Mercoledì 20 aprile 2016, ore 21.00
Giovanni RABONI
Eugenio MONTALE
Relatore: Maurizio Cucchi
Relatore: Andrea Gareffi
Poeta e critico italiano (Milano 1932 - Parma 2004). Nel
solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima
raccolta (Le case della Vetra, 1966) una poetica d’intonazione civile ma anche esistenziale. La sua ricerca stilistica
proseguì poi con Cadenza d’inganno (1975), Il più freddo
anno di grazia (1977), Nel grave sogno (1982), Canzonette
mortali (1986), Versi guerrieri e amorosi (1990), Ogni terzo
pensiero (1994), passando dalla molteplicità di versi
regolari, camuffati in libere sequenze, alla struttura chiusa
del sonetto, sempre prediligendo un tono sommesso, con
cadenze piane e quotidiane.
Autore di saggi e di prose narrative, attivo nell’editoria e nel
giornalismo (critico teatrale del Corriere della sera dal 1987),
Raboni svolse anche un’importante attività di traduttore (da
Baudelaire, Mallarmé, Flaubert, Apollinaire, ecc.); di
particolare rilievo la sua traduzione dell’opera di M. Proust,
Alla ricerca del tempo perduto (1983-93). Negli ultimi anni
pubblicò le raccolte Quare tristis (1998) e Barlumi di storia
(2002). Nel 2002 gli fu assegnato il premio Moravia.
Montale (Genova 1896 - Milano 1981), dopo aver seguito
studi tecnici, si dedicò per alcuni anni allo studio del canto.
Chiamato alle armi (1917-19), prese parte alla prima guerra
mondiale come sottotenente di fanteria. Legato ai circoli
intellettuali genovesi, dal 1920 ebbe rapporti anche con
l’ambiente torinese, collaborando al Baretti di Piero Gobetti.
Trasferitosi a Firenze (1927), dove frequentò il caffè delle
Giubbe Rosse e fu vicino agli intellettuali di Solaria, dal 1929
fu direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux,
incarico da cui fu rimosso nel 1938 perché non iscritto al
Partito fascista (nel 1925 aveva aderito al Manifesto degli
intellettuali antifascisti di Benedetto Croce). Svolse allora
un’intensa attività di traduttore, soprattutto dall’inglese (da
ricordare il suo contributo all’antologia Americana di Elio
Vittorini, 1942).
Nel 1948 si trasferì a Milano come redattore del Corriere
della sera, occupandosi specialmente di critica letteraria.
Importanti riconoscimenti gli giunsero con la nomina a
senatore a vita (1967) e il premio Nobel per la letteratura
(1975). La poesia di Eugenio Montale riassume i caratteri
essenziali della letteratura del Novecento: “Non possiamo
non dirci montaliani” è un’affermazione condivisa da
intellettuali e scrittori del suo secolo, che hanno dovuto
misurarsi con una concezione del tutto nuova della parola
poetica.
Maurizio Cucchi, poeta (Milano 1948). Fin dall’esordio (Il
disperso, 1976) ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti,
variamente confermati per ognuna delle successive
raccolte: Le meraviglie dell’acqua (1980); Glenn (1982);
Donna del gioco (1987); Poesia della fonte (1993); Il
disperso (1994); L’ultimo viaggio di Glenn (1999).
La sua poesia si riallaccia alla più recente tradizione
lombarda (Sereni, Erba, Raboni). Della produzione successiva occorre citare Il viaggiatore di città (2002); Per un
secondo o un secolo (2003); Il male è nelle cose (2005), che
rappresenta la sua prima opera narrativa, cui ha fatto
seguito nel 2007 La traversata di Milano; Come una nave e
Jeanne d’Arc e il suo doppio, Vite pulviscolari (2009) e
Malaspina (2013). E’ autore con Stefano Giovanardi
dell’antologia Poeti Italiani del Secondo Novecento
(Mondadori).
I minimi atti, i poveri
strumenti umani avvinti alla catena
della necessità, la lenza
buttata a vuoto nei secoli,
le scarse vite che all’occhio di chi torna
e trova che nulla nulla è veramente mutato
si ripetono identiche…
… Ma così
come hanno fatto, distruggere le case,
distruggere quartieri, qui e altrove (...)
a cosa serve? Il male non era
in quelle scale, in certi portoncini
con la spia, nei cortili soffocati
dai ballatoi (...)
A me sembra che il male
Non è mai nelle cose…
Giovanni Raboni
Biblioteca P. Ceretti
INFO
www.bibliotecheVCO.it
tel. 0323 401510
www.facebook.com/bibliotecavb
Andrea Gareffi, nato a Genova nel 1949, è professore
ordinario di letteratura moderna a Roma 2 (Tor Vergata).
E’ direttore della collana Biblioteca della Letteratura Italiana
(Beniamino Vignola Editore), della collana La scena e
l’ombra (Vecchiarelli Editore) e della rivista Sincronie.
Membro dell'Accademia dell'Arcadia, si è occupato di
numerosi autori italiani dall’Umanesimo al Novecento, tra
cui Montale; di recente pubblicazione Montale metafisico e
antinomico (Le Lettere).
SGUARDI POETICI SUL MONDO
da Montale a Zanzotto
Vittorio Sereni
Città di Verbania - uff. Cultura & Stamperia
Mercoledì 13 aprile 2016, ore 21.00
Ideazione e progettazione a cura di:
Cinzia Mupo e Marco Nifantani
Ai partecipanti potrà essere rilasciato
un attestato di partecipazione,
con il patrocinio dell’Ambito Territoriale del VCO
via V. Veneto 138, Verbania Pallanza
27 gennaio - 20 aprile
2016
ingresso libero
La poesia, scrive Cinzia Mupo nella sua introduzione a questo
ciclo di incontri, non si ascrive alle categorie dell'utile, non
produce reddito, quindi non produce l'unico valore universalmente
riconosciuto. E se, del resto, è fatto noto che la tiratura e vendita
dei libri di poesia sia di norma residuale rispetto ai fatturati delle
case editrici, anche nelle scelte culturali delle biblioteche tale
residualita' dovrebbe rispecchiarsi. Ma la poesia, come il teatro,
come tutte le arti ha il grande dono di aprirci scenari e visioni cui
non arriveremmo altrimenti. Leggere e rileggere i maestri del
secondo novecento e' un'opportunità che merita del tempo, dei
luoghi, ed era giusto che questa rassegna trovasse la sua
collocazione ora nella nostra programmazione culturale, nello
spazio della biblioteca della città, alimento di un disegno
complessivo di rilancio e di nuova visione della cultura cittadina.
Monica Abbiati
Assessore Cultura, Turismo,
Istruzione, Expo
Nell’era in cui viene celebrata quasi unicamente la conoscenza
“utile’’, o meglio utilitaristica, persino nelle sedi in cui ci si
aspetterebbe una politica più accorta di investimenti culturali, di
certo la poesia fatica a trovare un suo spazio di dignità. Proprio per
questo è tanto più necessario costruire occasioni di ascolto e di
riflessione, attraverso cui accogliere, nel nostro, sguardi di poeti
che hanno attraversato, connotandolo, il secondo Novecento.
E attraverso quegli sguardi recuperare la dimensione umana di un
mondo, che a stento oggi possiamo riconoscere tra le macerie
prodotte dalle rapide trasformazioni socio-economiche e
tecnologiche del secolo breve. Trasformazioni che hanno cancellato la dimensione utopica del sogno e relegato l’uomo entro il
perimetro angusto dell’autoreferenzialità, da cui escludere il resto
del mondo. La poesia può divenire allora lo specchio attraverso cui
guardare il volto di Medusa e continuare a vivere.
La rassegna ‘’Sguardi poetici sul mondo’’ si configura quindi come
un’occasione d’incontro con alcuni fra i poeti più significativi del
secondo Novecento, da Montale a Zanzotto, da Sereni a Giudici e
a Raboni, le cui opere testimoniano la forza del pensiero critico, il
valore dell’impegno civile, l’intensità e la profondità della lingua
poetica contro la banalizzazione del linguaggio dei media. Incontri
all’insegna della gratuità dell’umana corrispondenza che, sola,
può restituirci la consapevolezza della materia di cui siamo
intessuti. Forse non è molto. Forse sì.
Cinzia Mupo
Mercoledì 27 gennaio 2016, ore 21.00
Mercoledì 9 marzo 2016, ore 21.00
Mercoledì 23 marzo 2016, ore 21.00
Vittorio SERENI
Giovanni GIUDICI
Relatore: Mario Santagostini
Relatore: Alberto Bertoni
Dal "paesaggio" ai "luoghi".
La verità della poesia in
Cercheremo di ripercorrere l’itinerario poetico di Vittorio
Sereni dal primo libro (Frontiera) scritto in una atmosfera e in
una aura linguistica ancora ermetica fino a Stella variabile.
L’analisi verterà sostanzialmente su due elementi: la vita
dell’autore e la sua scrittura. Di quest’ultima si cercherà di
evidenziare gli aspetti evolutivi rispetto alle prime prove, i
cambiamenti di stile, di registro e di lessico.
Si terrà presente che la storia poetica di Sereni è stata
segnata, di fatto, da tre sfondi essenziali: il lago (luogo della
gioventù), l’Algeria (luogo della prigionia), Milano (luogo del
lavoro).
Si tenterà di dimostrare, attraverso la lettura dei testi, come
quei tre sfondi non hanno mai un confine definito, ma tendono a rinviarsi l’uno con l’altro, a confondersi.
Il suo impegno civile è caratterizzato dalla formazione
cattolica e dal lavoro nell’industria. All’oscillazione tra il
comico e il tragico delle prime raccolte importanti (La vita in
versi, 1965; Autobiologia, 1969; O Beatrice, 1972) è succeduta l’individuazione di un tono dal più ampio spettro e
irrispettoso delle convenzioni.
Collaboratore di giornali e riviste, Giudici è autore di alcune
raccolte di saggi e di molte traduzioni (E. Pound, R. Frost,
J.C. Ransom, S. Plath, A. Puškin, ecc.) che rappresentano
un momento centrale nel suo stesso esercizio poetico.
Dopo la raccolta complessiva Poesie (1953-1990), ha
pubblicato un originale libretto di riflessioni sulla poesia dal
titolo Andare in Cina a piedi (1992). L’interrogazione metafisica si è fatta più acuta nella trilogia: Quanto spera di
campare Giovanni (1993), Empie stelle (1996), Eresia della
sera (1999). Le sue poesie complete sono edite in I versi
della vita (2000), ai quali sono da aggiungere Da una soglia
infinita. Prove e poesie 1983-2002.
Mario Santagostini è nato a Milano nel 1951.
Ha pubblicato, tra l’altro, Uscire di Città (Ghisoni, 1972,
Stampa, 2012) Come rosata linea (Società di poesia, 1981),
L’Olimpiade del ‘40 (Mondadori, 1994), L’idea del bene
(Guanda, 2001), Versi del malanimo (Mondadori 2007),
Felicità senza soggetto (Mondadori, 2014).
Ha scritto il saggio Il Manuale del poeta (Oscar Mondadori).
Ha tradotto dal latino e dal tedesco.
Alberto Bertoni (Modena 1955), è poeta e professore
all’Uni-versità Alma mater di Bologna. Esperto in particolare
di metrica, di poesia e di narrativa contemporanee, è autore
di diversi saggi e recensioni per prestigiose riviste letterarie
e per antologie, tra cui le Mappe della letteratura europea e
mediterranea (Bruno Mondadori, 2001).
Ha curato il Meridiano dedicato Giovanni Giudici.
Sul versante poetico ha pubblicato Lettere stagionali, Tatì, Il
catalogo è questo. Poesie 1978-2000, Le cose dopo, Ho
visto perdere Varenne, Ricordi di Alzheimer e Il letto vuoto.
Andrea ZANZOTTO
Relatore: Gian Mario Villalta
La storia poetica di Andrea Zanzotto inizia dalla individuazione del “paesaggio” come specchio di una cultura e di
un sistema di relazioni umane, dopo che questo specchio
appare infranto per sempre dagli eventi che segnano
l'epilogo della Seconda Guerra Mondiale. Attraverso un
itinerario originale ed esemplare, il suo orientamento nella
poesia ci porta fino al “luogo“ del corpo-voce, legando
insieme terra e psiche in una collocazione che mantiene
aperto il colloquio con una viva “memoria del presente”.
Alla ricerca di un vincolo che offra una vera risposta a quella
vita liquida che pare dissolversi nella moltiplicazione esponenziale di oggetti, eventi e desideri.
Gian Mario Villalta è nato a Pasiano (Pordenone), insegna
in un liceo ed è direttore artistico del festival letterario
Pordenonelegge. Autore di libri di poesia, tra i quali, in
dialetto (veneto periferico), Vose de Vose/ Voce di voci,
(Campanotto, 1995) e, in italiano, Vanità della mente,
(Mondadori, 2011), ha scritto i saggi La costanza del
vocativo. Lettura della "trilogia" di Andrea Zanzotto (Guerini
e Associati, 1992) e Il respiro e lo sguardo. Un racconto della
poesia italiana contemporanea (Rizzoli, 2005). Ha curato
inoltre i volumi: Andrea Zanzotto, Scritti sulla letteratura
(Mondadori, 2001) e, con Stefano Dal Bianco: Andrea
Zanzotto, Le Poesie e prose scelte, (”I Meridiani” Mondadori
1999). Dell'attività di narratore ricordiamo Tuo figlio, (Mondadori, 2004) e il più recente Satyricon 2.0 (Mondadori,
2014). Nel 2009 ha pubblicato il non-fiction Padroni a casa
nostra (Mondadori): un ritratto del Veneto e del Friuli
Venezia Giulia tra fraintendimenti e conflitti.
Scarica

sguardi poetici brochure