MAPPA CONCETTUALE
DISUGUALIANZA
=
INGIUSTA DISTRIBUZIONE
di
BENI e RISORSE
con
VIOLAZIONE
Dei
DIRITTI UMANI
OBIETTIVO FORMATIVO:
PRENDERE COSCIENZA DELL’INGIUSTA DISTRIBUZIONE DI BENI E
RISORSE PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI
FASE 0 . PERCEPIRE LE CONOSCENZE SPONTANEE SULL’INGIUSTA
DISTRIBUZIONE DI BENI E RISORSE
• Cosa ti fa venire in mente il termine “ingiusta distribuzione di beni”?
• Come accade che alcuni Pesi possono avere un alto livello economico di
vita ed altri no?
• Da cosa dipende?
• Quali paesi hanno un alto livello di vita?
• Come mai?
• Quali non raggiungono il livello di vita della sopravvivenza per tutti?
• Cosa hanno i Paesi ricchi?
• E quelli Poveri?
• Cosa può accadere agli abitanti dei paesi poveri?
Fase 1 Empatizzare con gli abitanti dei paesi poveri
2 sedie per Cina
= 25% della popolazione
mondiale
5 persone
1sedia per URSS
= 5%
1 persona
0 sedie per Africa
= 13 %
3 persone
1. sedia per Sud America
= 10 %
2 persone
4 sedie per resto dell’Asia +
Oceania
= 33%
7 persone
7sedie per Europa
= 9%
2 persone
8 sedie per Nord America
= 5%
1 persona
Gioco sul rapporto risorse -bisogni
Si fanno uscire 21 persone e le altre restano in classe.
Si distribuiscono i cartelli con scritto Cina, URSS, Africa, Sud America, Asia + occidente , Europa, America del nord, rispettivamente a
5,1,3,2,7,2,1 persona. Nell’aula si assegna un n. di sedie prestabilite per ogni area geografica: 2 (Cina),1 (URSS) ,0 (Africa),1 ( Sud
America),4 (Asia + Oceani),7 (Europa),8 ( Nord America) e si collocano le sedie in sette zone ciascuna delle quali viene individuata
rispettivamente dal cartello corrispondente .Si fanno entrare gli allievi e si chiede loro di andare a sedere nelle sedie della loro area
geografica. Metacognizione sulla distribuzione delle risorse(sedie) e bisogni( popolazione) :si calcola la popolazione dei
singoli paesi e si conta che chi ha meno sedie ha più abitanti.
Fase 2: rendersi conto della distribuzione ineguale della
ricchezza a livello mondiale
La metacarta rappresenta USA, Europa, una parte dell’Asia , l’Oceania tra i
Paesi con maggior ricchezza per la presenza di risorse superiore al fabbisogno
pro-capite della propria popolazione.
Questo planisfero tematico non rappresenta la
divisione geografica tra nord e sud del mondo, ma una
divisione economica: vediamo una limitata serie di
Stati che gode di un alto livello di sviluppo mentre la
maggioranza ha difficoltà a trovare le risorse
necessarie per vivere dignitosamente
Fase 3 analizzare le zone soggetto alla violazione del diritto all’acqua
Strategia carta e racconti
I paesi con maggiore consumo d’acqua :
Brasile – Russia – Cina – Canada – Indonesia - Stati Uniti – India - Colombia
–- Europa
All'estremo opposto , cioè fra i più poveri abbiamo:
-Kuwait (senza acqua) – Malta – Singapore - Libia - Giordania
Attualmente 26 Paesi, per un totale di 232 milioni di abitanti possono essere
considerati paesi con scarse risorse idriche. Tuttavia la quantità di acqua dolce
disponibile sul pianeta terra è sufficiente per l'attuale popolazione mondiale.
Il problema è la cattiva distribuzione delle fonti sul pianeta - una non corretta
politica di gestione - pensiamo all'acqua pio- vana che proprio perché non
gestita provoca danni - i costi in termini di infrastrutture e di investimenti per il
prelievo ed il trasferimento, pensiamo all'uso in termini di sprechi che viene
fatto di questa risorsa dall'uomo e dai settori produttivi.
Fase 4 Analizzare il consumo di energia nei diversi Paesi del mondo
Strategia carta e racconti
I maggiori paesi consumatori di energia sono:
Usa
Canada
Australia
Norvegia
Israele
I PAESI CHE CONSUMANO POCA ENERGIA SONO:
Etiopia
Somalia
Angola
Malì
Niger
Paesi consumatori e Paesi produttori di petrolio
Le due carte a confronto attestano che non esiste una corrispondenza tra paese
produttore di petrolio e paese consumatore: gli Usa consumano più di quanto producono
e viceversa la Russia produce più di quanto consuma….e l’Africa?
Fase 4 Prendere coscienza del problema del diritto al cibo
Strategia carta e racconti
I Paesi a basso rischio sono alimentare sono:
USA
CANADA
EUROPA
AUSTRALIA
GIAPPONE
Ad altro rischio sono :
CONGO
SOMALIA
ERITREA
BURUNDI
ANGOLA
CONGO
Fame nel mondo, ‘affamiamo’ lo spreco di cibo
Se oggi dovessi descrivere la nostra società ai miei nonni o bisnonni, una
cosa, credo, non riuscirei a spiegare. Oggi spendiamo molto più denaro e
fatica in diete e cure, rispetto a quanto ne usiamo per procurarci da
mangiare. Forse il più grande successo (ma solo in Occidente) dell’ultimo
secolo è l’aver debellato la fame, ma negli ultimi decenni siamo andati
incontro ad un problema antitetico, siamo all’overdose di cibo. Proprio
la nutrizione costituisce una delle contraddizioni più aberranti della
nostra epoca, a fronte di 842 milioni di persone che soffrono la fame, ci
sono circa 1 miliardo e mezzo di obesi. Dati come questo hanno spinto
Riccardo Valentini (premio Nobel per la Pace 2007 con l’IPCC) a riflettere
sulla necessità di modificare l’attuale sistema di produzione e di
consumazione del cibo.
La ricetta di Valentini non si basa su qualche ideologia ambientalista o
terzomondista, ma su una constatazione di natura economica: l’attuale
sistema è inefficiente e non sostenibile nel lungo periodo, tanto da poter
divenire causa di una crisi alimentare profonda nei prossimi decenni. È
necessario dunque agire per risolvere i tre paradossi del sistema della
produzione alimentare attuale: un terzo della produzione mondiale
viene buttata (quantità quadrupla rispetto a quella che servirebbe a
relegare la “fame nel mondo” nei libri di storia), una grande percentuale
di territorio viene usata per produrre biocarburanti o foraggio per
bestiame e la già ricordata compresenza di obesi e persone che soffrono
la fame.
( da http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/16/fame-nel-mondoaffamiamo-lo-spreco-di-cibo/845496/)
Fase 6 Rendersi conto come l’apparato militare diventa una garanzia a sostegno della
disuguaglianza attraverso il cartogramma delle spese militari mondiali
Le due mappe “ a specchio” evidenziano come i paesi in cui si fanno le guerre sono
quelli “poveri” mentre in quelli “ricchi” si producono armi.
Fase 7 Prendere atto della necessità di cambiare sistemi economici iniqui per tutti
GUERRA DI TUTTI CONTRO TUTTI.
L’attuale sistema economico è intrinsecamente basato sulla “guerra di tutti
contro tutti”, sulla necessità di sopraffare gli altri. Il suo principio operativo è:
“mors tua vita mea” (la tua morte è la mia vita e il mio successo). E' fondato
sull'egoismo e sprona all'egoismo. Esso costringe gli individui a lottare gli uni
contro gli altri, all’interno della lotta delle imprese e degli stati per
conquistare il mercato. Si alimenta così nell’animo umano lo spirito di lotta e
di guerra, e ne consegue una società pervasa di aggressività e violenza sia nei
paesi ad economia industriale avanzata che nei paesi sottosviluppati.
Certamente non è l’unico fattore scatenante le guerre e i conflitti, ma
altrettanto certamente è uno dei principali. La concorrenza, ispirata dal
mettere in primo piano il tornaconto personale contro quello degli altri,
produce un conflitto perenne all'interno delle menti umane e del tessuto
sociale. Conflitto fra chi produce e chi consuma, conflitto sui luoghi di lavoro,
fra imprese dello stesso settore, fra popoli. La lotta verso le imprese dello
stesso settore è aspra, non fa sconti: i nemici-concorrenti vanno distrutti o
assorbiti, integrati. Ogni impresa è soggetta ad una continua tensione: deve
abbassare il prezzo, alzare le prestazioni, sconfiggere la concorrenza o trovare
comunque una nicchia di mercato. L'abbassamento del prezzo e
l'innalzamento della qualità sarebbero obiettivi di per sé giusti, ma essi
avvengono all'interno di un sistema malato e così il risultato reale tende ad
essere il contrario: i prezzi reali si alzano e la qualità si abbassa. Se la capacità
creativa, innovativa dell'umanità, fosse stata collocata in un contesto
collaborativo, emulativo, valorizzativo delle capacità e talenti, avremo ora un
grande benessere per tutti, un benvivere straordinario in tutto il pianeta. Ma
l'ampliamento delle conoscenze e delle scoperte tecniche e scientifiche è
avvenuto all'interno di un contesto in cui ogni scoperta viene usata per
l'arricchimento personale e per il potere, invece che per il benessere e
benvivere collettivo. L'atmosfera produttiva, per il contesto in cui è allocata,
tende ad essere infestata di egoismo, invece che di altruismo, di sospetto
verso l'altro invece che di apertura, di conflittualità invece che di
collaborazione, di occultamento delle conoscenze invece che di trasmissione.
Questo sistema è distruttivo: distrugge le merci, distrugge la pace interna
degli individui, distrugge la qualità generale della vita. Dal punto di vista
ecologico, la spinta all'interesse personale, ha prodotto una guerra
d’annientamento verso l’ambiente e la natura
http://web.resmarche.it/resmarche/docs/440.pdf
Paradosso dell’efficienza
Nonostante i continui incrementi di efficienza nel
produrre un singolo prodotto, i consumi di
risorse aumentano, provocando un maggior
impatto sugli ecosistemi.
Consideriamo il caso dell’automobile che oggi, a parità
di prestazioni, consumano il 30% in meno di quelle
di 20 anni fa….I consumi di carburante però sono
aumentati perché usiamo di più l’auto di
un tempo, possediamo due o più automobili per
famiglia, le auto sono divenute mediamente più
grandi e più potenti, meno costose e più
accessoriate stimolando un aumento dei consumi
(effetto rimbalzo)
Così possiamo dire per i telefonini e
per la carta. Infatti si è affermato che
l’uso dei computer e della posta
elettronica, sostituendo la posta
tradizionale, avrebbe dovuto condurre
ad una diminuzione di consumo di
carta. In realtà i dati sostengono che il
consumo è enormemente aumentato.
In altre parole il progresso stimola
nuovi bisogni e trasforma, nel
lungo periodo, l’immaginario
collettivo conducendolo ad un
aumento complessivo dei
consumi, trasformando abitudini di
vita.
(compro la scarpa Nike , non perché ho
bisogno di scarpe e perché siano migliori,
ma perché è un simbolo di appartenenza
ad un gruppo: creazione di relazioni sociali
virtuali attraverso il possesso di simboli
comuni oppure compro il telefonino o
l’i-pod di ultima generazione per lo stesso
motivo)
Solo un dato per intuire la responsabilità
della pubblicità sull’immaginario collettivo: il
budget
mondiale della pubblicità è stato nel
2004 di circa 975 miliardi di dollari,
superato solo dalle
spese militari, mentre per la
cooperazione internazionale si sono
spesi 80 miliardi.
Fase
8 Pensare ad un sistema economico “ecologicamente” compatibile.
.
Discorso di un capo pellerossa della
Nazione Indiana dei Duwamish al presidente
degli Usa nel 1854
Voi dovete insegnare ai vostri figli che
il terreno sotto i loro piedi è la cenere
dei nostri antenati. Affinché rispettino
la terra, dite ai vostri figli che la terra è
ricca delle vite del nostro popolo.
Insegnate ai vostri figli quello che noi
abbiamo insegnato ai nostri, che la
terra è nostra madre. Qualunque cosa
capita alla terra, capita anche ai figli
della terra. Se gli uomini sputano sulla
terra, sputano su se stessi.
Noi potremmo capire se conoscessimo che cos'è
che l'uomo bianco sogni, quali speranze egli
descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali,
quali visioni egli accenda nelle loro menti,
affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo
dei selvaggi. I sogni dell'uomo bianco si sono
nascosti. E poiché si sono nascosti, noi
seguiremo i nostri pensieri.
Per i bianchi quello che conta è il denaro e quelli
che chiamano i piaceri della vita, mentre per noi
il piacere è questa vita che ci circonda, la vita è
l'erba che cresce, sono quelli che ci stanno
accanto, le nuvole, gli uccelli, tutte le cose vive
che fanno la nostra famiglia.
Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte
le altre tribù.
Contaminate tutto e una notte vi troverete
soffocati dai vostri rifiuti; dov'è finito il bosco?
E' scomparso. Dov'è finita l'aquila? E' scomparsa.
E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza!
Fase 9 : pensare in maniera alternativa per progettare un sistema mondo
più equo
L’economia gandhiana della trusteeship
Basata sull’opera di Gandhi, muove dal
riconoscimento del fatto che l’economia è
parte integrata dell’etica della buona vita
comune. Il soggetto economico non deve
attaccarsi all’interesse e al possesso, ma
lavorare e agire nello spirito dell’
amministrazione fiduciaria (trusteeship). I talenti
ci sono dati perché portino frutto per noi e i
nostri cari, ma anche per gli altri: il lavoro è
servizio. Il soggetto veramente operativo
dell’economia è la comunità locale, che deve
sviluppare i propri talenti e le proprie tradizioni
per arrivare alla sussistenza economica e allo
scambio commerciale dei propri prodotti tipici.
La rilocalizzazione è dunque un criterio
essenziale dell’economia. Questo modello è
studiato e sperimentato in India soprattutto.
2. L’economia delle relazioni di
dono
Al di là dell’economia formale
capitalista, in molte aree del
mondo (Africa, Asia, America
Latina) è praticata l’economia
informale, dove “dono” non
significa “regalo”, ma relazione
di dono, dinamica di
condivisione. Grazie a questa
pratica alcune popolazioni sono
riuscite a sopravvivere
all’impatto con il modello
occidentale.
L’economia di comunità
Proposta da Adriano Olivetti e sperimentata a
Ivrea, nasce dallo spirito cristiano della fraternità.
La comunità locale (corrispondente alle dimensioni
della provincia) deve essere intesa come un cosoggetto essenziale della democrazia. La
rappresentanza democratica non può reggersi solo
sul suffragio universale, va integrata come
rappresentanza: a) delle comunità; b) delle forze
del lavoro; c) della scienza e della ricerca.
L’azienda agricola e quella industriale devono
avere legame organico con il territorio e carattere
comunitario; l’impresa è un bene comune, per cui
alla proprietà privata deve affiancarsi la proprietà
cooperativa e comunitaria. Nei luoghi di lavoro
occorre la bellezza, la crescita spirituale, la
democratizzazione.
Bioeconomia e movimento per la acrescita
Nato dagli studi di Nicholas Georgescu-Roegen,
economista rumeno, il modello della bioeconomia
configura un’economia ecologica, che tiene conto della
seconda legge della termodinamica o legge
dell’entropia: per produrre qualcosa in realtà
consumiamo energia e materia maggiori del prodotto
stesso. Dobbiamo quindi orientare l’economia non alla
crescita, né al mito dello sviluppo sostenibile, ma al
risparmio, al riuso, al riciclo, al restauro, per mantenere
aperto il futuro anche alle generazioni che verranno.
Spese militari e spese di lusso vanno bandite.
Tale tendenza, con la mediazione del pensiero di Ivan
Illich, è stata sviluppata dal progetto delle decrescita – o
“acrescita – di Serge Latouche, che punta a invertire la
corsa alla crescita per instaurare la cura dei beni, delle
risorse e anche dei consumi secondo criteri di sobrietà
e di sviluppo dei beni relazionali più che di quelli
materiali.
Economia di comunione ed economia civile
Nata dall’intuizione di Chiara Lubich e dal
movimento dei Focolari, unta a introdurre la
logica della comunione nell’attività economica
partendo dalla riconfigurazione dell’impresa e del
suo fine naturale, finora, il profitto. Questo non va
negato, ma ripensato in chiave comunionale e
suddiviso nelle seguenti quote: una parte del
profitto va all’imprenditore e a tutti i lavoratori,
una parte per la solidarietà sociale, una parte per
reinvestire nell’azienda in quanto bene comune,
una parte per finanziare attività educative che
formino persone all’altezza dello spirito di
comunione.
Da questa idea si è sviluppata una serie di studi
sull’economia civile, dove si afferma che il
mercato non va concepito come un luogo di
guerra di tutti contro tutti, ma come un luogo di
reciprocità dove si cerca il vantaggio comune.
Luigino Bruni e Stefano Zamagni sono i principali
esponenti di tale orientamento.
L’economia del bene comune
Nata da un progetto dell’economista
austriaco Christian Felber (vedi il suo
libro L’economia del bene comune,
Edizioni Tecniche Nuove, Milano
2012), sostituisce al Pil il Bilancio del
bene Comune e subordina il profitto
riducendolo a fine secondario
dell’attività economica. Prevede la
nascita di aziende del bene comune
(più di 1200 imprese hanno aderito al
progetto in Germania, Austria, Svizzera
e Italia settentrionale), lo sviluppo del
credito cooperativo e il ruolo di banche
di proprietà pubblica e la chiusura pura
e semplice delle Borse. Al momento è
forse il progetto più dettagliato e vicino
alla nostra situazione.
L’economia solidale,
partecipativa e costituzionale
E’ una galassia di studi di autori
tedeschi, americani, francesi,
inglesi che rilegge l’economia
cercando le modalità della
pianificazione democratica come
terza via tra il dominio puro del
mercato e quello dello Stato.
Spesso il criterio fondante è il
costituzionalismo e si traducono
in chiave economica i principi
delle Costituzioni democratiche.
Autori principali: Peter Ulrich,
Alfred Fresin e Michael Albert
Alfred Fresin
Le esigenze a base di utilità:
una alternativa all'economia di
mercato
Fase 10 Ripercorrere l’itinerario didattico
DISUGUAGLIANZA NORD-SUD
INGIUSTA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE
VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI
MERCATO DELLE ARMI E GUERRE NEL MONDO
SVILUPPO ECONOMICO NON SOSTENIBILE
INQUINAMENTO E PROBLEMA ECOLOGICO
PROPOSTE ECONOMICHE ALTERNATIVE
Competenza acquisita: capacità di pensare una società diversa
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