Capitolo VIII
DEVIANZA E CRIMINALITA’
LA DEVIANZA
DEF. La devianza indica ogni atto o comportamento
(anche se solo verbale) di una persona o di un gruppo,
che viola le norme di una collettività e che di
conseguenza va incontro a qualche forma di sanzione
Questa idea è stata espressa bene da Durkheim ‘non
bisogna dire – egli osservava nel 1893 – che un atto
urta la coscienza comune perché è criminale, ma che è
criminale perché urta la coscienza comune. Non lo
biasimiamo perché è un reato, ma è un reato perché lo
biasimiamo’.
Concezione relativistica della devianza
• La devianza non è una proprietà di certi atti o
comportamenti, ma una qualità che deriva dalle
risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti a
questi dai membri di una collettività (o dalla grande
maggioranza di questi).
• Un atto per essere considerato deviante deve essere
riferito al contesto socioculturale in cui ha luogo
un comportamento considerato deviante in un paese,
in una determinata società o contesto sociale può
essere, invece, accettato e considerato molto
positivamente in un altro.
COME SI STUDIA LA DEVIANZA
Esistono diversi approcci allo studio della
devianza:
- biologico
- psicologico
- sociologico
TEORIE BIOLOGICHE
Teorie biologiche
Tali teorie riconducono i comportamenti devianti
alle caratteristiche fisiche e biologiche degli
individui.
I principali esponenti di questo approccio sono:
- Cesare Lombroso
- William H. Sheldon
CESARE LOMBROSO
i criminali possono essere identificati da alcune
caratteristiche anatomiche
il “delinquente nato” ha in genere la testa
piccola, la fronte sfuggente, gli zigomi
pronunciati, gli occhi mobilissimi ed
errabondi, le sopracciglia folte e ravvicinate, il
naso torto, il viso pallido o giallo, la barba
rada.
William H. Sheldon
Vi sono tre tipi fondamentali di costituzione
fisica, alle quali corrispondono personalità
diverse:
- endomorfo
- mesomorfo
- ectomorfo
SHELDON/2
Endomorfo:
- fisico: ossa piccole, arti corti, grasso, pelle morbida e
vellutata.
- temperamento: viscerotonico = socievole,
accomodante e indulgente con se stesso.
Mesomorfo:
- fisico: tronco imponente, torace robusto, gran massa di
muscoli, ossa solide.
- temperamento: somotonico = attivo e dinamico,
irrequieto, aggressivo, energico, instabile.
Ectomorfo:
- fisico: magro, fragile, delicato, ossa piccole, spalle
curve.
- temperamento: cerebrotico = introverso, ipersensibile,
nervoso, soffre di insonnia e di allergie.
Teorie sociologiche
Cause sociali e/o culturali spingono o
attraggono l’individuo verso atti devianti o
criminali.
Le principali teorie sociologiche sono cinque:
teoria della tensione
teoria del controllo sociale
teoria della subcultura
teoria dell’etichettamento
teoria della scelta razionale
Teoria della tensione (DURKHEIM E MERTON)
• Importanza del concetto di anomia = mancanza
delle norme sociali che regolano e limitano i
comportamenti individuali.
• la devianza e la criminalità sono il risultato di
tensioni strutturali e della carenza di regolazione
morale all’interno della società.
Fra i principali esponenti:
- E. Durkheim
- R. K. Merton
TEORIA DELLA TENSIONE: E. Durkheim
• La devianza è il risultato dell’anomia, ossia della
caduta di valori e norme tradizionali non sostituite
da altri punti di riferimento
• La devianza è inevitabile, in quanto non può
esistere un consenso totale sui valori e le norme
che regolano la società
• La devianza ha anche effetti positivi e inaspettati,
in quanto rafforza la solidarietà e i sentimenti
condivisi da un gruppo
TEORIA DELLA TENSIONE: R. MERTON
• La devianza è il risultato del contrasto tra la
struttura culturale (che definisce le mete verso le
quali tendere e i mezzi con i quali raggiungerle) e la
struttura sociale (che determina la distribuzione
effettiva delle opportunità necessarie per arrivare
a tali mete con quei mezzi)
• Questo contrasto determina la tensione tra mete
culturali e mezzi istituzionali disponibili.
• Sono possibili risposte diverse a questa tensione
che sintetizzano l’adattamento degli individui e dei
gruppi
Tipologia di adattamento (Merton)
Merton individua cinque possibili reazioni alla tensione fra
mete culturali e mezzi istituzionalizzati:
Metodi di
adattamento
Mete
culturali
Conformismo
Innovazione
Ritualismo
Rinuncia
Ribellione
+
+
–
–
+/–
Mezzi
istituzionalizzati
+
–
+
–
+/–
Legenda: + significa “accettazione”; (–) significa “rifiuto”; (+/–) significa “rifiuto di mete o mezzi
dominanti e sostituzione con nuove mete e nuovi mezzi”.
Teoria del controllo sociale
• Si basa sull’idea che le persone generalmente si
comportano in maniera conforme alle norme,
perché esistono dei meccanismi di controllo sociale
che interdicono l’azione deviante.
Tali meccanismi di controllo possono essere:
- esterni (sorveglianza esercitata dagli altri)
- interni diretti (imbarazzo, vergogna che prova chi
trasgredisce)
- interni indiretti (legame a figure autorevoli di
riferimento)
Teoria del controllo/Hirschi
Secondo lo studioso americano Trevor Hirschi, il più
autorevole esponente di questa teoria, una persona compie
un reato quando il vincolo che lo lega alla società è molto
debole.
Hirschi individua quattro tipi di vincoli che legano l’individuo
alla società, promuovendo così un comportamento
rispettoso della legge:
-
l’attaccamento
l’impegno
il coinvolgimento
le credenze
Hirschi/2
- L’attaccamento ai genitori o agli insegnanti = quanto più un individuo
è legato a queste persone, tanto più difficile è che compia delle azioni
che essi disapprovano
-
L’impegno nel perseguimento degli obiettivi convenzionali = il
successo scolastico, l’affermazione professionale, la reputazione
sociale. Quanto maggiore è l’energia che un individuo ha investito nel
raggiungimento di questi obiettivi, tanto più difficile è che egli rischi
di perdere, violando le norme, tutto quanto ha accumulato
- Il coinvolgimento nelle attività convenzionali = quanto maggiore è il
tempo che una persona dedica allo studio, al lavoro, allo svago, tanto
minore è quello che gli resta per compiere i reati
- Le credenze = la violazione delle norme non è provocata da credenze
che la richiedano o la rendano necessaria, ma dalla mancanza di
credenze che la vietano
Teoria della subcultura
• Sono i gruppi sociali che stabiliscono le regole, la cui
infrazione costituisce la devianza.
• La devianza, come la conformità, si apprende
nell’ambiente in cui si vive.
• Se una persona commette un reato, è perché si è formata
in una subcultura criminale, che ha valori e norme diverse
da quelle della società generale e che vengono trasmesse
da una generazione all’altra.
Teoria della subcultura/Sutherland
Il più autorevole esponente di questa teoria è Edwin H.
Sutherland:
- chi commette un reato lo fa perché si conforma alle
aspettative del suo ambiente. In questo senso, le
motivazioni del suo comportamento non sono diverse da
quelle di chi rispetta le leggi;
- a essere deviante non è l’individuo, ma il suo gruppo di
appartenenza. In questo caso gli individui non violano le
norme del proprio gruppo, ma solo quelle della società in
generale.
- il processo di apprendimento avviene di solito all’interno di
piccoli gruppi e riguarda sia le motivazioni per commettere
un reato, sia le tecniche per farlo.
Teoria dell’etichettamento
Tale teoria si basa sull’idea che per capire la
devianza è necessario tener conto non solo
della violazione, ma anche della creazione e
dell’applicazione delle norme, non solo dei
criminali, ma anche del sistema giudiziario e
delle altre forme di controllo sociale. Il reato
(e più in generale la devianza) non sono altro
che il prodotto dell’interazione fra coloro che
creano e che fanno applicare le norme e
coloro che invece le infrangono.
Etichettamento/Becker
I gruppi sociali creano la devianza stabilendo le
regole, la cui infrazione costituisce la devianza, e
applicano queste regole a persone particolari che
etichettano come outsider.
Da questo punto di vista, la devianza non è una
qualità dell’azione commessa, ma piuttosto la
conseguenza dell’applicazione, da parte di altri, di
regole e sanzioni al trasgressore.
Il deviante è uno cui l’etichetta è stata applicata con
successo; il comportamento deviante è il
comportamento così etichettato dalla gente.
Specificità dell’etichettamento
Il centro dell’analisi non è nell’atto deviante in se
stesso, quanto nella reazione che l’atto deviante
suscita. In altre parole, nel fatto che chi compie un
atto deviante viene stigmatizzato come tale e tutte
le sue azioni, passate, presenti e future, vengono
interpretate secondo tale stigma.
Cruciale a questo proposito la distinzione introdotta
da Edwin Lemert fra devianza primaria e devianza
secondaria.
Devianza primaria e secondaria
Devianza primaria
- quando la violazione di una norma, di una pratica,
di una regola viene ignorata e /o non riconosciuta e
la persona che l’ha infranta non si considererà un
deviante (es. passare con il rosso, fumare
occasionalmente marijuana, ecc.).
Devianza secondaria
- quando la violazione di una norma, di una pratica, di
una regola viene riconosciuta e resa pubblica e la
persona che l’ha infranta è etichettata e trattata
come deviante.
Teoria della scelta razionale
La devianza è un processo di scelta dell’individuo
I sostenitori della teoria della scelta razionale
considerano i reati come risultato non di influenze
esterne, ma di un’azione intenzionale adottata
attivamente dagli individui.
Secondo questa prospettiva, i soggetti sono esseri
razionali che scelgono intenzionalmente di violare le
norme e perseguire i propri interessi.
Scelta razionale/i costi
Colui che trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di
costo:
- esterni pubblici: dati dalle sanzioni legali inflitte
dallo stato e dalle conseguenze negative che queste
hanno sulla reputazione sociale
- esterni privati: i cosiddetti “costi di attaccamento”,
che derivano dalle sanzioni informali degli “altri
significativi”, dalle loro critiche, dalla loro condanna
- interni: che nascono dalla coscienza (dalle norme
interiorizzate), che fa provare al trasgressore sensi
di colpa e di vergogna
Forme di criminalità
Molte sono le forme di criminalità e di reato; le
principali sono:
- attività predatoria comune:
 furto di beni
 furto con violenza
- omicidi
- reati dei colletti bianchi
- criminalità organizzata
I reati dei colletti bianchi
 Secondo Sutherland si tratta di reati commessi da persone rispettabili
e di elevata condizione sociale nel corso della sua occupazione
 Viene meno la relazione che a commettere i reati siano soprattutto gli
appartenenti alle classi sociali inferiori
 Sono reati che colpiscono numerose persone con elevati costi
finanziari e sociali
 Consistono nella violazione della fiducia che gli altri hanno nel titolare
dell’ufficio, creano sfiducia e favoriscono la disorganizzazione sociale
 Nonostante la gravità dei reati, i colpevoli grazie al potere economico
e politico di cui dispongono influiscono su coloro che fanno e
applicano le leggi riuscendo a rimanere impuniti.
Si possono distinguere in:
a) reati nell’occupazione e b) reati di organizzazione
Reati dei colletti bianchi/2
• Reati nell’occupazione: sono commessi dall’individuo nel
corso del loro lavoro per vantaggio personale (es. violazioni
dei liberi professionisti, insider trading)
• Reati dell’organizzazione: sono compiuti in nome e per
conto dell’organizzazione pubblica o privata
• In entrambi i reati si usano i vantaggi di informazione
garantiti dalla propria posizione nella professione
• Si tratta di reati in cui non solo si ricavano vantaggi
personali, ma soprattutto questi sono ottenuti a discapito
dei cittadini , spesso mettendone a rischio anche la salute
Autori dei reati e loro caratteristiche
• Per spiegare la criminalità si sono studiate le caratteristiche
socio-demografiche degli autori, in particolare: classe
sociale; genere ed età.
• Per molto tempo si è creduto che esistesse una relazione
inversa tra classe sociale di appartenenza e disponibilità a
commettere reati
• Studi recenti mostrano che questa tendenza non è
confermata. A conclusioni opposte arrivano invece le
ricerche condotte con la tecnica dell’autoconfessione
• In conclusione si può dire che in Italia, come in altri paesi
occidentali, la relazione tra classe sociale e tendenza alla
criminalità e tento più forte quanto più è grave il reato
Criminalità e genere
• Il genere è una delle variabili più importanti per predire e studiare la criminalità
• Di norma è più probabile che a commettere un reato sia un uomo, anche se ci sono
molte differenze a seconda del reato
• Negli ultimi 30 anni però sembra che la criminalità femminile sia aumentata molto
di più di quella maschile
• Secondo alcuni ciò si spiega con le trasformazioni dell’economia e con l’accrescersi
del numero dei reati contro il patrimonio
• Secondo altri invece le donne commettono più reati violenti rispetto al passato e
questo si può ricondurre all’affermazione dei movimenti femministi
• I dati disponibili mostrano però che gli andamenti sono molto diversi a seconda del
tipo di reato. La percentuale di donne sui condannati è aumentata nel caso delle
truffe e dell’appropriazione indebita, mentre è diminuita per gli omicidi
• Anche nel confronto con gli altri paesi, la percentuale delle donne su arresti e
condanne per furti meno gravi è più alta in Italia, in Francia, in Svezia e nei paesi
industrializzati. Non sembrano esserci differenze tra i paesi per quanto riguarda
invece i reati più gravi.
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Capitolo VIII devianza