenacia il suo prezioso gno e nel lavoro per la lavoro d’animazione missionaria. missione della chiesa. A lei e a tutte diciamo: “grazie!” Padre Daniele ha parlato premi per contribuire alla ricodella croce scomoda, che dobbiastruzione dell’ospedale “Yos Sumo portare e che a volte ci semdarso” a Padang, in Indonesia, bra troppo pesante per le nostre danneggiato dal terremoto del 30 spalle. Ma Gesù ci invita a essere settembre 2009. L’estrazione avsuoi discepoli, a seguirlo nel suo verrà durante l’annuale pellegricammino di croce e di resurrenaggio missionario mariano marzione. Non abbiamo paura di tedì 18 maggio a San Luri, presguardare la croce, strumento delso i frati cappuccini. Per le dela cattiveria umana, trasformata legate del nord il pellegrinaggio da Gesù in segno di salvezza per avrà come meta il santuario “Nonoi e per tutta l’umanità. stra Signora di Valverde”, ad AlSono stati distribuiti anche i ■ ghero, il 1° giugno. biglietti della sottoscrizione a L’ ESTATE PER RAGAZZI E GIOVANI I saveriani della Sardegna organizzano anche quest’anno i campi estivi per ragazzi e giovani. Si tratta di alcuni giorni utili per imparare a vivere insieme e per farsi qualche domanda in più, sul tema del Convegno missionario giovanile di Foligno: “Volti e storie al crocevia della missione” (vedi a pagina 6). Ecco gli appuntamenti. Mission boys (ragazzi delle medie): 1 - 4 luglio, a Macomer Missione nel cuore (ragazzi e ragazze dalla I alla IV superiore): 7 - 11 luglio, a Macomer Ragazze sprint (ragazze delle medie): 13 - 18 luglio, a Macomer Missione nel cuore (ragazzi e ragazze dalla I alla IV superiore): 29 luglio - 1° agosto, a Quartu S. Elena Tre giorni per 18enni (preparazione al Convegno di Foligno): 23 - 25 luglio, a Quartu S. Elena Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a: p. Roberto (340 4914261 - [email protected]); p. Daniele (0785 70120 - targadaniele@yahoo. com); sr. Piera (0783 72578 - [email protected]). 2010 MAGGIO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 DIARIO DELLA COMUNITà Romero, uomo appassionato! Perché ricordarlo a 30 anni dal suo martirio Oscar Romero era M ons. un uomo appassiona- to, animato e spinto dall’ardore dell’amore. Era arcivescovo di San Salvador, impegnato nella denuncia delle violenze della dittatura del paese e per questo, il 24 marzo 1930, fu ucciso mentre celebrava Messa. Questa data è stata adottata dalla chiesa per ricordare ogni anno tutti i missionari martiri che, come Romero, sono stati testimoni fino alla fine dei valori cristiani. Alla veglia di adorazione che i saveriani e l’ufficio missionario diocesano hanno preparato, abbiamo riflettuto su una domanda: chi è il martire? a chi ha bisogno di aiuto. Egli, come Cristo, si sacrifica per gli altri dedicando loro le proprie energie, la propria attenzione e cura. Abbiamo perciò adagiato sull’altare una tunica bianca, per ricordare le vesti candide dei martiri che il sangue dell’Agnello ha reso splendenti. Il martirio quindi è uno spendersi per qualcuno diverso da noi, anche se ci costa fatica e ci può mettere in situazioni pericolose. Per questo all’altare è stata portata una lampada accesa, simbolo della vita che, vissuta nell’amore, illumina i fratelli e non teme di essere spenta dal vento impetuoso della persecuzione. Chi è il martire? A rispondere ci ha aiutato p. Enzo Tonini. Il martire è chi offre la propria vita agli altri: avendola gratuitamente ricevuta da Dio, gratuitamente la offre C’è cuore e cuore... A volte ci troviamo ad avere in noi dei cuori di pietra, così duri e insensibili che ci rendono indifferenti verso tutti e tutto, preoccupati solo di noi stessi: avere ILARIA BASTIANELLI una bella casa, un’auto di lusso, essere alla moda e sull’onda del successo. A volte incontriamo persone corrotte, attente al proprio tornaconto più che alla vita della gente che non riesce ad avere una vita dignitosa, l’assistenza sanitaria, un’abitazione e un lavoro rassicurante… Tutto sembra “precario”. Ma niente può giustificare l’individualismo che guida le nostre vite. Siamo chiamati a rafforzare e a far crescere tra noi cristiani il senso comunitario della vita. In questi tempi difficili lo spirito del martirio deve essere forte, perché la carità splenda sull’interesse personale. Romero aveva un cuore di carne: sentiva ciò che era giusto e importante fare per gli altri; denunciava quanto di male c’era nella società. “Ciò che genera i conflitti e le persecuzioni, ciò che segna la chiesa autentica Teresa, missionaria a Km zero Che cosa significa vivere la missione? L’ urna di santa Teresa di Gesù Bambino a marzo ha fatto tappa ad Ancona. Per cinque giorni abbiamo conosciuto questa giovane santa in modo più approfondito, attraverso incontri e celebrazioni, e anche la veglia missionaria guidata dai saveriani, in collaborazione con l’ufficio missionario diocesano. Teresa nacque il 2 gennaio 1873. I suoi genitori da giovani avrebbero voluto abbracciare la vita consacrata, che nessuno dei due poté raggiungere. Ma la dimensione religiosa fu sempre molto presente nella loro vita matrimoniale. 8 I suoi desideri impossibili A soli quattro anni Teresa rimase orfana della madre. La piccola sentiva il bisogno di conoscere profondamente Dio e giunse a desiderare di diventare suora carmelitana, seguendo le due sorelle maggiori. Aveva 14 anni quando decise di diventare monaca. A poco più di 15, fece il suo ingresso nel Carmelo, dove prese il nome di “Teresa del Bambin Gesù”. A 23 anni contrasse la tubercolosi, malattia che nel giro di 18 mesi la portò alla morte, avvenuta il 30 settembre 1897. Teresa aveva sempre desiderato il sacerdozio, pur sapendo di non potervi accedere. L’altro suo grande desiderio era recarsi in missione. Ma neppure questo si realizzò, a causa della malattia. Ciò non le impedì di prendersi cura dei missionari e sostenere il loro lavoro apostolico con la preghiera e la sofferenza. Missionaria senza partire Nel 1927 santa Teresa fu proclamata, assieme a san Francesco Saverio, patrona delle missioni, pur non avendo mai lasciato il convento. Può sorgere una domanda: che cosa significa “missione”? Padre Enzo, alla veglia, ci ha detto che “missione” non è sinonimo di progetti realizzati per paesi lontani e poveri; ma è soprattutto andare al cuore del- Alla veglia di preghiera abbiamo ricordato santa Teresa del Bambin Gesù, patrona delle missioni, in occasione della sosta nelle Marche dell’urna con i resti della santa ILARIA BASTIANELLI le persone. Santa Teresa è vera missionaria perché ha messo la sua vita a disposizione degli altri. In questo, Teresa non è stata guidata da una scelta fredda e razionale, ma da una passione tipica dei giovani: l’amore. Aveva sentito l’amore di Dio e avrebbe voluto che tutti gli uomini non si lasciassero sedurre dallo stesso amore. Non sono i chilometri percorsi che ci rendono missionari, ma l’amore, grazie al quale riusciamo a spezzare le catene dell’egoismo e diventiamo capaci di incontrare gli altri, di apprezzarli e di donarci a loro. Vivere d’amore è una follia Agli occhi del mondo le ragioni dell’amore appaiono una follia. Ha scritto infatti Teresa: “Vivere d’amore, quaggiù, è un darsi smisurato, senza chiedere salario; senza far conti io mi do, perché quando si ama non si fanno calcoli. Vivere d’amore, che strana pazzia! Mi dice il mondo: smettila di cantare! E bada a non sprecare i tuoi aromi, la tua vita: impiegali utilmente!”. Sarà bene che anche noi svegliamo la nostra vita dal sonno che ci fa pensare solo a noi stessi, o al massimo, a qualche parente e amico. ■ è quando la Parola bruciante annuncia al popolo le meraviglie di Dio e denuncia i peccati degli uomini che si oppongono al regno di Dio, perché li estirpino dai loro cuori, dalle loro società, dalle loro leggi, dai loro organismi che opprimono, imprigionano e calpestano i diritti di Dio e dell’umanità”. Il manto, la terra e la croce Ricordando Cristo che si è calato nella storia per salvarci, alla veglia abbiamo spiegato sull’altare un man- Il vescovo di El Salvador, mons. Oscar Rometo rosso, a rappresentare il ro, di cui è stato celebrato il 24 marzo il 30° anniversario del martirio sangue versato nel martirio cruento. Abbiamo utilizzato anche altri due segni: la ciosibili verso chi soffre nel fisico tola di terra, simbolo dei core nell’animo; accoglienti verso pi dei martiri che la terra ha acgli anziani e gli stranieri. colto come tanti semi di vita; e Ma è proprio così che anche la croce, che i martiri hanno acnoi diventiamo martiri: nelle colto dichiarando di appartenescelte e nei piccoli gesti quotire a Cristo. diani. Come fanno le mamme Insieme abbiamo invocato innamorate dei figli, mostranlo Spirito Santo affinché “ogni doci la via silenziosa e umile da steccato sia abbattuto, ogni ranseguire. Lasciamoci travolgere core sia spento; sepolto sia l’ordall’amore di Cristo, che anima goglio, distrutta l’invidia, vinta e rende vivi. Egli ha fatto espela cattiveria”. Facciamo fatica a rienza della nostra debolezza, comportarci così: a essere comper mostrarci come da essa posprensivi verso chi tradisce; sen■ siamo salvarci. 18 - 24 luglio: campo giovanile a Fano Don Giancarlo de Santis e i saveriani di Ancona organizzano dal 18 al 24 luglio un campo di lavoro missionario a Fano, aperto ai ragazzi e ai giovani dai 15 anni in su. Il mattino si va ogni giorno in una parrocchia diversa per fare la raccolta di indumenti e cose varie, nel pomeriggio è prevista la formazione sul tema, “vincere la paura per andare al cuore dell’altro”. In ogni parrocchia, è in programma una serata di fraternità con la popolazione. Non sei stanco di lottare per essere primo? Prenditi una pausa e vieni a vivere la gioia di stare insieme. Per informazioni: padre Enzo Tonini (071 895368 - [email protected]). LA MISSIONE A... PASSATEMPO p. CARLOS AGUADO, sx Da sabato 17 a domenica 28 aprile, siamo stati ospiti della parrocchia di S. Giovanni Battista a Passatempo di Osimo. Eravamo quattro saveriani e la saveriana Lidia. Il parroco don Claudio Marinelli ci ha invitato ad animare una missione nella loro parrocchia. È stata soprattutto un’occasione per ascoltare il vangelo di Gesù e sperimentare come ravviva la nostra fede e trasforma la nostra vita. È stata una missione fatta di incontri. Il primo giorno abbiamo parlato con i ragazzi del catechismo e dell’ACR, e abbiamo celebrato l’Eucaristia che dava l’avvio alla missione. Ogni mattina il nostro primo incontro era con il Signore, celebrando la Messa. Poi, mentre uno di noi restava Padre Carlos Aguado in chiesa a disposizione della gente, gli altri missionari sono andati casa per casa a parlare del vangelo a tutti, in particolare a chi non frequenta la chiesa. Al mattino visitavamo le case degli anziani, riservando il pomeriggio e la sera alle famiglie più giovani. Oltre alle famiglie, abbiamo fatto visita alle fabbriche, alle scuole e agli ambienti sportivi. Martedì 20 aprile il vescovo mons. Menichelli ha presentato il congresso Eucaristico nazionale che si terrà ad Ancona il prossimo anno. Tutta la diocesi di Ancona-Osimo si sta già preparando con la preghiera e le adorazioni eucaristiche nelle varie parrocchie. Domenica abbiamo chiuso la settimana con la celebrazione dell’Eucaristia e un bel momento di festa con i giovani e le nuove famiglie arrivate a Passatempo. 2010 MAGGIO PARMA 43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Giornata di festa attorno ai... Un evento molto speciale in casa madre Nella rubrica “Vita Saveriana” (a pagina 3), padre Luca ha descritto brevemente i quattro saveriani del giubileo sacerdotale. Qui lo studente saveriano Pierre fa la cronaca della giornata parmense. 25 marzo 2010, soG iovedì lennità dell’Annunciazio- ne del Signore, è stato il giorno del sessantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di quattro cari saveriani: p. Luigi Martini, il più venerando (87 compiuti a gennaio), e i più giovani p. Albino Orsi, p. Nazzareno Bramati, p. Vittorino Dalla Valle (86 anni ciascuno). Già dal mattino, nella preghiera delle lodi, la comunità degli studenti saveriani di teologia ha ricordato e ringraziato il Signore per i quattro confratelli. Poi siamo rimasti in attesa che arrivasse p. Vittorino, l’unico dei quattro che non risiede in casa madre a Parma. È venuto da Vicenza, accompagnato dal rettore p. Mario Giavarini. In regalo un vetro di Murano Intanto in casa madre il Gams - gruppo amici dei missionari saveriani - si era riunito per il ritiro in preparazione alla Pasqua. La presenza delle signore del Gams, al pranzo e alla Messa, ha contribuito a creare un clima di gioia e simpatia. Erano presenti anche i saveriani che vivono in casa madre, alcuni famigliari dei quattro festeggiati, e p. Luigi Menegazzo, vicario generale della nostra congregazione, che aveva trascorso l’intera settimana a Parma, per incontrare gli studenti. A pranzo si è festeggiato. L’atmosfera gioiosa di festa in famiglia era scandita da saluti e auguri, primo tra tutti quelli del rettore della casa madre p. Renzo Larcher. Abbiamo condiviso il pasto: un primo di tortelli, un PIERRE SHAMAVU, sx secondo di carne con carciofi, frutta mista, torte della saveriana Marisa e spumante. Ai quattro festeggiati è stata regalata un’opera d’arte in vetro lavorato di Murano, con tanto di nome e cognome inciso; simboleggia la loro fedeltà a Dio e agli uomini. Due bellissimi vasi di fiori, uno dalla casa madre e l’altro dal Gams, sono stati portati in chiesa, dove si è svolta la celebrazione Eucaristica del pomeriggio. Non sento niente! Ha presieduto la santa Messa p. Carlo Pozzobon, superiore dei saveriani in Italia. Accanto a lui, c’erano i quattro saveriani del giubileo: padre Bramati e padre Dalla Valle sui gradini; padre Martini e padre Orsi in piano sulla carrozzina. E poi tutti gli altri celebranti, con la stola bianca della riconoscenza e della lode. Nella sua omelia, p. Carlo ha citato la vecchia e nostalgica formula latina, “Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam…- salirò all’altare di Dio, che rallegra la mia giovinezza”). Padre Martini, nel frattempo e per tutta la celebrazione, non smetteva di mormorare: “Io non sento, non sento niente…!”. Come per dire: se è la mia festa, almeno fate in modo che io senta quello che si dice! Ha le sue buone ragioni... Fraternità e amicizia Dopo la Comunione, padre Bramati ha espresso un ringraziamento al Signore e a tutti i presenti. Non ha dimenticato di dire che gli sarebbe piaciuto ancora di più festeggiare questo giorno “a casa sua”, in Sierra Leone, e che lui è sempre pronto a ripartire per la missione. Padre Vittorino ha riconosciuto, con emozione, che tutto quello che gli altri fanno per lui e per loro, nel giorno di festa e nella quotidianità, è segno di “vera fraternità e vera amicizia”. Padre Albino, pur non pronuncian- Padre Vittorino Dalla Valle, con il vicario generale dei saveriani p. Luigi Menegazzo, mostra il regalo che è stato donato ai quattro saveriani al traguardo dei sessant’anni di sacerdozio do una parola, ha espresso gratitudine con la sua serenità e il suo sorriso, seduto accanto a suo fratello prete, don Agostino Orsi, tutti e due con una bella stola ■ bianca. Tra memoria, musica e allegria Sissa ricorda il saveriano p. Dante Bertoli è stata una serata concertistica di successo quella del 20 marzo scorso, celebrata nel ricordo del maestro e compositore Renato Dionisi, nel centenario della nascita, e del missionario sissese p. Dante Bertoli, scomparso dodici anni fa. Nel segno di questo doppio omaggio a Sissa, si sono esibiti il coro «Sant’Ilario» di Rovereto e il coro «Montecastello » di Neviano degli Arduini, nell’ambito della terza rassegna corale svoltasi nella chiesa parrocchiale di Sis- 8 sa. Fra i vari ospiti era presente anche il maestro Veneri, grande compositore e direttore di cori. Un omaggio doppio Ma come accade ogni anno, Sissa ha ricordato un concittadino che si è distinto nel mondo della musica. Quest’anno il pensiero della comunità è andato a p. Dante Bertoli, missionario saveriano che si è impegnato con generosità anche in Bangladesh. Il missionario, infatti, faceva leva sulla sua fisarmonica e sulla sua voce da tenore per rompere il ghiaccio ed essere subito amico di tutti. Dopo i saluti del parroco don Filippo Zappettini e del sindaco Grazia Cavanna, il maestro Eugenio Martani ha presentato i due cori e, prima dell’inizio dell’esibizione, ha letto alcuni cenni biografici di padre Dante: “Con la fisarmonica, le canzoni di montagna e qualche rimasuglio di Sanremo, il missionario riusciva a diventare amico anche... dei sassi. Nel 1958 la popolazione di Sissa festeggiò la sua partenza per il Bangladesh e gli offrì il viaggio”. La rassegna corale è iniUn momento del concerto che si è svolto nella ziata con il canto del “Pachiesa parrocchiale di Sissa in ricordo del dre nostro”. Il pubblico saveriano p. Bertoli e del maestro Dionisi PATRIZIA MAGNANI presente ha applaudito con affetto e soprattutto i vecchi maestri hanno dichiarato la loro gratitudine per il prezioso bagaglio che p. Dante aveva loro fornito per la loro attività di insegnanti. Una “riffa” di cioccolato Al termine non poteva mancare una gradita sosta attorno al tavolo imbandito, come piaceva tanto anche a padre Dante. I 60 coristi con i loro direttori, amici e invitati hanno trovato alla casa della gioventù le prelibatezze tipiche del nostro territorio e la serata è proseguita in allegria fino a tarda notte. Abbiamo pensato anche a un gesto di solidarietà: vista la vicinanza della Pasqua è stata organizzata una “riffa” con due uova di cioccolato. Il ricavato è stato consegnato al parroco per i lavori di ristrutturazione della nostra chiesa, che sono ancora in corso. È stata una serata magnifica. Credo che padre Dante non potesse essere ricordato in maniera migliore. Noi famigliari siamo soddisfatti e anche in futuro ci impegneremo affinché nostro cugino missionario non venga dimenticato, e soprattutto che il suo messaggio di fratellanza continui a essere trasmesso alle ■ giovani generazioni. (continua nel riquadro) Padre Nazzareno Bramati a tavola con i suoi famigliari, nella casa madre di Parma BERTOLI: MISSIONE E FISARMONICA P. MAGNANI Educato fin da bambino alle grandi rinunce (quando nacque, suo padre era già morto e la mamma morì un paio d’anni dopo), p. Dante Bertoli non ebbe difficoltà a spendersi per gli altri in un’impegnativa vita missionaria: in Bangladesh per soli 18 mesi, e poi nelle varie comunità saveriane come insegnante, amministratore e formatore dei ragazzi alla mondialità. L’oggetto più prezioso del suo bagaglio apostolico era la fisarmonica, insieme alla sua voce da tenore. L’aveva usata molto e con successo, in tutti gli anni precedenti alla sua partenza per il Bangladesh; ed era certo che l’avrebbe aiutato anche in missione. E fu proprio così, stando a ciò che egli ha scritto. “Nel 1959, in occasione della consacrazione episcopale di mons. Joseph Cordeiro, esplose la mia… fama di Padre Dante Bertoli: musicista! Alla fine del pranzo ufficiaSissa, 4.11.1922 - Parma, 18.8.1998 le, infatti, fui invitato a presentare un omaggio augurale al novello presule. Non ancora a mio agio con la lingua locale, pensai di usare la fisarmonica ed esprimere con la musica i miei sentimenti. Fu un successo, non tanto per l’esecuzione, quanto per l’originalità della trovata. Alcuni giorni dopo fui costretto, dietro pressione dello stesso arcivescovo, ad accettare l’invito del direttore della radio Pakistana di mettere in onda due trasmissioni di musica italiana. E fu così che cominciarono ad arrivare inviti a non finire, anche da parte di hindu e musulmani. Nella primavera del 1960, ai festeggiamenti in onore del grande poeta bengalese Tagore, con la mia fisarmonica ho rappresentato la chiesa cattolica di Khulna”. 2010 MAGGIO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Giornata di festa attorno ai... Un evento molto speciale in casa madre Nella rubrica “Vita Saveriana” (a pagina 3), padre Luca ha descritto brevemente i quattro saveriani del giubileo sacerdotale. Qui lo studente saveriano Pierre fa la cronaca della giornata parmense. 25 marzo 2010, soG iovedì lennità dell’Annunciazio- ne del Signore, è stato il giorno del sessantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di quattro cari saveriani: p. Luigi Martini, il più venerando (87 compiuti a gennaio), e i più giovani p. Albino Orsi, p. Nazzareno Bramati, p. Vittorino Dalla Valle (86 anni ciascuno). Già dal mattino, nella preghiera delle lodi, la comunità degli studenti saveriani di teologia ha ricordato e ringraziato il Signore per i quattro confratelli. Poi siamo rimasti in attesa che arrivasse p. Vittorino, l’unico dei quattro che non risiede in casa madre a Parma. È venuto da Vicenza, accompagnato dal rettore p. Mario Giavarini. In regalo un vetro di Murano Intanto in casa madre il Gams - gruppo amici dei missionari saveriani - si era riunito per il ritiro in preparazione alla Pasqua. La presenza delle signore del Gams, al pranzo e alla Messa, ha contribuito a creare un clima di gioia e simpatia. Erano presenti anche i saveriani che vivono in casa madre, alcuni famigliari dei quattro festeggiati, e p. Luigi Menegazzo, vicario generale della nostra congregazione, che aveva trascorso l’intera settimana a Parma, per incontrare gli studenti. A pranzo si è festeggiato. L’atmosfera gioiosa di festa in famiglia era scandita da saluti e auguri, primo tra tutti quelli del rettore della casa madre p. Renzo Larcher. Abbiamo condiviso il pasto: un primo di tortelli, un PIERRE SHAMAVU, sx secondo di carne con carciofi, frutta mista, torte della saveriana Marisa e spumante. Ai quattro festeggiati è stata regalata un’opera d’arte in vetro lavorato di Murano, con tanto di nome e cognome inciso; simboleggia la loro fedeltà a Dio e agli uomini. Due bellissimi vasi di fiori, uno dalla casa madre e l’altro dal Gams, sono stati portati in chiesa, dove si è svolta la celebrazione Eucaristica del pomeriggio. Non sento niente! Ha presieduto la santa Messa p. Carlo Pozzobon, superiore dei saveriani in Italia. Accanto a lui, c’erano i quattro saveriani del giubileo: padre Bramati e padre Dalla Valle sui gradini; padre Martini e padre Orsi in piano sulla carrozzina. E poi tutti gli altri celebranti, con la stola bianca della riconoscenza e della lode. Nella sua omelia, p. Carlo ha citato la vecchia e nostalgica formula latina, “Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam…- salirò all’altare di Dio, che rallegra la mia giovinezza”). Padre Martini, nel frattempo e per tutta la celebrazione, non smetteva di mormorare: “Io non sento, non sento niente…!”. Come per dire: se è la mia festa, almeno fate in modo che io senta quello che si dice! Ha le sue buone ragioni... Fraternità e amicizia Dopo la Comunione, padre Bramati ha espresso un ringraziamento al Signore e a tutti i presenti. Non ha dimenticato di dire che gli sarebbe piaciuto ancora di più festeggiare questo giorno “a casa sua”, in Sierra Leone, e che lui è sempre pronto a ripartire per la missione. Padre Vittorino ha riconosciuto, con emozione, che tutto quello che gli altri fanno per lui e per loro, nel giorno di festa e nella quotidianità, è segno di “vera fraternità e vera amicizia”. Padre Albino, pur non pronuncian- Padre Vittorino Dalla Valle, con il vicario generale dei saveriani p. Luigi Menegazzo, mostra il regalo che è stato donato ai quattro saveriani al traguardo dei sessant’anni di sacerdozio do una parola, ha espresso gratitudine con la sua serenità e il suo sorriso, seduto accanto a suo fratello prete, don Agostino Orsi, tutti e due con una bella stola ■ bianca. Tra memoria, musica e allegria Sissa ricorda il saveriano p. Dante Bertoli è stata una serata concertistica di successo quella del 20 marzo scorso, celebrata nel ricordo del maestro e compositore Renato Dionisi, nel centenario della nascita, e del missionario sissese p. Dante Bertoli, scomparso dodici anni fa. Nel segno di questo doppio omaggio a Sissa, si sono esibiti il coro «Sant’Ilario» di Rovereto e il coro «Montecastello » di Neviano degli Arduini, nell’ambito della terza rassegna corale svoltasi nella chiesa parrocchiale di Sis- 8 sa. Fra i vari ospiti era presente anche il maestro Veneri, grande compositore e direttore di cori. Un omaggio doppio Ma come accade ogni anno, Sissa ha ricordato un concittadino che si è distinto nel mondo della musica. Quest’anno il pensiero della comunità è andato a p. Dante Bertoli, missionario saveriano che si è impegnato con generosità anche in Bangladesh. Il missionario, infatti, faceva leva sulla sua fisarmonica e sulla sua voce da tenore per rompere il ghiaccio ed essere subito amico di tutti. Dopo i saluti del parroco don Filippo Zappettini e del sindaco Grazia Cavanna, il maestro Eugenio Martani ha presentato i due cori e, prima dell’inizio dell’esibizione, ha letto alcuni cenni biografici di padre Dante: “Con la fisarmonica, le canzoni di montagna e qualche rimasuglio di Sanremo, il missionario riusciva a diventare amico anche... dei sassi. Nel 1958 la popolazione di Sissa festeggiò la sua partenza per il Bangladesh e gli offrì il viaggio”. La rassegna corale è iniUn momento del concerto che si è svolto nella ziata con il canto del “Pachiesa parrocchiale di Sissa in ricordo del dre nostro”. Il pubblico saveriano p. Bertoli e del maestro Dionisi PATRIZIA MAGNANI presente ha applaudito con affetto e soprattutto i vecchi maestri hanno dichiarato la loro gratitudine per il prezioso bagaglio che p. Dante aveva loro fornito per la loro attività di insegnanti. Una “riffa” di cioccolato Al termine non poteva mancare una gradita sosta attorno al tavolo imbandito, come piaceva tanto anche a padre Dante. I 60 coristi con i loro direttori, amici e invitati hanno trovato alla casa della gioventù le prelibatezze tipiche del nostro territorio e la serata è proseguita in allegria fino a tarda notte. Abbiamo pensato anche a un gesto di solidarietà: vista la vicinanza della Pasqua è stata organizzata una “riffa” con due uova di cioccolato. Il ricavato è stato consegnato al parroco per i lavori di ristrutturazione della nostra chiesa, che sono ancora in corso. È stata una serata magnifica. Credo che padre Dante non potesse essere ricordato in maniera migliore. Noi famigliari siamo soddisfatti e anche in futuro ci impegneremo affinché nostro cugino missionario non venga dimenticato, e soprattutto che il suo messaggio di fratellanza continui a essere trasmesso alle ■ giovani generazioni. (continua nel riquadro) Padre Nazzareno Bramati a tavola con i suoi famigliari, nella casa madre di Parma BERTOLI: MISSIONE E FISARMONICA P. MAGNANI Educato fin da bambino alle grandi rinunce (quando nacque, suo padre era già morto e la mamma morì un paio d’anni dopo), p. Dante Bertoli non ebbe difficoltà a spendersi per gli altri in un’impegnativa vita missionaria: in Bangladesh per soli 18 mesi, e poi nelle varie comunità saveriane come insegnante, amministratore e formatore dei ragazzi alla mondialità. L’oggetto più prezioso del suo bagaglio apostolico era la fisarmonica, insieme alla sua voce da tenore. L’aveva usata molto e con successo, in tutti gli anni precedenti alla sua partenza per il Bangladesh; ed era certo che l’avrebbe aiutato anche in missione. E fu proprio così, stando a ciò che egli ha scritto. “Nel 1959, in occasione della consacrazione episcopale di mons. JosePadre Dante Bertoli: ph Cordeiro, esplose la mia… fama di Sissa, 4.11.1922 - Parma, 18.8.1998 musicista! Alla fine del pranzo ufficiale, infatti, fui invitato a presentare un omaggio augurale al novello presule. Non ancora a mio agio con la lingua locale, pensai di usare la fisarmonica ed esprimere con la musica i miei sentimenti. Fu un successo, non tanto per l’esecuzione, quanto per l’originalità della trovata. Alcuni giorni dopo fui costretto, dietro pressione dello stesso arcivescovo, ad accettare l’invito del direttore della radio Pakistana di mettere in onda due trasmissioni di musica italiana. E fu così che cominciarono ad arrivare inviti a non finire, anche da parte di hindu e musulmani. Nella primavera del 1960, ai festeggiamenti in onore del grande poeta bengalese Tagore, con la mia fisarmonica ho rappresentato la chiesa cattolica di Khulna”. 2010 MAGGIO PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Giornata di festa attorno ai... Un evento molto speciale in casa madre Nella rubrica “Vita Saveriana” (a pagina 3), padre Luca ha descritto brevemente i quattro saveriani del giubileo sacerdotale. Qui lo studente saveriano Pierre fa la cronaca della giornata parmense. per i quattro confratelli. Poi siamo rimasti in attesa che arrivasse p. Vittorino, l’unico dei quattro che non risiede in casa madre a Parma. È venuto da Vicenza, accompagnato dal rettore p. Mario Giavarini. 25 marzo 2010, soG iovedì lennità dell’Annunciazio- In regalo un vetro di Murano Intanto in casa madre il Gams - gruppo amici dei missionari saveriani - si era riunito per il ritiro in preparazione alla Pasqua. La presenza delle signore del Gams, al pranzo e alla Messa, ha contribuito a creare un clima di gioia e simpatia. Erano presenti anche i saveriani che vivono in casa madre, alcuni famigliari dei quattro festeggiati, e p. Luigi Menegazzo, vicario generale della nostra congregazione, che aveva trascorso l’intera set- ne del Signore, è stato il giorno del sessantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di quattro cari saveriani: p. Luigi Martini, il più venerando (87 compiuti a gennaio), e i più giovani p. Albino Orsi, p. Nazzareno Bramati, p. Vittorino Dalla Valle (86 anni ciascuno). Già dal mattino, nella preghiera delle lodi, la comunità degli studenti saveriani di teologia ha ricordato e ringraziato il Signore L’obolo della vedova La busta e il sorriso di Margherita L a chiesa del piccolo paese è addobbata a festa: un grande striscione bianco con la scritta “Benvenuto Padre Amedeo!” rallegra la facciata barocca. Padre Amedeo torna in patria dopo trent’anni di servizio missionario in Africa. Anche Margherita, alla soglia dei suoi novantacinque anni, appoggiata al suo inseparabile bastone, con passo antico e solenne si avvia verso la chiesa. Quelle raffiche di mitra Margherita, ricorda il giorno in cui incontrò padre Martin, un missionario di origine francese, che l’aveva assistita nel momento più difficile della sua vita: la morte del figlio, nato con un grave deficit cognitivo e amorevolmente L’episodio evangelico del dono della vedova (Vie de Jésus Mafa) 8 assistito per oltre trent’anni. Nel contempo, anche il marito operaio specializzato fu colpito da un “ictus cerebrale”, che l’ha inchiodato su una carrozzina, privo della parola. Quel giorno, quando la disperazione aveva invaso la sua esistenza, bussò alla porta quel prete, minuto e sorridente, che condivise il suo dolore, non solo con le parole. Un giorno, dalla radio, la terribile notizia: padre Martin, missionario in un povero villaggio africano, era stato assassinato con una raffica di mitra esplosa da un soldato, mentre tentava coraggiosamente di sottrarre alcuni bambini destinati a fare i bambini soldato. Da quel giorno Margherita non PIERRE SHAMAVU, sx timana a Parma, per incontrare gli studenti. A pranzo si è festeggiato. L’atmosfera gioiosa di festa in famiglia era scandita da saluti e auguri, primo tra tutti quelli del rettore della casa madre p. Renzo Larcher. Abbiamo condiviso il pasto: un primo di tortelli, un secondo di carne con carciofi, frutta mista, torte della saveriana Marisa e spumante. Ai quattro festeggiati è stata regalata un’opera d’arte in vetro lavorato di Murano, con tanto di nome e cognome inciso; simboleggia la loro fedeltà a Dio e agli uomini. Due bellissimi vasi di fiori, uno dalla casa madre e l’altro dal Gams, sono stati portati in chiesa, dove si è svolta la celebrazione Eucaristica del pomeriggio. PIER CARLO MERLONE mancò mai alle numerose giornate missionarie. Si adoperò per aiutare i missionari andando di paese in paese a illustrare le diverse iniziative. Anche oggi, nonostante il peso degli anni, Margherita non voleva mancare. Non è stato un sacrificio La navata della chiesa era addobbata con grandi fotografie di bambini scheletriti; gli occhi spalancati chiedevano più giustizia che compassione. Nell’omelia, il racconto di padre Amedeo testimonia di situazioni di miseria, di fame, di guerre, di violenze di ogni genere. Quelle fotografie ne erano la testimonianza visiva. Margherita ne rimase profondamente turbata. Al termine della celebrazione, padre Amedeo si sistemò sul sagrato per ricevere le offerte dei fedeli. Margherita aveva nella borsetta una busta bianca. Costretta a vivere con la pensione di reversibilità del marito, data l’esiguità dell’introito era obbligata ogni mese a suddividerlo in piccole somme che servivano per le spese dell’affitto di casa, il pagamento delle utenze domestiche, le medicine. Nella busta bianca, la parte destinata all’acquisto dei generi alimentari. Quando fu di fronte a padre Amedeo non esitò un attimo, estrasse dalla borsetta la busta bianca e la depositò con un sorriso nelle mani callose del missionario. Nella chiesa echeggiavano ancora le parole del vangelo di Luca al capitolo 21: “Vide anche una vedova povera…”. ■ Non sento niente! Ha presieduto la santa Messa p. Carlo Pozzobon, superiore dei saveriani in Italia. Accanto a lui, c’erano i quattro saveriani del giubileo: padre Bramati e padre Dalla Valle sui gradini; padre Martini e padre Orsi in piano sulla carrozzina. E poi tutti gli altri celebranti, con la stola bianca della riconoscenza e della lode. Nella sua omelia, p. Carlo ha citato la vecchia e nostalgica formula latina, “Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam…- salirò all’altare di Dio, che rallegra la mia giovinezza”). Padre Martini, nel frattempo e per tutta la celebrazione, non smetteva di mormorare: “Io non sento, non sento niente…!”. Come per dire: se è la mia festa, almeno fate in modo che io senta quello che si dice! Ha le sue buone ragioni... Fraternità e amicizia Dopo la Comunione, padre Bramati ha espresso un ringraziamento al Signore e a tutti i presenti. Non ha dimenticato di dire che gli sarebbe piaciuto ancora di più festeggiare questo giorno “a casa sua”, in Sierra Leone, e che lui è sempre pronto a ripartire per la missione. Padre Vittorino ha riconosciu- Padre Vittorino Dalla Valle, con il vicario generale dei saveriani p. Luigi Menegazzo, mostra il regalo che è stato donato ai quattro saveriani al traguardo dei sessant’anni di sacerdozio to, con emozione, che tutto quello che gli altri fanno per lui e per loro, nel giorno di festa e nella quotidianità, è segno di “vera fraternità e vera amicizia”. Padre Albino, pur non pronunciando una parola, ha espresso gratitudine con la sua serenità e il suo sorriso, seduto accanto a suo fratello prete, don Agostino Orsi, tutti e due con una bella stola bianca. ■ MISSIONE E PREGHIERA / 3 MARIA, VERGINE ORANTE M. ANNA MARIA CàNOPI, osb [email protected] Uno dei titoli più suggestivi dati alla Madre di Dio è “Maria, Vergine orante”. Piena di grazia, Maria è sostanzialmente preghiera: “l’anima mia magnifica il Signore!”. Davanti allo sguardo interiore della Vergine che, dopo l’annuncio, da Nazareth sale alla casa di Elisabetta, passavano tutte le generazioni d’Israele, tutte le vicende del suo popolo, tutte le schiere dei poveri e degli umili che avevano mantenuta viva la speranza della salvezza. Il cuore di Maria, però, oltrepassava ormai tutti i confini delle nazioni e si faceva anelito di tutti i popoli, di tutti gli uomini, di ogni creatura. Cominciava la sua avventura di “Madre dell’umanità”. A Cana, infatti, Maria intercede per la gioia di una festa di nozze; giunta l’ora della prova estrema, ella rimane ai piedi del patibolo e lo stesso schianto del suo cuore è la grande supplica che dalla terra penetra nell’alto dei cieli, squarciando le nubi dell’angoscia umana. Perciò la sua figura di Orante rimane soprattutto quella ai piedi della croce, anzi, delle tre croci, poiché erano ormai tutte sue le croci degli uomini... Ma lo strazio del venerdì santo diventa, per fede, trepido viaggio interiore verso il grido festivo dell’anima all’alba di risurrezione. E dopo il ritorno di Gesù al Padre, la Madre tiene i discepoli uniti in preghiera fino alla venuta della Potenza dall’alto promesso dal Risorto. Maria nel cenacolo della pentecoste è l’icona della chiesa orante. Ella ci invita a lasciarci plasmare dallo Spirito, che ci santifica e ci rende adoratori di Dio. Abbiamo bisogno di recuperare la dimensione dell’interiorità e tutti quegli atteggiamenti che costituiscono le premesse della preghiera: il silenzio e l’umiltà, l’ascolto-obbedienza, la fede e la costanza, il desiderio di Dio e l’ardore della carità. Maria ci prende per mano e ci insegna la strada della preghiera. 2010 MAGGIO PUGLIA 74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 Le caramelle che corrono / 4 Il più piccolo dà il buon esempio a tutti lasciato ad apriV ileabbiamo con il racconto dell’ul- tima caramella trovata quasi per miracolo nel magazzino e che era destinata al piccolo Mussafiri. Una volta uscito fuori, con la caramella in mano e da una posizione abbastanza rialzata rispetto al cortile, cerco di attirare l’attenzione di quei venti ragazzini rimasti a giocare. Con un tono di voce sostenuto, grido: “È l’unica caramella rimasta. È per il più piccolo. Dov’è il più piccolo?”. Il gusto dolce piace sempre I ragazzi mi rispondono quasi in coro: “Mussafiri è il più pic- colo”. Allora scendo dalla piattaforma al cortile, mi avvicino a Mussafiri e m’inginocchio per mettermi alla sua altezza. Tutti i ragazzini si avvicinano facendo un cerchio attorno a Mussafiri e a me. Consegno nella mano di Mussafiri la caramella, vigilando che nessuno gliela porti via. Subito i ragazzi cominciano a dare consigli al bambino, per indicargli come liberare la caramella dalla carta. La sorellina interviene per aiutarlo a scartocciarla e finalmente Mussafiri si stringe fra le dita la tanto agognata caramella. Il bambino esita però a metterla in bocca, an- p. ANGELO BERTON, sx che se tutti glielo suggeriscono dicendo: “Non aver paura! Mettila in bocca, è dolce!”. Ma lui ancora non si fida. Mentre tutt’intorno i ragazzini rimangono con gli occhi puntati su di lui, la sorellina prende la mano di Mussafiri e l’aiuta a portare la caramella fino a toccare la lingua. Il bambino, gradito il suo gusto dolce e soddisfatto, senza pronunciare una parola, segnala il suo gradimento ai compagni con un bel sorriso, come per dire loro: “è davvero buona!”. Basta poco per un sorriso Poi Mussafiri fa un gesto sor- Leggevo e pregavo tanto Testimonianza sul beato Conforti Ho accolto la testimonianza del signor Giuseppe e volentieri la pubblichiamo, perché crediamo che il Signore, secondo la sua santa volontà, dona la sua grazia anche per intercessione dei suoi santi e beati. p. Angelo Berton, sx I 8 l 7 dicembre 1992 ho avuto una paresi facciale sinistra. Il medico di famiglia mi ha sottoposto alle cure del caso, che non sortivano effetto. Essendo peggiorato il quadro clinico, il medico mi mandò da un neurologo, che mi prescrisse altre cure. Ma anche queste non portavano miglioramenti, anzi peggioravo al punto da diagnosticare una paraparesi. Pur cambiando terapia, stavo sempre male, fino a non poter camminare bene e ad avere difficoltà a deglutire, perché erano interessati i nervi sensori di molte parti del corpo, con il sospetto che potessi avere problemi ai tessuti connettivi. Perciò mi fu prescritta una tac al cranio. Ricordo di essermi ricoverato alla clinica Bernardini una sera di fine dicembre. In clinica mi ero portato un libro di mons. Guido Conforti, vescovo di Parma e fondatore dei missionari saveriani. Durante la notte ho letto il libro e ho pregato tanto, anche perché mia moglie aspettava un bambino, che è poi nato il 25 aprile 1993, giorno di san Marco. La mattina avevo già avvertito un sensibile miglioramento prima di fare la tac, dalla quale non è risultato alcun problema, tant’è che il neurologo mi disse che non solo non avevo niente, ma avevo i nervi di un giovane. GIUSEPPE RENNA In seguito ho avuto un lungo e graduale miglioramento, al punto che all’inizio di marzo ho ripreso a lavorare. La completa guarigione l’ho avuta dopo diversi anni. In cuor mio io ho attribuito questa guarigione alla preghiera fatta a mons. Conforti perché intercedesse presso nostro Signore Gesù Cristo. Sono rimasto sempre legato ai missionari saveriani e al loro fondatore. Quando ci fu la beatificazione del Conforti (17 marzo 1996) mi sono unito alla comunità di Lama e sono andato a Roma per ringraziare della grazia della salute recuperata. Quando ero malato, una signora era venuta a farmi visita portandomi il libro della vita del fondatore dei saveriani. Era venuto a casa anche p. Michelangelo Pennino, che mi ha confessato trasmettendomi serenità. Questo forse potrebbe spiegare tutto. ■ prendente. Guarda i suoi amici tutt’intorno, sorride al bambino che gli sta di fronte, gli si avvicina e gli tocca la lingua con la caramella. Questi, sentito il dolce, esce subito dal cerchio e corre a giocare, gridando: “È dolce! È dolce!”. Mussafiri, di seguito, tocca la lingua del secondo bambino, che corre felice a giocare; e così il terzo, il quarto, il quinto... In pochi minuti, i ragazzi del cortile erano di nuovo tutti a giocare. Così, il piccolo africano del villaggio di Kalembe, con una soQuant’era buona la caramella del missionario, peccato sia già finita! (foto S. Benedetti) la caramella ha saputo far felici tutti i ragazzi caramella condivisa, fare felici del cortile. Bravo Mussafiri! Pertante persone. Mussafiri invece, chè, pur essendo il più piccolo e un bambino così piccolo, con la più povero del villaggio, hai svesua unica caramella, è riuscito a lato a tutti il segreto: è possibitrasmettere gioia a tutti i ragazzi le trovare il modo di regalare un del cortile, mandandoli a giocasorriso alle persone che vivono re felici. Devo riconoscere che, intorno a noi, utilizzando le potra le tante lezioni ricevute dai che e piccole cose che abbiamo. bambini in Africa, quella ricevuta dal Mussafiri è rimasta imUna lezione pressa nella mia mente come la indimenticabile lezione più gratificante della mia Non avrei mai creduto che ■ vita missionaria. fosse possibile, con una sola MISSIONE E PREGHIERA MARIA, VERGINE ORANTE M. ANNA MARIA CàNOPI, osb [email protected] Giuseppe Renna, ammiratore del beato Conforti Il beato Guido Conforti (Parma, 30 marzo 1865 - 5 novembre 1931), vescovo di Parma, ha fondato la Congregazione dei missionari saveriani per l’evangelizzazione dei noncristiani nel 1895. È stato il “rappresentante di quella completezza del ministero sacro delle anime che associa il vescovo al missionario: vescovo di Parma, ma missionario per tutto il mondo” (Card. A. Roncalli, 17.2.1957). Preghiera di intercessione Padre Santo, che per la contemplazione del Crocifisso hai messo nel cuore del beato Guido Conforti uno zelo ardente per l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, per sua intercessione donaci la grazia che fiduciosi ti chiediamo: - - -. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen. Uno dei titoli più suggestivi dati alla Madre di Dio è “Maria, Vergine orante”. Piena di grazia, Maria è sostanzialmente preghiera: “l’anima mia magnifica il Signore!”. Davanti allo sguardo interiore della Vergine che, dopo l’annuncio, da Nazareth sale alla casa di Elisabetta, passavano tutte le generazioni d’Israele, tutte le vicende del suo popolo, tutte le schiere dei poveri e degli umili che avevano mantenuta viva la speranza della salvezza. Il cuore di Maria, però, oltrepassava ormai tutti i confini delle nazioni e si faceva anelito di tutti i popoli, di tutti gli uomini, di ogni creatura. Cominciava la sua avventura di “Madre dell’umanità”. A Cana, infatti, Maria intercede per la gioia di una festa di nozze; giunta l’ora della prova estrema, ella rimane ai piedi del patibolo e lo stesso schianto del suo cuore è la grande supplica che dalla terra penetra nell’alto dei cieli, squarciando le nubi dell’angoscia umana. Perciò la sua figura di Orante rimane soprattutto quella ai piedi della croce, anzi, delle tre croci, poiché erano ormai tutte sue le croci degli uomini... Ma lo strazio del venerdì santo diventa, per fede, trepido viaggio interiore verso il grido festivo dell’anima all’alba di risurrezione. E dopo il ritorno di Gesù al Padre, la Madre tiene i discepoli uniti in preghiera fino alla venuta della Potenza dall’alto promesso dal Risorto. Maria nel cenacolo della pentecoste è l’icona della chiesa orante. Ella ci invita a lasciarci plasmare dallo Spirito, che ci santifica e ci rende adoratori di Dio. Abbiamo bisogno di recuperare la dimensione dell’interiorità e tutti quegli atteggiamenti che costituiscono le premesse della preghiera: il silenzio e l’umiltà, l’ascolto-obbedienza, la fede e la costanza, il desiderio di Dio e l’ardore della carità. Maria ci prende per mano e ci insegna la strada della preghiera. 2010 MAGGIO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 Il cammino della via crucis I più anziani e i più piccini Zia Gioia Cacciola ne ha 103! L a signorina Gioia Cacciola era già apparsa alla ribalta del nostro giornale qualche tempo fa in occasione del suo centesimo compleanno. Ora ritorna per un’occasione ancora più straordinaria. Alla vigilia della “festa della donna” di quest’anno, zia Gioia pienamente lucida e arzilla, ha compiuto 103 anni. Alla particolare ricorrenza erano presenti i nipoti Giovanni, Graziella, Enza e Angela, i pronipoti, i parenti e le amiche - tutti più giovani, evidentemente! - per festeggiarla e ringraziarla dei grandi insegnamenti morali che, con altruismo e amore, ha saputo elargire nel lungo corso della sua vita. E ha tutta l’intenzione di continuare a farlo ancora per lungo tempo. L p. MARIO GUERRA, sx che la maestra Gioia Cacciola ha iniziato l’insegnamento nel 1929 e ha proseguito ininterrottamente sino al 1972, anno in cui è andata in pensione. La signorina Gioia è stata tra le prime partecipanti al gruppo “Pace e Bene”, sorto nel 2000 nel centro di animazione missionaria presso il santuario Madonna della Grazia. Con la sua assidua frequenza, ha contribuito ad arricchire i momenti culturali, di preghiera e di svago. A chi chiede il segreto della sua longevità, zia Gioia risponde nella più schietta semplicità che ha vissuto nell’amore alla famiglia, nel rispetto e nell’amore del prossimo. Il gruppo “Pace e Bene” le rivolge i più sinceri e affettuosi au■ guri: ad multos annos! Ad multos annos! Nata il 7 marzo 1907 a Villa San Giuseppe, ha sempre dedicato la sua vita alla famiglia e al lavoro. Gli archivi ci informano Alla maestra ultracentenaria “zia Gioia”, pace e bene! a Quaresima è il tempo privilegiato per la pia pratica della “Via Crucis”. Nel parco c’è un percorso molto suggestivo che sale fino alla cima del “Calvario”. Riproduce profondamente nell’anima il percorso di Gesù Redentore. È una scoperta a tappe e... a lieto fine. Le stazioni della passione invadono l’anima di tristezza e di dolore, ma chi ha composto questo “pio esercizio” lo ha pensato in modo completo. La “via” infatti termina con la tomba vuota e l’annuncio gioioso: “È risorto!”, proprio come Egli aveva detto. p. M. GUERRA, sx Ha aperto la celebrazione la parrocchia di S. Biagio con una suggestiva rappresentazione della “Via Crucis vivente”, guidata dal loro pastore don Gaetano Galatti e realizzata dai giovani dell’oratorio. Poi è stata celebrata la Via Crucis zonale, con i rappresentanti di tutto il vicariato e i loro pastori. Allo stesso percorso hanno partecipato insegnati e alunni della scuola elementare “Passo Caracciolo”, e le due scuole materne denominate “Cappuccetto Rosso” e “Braccio di Ferro”. ■ Via Crucis vivente della parrocchia di S. Biagio Un’area per i bambini Con la protezione della Madonna I l 21 marzo 2010 è stato un giorno memorabile nella vita dei piccoli frequentatori del “parco della mondialità”. È stata inaugurata l’area per l’infanzia, completamente rinnovata. Proprio così! I piccoli, i favoriti di Gesù, hanno ora un’area speciale tutta per loro. E la utilizzano alla grande! La sera, all’orario di chiusura del parco, sono guai per i genitori: per i bambini lasciare questo paradiso ogni volta è una lacerazione. L’opera straordinaria fa onore all’associazione “Portatori della Vara” - l’immagine della Madonna titolare del santuario che si festeggia in agosto. La festa è molto popolare, e l’associazione che organizza la festa ha chiesto ai fedeli un aiuto speciale proprio per ristrutturare l’area giochi a favore dei piccoli. È stato un successo! Per rendere queste strutture benefiche al massimo, non solo per il corpo ma anche per lo spirito, il complesso è stato ufficialmente benedetto con abbondanti spruz- p. MARIO GUERRA, sx zate di acqua santa da padre Mario, curatore del parco. Qui tutto è benedetto, anche le fonti che rinfrescano gli accalorati praticanti delle varie discipline. Siamo certi che p. Aurelio Cannizzaro, il missionario calabrese che ha pensato e realizzato questo parco di mondialità, avrà esultato di gioia in cielo. Anche perché i suoi confratelli saveriani, che attualmente gestiscono il centro educativo, stanno cercando di utilizzarlo al meglio, a beneficio delle giovani generazioni. ■ Via Crucis zonale del vicariato di Gallico Via Crucis della scuola elementare “Passo Caracciolo” Il sig. Domenico Giustra, dell’associazione “Portatori della Vara”, al cancello dell’area giochi per l’infanzia Via Crucis dell’infanzia “Cappuccetto Rosso” e “Braccio di Ferro” VEDERE PER CREDERE ! 8 Padre Mario Guerra, angelo custode del “parco della mondialità”, pronto a benedire tutto e tutti Alcuni amici della diocesi di Reggio-Bova hanno voluto assaporare di persona la gioia della missione e hanno visitato i missionari al lavoro, proprio in Congo, dove vive e lavora anche p. Piergiorgio Lanaro. Quello che hanno visto ha legato il loro cuore. Vedere di persona, infatti, aiuta a credere e ad amare. E anche a cambiare. Speriamo che anche tanti giovani abbiano la possibilità e il coraggio di... andare a vedere, per credere! E se non si può andare così lontano? Beh, allora c’è sempre la Mostra missionaria “Volti di Cristo”, accanto al duomo di Reggio Calabria, organizzata dall’ufficio missionario diocesano e dal suo direttore, il saveriano p. Ezio Marangoni. L’ingresso è “libero”: l’importante è... entrare e vedere, per credere! 2010 MAGGIO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Padre Paulin Shadari (in piedi) mentre visita le famiglie di Madina, in Sierra Leone L’Africa a servizio dell’Africa A colloquio con il congolese p. Shadari P adre Paulin Shadari è un giovane saveriano congolese. Ha studiato teologia presso la comunità saveriana di Parma e da tre anni è missionario in Sierra Leone. Lavora nella missione di Madina insieme al maceratese p. Filiberto Corvini, responsabile della missione, e al bresciano fr. Bruno Menici, che si occupa dei malati nell’ambulatorio e nei villaggi. Recentemente ho avuto l’opportunità di intervistare p. Paulin, un africano missionario in Africa. Un congolese in Sierra Leone! Sì, sono in Sierra Leone da tre anni. Provo un’immensa gioia nel portare la Buona Notizia a un popolo che ha una triste espe- rienza di guerra, le cui tracce sono ancora molto visibili sia nelle persone che nelle strutture della società. La gioia di dar loro speranza mi anima a diventare sempre più uno di loro, in un cammino di ricerca reciproca. Sei sempre così entusiasta? No. Spesso provo tanta sofferenza, soprattutto quando non posso aiutare le persone bisognose che vengono a bussare alla porta della missione. E allora mi rivolgo a Gesù. Gli chiedo la serenità nell’accettare le cose che non riesco a cambiare e il coraggio di camminare sempre insieme a questo popolo. Cerco di tenere sempre vivo in me quell’amore che mi spin- a cura di p. LUIGI LO STOCCO, sx ge a riconoscere Cristo in tutto e in tutti, come ci ha insegnato il nostro fondatore beato Conforti. Cos’hanno in comune Congo e Sierra Leone? Gli europei generalmente pensano all’Africa come se fosse un solo grande Paese, per cui gli africani sono tutti uguali. Non è così, ma abbiamo alcune cose in comune, noi con la pelle nera. Ci accomuna la capacità di accontentarci delle piccole cose della vita. Non abbiamo il senso del futuro, tutto è al presente. Ci basta pensare alla vita di ogni giorno. Per esempio, non abbiamo il frigorifero; così mangiamo quanto troviamo nella savana, nei campi, nella foresta. Il nostro frigo- Il regalo di Gaeta a Madina Quando sognare fa bene a tutti C ontinua l’intervista a p. Paulin Shadari, giovane saveriano congolese, missionario in Sierra Leone. Come ti trovi con i giovani? Non è facile indovinare quello che piace ai giovani. Devi sapere bene quello che li attira. Di sicuro, non sono le parole o i discorsi. Ci vogliono cose pratiche come lo sport, la musica, le gite..., anche se a Madina non c’è niente. Però uscire dall’ambiente è sempre importante per i giovani. Riesco a fare poco con loro, anche per la mancanza di mezzi. Ho cercato di radunarli per incontri di formazione, ma con scarso risultato. Hai in mente qualche obiettivo? Considero la gioventù come 8 a cura di p. L. LO STOCCO, sx una grande ricchezza e il futuro della chiesa, soprattutto in un ambiente musulmano come il nostro. Lo sforzo più importante è far sì che i giovani arrivino a scoprire Cristo nella loro vita, come la sola vera ricchezza dell’uomo. In Sierra Leone è importante anche mostrare ai giovani che non possiamo dimenticarci del passato, ma dobbiamo servircene per costruire un futuro migliore fondato su Cristo. Dobbiamo voltare definitivamente la pagina della guerra e guardare avanti. Cosa s’aspettano i giovani? I miei giovani sono come tutti i giovani del mondo. Sognano e hanno tante aspettative di tipo personale, famigliare, sociale e anche religioso. I giovani sierraleonesi vogliono essere africa- Padre Paulin nelle vesti di insegnante in una delle scuole della grande missione di Madina, dove lavora con p. Filiberto e fr. Bruno ni autentici e ci tengono alla loro dignità, anche se qualche volta scimmiottano le varie mode che provengono dall’occidente. Anch’io però ho un’aspettativa su di loro: quella di vedere un giorno i miei giovani capaci di prendere in mano la loro vita cristiana e non avere più paura di niente. Avete ricevuto un regalo! Sì, la Caritas di Gaeta ci ha fatto il grandissimo dono di un gruppo elettrogeno di 5 KW per la scuola “Santa Maria” di Madina, una delle due scuole secondarie della nostra missione. La scuola ha circa quattrocento alunni con otto classi e tanti problemi. Prima di tutto, non c’è neanche una piccola biblioteca, niente che possa aiutare i ragazzi ad approfondire gli studi. I ragazzi fanno fatica a studiare la sera per mancanza di elettricità. Quando nella missione di Madina è arrivato il generatore, è scoppiata la gioia negli alunni e negli insegnanti. Hai altri progetti per i giovani? Ce ne frullano tanti per la testa. Noi missionari vorremmo dare loro una biblioteca nell’ambito della scuola e uno spazio per divertirsi. Sogniamo una piccola struttura che possa aiutare questa gioventù a crescere e a dimenticare tutte le brutture della guerra. Sognare fa bene, ma è bene anche non illudere e non deludere gli altri con i nostri sogni... Ci affidiamo alla Divina Provvi■ denza. rifero è il mercato. Se un genitore muore, è tutta la famiglia allargata che soffre. Non abbiamo lo spirito del risparmio e viviamo la vita con un certo fatalismo. È così anche in Sierra Leone? Anche qui ho trovato che la gente vive in grande tensione per la paura del malocchio e della stregoneria. Si tolgono facilmente la vita. La paura della stregoneria rende la gente prigioniera di cattive credenze. Lo si sente passando nelle loro case, ascoltando i loro discorsi. È terribile. Perciò diventa sempre più urgente predicare Cristo, il vincitore del male e il liberatore dell’uomo. C’è una spiegazione? Le tradizioni ataviche sono molto forti e i sierraleonesi ne vanno orgogliosi. Fanno parte della loro identità. Spendono delle fortune per i riti d’iniziazione. Quando ci sono il “bambani” (iniziazione per i maschi) o il “bondo” (iniziazione per le donne), non si può più lavorare. Tutto si ferma, anche l’attività pastorale. Le aule si svuotano e la scuola non esiste in quei giorni. Dall’altra parte, i sierraleonesi sono un popolo semplice, amichevole, accogliente, che dice sempre in ogni occasione “Yes fada - Sì padre”, come segno di rispetto. Proprio il contrario di un congolese di Kasongo (come sono io), che non ha alcun pudore a dire un bel “no” in faccia. Come sono visti qui i cristiani? Dopo qualche mese a Makeni, il centro della nostra diocesi, dove mi occupavo di una piccola comunità, ora sono a Madina che è una parrocchia ai confini con la Guinea Conakry. I cristiani sono solo l’uno per cento in un territorio dominato dai musulmani. È un islam un po’ particolare, non è fanatico. Nella stessa casa si possono trovare persone di diverse religioni, che condividono la loro vita quotidiana in pace, senza problemi. E questo mi ricorda la mia terra di Kasongo e di Ngene, in Congo, dominate dai musulmani: anche lì si convive, rispettandoci recipro■ camente. (continua a lato) UNO SPOT SAVERIANO Nel villaggio globale, “Missionari Saveriani” porta le notizie del mondo intero a casa tua. Anche per il resto del 2010 sostieni la nostra stampa missionaria: rinnova il tuo abbonamento! regala l’abbonamento a un amico! Puoi utilizzare il Conto corrente postale dove è stampato il tuo e il nostro indirizzo: n. 45206000. Ieri come oggi, il mondo entra in “Missionari Saveriani” e “Missionari Saveriani” arriva nella tua famiglia 2010 MAGGIO ROMAGNA 48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Intervista a don Aldo Fonti Dal Venezuela alle spiagge di Rimini a Viserba. Un D alsaltoVenezuela mica da ridere, anche per un prete con doppio passaporto. Lui lo definisce un percorso di rinascita, faticoso ma anche entusiasmante, perché “portare la dimensione di fede gioiosa della chiesa latino-americana non può che far bene alla nostra chiesa italiana”. Chi parla è don Aldo Fonti, sacerdote diocesano di 63 anni, metà dei quali trascorsi come missionario a Caracas e dintorni. Don Aldo, rientrato da poco più di un anno in Italia, da maggio 2009 è parroco a Viserba Mare ed è anche il nuovo direttore dell’ufficio missionario di Rimini. Siamo andati a trovarlo per raccogliere la sua esperienza. Come sei finito in sud America? Sono originario di Montegridolfo e ho frequentato il seminario a Rimini. Erano gli anni ’60, quelli delle comunità di base, della chiesa dei poveri, della teologia della liberazione... Facile innamorarsene. A me è capitato alla fine del liceo, quando ho maturato la scelta missionaria e mi sono iscritto al seminario per l’America latina di Verona, per prepararmi alla missione. Sono stato ordinato sacerdote nel 1974 e nel 1977 sono partito per il Venezuela. Un paese di tradizione cattolica… Sì, la chiesa latino-americana è giovane, con un popolo sterminato, ricco di fede ma povero di clero. Per questo, papa Giovanni fece appello alle chiese europee perché inviassero sacerdoti in quelle nazioni, per sostenere la chiesa locale. Il risultato è che la missione da quelle parti non costituisce tanto un fatto personale, quanto un’occasione di crescita di un’intera comunità. Così è sta- ALBERTO COLOCCIONI to anche nella mia esperienza. Dove hai lavorato? Prima ho lavorato a La Guaira, un grande quartiere popolare di Caracas divenuto, poco alla volta, un’attiva comunità di base. Poi, dalla fine degli anni ’80, i vescovi mi hanno affidato l’ufficio nazionale per la famiglia. Nel 1996 sono poi tornato in Italia, nel seminario di Verona, questa volta come insegnante per preparare i missionari per l’America latina. Mi occupavo della loro formazione e del loro inserimento nei paesi di destinazione. In quegli anni ho girato per tutto il sud America. Poi, ancora Venezuela… Nel 2001 sono stato richiamato a Caracas come vice segretario della Conferenza episcopale, per sostituire il mio predecessore, morto assassinato. Un episodio orribile, su cui non si è mai I bambini del “San Paolo” La confessione si prepara dai saveriani è stata una domenica primaverile la quinta di Quaresima, nonostante le nuvole abbiano coperto il cielo per gran parte della giornata. I bambini di terza elementare della parrocchia “San Paolo” di Forlì si sono recati a San Pietro in Vincoli, presso i missionari saveriani, per prepararsi alla loro prima Riconciliazione. Con l’aiuto di don Amedeo Pasini, di p. Nicola Colasuonno e dei catechisti, i ragazzi hanno facilmente trovato la necessaria concentrazione spirituale per prepararsi a ricevere il sacramento. 8 Per formare “relazioni di bene” Una giornata di festa, come ha sottolineto Don Amedeo, figura carismatica della parrocchia forlivese. “La Riconciliazione va considerata una festa delle buone relazioni”, ha spiegato. Significa educare i bambini a fare chiarezza su ciò che impedisce loro di realizzare “relazioni di bene”. Questo esame di coscienza i ragazzi lo verificano nei confronti dei genitori, degli amici, dei nonni, della scuola. È nella relazione con i fratelli che si gioca la relazione con Dio. Troppo spesso, complice la televisione, i nostri figli si abituano a un male che or- fatta piena luce e che il governo ha tentato di strumentalizzare ai danni della chiesa. D’altra parte, il presidente Chávez non ama gli oppositori interni ed è arrivato al punto di definire “golpisti” i vescovi venezuelani, solo perché hanno il coraggio di dichiarare che il Paese sta scivolando verso una dittatura. E hai deciso di rientrare? Sono un prete diocesano e, accanto alla vocazione missionaria, credo nel valore del ritorno, anche se dopo tanti anni non è uno sforzo da poco. Mi aiuta il pensiero che in questo modo potrò forse contribuire a diffondere i valori della chiesa latino americana: una chiesa calda, affettuosa, comunitaria, capace di intense relazioni umane. Detto con uno slogan, “più massa e meno messe!”; ovvero meno riti e più intensità di partecipazione. E il “Campo Lavoro” missionario in Romagna? Il “Campo Lavoro” è un’esperienza straordinaria, con una dimensione ecumenica molto bella: offrire a tutti, al di là delle appartenenze, un’opportunità Don Aldo Fonti è il nuovo direttore dell’Ufficio missionario della diocesi di Rimini… Benvenuto e buon lavoro! I saveriani della Romagna sono sempre pronti a collaborare per fare del bene. Non è un’iniziativa esclusivamente ecclesiale, e questo è un punto di forza. Nei prossimi mesi mi impegnerò perché il “Campo Lavoro” venga attuato da tutte le parrocchie della diocesi. Vorrei che diventasse l’evento clou delle tante iniziative per le missioni che si svolgono sul nostro territorio. Iniziative da preservare nella loro autonomia, ma anche da mettere in rete, evitando separazioni e sovrappo■ sizioni. Dedicato alle mamme... MARCO GALIZZI mai stentano a riconoscere. Lo stesso concetto è sottolineato da padre Nicola per quella che oggi possiamo definire “l’azione missionaria”. È nella relazione che si gioca il cristiano; è nella relazione d’amore che è possibile comunicare Cristo ai fratelli di tutto il mondo, oltre ogni differenza e in ogni parte della terra. La giornata si è conclusa nella spettacolare cornice del parco che circonda la casa dei saveriani. Abbiamo vissuto una giornata di serenità e di pace, con i ragazzi e i genitori che hanno sperimentato il piacere umile della fraternità e il calore dell’accoglienza. Grazie! ■ C’è ancora spazio per un pensiero speciale dedicato alle mamme. Noi ringraziamo con tutto l’affetto le nostre mamme che ci hanno accolto e dato la vita, introducendoci in questo mondo dove è stato profuso l’amore di Dio per la nostra gioia e felicità. Grazie, mamme, perché ci avete donato di godere la vita, il più bel dono di Dio. Preghiamo anche per quelle mamme che, purtroppo, hanno chiuso la porta della vita a coloro che avrebbero potuto conoscere la luce e amarla come noi. Non hanno avuto la forza di rispettare il diritto naturale alla vita per ogni essere umano concepito nel grembo di una donna. Signore, perdona il loro grave peccato; fa che si convertano alla vita. “Un uomo uscì a seminare” Accompagnati dalla parabola del “seminatore”, raccontata dall’evangelista Luca (8,4-15), i ragazzi della parrocchia di Russi, dai 9 agli 11 anni, hanno trascorso presso i saveriani di San Pietro in Vincoli la giornata di domenica 7 marzo. Attraverso un percorso in quattro ambienti diversi (la strada, la pietra, i rovi, il terreno buono), i partecipanti hanno scoperto che Dio getta con generosità il seme della sua Parola nel mondo, ma non sempre trova in noi un’accoglienza altrettanto generosa e fiduciosa. Per questo, abbiamo chiesto al Signore di aiutarci a dissodare il terreno del nostro cuore, di estirparne le spine e di gettare lontano le pietre che ci impediscono di fare spazio a Lui. I bambini di “San Paolo” di Forlì, accompagnati dai catechisti, hanno trascorso una giornata di ritiro dai saveriani di S. Pietro in Vincoli in vista della prima Riconciliazione… E che appetito! I vispi bambini di Russi ospiti per una domenica dei saveriani di San Pietro in Vincoli; tornate ancora a trovarci! 2010 MAGGIO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 La missione è una grazia Un primo bilancio di vita missionaria S ono nato a Salerno nel 1968, sul Carmine, e lì sono vissuto fino a vent’anni. I miei genitori Salvatore e Anna sono originari di Montoro Inferiore, dove sono tornati a vivere all’inizio degli anni novanta. Nell’estate del 2009 sono tornato dal Brasile, dove sono missionario da sette anni, per stare un po’ in famiglia e per partecipare a un corso di aggiornamento di tre mesi organizzato nella casa saveriana di Tavernerio (Como). Dopo le feste natalizie sono ripartito per il Brasile. Il volo più lungo Guardando indietro, sono passati già vent’anni da quando sono entrato dai saveriani. Ed è da vent’anni che ho cominciato ad andare per il mondo. Dopo due anni a Desio (MB) per gli studi di filosofia e un anno ad Ancona per il noviziato, sono stato a Parma per continuare gli studi di teologia. Nel 1996 ho ricevuto l’ordinazione sacerdotale dal vescovo saveriano di Makeni (Sierra Leone), mons. Giorgio Biguzzi, nel santuario dedicato al beato Conforti a Parma. Dopo l’ordinazione sono stato un anno a Roma per altri studi, poi cinque anni a Cagliari per seguire i giovani aspiranti missionari. Nel 2003 ho preso il volo più lungo: sono partito per il Brasile. Sono cresciuto e… allargato Ho imparato molte cose da quando ho accolto l’invito del Signore a seguirlo più da vicino... Ma uscire dal proprio Paese è un’esperienza umana e spirituale ancora più grande. Posso dire che da vent’anni a questa parte sono cresciuto molto (purtroppo anche in larghezza!). La missione è una grazia, un dono. I miei primi cinque anni p. PAOLO DELLA VALLE, sx li ho vissuti nell’attività pastorale in due parrocchie dello stato di San Paolo, a Piracicaba e a Pirajù. Il lavoro parrocchiale è stato impegnativo, ma molto arricchente. Mi è servito molto per conoscere la gente più da vicino: “Mi sono fatto tutto a tutti, per guadagnarne qualcuno...”. Il popolo brasiliano è molto accogliente. La cultura, le tradizioni, il modo di essere chiesa mi hanno affascinato e conquistato. Considero il Brasile come la mia nuova casa, e spero che lo sia per molto. È un Paese che sta crescendo molto, in tanti campi; in altri fa più fatica, ma è normale. A Curitiba con gli studenti Sono considerazioni che ho potuto fare con più calma in questi mesi di riposo e di riflessione in Italia. Serve fare una pausa ogni tanto. Forse è come per le coppie di fidanzati e sposi: quando uno deve allontanar- Dall’incontro al racconto 16 maggio, festa dei popoli a Salerno C i siamo guardati, ci siamo avvicinati gli uni gli altri e ci siamo incontrati. Un bell’incontro tra colori, sapori e lingue e culture diverse, iniziato con “la festa dei popoli” nel 2009 e proseguito con altri momenti di festa, di preghiera e di riflessione durante l’anno. Ora, siamo pronti per la seconda edizione della festa, che rappresenta per noi una sfida: passare da un incontro a un più profondo racconto tra culture che vivono la stessa città. La festa è domenica 16 maggio. Dall’incontro al racconto: questo è lo slogan in tutte le lingue, rivolto a chi desidera raccontarsi e sentire i racconti di altre culture. In continuità con quanto già fatto l’anno scorso, vogliamo approfondire e intensificare la conoscenza attraverso il racconto di fiabe e tradizioni, la musica e la danza, i giochi e le feste religiose. Tanti modi per raccontarsi Mi racconto nella musica. Ogni cultura si esprime attraverso le note della musica; si presenta con l’armonia di accordi suonati e cantati in mille modi diversi. Mi racconto nella danza. L’espressione del corpo è particolare in ogni cultura. Attraverso la danza, si comunicano gli stati d’animo, i sentimenti e i messaggi che si vogliono far arrivare a coloro che stanno attorno. Mi racconto nei giochi. In ogni cultura, fin da piccoli, interagiamo con gli altri attraver- Cinque corone di fiori a rappresentare i cinque continenti alla festa dei popoli del 2009 8 p. OLIVIERO FERRO, sx so i giochi. Il gioco e lo sport diventano segni che caratterizzano un popolo. Mi racconto nelle tradizioni religiose. L’individuo diventa una persona nella relazione. La diversità è sentita, espressa e comunicata a partire dal rapporto che ogni cultura e ogni persona ha con Dio. Mi racconto attraverso le fiabe e le feste tradizionali. La fiaba è un modo per raccontare le tradizioni popolari, con avvenimenti e personaggi fantastici, diversi secondo i contesti geografici di ogni paese del mondo. Le feste tradizionali rappresentano i momenti importanti della storia e della vita di un popolo, che ricorda il proprio passato e pensa al suo futuro con speranza. Un invito a tutti voi… La festa dei popoli 2010 è allora un invito a unire le voci attraverso la musica, a ballare insieme in un solo movimento, a festeggiare la gioia di stare insieme, a giocare in un clima di fraternità, a pregare Dio che unisce, a scoprire fiabe e feste tradizionali che raccontano la storia, la cultura, il territorio di un popolo o di un continente… Buon racconto a tutti, dunque, per domenica 16 maggio! (per informazioni: Missionari Saveriani, tel ■ 089 792051). si per un po’, ci si accorge che l’altro ti manca. Insomma, anche a me è mancato il Brasile! A gennaio ci sono tornato volentieri. Da circa due anni mi trovo a Curitiba. Aiuto nel seminario saveriano di filosofia. Ci sono dei bravi giovani brasiliani che si preparano Padre Paolo Della Valle, a spiccare il volo. saveriano salernitano, Dopo quattro anha trovato la strada giusta ed è felice davvero! ni di studi filosofici, si trasferiranno nel noviziato di Hortolandia. Da dei bambini” in Brasile, con selì, come aquilotti dei tropici, ande nazionale a Curitiba. I memdranno a continuare i loro studi bri di questa pastorale aiutano le di teologia in Messico o in Italia, mamme e i bambini poveri con in Camerun o nelle Filippine. un semplice programma di saniMi sarebbe piaciuto continuare tà preventiva. Grazie a loro, in nell’attività pastorale, ma anche trent’anni è stata ridotta ai ministando in seminario, do un aiuto mi la mortalità infantile in Branella parrocchia “Buon Pastore”, sile. Questo tipo di lavoro è stada 40 anni affidata ai saveriani. to già esportato in altri paesi con grande successo. “A Maronna, v’accumpagne” Come vedete, il Brasile aiuta Appena tornato in Brasile è anche altri Paesi a crescere. Infatmorta una “santa” brasiliana. Era ti, adesso i missionari si adoperaad Haiti per aiutare i poveri che no perché cresca anche l’apertuvivono lì, ed è morta durante il ra alle missioni. Siamo speranzoterremoto. È la dottoressa Zilda si. Pregate anche per noi e “a MaArns, fondatrice della “pastorale ■ ronna v’accumpagne!”. ESTATE MISSIONARIA Campi di lavoro per giovanissimi e giovani I saveriani, insieme alle parrocchie del Salernitano, organizzano cinque campi di lavoro per giovanissimi sul tema: “Volti e storie al crocevia della missione”. Vogliamo animare i giovani e gli adulti delle parrocchie, facendoli incontrare tra loro attraverso il lavoro, la riflessione e la fraternità. Giovanissimi (13-18 anni) saranno impegnati dalle 9 alle 23. Il mattino è dedicato al lavoro di raccolta e di sensibilizzazione della gente alla missione. Il pomeriggio è dedicato all’ascolto dei testimoni della missione (sposi, laici, sacerdoti). Le serate, dedicate a giochi, balli, karaoke, sono organizzate dai ragazzi stessi. Il ricavato del lavoro servirà per sostenere alcuni progetti nelle missioni di Bangladesh, Congo e Colombia e verrà portato direttamente dai giovani che partono in missione quest’estate. Ecco gli appuntamenti, zona per zona. • Forania Baronissi (campo base, Bolano) • Salerno est (c. base, Madonna Fatima) • Cava • Salerno ovest (campo base, Pastorano) • Olevano-Battipaglia (campo base, Olevano) • Saveriani di Salerno (Via Fra G. Acquaviva 4) 15 - 20 giugno 22 - 27 giugno 29 giugno - 4 luglio 6 - 11 luglio 13 - 18 luglio 22 - 25 luglio (per i giovanissimi del gruppo Missione nel cuore e per chi ha partecipato agli altri campi) Giovani (18-25 anni) che vogliono approfondire la loro conoscenza della missione. • Saveriani di Salerno (Via Fra G. Acquaviva 4) 29 luglio - 1° agosto Per informazioni, contattare padre Alex (cell. 339 1563951) e padre Simone (cell. 349 1314499 ). 2010 MAGGIO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Rinfrancare lo spirito e la salute Tre bei mesi trascorsi a Tavernerio F acendo un po’ il bilancio del mio “anno sabbatico” in Italia, trovo solo motivi per ringraziare il Signore. Avevo programmato l’anno dividendolo in due periodi: il primo a Tavernerio, per partecipare al corso di formazione permanente, conosciuto come “i tre-mesi”; il secondo a Roma, per aggiornare gli studi di missiologia fatti in Brasile più di dieci anni fa. Avevo lasciato lo Xingu (Amazzonia) nell’epoca delle “Queimadas”, cioè il momento in cui si dà fuoco alla foresta per aspettare le prime piogge e seminare. Quando sono arrivato a Tavernerio avevo ancora addosso “l’odore” dell’Amazzonia. Sull’aereo che da San Paolo mi portava a Milano, pensavo che avrei dovuto comprare i vestiti per affrontare il freddo inverno dell’Italia. Una preoccupa- zione subito risolta. All’aeroporto di Milano c’era mio fratello ad aspettarmi. Ho avuto difficoltà a riconoscerlo. Aveva fatto una cura dimagrante e aveva ripreso a fare sport perdendo un bel po’ di chili. Era dimagrito tanto che aveva dovuto rinnovare il suo guardaroba; così io avrei potuto usare i vestiti che ormai a lui non andavano più bene. Ho avuto conferma che la Provvidenza davvero pensa a tutto… Trascorsi alcuni giorni con i miei genitori a Rezzato (Brescia), ho preso il treno per Tavernerio. La casa saveriana, circondata dal bel parco, si è presentata come una grande oasi in cui ho potuto rallentare il ritmo delle mie attività e dare tempo all’incontro con altri missionari e missionarie, venuti da Paesi di altri continenti e con esperienze ben differenti dalla mia. Ho appro- p. VALTER TAINI, sx fittato della possibilità di tessere relazioni con confratelli e consorelle, che portavano sulle loro spalle storie, conoscenze e saggezze che erano frutto della loro vita di missione, fatta in contesti culturali e religiosi differenti dal contesto brasiliano. Il corso ci è stato presentato fin dall’inizio non come un corso di formazione teologica o pastorale, ma di rinnovamento personale. Insomma, un tempo per rivedere se stessi, la propria vita, il proprio modo di essere; un tempo per rinnovare il progetto personale di vita. Il corso si prefiggeva di stimolarci, di suscitare il gusto della nostra vita spirituale, tenendo presente soprattutto il nostro ritorno in missione. Comunque, c’era anche spazio per alcune attività manuali. Il bravo p. Franco Bertazza, responsabile del parco, aveva Incontri che fanno bene ancora spazio per un C’ èpensiero speciale dedicato alle mamme. Noi, i vivi, ringraziamo con tutto l’affetto le nostre mamme che ci hanno accolto e dato la vita, introducendoci in questo mondo dove è stato profuso l’amore di Dio per la nostra gioia e felicità. Grazie, mamme, perché ci avete donato di godere la vita, il più bel dono di Dio. Preghiamo anche per quelle mamme che, purtroppo, hanno chiuso la porta della vita a coloro che avrebbero potuto co- noscere la luce e amarla come noi. Non hanno avuto la forza di rispettare il diritto naturale alla vita per ogni essere umano concepito nel grembo di una donna. Signore, perdona il loro grave peccato; fa che si convertano alla vita. ■ Tornando a Tavernerio dalle esequie del compianto confratello p. Gianni Lazzari, celebrate nella chiesa di San Sigismondo a Cremona, p. Coronese e p. Bertazza si sono recati alla tomba di p. Piero Calvi, fratello di p. Angelo che, novantenne, vive a Tavernerio ed è molto conosciuto e apprezzato. 8 I rappresentanti dell’Isgf, l’associazione scout guide adulti dei cinque continenti, hanno trascorso una settimana presso i saveriani di Tavernerio per preparare il convegno mondiale che si terrà a Villa Olmo, sul lago di Como, l’anno prossimo. sempre qualche lavoretto in programma e accettava volentieri una mano: pianta un nuovo albero qui, pota un albero là, taglia l’erba del prato… In pochi gior- ni avevo imparato a usare la motosega da far invidia a un tagliaboschi! Anche quello è stato un modo per rafforzare l’amicizia ■ tra noi. La nostra preghiera per p. Caretta ricordare p. GiuV ogliamo seppe Caretta, dopo l’inci- dente in macchina che lo ha portato all’ospedale di Cantù, dove è ancora ricoverato. Stava recandosi a Erba per un incontro mariano, dove avrebbe esercitato il ministero della confessione. Una macchina ha invaso la sua corsia provocando lo scontro, sfondando la portiera e colpendo in pieno p. Giuseppe. Dopo un mese dall’incidente, la situazione del missionario è abbastanza migliorata da poter lasciare la sala di rianimazione ed essere trasferito nel reparto di medicina e passare alla riabilitazione. I confratelli hanno pregato una novena al fondatore beato Conforti, e continuano a pregare, insieme agli amici, intercedendo per il suo ristabilimento. Noi tutti lo affidiamo alla bontà del Signore e all’intercessione della Madonna, a cui egli è profondamente affezionato. Nella foto, p. Giuseppe, libero professionista dell’orto, con i suoi strumenti di lavoro: il Crocifisso, il libro della meditazione e l’annaffiatoio per dissetare i fiori. ■ 6 giugno: festa dei famigliari Ricordiamo con gioia che la festa dei famigliari dei saveriani si terrà domenica 6 giugno. Lo spostamento è dovuto al fatto che molti a maggio sono impediti a partecipare, perché impegnati in prime Comunioni e Cresime. Vi aspettiamo numerosi e a braccia aperte. IN RICORDO DELL’ AMICO P. ETTORE p. FRANCO BERTAZZA, sx Padre Ettore Fasolini, a 78 anni, ci ha lasciati il 21 marzo dopo un lungo periodo di malattia. Aveva diretto per molti anni il mensile “Missionari Saveriani”, profondendovi la sua ricchezza di pensiero e di vita, vissuta tra Italia e Indonesia. Caro Ettore, abbiamo camminato insieme per tutti gli anni della formazione e della vita missionaria. Ricordi? A Desio avevamo fondato insieme le “Olimpiadi saveriane”, inventando quel pesce d’aprile con l’incendio alla torre. Al liceo avevamo creato nell’anonimato “Il manganello”, che bastonava impietosamente quanto ci sembrava errato, ma che ci procurò unanime condanna. Lavoravamo di notte nella cantina a scrivere articoli e disegnare vignette. Siamo partiti insieme per l’Indonesia. Ci hanno mandato alle isole Mentawai, di cui eravamo grandi appassionati. Di nuovo, ci siamo trovati a lavorare in Italia. Eravamo diversi: tu la faccia della regola, io il ribelle. Ma sempre eravamo profondamente uniti nella ricerca di quanto ci sembrava bene attuare nella formazione nostra e degli studenti a noi affidati. Mi hai preceduto nell’ultimo traguardo, benché di pochi giorni più giovane di me. Non dovrai aspettare molto per ritrovarci insieme. Intanto, ricordati di noi e dei tuoi... affezionati lettori. Arrivederci, caro padre Ettore. Padre Franco in preghiera vicino alla bara di p. Fasolini, nella chiesa di San Cristo a Brescia, dove p. Ettore ha lavorato dal 1993 2010 MAGGIO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 In Bangladesh da 57 anni “Dedico la mia vita ai miei genitori” C inquantasette anni fa, il mattino del 6 gennaio 1953, scendevo all’aeroporto di Calcutta, la grande capitale del Bengala. Non avevo idea di quanto tempo mi sarebbe stato concesso, né immaginavo la quantità e la qualità del lavoro che sarei riuscito a sviluppare. Mi era sufficiente aver raggiunto “la terra di missione”. Confidai questi sentimenti a p. Amatore Dagnino, mio superiore di allora, manifestandogli che l’unico desiderio era quello di trovare comprensione per i miei limiti. La risposta di p. Dagnino fu per me sorprendente. Prima che io entrassi in noviziato, nel settembre 1942, egli aveva espresso qualche perplessità sulla mia vocazione, ma quel giorno mi disse: “Diventerai un grande missionario!”. Grande gioia e serenità Oggi non so dire se sono di- ventato un grande missionario o meno. Certo non mi sento grande per tutto quello che ho fatto e si dice di me. Se ho una grandezza è per quello che è in me e che si esprime in una grande gioia e serenità. E ciò rimarrà, anche di fronte alla morte. Se c’è un cruccio che mi tormenta, anche la notte, è il ricordo di tante mancanze ed errori commessi, più o meno gravi. Cose spiacevoli e paure passate che riecheggiano ancora nell’animo, che mi tengono in basso e non mi rendono superbo in mezzo al clamore e all’esaltazione. Con la luce in… kopal Un pensiero che mi stringe il cuore è il ricordo di papà e mamma, che sento sempre vicini e ai quali ho voluto dedicare il nuovo libro su Lalon (esponente dei “poeti del fiume”): “Alle due prime fonti della mia vocazione”. Quanto più lontano p. MARINO RIGON, sx vado e tanto più i loro volti si illuminano davanti a me. Se c’è qualcuno che ha il diritto di godere dei miei risultati e dei traguardi cui sono giunto, sono loro! La loro luce brilla sulla mia fronte. “Fronte” - kopal, in lingua bengalese vuol dire fortuna; o meglio, quello che è scritto in fronte e che si realizza ogni giorno. “Kopal” è una parola che uso spesso in risposta alle mille domande che mi rivolge la gente. “Perché sei in Bangladesh?” “kopal”. “Perché tanto lavoro?” - “kopal”. “Perché ti sei spinto fin quaggiù, nella foresta Sundorbon?” - “kopal”. Ma quando mi domandano le ragioni del mio interesse per la letteratura e la cultura bengalese (una cosa che stupisce la gente), allora rispondo che “è un dono che la Provvidenza mi ha fatto attraverso la carne e il sangue di mio padre e di mia madre!”. ■ Santo in attesa di... giudizio Le preghiere dei pellegrini a p. Uccelli chiesetta di S. Pietro A lla d’Alcantara, nel parco dei saveriani di Vicenza, dove riposa la salma di p. Pietro Uccelli, continuano le visite dei pellegrini di ogni età per ottenere grazia o trovare conforto. La figura di p. Uccelli, come si sa, è molto popolare a Vicenza e non solo. La gente ha già deciso che è “santo”, aspettando il giudizio ufficiale della chiesa che ha preso in esame la documentazione. La diocesi di Vicenza ha inviato a Roma le testimonianze raccolte, di coloro che lo hanno conosciuto da vicino. Un quaderno di vita vera Nel frattempo la gente continua a venire in pellegrinaggio alla sua tomba, accendere lumini o portare fiori davanti alla tomba 8 del “padre Uceli”, come dicono qui. Spesso scrivono su un grosso quaderno un messaggio o una preghiera. Ne riportiamo alcuni: dimostrano la fiducia che la gente ha posto in questo santo missionario. A lui presentano tutti i loro problemi personali. «Caro padre, lassù conosci e vedi tutto. Ti prego, non abbandonarci; fa’ che le persone rientrino in se stesse e riprendano la buona strada, dando importanza ai valori umani». «Caro p. Uccelli, grazie per avermi protetta da quando sono nata. Ho conosciuto il mio ragazzo a diciotto anni. Siamo insieme proprio dal giorno in cui tu sei salito in cielo. Ora ti ringrazio; proteggi la nostra famiglia e fa’ che viviamo tutti in grazia di Dio». La tomba di p. Uccelli, nella chiesa di S. Pietro d’Alcantara a Vicenza, è meta di numerosi pellegrini ogni giorno a cura di p. MARIO GIAVARINI, sx Grazie, protezioni e benedizioni Si ricorre a p. Uccelli per trovare l’anima gemella o per chiedergli che il parto vada bene. «Caro p. Uccelli, veglia su di me, proteggimi, fa’ che possa trovare la persona giusta. Ti ringrazio». «Eccoci, come sempre qui da te, anche questa volta alla vigilia del parto. Ci affidiamo a te, in particolare per il nostro Giacomo che, promettiamo, ti porteremo appena ci sarà possibile. Proteggici nella gioia!». Padre Uccelli è un esempio di umanità e generosità; per questo lo si ringrazia chiedendo a lui la forza di imitarlo nella sua bontà. «Caro p. Uccelli, presso questo rifugio hai dato accoglienza e salvato molte persone in tempo di guerra. Ti prego di aiutarmi a comprendere come fare ad accogliere e aiutare i bimbi e i ragazzi in difficoltà». Si ringrazia p. Uccelli per le grazie ricevute e se ne chiedono di nuove, soprattutto riguardanti la salute. «Attraverso la tua intercessione, mia mamma ha ricevuto la grazia della guarigione e, dopo più di 50 anni, ancora possiamo godere della sua presenza. Grazie p. Uccelli con tutto il cuore. Ora ti chiedo un piccolo, ma grandissimo dono: vedere i miei figli! Grazie, grazie, grazie». ■ (continua nel riquadro) Gli studenti della scuola di Shelabunia, dove è “guru” p. Marino Rigon, protagonista del cortometraggio “Professione missionario” P. Rigon, “professione missionario” p. NICOLA COLASUONNO, sx è questo il titolo del filmato, di circa 30 minuti, lanciato dall’Editrice missionaria italiana di Bologna. Protagonista è p. Marino Rigon, il missionario saveriano di Villaverla (VI). A gennaio ho accompagnato la troupe cinematografica per incontrare la star del film nel suo territorio, a Shelabunia. Qui p. Rigon, dalla folta barba bianca, fotogenico e simpatico, si è prestato a raccontare una parte della sua lunga vita missionaria. Missionario e letterato Il nostro intento era di mettere in immagini l’incontro del vangelo con la cultura bengalese e le conseguenze di questo incontro, sia per l’annunciatore che per gli ascoltatori del messaggio. Shelabunia si è rivelata una favola. La chiesa di “San Paolo”, ideata e costruita da p. Rigon, è di una bellezza straordinaria. Non solo. La scuola accoglie circa duemila alunni e, prima delle lezioni, tre studenti invitano tutti a pregare secondo le tre religioni principali del luogo. Padre Marino, fin dall’inizio della sua missione, ha avuto come alleato Tagore, il grande poeta del Bengala, premio Nobel nel 1913. Ha imparato la sua lingua e letto le sue opere, le ha utilizzate nella predicazione e nella catechesi, e ne ha tradotte in italiano circa trenta. Questo lavoro gli ha permesso di incontrare altri letterati e artisti del Bangladesh, tessendo interessanti rapporti di amicizia. La ciliegina sulla torta: il governo del Bangladesh, nazione al 92% musulmana, gli ha conferito la cittadinanza onoraria, un evento piuttosto unico. Prossimamente sugli schermi, dunque: “Professione missionario”. Non mancate! ■ “SAN giuseppe, pensaci tu!” a cura di p. M. GIAVARINI, sx Tutti sanno che padre Uccelli era molto devoto di san Giuseppe e a lui attribuiva tutte le grazie che otteneva con le sue preghiere: guarigioni, conversioni, provvidenza per la sua numerosa comunità in tempo di guerra. All’entrata dell’istituto saveriano c’era una piccola statuetta di san Giuseppe, davanti alla quale p. Uccelli poneva le cose di cui aveva necessità e la Provvidenza arrivava spesso… in giornata. Ora questa statuetta si trova proprio sopra la tomba di p. Uccelli, con la scritta: “San Giuseppe, pensaci tu”. Era la preghiera quotidiana di p. Uccelli. Ora la gente che viene a venerare la sua tomba non può dimenticare di pregare anche san Giuseppe e di mandare preghiere e messaggi rivolti, spesso, a tutti e due insieme: «A p. Uccelli e a san Giuseppe. Vegliate sulla mia bambina, aiutate mia nipote a diventa- La statuetta di san Giuseppe, “amico speciale” di p. Uccelli, re mamma e datemi la forza di continuare nel è collocata sopra la tomba mio cammino». del saveriano vicentino «Sono disperata; cari p. Uccelli e san Giuseppe, statemi vicino, pregate anche voi Gesù, che mi aiuti nella mia malattia. Date un po’ di fede a mio marito e a mia figlia. Proteggi i miei cari nipoti. Grazie. Statemi vicino». «A p. Uccelli e a san Giuseppe: vegliate su di me e aiutatemi a essere come mi volete e a pregarvi sempre; vegliate su tutti i miei cari che sono già in cielo con voi. Grazie». Queste belle preghiere esprimono molto bene una fede integrata nella vita, che diventa atto di fede, progetto di vita, speranza e fiducia riposte in Dio e nei suoi santi. Una preghiera che non è sempre rinchiusa nel proprio orticello, ma che fa propri anche i bisogni del mondo: la pace, l’educazione dei bambini, la lotta contro l’ingiusta sofferenza. 2010 MAGGIO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 “Anche noi abbiamo qualcosa da imparare” L unedì di Pasqua, nella chiesa parrocchiale di Scorzè (VE), hanno celebrato il matrimonio Atanasio Kasarachi e Rosemary Nkechi, due nigeriani del gruppo che io seguo da qualche anno. Desidero raccontare alcuni momenti del rito. Puntuali alle 12, arrivano gli sposi con il corteo di damigelle color ebano, che risalta sul vestito bianco o rosa, secondo l’età. Un po’ in ritardo, a causa del treno, arrivano i sacerdoti nigeriani don Marcellino e don Paolo. Il dialogo cantato Nell’attesa, il coro africano di p. FRANCO LIZZIT, sx Mogliano accoglie gli sposi con un canto di benedizione e intrattiene i presenti con canti religiosi della Nigeria. Per i numerosi africani è stato un rivivere l’Africa in Italia; per gli italiani presenti, è stata un’emozionante scoperta: il rito e la Messa sono uguali, ma anche così diver- Nella chiesa di Scorzè gli sposi Atanasio Kasarachi e Rosemary Nkechi con don Marcellino e i concelebranti don Paolo e p. Franco, e i testimoni Gottardello Luca e Silvia (foto di Dario Formentin) Veglia dei missionari martiri Nelle diocesi di Padova e di Venezia I l 24 marzo scorso, nel 30° anniversario del martirio di mons. Romero, vescovo di San Salvador, la chiesa italiana ha celebrato la giornata in memoria dei missionari martiri, commemorando le 37 persone uccise nel 2009. I saveriani di Zelarino sono stati coinvolti per animare la veglia nelle diocesi di Venezia e Padova. È stata un’occasione per confermare la nostra presenza, il nostro carisma e la nostra collaborazione con le comunità ecclesiali del territorio. Commozione e preghiera Padre Romeo e p. Amedeo si sono recati ad animare la veglia a Correzzola, nel vicariato di Pontelongo. Al ricordo dei 37 missionari uccisi nel 2009, in particolare di don Ruggero Ruvoletto, sacerdote fidei donum della diocesi di Padova, ucciso in Brasile il 19 settembre 2009, hanno unito anche quello per i tanti martiri anonimi e per i loro famigliari che, con il perdo- 8 no, hanno testimoniato e continuano a testimoniare i valori del vangelo. Padre Mario ha animato la veglia vicariale nella parrocchia “Santa Maria” di Cittadella. Di questo vicariato sono originari i saveriani p. Giovanni Didonè, ucciso il 28/11/1964 a Baraka in Congo, e p. Alberto Pierobon, ucciso il 31/07/1976 ad Almirante in Brasile. Ecco la relazione apparsa nel bollettino parrocchiale. “Nella veglia vicariale di preghiera, organizzata nella chiesa Santa Maria di Cittadella per il 24 marzo, ci siamo uniti in modo particolare al «sì» di quanti hanno immolato la loro vita provando il loro amore a Cristo e annunciando il suo vangelo fino alle estreme conseguenze. Momenti di intensa commozione abbiamo vissuto nell’ascoltare le varie testimonianze, specialmente di coloro che hanno conosciuto da vicino i figli di questa terra, martiri della nostra fede”. p. F. LIZZIT, sx Il martirio quotidiano Nel duomo “S. Lorenzo” di Mestre la veglia, animata da p. Franco, ha preso la forma di adorazione Eucaristica sul tema, “La mia vita appartiene a voi”. A una breve presentazione di alcuni missionari uccisi è seguita l’esposizione del Santissimo e la lettura dei nomi dei 37 martiri per il vangelo del 2009. Per ognuno è stato portato ai piedi dell’altare un bulbo con il nome. Davanti al Santissimo sono state espresse preghiere di perdono, intercessione e ringraziamento. Il commento ai brani del vangelo è stato fatto con testi scritti dai martiri stessi. Prima della benedizione don Paolo Ferrazzo, direttore del centro missionario, ha ricordato che ogni battezzato ha la vocazione al martirio: ad alcuni è concesso di realizzarla con una morte violenta, ma tutti siamo chiamati al “martirio quotidiano cui, se manca l’intensità dello spasimo, supplisce la continuità della vita”, come ha ■ ben detto mons. Conforti. Bulbi di piante con i nomi dei 37 missionari martiri per il vangelo del 2009 sono stati collocati davanti al Santissimo, nel duomo “S. Lorenzo” di Mestre, durante la veglia del 24 marzo Tre collegamenti da tener vivi Don Marcellino ha dato poi agli sposi alcuni suggerimenti per mantenere l’armonia nella famiglia. “Mantenete vivi tre collegamenti. Il primo è con Dio mediante la Messa domenicale e la preghiera quotidiana. Il secondo collegamento è tra voi. Ripetetevi spesso tre parole preziose: ditevi «ti amo!», come espressione di affetto e di apprezzamento vicendevole, perché siete un dono prezioso l’uno per l’altra. Usate anche la parola: «scusami! », perché tutti possiamo sbagliare: chiedere e donare il perdono non umilia; al contrario, approfondisce l‘amore. Infine, la terza parola del vostro vocabolario sia «grazie»: una parola breve, ma che trasforma ogni dono in gratitudine. Il terzo collegamento è con gli amici, per averne consiglio, conforto e aiuto nelle occasioni della vita”. In diretta dalla Nigeria All’offertorio, come si fa in Africa, i presenti hanno deposto personalmente l’offerta nel cestino preparato; gli sposi hanno deposto sull’altare le chiavi di casa e la loro foto: il Signore è il Padrone della famiglia, delle cose e delle persone. Intensa è stata l’emozione alla fine della Messa alla lettura della benedizione del Papa e poi quando, in diretta dalla Nigeria, i genitori di Rosemary cattolici ferventi e attivi, hanno invocato la benedizione del Signore sui loro figli. La tensione è salita al massimo all’udire la preghiera in lingua ibo, la loro lingua nativa, ed è esplosa in un ripetuto “Amen” e un fragoroso applauso. Durante il rito, il frequente applauso dell’assemblea ha trasformato l’emozione degli sposi in gioia per tutti. I testimoni italiani Mi ha sorpreso vedere i testimoni Luca e Silvia: una coppia di sposi italiani di Treviso. Ma Luca mi ha spiegato: “Quando Atanasio, laureato in attività imprenditoriale, è giunto in Italia senza residenza e lavoro, passava suonando i campanelli delle case. Abbiamo comprato qualcosa e gli abbiamo offerto un panino. In seguito l’abbiamo invitato per Natale. Dopo il permesso di soggiorno, Atanasio ha trovato un buon lavoro e un salario sicuro a Scorzè. L’amicizia è diventata più profonda e ci ha invitato a fare da testimoni. Abbiamo accettato volentieri. Tutto è stato bello ed emozionante, con tanti auguri per Rosemary e Atanasio”. Un augurio che si estende a tutti, per un mondo fatto di “mani colorate” che si stringono per aiutarsi e per gioire insieme co■ me in questo giorno. NOSTRA SIGNORA D’ AFRICA Possiamo anche noi pregare nostra Madre Maria con le parole e i sentimenti dei cristiani d’Africa. Nostra Signora d’Africa, Madre di noi tutti, ricordati in particolare dei popoli dell’Africa. Riunisci tutti coloro che seguono Gesù Cristo. Possano essere uniti nella chiesa di tuo Figlio. Tutti coloro che non hanno ancora riconosciuto Gesù come Figlio del Padre, siano attratti dalla sua luce. Tutti coloro che sono già stati raggiunti da Cristo proclamino la Buona Novella con la loro vita. Tu che eri presente con gli apostoli agli inizi della Chiesa, sostieni gli apostoli di oggi, affinché possano proclamare con coraggio la Parola di Dio. Amen. Madonna africana, vie de Jesus Mafa Sposi a ritmo di tamburi africani si. Qualcuno ha affermato: “Anche noi abbiamo qualcosa da imparare!”. La Messa è iniziata rinnovando le promesse battesimali; poi il canto del “Gloria” al ritmo dei tamburi. Prima dell’omelia, seguita con attenzione, c’è stato un dialogo cantato interessante: don Marcellino ha cantato le parole di benedizione del salmo 127; gli sposi e il coro hanno risposto: “Sì, vogliamo la benedizione che il Signore dona a chi lo teme”.