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Redazione: Diego Piovani
Direttore responsabile: Marcello Storgato
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2010 MAGGIO n. 5
Annunciare Gesù in amicizia
Matteo Ricci e il dialogo tra Occidente e Oriente
titolo non intende far
Q uesto
colpo, ma esprimere una
verità che è opportunamente ricordata dalla celebrazione del IV
centenario della morte di padre
Matteo Ricci (1610-2010), gesuita originario di Macerata e pioniere dell’evangelizzazione in
Cina. Egli era un matematico e
un astronomo, ma più ancora un
missionario innamorato di Gesù
Cristo, alla ricerca della strada
più efficace per annunciare il
vangelo al mondo cinese.
La statua di p. Matteo Ricci a Pechino
Cultura e scienza dell’amicizia
I metodi consueti di quel tempo si erano rivelati inefficaci e
il mondo cinese rimaneva indifferente. Matteo Ricci comprese
che per annunciare Cristo doveva legare buoni rapporti d’amicizia con i cinesi. Cominciò con
l’apprendere la lingua cinese
non solo per poterla parlare, ma
per poter ascoltare la millenaria
cultura cinese. Egli non voleva
solo farsi ascoltare, voleva farsi accogliere. Si lasciò quindi
istruire dalla cultura cinese e
comprese che il confucianesimo
era la strada su cui far passare il
messaggio evangelico.
Per farsi amici i cinesi usò
le sue conoscenze astrofisiche
e matematiche, che condivise
con gli studiosi cinesi, e si fece
amico di molti scienziati e della
stessa corte imperiale, tanto che
ancor oggi è ricordato come un
amico del popolo cinese e la sua
tomba si trova ancora in un giardino della capitale.
Il vangelo nell’amicizia
Dentro queste relazioni di
E TUTTI GIù PER TERRA
Caos nei cieli, sulla terra e nelle Poste.it
p. MARCELLO STORGATO, sx
uno dei gioD achibambini,
che componevano il
nostro repertorio era, “Giro girotondo, casca il mondo, casca
la terra, e tutti giù per terra!”.
Molti lo ricorderanno: ci tenevamo per mano e giravamo in
cerchio saltellando e cantando,
finché ci accucciavamo sui talloni, per fare ciò che la parole
dicevano: tutti a terra!
Oggi non si sente più cantare
e giocare al girotondo: i genitori con i loro bambini, che si
divertivano tanto! Girotondi e
girotondini sono cambiati, diventati più politicizzati, anche
se hanno mantenuto un’aria
infantile... Comunque non divertono; men che meno fanno
ridere, se non quei pochi che
fanno girare i potenti motori
della giostra.
Un gran caos nei cieli. Non
riusciamo a volare: ce ne siamo
accorti per un nuvolone bianco
e nero, sparato con forza dal
vulcano ghiacciato d’Islanda e
spinto dai venti verso l’Europa.
Un gran caos. Gli aerei sono a
terra. Con loro, milioni di passeggeri, costretti a sostare là
dove sono arrivati. C’è tutto
per volare; ma motori e ali non
bastano. L’incertezza collettiva
blocca tutto e tutti. E il caos si
diffonde anche sulla terra, proprio perché... tutto è fermo.
Altre cose, invece, volano
alto. Oltre a benzina e assicurazioni, sono i costi di spedizione che volano altissimi, con
aumenti più che raddoppiati.
È un nuvolone postale, questa
volta limitato entro i confini
del nostro Stivale. Il motivo? Il
30 marzo un decreto dei ministri delle finanze e dello sviluppo, pubblicato a tempo record
sulla Gazzetta del 31 marzo, è
entrato in vigore dalla mezzanotte del 1° aprile.
Il gran caos delle poste.
Obiettivo del decreto è abolire
con effetto immediato le tariffe agevolate per tutte le spedizioni dell’editoria e della stampa periodica. Avremmo preferito un decreto che migliorasse
i servizi e garantisse ai cittadini
l’efficienza delle Poste italiane. Invece ora siamo costretti
a viaggiare a tariffa piena e a
velocità ridotta, sempre dentro
il monopolio postale, poiché lo
Stivale non ha ancora servizi
alternativi.
Unico a scriverne diffusamente è stato Avvenire. Le tv, i
grandi quotidiani e settimanali
non ne hanno neppure parlato.
Strano! Si vede che “i grandi”
non sono interessati. Infatti, ci
rimettono “i piccoli”: le associazioni no-profit, i settimanali
cattolici, le riviste missionarie...
Insomma, coloro che cercano
di fare un’informazione seria
e alternativa, con tanta buona
volontà e poche risorse.
Costi alle stelle e noi a terra.
Contro il “decreto killer” - così
l’hanno definito in molti - che
annulla la legge parlamentare
sulle tariffe postali (e già questo è un grave illecito!), protesta la Fesmi (Federazione della
stampa missionaria), insieme
ai periodici cattolici e laici, ai
francescani e ai gesuiti, agli
scout e a tanti altri.
Vogliamo credere nel buon
senso di chi emana leggi e decreti per noi. Nel frattempo,
chiediamo ai nostri lettori di
non abbandonarci proprio in
questo tempo di caos. Qualcuno scrive o telefona chiedendoci di “risparmiare carta e
soldi, e di leggerci sulle pagine web”. Vi assicuro che non è
questo il modo più giusto per
risparmiare. Continuate a sostenerci, magari con un piccolo
gesto di fiducia e solidarietà,
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p. GABRIELE FERRARI, sx
fiducia e di amicizia, di conoscenza e di rispetto, padre Ricci
non dimenticò la sua missione
fondamentale: far conoscere e
amare Gesù Cristo. Egli aveva
compreso una verità che oggi ci
sembra quasi scontata, anche se
non sempre praticata: che il vangelo deve essere inculturato.
“Padre Matteo Ricci, ha detto
Giovanni Paolo II, era giustamente convinto che la fede in Cristo
non solo non avrebbe portato
alcun danno alla cultura cinese,
ma l’avrebbe arricchita e perfezionata”. Per questo “la figura e
l’opera del padre Ricci appaiono
assumere oggi una grande attualità per il popolo cinese, proteso
come è in un processo di modernizzazione e di progresso”.
Il buon metodo dell’amicizia
Inoltre, questo grande umanista e scienziato scrisse per i
cinesi un trattato sull’amicizia:
“Dell’amicizia” (Nanchang,
1595; ed. italiana Quodlibet
2005, a cura di F. Mignini). In
100 sentenze, tratte dai classici
europei antichi, presenta il pensiero dell’Occidente sull’amicizia. Per mezzo di essa, Ricci
intendeva mostrare che la civiltà
cinese e quella europea coincidevano su temi fondamentali.
L’opera stupì la Cina ed ebbe
un grande successo. Padre Ricci
aveva compreso che la sua missione, e il tentativo di avviare il
dialogo tra Oriente e Occidente,
potevano costruirsi unicamente
sul fondamento della mutua conoscenza e dell’amicizia.
Il suo messaggio è attuale an-
che oggi, ovunque noi missionari
ci troviamo, in Asia o Africa, ma
anche qui nelle terre cristiane che
si rivelano oggi bisognose di una
nuova evangelizzazione. Anche
qui dobbiamo trovare la strada
della missione e questa non potrà
essere diversa da quella elaborata
da Matteo Ricci per la Cina.
Un metodo sempre attuale
Non avremo bisogno d’insegnare l’astronomia, ma di instaurare delle relazioni di ascolto e
di rispetto, di conoscenza e di fiducia; in una parola, di amicizia
con tutti coloro che incontriamo,
ai quali vogliamo annunciare
Gesù Cristo nel contesto di uno
sviluppo umano integrale.
Il dovere di coltivare relazioni
di amicizia e di fiducia è necessario ovunque, anche nel campo
dello sviluppo. Lo ha ricordato
recentemente il Papa: “La perdita della fiducia è una perdita
grave” (Caritas in veritate 35).
Oggi nel nostro mondo multi
culturale e multi religioso, c’è
bisogno di testimoni della sapienza cristiana e della fede in
Cristo, di cristiani che ricordino
che il mondo nuovo si costruisce solo a partire da relazioni di
accoglienza e di tolleranza, di
ascolto e di rispetto reciproco, di
convivenza e di convivialità.
Questo non significa assolutamente qualunquismo o relativismo: è giusto e doveroso essere
sicuri e fieri del nostro essere cristiani, “pronti a rendere ragione
della speranza che è in noi”, ma
sempre “con dolcezza e rispetto” (1Pt 3, 16). Matteo Ricci ci ricorda che per annunciare il vangelo, bisogna farsi amici di coloro ai quali annunciamo il mistero
di Colui che per salvarci si è fatto uno di noi fino a dire: “Non vi
chiamo più servi, ma amici”. ■
2010 maggio n.
ANNO 63°
5
2
Sessant’anni per 4 saveriani
3
Tutti la chiameranno beata
4/5
L’estate missionaria dei giovani
6
Si fa presto a dire “mamma”
Un pellegrinaggio cambia la vita
P. Fasolini e p. Morini all’altra sponda
La chiesa missionaria onora la Madonna del vangelo
Convegno giovanile saveriano a Foligno
2010 MAGGIO
m is sion e e spirito
missione FAMIGLIA
Un pellegrinaggio cambia la vita
Cento chilometri, giorno più giorno meno...
appena innamoA ll’inizio,
rati, Dio non esisteva nei
nostri discorsi. Avevamo noi
stessi e i nostri volti, i nostri sorrisi e baci, e ci bastava. Ma poi,
pian piano e sempre più esplicitamente, abbiamo iniziato a
chiederci la ragione della fede
che avevamo imparato dalle nostre famiglie e che non praticavamo. A meno che per praticare
non s’intenda partecipare in modo svogliato alla Messa domenicale; oppure battesimo, comunione, cresima, matrimonio...,
intesi come festa, pranzo, regali, luna di miele, in perfetto stile
occidentale e consumistico. La
religione ridotta a bene di consumo, a festa pagana.
Parlando tra noi o, meglio, lasciando parlare Lui in noi, abbiamo cercato di dare un senso
alla nostra esperienza di giovani
innamorati. Cosa vogliamo costruire insieme? Dove vogliamo
sbarcare? Una piccola esperienza di qualche giorno in un eremo, consigliataci da un prete con
il quale ci confidavamo, ci ha
permesso per la prima volta di
lasciar entrare Qualcuno fra noi
due. C’è sempre un mistico alla
base di ogni conversione: Dio ci
incontra per mezzo di altri suoi
servi, docili alla sua Parola.
Abbiamo scoperto di essere sempre stati amati, desiderati, accolti. E abbiamo preso davvero coscienza del sacramento
che avremmo celebrato: il nostro
amore è espressione dell’amore
di Dio; perciò non può restare ristretto ai nostri due angoli: doveva anche accogliere Dio e quindi i fratelli. Da questa consapevolezza è nato il desiderio di fondare il nostro matrimonio sul dono.
Siamo così approdati al gruppo missionario e alla scelta del
volontariato internazionale. Tremavamo all’idea di partire con il
nostro piccolo e desiderato primogenito Francesco, arrivato
dopo cinque anni d’attesa. Eravamo una coppia “ad alto rischio
sterilità” e Francesco era già un
piccolo miracolo. Se gli fosse
successo qualcosa? Tremavamo, ma siamo partiti.
MISSIONE BAMBINI
La VEDOVA E LO STREGONE
Dio non ama il cuore sporco
POF, sx
Fumetto di G. Campana / Salerno
una volta una vedova, di nome Naba. Viveva in un picC’ era
colo villaggio insieme all’unica figlia e a una capra. La vita
2
scorreva serena. Ma uno stregone, vicino di capanna, era geloso di
lei. Andò dal re e disse: ”La vecchia Naba, mia vicina di casa, è una
donna pericolosa. È una strega. Molte persone, che sono morte in
questi ultimi anni, sono state uccise da lei. Deve essere eliminata
per il bene del villaggio”.
Il re gli rispose: ”Perché dici che bisogna ucciderla? Si è sempre
comportata bene e ha sempre obbedito ai miei ordini”. Allora lo
stregone disse al re: ”Da’ questo
ordine a Naba: «raccogli tutti i
frutti della pianta di mango». Se
non lo fa, dovrà morire”.
La povera Naba, ricevuto il comando del re, cominciò ad avere paura. Passava per strada la
vecchia Kima che, vedendola, le
disse: ”Tu mi hai sempre accolto
quando avevo fame. Mi hai dato
da mangiare le banane del tuo
campo. Non ti preoccupare. Ti
aiuterò io”. E le due donne raccolsero tutti i mango della pianta.
Il giorno dopo lo stregone tornò dal re e disse: ”Obbliga Naba
a demolire la più grande capanna
del villaggio. Se non lo fa, dovrà
morire”. Mchwa (vuol dire, colui
che si riposa), che aveva sentito
l’ordine del re, andò da Naba e
le disse: ”Tu hai sempre trovato il
tempo per ascoltarmi. Non ti preoccupare. Insieme agli amici farò quello che il re ti ha comandato”.
Lo stregone ormai stava perdendo la pazienza e si comportava veramente male con la povera vedova Naba.
Gli animali del villaggio allora si ricordarono di tutte le cose belle
che lei aveva fatto e decisero di aiutarla. Mamba, il serpente nero,
andò da Naba a nome di tutti e le disse: ”Tu sai che io ho mangiato
la tua unica capra. Ora però sono pentito. Quando la figlia del re
andrà a fare il bagno al fiume, io la rapirò. Tu allora dirai al re che
se la vuole libera, dovrà darmi il fegato dello stregone”. Il re fu
subito d’accordo e lo stregone morì.
Ognuno vide dove stava la verità. ”Dio infatti non ama le persone gelose, con il cuore sporco e la lingua avvelenata. Ma aiuta il povero che fa il bene”.
■
• Osserva il fumetto: cosa pensi di re, stregone e vedova?
• Dal vangelo di Matteo al cap. 11, leggi i versetti da 25 a 30.
• Chi è, secondo te, il cattivo stregone? Come si comporta con te?
Il pellegrinaggio è un’esperienza di fede,
talvolta davvero... terapeutica
MARIO, EGLE SBERNA
In missione abbiamo compreso che è nel servizio che accade il divino. Di fronte non alla parola “povertà”, ma alla fisica presenza dei nomi che la delineano, non ci siamo più chiesti,
“chi è Dio?”, ma abbiamo avuto
la risposta alla domanda, “dov’è
Dio?”. La Croce è nel povero.
Per incontrarla non basta “vedere” i poveri, ma occorre compromettersi con loro. Altrimenti faremmo del “beati i poveri”
nient’altro che una benedizione
rasserenante alle vittime dei soprusi della storia.
Sono stati anni intensi quelli
della missione in Brasile: gioia e
speranza, sofferenza e fatica. Abbiamo anche cercato inutilmente
un fratellino o una sorellina per
Francesco. Così, un bel giorno di
sole, con i nostri amici siamo andati in “romaria”, cioè in pellegrinaggio per chiedere la grazia:
un santuario mariano nella foresta Amazzonica (in pratica, una
statuetta della Madonna dentro
una baracca di fango e frasche).
Come si fa nei pellegrinaggi, anch’io dissi a Maria che se
avesse ascoltato la nostra supplica, l’avrei ricompensata con la fa-
tica di 100 chilometri a piedi nudi
recitando il rosario. Maria ascoltò la nostra supplica facendoci un
dono grande: l’adozione di Daniel, abbandonato alla nascita sulla porta di casa della suora con la
quale lavoravamo in Brasile.
Tornati in Italia, con Francesco pronto per le elementari e
Daniele pronto per conoscere
nonni e zii, abbiamo deciso di
onorare la promessa fatta. Da
casa al santuario di Caravaggio
(BG), sono 50 chilometri giusti.
Ma Egle non voleva che li facessi da solo: “Maria sarà felice se
ne facciamo 50 a testa, così salderemo la tua promessa insieme.
Tua sorella ci verrà a prendere
per il ritorno”. Siamo partiti di
buon mattino, facendo ciò che
dovevamo fare. Giorno più giorno meno, nove mesi dopo Egle
ha partorito Marialetizia. Mica
male per una coppia giudicata “altamente sterile”.
Ma il fatto che
Egle aveva tolto parte della mia
fatica per Maria,
non mi lasciava in
pace. Così, ho deciso di fare i miei
ultimi 50 chilometri. Da casa al
santuario mariano
di Adro (BS) sono
giusti 25 chilometri: andata e ritorno, e sarebbe fatta. Anche quella volta però Egle
fu irremovibile: “Vengo anch’io;
tua sorella ci verrà a prendere
per il ritorno”. Giorno più giorno
meno, nove mesi dopo è arrivato
in casa Nico, che lasciava la comunità alloggio dov’era relegato
da due anni.
Ora i figli erano quattro, ma
a me mancavano ancora 25 chilometri. Un giorno di sole, giusto cinque anni dopo Caravaggio, siamo partiti ancora per
Adro. Mia sorella sarebbe venuta a prenderci per il ritorno.
E così, ancora una volta, giorno più giorno meno, nove mesi
dopo è venuta alla luce Aurora.
Mica male per una coppia “altamente sterile”. Certo, sono solo
coincidenze. Eppure, nel sorriso
dei nostri figli, chissà perché, io
ed Egle continuiamo a vedere il
sorriso di Maria.
■
missione GIOVANI
Si fa presto a dire... “mamma”
è dedicato alla
M aggio
Madonna. Alla Madre di
Gesù non possiamo nascondere
niente: tutto sa di noi, come una
madre sa tutto del proprio figlio.
Forse non per caso, la seconda
domenica di maggio si celebra
proprio la “festa della mamma”.
Sembra sia una ricorrenza molto
antica, con origini pagane, per
celebrare la fertilità, la prosperità,
il passaggio all’estate. Nel 1870
fu istituito negli Stati Uniti il Mother’s day, una festa nazionale
per riflettere sulla guerra. Da lì si
è diffusa poi in tutto il mondo. In
Italia la prima “festa della mamma” risale al 1957, ad Assisi.
È consuetudine regalare alle
mamme dei fiori (azalee o rose di
color rosa); si portano rose bianche nei cimiteri; in molte città si
organizzano eventi speciali. A
scuola, i bambini preparano poesie per la mamma, da recitare al
momento giusto. È una festa piena d’amore e di commozione. Al
di là dell’inevitabile dimensione
commerciale, ci ricorda il grande
ruolo che le madri ricoprono nella società e nella chiesa.
Se pensiamo alle nostre mamme da figli, non possiamo negare alcuni aspetti che accomunano tutti: il grande amore che
ci dimostrano ogni giorno; le
preoccupazioni se qualcosa gira
storto; quel seguire le nostre vite
in silenzio senza intervenire con
troppe parole; e anche le “invasioni di campo” talvolta sgradite, che ci portano a chiudere la
porta della camera e appendere
il cartello, “non disturbare!”. Tra
slanci di affetto e screzi, incomprensioni e ricerca reciproca, tra
figli e madre si crea un legame
tutto speciale. Nell’epoca dei
“bamboccioni” poi, le mamme
restano tali anche se hanno già
l’età per essere… nonne.
Le “mamme missionarie”.
Mi fanno sempre un certo effetto i racconti che i saveriani
scrivono sulle proprie mamme,
sia quando sono in vita sia quando raggiungono il cielo. Non so
perché… Forse, pensando al
missionario, mi aspetterei di
trovarmi al cospetto di un uomo
forte, “allenato” per sopportare distanza e assenza dei propri
affetti. Ma la mamma è sempre
“mamma”, e nelle testimonianze dei missionari trovo sempre
gratitudine e amore per le proprie madri, che hanno rispettato
e capito la scelta coraggiosa dei
figli, anche se con un po’ di sofferenza nel cuore.
Queste “mamme missionarie”
sono spesso le prime a passare
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
Preti e laici, religiose e religiosi impegnati nell’apostolato, sappiano infondere
entusiasmo missionario alle
comunità loro affidate.
Si ponga fine al triste e iniquo commercio di esseri umani, che purtroppo coinvolge
milioni di donne e bambini
nel mondo.
Conforti: “Maria è la scala
per la quale noi ascendiamo a Dio”.
DIEGO PIOVANI
ai propri figli il talento della
missione; come ha detto un saveriano: “succhiavo dal suo seno
latte e missione”. Sono le prime
animatrici missionarie; si danno
da fare per sostenere da casa il
lavoro dei figli in missione. E si
mettono a contare i giorni che
mancano al rientro, al prossimo
incontro, con il letto per il figlio
sempre pronto.
Un invito e una proposta. Vi
invito però a buttare lo sguardo
un po’ più lontano, per inquadrare questa situazione da un altro
punto di vista. Ovvero, cosa
accadrà quando saremo noi, tra
tot anni, a diventare genitori,
mamme e papà di nuovi membri dell’umanità? Abbiamo mai
pensato come potrà arricchirsi
la nostra vita? Certo, il primo
passo è costruire un matrimonio
che funzioni, uscire dal proprio
nido per crearne uno nuovo. Ma
quando siamo chiamati noi alla
maternità / paternità, cosa può
cambiare nella percezione di
questo ruolo? Credo tutto.
Eppure, se avremo appreso
bene la lezione proprio dai nostri
genitori, potremo imparare almeno un po’ il mestiere più difficile che Dio ci assegna: essere
genitori cristiani, chiamati a trasmettere l’amore per Gesù in un
mondo che cambia. E se pensiamo che questo non basti, possiamo sempre leggere un racconto
sulle “mamme missionarie”, incontrarle e chiedere loro: “Qual
■
è il vostro segreto?”.
2010 MAGGIO
V ITA S AV ERIA NA
Sessant’anni per 4 saveriani
Li ha uniti il grande ideale della missione
S
essant’anni di sacerdozio è
una bella meta. Non molti
la raggiungono. Quest’anno il
25 marzo, nel santuario “Beato
Conforti” a Parma, i saveriani
ne hanno festeggiati quattro,
ordinati il 25 marzo del 1950.
Tre vivono al “quarto piano”,
nell’infermeria della casa madre.
Il quarto, p. Vittorino, vive a Vicenza ed è ancora... valido.
Il Signore li ha chiamati a
svolgere il loro apostolato in
continenti e paesi diversi: padre
Orsi all’estremo Oriente e padre
Martini nell’estremo Occidente;
padre Dalla Valle in Asia e padre
Bramati in Africa, in paesi dove
il caldo è egualmente difficile da
sopportare.
Ma tutti hanno affrontato fatiche e pericoli con l’ideale di dedicarsi alla missione e aggiungere nuovi membri alla famiglia di
Dio. Ora completano il loro apostolato con la preghiera e l’unione a Cristo nel portare la croce.
L’apostolato della preghiera e
del sacrificio, nei disegni di Dio,
è spesso il naturale completamento di una vita d’apostolato
vissuta nell’attività più intensa.
Bramati: un radio-amatore
Non che fosse il suo mestiere, ma p. Nazzareno Bramati,
quando fu mandato missionario
in Sierra Leone nel 1955, sentì il
bisogno di colmare la solitudine
della missione. Si fece mandare
il necessario e via radio cominciò a lanciare messaggi per l’etere. Allora in Africa non c’era la
linea telefonica, né esistevano i
telefonini moderni.
Nato a Poggio San Marcello
(Ancona) nel 1924, entrò nella
scuola saveriana a 11 anni. Prima di andare in Africa, si recò in
Inghilterra per imparare l’inglese. Oltre alla lingua, p. Nazzareno imparò un modo di comportarsi distinto, che ha conservato
per tutta la vita.
In Sierra Leone fu mandato a
Kabala, nel nord, dove rimase
circa dieci anni, costruendo la
chiesa e le scuole elementari e
superiori. È stato superiore dei
saveriani in Sierra Leone (dal
1972 al 1978), amministratore
apostolico della diocesi di Makeni dopo le dimissioni di mons.
Azzolini (nel 1987) e vicario generale con mons. Biguzzi.
Nel 2005, per motivi di salute,
ha dovuto distaccarsi dalla Sierra
Leone e dalla sua prediletta cristianità di Panlap, a cinque chilo-
metri da Makeni, alla quale aveva
dedicato tante cure pastorali per
tanti anni. Nella solitudine della
sua stanza, ripensa con nostalgia
ai momenti più belli della sua vita missionaria, quando preparava un bel gruppo di catecumeni
e dava loro il battesimo.
Martini:
la macchina da scrivere
Per padre Luigi Martini la
macchina da scrivere è il segno
concreto della sua disponibilità
a compiere gli uffici richiesti
dall’obbedienza, anche se monotoni e pesanti. Dopo il suo ritorno dalla missione in Brasile, ha
svolto questo compito per molti
anni in Italia, presso la direzione
generale e nella casa madre di
Parma, sempre pronto e servizievole.
Nel tempo libero si dilettava
a comporre poesie d’occasione
e altre composizioni. Nelle feste
di famiglia rallegrava tutti recitando poesie di Trilussa, tra cui
rimase famosa quella della gallina che con forti coccodè si vantava d’aver fatto l’uovo, ma poi,
indispettita dall’odiosa padrona
che glielo portava via, decise di
“chiudere l’esercizio”.
Ma gli anni più belli p. Luigi
li ha trascorsi in Brasile dove si
era recato nell’ottobre 1954 e rimase per più di dieci anni, profondendo il suo zelo apostolico
a Londrina, Curitiba e altri centri pastorali tenuti dai saveriani.
P. Luigi è nato a Rovolon in provincia di Padova nel 1923; dopo
aver frequentato il seminario di
Vicenza, è entrato tra i saveriani
nel 1946, già studente di teologia. Nel 2004 una brutta caduta
gli ha procurato disturbi all’ambulazione e da quel momento si
trova alla casa madre di Parma.
Qui continua a battere i tasti della preghiera, che raggiunge il
cuore di Dio.
Orsi: forte come un torello
Di p. Albino Orsi è rimasto
famoso un episodio: una 500 si
era bloccata in mezzo alla strada.
Lui la squadrò bene e poi, senza
dir niente, la sollevò di peso dalla
parte anteriore e la trascinò fino
all’orlo della strada. Questa era
la sua forza. Ed egli la usò per la
gloria di Dio. Da vari anni padre
Albino è degente in casa madre
e aiuta la dilatazione del regno di
Dio con la forza della preghiera.
Nato ad Albereto (Parma) nel
1923, giovane di 22 anni entra
Padre Albino Orsi, con il fratello sacerdote don Agostino e gli altri famigliari,
in occasione del suo 60° di sacerdozio al santuario “Beato Conforti”, a Parma
p. AUGUSTO LUCA, sx
nel noviziato dei saveriani. Dopo
il sacerdozio è stato trattenuto in
Italia per dieci anni, come economo e animatore missionario.
Nel 1961 parte per l’Indonesia.
Dopo lo studio della lingua, è
mandato a Pekambaru, nell’isola di Sumatra, a pochi chilometri
dall’equatore. Lì erano emigrati
molti giavanesi, musulmani moderati, per cui si avevano anche
conversioni alla fede cristiana.
I missionari hanno cominciato
con le scuole e le opere d’assistenza sociale.
Gli era stato affidato il compito di ricostruire a Selat-Panjang
la casa e la chiesa della missione,
andate distrutte con l’incendio
dell’intera città. Padre Albino vi
si mise con tutto il coraggio, la
fede e la resistenza fisica di cui
era capace. Non solo la chiesa materiale fu ricostruita, ma
anche la chiesa spirituale si era
rinnovata e cresceva con sempre
nuovi cristiani.
Dalla Valle: un pioniere
Vittorino Dalla Valle è nato nel
1924 a Dueville, Vicenza. Ha fatto parte della prima “spedizione”
per il Pakistan Orientale (attuale
Bangladesh), nel 1952, una nazione sorta il 15 agosto 1947, in
seguito alla spartizione dell’impero britannico delle Indie.
La Santa Sede aveva assegnato questa missione ai missionari saveriani, sapendo di poter
contare sul loro zelo e sul loro
spirito di sacrificio. Li mandava
a lavorare in un paese musulmano, dove i cristiani erano pochi
e dove la possibilità di ulteriori
conversioni era quasi nulla. Infatti, le difficoltà della missione erano enormi: oltre al clima
caldo umido, la povertà estrema
della popolazione e la divisione
in caste, tra cui i muchi fuori-casta, dei quali si sono presi cura
i saveriani fin dagli inizi. Padre
Vittorino si era subito immerso
nel lavoro apostolico, attirandosi
la benevolenza della gente.
Dopo circa vent’anni di lavoro apostolico, l’obbedienza lo ha
richiamato in Italia. Da allora, p.
Vittorino ha esercitato il suo zelo
soprattutto a Vicenza, per giornate missionarie e altre opere di
apostolato. Dei quattro saveriani
festeggiati è l’unico ancora in attività, nonostante i suoi 86 anni
di età.
■
Nel santuario “Beato Conforti” a Parma, i quattro saveriani, attorniati dai confratelli e dagli amici, ringraziano il Signore
per i sessant’anni di vita sacerdotale: 25 marzo 1950 - 25 marzo 2010
PADRE ETTORE FASOLINI
“ALL’ALTRA SPONDA”
Domenica 21 marzo nel primo pomeriggio è morto p.
Ettore Fasolini, 78 anni, attorniato dai confratelli saveriani,
che l’hanno assistito durante i
sei mesi di degenza.
“Chi vuole fare il missionario?”, aveva domandato p. Lini
ai ragazzi dell’oratorio in una
parrocchia di Bergamo. Così
a 12 anni Ettore era entrato
nella scuola apostolica dei saveriani, seguendo gli studi fino
al sacerdozio, nel 1957. Dopo
otto anni di insegnamento agli
aspiranti missionari ad Alzano
(BG), in due periodi era stato
missionario in Indonesia per 15
anni. In Italia era stato eletto
superiore dei saveriani (dal
1972 al 1978) ed era stato direttore di questo mensile “Missionari Saveriani” dal 1993 al
2002. Allo stesso tempo, padre
Ettore ha coltivato il suo talento di scrittore, come autore di
numerose biografie di saveriani e di favole dal mondo, molto
apprezzate da tutti.
Dopo la Messa
di commiato nella
chiesa dei saveriani a Brescia, presenti i famigliari e tanti
parenti e amici dei
missionari bresciani, la salma è stata
portata fino al cimitero di Cabella Ligure (AL), dove riposa
accanto a suo fratello Virgilio. Il Signore conceda a questo suo missionario,
“passato all’altra sponda”, di
godere la pace eterna del paradiso.
■
P. ANICETO MORINI,
IL BATTISTA D’INDONESIA
L’11 marzo è morto in Indonesia p. Aniceto Morini, saveriano di Bagnolo (RE). Aveva
quasi 81 anni e da 4 era infermo a causa di un ictus. È stato
amorevolmente assistito da
studenti e saveriani del noviziato di Jakarta. Si può dire che
p. Aniceto sia stato missionario
fin dal seno materno. “Avevo
sei anni - raccontava - quando
un missionario a scuola ci chiese se volevamo seguirlo in Cina.
Io risposi di sì”.
Entrato nel seminario diocesano di Guastalla, a 17 anni
aveva iniziato l’iter formativo
saveriano, fino a essere ordinato sacerdote il 4 giugno 1955
nella cattedrale di Piacenza.
Due anni dopo, era già in Indonesia dove ha lavorato per tutto il resto della vita nelle varie
missioni dell’arcipelago e nella
formazione. “Gli piaceva spie-
P. Fasolini, Vado Ligure (SV),
5.2.1932 - Brescia, 21.3.2010
P. Morini, Bagnolo (RE),
21.4.1929 - Jakarta 11.3.2010
gare tutto, raccontare la cultura
della gente e la missione della
chiesa, discutere i problemi sociali; era molto intransigente”,
scrive p. Rubianto. “Magro, trascurato, se avesse potuto avrebbe portato un vestito di peli di
cammello pur di dare tutto ai
poveri…; lo stile era quello di
Giovanni Battista”, ricorda p.
Piredda.
Al funerale erano presenti in
tanti per dirgli “grazie”, anche
il vescovo coadiutore di Jakarta. Ora p. Aniceto riposa in terra indonesiana, nel cimitero accanto alla casa saveriana di Padang.
■
A PASQUA NUOVI CRISTIANI
La veglia di Pasqua nelle
missioni è collegata all’immagine delle chiese giovani, capaci di generare nuovi figli alla
fede cristiana. I catecumeni si
preparano seriamente con un
cammino a tappe, fino ad arrivare a ricevere i sacramenti
dell’iniziazione: Battesimo,
Cresima, Eucaristia. Così entrano a far parte a pieno titolo
della chiesa di Cristo.
Anche i saveriani continuano a dare il proprio contributo alla generazione di nuovi figli nella chiesa. A Pasqua 2010,
nelle vari missioni hanno ricevuto il battesimo almeno quattromila persone. Il primo posto
spetta all’Africa: tra Burundi,
Camerun, Ciad, Congo rd, Mozambico e Sierra Leone, sono
stati accolti 3.440 nuovi cristiani. L’Asia è al secondo posto,
con 302 nuovi cristiani tra Filippine, Giappone, Indonesia e
Taiwan.
■
3
2010 MAGGIO
TUTTE LE GENTI LA CHIAMERANNO BEATA
MARIA IN AFRICA
AFRICA, TERRA DI MARIA
La devozione mariana in Burundi
p. ERNESTO TOMè, sx
S
crivo per dare una spiegazione alla realtà gioiosa e piena
di speranza per il nostro martoriato Burundi, in cui da
qualche tempo si diffondono sette di ogni genere e gruppi musulmani. Accenno solo ad alcuni apostoli e centri, promotori
della devozione mariana. Su queste tracce è passata la grazia
della devozione alla Madonna, non priva di sofferenze e di eroismi. Il Burundi può ben essere chiamato “Terra di Maria!”.
Oscar, il povero predicatore del rosario
Oscar - Askariyo in lingua kirundi - è nato a Giheta (Gitega).
Papà di famiglia, poverissimo, malato allo stomaco, nel 1974
ebbe una visione in cui la Vergine lo invitava a diffondere la
preghiera del rosario in tutto il Burundi. Guarito, Askariyo si
è messo in cammino e ha continuato la sua missione fino alla
fine della sua vita, avvenuta nel 1999.
Non tutto andò liscio per il buon Oscar: fu messo in prigione
due volte. La prima fu nel 1984, fatto arrestare da Bagaza; motivo della reclusione: “predicava il rosario!”. È stato dentro 17
mesi. La seconda volta fu a Cyanguzo, per soli 8 giorni.
Queste situazioni di sofferenza non gli hanno impedito di
continuare la sua missione: in prigione diffuse il rosario, insieme al movimento di Azione cattolica e alla Legione di Maria,
di cui faceva parte.
Gabriele Barakana, gesuita perseguitato
Padre Gabriele Barakana è un gesuita burundese, uomo di
grande rigore e di grande bontà, morto nel 1999 con il morbo
di Parkinson. Laureato in teologia, filosofia e scienze sociali, è
stato rettore del grande collegio Saint Esprit e dell’università di
Burundi, a Bujumbura. Nel 1982 egli ha fondato e promosso tra
i laici cristiani burundesi il “movimento sacerdotale mariano”.
Il presidente burundese Jean-Baptiste Bagaza, nemico
dichiarato della chiesa, si mise subito contro, mettendo in
prigione p. Barakana e altri 11 membri attivi. Come Oscar
Askariyo, anche p. Barakana e i compagni in prigione hanno
diffuso la preghiera del rosario. Nell’ora libera, passeggiavano
pregando la corona, seguiti da molti prigionieri. Nei barattoli
dei fagioli entravano in prigione anche rosari e medaglie e,
dentro scatole di fiammiferi, perfino l’Eucarestia.
È da ricordare che Bagaza, durante il suo regime (19761987) espulse oltre 600 tra missionari e missionarie, chiudendo chiese e seminari e mandando a casa 350mila ragazzi e
ragazze della scuola di alfabetizzazione promossa dalla chiesa
per supplire alla mancanza di scuole nel Paese... Ora Bagaza
si è riavvicinato alla fede e riconosce il suo grave errore nel
perseguitare la chiesa.
Cipriano, il ricco che torna sulla retta via
Cipriano Ndamukemanyi, detto Coproribu, è uno dei 12 del
movimento sacerdotale mariano in prigione. Ma prima era “un
fuori strada”. Ricco commerciante di mucche, conviveva con
cinque donne. Un giorno un amico del movimento mariano
lo invitò a Kibeho, in Rwanda, dove era apparsa la Vergine
“Nyina wa Jambo - Madre della Parola”.
Lui stesso racconta di aver visto “il sole roteare nel cielo, mandando raggi multicolori e sotto di essi prati verdissimi. Poi di colpo il sole tramontò e si fece buio…”. Ma nel cuore di Cipriano
era rimasta la luce. Tornato a Bujumbura, mandò a casa le cinque
donne, si sposò cristianamente con una ed ebbe due figli.
Anche lui fu messo in prigione perché aveva aiutato Yozefu Kacukuzi a scappare in Rwanda, mentre era ricercato da
Bagaza per aver scritto una lettera di lui, persecutore della
chiesa. In seguito Kacukuzi fu preso e messo in cella di rigore,
un bugigattolo di 2 metri x 2 , senza wc e senza luce, con altre
tre persone. Cipriano e Yozefu furono malmenati più volte.
Quasi un’immagine a specchio: mamma e bambino guardano la Madonna; anche in Africa la devozione mariana è grande (foto S. Benedetti)
UNO SPETTACOLO DI FEDE
p. MODESTO TODESCHI, sx
Il santuario mariano nazionale del Burundi è dedicato alla Madonna di Lourdès e
si trova a Mugera in provincia di Gitega. La festa annuale è celebrata il 15 agosto. È
un’opera dei missionari D’Africa, chiamati “padri bianchi”.
Ero presente anch’io, quattro anni fa, alla grande festa. C’era una folla immensa di
pellegrini, da far paura. Molti vengono anche da lontano, a piedi. Tanti erano arrivati il
giorno prima e avevano dormito fuori, all’aperto, dato che in questo tempo dell’anno
qui non piove. Sono andato anch’io il giorno prima per vedere la folla, che era stipata
lungo la strada e attorno alla grotta di Lourdes, simile a tutte le grotte di Lourdes che
sono in Italia e dovunque nel mondo. Non ce l’ho fatta a passare, tanta era la gente.
Il giorno della festa ci siamo ritrovati tutti in una piccola vallata, con in fondo una
grande tribuna, che è stata ricostruita come si deve, ed è molto bella. È stata davvero
una celebrazione da paradiso, da Gerusalemme celeste! Tutti rispondevano a una sola
voce, tutti alzavano le braccia per applaudire e, alla fine della santa Messa, per danzare. Uno spettacolo di fede davvero commovente!
Dall’anno 2000 i vescovi burundesi hanno deciso di costruire un santuario mariano in
ogni diocesi. Progressivamente si stanno formando questi punti d’incontro, di preghiera e di fede, con una partecipazione sempre più grande. Nella missione di Gisanze, dove
noi saveriani abbiamo lavorato per molti da anni, nel 2000 il vescovo ha scelto una chiesa di villaggio, proprio a Bonero: la bella chiesa fatta costruire dal compianto confratello p. Paolo Stasi e dove avevamo fatto dipingere delle belle immagini evangeliche mariane in stile africano. A Bonero non c’è una spianata, ma una pendio, che si riempie di
devoti, ripetendo in piccolo la scena descritta sopra.
I dipinti del santuario di Bonero, a Muyinga, in Burundi
4
2010 MAGGIO
Un santuario piccolo
e uno grande
Mushasha. È un piccolo santuario a
forma ovale, costruito proprio nei tempi proibitivi del presidente Bagaza. Fu
costruito per volontà di mons. Ruhuna, vescovo di Gitega: “Convinto che
la Madre di Dio reclama, anche oggi,
luoghi di riposo spirituale per i suoi figli, ho eretto questo santuario là dove
Ella lo vuole”. Il 13 di ogni mese, una
folla di cristiani si raduna al santuario.
Molti arrivano la vigilia e passano la
notte in preghiera, assistiti da sacerdoti
per le confessioni, e partecipano alla
santa Messa il mattino seguente.
Mont Sion. Appena fuori la città di
Bujumbura, sulla bella collina “Mont
Sion”, c’è una conca dove i missionari
svizzeri di Schonestat, hanno costruito un santuario alla Trinità, con una
grande chiesa a forma circolare, come
un anfiteatro, aperta ai fianchi; sale dal
basso, in giri concentrici, fino a terminare nei gradoni esterni al santuario.
I missionari qui promuovono la devozione alla Vergine nelle famiglie. I
fedeli passano nelle case con la Madonna Pellegrina, una bella immagine
di Maria con il Bambino. Nel giorno
dell’inaugurazione erano presenti più
di 12mila persone. La chiesa può contenere ben 5mila persone e almeno una
volta al mese si riempie completamente, per pregare e celebrare. Vale la pena
partecipare: vedere per credere!
■
La chiesa missionaria onora la madonna del vangelo
a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx
mondo, dovunque il vangelo di Cristo è stato anN elnunciato
e accolto, là è presente anche Maria, Madre
La processione della Vergine di Nazareth, a Belém, in Brasile
tualmente alle sei del mattino e alle sette di sera è un continuo
scoppiare di mortaretti e fuochi d’artificio. Come ogni anno
in questo periodo, Belém è in festa: la più attesa dell’anno per
tutta la gente d’Amazzonia. È nota con il nome di “Círio de
Nazaré” - Cero di Nazareth.
p. NICOLA MASI, sx
S
ono 218 anni che la città di Belém si raduna attorno a
una piccola immagine di Maria che abbraccia e offre a
baciare il figlio Gesù. Quell’immagine smuove milioni di persone, e ogni anno il numero dei pellegrini aumenta. Anche io
accompagno la processione in mezzo al popolo, come uno di
loro. È impressionante! Lo stesso avviene in tanti altri luoghi
del pianeta, dove i cattolici vivono la propria fede.
Certo, per tanta gente è festa, incontro familiare e anche
occasione per fare affari... Ma per molti è un incontro profondo con Dio, attraverso la Madre. A Lei e attraverso di Lei,
tanta gente chiede aiuto, protezione e salute, pane e pace. A
Lei, Madre di Gesù e Madre del popolo, tanta gente sente il
bisogno di dire “grazie!”.
Il mantello e la corda
Tra i simboli espressivi della festa si notano “il
mantello” della Vergine e
“la corda”. Il mantello è
cambiato a ogni processione e ha sempre una caratteristica mistica, che rimanda ai vangeli. Confezionati con materiale prezioso da alcune religiose
e, ultimamente, da allieve scelte tra le studentesse del collegio “Gentil Bittencourt”, i mantelli sono
veri pezzi d’arte. I loro costi sono sostenuti da donazioni anonime. La corda,
Una folla immensa di devoti
È la devozione alla Vergine di Nazareth, una delle più grandi e più tradizionali feste religiose del Brasile.
È celebrata ogni anno nella seconda domenica
di ottobre. A ottobre 2010 sarà la 218.ma volta
che si compie. La prima si svolse nel 1793, ottenuta l’autorizzazione del Vaticano.
La parola “círio” significa “grande cero”. La
processione, in effetti, all’inizio era notturna e
bisognava portare con sé delle grosse candele.
Dal 1854 la processione si svolge di giorno, al
mattino, anche perché a quest’ora i forti temporali stagionali sono meno frequenti.
Belém, capitale del Pará, conta oggi più di
un milione e mezzo di abitanti. Ma generalmente partecipano alla processione più di due
milioni di devoti, provenienti da tutta l’Amazzonia. Nostra Signora di Nazareth è infatti ono- La corda separa la folla dalle persone che spingono il carro con la statua; in alto, la Vergine di
rata come “Regina dell’Amazzonia”.
Nazareth, avvolta in un mantello prezioso
foto archivio MS
Il bisogno di chiedere e ringraziare
Protettrice del Parà e Regina d’Amazzonia
grande città di Belém, sulle rive del fiume Guajará e
N ella
vicina alle foci dell’immenso rio degli Amazzoni, pun-
Ave Maria, Madre del Signore!
MARIA, BUSSOLA DEI CRISTIANI
CÍRIO DE NAZARé: FESTA DELLA FEDE
p. CARLO GIROLA, sx
di Cristo Salvatore. È pregata e onorata.
I nostri fratelli “evangelici” gridano contro, perché - affermano - la Madonna allontanerebbe dall’unico centro
della fede, Gesù Cristo. Per tanti devoti, invece, Maria diventa forza e garanzia, segno distintivo di fede cattolica.
La Madonna non può portare lontano da Cristo né dall’autentica vita cristiana. È proprio Lei che porta a noi Gesù
Salvatore, assieme allo Spirito Santo e alla gioia di credere
e di adorare il Padre, sorgente della vita.
In queste pagine offriamo qualche esempio di filiale devozione a Maria, in Africa e in America Latina. È rimasta fuori l’Asia, non perché la Vergine Madre non sia egualmente
amata, ma solo per motivi di spazio. Avremo certamente occasione per dare ampio spazio anche ai popoli dell’Asia.
Possiamo unirci al missionario dehoniano p. Zezinho per
cantare la bella lode Mariana:
Maria di Nazareth mi ha affascinato, ha reso più forte la
mia fede e mi ha adottato come figlio. A volte mi fermo e
penso e, senza accorgermi, mi trovo a pregare e il mio cuore si mette a cantare alla Vergine di Nazareth. Piccola Donna, che il Padre ha amato e ha scelto come Madre di Gesù,
il Figlio di Dio. Maria che il popolo intero ha eletto Signora
del cielo e Madre della terra.
Maria che io tanto amo, Maria del divino amore, nessuna è come te, Madre pura del mio Signore. In ogni donna
che la terra ha creato, una traccia di Dio Maria ha lasciato;
un sogno di madre ha piantato Maria, perché il mondo incontri la pace vera. Maria che ha insegnato a Cristo a parlare, e gli ha insegnato a camminare, Maria che è vissuta
solo per Dio, Maria dei popoli di tutta la terra.
MARIA E LA GRAZIA
MARIA IN AMERICA LATINA
po la gente si ritrova con infiniti altri problemi nella testa. Ma
qualcosa rimane. Per molti Maria diventa la “bussola”: con
Lei si può credere, pensare e agire in modo diverso, in modo
cristiano.
Diventi un momento di grazia
Non basta esaltare la processione e la festa. Tutto può diventare un fuoco di artificio che non cambia niente. Da qui lo
sforzo che la chiesa fa - a Belém come altrove - affinché ci
sia un prima e un poi; affinché diventi un tempo di evangelizzazione, di conversione del cuore e di profonda adesione a
Cristo e al suo progetto.
Prima della festa si organizzano preghiere, catechesi e novene nelle chiese, nelle piccole comunità, nelle case. Sono
per evangelizzare, approfondire la fede, convertirsi. Ho visto
file interminabili di gente davanti ai confessionali: vogliono
sentirsi perdonati e rinnovati. E penso che per tanta gente, che
unisce Confessione, Eucaristia e Rosario, questo sia un vero
momento di grazia.
Poi sì, viene il poi... Qualcuno viene meno: altre emozioni
forti fanno cambiare bersaglio. Ma qualcosa resta, direi a tutti.
In molte case vedo l’immagine della Madonna. Per qualcuno è
solo un quadro da muro. Per altri è un richiamo di fede. Tanta
gente fa il segno di croce, chiede la benedizione prima di uscire di casa, lancia un bacio all’immagine. Solo gesti? Per tanti è
un’abitudine. Per tanti altri è una scelta di fede e di vita.
Il momento “alto” della festa
Se potessimo mettere un microfono nella bocca e nel cuore
di questa gente, chissà quanta tristezza e sofferenza, ma anche
quanta fede e speranza, quanto amore si potrebbe ascoltare! Il
“Círio” di Belém, e ogni altra manifestazione mariana, sono
occasioni di incontro forte e intimo del popolo con Maria.
Sono anche occasioni dell’incontro del popolo con se stesso,
La fede nel cuore delle persone
in cui ognuno racconta i dolori e le speranze, e in cui tutti si
Si può fare di più? Certamente. La grandiosità, i suoni e
riconoscono figli dello stesso Padre e della stessa Madre.
le musiche, i fuochi di artificio e il frastuono... possono naEsagerazioni? Fanatismo? Può succedere, e di fatto succede.
scondere - e spesso nascondono - l’anima e il vero cuore
Ma io ho assistito ad autendell’evento di fede. Ma
tiche manifestazioni di fecredo di poter dire che per
de: gente che prega, canta,
molti è un vero bagno di
invoca. Molti con candele
fede e d’impegno vitale.
accese; molti a piedi scalPer tanti altri è come una
zi; qualcuno addirittura in
scossa elettrica momentaginocchio per tutta la pronea. E ci sono anche tanti
cessione, che dura ore...
altri che si lasciano toccare
Genitori con figli malati,
sul momento, ma poi si tufgiovani in cerca di lavoro,
fano di nuovo su altri istinti
mamme che chiedono la
ed emozioni.
grazia di recuperare i figli
Bisogna lavorare di più sul
perduti nel vizio. Una fatica
poi, per portare lo spirito di
immane, senza un lamento,
fede anche fuori dai santuaneppure quando si viene
ri e dalle feste, nelle chiese,
pestati o spinti.
nelle piccole comunità, nelCerto, questo è il mole singole case e nel cuore e
mento “alto”. Il giorno do- Le offerte votive dei devoti della Vergine di Nazareth, a Belém, sono davvero di ogni tipo nella vita delle persone. ■
La statuetta “disobbediente”
La devozione ha origini secolari. La tradizione racconta che,
verso il 1700, Placido José de Souza, un contadino di sangue
indio-portoghese, camminando nella zona dove sorge l’attuale
basilica, trovò una piccola statua raffigurante una giovane Donna con, sul braccio destro, il Bambino dall’apparente età di due
anni. La statuina, alta 28 cm. e intagliata nel legno, è la riproduzione di un’altra più antica, che è venerata in Portogallo.
Trovata tra pietre e fango, la statuina era molto deteriorata. Il buon Placido se la portò a casa e vi fece un altarino per
la devozione famigliare ma, secondo la tradizione, la statuina tornò in modo inspiegabile sul luogo del suo ritrovamento.
Questo fatto si ripeté più volte e fu interpretato come un segnale proveniente dal cielo. Da qui l’idea di costruire sul posto una piccola cappella, come primo luogo di devozione.
La notizia dell’evento si divulgò nella regione e la gente
iniziò ad accorrere alla cappella per pregare davanti alla statuina della Madonna. Il culto raggiunse tali proporzioni che
il governatore dell’epoca decise di trasferire la statuina nella
cappella del suo palazzo. Tenuta sotto sorveglianza dalla sua
guardia militare, la statua scomparve di nuovo, per essere ritrovata al suo vero posto: nella nicchia della cappellina.
Pian piano la devozione ebbe il riconoscimento ecclesiale.
Nel 1792 il vescovo di Belém mise tutta la città sotto la protezione della Vergine di Nazaré e, nell’anno seguente, inviò
la piccola statua lignea in Portogallo per essere completamente restaurata. Al ritorno in Belém, in ottobre del 1793, la Signora di Nazaré fu accolta al porto con grande giubilo di popolo e trasportata al santuario. Questo fu considerato il primo
“Círio”. Numerose sono le “grazie” attribuite all’intercessione della Vergine di Nazaré.
A piedi, in barca e con la moto
Ai nostri tempi la manifestazione ha assunto un misto di religioso e di profano, protraendosi per 15 giorni, chiamati “Stagione Nazarena”. Si svolge sempre con processioni anche nei
centri abitati vicini a Belém, come ad Ananindeua, dove lavorano i missionari saveriani. La statua è collocata su una vettura aperta, affinché Nostra Signora sia visibile a tutti e riceva
gesti di affetto e di venerazione.
Dal 1986 si percorre anche un pellegrinaggio fluviale (Círio
das Aquas”) di dieci miglia, affinché la Vergine possa ricevere
l’omaggio dei pescatori e di quanti vivono ai bordi del fiume.
Recentemente si è aggiunta anche una processione motoristica: migliaia di centauri accompagnano, tra lo stridore di mille
clacson, la statuetta per le grandi vie della città.
La grande processione della seconda domenica di ottobre
dura circa quattro ore, percorrendo una distanza di tre chilometri, tra la cattedrale e la basilica di Nazaré. Lungo il percorso, la folla assiste al passaggio della Vergine e da tutte le finestre delle case la gente getta coriandoli e palloncini, fiori e
ghirlande di ogni tipo e colore. Tra canti e preghiere, il “Círio”
è un emozionante spettacolo di fede.
5 cm di diametro, lunga 400 metri
e pesante 700 chili, richiede forza e sacrificio. Inizialmente pensata per trainare il carro che sosteneva la statuina, è poi divenuto lo strumento che tiene separata
la folla dalle persone che spingono il carro. Essa si snoda a forma
di un cerchio e ricorda la corona
del Rosario. È il simbolo che lega la folla dei devoti a Maria, ma
anche la cintura che protegge la
statuetta dalla folla. Attaccarsi alla corda è un privilegio, ma anche
una... lotta!
Tra la folla si distinguono coloro che hanno ricevuto una grazia
o che la chiedono: questi portano,
alzandoli verso l’alto, gli oggetti che raffigurano la grazia ricevuta o ricercata: la miniatura di una casa, di una barca, arti
del corpo umano in cera o bambole per chiedere la fertilità...
Dopo quindici giorni di quotidiane celebrazioni religiose (ma
anche di manifestazioni profane e divertimenti nel parco giochi
accanto alla basilica, con i luoghi di ristoro affollati), le feste si
concludono con il “Recírio”, la processione che riporta le statue
della Vergine di Nazaré al loro posto: la statua autentica torna
nella nicchia sopra l’altar maggiore della basilica; la copia, che
è servita per le varie manifestazioni, rientra nel grande collegio
“Gentil Bittencourt”, non lontano dalla basilica.
■
COLEI CHE LIBERA DAI RIBELLI
A Kavimvira, la Regina del lago Tanganika
p. SANTO FESTA, sx
Con l’indipendenza dal Belgio, proclamata nel 1960,
il Congo-Zaire non trova pace. Durante gli anni dei disordini (1960-64) i saveriani, arrivati nel Kivu il 28 ottobre 1958, restano ai loro posti di missione. Ma nel 1964
la situazione diventa disperata. Uvira è al centro della
guerra civile. I mulelisti fanno strage in città e fanno
prigionieri tutti i missionari (15 maggio 1964). La casa
del vescovo è trasformata in prigione.
Mons. Danilo Catarzi. consacrato vescovo nel 1962, e
una ventina di persone tra missionari, suore e laici, restano ostaggi per sei mesi. Sono minacciati, umiliati, percossi, condotti davanti al plotone di esecuzione, accusati
di spionaggio. La loro liberazione avviene il mattino del
7 ottobre 1964, festa della Madonna del Rosario.
Ma nel mese successivo, il 28 novembre, nelle missioni di Baraka e di Fizi, sono assassinati fr. Vittorio Faccin,
p. Luigi Carrara, p. Giovanni Didonè e l’abbé Joubert.
Altri due saveriani, p. Lorenzo Camorani e p. Giuseppe
Veniero, sono bloccati dai ribelli nella missione di Nakiliza e la loro prigionia dura trenta mesi. Le missioni
sono saccheggiate e lasciate nell’abbandono.
La diocesi di Uvira è ferita gravemente, ma non è
morta. Già dal 1966 pian piano riprende vita. Padre
Carlo Catellani fonda e dirige il centro catechistico; p
Domenico Milani è l’anima dell’Istituto superiore di
Pedagogia; mons. Catarzi lancia l’apostolato biblico e
le comunità cristiane viventi. A Kavimvira viene eretto il primo santuario della regione, dedicato a “Nostra Signora del lago Tanganika”.
La costruzione è diretta da fr.
Giuseppe Scintu, con la collaborazione di fr. Guglielmo Saderi. Il santuario è stato voluto da mons. Danilo Catarzi e
dai saveriani, in riconoscenza
alla Madonna per la liberazione dalle mani dei ribelli. L’avevano promesso alla Madonna
in tempo di pericolo, e... ogni
promessa è un debito.
5
2010 MAGGIO
il m on do in casa
EVENTO SPECIALE
Convegno
giovanile saveriano
L’estate dei giovani
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
voglia di passare qualche giorno
“al crocevia della missione”. Arrivederci a Foligno.
Foligno,
dal 29 agosto
al 2 settembre 2010
● Programma e obiettivi.
p. Roberto (cell. 340 4914261
e-mail: [email protected]);
p. Alex (cell. 339 1563951
e-mail: [email protected]);
Antonio (cell. 328 9352868
e-mail: [email protected])
anni sono invitati a un appuntamento straordinario: “Volti e storie al crocevia della missione”. A
questo appuntamento verranno
proprio p. Giovanni, p. Claudio,
p. Stefano e tanti altri missionari
e missionarie. Oltre ai giovani
delle regioni d’Italia ci saranno
anche vari giovani di altri continenti.
Insieme, potremo riflettere,
pregare, confrontarci su temi
come il dialogo, la pace, il servizio. Avremo modo di conoscere
nuovi volti e nuove storie che si
incontrano nell’ideale missionario, caro al nostro fondatore
Guido Conforti.
I saveriani, le saveriane e i laici saveriani sono contenti di accogliere tutti i giovani che hanno
Lunedì 30 agosto è dedicato all’Asia, e in particolare alla
sfida del dialogo interreligioso.
Nei 15 laboratori, ci sarà modo
di analizzarlo in tutte le sue dimensioni: biblica, sociale, familiare…
Due campi estivi
del MGM
Campo MGM per adolescenti. Il campo adolescenti (da
14 a 18 anni) si terrà dal 30 giugno al 4 luglio a Villa della Speranza, Ostuni (Brindisi). La quota di partecipazione è di 100 euro e le iscrizioni sono aperte fino
al 30 maggio.
L’arrivo è previsto alle 14 del
30 giugno; la partenza dopo il
●
6
sr. Francesca (cell. 328 7234433
e-mail:[email protected]);
ESPERIENZA INTERNAZIONALE
CaMPO DI LAVORO IN BURUNDI
Chi non si accontenta di stare entro i confini italiani, ha la
possibilità di vivere un’esperienza unica in Burundi, presso il centro giovani “Kamenge”, diretto da p. Marano. Si
tratta di campi di lavoro per i
giovani dai 16 ai 30 anni (50%
ragazzi e 50% ragazze), provenienti anche dai Paesi vicini
(Congo e Ruanda) e da comunità religiose diverse (cattolici,
protestanti, musulmani).
Si lavora e si suda al Centro giovani “Kamenge”
Ogni campo dura 12 giorni
di Bujumbura, in Burundi: le mattinate
completi, nel periodo tra la
dei campi di lavoro estivi sono dedicate
metà di giugno e la metà di
alla costruzione dei mattoni
agosto. In ogni campo sono
coinvolti 400 giovani, divisi in 22 gruppi, guidati da due animatori. I
giovani provenienti dall’Italia vengono mischiati in ogni gruppo, in modo che vivano al meglio questa esperienza.
La giornata inizia alle 7 del mattino e si conclude alle 16,30 del pomeriggio. La mattina è dedicata alla costruzione di mattoni oppure alla
pulizia di fossati e strade. Il pomeriggio è tutto per la formazione, attraverso ogni strumento possibile: giochi, audio, video, lavori di gruppo...
Alla fine, ai vari campi di lavoro del centro Kamenge, tra ragazzi e
ragazze, partecipano 2.500 giovani, compresi i formatori, gli animatori
e i giovani provenienti dall’Europa. Non è richiesto alcun requisito particolare: è sufficiente crederci e accettare di vivere con gli altri.
Martedì 31 agosto è la giornata dell’Africa, e ci concentreremo sulla sfida della pace. Ci saranno testimonianze e momenti
di preghiera che ci aiuteranno a
riflettere sulla pace in Africa e
nel mondo.
Mercoledì 1 settembre è dedicato all’America latina e alla
chiesa locale che si mette al servizio della chiesa universale.
Giovedì 2 settembre, giornata
conclusiva, faremo la sintesi del
lavoro svolto e daremo le indicazioni ai giovani in vista del loro
impegno concreto. Chiuderemo
con la Messa e il pranzo.
CAMPI NAZIONALI
Il Movimento giovanile missionario promuove due campi
estivi, uno per gli adolescenti e
uno per i giovani. Sono un’occasione per fare esperienza dell’incontro con Gesù, per annunciare
a tutti il suo messaggio, per incontrare giovani provenienti dalle più diverse realtà parrocchiali
e diocesane d’Italia, per guardare
alla propria vita attraverso il confronto con la Parola e con coloro
che hanno fatto della propria vita
un dono per il mondo intero.
Il tema di quest’anno è: la
missione è servizio. Le testimonianze, la preghiera, i laboratori,
l’animazione di spiaggia e di
strada, scandiscono la riflessione, l’ascolto e il confronto.
p. Stefano (cell. 331 6402112
e-mail: [email protected]);
L’arrivo a Foligno è previsto
per il pomeriggio di domenica
29 agosto, in modo da iniziare
alle 17 con l’introduzione, l’animazione, la preghiera e la Messa. Dopo la cena, ci conosceremo meglio in una serata di fraternità.
● Al crocevia della missione. Ho
parlato su skype con p. Giovanni
Gargano che lavora in Bangladesh, in contatto con i giovani
di religioni diverse. Ho contattato via e-mail p. Claudio Marano che da tanti anni dirige il centro giovani Kamenge in Burundi, un’oasi di pace in una zona
tormentata dalla guerra. Tramite la saveriana Francesca Mura,
ho saputo dell’impegno tra i giovani di p. Stefano Raschietti nel
sud del Brasile.
Padre Giovanni, p. Claudio,
p. Stefano: tre missionari in tre
continenti diversi, accomunati
dal lavoro con i giovani. I loro
racconti hanno suscitato in me il
desiderio di vedere da vicino come vivono i giovani nei loro paesi, le sfide che affrontano ogni
giorno e come il missionario si
mette in gioco.
Per poter visitare questi paesi
ci vorrebbero tanti soldi e tempo.
Ma non sarà necessario andare
in Bangladesh, in Burundi, in
Brasile o in altre parti del mondo per scoprire i volti e le storie
dei missionari e della gente al
crocevia della missione.
A Foligno, dal 29 agosto al 2
settembre, i giovani dai 18 ai 32
Le persone da contattare.
Prima di tutto, consulta il sito
www.saveriani.it/convegno, dove puoi “iscriverti” al Convegno
di Foligno. Per saperne di più e
prendere accordi, puoi contattare
queste persone:
●
Noi siamo già pronti, tu?
I giovani interessati possono rivolgersi a una delle seguenti persone:
Anna ([email protected]);
Elena ([email protected]);
associazione IBO ([email protected]);
p. Roberto ([email protected])
riposo, di preghiera e confronto
su temi missionari per “fare del
mondo una sola famiglia”.
Per informazioni e iscrizioni, puoi rivolgerti ad Alessandro
Andreoli (349 0580330 - [email protected])
■
pranzo del 4 luglio.
● Campo MGM per i giovani.
Il campo giovani (da 19 a 32 anni) è in programma dal 27 luglio
al 1° agosto presso Casa Faci,
a Marina di Massa (Massa). La
quota di partecipazione è di 150
euro ed è possibile iscriversi entro il 20 giugno.
L’arrivo a Marina di Massa è
previsto alle 14 del 27 luglio; la
partenza dopo il pranzo del 1°
agosto.
Avvisiamo gli amici lettori che altri numerosi campi estivi missionari per ragazzi e giovani sono organizzati dalle comunità
saveriane di Cagliari, Desio, Macomer, Marche e Salerno. Per saperne di più, i lettori abbonati a queste comunità possono consultare gli spazi informativi pubblicati a pagina 8 e sul sito www.
saveriani.bs.it
Per loro e per tutti gli altri, il riferimento è p. Alex Brai a Salerno (cell. 339 1563951; e-mail: [email protected]).
In entrambi i casi ci si può iscrivere on-line, andando sul sito
www.mgm.operemissionarie.it/
vis_news.php?id_art=377
■
Convivenza estiva
del laicato saveriano
I laici saveriani organizzano anche quest’anno la convivenza estiva per le famiglie, dal 31 luglio al
6 agosto. Per il 2010 la meta scelta è Montecalvo Irpino (AV).
Se senti il desiderio della
missione e vuoi viverla nel tuo
quotidiano, se vuoi conoscere
meglio la spiritualità saveriana,
o sei curioso di conoscere chi
sono e cosa fanno i laici saveriani, questa è l’occasione giusta.
Una settimana di fraternità e
Una storia speciale
Ragazzo soldato al Manchester.
Christian Caulker, 21 anni, era
uno dei tanti bambini soldato del
Ruf (Fronte rivoluzionario unito), in Sierra Leone. Uccideva
sotto l’effetto delle droghe, imbracciando un kalashnikov quasi
più pesante di lui. È stato trovato per strada, ferito, in piena crisi d’astinenza. Il Family Homes
Movement, associazione cattolica
creata dal saveriano p. Bepi Berton, l’ha accolto e curato.
Nel frattempo, il ragazzo ha
iniziato a giocare a pallone nella squadra della Family Homes.
“Ho incontrato Dio - racconta e sono diventato un altro. Oggi
sono il portiere della nazionale
di calcio della Sierra Leone”.
●
Ma c’è di più,
il Manchester
United ha deciso di ingaggiarlo per la
prossima stagione. E così
Christian, in
segno di gratitudine, ha
promesso di
donare metà
dello stipendio
del primo anno
da professionista al Family
Homes, che
l’ha aiutato ad
uscire dall’incubo.
AttualmenChristian Caulker,
te, il Family
dalla guerra ai “red devils”
Homes di
di Manchester
p. Berton si
prende cura di 350 ragazzi di
strada, attraverso centri d’accoglienza o famiglie adottive; inoltre, gestisce una scuola di base
e secondaria con circa mille stu■
denti.
2010 MAGGIO
D I A L O G O E SO LID A RIETÀ
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
DONNE, UOMINI E L’UNICA BIBBIA
Caro direttore,
su “Missionari Saveriani” di marzo ho letto le due pagine “Donne
in missione leggono la Bibbia”, e vorrei esprimere un mio pensiero.
Sono convinto che l’uomo e la donna costituiscano la coppia umana
unica per continuare sulla terra la creazione della vita iniziata da Dio.
La coppia cristiana autentica vive nel rispetto reciproco, sostenendosi vicendevolmente nei problemi della vita, aperti alla carità cristiana
verso l’umanità bisognosa. Nelle missioni, uomini e donne sono impegnati fino all’estremo delle loro forze a diffondere il regno di Dio...
Ancora oggi molte donne e molti uomini nel mondo subiscono violenza, non solo con le armi ma anche con lusinghe, abilmente camuffate
a favore di egoismi che distruggono la persona.
Ritengo che non sia appropriato definire la Bibbia e la chiesa “maschilista o femminista”, perché queste definizioni sono in contraddizione con la storia della salvezza e della chiesa stessa. Si rischia di insinuare divisioni e di colpevolizzare la chiesa di incomprensioni delle
quali è pieno il mondo.
Giacomo, Salorino (Svizzera)
Caro Giacomo,
mi fanno piacere l’attenzione con cui hai letto le non facili pagine
di marzo e la semplicità con cui esprimi il tuo pensiero e la tua convinzione, che apprezzo e condivido. Prima di tutto, l’importanza che
giustamente dai alla coppia, che vive nel rispetto e nell’amore all’interno della famiglia, aperta a tutta l’umanità. E poi anche l’importanza che dai a uomini e donne che non hanno una propria famiglia, ma
sono a servizio delle famiglie e dell’umanità cercando di vivere l’ideale evangelico.
Avrai notato che Nuccia, Tea e Teresina, nei loro tre bei racconti,
non parlano mai di Bibbia o di chiesa “maschilista o femminista”; sarebbe un’accusa troppo facile, che alla fine lascia le cose come sono,
ognuno con la propria idea contrapposta. Non servirebbe a niente e soprattutto, non aiuterebbe ad amare la Bibbia e la chiesa. Ma è da tutti
riconosciuto che il linguaggio culturale con cui è scritta la storia biblica della salvezza è un veicolo, importante ma contingente, del Messaggio che continua a rivelare aspetti inediti nel corso dei tempi e dei
luoghi in cui i credenti vivono.
In questo senso, è davvero interessante che ognuno di noi, leggendo
l’unica Bibbia, si interroghi e cerchi risposte illuminanti a tutte quelle
situazioni personali, famigliari e comunitarie che emergono dalle culture e dalle società che cambiano continuamente. Anche le donne hanno il dovere / diritto di farlo. E quando lo fanno, meritano tutta la nostra attenzione e gratitudine, perché aprono per tutti orizzonti nuovi,
di cui la chiesa ha sempre bisogno per annunciare in modo adeguato e
con nuovi linguaggi lo stesso messaggio biblico.
È bello che siano proprio le missionarie - religiose e laiche - a mettersi in ascolto del mondo femminile e offrire alla Bibbia e alla chiesa
la mente, il cuore e la voce dell’altra metà dell’universo.
Siano “benvenute”!
p. Marcello, sx
STRUMENTI D'ANIMAZIONE
“LaSCIATE CHE VENGANO A ME...”
A maggio, molti bambini incontrano il Signore nella prima Comunione. Una tappa importante della vita cristiana
che spesso diventa una
festa ...del consumo. Per
ricordare un evento così
bello, proponiamo qualche idea per doni alternativi, utili anche per chi
inizia il percorso del catechismo. Sono testi con disegni
ben fatti, che rendono più facile la
comprensione del vangelo e della
vita di Gesù. Ne segnaliamo alcuni, tra i tanti da scegliere...
Il mio vangelo… Per amare Gesù (Paoline, € 16)
La Bibbia narrata ai bambini (Gribaudo, € 14,90)
L’avventura della Sindone raccontata ai bambini
I MISSIONARI SCRIVONO
L’alba di Pasqua sul rio Xingu, nella foresta Amazzonica
A p. Ettore Fasolini piaceva scrivere e più ancora raccontare. Ora che ha terminato la vita terrena, ci potrebbe
raccontare - chissà che voglia! - com’è la resurrezione e
cosa si prova a vedere Gesù “faccia a faccia!”. Forse con
il tempo, scriverà qualcosa anche in cielo...
Andando a visitare i kayapó di un villaggio lungo l’alto rio Xingu, ho scattato una foto. Era il mattino presto.
Quell’aurora è stata un momento indimenticabile. Ho avuto la sensazione di essere in un mondo senza limiti, dipinto dai colori dell’alba, accompagnato dalla musica creata
dal vento (andavamo contro corrente risalendo il fiume) e
dalle onde che sbattevano contro la chiglia del barcone...
Ho pensato: se un ambiente come questo mi ricorda l’Infinito e il Creatore che ha progettato e creato una
simile opera d’arte, perché non lasciamo almeno questa parte del nostro mondo così com’è, visto che siamo chiamati a vivere eternamente insieme allo stesso Creatore e Padre, nell’Infinito?
E mi veniva in mente che a valle verso la foce, dalle parti di Altamira, sorgerà una diga enorme, ironicamente chiamata “Belo Monte”, che creerà un lago enorme per generare energia. Darà molta ricchezza, ma
forse spegnerà per sempre l’emozione di avvertire la presenza dell’Eterno Creatore...
p. Renato Trevisan, sx - Amazzonia
Dal Kivu, un augurio di “passare” dal male al bene
Cari amici, sono in attesa di passare da Uvira a Goma, dal sud Kivu al nord Kivu. Un anno e mezzo fa ero passato da Goma a Uvira; ora torno a Goma. Anche questo è un passare. In confronto al
“passare” di Gesù che torna da suo Padre, dopo tutto quello che ha dovuto patire, il mio e il nostro piccolo “passare” scompare. Quanti passaggi avvengono nella nostra vita, ogni giorno... Ci
siamo abituati.
Ma è meraviglioso pensare che anche il più piccolo passaggio al bene dal male ha un grande
valore davanti a Dio e agli uomini di buona volontà. La Pasqua ci invita a questo passaggio:
dalla vita che ci propone il mondo alla vita che ci propone Gesù con il vangelo, da lui vissuto e praticato. Questa è la vera Pasqua!
A Uvira come a Goma, la situazione non è migliorata. Nella regione dei Grandi Laghi,
da anni, la pace non è di casa. Ci sono ancora tanti interessi di pochi da difendere, e gli altri non contano!
Si vedono ancora tanti campi pieni di tende, come dopo i terremoti di L’Aquila e di Haiti…
Qui siamo in un altro mondo! Noi missionari continuiamo a ripetere che il Risorto ha vinto il mondo, anche quello che domina da queste parti, e altrove… Ecco perché sento il bisogno di augurare ancora a tutti un santo “passaggio”.
p. Pietro Mazzocchin, sx - Kavimvira, RD Congo
Dopo il primo volume sulla Bibbia, comincio il secondo
Desidero ringraziare tutti i lettori e le lettrici di “Missionari Saveriani”, che
hanno destinato il loro contributo per la pubblicazione del libro “La Bibbia alla
portata di tutti”, appena uscito in lingua portoghese (piccolo progetto n. 5/2009).
Incontrarsi con la Parola di Dio significa incontrarsi con Gesù, Parola incarnata
che porta pace, gioia e salvezza. Noi stessi, ascoltando quella Parola, ne abbiamo
sentito la forza, il conforto e la gioia che hanno pervaso il nostro cuore.
Sto ora cominciando a lavorare sul secondo volume della serie e, se Dio vorrà e
se i benefattori mi aiuteranno, spero di pubblicarlo prima della fine di quest’anno
2010. Anche a nome di tutte le persone che saranno spiritualmente beneficate da questo mio lavoro, rinnovo la gratitudine e auguro ogni bene.
p. Gianni Martoccia, sx - Belém, Brasile
solidarietÀ
CAMERUN:
SCUOLA DISTRUTTA DAL CICLONE
Nella nuova missione di Nefa, alla periferia della città
di Bafoussam, noi saveriani stiamo cercando di far fronte
a varie necessità, tra cui una conduttura di acqua potabile, già a buon punto, e la costruzione di varie aule scolastiche nei villaggi dispersi nella brousse. È un po’ che
stiamo lavorando a questi due progetti, con i nostri “ritmi africani” e con tante difficoltà e imprevisti.
Per esempio, a complicarci la vita, una terribile tromba d’aria ha spazzato via sei aule scolastiche nel villaggio di Songa, dove non pensavamo di fare qualcosa, perché vi era già una scuola funzionante, anche se vecchia
e malandata. La tromba d’aria ci ha spiazzato. Oltre 300
bambini sono all’aria libera. Si sta bene all’aria libera, è
vero; il problema è che sono cominciate le piogge e qui
quando piove... piove davvero!
Per il momento abbiamo cercato di alloggiare gli alunni nella piccola chiesa e nella casa della missione, mettendo su alcune pareti mobili, per non sospendere le
classi in pieno anno scolastico. È una soluzione provvisoria. S’impone con urgenza la costruzione di almeno sei
aule, prima che inizi il nuovo anno scolastico. Il preventivo per ogni aula è di 3.500 euro, per un totale di 21.000
euro. Chiediamo una mano e ringraziamo subito per il
vostro aiuto.
p. Gianni Abeni, sx
piccoli progetti
5/2010 - CAMERUN
La scuola distrutta a Nefa
Nella nuova missione di Nefa, in Camerun,
l’annuncio del vangelo va insieme all’acqua
potabile e alle scuole. Nel villaggio di Songa la scuola è stata distrutta da una tromba
d’aria. Per ricostruire le sei aule occorrono €
3.500 ciascuna, per un totale di 21.000 euro.
• Responsabile del progetto è il saveriano
p. Gianni Abeni.
4/2010 - AMAZZONIA
Centro di formazione Xingu
Per preparare animatrici e animatori di comunità cristiane nella vasta missione saveriana di São Felix do Xingu, in Amazzonia, occorre ricostruire il centro di formazione con
salone per incontri, dormitori, cucine e servizi, per un preventivo di 60.000 euro. È gradito un aiuto.
• Responsabili del progetto sono i saveriani
p. Borghesi, p. Andreolli e p. Lago.
Questi e altri testi possono essere richiesti a:
Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente
postale, oppure può inviare l’offerta direttamente
al C/c.p. 00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
• Libreria dei popoli, Brescia Tel. 030 3772780;
oppure
(Messaggero, € 12)
365 preghiere per piccoli cuori (Elledici, € 16,50) ...
Fax 030 3772781; E-mail: [email protected]
bonifico bancario su C/c 000072443526
CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma
IBAN  IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
2010 MAGGIO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Il missionario cantastorie
Ricordando l’amico p. Ettore Fasolini
Domenica 21 marzo p. Ettore
Fasolini, saveriano di Bergamo,
ha raggiunto il cielo dopo una
malattia di oltre sei mesi. Padre
Fiorenzo lo ha ricordato durante
il funerale celebrato nella chiesa di San Cristo, a Brescia, dove p. Ettore è vissuto per quasi
vent’anni.
I
l 5 febbraio avevamo festeggiato i 78 anni di p.
Ettore. Alla santa Messa erano
presenti, oltre alla nipote Caterina e a tutta la comunità saveriana di Brescia, anche i sacerdoti
e le suore della Domus Caritatis, dove da vari mesi p. Ettore
con coraggio e fede si stava incamminando verso la conclusione della sua vita. Una vita missionaria che possiamo definire
“fantastica”.
È stato direttore di “Missionari Saveriani” per dieci anni, dal
1993 al 2002. Una strana malattia ha iniziato a dare i primi segni proprio negli ultimi anni di
lavoro a “Missionari Saveriani”.
Ma p. Ettore, con un coraggio
che ha stupito tutti, non si è dato per vinto e ha mantenuto una
grande serenità.
Guida, amico ed esempio
Avevo conosciuto p. Ettore
tanto tempo fa nella scuola apostolica di Alzano, dove egli era
stato vice rettore e insegnante
dal 1957 al 1965. Per noi apostolini delle medie, p. Ettore era
un mito: gioviale, attento, simpatico. Era l’artefice, assieme ai
nostri assistenti, della vita quotidiana della casa apostolica. Da
provetto calciatore si cimentava
con noi a pallone.
Nei dopo-cena piovosi delle
vacanze estive p. Ettore ci teneva inchiodati facendoci desidera-
p. FIORENZO RAFFAINI, sx
re che non finisse mai il racconto delle sue avventure. Grande
arrampicatore, di lui e dei suoi
compagni si conservano spettacolari e audaci foto che lo ritraggono su cime innevate e accecanti ghiacciai. In estate, portava i ragazzi di terza media in cima alla Presolana, la bella montagna che domina Castione e la
val di Scalve.
Viaggiatore e narratore
Quando partì per l’Indonesia
nell’ottobre del 1965, ci dispiacque molto. Eravamo contenti
per lui perché si vedeva che non
aspettava altro, ma noi eravamo smarriti nel perdere una guida, un amico, un esempio. Non
ci restava che contenderci le immaginette che aveva nei suoi libri di preghiera.
Lavorò in Indonesia in due periodi, per circa quindici anni. Ma
La Madonna si fa in... tre
Statue mariane dei saveriani di Alzano
I
n tre luoghi della casa di
Alzano è presente “Colei
che a Cristo più somiglia e a Lui
con tenerezza ci conduce”. Nella
cappella rifulge in un’incantevole scultura di Ortisei, stringendo
al petto il Verbo di Dio, diventato suo Bambino. Nella sala dei
raduni appare come l’Immacolata Concezione, sfolgorante nella
varietà dei colori, mentre con le
mani sostiene il globo e schiaccia con il piede il capo del serpente. Nel parco è ritratta, nel
candore del marmo di Carrara,
con le mani giunte e lo sguardo
raccolto in preghiera.
Tre richiami ad aperture sconfinate ed essenziali per la nostra
natura umana.
8
Accogliere Dio
per donarlo
La Madre che stringe al seno il Bambino richiama la sua
consacrazione a Dio per quella viva comunione intercorsa
tra lei e il Verbo, mentre era
nel suo seno. Dalla Madre di
Dio s’irradia quel mistero che
l’avvolge e la colloca al vertice del cammino umano, icona
permanente di ciò che ogni
persona è chiamata a diventare in Cristo.
È proprio vero che raggiungiamo la pienezza della
natura umana solo se accogliamo Dio e arriviamo poi
a donarlo agli altri, per una
felicità divina che si esten-
da all’infinito. La presenza di Dio
in noi diventa compito e missione
a favore di tutte le altre persone.
L’amore che trasforma
L’Immacolata Concezione,
splendente di bellezza, è la trasfigurazione luminosa operata
dall’Amore. Anche nell’esperienza più elementare è così: chi
ama ed è amato risplende di bellezza. Ma l’amore non è effusione di sentimento o fuoco di passione; deve essere oggettivo. E
l’amore cristiano si basa su un
fatto irrevocabile. Lo dice san
Giovanni: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare
Dio, ma è lui che ha amato noi e
In cappella, in sala incontri, in giardino
p. MARIO CURIONE, sx
ha mandato suo Figlio...”.
Niente è più concreto dell’immersione nell’amore del Padre,
che crea ognuno di noi attraverso l’amore dei nostri genitori.
Ogni altro amore da qui riceve
vita e accoglie quell’incomparabile respiro di gratuità di cui noi
siamo incapaci e a cui continuamente aspiriamo.
Saper contemplare
Nel parco, la candida immagine di Maria che prega, richiama il valore altissimo della contemplazione. È in questa esperienza che si apprende come si
è amati e come si ama; come si
vive nella libertà e nella riconciliazione; come si diventa costruttori di pace e di armonia; come si diventa guide alla salvezza e alla vera comunione.
“Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù. Ti sei
consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei diventata così sorgente della bontà che sgorga
da Lui. Mostraci Gesù, guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad
amarlo, perché possiamo anche noi diventare
capaci di vero amore ed
essere sorgente di acqua
■
viva”.
fu un viaggiatore instancabile e
attento osservatore. Da Brescia,
ogni anno organizzava un “pellegrinaggio estivo” nelle varie missioni saveriane, per conoscere le attività missionarie.
Scrisse numerosi volumi tra i
quali la bellissima raccolta di
fiabe da tutti i continenti e una
serie di biografie di saveriani
scomparsi. Sapeva raccontare
in modo attento e sensibile le
sfumature della loro vita.
L’ultima sua fatica letteraria
è stata “Il verde tenero delle
foglie” dove, con lieve intensità, p. Ettore ha raccontato le
sue radici e la sua avventura
missionaria: una storia d’amore che ha permeato ogni angolo della sua anima; un amore
verso il Signore che gli ha permesso di vivere la dura prova
della malattia con apparente
semplicità.
Sapeva volare alto
Nonostante il male, che pian
piano gli ha tolto la mobilità e la
forza muscolare, è stato missionario fino in fondo, conquistando la simpatia e l’affetto anche
del personale paramedico della casa di cura. Appena spirato,
un’infermiera mi ha detto: “In
vent’anni di lavoro ho visto tanti
morire, ma la morte di p. Ettore
mi ha toccato profondamente”.
Padre Ettore Fasolini:
Vado Ligure 5.2.1932 - Brescia 21.3.2010
Il suo corpo si è piegato al male, ma non il suo spirito. La sua
anima sapeva volare alto, sopra la sua situazione e sofferenza personale, sopra le difficoltà
e le incomprensioni che possono essere più dolorose quando il
corpo fatica a reggere la volontà. Alla fine il suo atteggiamento verso tutti era di comprensione e di perdono. Dall’alto di quel
calvario aveva acquistato uno
sguardo libero dalle cose di que■
sto mondo.
1° giugno: ritiro per amici
Martedì 1° giugno - Ritiro per gli amici dei missionari dalle
9,30 alle 16, presso la casa dei saveriani di Alzano.
Per prenotazioni: 035 513343
NOTIZIE DELLA FAMIGLIA
Luigi Ferrari, lavoratore e cantore
NUCCI FERRARI
Papà Luigi ci ha lasciati martedì 16 marzo all’età di 86 anni. Era il papà di Franco, studente saveriano che nel 1969, all’età di vent’anni, morì
sul monte Paradisino a Livigno, insieme al confratello Danilo Moreni.
Ci piace pensare che papà Luigi e il figlio Franco si siano ricongiunti
nel Signore e ora rendano insieme gloria a Dio. Papà Luigi frequentava
spesso i saveriani di Alzano, Brescia e Parma. Era bello incontrarlo perché
esprimeva una fede profonda e una grande devozione alla Madonna.
La sua vita è stata dura. Allevare una famiglia di sei figli nel dopoguerra non era un’impresa facile per nessuno. In particolare, era stato capace di affrontare lavori difficili e pericolosi, per non far mancare
nulla alla sua famiglia: prima nelle miniere in Svizzera, poi nelle acciaierie della Breda e infine negli altiforni della Dalmine.
Per tutti noi è stato un esempio vero di solidarietà, perché nella
sua lunga vita si è prodigato con slancio e generosità per gli altri. Era
donatore di sangue dell’Avis; si occupava insieme alla moglie Armida
delle persone anziane sole, facendo loro compagnia e anche assistenza nella malattia; è stato per più di
dieci anni autista delle ambulanze
del corpo volontari della Presolana.
Era anche un bravo cantante; molti
lo ricordano nella corale di Castione. Diceva che il canto rende gloria
a Dio, e lui era felice di prestare la
sua bella voce per questo.
Ai suoi cinque figli e alla moglie
Armida, che ha condiviso con lui
62 anni di vita, va il nostro pensiero affinché ricordino sempre “papà Luigi” per l’esempio d’amore
Papà Luigi Ferrari con la moglie Armida
per il prossimo.
2010 MAGGIO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Il missionario che volava alto
Ricordando l’amico p. Ettore Fasolini
Domenica 21 marzo p. Ettore
Fasolini, saveriano di Bergamo,
ha raggiunto il cielo dopo una
malattia di oltre sei mesi. Padre
Fiorenzo lo ha ricordato durante
il funerale celebrato nella chiesa di San Cristo, a Brescia, dove p. Ettore è vissuto per quasi
vent’anni.
I
l 5 febbraio avevamo festeggiato i 78 anni di p.
Ettore. Alla santa Messa erano
presenti, oltre alla nipote Caterina e a tutta la comunità saveriana di Brescia, anche i sacerdoti
e le suore della Domus Caritatis, dove da vari mesi p. Ettore
con coraggio e fede si stava incamminando verso la conclusione della sua vita. Una vita missionaria che possiamo definire
“fantastica”.
Con lo sguardo libero
Nonostante il male, che pian
piano gli ha tolto la mobilità e
la forza muscolare, è stato missionario fino in fondo, conquistando la simpatia e l’affetto anche del personale paramedico
della casa di cura. Appena spirato, un’infermiera mi ha detto:
“In vent’anni di lavoro ho visto
tanti morire, ma la morte di p.
Ettore mi ha toccato profondamente”.
Il suo corpo si è piegato al male, ma non il suo spirito. La sua
anima sapeva volare alto, sopra la sua situazione e sofferenza personale, sopra le difficoltà
e le incomprensioni che possono essere più dolorose quando il
corpo fatica a reggere la volontà. Alla fine il suo atteggiamento verso tutti era di comprensione e di perdono. Dall’alto di quel
calvario aveva acquistato uno
sguardo libero dalle cose di questo mondo.
Scrittore prolifico e sensibile
Padre Ettore è stato un viag-
p. FIORENZO RAFFAINI, sx
giatore instancabile e attento osservatore. Ha scritto numerosi
volumi tra i quali la bellissima
raccolta di fiabe da tutti i continenti e una serie di biografie di
saveriani scomparsi. Sapeva raccontare in modo attento e sensibile le sfumature della loro vita.
L’ultima sua fatica letteraria
è stata “Il verde tenero delle foglie” dove, con lieve intensità,
p. Ettore ha raccontato le sue radici e la sua avventura missionaria: una storia d’amore che ha
permeato ogni angolo della sua
anima; un amore verso il Signore che gli ha permesso di vivere
la dura prova della malattia con
apparente semplicità. Ne pubblichiamo due brevi stralci.
La frase di Gesù sulla tomba
Una splendida mattina di maggio del 1970. Da due giorni sono in Italia: vi torno per la prima
volta dopo cinque anni trascorsi in Indonesia. Ieri con Silvio e
Viaggio di un papà in Zaire
Sulle orme del figlio missionario
I
l 29 luglio 1988 parto
dall’aeroporto di Milano. Vado a far visita a mio figlio
Fiorenzo, missionario in Zaire.
Poco prima dell’imbarco, mi imbatto in p. Mario Vergani, saveriano, che insieme a un gruppo
di giovani è diretto in Zaire. Ho
tirato un sospiro di sollievo, perché viaggiare in compagnia dei
saveriani nel mio primo viaggio
in aereo era veramente un dono
della Provvidenza.
La landrover
sullo strapiombo
Il 30 luglio arrivo a Kigali, in
Ruanda. Dopo il visto di transito e il controllo della dogana, riprendo l’aereo per Kamembe. È
un piccolo e traballante apparecchio delle linee interne, molto
sensibile alle turbolenze, anche
lievi. All’arrivo, vedo Fiorenzo
8
Anno 1982: p. Ettore Fasolini in Indonesia festeggia il suo 50° compleanno
Giovanna sono andato al cimitero a salutare i nostri morti.
Papà Francesco e mamma Anna riposano uno accanto all’altro. In una terza tomba, sono
racchiuse le ossa di mio fratello
Enrico, ucciso durante la guerra
in Tunisia…
Abbiamo recitato insieme una
preghiera. Quando si torna su
una tomba dopo tanto tempo si
ha la dolce impressione che i nostri morti siano lì ad aspettarci.
Mi ha commosso leggere, inciso sulla lapide di papà Francesco, il versetto dell’evangelista
Marco (4,35), che gli era tanto
caro: l’invito di Gesù agli apostoli, “Passiamo all’altra sponda”... I morti vivono nel cuore
delle persone che hanno amato.
Chi è amato non muore.
ALESSANDRO RAFFAINI
e suor Bernadetta. Ci abbracciamo, e contenti mi accompagnano a Bukavu.
Il giorno dopo, visitiamo le
parrocchie della città di Bukavu
e i quartieri, un’immensa distesa di capanne e catapecchie addossate al pendio della collina.
Il 2 agosto, parto per Luvungi
con Fiorenzo e la saveriana Giovanna. Transitiamo per l’escarpement. È una strada normale
all’uscita di Bukavu, ma man
mano che si sale verso il passo,
diventa poco più di una pista.
Scorre sul confine con il Ruanda su strapiombi vertiginosi e
bellissimi scenari.
Superati i 2.000 metri del passo,
la Landrover comincia a dare segni preoccupanti. A circa 30 chilometri da Luvungi, si ferma. Padre Fiorenzo alza il cofano e con
qualche chiave riesce a far riparti-
Alessandro Raffaini e la saveriana
Giovanna Rocchi, in equilibrio
sulla scarpata, durante la visita
a p. Fiorenzo, missionario
in Zaire a fine anni ‘80
re il motore, ma la speranza muore dopo poche centinaia di metri.
Ed era solo l’inizio!
Siamo a pochi chilometri dalla strada asfaltata. Sono ormai le
cinque; ci resta solo un’ora di luce. Fiorenzo decide di raggiungere a piedi Kamanyola e da lì
trovare un passaggio per Luvungi. E così fa. Arrivato a Luvungi
spiega ai missionari la situazione. Con p. Crippa e un giovanotto torna da noi.
Padre Crippa cerca di riparare
il guasto. La Landrover non vuole sentire ragioni e non si mette
più in moto. Si decide il traino.
La strada è brutta. Alla guida del
capriccioso fuoristrada c’è mio
figlio. Tutto va bene.
Durante l’assenza di Fiorenzo, io e suor Giovanna siamo rimasti soli in cima alla montagna,
nel buio pesto. Abbiamo provato una paura indescrivibile. Ogni
tanto ci ronzava attorno qualche
persona che passava di lì, ma per
fortuna siamo riusciti a chiuderci
dentro, facendoci coraggio e recitando rosari. Arrivati a Luvungi verso le undici di sera, ceniamo insieme ai missionari. Dopo
mangiato, andiamo a letto, stanchi ma contenti di essere riusciti ad arrivare fin lì sani e salvi.
Non ero che all’inizio del mio
■
mese africano!
Le storie si capiscono
dalla fine
Questa mattina sono anda-
to all’ospedale di Bergamo per
incontrare mio fratello p. Norberto. Mentre percorrevo i lunghi viali alberati, una cosa mi
ha colpito: il colore verde tenero delle foglie, appena spuntate
sui rami. Anche in Indonesia gli
alberi perdono le foglie; ma alcune cadono, altre spuntano. Per
cui la foresta mantiene perenne
un colore cupo, verde intenso;
non c’è segno di primavera né
cambio di stagioni nelle foreste
di Sumatra.
È per me una gioia rivivere il
maggio italiano. Qui le foglie
appena spuntate hanno un colore
tenero, come la pelle d’un bimbo
che si apre alla vita… Solo ciò
che in noi ha il soffio dell’eterno
può durare nel tempo. Ricordo
d’aver letto, tempo fa, una frase che mi ha accompagnato per
tutto il tempo da me impiegato a
scrivere queste pagine: le storie
■
si capiscono dalla fine.
UN DERBY DAL PARADISO
DIEGO PIOVANI
Ho conosciuto p. Ettore qualche anno fa. Girava per i corridoi con il
bastone e trascinando il passo, costretto da una strana malattia che gli
aveva bloccato le gambe dal ginocchio in giù. “Che strano tipo!”, pensavo tra me. Dalla finestra dell’ufficio lo vedevo andare avanti e indietro nel cortile, prima da solo e poi accompagnato. Non si è mai arreso al
suo handicap; quei quattro passi erano il suo… esercizio quotidiano.
Era stato il direttore di “Missionari Saveriani”, un’esperienza a cui si
sentiva ancora molto legato. Era la nostra memoria storica. Per ogni
difficoltà, la prima porta a cui bussare era quella del suo ufficio. Un
ufficio inconfondibile: allegro e ironico fuori, per il puzzle di vignette satiriche appiccicate sulla porta; elegante e ordinato dentro, con
nemmeno una matita fuori posto.
Puntiglioso e deciso, p. Ettore andava conquistato un po’ alla volta. Non era semplice avere la sua
fiducia. Ma nonostante gli acciacchi e i potenti medicinali, era una
persona gioiosa: gli piaceva far festa e stare con la gente. Con noi
collaboratori ha sempre avuto
una parola buona di incitamento
e conforto. Nel luglio scorso, pur
tra mille difficoltà, non ha voluto
mancare al funerale della collega
Oriella.
Quello che non ho mai fatto con
lui è assistere insieme alla partita
Brescia-Atalanta. Grande appassionato di calcio e tifosissimo della squadra di Bergamo, riusciva ad
andare al di là dell’accesa rivalità
tra le due squadre. Anzi, si augurava che presto potesse arrivare
il giorno del derby dell’Oglio, un
derby che ora potrà seguire dalla
Padre Ettore Fasolini:
Vado Ligure 5.2.1932 - Brescia 21.3.2010
tribuna del Paradiso.
2010 MAGGIO
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Come faremmo senza di voi?
Omaggio alle brave delegate missionarie
è
doveroso ricordare con
gratitudine e amicizia le
delegate che hanno raggiunto
la casa del Padre per ricevere il
premio che Dio dà a chi è stato
“servo buono e fedele”. Raimonda, Maria, Rita, Giovanna, Marta, Francesca, Raffaella, Augusta, Lavinia, Lina, Rosetta, Santina, Maddalena...: voi siete state
serve buone e fedeli.
Tutte speciali, tutte diverse
Spesso abbiamo scritto che le
delegate hanno collaborato alla
diffusione nella propria parrocchia dello spirito missionario e
del mensile “Missionari Saveriani”. Ognuna di loro ha vissuto con una sua caratteristica
particolare per il paese, la parrocchia e le missioni. Giovanna
Seu è stata consigliere comunale
e scriveva per il giornale diocesano. Raimonda Cadoni ha dedi-
cato la sua vita alla “Piccola casa
della divina Provvidenza” a Bono; aveva scelto di consacrarsi all’educazione e all’assistenza degli orfanelli che arrivavano
dai paesi della Sardegna, ma si
interessava anche agli orfani delle missioni.
Ultimamente, ho partecipato
alla Messa di addio per Rita Orrù di Villasor, che ho conosciuto nella sua malattia. Mi aveva chiesto le corone del rosario
missionario da dare agli infermieri. Si è consumata come una
candela, ma la fede l’ha sostenuta e lo spirito missionario l’ha
spinta a testimoniare la fede agli
altri nell’ultima prova.
Tutte voi oggi siete “nell’altra riva”, dove Cristo è andato
a prepararci un posto. Rimaniamo uniti nella preghiera vicendevole: voi dal cielo, e noi dalla terra.
p. DINO MARCONI, sx
Speranze di oggi e di domani
È giusto ricordare tutte le delegate che sono ancora attive per
l’ideale missionario. Una è Salvatorica di Milis che si muove
con le stampelle e continua la
sua animazione facendosi accompagnare in auto.
Ho incontrato anche Teresina Loche, che mi ha offerto uno
scritto sulla sua guarigione. È
la testimonianza della sua fede
nella prova della malattia e della
sua devozione alla Madonna che
l’ha sostenuta. La sua vita è trascorsa regolare in una numerosa famiglia fino al 1961 quando,
all’età di 18 anni, fu colpita dal
morbo di “proteus Morganis”
che per cinque anni l’ha costretta a diversi interventi chirurgici.
Nel viaggio a Lourdes, sconsigliato dai medici, ebbe la grazia
della guarigione dopo l’immersione nell’acqua della sorgente
La missione in Sardegna
Animazione con i saveriani “volanti”
grazie a Dio e
Q uest’anno,
ai nuovi saveriani arrivati,
siamo riusciti a formare l’equipe dei famosi missionari volanti,
disponibili per guidare le missioni parrocchiali in Sardegna. Abbiamo iniziato a San Giovanni
Suergiu per il cinquantesimo
della parrocchia; abbiamo proseguito a Pirri nella parrocchia
Madonna della Fede; abbiamo
continuato a Guasila nella parrocchia della Vergine Assunta
e concluso a Tortolì per la festa
patronale.
Lo staff dei missionari volanti
è composto da tre saveriani - p.
Roberto, p. Daniele e p. Virginio
- e da due saveriane - sr. Piera
e sr. Elisa -, tutti con una buona esperienza di missione sulle
spalle, in tre continenti: Asia
8
(Bangladesh), Africa (Congo) e
America latina (Brasile).
Un bel lavoro di squadra
La settimana di evangelizzazione e animazione missionaria
parrocchiale comporta la visita
alle famiglie e ai malati, l’ascolto della Parola di Dio, l’incontro
con i ragazzi nelle scuole (quelle che ci lasciano entrare) oppure
nelle palestre prima dell’allenamento (come è avvenuto a Pirri),
o con i genitori nelle parrocchie.
Il gazebo in piazza serve per il
volantinaggio delle attività di
animazione, la conoscenza dei
missionari con le riviste e con la
musica etnica.
Guasila quest’anno aveva
già ospitato il cinquantesimo
di Messa di p. Luigi Caria con
P. Salvadori, p. Lorenzato e p. Simoncelli hanno festeggiato a Guasila i 50 anni
di sacerdozio missionario di p. Luigi Caria, con la pianeta dorata
p. DINO MARCONI, sx
la bella mostra fotografica e le
informazioni sui 50 anni di sacerdozio del missionario. È stato
ricordato anche lo spirito e l’impegno missionario di Guasila,
iniziato con p. Virgilio Mirto e
continuato con p. Valter Giua e
p. Ivaldo Casula. Era presente
p. Giuseppe Lorenzato, compagno di missione in Serra Leone,
venuto dal continente per stare
accanto a un suo amico.
È il nostro compito, Signore
La preghiera recitata durante la settimana di animazione
esprime bene la finalità della
missione. Possiamo ritagliarla e
pregarla ogni giorno.
“È il nostro impegno, Signore,
quello di annunciare che sei venuto a portare la gioia nel mondo. Ma non possiamo accontentarci di pii consigli e di spiegazioni, e neppure di buone intenzioni, o Signore. Tocca a noi, ed
è il nostro impegno quotidiano,
fornire un po’ di luce a quelli
che vacillano nella notte; sostenere quelli che zoppicano sotto
fardelli troppo pesanti; aprire la
porta a quelli che vengono costantemente esclusi; ridare il gusto di vivere a uomini e donne
che hanno perduto l’amore. Se
noi svolgiamo il nostro lavoro,
o Signore, allora si potrà vedere, comprendere e annunciare la
Buona Novella sulla nostra terra:
■
la gioia di Dio”.
benedetta.
È tempo di vie nuove
per la missione nel mondo di oggi. Qualcosa di
nuovo sta sorgendo anche in Sardegna. Anche
noi saveriani stiamo cercando di attuare un nuovo stile di animazione
missionaria. Con le persone di buona volontà si
può sempre progettare il
futuro, purché si abbia il
coraggio di affrontare le
novità, superando l’attaccamento al passato,
che a volte sembra più
bello e facile.
L’incontro con il sud
È riuscito bene l’incontro delle delegate e degli amici del sud
della Sardegna, lunedì 22 febbraio, guidato
da p. Virginio. Ci siamo
preparati alla Pasqua,
per vivere con fedeltà
l’amore di Cristo nella La delegata Salvatorica di Milis che, nonostante l’età
costruzione del suo Ree le stampelle, continua con tenacia il suo prezioso
gno e nel lavoro per la
lavoro d’animazione missionaria.
A lei e a tutte diciamo: “grazie!”
missione della chiesa.
Padre Virginio ha parladarso” a Padang, in Indonesia,
to del cammino di conversione
danneggiato dal terremoto del 30
attraverso il digiuno, la preghiesettembre 2009. L’estrazione avra e l’elemosina. La conversione
verrà durante l’annuale pellegririchiede di portare la croce, che
naggio missionario mariano in
a volte ci sembra troppo pesanprogramma martedì 18 maggio
te per le nostre spalle. Ma Gesù
a San Luri, presso i frati cappucci invita ad essere suoi discepocini. Il pullman partirà da piazza
li nel suo cammino di croce e reMatteotti di Cagliari, davanti alsurrezione.
la stazione, alle 8,30 e farà ferSono stati distribuiti anche i
mate a richiesta lungo la SS 131,
biglietti della sottoscrizione a
previa telefonata a p. Dino (340
premi, per contribuire alla rico■
0840200).
struzione dell’ospedale “Yos Su-
L’ ESTATE PER RAGAZZI E GIOVANI
I saveriani della Sardegna organizzano anche
quest’anno i campi estivi
per ragazzi e giovani. Si
tratta di alcuni giorni utili per imparare a vivere insieme e per farsi qualche
domanda in più, sul tema
del Convegno missionario
giovanile di Foligno: “Volti e storie al crocevia della missione” (vedi a pagina 6). Ecco gli appuntamenti.
Mission boys
(ragazzi delle medie):
1 - 4 luglio, a Macomer
Missione nel cuore
(ragazzi e ragazze
dalla I alla IV superiore):
7 - 11 luglio, a Macomer
Ragazze sprint (ragazze delle medie): 13 - 18 luglio, a Macomer
Missione nel cuore (ragazzi e ragazze dalla I alla IV superiore):
29 luglio - 1° agosto, a Quartu S. Elena
Tre giorni per 18enni (preparazione al Convegno di Foligno):
23 - 25 luglio, a Quartu S. Elena
Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a: p. Roberto (340 4914261
- [email protected]); p. Daniele (0785 70120 - targadaniele@yahoo.
com); sr. Piera (0783 72578 - [email protected]).
2010 MAGGIO
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Maggio, il mese dedicato alla Madonna
I
talo Calvino nel libro “Le
città invisibili” fa dire a
Marco Polo: “L’inferno dei viventi non è qualcosa
che sarà; se ce n’è
uno, è quello che
è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i
giorni, che
formiamo
stando insieme. Due
modi ci sono per non
soffrirne. Il
primo riesce
facile a molti:
accettare l’inferno e diventarne parte fino
al punto di non
vederlo più. Il
secondo è rischioso ed esige attenzione e
apprendimento
continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo
all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio”.
Che vita è mai questa?
Questo pensiero troverà certamente d’accordo molti nostri
lettori, soprattutto quelli che rimangono sconvolti dalle orripilanti notizie quotidiane della televisione: cronaca nera, atti criminali, rapine, violenze e ingiustizie d’ogni genere.
Viene proprio spontaneo chiedersi: che vita è mai questa?
E come si può sfuggire? Forse stordendosi con musica rock
o con alcolici, con la droga o
il sesso senza inibizioni? Molti giovani cadono nella tristezza e nella depressione; altri sono spinti al suicidio, perché non
trovano vie d’uscita.
L’antidoto per curare efficacemente il male e per debellarlo è
Gesù: basta credere in Lui, invo-
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
carlo con fiducia e fervore, incontrarlo nella sua parola e accoglierlo nell’Eucaristia. È Lui
“il vero pane sceso dal cielo”:
chi ne mangia non muore.
È Lui che rimane per sempre con noi e ci rende sani e forti nelle fatiche e
nelle sofferenze della vita. È Lui che ci dona la
pace, la gioia e la forza
di amare. È Lui la vera
vita che vince la morte, la luce che illumina il cammino e batte
le tenebre, l’acqua viva che toglie ogni sete e fa fiorire il deserto,
l’acqua che si muta nel
vino buono per i convitati alla festa di nozze.
Una donna
vestita di sole
“Nel cielo apparve un
segno grandioso: una donna vestita di sole, con la lu-
Nel raggio di 350 chilometri
Tre saveriani e centinaia di missionari laici
L
a parrocchia di São Felix
do Xingu, in Amazzonia,
si estende per un raggio di 350
chilometri. La popolazione è di
oltre 60.000 persone, seguita pastoralmente da tre missionari saveriani: p. Paolo, p. Giuseppe e
p. Danilo. La parrocchia è composta da ventisette “agrovilas” o
comunità di campagna con circa
mille - duemila abitanti ciascuna, oltre alla città di São Felix
che supera i 22.000 abitanti ed è
in continua espansione.
Questo vasto territorio è servito da strade disastrose, che durante i sei mesi delle piogge sono impraticabili. Si possono percorrere solo con mezzi attrezzati, per cui abbiamo bisogno di jeep per muoverci e visitare le varie comunità lontane dal centro.
I ponti e le altre strutture sono
lasciati al potere della natura e...
ai latifondisti, che ne hanno bisogno per ragioni di sicurezza e
8
per trasportare i loro prodotti.
Le missioni popolari
Noi missionari seguiamo la
vita delle comunità cristiane portando avanti il tema della grande
assemblea latino-americana di
Aparecida: “Discepoli e missionari di Cristo, perché in lui tutti
abbiano la vita”. Tre sono i punti cardine del nostro lavoro missionario: la vita umana, la spiritualità, l’ecologia.
Una delle attività che in questi
anni ci tengono molto impegnati sono le “missioni popolari”,
nello stile delle piccole comunità ecclesiali. Questo significa
che noi prepariamo centinaia di
laici e laiche, attraverso incontri
programmati di approfondimento della fede, che poi diventano
i missionari e le missionarie in
mezzo alla popolazione.
Dopo avere scelto una zona,
vi andiamo insieme e facciamo a
Padre Paolo Andreolli durante una delle “missioni popolari”
nella vasta parrocchia di São Felix do Xingu, in Amazzonia
p. PAOLO ANDREOLLI, sx
tappeto la visita a tutte le famiglie, divulgando speranza e rafforzando la fede della gente nei
villaggi, nei quali noi tre sacerdoti riusciamo ad andare solo due o
tre volte l’anno per celebrare la
Messa e gli altri sacramenti.
Il bisogno di spiritualità
Le “missioni popolari” sono
utili non solo alle comunità che
sono visitate, ma ancor più alle
persone che si dedicano alla missione visitando le famiglie. È una
vera attività missionaria laica,
che riempie il cuore di gioia e di
speranza. Così le nostre comunità ecclesiali di base si rafforzano
nella fede e nella vita cristiana.
La maggiore necessità oggi è
quella di una più profonda e sentita spiritualità. Nascono molti
gruppi di ascolto della Parola e
avanza sempre più l’idea che è
soltanto con la forza dello Spirito
Santo che avremo il coraggio di
continuare a far fronte e a vincere le grandi difficoltà che incontriamo nella vita di tutti i giorni.
Come tutta la chiesa brasiliana, anche noi cerchiamo di investire le nostre risorse e il nostro
tempo nella formazione di catechisti e di leader locali. L’impulso dato alla formazione, intesa
come azione evangelizzatrice,
contribuirà a creare i discepoli missionari di cui il Brasile ha
■
tanto bisogno.
La legge
dell’amore
Grazie alla chiesa, satana sarà
sconfitto! Grazie ai suoi figli, “che hanno
vinto per mezzo del sangue
dell’Agnello e
grazie alla testimonianza del
loro martirio,
poiché hanno
disprezzato la
vita fino a morire” (Ap,12,11)!
Esultate, o cieli,
e voi che abitate
in essi.
Grazie alla Madonna, Dio si è
fatto uomo e il
cielo ha abbracciato la terra; il
vangelo si è diffuso nel mondo intero e la
chiesa si è estesa
in tutte le nazioni. Grazie a Maria, Gesù abita in ogni cristiano, come egli stesso ha promesso: “Se uno mi ama, il Padre mio
lo amerà, e verremo a lui, abiteremo in lui”. Non ci devono più
essere divisioni né confini o lontananze tra i figli di Dio. E non
c’è altra legge, se non quella
dell’amore per Dio e per i fratel■
li!
HO VOGLIA DI CANTARE...
9 maggio: festa della mamma
p. SANDRO PARMIGGIANI sx
La voce non è più quella degli anni giovanili, ma la voglia di cantare non cessa mai. Mi porta alla memoria i canti della giovinezza, quelli che cantava Beniamino Gigli, in particolare quelli che penetravano
in fondo al cuore e inumidivano gli occhi. Certamente, i lettori della
mia età ricorderanno il canto in onore delle mamme.
“Mamma son tanto felice, perché ritorno da te! La mia canzone ti
dice ch’è il più bel sogno per me. Mamma son tanto felice, viver lontano perché? Mamma, solo per te la mia canzone vola, mamma sarai
con me, tu non sarai più sola!... Sento la mano tua stanca: cerca i miei
riccioli d’or. Sento, e la voce ti manca, la ninna nanna d’allor. Oggi la
testa tua bianca io voglio stringere al cuor. Mamma, solo per te la mia
canzone vola; mamma, sarai con me, tu non sarai più sola…”.
Un altro canto, imparato a scuola, diceva così: “Mamma, o gran parola che tutti amano, prima parola che tutti imparano. Quel nome,
mamma, è come fiamma
che mai nel cuore si spegnerà. Mamma: nel pronunciare questa dolce parola il nostro cuore si consola...”.
Noi cristiani abbiamo ricevuto in dono un’altra
Madre: Maria santissima,
Madre di Gesù. Quanti bei
canti abbiamo per lodarla,
ringraziarla, implorarla! La
più bella preghiera è certamente l’Ave Maria, che
recitiamo sempre con tanto affetto e devozione, in
ogni circostanza della vita, lieta e triste, fino all’ora
della nostra morte. E mi
viene da cantare: “Al ciel,
al ciel, al ciel, andrò a vederla un dì!”.
foto S. Benedetti
Il cielo è anche su questa terra
na sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”
(Apocalisse 12,1).
Chi è questa donna misteriosa,
che partorisce nel dolore Colui
che è il Messia, che è tentata da
satana (il drago) e perseguitata insieme alla sua
discendenza? Secondo
gli esperti della Bibbia,
la donna rappresenta la chiesa in lotta,
il popolo santo dei
tempi messianici.
Questa donna
gloriosa rappresenta anche Maria, la
nuova Eva che
ha dato la vita
al Messia, diventando così la
madre non solo
del Capo, ma anche del Corpo, che
è appunto la chiesa.
La chiesa fin dai
primi tempi è stata perseguitata come Cristo. Molti cristiani, lungo
i secoli e in tutto il mondo, hanno cercato rifugio
in altre nazioni e anche nel deserto. Anche oggi la
chiesa, come “la donna che grida nelle doglie del parto”, piange per il numero crescente dei
suoi martiri.
2010 MAGGIO
DESIO
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Il gran bel gesto del riso
Vendere un prodotto per donare il vangelo
I
missionari saveriani di
Desio, incaricati di animare la commissione missionaria della Zona V, hanno cominciato un’iniziativa rivolta a finanziare alcuni progetti in missione, ma soprattutto ad animare
la gente sulle missioni attraverso il gesto del riso. Intendiamo
sostenere alcuni piccoli progetti
dei missionari dediti all’evangelizzazione, attraverso la vendita
del riso (da 1 o da 5 chili) nelle
varie parrocchie.
Non si tratta di progetti a scopo sociale, per esempio costruire
un pozzo; ci sono tante organizzazioni che lo fanno già. I nostri
progetti hanno lo scopo di favorire l’evangelizzazione e la diffusione della Parola di Dio nelle
parrocchie e diocesi, per esempio, con corsi di formazione per
catechisti, traduzione e diffusione della Bibbia eccetera.
Un’iniziativa che unisce
Ciò che caratterizza l’iniziativa è il gesto compiuto insieme
come “zona pastorale”, per un
unico obiettivo, nello stesso mese di maggio. È un’iniziativa importante di animazione missionaria che, toccando tutti gli otto decanati con circa 150 parrocchie, presenta alla gente i problemi delle missioni che interessano
tutta la chiesa nel mondo.
Quest’anno i decanati interessati a presentare un progetto sono
Cantù, Carate Brianza, Lissone e
Vimercate. Il turno degli altri decanati sarà l’anno prossimo.
Cantù: i catechisti di S. Felix
Il decanato di Cantù presenta il
progetto di formazione dei catechisti. Nella parrocchia amazzonica di São Felix do Xingu, con
62 comunità sparse qua e là, dove il missionario non può arriva-
p. STEFANO DELLA PIETRA, sx
re sempre perché le distanze sono enormi, è importante la formazione di catechisti e responsabili
delle comunità. Infatti, in assenza del sacerdote, sono loro che
guidano la comunità, la curano e
fanno pregare gli altri cristiani.
Il progetto consiste nel sostenere la formazione di una decina
di catechisti per un intero corso
di tre anni. Il missionario promotore dell’iniziativa è il saveriano
p. Paolo Andreolli, che ha lavorato a Desio come animatore giovanile fino a qualche anno fa.
Carate Brianza: la stampa
Il decanato di Carate Brianza
presenta il progetto di un giornale trimestrale della parrocchia di
Açailândia, in Amazzonia. Contro una (dis)informazione, superficiale e legata agli interessi dei
più potenti, alcuni cristiani redigono “Nossa Voz”, strumento con
Nel raggio di 350 chilometri
Tre saveriani e centinaia di missionari laici
L
a parrocchia di São Felix
do Xingu, in Amazzonia,
si estende per un raggio di 350
chilometri. La popolazione è di
oltre 60.000 persone, seguita pastoralmente da tre missionari saveriani: p. Paolo, p. Giuseppe e
p. Danilo. La parrocchia è composta da ventisette “agrovilas” o
comunità di campagna con circa
mille - duemila abitanti ciascuna, oltre alla città di São Felix
che supera i 22.000 abitanti ed è
in continua espansione.
Questo vasto territorio è servito da strade disastrose, che durante i sei mesi delle piogge sono impraticabili. Si possono percorrere solo con mezzi attrezzati, per cui abbiamo bisogno di jeep per muoverci e visitare le varie comunità lontane dal centro.
I ponti e le altre strutture sono
lasciati al potere della natura e...
ai latifondisti, che ne hanno bi-
8
sogno per ragioni di sicurezza e
per trasportare i loro prodotti.
Le missioni popolari
Noi missionari seguiamo la
vita delle comunità cristiane portando avanti il tema della grande
assemblea latino-americana di
Aparecida: “Discepoli e missionari di Cristo, perché in lui tutti
abbiano la vita”. Tre sono i punti cardine del nostro lavoro missionario: la vita umana, la spiritualità, l’ecologia.
Una delle attività che in questi
anni ci tengono molto impegnati sono le “missioni popolari”,
nello stile delle piccole comunità ecclesiali. Questo significa
che noi prepariamo centinaia di
laici e laiche, attraverso incontri
programmati di approfondimento della fede, che poi diventano
i missionari e le missionarie in
mezzo alla popolazione.
Padre Paolo Andreolli durante una delle “missioni popolari”
nella vasta parrocchia di São Felix do Xingu, in Amazzonia
p. PAOLO ANDREOLLI, sx
Dopo avere scelto una zona,
vi andiamo insieme e facciamo a
tappeto la visita a tutte le famiglie, divulgando speranza e rafforzando la fede della gente nei
villaggi, nei quali noi tre sacerdoti riusciamo ad andare solo due o
tre volte l’anno per celebrare la
Messa e gli altri sacramenti.
Il bisogno di spiritualità
Le “missioni popolari” sono
utili non solo alle comunità che
sono visitate, ma ancor più alle
persone che si dedicano alla missione visitando le famiglie. È una
vera attività missionaria laica,
che riempie il cuore di gioia e di
speranza. Così le nostre comunità ecclesiali di base si rafforzano
nella fede e nella vita cristiana.
La maggiore necessità oggi è
quella di una più profonda e sentita spiritualità. Nascono molti
gruppi di ascolto della Parola e
avanza sempre più l’idea che è
soltanto con la forza dello Spirito
Santo che avremo il coraggio di
continuare a far fronte e a vincere le grandi difficoltà che incontriamo nella vita di tutti i giorni.
Come tutta la chiesa brasiliana, anche noi cerchiamo di investire le nostre risorse e il nostro
tempo nella formazione di catechisti e di leader locali. L’impulso dato alla formazione, intesa
come azione evangelizzatrice,
contribuirà a creare i discepoli missionari di cui il Brasile ha
■
tanto bisogno.
Attraverso il “gesto del riso” è possibile sostenere il lavoro dei missionari,
dediti all’evangelizzazione
cui le comunità della parrocchia
São João Batista possono accedere a un’informazione critica,
nata dalla riflessione comune.
Il progetto consiste nel sostenere per un anno i costi della stampa di 1.500 copie per numero. Il missionario promotore è
p. Dario Bossi, comboniano.
Lissone: il falegname
Il decanato di Lissone presenta il progetto di formazione professionale per diventare falegnami. Per togliere dalla strada ragazzi e ragazze di un quartiere
della città di Bukavu, in Congo, si insegna il valore del lavoro fatto con dignità e serietà. In
questo modo si evangelizza anche il modo di lavorare.
Il progetto consiste nel pagare il falegname che farà da maestro, gli utensili e tutto ciò che
serve ad apprendere il mestiere.
Gli iscritti sono 34, di cui 2 ragazze. Missionario promotore è
il saveriano p. Carmelo Sanfelice, che è stato adottato dalla parrocchia di Macherio.
Vimercate:
Nuovo Testamento
Il decanato di Vimercate presenta il progetto di diffusione
del Nuovo Testamento in lingua
denka. Dopo una guerriglia di
vent’anni, con la firma del trattato di pace nel 2005, la diocesi di Rumbek, in Sudan, sta promuovendo la proposta di prima
evangelizzazione. L’istruzione nella fede cristiana è povera,
ma la sete e la disponibilità sono
sorprendenti.
Il progetto vuole pagare 2.600
copie del Nuovo Testamento, tradotto in lingua locale, aiutando
sia la prima evangelizzazione sia
l’alfabetizzazione. Non ci sono
infatti altri libri in lingua denka.
Il missionario promotore di questa iniziativa è il comboniano p.
Fernando Colombo.
■
Conferenza: venerdì 14 maggio
Siete tutti invitati venerdì 14 maggio alla conferenza sul tema:
“Le religioni e l’altro: ospite o straniero?”, alle ore 21, presso i
saveriani di Desio, in via don Milani 2.
CAMPO MISSIONARIO ESTIVO
Per i giovani dai 18 ai 28 anni
Anche quest’anno i missionari saveriani di Desio organizzano un campo missionario estivo
d’incontro e di servizio, dal titolo: “Volti e storie al crocevia
della missione”. È lo stesso tema
del convegno missionario giovanile saveriano, che si tiene a Foligno dal 29 agosto al 2 settembre, e al quale i nostri giovani
sono caldamente invitati.
Il campo estivo di Desio, in via
don Milani 2, si svolge dal 15 al
18 luglio, ed è aperto ai giovani
dai 18 ai 28 anni che desiderano
parteciparvi. L’obiettivo è fare
l’esperienza di un ascolto e confronto sincero, aperto all’accoglienza, nel servizio che si compie a persone disagiate e di altre culture.
Incontrare altre persone è sempre un arricchimento reciproco. Nel
servizio che facciamo abbiamo l’opportunità di vivere l’accoglienza e
l’ascolto sincero, lasciando da parte le diffidenze e i pregiudizi.
Per informazioni e iscrizioni, contattare p. Stefano (331 6402112) o
sr. Lidia (02 29406786).
2010 MAGGIO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected]
- C/c. postale 210336
Nella nuova missione in Mozambico
La tartaruga, l’interista, il volontario ed io
Padre Fabio sarà in Italia in
estate, per un po’ di riposo... Intanto ci racconta qualcosa della sua esperienza missionaria in
Mozambico.
A
fine gennaio ho lasciato la
missione di Chemba, villaggio sul grande fiume Zambesi, dove ho lavorato negli ultimi cinque anni. Ora sono a Dondo, una cittadina di circa 70mila abitanti, distante trenta chilometri da Beira, la seconda città
del Mozambico, che si affaccia
sull’oceano Indiano.
Per capire bene quello che state leggendo, vi invito a guardare
la foto dove è immortalata la comunità saveriana di Dondo, riunita sotto l’immagine del nostro
fondatore beato Conforti.
Il parroco distratto
Il primo a destra è padre Po-
lo (ma il suo vero nome è Apolinar Rodrigues Rojas), messicano
e guadalupano. Perché dico così? Perché con i messicani non è
facile capire se è più importante
il Signore Gesù o la Vergine di
Guadalupe. È un artista: ha dipinto il presbiterio della chiesa
di Chemba con motivi eucaristici, grano e uva; sa cantare e recitare poesie.
Soprattutto, ha il dono della calma, tanto che in Messico
l’hanno soprannominato “Tartaruga”. Un esempio: a tavola
quando io ho già messo il piatto a lavare, lui sta ancora cominciando il primo, anche perché ha
sempre molte cose da raccontare.
Sa anche cucinare, ma è distratto
e spesso dimentica la pentola sul
fuoco (non solo ha bruciato fagioli e polli, ma ha anche bucato
le pentole!). Lui è il parroco della missione di Dondo.
p. FABIO D’AGOSTINA, sx
I due giovani carioca
Padre Reinaldo Freitas, brasiliano (al centro con la maglietta
bianca), è sacerdote da pochi mesi (ordinato il 15 agosto 2009).
Ha studiato teologia a Parma e
ha tanti bei ricordi dell’Italia, ma
si è tirato dietro un... difetto: è tifoso dell’Inter! È arrivato in Mozambico a novembre e adesso è
impegnato nello studio della lingua chisena. Se la cava già benino. Gli piace la spiaggia del mare e sa imitare gli altri missionari
in maniera divertente.
Francisco Batista (secondo da
sinistra) è un giovane brasiliano che ha chiesto di collaborare
per un paio d’anni con i saveriani del Mozambico. È arrivato a
fine febbraio e ha iniziato alcune
attività con la commissione diocesana di “giustizia e pace”. Ha
già esperienza in questo settore
pastorale, poiché vi ha lavorato
Un gemellaggio che si rinnova
In Friuli mons. Flavio, vescovo di Abaetetuba
C
ontinuano gli incontri del
gruppo “Friul parAmazonia” presso la casa dei saveriani di Udine. Il gruppo è nato nel 2006 grazie al saveriano
p. Domenico Meneguzzi, fautore dell’incontro tra alcuni giovani, “freschi reduci” da un’esperienza missionaria nelle terre
dell’Amazzonia, e i rappresentanti delle parrocchie di Qualso
e Teor, che da vari anni conoscevano e collaboravano con la pastorale dell’infanzia della diocesi di Abaetetuba, in Amazzonia.
Danza e musica
per conoscersi
Grazie al legame d’amicizia
con il missionario laico cremonese Andrea Franzini, che lavora da vari anni in Brasile, è nata una fitta rete di comunicazione e condivisione con un dupli-
8
ce obiettivo: sostenere i progetti della “pastoral do menor” di
Abaetetuba e sensibilizzare la
popolazione alla solidarietà e alla giustizia tra i popoli. Con tali finalità sono stati spesso organizzati incontri e progetti di interscambio culturale tra gruppi
provenienti dal Brasile e diverse
comunità italiane, tutte coordinate dall’associazione “L’insieme” di Cremona.
A maggio del 2009 varie associazioni benefiche, parrocchie e
scuole hanno collaborato al soggiorno in Friuli di un gruppo di
ragazzi e adolescenti di Abaetetuba che, tramite la danza, hanno fatto conoscere la loro cultura e le loro tradizioni, ma anche
la difficile realtà in cui essi sono
costretti a vivere tra povertà e disagio sociale. Il progetto “danzando e cantando con amore per
Mons. Flavio Giovenale, vescovo di Abaetetuba, in udienza da Benedetto XVI
a metà aprile; il regalo è davvero originale: una barchetta in legno
La comunità saveriana di Dondo in Mozambico, nuova missione del friulano
p. Fabio D’Agostina (primo a sinistra)
per sette anni nella città brasiliana di Belém.
Un futuro pieno di… lavoro
Infine ci sono io, primo a sinistra. Sono vicario parrocchiale e incaricato dell’economia. A
livello diocesano sono stato nominato responsabile della pastorale biblica. Sto cercando di conoscere la realtà parrocchiale e
diocesana. Indubbiamente la vita
- anche pastorale - in città è molto diversa dalla zona rurale, dove ho lavorato per nove anni. La
missione di Dondo è formata da
12 comunità in zona urbana e 14
in zona rurale. A Pasqua abbiamo avuto 182 battesimi.
L’anno pastorale inizia a febbraio, come l’anno scolastico. La
chiesa mozambicana è una realtà
in crescita continua e noi saveriani
siamo qui per dare il nostro contributo. La disoccupazione è un problema che non tocca noi missionari. Perciò nel mio futuro vedo molto lavoro. Accompagnateci con la
vostra preghiera. Un cordiale salu■
to nel Signore.
p. CARMELO BOESSO, sx
costruire un mondo migliore” ha
contribuito a rafforzare il gemellaggio tra Friuli e Abaetetuba.
UN SAN GIUSEPPE PER P. TOMè
Un’occasione di crescita
Con gioia ed entusiasmo
il gruppo si sta preparando
quest’anno ad accogliere il vescovo di Abaetetuba dom Flavio Giovenale (“dom” è l’appellativo dato ai vescovi in Brasile, come il nostro “mons”). Il
vescovo, ospite in più occasioni
in Friuli, grazie al suo carisma
è entrato nel cuore delle persone
che lo hanno conosciuto o anche
solo ascoltato. Visiterà le comunità che da anni collaborano nella rete Italia-Brasile.
Tra le varie celebrazioni e incontri a cui il vescovo parteciperà segnaliamo:
- la Confermazione nella parrochhia di Attimis, sabato 15
maggio, ore 18;
- la Messa di domenica 16 maggio nella chiesa parrocchiale
“Buon Pastore” di Udine, ore
10.30;
- il rosario e la santa Messa a
Porzus, a iniziare dalle 16,30.
Tutti sono invitati a partecipare a questi momenti di crescita
e di fratellanza. Il gruppo “Friul
parAmazonia” ringrazia dom
Flavio per la sua presenza e per
l’opportunità di maturare nella
nostra solidarietà missionaria.
Per contattare il gruppo “Friul
parAmazonia, telefonare a Patrizia Zorzenone (349 3175395). ■
Padre Ernesto Tomè è un saveriano friulano, veterano della missione e pieno di carità e di fede. A queste unisce un tenero amore alla
Madre di Dio e una solida devozione ai santi. In Burundi da 44 anni,
ha vissuto il dramma della guerra che ha insanguinato quella piccola
nazione d’Africa a maggioranza cattolica. Ma non se ne è mai voluto staccare. Anche nel 2006, quando è tornato a Maniago (PN) per riposo e cure prolungate fino all’inizio del 2008, desiderava tornare in
missione e non starsene qui inoperoso.
Nella missione di Kamenge, i missionari saveriani hanno costruito
diverse piccole chiese. Una di esse p. Tomè l’ha dedicata al nostro beato Marco d’Aviano. La gente burundese frequenta in massa, costringendo alla celebrazione di molte Messe.
Un gruppo di amici si è fatto carico di alcuni desideri di p. Ernesto.
Tra questi, dotare la chiesa della missione di una statua di san Giuseppe. L’immagine in vetroresina è già partita, ma non senza creare prima
l’occasione per unirci alle intenzioni di preghiera del missionario in un
luogo a lui molto caro: il santuario “Madonna di Strada” a Fanna.
Il 21 marzo abbiamo invocato la benedizione di Dio durante la Messa, celebrata dal rettore p. Leone con il superiore dei saveriani di Udine p. Carmelo, che ha accolto il dono. La statua è già a Parma, pronta
per essere spedita, assieme a un grande augurio al conterraneo missionario p. Ernesto, che il 26 settembre ha compiuto gli ottant’anni.
WALTER ARZARETTI
Da sinistra: Fabiano Filippin, il rettore del santuario Madonna di Strada
p. Leone Tagliaferro, il saveriano p. Carmelo Boesso e Walter Arzaretti,
con la statua per p. Tomè in Burundi
2010 MAGGIO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Come faremmo senza di voi?
Omaggio alle brave delegate missionarie
è
doveroso ricordare con
gratitudine e amicizia le
delegate che hanno raggiunto
la casa del Padre per ricevere il
premio che Dio dà a chi è stato
“servo buono e fedele”. Raimonda, Maria, Rita, Giovanna, Marta, Francesca, Raffaella, Augusta, Lavinia, Lina, Rosetta, Santina, Maddalena...: voi siete state
serve buone e fedeli.
Tutte speciali, tutte diverse
Spesso abbiamo scritto che le
delegate hanno collaborato alla
diffusione nella propria parrocchia dello spirito missionario e
del mensile “Missionari Saveriani”. Ognuna di loro ha vissuto con una sua caratteristica
particolare per il paese, la parrocchia e le missioni. Giovanna
Seu è stata consigliere comunale
e scriveva per il giornale diocesano. Raimonda Cadoni ha dedi-
cato la sua vita alla “Piccola casa
della divina Provvidenza” a Bono; aveva scelto di consacrarsi all’educazione e all’assistenza degli orfanelli che arrivavano
dai paesi della Sardegna, ma si
interessava anche agli orfani delle missioni.
Ultimamente, ho partecipato
alla Messa di addio per Rita Orrù di Villasor, che ho conosciuto nella sua malattia. Mi aveva chiesto le corone del rosario
missionario da dare agli infermieri. Si è consumata come una
candela, ma la fede l’ha sostenuta e lo spirito missionario l’ha
spinta a testimoniare la fede agli
altri nell’ultima prova.
Tutte voi oggi siete “nell’altra riva”, dove Cristo è andato
a prepararci un posto. Rimaniamo uniti nella preghiera vicendevole: voi dal cielo, e noi dalla terra.
p. DINO MARCONI, sx
Speranze di oggi e di domani
È giusto ricordare tutte le delegate che sono ancora attive per
l’ideale missionario. Una è Salvatorica di Milis che si muove
con le stampelle e continua la
sua animazione facendosi accompagnare in auto.
Ho incontrato anche Teresina Loche, che mi ha offerto uno
scritto sulla sua guarigione. È la
testimonianza della sua fede nella prova della malattia e della sua
devozione alla Madonna che l’ha
sostenuta. La sua vita è trascorsa
regolare in una numerosa famiglia fino al 1961 quando, all’età
di 18 anni, fu colpita dal morbo
di “proteus Morganis” che per
cinque anni l’ha costretta a diversi interventi chirurgici. Nel
viaggio a Lourdes, sconsigliato
dai medici, ebbe la grazia della guarigione dopo l’immersione nell’acqua della sorgente be-
La missione in Sardegna
Animazione con i saveriani “volanti”
grazie a Dio e
Q uest’anno,
ai nuovi saveriani arrivati,
siamo riusciti a formare l’equipe dei famosi missionari volanti,
disponibili per guidare le missioni parrocchiali in Sardegna. Abbiamo iniziato a San Giovanni
Suergiu per il cinquantesimo
della parrocchia; abbiamo proseguito a Pirri nella parrocchia
Madonna della Fede; abbiamo
continuato a Guasila nella parrocchia della Vergine Assunta
e concluso a Tortolì per la festa
patronale.
Lo staff dei missionari volanti
è composto da tre saveriani - p.
Roberto, p. Daniele e p. Virginio
- e da due saveriane - sr. Piera
e sr. Elisa -, tutti con una buona esperienza di missione sulle
spalle, in tre continenti: Asia
8
(Bangladesh), Africa (Congo) e
America latina (Brasile).
Un bel lavoro di squadra
La settimana di evangelizzazione e animazione missionaria
parrocchiale comporta la visita
alle famiglie e ai malati, l’ascolto della Parola di Dio, l’incontro
con i ragazzi nelle scuole (quelle che ci lasciano entrare) oppure
nelle palestre prima dell’allenamento (come è avvenuto a Pirri),
o con i genitori nelle parrocchie.
Il gazebo in piazza serve per il
volantinaggio delle attività di
animazione, la conoscenza dei
missionari con le riviste e con la
musica etnica.
Guasila quest’anno aveva
già ospitato il cinquantesimo
di Messa di p. Luigi Caria con
P. Salvadori, p. Lorenzato e p. Simoncelli hanno festeggiato a Guasila i 50 anni
di sacerdozio missionario di p. Luigi Caria, con la pianeta dorata
p. DINO MARCONI, sx
la bella mostra fotografica e le
informazioni sui 50 anni di sacerdozio del missionario. È stato
ricordato anche lo spirito e l’impegno missionario di Guasila,
iniziato con p. Virgilio Mirto e
continuato con p. Valter Giua e
p. Ivaldo Casula. Era presente
p. Giuseppe Lorenzato, compagno di missione in Serra Leone,
venuto dal continente per stare
accanto a un suo amico.
È il nostro compito, Signore
La preghiera recitata durante la settimana di animazione
esprime bene la finalità della
missione. Possiamo ritagliarla e
pregarla ogni giorno.
“È il nostro impegno, Signore,
quello di annunciare che sei venuto a portare la gioia nel mondo. Ma non possiamo accontentarci di pii consigli e di spiegazioni, e neppure di buone intenzioni, o Signore. Tocca a noi, ed
è il nostro impegno quotidiano,
fornire un po’ di luce a quelli
che vacillano nella notte; sostenere quelli che zoppicano sotto
fardelli troppo pesanti; aprire la
porta a quelli che vengono costantemente esclusi; ridare il gusto di vivere a uomini e donne
che hanno perduto l’amore. Se
noi svolgiamo il nostro lavoro,
o Signore, allora si potrà vedere, comprendere e annunciare la
Buona Novella sulla nostra terra:
■
la gioia di Dio”.
nedetta.
È tempo di vie nuove
per la missione nel mondo di oggi. Qualcosa di
nuovo sta sorgendo anche in Sardegna. Anche
noi saveriani stiamo cercando di attuare un nuovo stile di animazione
missionaria. Con le persone di buona volontà si
può sempre progettare il
futuro, purché si abbia il
coraggio di affrontare le
novità, superando l’attaccamento al passato,
che a volte sembra più
bello e facile.
L’incontro con il nord
Il 20 febbraio è riuscito bene l’incontro con le
delegate del nord della
Sardegna, a Macomer,
guidato da p. Daniele
Targa. Ci siamo preparati alla santa Pasqua,
per vivere con fedeltà
l’amore di Cristo nella
Salvatorica di Milis che, nonostante l’età
costruzione del suo Re- Laedelegata
le stampelle, continua con tenacia il suo prezioso
gno e nel lavoro per la
lavoro d’animazione missionaria.
missione della chiesa.
A lei e a tutte diciamo: “grazie!”
Padre Daniele ha parlato
premi per contribuire alla ricodella croce scomoda, che dobbiastruzione dell’ospedale “Yos Sumo portare e che a volte ci semdarso” a Padang, in Indonesia,
bra troppo pesante per le nostre
danneggiato dal terremoto del 30
spalle. Ma Gesù ci invita a essere
settembre 2009. L’estrazione avsuoi discepoli, a seguirlo nel suo
verrà durante l’annuale pellegricammino di croce e di resurrenaggio missionario mariano marzione. Non abbiamo paura di
tedì 18 maggio a San Luri, presguardare la croce, strumento delso i frati cappuccini. Per le dela cattiveria umana, trasformata
legate del nord il pellegrinaggio
da Gesù in segno di salvezza per
avrà come meta il santuario “Nonoi e per tutta l’umanità.
stra Signora di Valverde”, ad AlSono stati distribuiti anche i
■
ghero, il 1° giugno.
biglietti della sottoscrizione a
L’ ESTATE PER RAGAZZI E GIOVANI
I saveriani della Sardegna organizzano anche
quest’anno i campi estivi
per ragazzi e giovani. Si
tratta di alcuni giorni utili per imparare a vivere insieme e per farsi qualche
domanda in più, sul tema
del Convegno missionario
giovanile di Foligno: “Volti e storie al crocevia della missione” (vedi a pagina 6). Ecco gli appuntamenti.
Mission boys
(ragazzi delle medie):
1 - 4 luglio, a Macomer
Missione nel cuore
(ragazzi e ragazze
dalla I alla IV superiore):
7 - 11 luglio, a Macomer
Ragazze sprint (ragazze delle medie): 13 - 18 luglio, a Macomer
Missione nel cuore (ragazzi e ragazze dalla I alla IV superiore):
29 luglio - 1° agosto, a Quartu S. Elena
Tre giorni per 18enni (preparazione al Convegno di Foligno):
23 - 25 luglio, a Quartu S. Elena
Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a: p. Roberto (340 4914261
- [email protected]); p. Daniele (0785 70120 - targadaniele@yahoo.
com); sr. Piera (0783 72578 - [email protected]).
2010 MAGGIO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
DIARIO DELLA COMUNITà
Romero, uomo appassionato!
Perché ricordarlo a 30 anni dal suo martirio
Oscar Romero era
M ons.
un uomo appassiona-
to, animato e spinto dall’ardore dell’amore. Era arcivescovo
di San Salvador, impegnato nella denuncia delle violenze della dittatura del paese e per questo, il 24 marzo 1930, fu ucciso
mentre celebrava Messa. Questa
data è stata adottata dalla chiesa per ricordare ogni anno tutti i missionari martiri che, come
Romero, sono stati testimoni fino alla fine dei valori cristiani.
Alla veglia di adorazione che
i saveriani e l’ufficio missionario diocesano hanno preparato,
abbiamo riflettuto su una domanda: chi è il martire?
a chi ha bisogno di aiuto. Egli,
come Cristo, si sacrifica per gli
altri dedicando loro le proprie
energie, la propria attenzione e
cura. Abbiamo perciò adagiato sull’altare una tunica bianca,
per ricordare le vesti candide dei
martiri che il sangue dell’Agnello ha reso splendenti.
Il martirio quindi è uno spendersi per qualcuno diverso da noi,
anche se ci costa fatica e ci può
mettere in situazioni pericolose.
Per questo all’altare è stata portata una lampada accesa, simbolo
della vita che, vissuta nell’amore, illumina i fratelli e non teme
di essere spenta dal vento impetuoso della persecuzione.
Chi è il martire?
A rispondere ci ha aiutato p.
Enzo Tonini. Il martire è chi
offre la propria vita agli altri:
avendola gratuitamente ricevuta da Dio, gratuitamente la offre
C’è cuore e cuore...
A volte ci troviamo ad avere in
noi dei cuori di pietra, così duri
e insensibili che ci rendono indifferenti verso tutti e tutto, preoccupati solo di noi stessi: avere
ILARIA BASTIANELLI
una bella casa, un’auto di lusso,
essere alla moda e sull’onda del
successo. A volte incontriamo
persone corrotte, attente al proprio tornaconto più che alla vita della gente che non riesce ad
avere una vita dignitosa, l’assistenza sanitaria, un’abitazione e
un lavoro rassicurante…
Tutto sembra “precario”. Ma
niente può giustificare l’individualismo che guida le nostre vite. Siamo chiamati a rafforzare
e a far crescere tra noi cristiani
il senso comunitario della vita.
In questi tempi difficili lo spirito del martirio deve essere forte,
perché la carità splenda sull’interesse personale.
Romero aveva un cuore di
carne: sentiva ciò che era giusto e importante fare per gli altri; denunciava quanto di male
c’era nella società. “Ciò che genera i conflitti e le persecuzioni,
ciò che segna la chiesa autentica
Teresa, missionaria a Km zero
Che cosa significa vivere la missione?
L’
urna di santa Teresa di Gesù Bambino a marzo ha
fatto tappa ad Ancona. Per cinque giorni abbiamo conosciuto questa giovane santa in modo più approfondito, attraverso
incontri e celebrazioni, e anche
la veglia missionaria guidata dai
saveriani, in collaborazione con
l’ufficio missionario diocesano.
Teresa nacque il 2 gennaio
1873. I suoi genitori da giovani avrebbero voluto abbracciare
la vita consacrata, che nessuno
dei due poté raggiungere. Ma la
dimensione religiosa fu sempre
molto presente nella loro vita
matrimoniale.
8
I suoi desideri impossibili
A soli quattro anni Teresa rimase orfana della madre. La
piccola sentiva il bisogno di conoscere profondamente Dio e
giunse a desiderare di diventare suora carmelitana, seguendo
le due sorelle maggiori. Aveva
14 anni quando decise di diventare monaca. A poco più di 15,
fece il suo ingresso nel Carmelo, dove prese il nome di “Teresa del Bambin Gesù”. A 23 anni contrasse la tubercolosi, malattia che nel giro di 18 mesi la
portò alla morte, avvenuta il 30
settembre 1897.
Teresa aveva sempre desiderato il sacerdozio, pur sapendo
di non potervi accedere. L’altro
suo grande desiderio era recarsi
in missione. Ma neppure questo
si realizzò, a causa della malattia. Ciò non le impedì di prendersi cura dei missionari e sostenere il loro lavoro apostolico
con la preghiera e la sofferenza.
Missionaria senza partire
Nel 1927 santa Teresa fu proclamata, assieme a san Francesco Saverio, patrona delle missioni, pur non avendo mai lasciato il convento. Può sorgere
una domanda: che cosa significa “missione”?
Padre Enzo, alla veglia, ci ha
detto che “missione” non è sinonimo di progetti realizzati per
paesi lontani e poveri; ma è soprattutto andare al cuore del-
Alla veglia di preghiera abbiamo
ricordato santa Teresa del Bambin
Gesù, patrona delle missioni, in
occasione della sosta nelle Marche
dell’urna con i resti della santa
ILARIA BASTIANELLI
le persone. Santa Teresa è vera missionaria perché ha messo la sua vita a disposizione degli altri.
In questo, Teresa non è stata guidata da una scelta fredda
e razionale, ma da una passione tipica dei giovani: l’amore.
Aveva sentito l’amore di Dio e
avrebbe voluto che tutti gli uomini non si lasciassero sedurre dallo stesso amore. Non sono i chilometri percorsi che ci
rendono missionari, ma l’amore, grazie al quale riusciamo a
spezzare le catene dell’egoismo
e diventiamo capaci di incontrare gli altri, di apprezzarli e di
donarci a loro.
Vivere d’amore è una follia
Agli occhi del mondo le ragioni dell’amore appaiono una
follia. Ha scritto infatti Teresa:
“Vivere d’amore, quaggiù, è un
darsi smisurato, senza chiedere salario; senza far conti io mi
do, perché quando si ama non
si fanno calcoli. Vivere d’amore, che strana pazzia! Mi dice il
mondo: smettila di cantare! E bada a non sprecare i tuoi aromi, la
tua vita: impiegali utilmente!”.
Sarà bene che anche noi svegliamo la nostra vita dal sonno
che ci fa pensare solo a noi stessi, o al massimo, a qualche parente e amico.
■
è quando la Parola bruciante annuncia al popolo le meraviglie di Dio e denuncia i
peccati degli uomini che si
oppongono al regno di Dio,
perché li estirpino dai loro
cuori, dalle loro società, dalle loro leggi, dai loro organismi che opprimono, imprigionano e calpestano i diritti
di Dio e dell’umanità”.
Il manto, la terra
e la croce
Ricordando Cristo che si
è calato nella storia per salvarci, alla veglia abbiamo
spiegato sull’altare un man- Il vescovo di El Salvador, mons. Oscar Rometo rosso, a rappresentare il
ro, di cui è stato celebrato il 24 marzo
il 30° anniversario del martirio
sangue versato nel martirio
cruento. Abbiamo utilizzato anche altri due segni: la ciosibili verso chi soffre nel fisico
tola di terra, simbolo dei core nell’animo; accoglienti verso
pi dei martiri che la terra ha acgli anziani e gli stranieri.
colto come tanti semi di vita; e
Ma è proprio così che anche
la croce, che i martiri hanno acnoi diventiamo martiri: nelle
colto dichiarando di appartenescelte e nei piccoli gesti quotire a Cristo.
diani. Come fanno le mamme
Insieme abbiamo invocato
innamorate dei figli, mostranlo Spirito Santo affinché “ogni
doci la via silenziosa e umile da
steccato sia abbattuto, ogni ranseguire. Lasciamoci travolgere
core sia spento; sepolto sia l’ordall’amore di Cristo, che anima
goglio, distrutta l’invidia, vinta
e rende vivi. Egli ha fatto espela cattiveria”. Facciamo fatica a
rienza della nostra debolezza,
comportarci così: a essere comper mostrarci come da essa posprensivi verso chi tradisce; sen■
siamo salvarci.
18 - 24 luglio: campo giovanile a Fano
Don Giancarlo de Santis e i saveriani di Ancona organizzano
dal 18 al 24 luglio un campo di lavoro missionario a Fano, aperto ai ragazzi e ai giovani dai 15 anni in su. Il mattino si va ogni
giorno in una parrocchia diversa per fare la raccolta di indumenti e cose varie, nel pomeriggio è prevista la formazione sul
tema, “vincere la paura per andare al cuore dell’altro”. In ogni
parrocchia, è in programma una serata di fraternità con la popolazione.
Non sei stanco di lottare per essere primo? Prenditi una pausa
e vieni a vivere la gioia di stare insieme. Per informazioni: padre
Enzo Tonini (071 895368 - [email protected]).
LA MISSIONE A... PASSATEMPO
p. CARLOS AGUADO, sx
Da sabato 17 a domenica 28 aprile, siamo stati ospiti della parrocchia di S. Giovanni Battista
a Passatempo di Osimo. Eravamo quattro saveriani e la saveriana Lidia. Il parroco don Claudio Marinelli ci ha invitato ad animare una missione nella loro parrocchia. È stata soprattutto
un’occasione per ascoltare il vangelo di Gesù e
sperimentare come ravviva la nostra fede e trasforma la nostra vita.
È stata una missione fatta di incontri. Il primo
giorno abbiamo parlato con i ragazzi del catechismo e dell’ACR, e abbiamo celebrato l’Eucaristia che dava l’avvio alla missione. Ogni mattina
il nostro primo incontro era con il Signore, celebrando la Messa. Poi, mentre uno di noi restava
Padre Carlos Aguado
in chiesa a disposizione della gente, gli altri missionari sono andati casa per casa a parlare del
vangelo a tutti, in particolare a chi non frequenta la chiesa. Al mattino
visitavamo le case degli anziani, riservando il pomeriggio e la sera alle
famiglie più giovani. Oltre alle famiglie, abbiamo fatto visita alle fabbriche, alle scuole e agli ambienti sportivi.
Martedì 20 aprile il vescovo mons. Menichelli ha presentato il congresso Eucaristico nazionale che si terrà ad Ancona il prossimo anno.
Tutta la diocesi di Ancona-Osimo si sta già preparando con la preghiera
e le adorazioni eucaristiche nelle varie parrocchie. Domenica abbiamo
chiuso la settimana con la celebrazione dell’Eucaristia e un bel momento di festa con i giovani e le nuove famiglie arrivate a Passatempo.
2010 MAGGIO
PARMA
43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Giornata di festa attorno ai...
Un evento molto speciale in casa madre
Nella rubrica “Vita Saveriana” (a pagina 3), padre Luca ha
descritto brevemente i quattro
saveriani del giubileo sacerdotale. Qui lo studente saveriano
Pierre fa la cronaca della giornata parmense.
25 marzo 2010, soG iovedì
lennità dell’Annunciazio-
ne del Signore, è stato il giorno
del sessantesimo anniversario di
ordinazione sacerdotale di quattro cari saveriani: p. Luigi Martini, il più venerando (87 compiuti a gennaio), e i più giovani p.
Albino Orsi, p. Nazzareno Bramati, p. Vittorino Dalla Valle (86
anni ciascuno).
Già dal mattino, nella preghiera delle lodi, la comunità degli
studenti saveriani di teologia ha
ricordato e ringraziato il Signore
per i quattro confratelli. Poi siamo rimasti in attesa che arrivasse p. Vittorino, l’unico dei quattro che non risiede in casa madre
a Parma. È venuto da Vicenza,
accompagnato dal rettore p. Mario Giavarini.
In regalo un vetro di Murano
Intanto in casa madre il Gams
- gruppo amici dei missionari saveriani - si era riunito per il ritiro
in preparazione alla Pasqua. La
presenza delle signore del Gams,
al pranzo e alla Messa, ha contribuito a creare un clima di gioia e
simpatia. Erano presenti anche i
saveriani che vivono in casa madre, alcuni famigliari dei quattro
festeggiati, e p. Luigi Menegazzo, vicario generale della nostra
congregazione, che aveva trascorso l’intera settimana a Parma, per incontrare gli studenti.
A pranzo si è festeggiato. L’atmosfera gioiosa di festa in famiglia era scandita da saluti e auguri, primo tra tutti quelli del
rettore della casa madre p. Renzo Larcher. Abbiamo condiviso
il pasto: un primo di tortelli, un
PIERRE SHAMAVU, sx
secondo di carne con carciofi,
frutta mista, torte della saveriana Marisa e spumante.
Ai quattro festeggiati è stata
regalata un’opera d’arte in vetro
lavorato di Murano, con tanto
di nome e cognome inciso; simboleggia la loro fedeltà a Dio e
agli uomini. Due bellissimi vasi
di fiori, uno dalla casa madre e
l’altro dal Gams, sono stati portati in chiesa, dove si è svolta la
celebrazione Eucaristica del pomeriggio.
Non sento niente!
Ha presieduto la santa Messa p. Carlo Pozzobon, superiore dei saveriani in Italia. Accanto a lui, c’erano i quattro saveriani del giubileo: padre Bramati e
padre Dalla Valle sui gradini; padre Martini e padre Orsi in piano
sulla carrozzina. E poi tutti gli altri celebranti, con la stola bianca
della riconoscenza e della lode.
Nella sua omelia, p. Carlo ha
citato la vecchia e nostalgica formula latina, “Introibo ad altare
Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam…- salirò all’altare di Dio, che rallegra la mia
giovinezza”). Padre Martini, nel
frattempo e per tutta la celebrazione, non smetteva di mormorare: “Io non sento, non sento
niente…!”. Come per dire: se è
la mia festa, almeno fate in modo che io senta quello che si dice! Ha le sue buone ragioni...
Fraternità e amicizia
Dopo la Comunione, padre Bramati ha espresso un ringraziamento al Signore e a tutti i presenti. Non ha dimenticato di dire che gli sarebbe piaciuto ancora di più festeggiare questo giorno “a casa sua”, in Sierra
Leone, e che lui è sempre pronto
a ripartire per la missione.
Padre Vittorino ha riconosciuto, con emozione, che tutto quello che gli altri fanno per lui e per
loro, nel giorno di festa e nella
quotidianità, è segno di “vera
fraternità e vera amicizia”. Padre Albino, pur non pronuncian-
Padre Vittorino Dalla Valle, con il vicario
generale dei saveriani p. Luigi Menegazzo, mostra il regalo che è stato donato
ai quattro saveriani al traguardo dei
sessant’anni di sacerdozio
do una parola, ha espresso gratitudine con la sua serenità e il
suo sorriso, seduto accanto a suo
fratello prete, don Agostino Orsi, tutti e due con una bella stola
■
bianca.
Tra memoria, musica e allegria
Sissa ricorda il saveriano p. Dante Bertoli
è
stata una serata concertistica di successo quella
del 20 marzo scorso, celebrata
nel ricordo del maestro e compositore Renato Dionisi, nel centenario della nascita, e del missionario sisse­se p. Dante Bertoli, scomparso dodici anni fa. Nel
se­gno di questo doppio omaggio a Sissa, si sono esibiti il coro
«Sant’Ilario» di Rovereto e il coro «Monte­castello » di Neviano
degli Ardui­ni, nell’ambito della terza rasse­gna corale svoltasi
nella chiesa parrocchiale di Sis-
8
sa. Fra i vari ospiti era presente
anche il maestro Veneri, grande
compositore e direttore di cori.
Un omaggio doppio
Ma come ac­cade ogni anno,
Sissa ha ricordato un concittadino che si è distinto nel mondo
della musica. Que­st’anno il pensiero della comu­nità è andato a
p. Dante Ber­toli, missionario saveriano che si è impegnato con
generosità anche in Bangladesh.
Il missionario, infatti, faceva leva sulla sua fisarmonica e sulla sua voce da tenore per
rompere il ghiaccio ed essere su­bito amico di tutti.
Dopo i saluti del parroco don Filippo Zappettini
e del sindaco Grazia Cavanna, il maestro Eugenio Martani ha presentato i
due cori e, prima dell’inizio dell’esibizione, ha letto
alcuni cenni biografici di
padre Dante: “Con la fisarmonica, le canzoni di montagna e qualche rimasuglio
di Sanremo, il missionario
riusciva a diventare amico
anche... dei sassi. Nel 1958
la popolazione di Sissa festeggiò la sua partenza per
il Bangladesh e gli offrì il
viaggio”.
La rassegna corale è iniUn momento del concerto che si è svolto nella
ziata
con il canto del “Pachiesa parrocchiale di Sissa in ricordo del
dre nostro”. Il pubblico
saveriano p. Bertoli e del maestro Dionisi
PATRIZIA MAGNANI
presente ha applaudito con affetto e soprattutto i vecchi maestri
hanno dichiarato la loro gratitudine per il prezioso bagaglio che
p. Dante aveva loro fornito per
la loro attività di insegnanti.
Una “riffa” di cioccolato
Al termine non poteva mancare una gradita sosta attorno al
tavolo imbandito, come piaceva
tanto anche a padre Dante. I 60
coristi con i loro direttori, amici
e invitati hanno trovato alla casa
della gioventù le prelibatezze tipiche del nostro territorio e la serata è proseguita in allegria fino
a tarda notte.
Abbiamo pensato anche a un
gesto di solidarietà: vista la vicinanza della Pasqua è stata organizzata una “riffa” con due uova
di cioccolato. Il ricavato è stato
consegnato al parroco per i lavori di ristrutturazione della nostra chiesa, che sono ancora in
corso.
È stata una serata magnifica.
Credo che padre Dante non potesse essere ricordato in maniera migliore. Noi famigliari siamo soddisfatti e anche in futuro ci impegneremo affinché nostro cugino missionario non venga dimenticato, e soprattutto che
il suo messaggio di fratellanza
continui a essere trasmesso alle
■
giovani generazioni.
(continua nel riquadro)
Padre Nazzareno Bramati a tavola con i suoi famigliari, nella casa madre di Parma
BERTOLI: MISSIONE E FISARMONICA
P. MAGNANI
Educato fin da bambino alle grandi rinunce (quando nacque, suo padre
era già morto e la mamma morì un paio d’anni dopo), p. Dante Bertoli non
ebbe difficoltà a spendersi per gli altri
in un’impegnativa vita missionaria: in
Bangladesh per soli 18 mesi, e poi nelle varie comunità saveriane come insegnante, amministratore e formatore dei ragazzi alla mondialità.
L’oggetto più prezioso del suo bagaglio apostolico era la fisarmonica, insieme alla sua voce da tenore. L’aveva usata molto e con successo, in tutti gli anni precedenti alla sua partenza per il Bangladesh; ed era certo che
l’avrebbe aiutato anche in missione. E
fu proprio così, stando a ciò che egli
ha scritto.
“Nel 1959, in occasione della consacrazione episcopale di mons. Joseph Cordeiro, esplose la mia… fama di
Padre Dante Bertoli:
musicista! Alla fine del pranzo ufficiaSissa, 4.11.1922 - Parma, 18.8.1998
le, infatti, fui invitato a presentare un
omaggio augurale al novello presule. Non ancora a mio agio con la
lingua locale, pensai di usare la fisarmonica ed esprimere con la musica i miei sentimenti. Fu un successo, non tanto per l’esecuzione, quanto per l’originalità della trovata.
Alcuni giorni dopo fui costretto, dietro pressione dello stesso arcivescovo, ad accettare l’invito del direttore della radio Pakistana di
mettere in onda due trasmissioni di musica italiana. E fu così che cominciarono ad arrivare inviti a non finire, anche da parte di hindu e
musulmani. Nella primavera del 1960, ai festeggiamenti in onore del
grande poeta bengalese Tagore, con la mia fisarmonica ho rappresentato la chiesa cattolica di Khulna”.
2010 MAGGIO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Giornata di festa attorno ai...
Un evento molto speciale in casa madre
Nella rubrica “Vita Saveriana” (a pagina 3), padre Luca ha
descritto brevemente i quattro
saveriani del giubileo sacerdotale. Qui lo studente saveriano
Pierre fa la cronaca della giornata parmense.
25 marzo 2010, soG iovedì
lennità dell’Annunciazio-
ne del Signore, è stato il giorno
del sessantesimo anniversario di
ordinazione sacerdotale di quattro cari saveriani: p. Luigi Martini, il più venerando (87 compiuti a gennaio), e i più giovani p.
Albino Orsi, p. Nazzareno Bramati, p. Vittorino Dalla Valle (86
anni ciascuno).
Già dal mattino, nella preghiera delle lodi, la comunità degli
studenti saveriani di teologia ha
ricordato e ringraziato il Signore
per i quattro confratelli. Poi siamo rimasti in attesa che arrivasse p. Vittorino, l’unico dei quattro che non risiede in casa madre
a Parma. È venuto da Vicenza,
accompagnato dal rettore p. Mario Giavarini.
In regalo un vetro di Murano
Intanto in casa madre il Gams
- gruppo amici dei missionari saveriani - si era riunito per il ritiro
in preparazione alla Pasqua. La
presenza delle signore del Gams,
al pranzo e alla Messa, ha contribuito a creare un clima di gioia e
simpatia. Erano presenti anche i
saveriani che vivono in casa madre, alcuni famigliari dei quattro
festeggiati, e p. Luigi Menegazzo, vicario generale della nostra
congregazione, che aveva trascorso l’intera settimana a Parma, per incontrare gli studenti.
A pranzo si è festeggiato. L’atmosfera gioiosa di festa in famiglia era scandita da saluti e auguri, primo tra tutti quelli del
rettore della casa madre p. Renzo Larcher. Abbiamo condiviso
il pasto: un primo di tortelli, un
PIERRE SHAMAVU, sx
secondo di carne con carciofi,
frutta mista, torte della saveriana Marisa e spumante.
Ai quattro festeggiati è stata
regalata un’opera d’arte in vetro
lavorato di Murano, con tanto
di nome e cognome inciso; simboleggia la loro fedeltà a Dio e
agli uomini. Due bellissimi vasi
di fiori, uno dalla casa madre e
l’altro dal Gams, sono stati portati in chiesa, dove si è svolta la
celebrazione Eucaristica del pomeriggio.
Non sento niente!
Ha presieduto la santa Messa p. Carlo Pozzobon, superiore dei saveriani in Italia. Accanto a lui, c’erano i quattro saveriani del giubileo: padre Bramati e
padre Dalla Valle sui gradini; padre Martini e padre Orsi in piano
sulla carrozzina. E poi tutti gli altri celebranti, con la stola bianca
della riconoscenza e della lode.
Nella sua omelia, p. Carlo ha
citato la vecchia e nostalgica formula latina, “Introibo ad altare
Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam…- salirò all’altare di Dio, che rallegra la mia
giovinezza”). Padre Martini, nel
frattempo e per tutta la celebrazione, non smetteva di mormorare: “Io non sento, non sento
niente…!”. Come per dire: se è
la mia festa, almeno fate in modo che io senta quello che si dice! Ha le sue buone ragioni...
Fraternità e amicizia
Dopo la Comunione, padre Bramati ha espresso un ringraziamento al Signore e a tutti i presenti. Non ha dimenticato di dire che gli sarebbe piaciuto ancora di più festeggiare questo giorno “a casa sua”, in Sierra
Leone, e che lui è sempre pronto
a ripartire per la missione.
Padre Vittorino ha riconosciuto, con emozione, che tutto quello che gli altri fanno per lui e per
loro, nel giorno di festa e nella
quotidianità, è segno di “vera
fraternità e vera amicizia”. Padre Albino, pur non pronuncian-
Padre Vittorino Dalla Valle, con il vicario
generale dei saveriani p. Luigi Menegazzo, mostra il regalo che è stato donato
ai quattro saveriani al traguardo dei
sessant’anni di sacerdozio
do una parola, ha espresso gratitudine con la sua serenità e il
suo sorriso, seduto accanto a suo
fratello prete, don Agostino Orsi, tutti e due con una bella stola
■
bianca.
Tra memoria, musica e allegria
Sissa ricorda il saveriano p. Dante Bertoli
è
stata una serata concertistica di successo quella
del 20 marzo scorso, celebrata
nel ricordo del maestro e compositore Renato Dionisi, nel centenario della nascita, e del missionario sisse­se p. Dante Bertoli, scomparso dodici anni fa. Nel
se­gno di questo doppio omaggio a Sissa, si sono esibiti il coro
«Sant’Ilario» di Rovereto e il coro «Monte­castello » di Neviano
degli Ardui­ni, nell’ambito della terza rasse­gna corale svoltasi
nella chiesa parrocchiale di Sis-
8
sa. Fra i vari ospiti era presente
anche il maestro Veneri, grande
compositore e direttore di cori.
Un omaggio doppio
Ma come ac­cade ogni anno,
Sissa ha ricordato un concittadino che si è distinto nel mondo
della musica. Que­st’anno il pensiero della comu­nità è andato a
p. Dante Ber­toli, missionario saveriano che si è impegnato con
generosità anche in Bangladesh.
Il missionario, infatti, faceva leva sulla sua fisarmonica e sulla sua voce da tenore per
rompere il ghiaccio ed essere su­bito amico di tutti.
Dopo i saluti del parroco don Filippo Zappettini
e del sindaco Grazia Cavanna, il maestro Eugenio Martani ha presentato i
due cori e, prima dell’inizio dell’esibizione, ha letto
alcuni cenni biografici di
padre Dante: “Con la fisarmonica, le canzoni di montagna e qualche rimasuglio
di Sanremo, il missionario
riusciva a diventare amico
anche... dei sassi. Nel 1958
la popolazione di Sissa festeggiò la sua partenza per
il Bangladesh e gli offrì il
viaggio”.
La rassegna corale è iniUn momento del concerto che si è svolto nella
ziata
con il canto del “Pachiesa parrocchiale di Sissa in ricordo del
dre nostro”. Il pubblico
saveriano p. Bertoli e del maestro Dionisi
PATRIZIA MAGNANI
presente ha applaudito con affetto e soprattutto i vecchi maestri
hanno dichiarato la loro gratitudine per il prezioso bagaglio che
p. Dante aveva loro fornito per
la loro attività di insegnanti.
Una “riffa” di cioccolato
Al termine non poteva mancare una gradita sosta attorno al
tavolo imbandito, come piaceva
tanto anche a padre Dante. I 60
coristi con i loro direttori, amici
e invitati hanno trovato alla casa
della gioventù le prelibatezze tipiche del nostro territorio e la serata è proseguita in allegria fino
a tarda notte.
Abbiamo pensato anche a un
gesto di solidarietà: vista la vicinanza della Pasqua è stata organizzata una “riffa” con due uova
di cioccolato. Il ricavato è stato
consegnato al parroco per i lavori di ristrutturazione della nostra chiesa, che sono ancora in
corso.
È stata una serata magnifica.
Credo che padre Dante non potesse essere ricordato in maniera migliore. Noi famigliari siamo soddisfatti e anche in futuro ci impegneremo affinché nostro cugino missionario non venga dimenticato, e soprattutto che
il suo messaggio di fratellanza
continui a essere trasmesso alle
■
giovani generazioni.
(continua nel riquadro)
Padre Nazzareno Bramati a tavola con i suoi famigliari, nella casa madre di Parma
BERTOLI: MISSIONE E FISARMONICA
P. MAGNANI
Educato fin da bambino alle grandi rinunce (quando nacque, suo padre
era già morto e la mamma morì un paio d’anni dopo), p. Dante Bertoli non
ebbe difficoltà a spendersi per gli altri
in un’impegnativa vita missionaria: in
Bangladesh per soli 18 mesi, e poi nelle varie comunità saveriane come insegnante, amministratore e formatore dei ragazzi alla mondialità.
L’oggetto più prezioso del suo bagaglio apostolico era la fisarmonica, insieme alla sua voce da tenore. L’aveva usata molto e con successo, in tutti gli anni precedenti alla sua partenza per il Bangladesh; ed era certo che
l’avrebbe aiutato anche in missione. E
fu proprio così, stando a ciò che egli
ha scritto.
“Nel 1959, in occasione della consacrazione episcopale di mons. JosePadre Dante Bertoli:
ph Cordeiro, esplose la mia… fama di
Sissa, 4.11.1922 - Parma, 18.8.1998
musicista! Alla fine del pranzo ufficiale, infatti, fui invitato a presentare un
omaggio augurale al novello presule. Non ancora a mio agio con la
lingua locale, pensai di usare la fisarmonica ed esprimere con la musica i miei sentimenti. Fu un successo, non tanto per l’esecuzione, quanto per l’originalità della trovata.
Alcuni giorni dopo fui costretto, dietro pressione dello stesso arcivescovo, ad accettare l’invito del direttore della radio Pakistana di
mettere in onda due trasmissioni di musica italiana. E fu così che cominciarono ad arrivare inviti a non finire, anche da parte di hindu e
musulmani. Nella primavera del 1960, ai festeggiamenti in onore del
grande poeta bengalese Tagore, con la mia fisarmonica ho rappresentato la chiesa cattolica di Khulna”.
2010 MAGGIO
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Giornata di festa attorno ai...
Un evento molto speciale in casa madre
Nella rubrica “Vita Saveriana” (a pagina 3), padre Luca ha
descritto brevemente i quattro
saveriani del giubileo sacerdotale. Qui lo studente saveriano
Pierre fa la cronaca della giornata parmense.
per i quattro confratelli. Poi siamo rimasti in attesa che arrivasse p. Vittorino, l’unico dei quattro che non risiede in casa madre
a Parma. È venuto da Vicenza,
accompagnato dal rettore p. Mario Giavarini.
25 marzo 2010, soG iovedì
lennità dell’Annunciazio-
In regalo un vetro di Murano
Intanto in casa madre il Gams
- gruppo amici dei missionari
saveriani - si era riunito per il ritiro in preparazione alla Pasqua.
La presenza delle signore del
Gams, al pranzo e alla Messa,
ha contribuito a creare un clima
di gioia e simpatia. Erano presenti anche i saveriani che vivono in casa madre, alcuni famigliari dei quattro festeggiati, e p.
Luigi Menegazzo, vicario generale della nostra congregazione,
che aveva trascorso l’intera set-
ne del Signore, è stato il giorno
del sessantesimo anniversario di
ordinazione sacerdotale di quattro cari saveriani: p. Luigi Martini, il più venerando (87 compiuti a gennaio), e i più giovani p.
Albino Orsi, p. Nazzareno Bramati, p. Vittorino Dalla Valle (86
anni ciascuno).
Già dal mattino, nella preghiera delle lodi, la comunità degli
studenti saveriani di teologia ha
ricordato e ringraziato il Signore
L’obolo della vedova
La busta e il sorriso di Margherita
L
a chiesa del piccolo paese è
addobbata a festa: un grande striscione bianco con la scritta “Benvenuto Padre Amedeo!”
rallegra la facciata barocca. Padre Amedeo torna in patria dopo
trent’anni di servizio missionario
in Africa. Anche Margherita, alla soglia dei suoi novantacinque
anni, appoggiata al suo inseparabile bastone, con passo antico e
solenne si avvia verso la chiesa.
Quelle raffiche di mitra
Margherita, ricorda il giorno
in cui incontrò padre Martin, un
missionario di origine francese,
che l’aveva assistita nel momento
più difficile della sua vita: la morte del figlio, nato con un grave deficit cognitivo e amorevolmente
L’episodio evangelico del dono
della vedova (Vie de Jésus Mafa)
8
assistito per oltre trent’anni.
Nel contempo, anche il marito operaio specializzato fu colpito da un “ictus cerebrale”, che
l’ha inchiodato su una carrozzina, privo della parola. Quel giorno, quando la disperazione aveva invaso la sua esistenza, bussò alla porta quel prete, minuto
e sorridente, che condivise il suo
dolore, non solo con le parole.
Un giorno, dalla radio, la terribile notizia: padre Martin, missionario in un povero villaggio
africano, era stato assassinato
con una raffica di mitra esplosa da un soldato, mentre tentava coraggiosamente di sottrarre
alcuni bambini destinati a fare i
bambini soldato.
Da quel giorno Margherita non
PIERRE SHAMAVU, sx
timana a Parma, per incontrare
gli studenti.
A pranzo si è festeggiato. L’atmosfera gioiosa di festa in famiglia era scandita da saluti e auguri, primo tra tutti quelli del
rettore della casa madre p. Renzo Larcher. Abbiamo condiviso
il pasto: un primo di tortelli, un
secondo di carne con carciofi,
frutta mista, torte della saveriana Marisa e spumante.
Ai quattro festeggiati è stata
regalata un’opera d’arte in vetro
lavorato di Murano, con tanto
di nome e cognome inciso; simboleggia la loro fedeltà a Dio e
agli uomini. Due bellissimi vasi
di fiori, uno dalla casa madre e
l’altro dal Gams, sono stati portati in chiesa, dove si è svolta la
celebrazione Eucaristica del pomeriggio.
PIER CARLO MERLONE
mancò mai alle numerose giornate missionarie. Si adoperò per
aiutare i missionari andando di
paese in paese a illustrare le diverse iniziative. Anche oggi, nonostante il peso degli anni, Margherita non voleva mancare.
Non è stato un sacrificio
La navata della chiesa era addobbata con grandi fotografie di
bambini scheletriti; gli occhi spalancati chiedevano più giustizia
che compassione. Nell’omelia,
il racconto di padre Amedeo testimonia di situazioni di miseria,
di fame, di guerre, di violenze di
ogni genere. Quelle fotografie ne
erano la testimonianza visiva.
Margherita ne rimase profondamente turbata. Al termine della celebrazione, padre Amedeo
si sistemò sul sagrato per ricevere le offerte dei fedeli. Margherita aveva nella borsetta una busta
bianca. Costretta a vivere con la
pensione di reversibilità del marito, data l’esiguità dell’introito
era obbligata ogni mese a suddividerlo in piccole somme che
servivano per le spese dell’affitto di casa, il pagamento delle
utenze domestiche, le medicine.
Nella busta bianca, la parte destinata all’acquisto dei generi alimentari. Quando fu di fronte a padre Amedeo non esitò un attimo,
estrasse dalla borsetta la busta
bianca e la depositò con un sorriso nelle mani callose del missionario. Nella chiesa echeggiavano ancora le parole del vangelo di
Luca al capitolo 21: “Vide anche
una vedova povera…”.
■
Non sento niente!
Ha presieduto la santa Messa p. Carlo Pozzobon, superiore dei saveriani in Italia. Accanto a lui, c’erano i quattro saveriani del giubileo: padre Bramati e
padre Dalla Valle sui gradini; padre Martini e padre Orsi in piano
sulla carrozzina. E poi tutti gli altri celebranti, con la stola bianca
della riconoscenza e della lode.
Nella sua omelia, p. Carlo ha
citato la vecchia e nostalgica formula latina, “Introibo ad altare
Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam…- salirò all’altare di Dio, che rallegra la mia
giovinezza”). Padre Martini, nel
frattempo e per tutta la celebrazione, non smetteva di mormorare: “Io non sento, non sento
niente…!”. Come per dire: se è
la mia festa, almeno fate in modo che io senta quello che si dice! Ha le sue buone ragioni...
Fraternità e amicizia
Dopo la Comunione, padre Bramati ha espresso un ringraziamento al Signore e a tutti i presenti. Non ha dimenticato di dire che gli sarebbe piaciuto ancora di più festeggiare questo giorno “a casa sua”, in Sierra
Leone, e che lui è sempre pronto
a ripartire per la missione.
Padre Vittorino ha riconosciu-
Padre Vittorino Dalla Valle, con il vicario
generale dei saveriani p. Luigi Menegazzo, mostra il regalo che è stato donato
ai quattro saveriani al traguardo dei
sessant’anni di sacerdozio
to, con emozione, che tutto quello che gli altri fanno per lui e per
loro, nel giorno di festa e nella
quotidianità, è segno di “vera
fraternità e vera amicizia”. Padre Albino, pur non pronunciando una parola, ha espresso gratitudine con la sua serenità e il
suo sorriso, seduto accanto a suo
fratello prete, don Agostino Orsi, tutti e due con una bella stola
bianca.
■
MISSIONE E PREGHIERA / 3
MARIA, VERGINE ORANTE
M. ANNA MARIA CàNOPI, osb
[email protected]
Uno dei titoli più suggestivi dati alla Madre di Dio è “Maria, Vergine
orante”. Piena di grazia, Maria è sostanzialmente preghiera: “l’anima
mia magnifica il Signore!”. Davanti allo sguardo interiore della Vergine che, dopo l’annuncio, da Nazareth sale alla casa di Elisabetta, passavano tutte le generazioni d’Israele, tutte le vicende del suo popolo,
tutte le schiere dei poveri e degli umili che avevano mantenuta viva
la speranza della salvezza.
Il cuore di Maria, però, oltrepassava ormai tutti i confini delle nazioni e si faceva anelito di tutti i popoli, di tutti gli uomini, di ogni creatura. Cominciava la sua avventura di
“Madre dell’umanità”.
A Cana, infatti, Maria intercede per la gioia di
una festa di nozze; giunta l’ora della prova estrema, ella rimane ai piedi del patibolo e lo stesso
schianto del suo cuore è la grande supplica che
dalla terra penetra nell’alto dei cieli, squarciando le nubi dell’angoscia umana. Perciò
la sua figura di Orante rimane soprattutto
quella ai piedi della croce, anzi, delle tre
croci, poiché erano ormai tutte sue le croci degli uomini...
Ma lo strazio del venerdì santo diventa,
per fede, trepido viaggio interiore verso il
grido festivo dell’anima all’alba di risurrezione. E dopo il ritorno di Gesù al Padre,
la Madre tiene i discepoli uniti in preghiera fino alla venuta della Potenza dall’alto promesso dal Risorto. Maria nel cenacolo della pentecoste è l’icona della chiesa orante. Ella ci invita a lasciarci plasmare
dallo Spirito, che ci santifica e ci rende adoratori di Dio.
Abbiamo bisogno di recuperare la dimensione dell’interiorità e tutti quegli atteggiamenti che costituiscono le premesse della preghiera: il silenzio e l’umiltà, l’ascolto-obbedienza, la fede e la costanza, il desiderio di
Dio e l’ardore della carità. Maria ci prende per
mano e ci insegna la strada della preghiera.
2010 MAGGIO
PUGLIA
74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
Le caramelle che corrono / 4
Il più piccolo dà il buon esempio a tutti
lasciato ad apriV ileabbiamo
con il racconto dell’ul-
tima caramella trovata quasi per
miracolo nel magazzino e che
era destinata al piccolo Mussafiri. Una volta uscito fuori, con la
caramella in mano e da una posizione abbastanza rialzata rispetto al cortile, cerco di attirare l’attenzione di quei venti ragazzini
rimasti a giocare. Con un tono di
voce sostenuto, grido: “È l’unica caramella rimasta. È per il più
piccolo. Dov’è il più piccolo?”.
Il gusto dolce piace sempre
I ragazzi mi rispondono quasi
in coro: “Mussafiri è il più pic-
colo”. Allora scendo dalla piattaforma al cortile, mi avvicino a
Mussafiri e m’inginocchio per
mettermi alla sua altezza. Tutti i
ragazzini si avvicinano facendo
un cerchio attorno a Mussafiri e
a me. Consegno nella mano di
Mussafiri la caramella, vigilando che nessuno gliela porti via.
Subito i ragazzi cominciano
a dare consigli al bambino, per
indicargli come liberare la caramella dalla carta. La sorellina
interviene per aiutarlo a scartocciarla e finalmente Mussafiri si
stringe fra le dita la tanto agognata caramella. Il bambino esita però a metterla in bocca, an-
p. ANGELO BERTON, sx
che se tutti glielo suggeriscono
dicendo: “Non aver paura! Mettila in bocca, è dolce!”.
Ma lui ancora non si fida.
Mentre tutt’intorno i ragazzini rimangono con gli occhi puntati su
di lui, la sorellina prende la mano di Mussafiri e l’aiuta a portare la caramella fino a toccare la
lingua. Il bambino, gradito il suo
gusto dolce e soddisfatto, senza
pronunciare una parola, segnala
il suo gradimento ai compagni
con un bel sorriso, come per dire
loro: “è davvero buona!”.
Basta poco per un sorriso
Poi Mussafiri fa un gesto sor-
Leggevo e pregavo tanto
Testimonianza sul beato Conforti
Ho accolto la testimonianza
del signor Giuseppe e volentieri la pubblichiamo, perché crediamo che il Signore, secondo la
sua santa volontà, dona la sua
grazia anche per intercessione
dei suoi santi e beati.
p. Angelo Berton, sx
I
8
l 7 dicembre 1992 ho avuto una paresi facciale sinistra. Il medico di famiglia mi
ha sottoposto alle cure del caso,
che non sortivano effetto. Essendo peggiorato il quadro clinico,
il medico mi mandò da un neurologo, che mi prescrisse altre
cure. Ma anche queste non portavano miglioramenti, anzi peggioravo al punto da diagnosticare una paraparesi.
Pur cambiando terapia, stavo
sempre male, fino a non poter
camminare bene e ad avere difficoltà a deglutire, perché erano
interessati i nervi sensori di molte parti del corpo, con il sospetto che potessi avere problemi ai
tessuti connettivi. Perciò mi fu
prescritta una tac al cranio.
Ricordo di essermi ricoverato alla clinica Bernardini una sera di fine dicembre. In clinica
mi ero portato un libro di mons.
Guido Conforti, vescovo di Parma e fondatore dei missionari saveriani. Durante la notte ho letto il libro e ho pregato tanto, anche perché mia moglie aspettava
un bambino, che è poi nato il 25
aprile 1993, giorno di san Marco. La mattina avevo già avvertito un sensibile miglioramento
prima di fare la tac, dalla quale
non è risultato alcun problema,
tant’è che il neurologo mi disse
che non solo non avevo niente,
ma avevo i nervi di un giovane.
GIUSEPPE RENNA
In seguito ho avuto un lungo e
graduale miglioramento, al punto che all’inizio di marzo ho ripreso a lavorare. La completa
guarigione l’ho avuta dopo diversi anni. In cuor mio io ho attribuito questa guarigione alla
preghiera fatta a mons. Conforti perché intercedesse presso nostro Signore Gesù Cristo.
Sono rimasto sempre legato
ai missionari saveriani e al loro
fondatore. Quando ci fu la beatificazione del Conforti (17 marzo
1996) mi sono unito alla comunità di Lama e sono andato a Roma
per ringraziare della grazia della
salute recuperata.
Quando ero malato, una signora era venuta a farmi visita
portandomi il libro della vita del
fondatore dei saveriani. Era venuto a casa anche p. Michelangelo Pennino, che mi ha confessato trasmettendomi serenità.
Questo forse potrebbe spiegare
tutto.
■
prendente. Guarda i
suoi amici tutt’intorno, sorride al bambino che gli sta di fronte, gli si avvicina e gli
tocca la lingua con
la caramella. Questi,
sentito il dolce, esce
subito dal cerchio e
corre a giocare, gridando: “È dolce! È
dolce!”. Mussafiri, di
seguito, tocca la lingua del secondo bambino, che corre felice
a giocare; e così il terzo, il quarto, il quinto... In pochi minuti, i ragazzi del cortile
erano di nuovo tutti a
giocare.
Così, il piccolo africano del villaggio di
Kalembe, con una soQuant’era buona la caramella del missionario,
peccato sia già finita! (foto S. Benedetti)
la caramella ha saputo
far felici tutti i ragazzi
caramella condivisa, fare felici
del cortile. Bravo Mussafiri! Pertante persone. Mussafiri invece,
chè, pur essendo il più piccolo e
un bambino così piccolo, con la
più povero del villaggio, hai svesua unica caramella, è riuscito a
lato a tutti il segreto: è possibitrasmettere gioia a tutti i ragazzi
le trovare il modo di regalare un
del cortile, mandandoli a giocasorriso alle persone che vivono
re felici. Devo riconoscere che,
intorno a noi, utilizzando le potra le tante lezioni ricevute dai
che e piccole cose che abbiamo.
bambini in Africa, quella ricevuta dal Mussafiri è rimasta imUna lezione
pressa nella mia mente come la
indimenticabile
lezione più gratificante della mia
Non avrei mai creduto che
■
vita missionaria.
fosse possibile, con una sola
MISSIONE E PREGHIERA
MARIA, VERGINE ORANTE
M. ANNA MARIA CàNOPI, osb
[email protected]
Giuseppe Renna, ammiratore
del beato Conforti
Il beato Guido Conforti (Parma,
30 marzo 1865 - 5 novembre 1931),
vescovo di Parma, ha fondato la
Congregazione dei missionari saveriani per l’evangelizzazione dei noncristiani nel 1895. È stato il “rappresentante di quella completezza
del ministero sacro delle anime che
associa il vescovo al missionario: vescovo di Parma, ma missionario per
tutto il mondo” (Card. A. Roncalli,
17.2.1957).
Preghiera di intercessione
Padre Santo, che per la contemplazione del Crocifisso hai messo nel cuore del beato Guido Conforti uno zelo ardente per l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, per sua intercessione donaci
la grazia che fiduciosi ti chiediamo: - - -.
Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.
Uno dei titoli più suggestivi dati alla Madre di Dio è “Maria, Vergine
orante”. Piena di grazia, Maria è sostanzialmente preghiera: “l’anima
mia magnifica il Signore!”. Davanti allo sguardo interiore della Vergine che, dopo l’annuncio, da Nazareth sale alla casa di Elisabetta, passavano tutte le generazioni d’Israele, tutte le vicende del suo popolo,
tutte le schiere dei poveri e degli umili che avevano mantenuta viva
la speranza della salvezza.
Il cuore di Maria, però, oltrepassava ormai tutti i confini delle nazioni e si faceva anelito di tutti i popoli, di tutti gli uomini, di ogni creatura. Cominciava la sua avventura
di “Madre dell’umanità”.
A Cana, infatti, Maria intercede per la gioia di una
festa di nozze; giunta l’ora della prova estrema, ella rimane ai piedi del patibolo e lo stesso schianto del suo cuore è la grande supplica che dalla
terra penetra nell’alto dei cieli, squarciando le
nubi dell’angoscia umana. Perciò la sua figura
di Orante rimane soprattutto quella ai piedi
della croce, anzi, delle tre croci, poiché erano
ormai tutte sue le croci degli uomini...
Ma lo strazio del venerdì santo diventa, per
fede, trepido viaggio interiore verso il grido
festivo dell’anima all’alba di risurrezione. E
dopo il ritorno di Gesù al Padre, la Madre
tiene i discepoli uniti in preghiera fino alla
venuta della Potenza dall’alto promesso dal
Risorto. Maria nel cenacolo della pentecoste
è l’icona della chiesa orante. Ella ci invita a lasciarci plasmare dallo Spirito, che ci santifica e
ci rende adoratori di Dio.
Abbiamo bisogno di recuperare la dimensione dell’interiorità e tutti quegli atteggiamenti
che costituiscono le premesse della preghiera: il
silenzio e l’umiltà, l’ascolto-obbedienza, la fede
e la costanza, il desiderio di Dio e l’ardore della carità. Maria ci prende per mano e ci insegna
la strada della preghiera.
2010 MAGGIO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
Il cammino della via crucis
I più anziani e i più piccini
Zia Gioia Cacciola ne ha 103!
L
a signorina Gioia Cacciola
era già apparsa alla ribalta
del nostro giornale qualche tempo fa in occasione del suo centesimo compleanno. Ora ritorna per un’occasione ancora più
straordinaria.
Alla vigilia della “festa della
donna” di quest’anno, zia Gioia
pienamente lucida e arzilla, ha
compiuto 103 anni. Alla particolare ricorrenza erano presenti i
nipoti Giovanni, Graziella, Enza e Angela, i pronipoti, i parenti e le amiche - tutti più giovani,
evidentemente! - per festeggiarla e ringraziarla dei grandi insegnamenti morali che, con altruismo e amore, ha saputo elargire
nel lungo corso della sua vita.
E ha tutta l’intenzione di continuare a farlo ancora per lungo
tempo.
L
p. MARIO GUERRA, sx
che la maestra Gioia Cacciola
ha iniziato l’insegnamento nel
1929 e ha proseguito ininterrottamente sino al 1972, anno in cui
è andata in pensione.
La signorina Gioia è stata tra
le prime partecipanti al gruppo
“Pace e Bene”, sorto nel 2000
nel centro di animazione missionaria presso il santuario Madonna della Grazia. Con la sua assidua frequenza, ha contribuito ad
arricchire i momenti culturali, di
preghiera e di svago.
A chi chiede il segreto della
sua longevità, zia Gioia risponde
nella più schietta semplicità che
ha vissuto nell’amore alla famiglia, nel rispetto e nell’amore del
prossimo.
Il gruppo “Pace e Bene” le rivolge i più sinceri e affettuosi au■
guri: ad multos annos!
Ad multos annos!
Nata il 7 marzo 1907 a Villa
San Giuseppe, ha sempre dedicato la sua vita alla famiglia e al
lavoro. Gli archivi ci informano
Alla maestra ultracentenaria
“zia Gioia”, pace e bene!
a Quaresima è il tempo privilegiato per la pia pratica della “Via Crucis”. Nel parco
c’è un percorso molto suggestivo
che sale fino alla cima del “Calvario”. Riproduce profondamente
nell’anima il percorso di Gesù Redentore. È una scoperta a tappe e...
a lieto fine. Le stazioni della passione invadono l’anima di tristezza e di dolore, ma chi ha composto
questo “pio esercizio” lo ha pensato in modo completo. La “via”
infatti termina con la tomba vuota
e l’annuncio gioioso: “È risorto!”,
proprio come Egli aveva detto.
p. M. GUERRA, sx
Ha aperto la celebrazione la
parrocchia di S. Biagio con una
suggestiva rappresentazione della “Via Crucis vivente”, guidata dal loro pastore don Gaetano Galatti e realizzata dai giovani dell’oratorio. Poi è stata celebrata la Via Crucis zonale, con
i rappresentanti di tutto il vicariato e i loro pastori. Allo stesso
percorso hanno partecipato insegnati e alunni della scuola elementare “Passo Caracciolo”, e le
due scuole materne denominate
“Cappuccetto Rosso” e “Braccio
di Ferro”.
■
Via Crucis vivente della parrocchia di S. Biagio
Un’area per i bambini
Con la protezione della Madonna
I
l 21 marzo 2010 è stato un
giorno memorabile nella
vita dei piccoli frequentatori del
“parco della mondialità”. È stata
inaugurata l’area per l’infanzia,
completamente rinnovata. Proprio così! I piccoli, i favoriti di
Gesù, hanno ora un’area speciale tutta per loro. E la utilizzano
alla grande! La sera, all’orario di
chiusura del parco, sono guai per
i genitori: per i bambini lasciare
questo paradiso ogni volta è una
lacerazione.
L’opera straordinaria fa onore
all’associazione “Portatori della Vara” - l’immagine della Madonna titolare del santuario che
si festeggia in agosto. La festa è
molto popolare, e l’associazione
che organizza la festa ha chiesto
ai fedeli un aiuto speciale proprio per ristrutturare l’area giochi a favore dei piccoli. È stato
un successo!
Per rendere queste strutture benefiche al massimo, non solo per
il corpo ma anche per lo spirito,
il complesso è stato ufficialmente
benedetto con abbondanti spruz-
p. MARIO GUERRA, sx
zate di acqua santa da padre Mario, curatore del parco. Qui tutto è benedetto, anche le fonti che
rinfrescano gli accalorati praticanti delle varie discipline.
Siamo certi che p. Aurelio Cannizzaro, il missionario calabrese
che ha pensato e realizzato questo parco di mondialità, avrà esultato di gioia in cielo. Anche perché i suoi confratelli saveriani, che
attualmente gestiscono il centro
educativo, stanno cercando di utilizzarlo al meglio, a beneficio delle giovani generazioni.
■
Via Crucis zonale del vicariato di Gallico
Via Crucis della scuola elementare “Passo Caracciolo”
Il sig. Domenico Giustra, dell’associazione “Portatori
della Vara”, al cancello dell’area giochi per l’infanzia
Via Crucis dell’infanzia “Cappuccetto Rosso” e “Braccio di Ferro”
VEDERE PER CREDERE !
8
Padre Mario Guerra, angelo custode del “parco
della mondialità”, pronto a benedire tutto e tutti
Alcuni amici della diocesi di Reggio-Bova hanno voluto assaporare
di persona la gioia della missione e hanno visitato i missionari al lavoro, proprio in Congo, dove vive e lavora anche p. Piergiorgio Lanaro.
Quello che hanno visto ha legato il loro cuore. Vedere di persona, infatti, aiuta a credere e ad amare. E anche a cambiare. Speriamo che
anche tanti giovani abbiano la possibilità e il coraggio di... andare a
vedere, per credere!
E se non si può andare così lontano? Beh, allora c’è sempre la Mostra missionaria “Volti di Cristo”, accanto al duomo di Reggio Calabria, organizzata dall’ufficio missionario diocesano e dal suo direttore, il saveriano p. Ezio Marangoni. L’ingresso è “libero”: l’importante
è... entrare e vedere, per credere!
2010 MAGGIO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Padre Paulin Shadari (in piedi)
mentre visita le famiglie di
Madina, in Sierra Leone
L’Africa a servizio dell’Africa
A colloquio con il congolese p. Shadari
P
adre Paulin Shadari è un
giovane saveriano congolese. Ha studiato teologia presso
la comunità saveriana di Parma e
da tre anni è missionario in Sierra Leone. Lavora nella missione
di Madina insieme al maceratese
p. Filiberto Corvini, responsabile della missione, e al bresciano
fr. Bruno Menici, che si occupa
dei malati nell’ambulatorio e nei
villaggi. Recentemente ho avuto l’opportunità di intervistare p.
Paulin, un africano missionario
in Africa.
Un congolese in Sierra Leone!
Sì, sono in Sierra Leone da tre
anni. Provo un’immensa gioia
nel portare la Buona Notizia a
un popolo che ha una triste espe-
rienza di guerra, le cui tracce sono ancora molto visibili sia nelle
persone che nelle strutture della
società. La gioia di dar loro speranza mi anima a diventare sempre più uno di loro, in un cammino di ricerca reciproca.
Sei sempre così entusiasta?
No. Spesso provo tanta sofferenza, soprattutto quando non
posso aiutare le persone bisognose che vengono a bussare alla porta della missione. E allora mi rivolgo a Gesù. Gli chiedo la serenità nell’accettare le
cose che non riesco a cambiare e il coraggio di camminare
sempre insieme a questo popolo. Cerco di tenere sempre vivo
in me quell’amore che mi spin-
a cura di p. LUIGI LO STOCCO, sx
ge a riconoscere Cristo in tutto e
in tutti, come ci ha insegnato il
nostro fondatore beato Conforti.
Cos’hanno in comune Congo e Sierra Leone?
Gli europei generalmente pensano all’Africa come se fosse un
solo grande Paese, per cui gli
africani sono tutti uguali. Non è
così, ma abbiamo alcune cose in
comune, noi con la pelle nera. Ci
accomuna la capacità di accontentarci delle piccole cose della
vita. Non abbiamo il senso del futuro, tutto è al presente. Ci basta
pensare alla vita di ogni giorno.
Per esempio, non abbiamo il frigorifero; così mangiamo quanto
troviamo nella savana, nei campi, nella foresta. Il nostro frigo-
Il regalo di Gaeta a Madina
Quando sognare fa bene a tutti
C
ontinua l’intervista a p.
Paulin Shadari, giovane
saveriano congolese, missionario in Sierra Leone.
Come ti trovi con i giovani?
Non è facile indovinare quello che piace ai giovani. Devi sapere bene quello che li attira. Di
sicuro, non sono le parole o i discorsi. Ci vogliono cose pratiche
come lo sport, la musica, le gite..., anche se a Madina non c’è
niente. Però uscire dall’ambiente
è sempre importante per i giovani. Riesco a fare poco con loro,
anche per la mancanza di mezzi. Ho cercato di radunarli per
incontri di formazione, ma con
scarso risultato.
Hai in mente qualche
obiettivo?
Considero la gioventù come
8
a cura di p. L. LO STOCCO, sx
una grande ricchezza e il futuro della chiesa, soprattutto in
un ambiente musulmano come
il nostro. Lo sforzo più importante è far sì che i giovani arrivino a scoprire Cristo nella loro
vita, come la sola vera ricchezza
dell’uomo.
In Sierra Leone è importante anche mostrare ai giovani che
non possiamo dimenticarci del
passato, ma dobbiamo servircene per costruire un futuro migliore fondato su Cristo. Dobbiamo
voltare definitivamente la pagina
della guerra e guardare avanti.
Cosa s’aspettano i giovani?
I miei giovani sono come tutti i giovani del mondo. Sognano e hanno tante aspettative di tipo personale, famigliare, sociale
e anche religioso. I giovani sierraleonesi vogliono essere africa-
Padre Paulin nelle vesti di insegnante in una delle scuole della grande missione
di Madina, dove lavora con p. Filiberto e fr. Bruno
ni autentici e ci tengono alla loro dignità, anche se qualche volta scimmiottano le varie mode
che provengono dall’occidente.
Anch’io però ho un’aspettativa su
di loro: quella di vedere un giorno i miei giovani capaci di prendere in mano la loro vita cristiana
e non avere più paura di niente.
Avete ricevuto un regalo!
Sì, la Caritas di Gaeta ci ha
fatto il grandissimo dono di un
gruppo elettrogeno di 5 KW per
la scuola “Santa Maria” di Madina, una delle due scuole secondarie della nostra missione.
La scuola ha circa quattrocento alunni con otto classi e tanti problemi. Prima di tutto, non
c’è neanche una piccola biblioteca, niente che possa aiutare i ragazzi ad approfondire gli studi.
I ragazzi fanno fatica a studiare
la sera per mancanza di elettricità. Quando nella missione di
Madina è arrivato il generatore,
è scoppiata la gioia negli alunni
e negli insegnanti.
Hai altri progetti per i giovani?
Ce ne frullano tanti per la testa. Noi missionari vorremmo
dare loro una biblioteca nell’ambito della scuola e uno spazio per
divertirsi. Sogniamo una piccola
struttura che possa aiutare questa
gioventù a crescere e a dimenticare tutte le brutture della guerra. Sognare fa bene, ma è bene
anche non illudere e non deludere gli altri con i nostri sogni...
Ci affidiamo alla Divina Provvi■
denza.
rifero è il mercato. Se un genitore muore, è tutta la famiglia allargata che soffre. Non abbiamo lo
spirito del risparmio e viviamo la
vita con un certo fatalismo.
È così anche in Sierra Leone?
Anche qui ho trovato che la
gente vive in grande tensione per la paura del malocchio e
della stregoneria. Si tolgono facilmente la vita. La paura della
stregoneria rende la gente prigioniera di cattive credenze. Lo
si sente passando nelle loro case, ascoltando i loro discorsi. È
terribile. Perciò diventa sempre
più urgente predicare Cristo, il
vincitore del male e il liberatore dell’uomo.
C’è una spiegazione?
Le tradizioni ataviche sono
molto forti e i sierraleonesi ne
vanno orgogliosi. Fanno parte
della loro identità. Spendono delle fortune per i riti d’iniziazione. Quando ci sono il “bambani” (iniziazione per i maschi) o il
“bondo” (iniziazione per le donne), non si può più lavorare. Tutto
si ferma, anche l’attività pastorale. Le aule si svuotano e la scuola
non esiste in quei giorni.
Dall’altra parte, i sierraleonesi sono un popolo semplice, amichevole, accogliente, che dice
sempre in ogni occasione “Yes
fada - Sì padre”, come segno di
rispetto. Proprio il contrario di
un congolese di Kasongo (come
sono io), che non ha alcun pudore a dire un bel “no” in faccia.
Come sono visti qui i cristiani?
Dopo qualche mese a Makeni, il centro della nostra diocesi, dove mi occupavo di una piccola comunità, ora sono a Madina che è una parrocchia ai confini con la Guinea Conakry. I cristiani sono solo l’uno per cento
in un territorio dominato dai musulmani. È un islam un po’ particolare, non è fanatico. Nella stessa casa si possono trovare persone di diverse religioni, che condividono la loro vita quotidiana
in pace, senza problemi. E questo mi ricorda la mia terra di Kasongo e di Ngene, in Congo, dominate dai musulmani: anche lì
si convive, rispettandoci recipro■
camente.
(continua a lato)
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Intervista a don Aldo Fonti
Dal Venezuela alle spiagge di Rimini
a Viserba. Un
D alsaltoVenezuela
mica da ridere, anche
per un prete con doppio passaporto. Lui lo definisce un percorso di rinascita, faticoso ma anche entusiasmante, perché “portare la dimensione di fede gioiosa della chiesa latino-americana
non può che far bene alla nostra
chiesa italiana”.
Chi parla è don Aldo Fonti,
sacerdote diocesano di 63 anni, metà dei quali trascorsi come
missionario a Caracas e dintorni.
Don Aldo, rientrato da poco più
di un anno in Italia, da maggio
2009 è parroco a Viserba Mare ed è anche il nuovo direttore dell’ufficio missionario di Rimini. Siamo andati a trovarlo per
raccogliere la sua esperienza.
Come sei finito in sud
America?
Sono originario di Montegridolfo e ho frequentato il seminario a Rimini. Erano gli anni
’60, quelli delle comunità di base, della chiesa dei poveri, della
teologia della liberazione... Facile innamorarsene. A me è capitato alla fine del liceo, quando ho maturato la scelta missionaria e mi sono iscritto al seminario per l’America latina di Verona, per prepararmi alla missione. Sono stato ordinato sacerdote nel 1974 e nel 1977 sono partito per il Venezuela.
Un paese di tradizione cattolica…
Sì, la chiesa latino-americana
è giovane, con un popolo sterminato, ricco di fede ma povero di
clero. Per questo, papa Giovanni fece appello alle chiese europee perché inviassero sacerdoti
in quelle nazioni, per sostenere la
chiesa locale. Il risultato è che la
missione da quelle parti non costituisce tanto un fatto personale,
quanto un’occasione di crescita
di un’intera comunità. Così è sta-
ALBERTO COLOCCIONI
to anche nella mia esperienza.
Dove hai lavorato?
Prima ho lavorato a La Guaira, un grande quartiere popolare di Caracas divenuto, poco alla volta, un’attiva comunità di
base. Poi, dalla fine degli anni
’80, i vescovi mi hanno affidato l’ufficio nazionale per la famiglia. Nel 1996 sono poi tornato in Italia, nel seminario di
Verona, questa volta come insegnante per preparare i missionari per l’America latina. Mi occupavo della loro formazione e del
loro inserimento nei paesi di destinazione. In quegli anni ho girato per tutto il sud America.
Poi, ancora Venezuela…
Nel 2001 sono stato richiamato a Caracas come vice segretario della Conferenza episcopale,
per sostituire il mio predecessore, morto assassinato. Un episodio orribile, su cui non si è mai
I bambini del “San Paolo”
La confessione si prepara dai saveriani
è
stata una domenica primaverile la quinta di
Quaresima, nonostante le nuvole abbiano coperto il cielo per gran parte della giornata. I bambini di terza elementare della parrocchia “San Paolo” di Forlì si sono recati a
San Pietro in Vincoli, presso i
missionari saveriani, per prepararsi alla loro prima Riconciliazione.
Con l’aiuto di don Amedeo
Pasini, di p. Nicola Colasuonno e dei catechisti, i ragazzi hanno facilmente trovato la
necessaria concentrazione spirituale per prepararsi a ricevere il sacramento.
8
Per formare
“relazioni di bene”
Una giornata di festa, come ha
sottolineto Don Amedeo, figura
carismatica della parrocchia forlivese. “La Riconciliazione va
considerata una festa delle buone
relazioni”, ha spiegato. Significa
educare i bambini a fare chiarezza su ciò che impedisce loro di
realizzare “relazioni di bene”.
Questo esame di coscienza i ragazzi lo verificano nei confronti
dei genitori, degli amici, dei nonni, della scuola. È nella relazione con i fratelli che si gioca la relazione con Dio. Troppo spesso,
complice la televisione, i nostri
figli si abituano a un male che or-
fatta piena luce e che il governo
ha tentato di strumentalizzare ai
danni della chiesa. D’altra parte, il presidente Chávez non ama
gli oppositori interni ed è arrivato al punto di definire “golpisti”
i vescovi venezuelani, solo perché hanno il coraggio di dichiarare che il Paese sta scivolando
verso una dittatura.
E hai deciso di rientrare?
Sono un prete diocesano e,
accanto alla vocazione missionaria, credo nel valore del ritorno, anche se dopo tanti anni non
è uno sforzo da poco. Mi aiuta il
pensiero che in questo modo potrò forse contribuire a diffondere
i valori della chiesa latino americana: una chiesa calda, affettuosa, comunitaria, capace di intense relazioni umane. Detto con
uno slogan, “più massa e meno
messe!”; ovvero meno riti e più
intensità di partecipazione.
E il “Campo Lavoro” missionario in Romagna?
Il “Campo Lavoro” è un’esperienza straordinaria, con una dimensione ecumenica molto bella: offrire a tutti, al di là delle appartenenze, un’opportunità
Don Aldo Fonti è il nuovo direttore dell’Ufficio missionario della diocesi di Rimini…
Benvenuto e buon lavoro! I saveriani della
Romagna sono sempre pronti a collaborare
per fare del bene. Non è un’iniziativa esclusivamente ecclesiale, e questo è un punto di forza.
Nei prossimi mesi mi impegnerò
perché il “Campo Lavoro” venga
attuato da tutte le parrocchie della diocesi. Vorrei che diventasse
l’evento clou delle tante iniziative per le missioni che si svolgono sul nostro territorio. Iniziative
da preservare nella loro autonomia, ma anche da mettere in rete,
evitando separazioni e sovrappo■
sizioni.
Dedicato alle mamme...
MARCO GALIZZI
mai stentano a riconoscere.
Lo stesso concetto è sottolineato da padre Nicola per quella che
oggi possiamo definire “l’azione
missionaria”. È nella relazione
che si gioca il cristiano; è nella
relazione d’amore che è possibile comunicare Cristo ai fratelli di
tutto il mondo, oltre ogni differenza e in ogni parte della terra.
La giornata si è conclusa nella spettacolare cornice del parco
che circonda la casa dei saveriani. Abbiamo vissuto una giornata di serenità e di pace, con i ragazzi e i genitori che hanno sperimentato il piacere umile della
fraternità e il calore dell’accoglienza. Grazie!
■
C’è ancora spazio per un pensiero speciale dedicato alle mamme.
Noi ringraziamo con tutto l’affetto le nostre mamme che ci hanno
accolto e dato la vita, introducendoci in questo mondo dove è stato
profuso l’amore di Dio per la nostra gioia e felicità. Grazie, mamme,
perché ci avete donato di godere la vita, il più bel dono di Dio.
Preghiamo anche per quelle mamme che, purtroppo, hanno chiuso la porta della vita a coloro che avrebbero potuto conoscere la luce e amarla come noi. Non hanno avuto la forza
di rispettare il diritto naturale alla vita per ogni essere umano
concepito nel grembo di una donna. Signore, perdona il loro
grave peccato; fa che si convertano alla vita.
“Un uomo uscì a seminare”
Accompagnati dalla parabola del “seminatore”, raccontata
dall’evangelista Luca (8,4-15), i ragazzi della parrocchia di Russi, dai 9
agli 11 anni, hanno trascorso presso i saveriani di San Pietro in Vincoli
la giornata di domenica 7 marzo.
Attraverso un percorso in quattro ambienti diversi (la strada, la pietra, i rovi, il terreno buono), i partecipanti hanno scoperto che Dio
getta con generosità il seme della sua Parola nel mondo, ma non sempre trova in noi un’accoglienza altrettanto generosa e fiduciosa.
Per questo, abbiamo chiesto al Signore di aiutarci a dissodare il terreno del nostro cuore, di estirparne le spine e di gettare lontano le
pietre che ci impediscono di fare spazio a Lui.
I bambini di “San Paolo” di Forlì, accompagnati dai catechisti, hanno trascorso una giornata di ritiro dai saveriani
di S. Pietro in Vincoli in vista della prima Riconciliazione… E che appetito!
I vispi bambini di Russi ospiti per una domenica dei saveriani di San Pietro in Vincoli;
tornate ancora a trovarci!
2010 MAGGIO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
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La missione è una grazia
Un primo bilancio di vita missionaria
S
ono nato a Salerno nel
1968, sul Carmine, e lì
sono vissuto fino a vent’anni. I
miei genitori Salvatore e Anna
sono originari di Montoro Inferiore, dove sono tornati a vivere all’inizio degli anni novanta.
Nell’estate del 2009 sono tornato dal Brasile, dove sono missionario da sette anni, per stare un
po’ in famiglia e per partecipare a un corso di aggiornamento
di tre mesi organizzato nella casa saveriana di Tavernerio (Como). Dopo le feste natalizie sono ripartito per il Brasile.
Il volo più lungo
Guardando indietro, sono passati già vent’anni da quando sono entrato dai saveriani. Ed è da
vent’anni che ho cominciato ad
andare per il mondo. Dopo due
anni a Desio (MB) per gli studi di filosofia e un anno ad Ancona per il noviziato, sono stato
a Parma per continuare gli studi
di teologia.
Nel 1996 ho ricevuto l’ordinazione sacerdotale dal vescovo
saveriano di Makeni (Sierra Leone), mons. Giorgio Biguzzi, nel
santuario dedicato al beato Conforti a Parma. Dopo l’ordinazione sono stato un anno a Roma
per altri studi, poi cinque anni
a Cagliari per seguire i giovani
aspiranti missionari. Nel 2003
ho preso il volo più lungo: sono
partito per il Brasile.
Sono cresciuto e…
allargato
Ho imparato molte cose da
quando ho accolto l’invito del
Signore a seguirlo più da vicino... Ma uscire dal proprio Paese è un’esperienza umana e spirituale ancora più grande. Posso dire che da vent’anni a questa
parte sono cresciuto molto (purtroppo anche in larghezza!).
La missione è una grazia, un
dono. I miei primi cinque anni
p. PAOLO DELLA VALLE, sx
li ho vissuti nell’attività pastorale in due parrocchie dello stato di San Paolo, a Piracicaba e
a Pirajù. Il lavoro parrocchiale è
stato impegnativo, ma molto arricchente. Mi è servito molto per
conoscere la gente più da vicino:
“Mi sono fatto tutto a tutti, per
guadagnarne qualcuno...”.
Il popolo brasiliano è molto
accogliente. La cultura, le tradizioni, il modo di essere chiesa mi
hanno affascinato e conquistato.
Considero il Brasile come la mia
nuova casa, e spero che lo sia per
molto. È un Paese che sta crescendo molto, in tanti campi; in
altri fa più fatica, ma è normale.
A Curitiba con gli studenti
Sono considerazioni che ho
potuto fare con più calma in
questi mesi di riposo e di riflessione in Italia. Serve fare una
pausa ogni tanto. Forse è come
per le coppie di fidanzati e sposi: quando uno deve allontanar-
Dall’incontro al racconto
16 maggio, festa dei popoli a Salerno
C
i siamo guardati, ci siamo
avvicinati gli uni gli altri e
ci siamo incontrati. Un bell’incontro tra colori, sapori e lingue
e culture diverse, iniziato con “la
festa dei popoli” nel 2009 e proseguito con altri momenti di festa, di preghiera e di riflessione
durante l’anno. Ora, siamo pronti per la seconda edizione della
festa, che rappresenta per noi
una sfida: passare da un incontro a un più profondo racconto
tra culture che vivono la stessa città. La festa è domenica 16
maggio.
Dall’incontro al racconto:
questo è lo slogan in tutte le lingue, rivolto a chi desidera raccontarsi e sentire i racconti di
altre culture. In continuità con
quanto già fatto l’anno scorso,
vogliamo approfondire e intensificare la conoscenza attraverso
il racconto di fiabe e tradizioni,
la musica e la danza, i giochi e le
feste religiose.
Tanti modi per raccontarsi
Mi racconto nella musica.
Ogni cultura si esprime attraverso le note della musica; si presenta con l’armonia di accordi suonati e cantati in mille modi diversi.
Mi racconto nella danza.
L’espressione del corpo è particolare in ogni cultura. Attraverso
la danza, si comunicano gli stati d’animo, i sentimenti e i messaggi che si vogliono far arrivare
a coloro che stanno attorno.
Mi racconto nei giochi. In
ogni cultura, fin da piccoli, interagiamo con gli altri attraver-
Cinque corone di fiori a rappresentare i cinque
continenti alla festa dei popoli del 2009
8
p. OLIVIERO FERRO, sx
so i giochi. Il gioco e lo sport diventano segni che caratterizzano
un popolo.
Mi racconto nelle tradizioni
religiose. L’individuo diventa
una persona nella relazione. La
diversità è sentita, espressa e comunicata a partire dal rapporto
che ogni cultura e ogni persona
ha con Dio.
Mi racconto attraverso le fiabe e le feste tradizionali. La fiaba è un modo per raccontare le
tradizioni popolari, con avvenimenti e personaggi fantastici, diversi secondo i contesti geografici di ogni paese del mondo. Le
feste tradizionali rappresentano i
momenti importanti della storia
e della vita di un popolo, che ricorda il proprio passato e pensa
al suo futuro con speranza.
Un invito a tutti voi…
La festa dei popoli 2010 è allora un invito a unire le voci attraverso la musica, a ballare insieme in un solo movimento, a
festeggiare la gioia di stare insieme, a giocare in un clima di fraternità, a pregare Dio che unisce,
a scoprire fiabe e feste tradizionali che raccontano la storia, la
cultura, il territorio di un popolo
o di un continente… Buon racconto a tutti, dunque, per domenica 16 maggio! (per informazioni: Missionari Saveriani, tel
■
089 792051).
si per un po’, ci si
accorge che l’altro
ti manca. Insomma,
anche a me è mancato il Brasile! A
gennaio ci sono tornato volentieri.
Da circa due anni
mi trovo a Curitiba.
Aiuto nel seminario
saveriano di filosofia. Ci sono dei bravi giovani brasiliani che si preparano
Padre Paolo Della Valle,
a spiccare il volo.
saveriano salernitano,
Dopo quattro anha trovato la strada giusta
ed è felice davvero!
ni di studi filosofici, si trasferiranno
nel noviziato di Hortolandia. Da
dei bambini” in Brasile, con selì, come aquilotti dei tropici, ande nazionale a Curitiba. I memdranno a continuare i loro studi
bri di questa pastorale aiutano le
di teologia in Messico o in Italia,
mamme e i bambini poveri con
in Camerun o nelle Filippine.
un semplice programma di saniMi sarebbe piaciuto continuare
tà preventiva. Grazie a loro, in
nell’attività pastorale, ma anche
trent’anni è stata ridotta ai ministando in seminario, do un aiuto
mi la mortalità infantile in Branella parrocchia “Buon Pastore”,
sile. Questo tipo di lavoro è stada 40 anni affidata ai saveriani.
to già esportato in altri paesi con
grande successo.
“A Maronna, v’accumpagne”
Come vedete, il Brasile aiuta
Appena tornato in Brasile è
anche altri Paesi a crescere. Infatmorta una “santa” brasiliana. Era
ti, adesso i missionari si adoperaad Haiti per aiutare i poveri che
no perché cresca anche l’apertuvivono lì, ed è morta durante il
ra alle missioni. Siamo speranzoterremoto. È la dottoressa Zilda
si. Pregate anche per noi e “a MaArns, fondatrice della “pastorale
■
ronna v’accumpagne!”.
ESTATE MISSIONARIA
Campi di lavoro per giovanissimi e giovani
I saveriani, insieme alle parrocchie del Salernitano, organizzano cinque campi di lavoro
per giovanissimi sul tema: “Volti
e storie al crocevia della missione”. Vogliamo animare i giovani e gli adulti delle parrocchie,
facendoli incontrare tra loro attraverso il lavoro, la riflessione
e la fraternità.
Giovanissimi (13-18 anni)
saranno impegnati
dalle 9 alle 23.
Il mattino è dedicato al lavoro
di raccolta e di sensibilizzazione
della gente alla missione.
Il pomeriggio è dedicato
all’ascolto dei testimoni della
missione (sposi, laici, sacerdoti).
Le serate, dedicate a giochi, balli, karaoke, sono organizzate dai ragazzi stessi.
Il ricavato del lavoro servirà per sostenere alcuni progetti nelle missioni di Bangladesh, Congo e Colombia e verrà portato direttamente
dai giovani che partono in missione quest’estate.
Ecco gli appuntamenti, zona per zona.
• Forania Baronissi (campo base, Bolano) • Salerno est
(c. base, Madonna Fatima)
• Cava
• Salerno ovest (campo base, Pastorano)
• Olevano-Battipaglia (campo base, Olevano)
• Saveriani di Salerno (Via Fra G. Acquaviva 4)
15 - 20 giugno
22 - 27 giugno
29 giugno - 4 luglio
6 - 11 luglio
13 - 18 luglio
22 - 25 luglio
(per i giovanissimi del gruppo Missione nel cuore e per chi ha partecipato agli altri campi)
Giovani (18-25 anni)
che vogliono approfondire la loro conoscenza della missione.
• Saveriani di Salerno (Via Fra G. Acquaviva 4) 29 luglio - 1° agosto
Per informazioni, contattare padre Alex (cell. 339 1563951) e padre
Simone (cell. 349 1314499 ).
2010 MAGGIO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
Rinfrancare lo spirito e la salute
Tre bei mesi trascorsi a Tavernerio
F
acendo un po’ il bilancio del mio “anno sabbatico” in Italia, trovo solo motivi
per ringraziare il Signore. Avevo
programmato l’anno dividendolo in due periodi: il primo a Tavernerio, per partecipare al corso di formazione permanente,
conosciuto come “i tre-mesi”; il
secondo a Roma, per aggiornare gli studi di missiologia fatti in
Brasile più di dieci anni fa.
Avevo lasciato lo Xingu
(Amazzonia) nell’epoca delle
“Queimadas”, cioè il momento
in cui si dà fuoco alla foresta per
aspettare le prime piogge e seminare. Quando sono arrivato a
Tavernerio avevo ancora addosso “l’odore” dell’Amazzonia.
Sull’aereo che da San Paolo mi portava a Milano, pensavo che avrei dovuto comprare i
vestiti per affrontare il freddo inverno dell’Italia. Una preoccupa-
zione subito risolta. All’aeroporto di Milano c’era mio fratello
ad aspettarmi. Ho avuto difficoltà a riconoscerlo. Aveva fatto una
cura dimagrante e aveva ripreso
a fare sport perdendo un bel po’
di chili. Era dimagrito tanto che
aveva dovuto rinnovare il suo
guardaroba; così io avrei potuto usare i vestiti che ormai a lui
non andavano più bene. Ho avuto conferma che la Provvidenza
davvero pensa a tutto…
Trascorsi alcuni giorni con
i miei genitori a Rezzato (Brescia), ho preso il treno per Tavernerio. La casa saveriana, circondata dal bel parco, si è presentata come una grande oasi in cui
ho potuto rallentare il ritmo delle
mie attività e dare tempo all’incontro con altri missionari e missionarie, venuti da Paesi di altri
continenti e con esperienze ben
differenti dalla mia. Ho appro-
p. VALTER TAINI, sx
fittato della possibilità di tessere
relazioni con confratelli e consorelle, che portavano sulle loro
spalle storie, conoscenze e saggezze che erano frutto della loro
vita di missione, fatta in contesti
culturali e religiosi differenti dal
contesto brasiliano.
Il corso ci è stato presentato
fin dall’inizio non come un corso di formazione teologica o pastorale, ma di rinnovamento personale. Insomma, un tempo per
rivedere se stessi, la propria vita, il proprio modo di essere; un
tempo per rinnovare il progetto
personale di vita. Il corso si prefiggeva di stimolarci, di suscitare
il gusto della nostra vita spirituale, tenendo presente soprattutto il
nostro ritorno in missione.
Comunque, c’era anche spazio per alcune attività manuali. Il bravo p. Franco Bertazza,
responsabile del parco, aveva
Incontri che fanno bene
ancora spazio per un
C’ èpensiero
speciale dedicato
alle mamme. Noi, i vivi, ringraziamo con tutto l’affetto le nostre mamme che ci hanno accolto e dato la vita, introducendoci in questo mondo dove è stato profuso l’amore di Dio per la
nostra gioia e felicità. Grazie,
mamme, perché ci avete donato
di godere la vita, il più bel dono di Dio.
Preghiamo anche per quelle
mamme che, purtroppo, hanno
chiuso la porta della vita a coloro che avrebbero potuto co-
noscere la luce e amarla come
noi. Non hanno avuto la forza
di rispettare il diritto naturale
alla vita per ogni essere umano concepito nel grembo di una
donna. Signore, perdona il loro
grave peccato; fa che si convertano alla vita.
■
Tornando a Tavernerio dalle esequie del
compianto confratello p. Gianni Lazzari,
celebrate nella chiesa di San Sigismondo
a Cremona, p. Coronese e p. Bertazza
si sono recati alla tomba di p. Piero Calvi,
fratello di p. Angelo che, novantenne,
vive a Tavernerio ed è molto conosciuto
e apprezzato.
8
I rappresentanti dell’Isgf, l’associazione scout guide adulti dei cinque continenti, hanno trascorso
una settimana presso i saveriani di Tavernerio per preparare il convegno mondiale che si terrà
a Villa Olmo, sul lago di Como, l’anno prossimo.
sempre qualche lavoretto in programma e accettava volentieri
una mano: pianta un nuovo albero qui, pota un albero là, taglia
l’erba del prato… In pochi gior-
ni avevo imparato a usare la motosega da far invidia a un tagliaboschi! Anche quello è stato un
modo per rafforzare l’amicizia
■
tra noi.
La nostra preghiera per p. Caretta
ricordare p. GiuV ogliamo
seppe Caretta, dopo l’inci-
dente in macchina che lo ha portato all’ospedale di Cantù, dove
è ancora ricoverato. Stava recandosi a Erba per un incontro mariano, dove avrebbe esercitato il
ministero della confessione. Una
macchina ha invaso la sua corsia
provocando lo scontro, sfondando la portiera e colpendo in pieno p. Giuseppe.
Dopo un mese dall’incidente, la situazione del missionario
è abbastanza migliorata da poter
lasciare la sala di rianimazione
ed essere trasferito nel reparto di
medicina e passare alla riabilitazione. I confratelli hanno pregato una novena al fondatore beato Conforti, e continuano a pregare, insieme agli amici, intercedendo per il suo ristabilimento.
Noi tutti lo affidiamo alla bontà del Signore e all’intercessione
della Madonna, a cui egli è profondamente affezionato.
Nella foto, p. Giuseppe, libero
professionista dell’orto, con i suoi
strumenti di lavoro: il Crocifisso,
il libro della meditazione e l’annaffiatoio per dissetare i fiori. ■
6 giugno: festa dei famigliari
Ricordiamo con gioia che la festa dei famigliari dei saveriani
si terrà domenica 6 giugno. Lo spostamento è dovuto al fatto
che molti a maggio sono impediti a partecipare, perché impegnati in prime Comunioni e Cresime. Vi aspettiamo numerosi e
a braccia aperte.
IN RICORDO DELL’ AMICO P. ETTORE
p. FRANCO BERTAZZA, sx
Padre Ettore Fasolini, a 78 anni, ci ha lasciati il 21 marzo dopo un
lungo periodo di malattia. Aveva diretto per molti anni il mensile
“Missionari Saveriani”, profondendovi la sua ricchezza di pensiero e
di vita, vissuta tra Italia e Indonesia.
Caro Ettore, abbiamo camminato insieme per tutti gli anni della formazione e della vita missionaria. Ricordi? A Desio avevamo fondato
insieme le “Olimpiadi saveriane”, inventando quel pesce d’aprile con
l’incendio alla torre. Al liceo avevamo creato nell’anonimato “Il manganello”, che bastonava impietosamente quanto ci sembrava errato,
ma che ci procurò unanime condanna. Lavoravamo di notte nella cantina a scrivere articoli e disegnare vignette.
Siamo partiti insieme per l’Indonesia. Ci hanno mandato alle isole Mentawai, di cui eravamo grandi appassionati. Di nuovo, ci siamo
trovati a lavorare in Italia. Eravamo diversi: tu la faccia della regola, io il ribelle. Ma sempre eravamo
profondamente uniti nella ricerca
di quanto ci sembrava bene attuare nella formazione nostra e degli
studenti a noi affidati.
Mi hai preceduto nell’ultimo
traguardo, benché di pochi giorni più giovane di me. Non dovrai
aspettare molto per ritrovarci insieme. Intanto, ricordati di noi e
dei tuoi... affezionati lettori. Arrivederci, caro padre Ettore.
Padre Franco in preghiera vicino alla
bara di p. Fasolini, nella chiesa di
San Cristo a Brescia, dove
p. Ettore ha lavorato dal 1993
2010 MAGGIO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
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In Bangladesh da 57 anni
“Dedico la mia vita ai miei genitori”
C
inquantasette anni fa,
il mattino del 6 gennaio 1953, scendevo all’aeroporto di Calcutta, la grande capitale del Bengala. Non avevo idea
di quanto tempo mi sarebbe stato concesso, né immaginavo la
quantità e la qualità del lavoro
che sarei riuscito a sviluppare.
Mi era sufficiente aver raggiunto “la terra di missione”.
Confidai questi sentimenti a
p. Amatore Dagnino, mio superiore di allora, manifestandogli
che l’unico desiderio era quello di trovare comprensione per i
miei limiti. La risposta di p. Dagnino fu per me sorprendente.
Prima che io entrassi in noviziato, nel settembre 1942, egli aveva espresso qualche perplessità sulla mia vocazione, ma quel
giorno mi disse: “Diventerai un
grande missionario!”.
Grande gioia e serenità
Oggi non so dire se sono di-
ventato un grande missionario o
meno. Certo non mi sento grande per tutto quello che ho fatto e
si dice di me. Se ho una grandezza è per quello che è in me e che
si esprime in una grande gioia e
serenità. E ciò rimarrà, anche di
fronte alla morte.
Se c’è un cruccio che mi tormenta, anche la notte, è il ricordo di tante mancanze ed errori
commessi, più o meno gravi. Cose spiacevoli e paure passate che
riecheggiano ancora nell’animo,
che mi tengono in basso e non
mi rendono superbo in mezzo al
clamore e all’esaltazione.
Con la luce in… kopal
Un pensiero che mi stringe
il cuore è il ricordo di papà e
mamma, che sento sempre vicini e ai quali ho voluto dedicare il nuovo libro su Lalon (esponente dei “poeti del fiume”):
“Alle due prime fonti della mia
vocazione”. Quanto più lontano
p. MARINO RIGON, sx
vado e tanto più i loro volti si illuminano davanti a me. Se c’è
qualcuno che ha il diritto di godere dei miei risultati e dei traguardi cui sono giunto, sono loro! La loro luce brilla sulla mia
fronte.
“Fronte” - kopal, in lingua
bengalese vuol dire fortuna; o
meglio, quello che è scritto in
fronte e che si realizza ogni giorno. “Kopal” è una parola che uso
spesso in risposta alle mille domande che mi rivolge la gente.
“Perché sei in Bangladesh?” “kopal”. “Perché tanto lavoro?”
- “kopal”. “Perché ti sei spinto
fin quaggiù, nella foresta Sundorbon?” - “kopal”.
Ma quando mi domandano le
ragioni del mio interesse per la
letteratura e la cultura bengalese (una cosa che stupisce la gente), allora rispondo che “è un dono che la Provvidenza mi ha fatto
attraverso la carne e il sangue di
mio padre e di mia madre!”. ■
Santo in attesa di... giudizio
Le preghiere dei pellegrini a p. Uccelli
chiesetta di S. Pietro
A lla
d’Alcantara, nel parco dei
saveriani di Vicenza, dove riposa la salma di p. Pietro Uccelli,
continuano le visite dei pellegrini di ogni età per ottenere grazia
o trovare conforto. La figura di
p. Uccelli, come si sa, è molto
popolare a Vicenza e non solo.
La gente ha già deciso che è
“santo”, aspettando il giudizio ufficiale della chiesa che ha preso in
esame la documentazione. La diocesi di Vicenza ha inviato a Roma
le testimonianze raccolte, di coloro
che lo hanno conosciuto da vicino.
Un quaderno di vita vera
Nel frattempo la gente continua a venire in pellegrinaggio alla sua tomba, accendere lumini o
portare fiori davanti alla tomba
8
del “padre Uceli”, come dicono
qui. Spesso scrivono su un grosso quaderno un messaggio o una
preghiera. Ne riportiamo alcuni:
dimostrano la fiducia che la gente ha posto in questo santo missionario. A lui presentano tutti i
loro problemi personali.
«Caro padre, lassù conosci e
vedi tutto. Ti prego, non abbandonarci; fa’ che le persone rientrino in se stesse e riprendano la
buona strada, dando importanza
ai valori umani».
«Caro p. Uccelli, grazie per
avermi protetta da quando sono
nata. Ho conosciuto il mio ragazzo a diciotto anni. Siamo insieme
proprio dal giorno in cui tu sei salito in cielo. Ora ti ringrazio; proteggi la nostra famiglia e fa’ che
viviamo tutti in grazia di Dio».
La tomba di p. Uccelli, nella chiesa di S. Pietro d’Alcantara a Vicenza,
è meta di numerosi pellegrini ogni giorno
a cura di p. MARIO GIAVARINI, sx
Grazie, protezioni
e benedizioni
Si ricorre a p. Uccelli per trovare l’anima gemella o per chiedergli che il parto vada bene.
«Caro p. Uccelli, veglia su di
me, proteggimi, fa’ che possa
trovare la persona giusta. Ti ringrazio». «Eccoci, come sempre
qui da te, anche questa volta alla vigilia del parto. Ci affidiamo
a te, in particolare per il nostro
Giacomo che, promettiamo, ti
porteremo appena ci sarà possibile. Proteggici nella gioia!».
Padre Uccelli è un esempio di
umanità e generosità; per questo lo
si ringrazia chiedendo a lui la forza di imitarlo nella sua bontà. «Caro p. Uccelli, presso questo rifugio
hai dato accoglienza e salvato molte persone in tempo di guerra. Ti
prego di aiutarmi a comprendere
come fare ad accogliere e aiutare i
bimbi e i ragazzi in difficoltà».
Si ringrazia p. Uccelli per le
grazie ricevute e se ne chiedono
di nuove, soprattutto riguardanti la salute. «Attraverso la tua intercessione, mia mamma ha ricevuto la grazia della guarigione e,
dopo più di 50 anni, ancora possiamo godere della sua presenza.
Grazie p. Uccelli con tutto il cuore. Ora ti chiedo un piccolo, ma
grandissimo dono: vedere i miei
figli! Grazie, grazie, grazie». ■
(continua nel riquadro)
Gli studenti della scuola di Shelabunia, dove è “guru” p. Marino Rigon, protagonista
del cortometraggio “Professione missionario”
P. Rigon, “professione missionario” p. NICOLA COLASUONNO, sx
è
questo il titolo del filmato,
di circa 30 minuti, lanciato dall’Editrice missionaria italiana di Bologna. Protagonista
è p. Marino Rigon, il missionario saveriano di Villaverla (VI).
A gennaio ho accompagnato la
troupe cinematografica per incontrare la star del film nel suo
territorio, a Shelabunia. Qui p.
Rigon, dalla folta barba bianca,
fotogenico e simpatico, si è prestato a raccontare una parte della
sua lunga vita missionaria.
Missionario e letterato
Il nostro intento era di mettere
in immagini l’incontro del vangelo con la cultura bengalese e le
conseguenze di questo incontro,
sia per l’annunciatore che per gli
ascoltatori del messaggio. Shelabunia si è rivelata una favola.
La chiesa di “San Paolo”, ideata
e costruita da p. Rigon, è di una
bellezza straordinaria. Non solo.
La scuola accoglie circa duemila
alunni e, prima delle lezioni, tre
studenti invitano tutti a pregare
secondo le tre religioni principali del luogo.
Padre Marino, fin dall’inizio
della sua missione, ha avuto come alleato Tagore, il grande poeta del Bengala, premio Nobel nel
1913. Ha imparato la sua lingua
e letto le sue opere, le ha utilizzate nella predicazione e nella
catechesi, e ne ha tradotte in italiano circa trenta.
Questo lavoro gli ha permesso di incontrare altri letterati e
artisti del Bangladesh, tessendo
interessanti rapporti di amicizia.
La ciliegina sulla torta: il governo del Bangladesh, nazione al
92% musulmana, gli ha conferito la cittadinanza onoraria, un
evento piuttosto unico.
Prossimamente sugli schermi,
dunque: “Professione missionario”. Non mancate!
■
“SAN giuseppe, pensaci tu!”
a cura di p. M. GIAVARINI, sx
Tutti sanno che padre Uccelli era molto devoto di san Giuseppe e a lui attribuiva tutte
le grazie che otteneva con le sue preghiere:
guarigioni, conversioni, provvidenza per la
sua numerosa comunità in tempo di guerra.
All’entrata dell’istituto saveriano c’era una
piccola statuetta di san Giuseppe, davanti alla quale p. Uccelli poneva le cose di cui aveva necessità e la Provvidenza arrivava spesso… in giornata.
Ora questa statuetta si trova proprio sopra
la tomba di p. Uccelli, con la scritta: “San Giuseppe, pensaci tu”. Era la preghiera quotidiana
di p. Uccelli. Ora la gente che viene a venerare
la sua tomba non può dimenticare di pregare
anche san Giuseppe e di mandare preghiere e
messaggi rivolti, spesso, a tutti e due insieme:
«A p. Uccelli e a san Giuseppe. Vegliate sulla mia bambina, aiutate mia nipote a diventa- La statuetta di san Giuseppe,
“amico speciale” di p. Uccelli,
re mamma e datemi la forza di continuare nel
è collocata sopra la tomba
mio cammino».
del saveriano vicentino
«Sono disperata; cari p. Uccelli e san Giuseppe, statemi vicino, pregate anche voi Gesù, che mi aiuti nella mia
malattia. Date un po’ di fede a mio marito e a mia figlia. Proteggi i
miei cari nipoti. Grazie. Statemi vicino».
«A p. Uccelli e a san Giuseppe: vegliate su di me e aiutatemi a essere come mi volete e a pregarvi sempre; vegliate su tutti i miei cari che
sono già in cielo con voi. Grazie».
Queste belle preghiere esprimono molto bene una fede integrata nella vita, che diventa atto di fede, progetto di vita, speranza e fiducia riposte in Dio e nei suoi santi. Una preghiera che non è sempre rinchiusa nel proprio orticello, ma che fa propri anche i bisogni
del mondo: la pace, l’educazione dei bambini, la lotta contro l’ingiusta sofferenza.
2010 MAGGIO
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
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“Anche noi abbiamo qualcosa da imparare”
L
unedì di Pasqua, nella chiesa parrocchiale di
Scorzè (VE), hanno celebrato il
matrimonio Atanasio Kasarachi
e Rosemary Nkechi, due nigeriani del gruppo che io seguo da
qualche anno. Desidero raccontare alcuni momenti del rito.
Puntuali alle 12, arrivano gli
sposi con il corteo di damigelle
color ebano, che risalta sul vestito bianco o rosa, secondo l’età.
Un po’ in ritardo, a causa del treno, arrivano i sacerdoti nigeriani
don Marcellino e don Paolo.
Il dialogo cantato
Nell’attesa, il coro africano di
p. FRANCO LIZZIT, sx
Mogliano accoglie gli sposi con
un canto di benedizione e intrattiene i presenti con canti religiosi della Nigeria. Per i numerosi africani è stato un rivivere
l’Africa in Italia; per gli italiani
presenti, è stata un’emozionante scoperta: il rito e la Messa sono uguali, ma anche così diver-
Nella chiesa di Scorzè gli sposi Atanasio Kasarachi e Rosemary Nkechi con don Marcellino e i concelebranti
don Paolo e p. Franco, e i testimoni Gottardello Luca e Silvia (foto di Dario Formentin)
Veglia dei missionari martiri
Nelle diocesi di Padova e di Venezia
I
l 24 marzo scorso, nel 30°
anniversario del martirio di mons. Romero, vescovo
di San Salvador, la chiesa italiana ha celebrato la giornata in
memoria dei missionari martiri, commemorando le 37 persone uccise nel 2009. I saveriani di
Zelarino sono stati coinvolti per
animare la veglia nelle diocesi di
Venezia e Padova. È stata un’occasione per confermare la nostra
presenza, il nostro carisma e la
nostra collaborazione con le comunità ecclesiali del territorio.
Commozione e preghiera
Padre Romeo e p. Amedeo
si sono recati ad animare la veglia a Correzzola, nel vicariato di Pontelongo. Al ricordo dei
37 missionari uccisi nel 2009, in
particolare di don Ruggero Ruvoletto, sacerdote fidei donum
della diocesi di Padova, ucciso
in Brasile il 19 settembre 2009,
hanno unito anche quello per i
tanti martiri anonimi e per i loro famigliari che, con il perdo-
8
no, hanno testimoniato e continuano a testimoniare i valori del
vangelo.
Padre Mario ha animato la veglia vicariale nella parrocchia
“Santa Maria” di Cittadella. Di
questo vicariato sono originari
i saveriani p. Giovanni Didonè,
ucciso il 28/11/1964 a Baraka in
Congo, e p. Alberto Pierobon,
ucciso il 31/07/1976 ad Almirante in Brasile.
Ecco la relazione apparsa nel
bollettino parrocchiale. “Nella
veglia vicariale di preghiera, organizzata nella chiesa Santa Maria di Cittadella per il 24 marzo,
ci siamo uniti in modo particolare al «sì» di quanti hanno immolato la loro vita provando il loro amore a Cristo e annunciando il suo vangelo fino alle estreme conseguenze. Momenti di intensa commozione abbiamo vissuto nell’ascoltare le varie testimonianze, specialmente di coloro che hanno conosciuto da vicino i figli di questa terra, martiri
della nostra fede”.
p. F. LIZZIT, sx
Il martirio quotidiano
Nel duomo “S. Lorenzo” di
Mestre la veglia, animata da
p. Franco, ha preso la forma di
adorazione Eucaristica sul tema,
“La mia vita appartiene a voi”.
A una breve presentazione di alcuni missionari uccisi è seguita
l’esposizione del Santissimo e
la lettura dei nomi dei 37 martiri per il vangelo del 2009. Per
ognuno è stato portato ai piedi
dell’altare un bulbo con il nome.
Davanti al Santissimo sono state espresse preghiere di perdono,
intercessione e ringraziamento. Il
commento ai brani del vangelo è
stato fatto con testi scritti dai martiri stessi. Prima della benedizione don Paolo Ferrazzo, direttore
del centro missionario, ha ricordato che ogni battezzato ha la vocazione al martirio: ad alcuni è concesso di realizzarla con una morte
violenta, ma tutti siamo chiamati al
“martirio quotidiano cui, se manca
l’intensità dello spasimo, supplisce
la continuità della vita”, come ha
■
ben detto mons. Conforti.
Bulbi di piante con i nomi dei 37 missionari martiri per il vangelo del 2009 sono stati collocati davanti al Santissimo,
nel duomo “S. Lorenzo” di Mestre, durante la veglia del 24 marzo
Tre collegamenti da tener vivi
Don Marcellino ha dato poi
agli sposi alcuni suggerimenti per mantenere l’armonia nella famiglia. “Mantenete vivi tre
collegamenti. Il primo è con Dio
mediante la Messa domenicale e
la preghiera quotidiana.
Il secondo collegamento è tra
voi. Ripetetevi spesso tre parole preziose: ditevi «ti amo!», come espressione di affetto e di apprezzamento vicendevole, perché siete un dono prezioso l’uno
per l’altra. Usate anche la parola:
«scusami! », perché tutti possiamo sbagliare: chiedere e donare
il perdono non umilia; al contrario, approfondisce l‘amore. Infine, la terza parola del vostro vocabolario sia «grazie»: una parola breve, ma che trasforma ogni
dono in gratitudine.
Il terzo collegamento è con gli
amici, per averne consiglio, conforto e aiuto nelle occasioni della vita”.
In diretta dalla Nigeria
All’offertorio, come si fa in
Africa, i presenti hanno deposto
personalmente l’offerta nel cestino preparato; gli sposi hanno
deposto sull’altare le chiavi di
casa e la loro foto: il Signore è il
Padrone della famiglia, delle cose e delle persone.
Intensa è stata l’emozione alla fine della Messa alla lettura
della benedizione del Papa e poi
quando, in diretta dalla Nigeria,
i genitori di Rosemary cattolici
ferventi e attivi, hanno invocato la benedizione del Signore sui
loro figli. La tensione è salita al
massimo all’udire la preghiera
in lingua ibo, la loro lingua nativa, ed è esplosa in un ripetuto
“Amen” e un fragoroso applauso. Durante il rito, il frequente
applauso dell’assemblea ha trasformato l’emozione degli sposi
in gioia per tutti.
I testimoni italiani
Mi ha sorpreso vedere i testimoni Luca e Silvia: una coppia
di sposi italiani di Treviso. Ma
Luca mi ha spiegato: “Quando
Atanasio, laureato in attività imprenditoriale, è giunto in Italia
senza residenza e lavoro, passava suonando i campanelli delle
case. Abbiamo comprato qualcosa e gli abbiamo offerto un panino. In seguito l’abbiamo invitato per Natale. Dopo il permesso di soggiorno, Atanasio ha trovato un buon lavoro e un salario sicuro a Scorzè. L’amicizia
è diventata più profonda e ci ha
invitato a fare da testimoni. Abbiamo accettato volentieri. Tutto è stato bello ed emozionante,
con tanti auguri per Rosemary e
Atanasio”.
Un augurio che si estende a
tutti, per un mondo fatto di “mani colorate” che si stringono per
aiutarsi e per gioire insieme co■
me in questo giorno.
NOSTRA SIGNORA D’ AFRICA
Possiamo anche noi pregare nostra Madre Maria con le parole e i
sentimenti dei cristiani d’Africa.
Nostra Signora d’Africa, Madre di noi tutti,
ricordati in particolare
dei popoli dell’Africa.
Riunisci tutti coloro che
seguono Gesù Cristo.
Possano essere uniti nella chiesa di tuo Figlio.
Tutti coloro che non
hanno ancora riconosciuto Gesù come Figlio
del Padre, siano attratti
dalla sua luce.
Tutti coloro che sono
già stati raggiunti da
Cristo proclamino la
Buona Novella con la
loro vita.
Tu che eri presente
con gli apostoli agli inizi della Chiesa, sostieni
gli apostoli di oggi, affinché possano proclamare con coraggio la
Parola di Dio.
Amen.
Madonna africana, vie de Jesus Mafa
Sposi a ritmo di tamburi africani
si. Qualcuno ha affermato: “Anche noi abbiamo qualcosa da imparare!”.
La Messa è iniziata rinnovando le promesse battesimali; poi
il canto del “Gloria” al ritmo dei
tamburi. Prima dell’omelia, seguita con attenzione, c’è stato un
dialogo cantato interessante: don
Marcellino ha cantato le parole di benedizione del salmo 127;
gli sposi e il coro hanno risposto:
“Sì, vogliamo la benedizione che
il Signore dona a chi lo teme”.
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