h a n g e Vi e ! O W N m w IL CALITRANO .d o periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1 ANNO XXXIII - NUMERO 54 (nuova serie) CENTRO STUDI CALITRANI Via Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV) www.ilcalitrano.it SETTEMBRE-DICEMBRE 2013 c u -tr a c k o m o .c C lic k to bu y N y bu to k lic C c u -tr a c k w w .d o w w w w er O W XC FISSN 1720-5638 w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic c u -tr a c k IN QUESTO NUMERO w IL CALITRANO .d o ANNO XXXIII - N. 54 n.s. Ripartire con coraggio e fiducia. Progetto culturale per Calitri di A. Raffaele Salvante 3 Fondato nel 1981 Sponz-Fest del prof. Alfonso Nannariello 4 Calitrani a New York negli anni ’50, tra cartoni animati e fumetti della prof.ssa Concetta Zarrilli IN COPERTINA: Calitri, 04.11.2013. Si è celebrata la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Questo giorno ricorda i caduti di tutte le guerre ed è teso a sottolineare, tutti coloro, anche giovanissimi, hanno sacrificato la propria vita per la nostra nazione, per la Patria. Alla commemorazione hanno partecipato le autorità locali civili e religiose, alcune classi delle scuole pubbliche, la popolazione calitrana tutta, e l’Ass. Nazionale Bersaglieri sezione di Calitri (AV) “Canio Di Roma”. Molti calitrani hanno partecipato con orgoglio essendo orfani di guerra, e l’unica cosa che resta è solo un nome scritto sul monumento ai caduti. Creato e aggiornato gratuitamente da ITACA www.itacamedia.it 7 Direttore dott.ssa Angela Toglia 9 Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Il matrimonio de I Condor del dott. Marco Bozza Carissimo Calitri di Gerardina Di Napoli 10 Giovanni XXIII dell’ ambasciatore Gian Paolo Tozzoli 11 Un progetto culturale per Calitri 13 DIALETTO E CULTURA POPOLARE 14 LA NOSTRA BIBLIOTECA 20 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22 REQUIESCANT IN PACE 23 (FotoMichele Cicoira) La Redazione de “IL CALITRANO” augura a TUTTI un felice e sereno Natale e un Buon 2014 “Confida nel Signore e opera il bene, poni nel Signore la tua gioia, possa egli appagare il desiderio del tuo cuore”. (Salmo 37/3) Sito Internet: www.ilcalitrano.it E-mail: [email protected] 5 È passato un anno … Associazione “Il Chicco di grano” Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Segreteria Michela Salvante Direzione, Redazione, Amministrazione 83045 Calitri (AV) - Via Pietro Nenni, 1 Tel. 328 1756103 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Firenze 1 C. C. P. n. 11384500 IBAN IT 85 S 076 010 28 000 000 113 845 00 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. Accrediti su c/c postale n. 11384500 - IBAN IT 85 S 076 010 28 000 000 113 845 00 intestato a “IL CALITRANO” - Calitri oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 50122 Firenze - IBAN IT37 D061 6002 8000 0006 1943 C00 - SWIFT CRFI IT 3F XXX (dall’estero) Chiuso in stampa il 18 novembre 2013 o .c m C m o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c .d o C’È ANCORA TANTO CAMMINO DA FARE, INSIEME RIPARTIRE CON CORAGGIO E FIDUCIA Il Signore ha risolto tutte le Leggi nell’unica legge dell’“amore”, perché quel che conta veramente non è la norma, ma il modo con cui, nella diversità dei tempi e dei modi, si realizza l’amore verso i fratelli concittadini. C chiacchiere, puro e semplice vanilohiacchiere, chiacchiere e ancora quio di chi ama sentirsi parlare addosso, infatti dopo il nostro grido di allarme sull’ultimo articolo di fondo, non è cambiato assolutamente nulla; ci hanno propinato fraterni consigli e suggerimenti: la carta è troppo elegante, i tre numeri l’anno si potrebbero ridurre a due, non mandare il giornale a chi non fa nessuna offerta e così via… ma non è la differenza di un centinaio di copie che può risolvere il problema, né tantomeno ci sentiamo di tradire la nostra prima volontà di fare arrivare il giornale a “tutte le famiglie calitrane”. Per chi non lo ricordasse, la testata del titolo di fondo del “primo” numero (1981) diceva:”Fatti e non (solo) parole” e racchiudeva tutto un progetto, un programma che abbiamo cercato di attuare, alla meglio, in questi 33 anni e non ci sentiamo, ora, di buttare tutto a mare, poiché le parole sono un vincolo d’onore, specie se suffragate dai fatti, dai gesti, dall’impegno in prima persona, perciò fiduciosi abbiamo deciso che le pubblicazioni del giornale proseguiranno. Il mondo è in continuo mutamento, la realtà sociale è in accelerata trasformazione, e in questa fase travolgente e di continua emergenza, tutto crolla, tutto precipita, con l’inversione negativa di tutti i valori, rapporti sociali imbarbariti, le manifestazioni ripugnanti del potere finanziario; dunque il vizio non è più nell’animo dei singoli individui, ma è insito nelle cose, è parte imprescindibile del sistema, che senza più legami con le passate, nobili tradizioni ha decretato la “morte della storia”, inseguendo soltanto il tornaconto personale. A chi spetta dare un fondamento etico all’azione dei cittadini sulla base di una più aperta educazione intellettuale? Noi siamo convinti che questo compito spetti a ciascuno di noi; in verità su questo assunto le problematiche non mancano, anche se alcune molto suggestive come le frasi buone per tutte le interpretazioni; ma di fronte al fenomeno malavitoso, la sua pervasività sociale, la sua violenza,il suo potere alternativo e distonico ai precetti del vivere civile, dobbiamo restare attoniti e subire o piuttosto reagire con forza, con convinzione per recuperare credibilità di fronte a fatti scomodi ed imbarazzanti? Chi deve ispirare nei giovani, ma non soltanto loro, un anelito di normalità, di voglia di riscatto, di merito, di desiderio di competenze? Sulla classe dirigente e in generale sulla politica, alcuni esperti dicono “ si è sbiadito il senso della politica”. I sindacati che dovrebbero mediare tra chi governa e la popolazione sono diventati gruppi di potere. L’interesse per il bene comune è venuto meno. Siamo consapevoli che ricostruire il tessuto lacerato della nostra comunità civile non sarà facile, ma scegliere di cambiare è un sacrosanto dovere, condannando qualunque forma di illegalità, di sopruso, perché il potere, il facile guadagno senza sudore e senza conquista disintegrano i valori, annullano la persona, distruggono l’esistenza e l’anima di chi ti sta accanto. Purtroppo ci sono oggi, come ci sono stati in ogni epoca, coloro che si muovono con quella eterna carica di ambiguità, reticenza e cinismo, oppure gli spiriti scarsi, sterili, insignificanti e meschini, che muovono sempre, con la bava alla bocca, accuse e condanne agli uomini coraggiosi, che hanno iniziativa, zelo e coraggio da vendere, ma questa è la storia del mondo, troppo comune per darle eccessivo credito! In un simile contesto, si capisce facilmente che si può finire nel mirino della malavita solo per aver ritenuto normale far rispettare la legge, ed anche in questo caso dobbiamo assolvere al nostro dovere di essere inflessibili presidi di progresso e di costruttori delle coscienze. A. Raffaele Salvante 3 CALITRI E LA MONNEZZA L’indignazione, la rabbia, finanche la cattiveria hanno animato l’assemblea del 27 settembre tenuta a Calitri nei locali del’ex Eca per discutere dell’attività di “trattamento dei rifiuti” da parte della società Eco Energy System in cerca di nuovi siti come la ex Palcitric di Calitri che, benché chiusa da ben diciotto anni, non è ancora stata bonificata dalla presenza di rifiuti tossici e nocivi. La cittadinanza compatta e decisa ha respinto ogni colloquio o trattativa perché non vuol neanche sentir parlare di compostaggio di nettezza urbana, in una zona poi già occupata da aziende del settore alimentare come latticini, salumifici, panifici ecc. Gli egoismi, le incapacità, le gelosie, le ambizioni fallite, nonché il cinismo spregiudicato di alcuni che non sanno cosa è la politica seria, a supporto delle loro defaianze vorrebbero contrabbandare l’installazione della “monnezza” quale giustificativo e motivo per fronteggiare una sempre più deleteria disoccupazione; ma è bene intenderci subito e senza alcuna remora sulla decisa, forte e combatta opposizione. Per tutti i lettori, amici, conoscenti e simpatizzanti che hanno contattato, in vario modo, il Giornale, per conoscere il nostro pensiero circa la presenza sul nostro territorio di questo tipo di società, affermiamo quanto segue: SAREBBE UNA DELLE PIÙ GRAVI E SCRITERIATE IATTURE PER IL SACCHEGGIO DELL’AMBIENTE E PER LA SALUTE DELLE FUTURE GENERAZIONI. È una enorme responsabilità che – speriamo – nessuno vorrà addossarsi, con atteggiamento collusivo, perché sarebbe un fatto davvero triste, doloroso e traumatico. I Calitrani devono amare il proprio paese e per amarlo non lo devono insozzare. La direzione m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO .d o m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k SU VINICIO E IL CALITRI SPONZ FEST DALLA SCENA AL GIOCO del prof. Alfonso Nannariello E milia Bersabea Cirillo, una mia amica di Avellino, presentando alcuni giorni dopo lo Sponz fest un suo libro a Calitri, ha detto che Vinicio è uno “di quegli intellettuali una volta detti organici”. Non so se, tra i tanti che hanno concorso a costruire il mito marxista dell’intellettuale organico, Gramsci possa essere stato d’accordo. Certamente Vinicio ha sempre avvertito la necessità di impegnarsi in cause civili. Ricordiamo, ad esempio, relativamente al nostro territorio, la sua partecipazione alla lotta per la difesa del Formicoso. Tra le sue battaglie civili recenti Tefteri. Il libro dei conti in sospeso (Il Saggiatore, 2013), con il quale, tra le altre cose, si schiera dalla parte dei greci, che sperimentano una povertà senza precedenti per pagare il loro conto a questa crisi. Con la sua Sponzafesta, Vinicio si è messo di nuovo al servizio di un riscatto, se non di una classe, ancora di un territorio depresso tanto quanto i proletari che sembrano aver ceduto il passo e il posto Lo SponzFest, organizzato a fine agosto 2013 a Calitri dall’artista Vinicio Capossela, è stato un vero e proprio evento che ha visto la partecipazione di circa 15.000 persone. Nella Casa dell’ECA è stata allestita una mostra fotografica concernente i matrimoni calitrani.Alcune di queste foto sono opera del fotografo Luigi Nicolais (18.10.1936 + 08.09.1998), grande professionista del bianco-nero e del ritocco a mano, nonché discepolo – dall’età di 13 anni- di un altro grande fotografo Canio Rainone. Con questa foto si vuole rendere omaggio alla sua memoria, alla sua grande professionalità, ad una carriera costellata di premi e riconoscenze. Il figlio Vincenzo, la nuora Angela e la moglie Angela lo ricordano con tanto affetto. a diverse e isolate frange di indignati e soccombenti. Specie in quest’ultima occasione Vinicio è stato il nostro egemòn, il condottiero dei giorni che hanno smesso di farci sentire il loro rumore corrente. L’affermazione di Emilia mi ha suggestionato per l’organico. In Rosso inverso ho scritto che l’architettura della parte storica di Calitri è “architettura organica”. Mutuata da Frank Lloyd Wright, la definizione l’intesi come capacità degli uomini di qui di costruire il paese coi materiali di cui loro stessi erano fatti. Il brano, perciò, lo titolai Una sola tèmpa. Parlando delle case di Calitri, Vinicio dice che, “una sopra l’altra, erano cementate dalle chiacchiere, dai versi degli animali”. La forza di quella comunità, sbriciolata un po’ alla volta dall’emigrazione degli inizi del secondo Novecento, era in quella cosa che amalgamava tutto. In quella cosa che impastava tra loro cose, animali e persone. E non posso non tener conto del fatto che, chiacchierando, dalla bocca partano schizzi di saliva. E non può non venirmi in mente la guarigione di Betsaida. Secondo Marco, Gesù sputò sugli occhi del cieco nato. Secondo Giovanni, invece, fece il miracolo spalmandogli sugli occhi la terra impastata con sputacchi. In ogni caso la saliva servì a legare, e a creare ciò che non esisteva. Su queste nostre colline, fabbricandoci le case, gli uomini che decisero di fermarsi qui, fecero gli occhi a questa terra cui diedero pure il loro spirito per farla viva, per farla respirare. Chiunque provi a compiere un miracolo così, impastando la terra con i suoi umori, non può non sporcarsi le mani e sponzarsi di sudore. Come ho scritto ancora in Rosso inverso chi ha fabbricato qui ha sposato queste colline. E queste case sono la fede nuziale messa al loro anulare. In qualità di direttore artistico dello Sponz, Vinicio è entrato dietro le quinte. Dal mettersi in scena è pas4 sato al mettersi in gioco. È salito su una barca che, per quanto traversasse un lago, oscillava. Ha accettato di rischiare di fallire, intaccando il proprio nome. Qualcuno sa perché? Nessuno può permettersi la minima dose di cinismo, come qualcun altro ha fatto con Raffaele Salvante, direttore fino a due numeri fa di questo giornale, sapendo delle difficoltà del periodico, dicendo Chi glielo ha fatto fare? Vinicio, con la sua festa, ha indicato un modello per riuscire a strapparci fuori dalla palude tirandoci, come si legge nel Barone di Münchhausen, da soli per i capelli. Ha prodotto un’occasione, come ha tenuto a dire quando è finito tutto, quando le parti si sono invertite, quando la carne è andata sotto e i maccheroni sopra, quando è stato lui a ringraziare noi. Lo Sponz fest è stato lo sputo, l’inizio della cura. Come tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento, e tutti quelli che vi hanno preso parte come fruitori dei vari momenti e spettatori dello spettacolo finale, sono testimone del fatto che col suo Vinicio ci ha amalgamati e ci ha impastati. E non può non venire in mente quello che si legge in Marco 6 Gesù, vedendo che quelli che lo seguivano “erano come pecore senza pastore, si fermò con loro”. A dire il vero, come attestano da tempo i cartelloni dell’estate calitrana, per restare nell’ambito del ludico, abbiamo provato, e non solo in questa stagione, in tanti modi a tenerci su con qualche flebo o qualche trasfusione. E un poco di colore, d’estate soprattutto, lo si riprende. Poi di colpo le cose sono cambiate, grazie a lui, a Vinicio. Fermatosi con noi, su un bisogno che da tempo gli covava, su una sua parola le forze si sono raccolte. E ognuno ha messo insieme la pasta del suo pane. E il poco di ognuno, mischiato nella stessa madia, su un unico progetto, s’è moltiplicato. E abbiamo sentito le ossa di nuovo al loro posto, e sopra i nervi e i tendini a .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c saldarle, e poi la carne che sopra s’addensava e la pelle che la ricopriva. E abbiamo visto i tanti fatti uno. E, come nella teca di san Gennaro, ci siamo sentiti il sangue sciogliersi dal coagulo, e lo spirito della vita entrare di nuovo in noi. Ed è stata festa per esserci ritrovati fuori dallo stagno, fuori dal cubicolo. Per essere tornati a sentirci vivi. Per essere tornati uno, corpo con tutte le sue membra. Per esserci sentiti di nuovo popolo. Dopo aver mangiato, bevuto, ballato, gioito e cantato nei giorni della festa, nei giorni dello Sponz fest, oggi non viviamo da spensierati. Riprendendo a sentire il rumore dei giorni feriali, dello Sponz abbiamo mostrato, forse anche grazie all’eco e alla nostalgia di quell’evento, il suo frutto maturo (quel sentirci gente, popolo, gruppo sociale coeso), sull’occasione delle nostre nuove emergenze territoriali, che ci espongono al rischio di vedere la nostra diventare la nuova “terra dei fuochi”, non di quelli rituali di sant’Antùono, ma di quegli altri nocivi e infernali prodotti da chi, devoto ai propri interessi particolari e immediati, attenta la salute pubblica e, partendo da qui, l’intero creato. Calitri, 23.01.1963. Matrimonio di Antonietta Avella e Francesco Cerreta (ricca recca). Ha, quindi, ragione Vinicio quando dichiara che occorrono occasioni per coniugarci: per avere un solo sentire e .d o m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k farci una sola carne. Ma forse a noi le sole occasioni non bastano. Noi abbiamo bisogno che queste siano di qualità, che attraggano. Pare abbiamo bisogno di calamite che raccolgano i pezzi in uno spazio, in un momento, in un punto. Ma forse ancora questo non è tutto e non basta. Anche noi abbiamo bisogno di uno capace di impastare quel materiale raccolto in tritume, un Maestro in grado di trasformare la creta in carne, l’acqua in vino, il piombo in oro. E, di volta in volta, troviamo le persone o le associazioni più adatte, come in questa autunnale occasione gli attivisti di Sel e Legambiente, che aiutano a portare i pesi gli uni degli altri. Se questa esperienza di aggregazione continuerà, se avrà la sua domenica in nuove edizioni dello Sponz, se continueremo a far nostra la sua lezione, sarà evidente a tutti che Vinicio, come Enea Anchise, si è messo (magari, come è giusto che sia, solo per un tratto di strada) sulle spalle il padre del padre, e se l’è fatto figlio. Intanto già da ora, e per ciò che è stato, GRAZIA! Calitrani a New York negli anni Cinquanta, tra cartoni animati e fumetti della prof.ssa Concetta Zarrilli E llis Island li aspettava lì, sotto lo sguardo di pietra e la fiaccola accesa della speranza della statua della Libertà. L’isolotto sembrava una grande piattaforma quadrangolare galleggiante nel porto di New York. Lì bisognava superare visite mediche ed esami per risultare idonei ad essere accolti negli USA. Ellis Island era il posto dove in molti casi ci si lasciava subito alle spalle l’esperienza di settimane di navigazione per l’Oceano Atlantico, durante le quali si sognava il proprio futuro più roseo del presente che si stava vivendo; sulle navi spesso si soffriva il mal di mare per tutto il tempo, ci si ammalava, ci si innamorava, si faceva la luna di miele, si nasceva, e si moriva anche, realmente, o solo di malinconia e di nostalgia. Coloro che ad Ellis Island risultavano non idonei venivano imme- diatamente rispediti indietro, con la stessa nave con cui erano giunti; a volte bastava una banale congiuntivite, magari presa durante il viaggio, e si ritornava in Italia, con l’amara delusione di un sogno infranto, e poi di America non se ne voleva più sentir parlare. Gli ammalati di vaiolo o di altre malattie contagiose venivano messi in quarantena. Superate le barriere di Ellis Island, ci si recava dal familiare o conoscente indicato sui documenti, disposto ad accoglierti almeno per i primi tempi, o dal marito sposato per procura e spesso visto solo in fotografia, oppure con i bambini piccoli al seguito, si andava dal marito che era lì già da qualche anno, partito dopo la nascita dei figli. E si iniziava una nuova vita. Come tanti altri emigranti, erano giunti a New York Maria Gervasi, nata a Calitri il 4 dicembre 1878 da Michele Angelo Ger5 vasi e Maria Concetta Bozza, e Francesco Paolo Lanza, il cui cognome fu poi “inglesizzato” in Lantz presso l’Ufficio Immigrazione. Sposatisi, Maria e Francesco vissero nel quartiere di New Rochelle, e lì nacque, il 27 aprile 1899, un loro figlio, Walter Benjamin Lantz. Già da bambino Walter mostrava grande interesse per il disegno, e si divertiva ad inventare personaggi; ancora ragazzino, come tanti della sua età, cominciò a lavorare presso un meccanico, e un giorno un ricco cliente, Fred Kafka, vide i suoi disegni sul tabellone dell’officina meccanica. Colpito dalla bravura del ragazzo, Kafka decise di finanziare i suoi studi presso la “New York City’s Art Students League”, aiutandolo nello stesso tempo a trovare lavoro come fattorino presso il giornale “New York American”. Il piccolo studente lavoratore continuò i suoi progressi: al- .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO l’età di sedici anni cominciò a lavorare dietro alla macchina da presa nella realizzazione di cartoni animati, con la direzione di Gregory La Cava, poco più grande di lui, pionieri entrambi in questo nuovo genere cinematografico. Il successo non tardò ad arrivare; al 1924 risale il suo primo personaggio, Dinky Doodle, un ragazzino spiritoso con berretto, pantaloncini scuri e maglietta a righe; la serie andò avanti per due anni, e nel 1927 Lantz approdò ad Hollywood, dove lavorò con Frank Capra. Nel 1928 fu direttore della fortunata serie di cartoni “Oswald the Lucky Rabbit” (“Osvaldo il Coniglio Fortunato”), creato da Charles Mintz, che si ispirò a Mickey Mouse, il Topolino di Walt Disney che apparve sugli schermi nello stesso anno. Negli anni successivi Walter diede vita a nuovi suoi personaggi, che ebbero grande successo fra il pubblico dei bambini: presso la casa cinematografica Universal videro la luce Meany, Miny, Moe, Shuffy Skunk e il più famoso Andy Panda e infine BabyFace Mouse del 1938, che tanto ricorda sia Mikey Mouse che Oswald. Lantz divenne così produttore cinematografico dal 1935; è considerato ancora oggi l’inventore dei cartoni animati a colori, e tale svolta fu molto apprezzata soprattutto dai più piccoli; ma anche i grandi gradivano molto i suoi lavori, per le colonne sonore jazz che li accompagnavano, nuove melodie di volta in volta composte appositamente per ogni cartone. Il grande successo che ottenne gli fece guadagnare l’appellativo “the other Walt” (“l’altro Walt”), con l’ovvio riferimento a Walt Disney. Dopo essere stato già sposato con Doris Hollister, nel 1940 Walter sposò l’attrice Grace Stafford. Come ricorda Joe Adamson nella biografia di Lantz, “The Walter Lantz story”, durante la luna di miele nel cottage di famiglia presso Sherwood Lake, in California, da un picchio che di notte batteva col suo becco sul tetto, Lantz ebbe l’ispirazione per il personaggio che ha consolidato il suo successo: nacque così Woody Woodpecker, in Italia noto con il nome “Picchiarello”, che debuttò nell’episodio “Knock Knock” di Andy Panda di quell’anno. Sua moglie diede la voce a Woody, ma inizialmente la notizia non venne resa nota nei titoli di coda, perché Walter temeva che i bambini non avrebbero apprezzato che la voce di un picchio maschio fosse di donna. Woody Woodpecker gli diede enor- me popolarità facendolo diventare il cartoonista preferito della “baby boom generation”. Lo studio di Lantz fu aperto fino al 1972, considerato ormai un “classic cartoon studio”, mentre in tutto il mondo si diffondevano i cartoni animati giapponesi. In seguito continuò a dipingere in privato, istituendo anche premi e borse di studio per disegnatori; morì a Burbank in California, per insufficienza cardiaca, il 22 marzo 1994, all’età di 94 anni. Il 24 maggio 1925 nasceva a Brooklyn un altro grande artista, Carmine Infantino, figlio di Pasquale detto “ Patrick”, e di Angela Rosa della Badia, di Calitri, che compare nei registri di Ellis Island per essere emigrata a New York nel 1909, all’età di Walter Lantz (1899-1994) e i suoi personaggi 8 anni. Pasquale Patrik Infantino era nato a New York da genitori di origine italiana, ed era un musicista, suonava il sassofono, il clarinetto e il violino nella band di Harry Warren, compositore di musical e di grandi successi, come “You’ll never Know”, per cui vinse anche l’Oscar, la colonna sonora del film “42ª Strada”, e “That’s Amore”, portata al successo dal noto Dean Martin, all’anagrafe Dino Crocetti, anche lui di origine italiana, cresciuto nell’Ohio. Anche Harry Warren era nato da genitori italiani, il suo vero nome era Salvatore Antonio Guaragna, e anche lui era cresciuto a Brooklyn, un quartiere di emigranti, dove tutti si conoscevano. Lì i connazionali si frequentavano fra loro, mantenendo un indissolubile legame con la terra d’origine, ricordata ancora oggi nei nomi delle nuove strade di allora: a Brooklyn c’è via Calitri, e lì i Calitrani emigrati avevano fondato nel 1913 la “Società di Fratellanza Calitrana di Brooklyn”; più tardi le notizie si sareb6 .d o m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k bero diffuse da una sponda all’altra dell’Oceano Atlantico anche grazie a periodici come “L’Eco Calitrana” o “Il Corriere Ofantino”, che garantivano un “ponte” di collegamento con il loro amato paese. I “barbershop”, i saloni dei barbieri, in cui, continuando la tradizione irpina, si eseguivano anche lavori di sartoria, erano il posto dove le notizie giungevano, si commentavano, venivano diffuse, dove si leggevano i giornali, dove si sapeva tutto di tutti i compaesani. Si mantenevano vive le abitudini di sempre, le cene, i raduni, i canti, la musica, il culto religioso. A New York era stata fondata la “Società dell’Immacolata Concezione di Calitri” e, oltre a donare grandi somme di danaro per la ricostruzione della chiesa dell’Immacolata in occasione del terremoto del 1910, gli emigranti calitrani avevano fatto giungere negli anni Trenta da Calitri una copia della tanto venerata statua dell’Immacolata, che fu poi custodita nella chiesa della Madonna di Loreto a Brooklyn, dove c’erano in tutto circa trenta statue di santi e madonne, ognuna relativa ad una comunità di fedeli, e ognuna copia dell’originale che si trovava nei paesi o città di provenienza in Italia; si ripetevano i rituali come le processioni, quando, in occasione delle varie ricorrenze, si portavano a spalla per le strade di Brooklyn le statue ornate con banconote spillate a nastri in segno di grazie ricevute, e con collane e gioielli d’oro donati in segno di devozione, con tanto di archi di luminarie e parati di lenzuola ricamate, proprio come si faceva e si fa in parte ancora oggi qui a Calitri. In questa cornice storica e sociale, una giovane ragazza calitrana, che da bambina aveva attraversato l’Oceano su una nave, aveva sposato un simpatico musicista, e aveva messo al mondo un bambino, pochi anni prima del fatidico crollo della Borsa di Wall Street del 1929. La Grande Depressione che seguì il disastro finanziario non spaventò più di tanto i Calitrani in America; erano abituati alla povertà, al paese erano stati ancora peggio. Dall’Italia non partiva quasi più nessuno, anche perché alle sempre più restrittive leggi americane era seguito il divieto di emigrazione stabile emanato dopo il 1926 da Mussolini, che era convinto che l’emigrazione definitiva fosse un indebolimento, una perdita di forze utili alla nazione italiana. Durante la Grande Depressione Pasquale “Patrick” non fece più il musicista, ma .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c l’idraulico, e con grandi sacrifici consentì a Carmine di studiare alla “School of Industrial Art”, dandogli l’opportunità di coltivare la sua grande passione per il disegno. Come ricordava nella sua autobiografia, “The amazing world of Carmine Infantino: an autobiography” (“Il sorprendente mondo di Carmine Infantino: un’autobiografia”), insieme al suo compagno di scuola Frank Giacoia, negli anni Quaranta era andato a cercare lavoro alla Timely, casa editrice di fumetti di New York. Cominciarono a disegnare lì, e mentre Giacoia lasciò la scuola per il lavoro, Carmine non lo fece, perché il padre lo costrinse a terminare prima gli studi. Dopo il diploma, negli anni Cinquanta, Carmine disegnò la serie di fumetti “Charlie Chan” per la Prize Comics. Nel 1956 l’editore della casa di fumetti DC, Julius Schwartz, gli diede il compito di “rimodernare” i supereroi nella serie “Showcase” n.4, e fu allora che ridisegnò il personaggio Fash Gordon. Nella storia “Flash dei due mondi” il supereroe fu presentato con una nuova tuta rossa, e calato nel nuovo contesto dei tempi; iniziò così la “Silver Age” della DC Comics, di cui ancora oggi Carmine Infantino è indicato come il maggiore esponente, una vera leggenda per gli appassionati di fumetti in tutto il mondo. Dal 1966 fu direttore editoriale della DC Comics, carica mai ricoperta da un disegnatore prima di allora. A lui è riconosciuto il grande merito di aver rinnovato molti supereroi, da Batman a Superman, di aver inventato la Batmobile e Batgirl, e nel periodo di collaborazione con la casa Marvel negli anni ’70 e ’80 disegnò varie serie di Captain America, Daredevil, Hulk, Spider-Woman e Star Wars, oltre al lavoro svolto presso la casa editrice Warren. Ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti alla sua carriera, durata oltre 60 anni. Un’esperienza singolare fu la pubblicazione dal 1952 presso la DC Comics della serie “The Adventures of Dean Martin and Jerry Lewis” (“Le avventure di Dean Martin e Jerry Lewis”): la coppia più popolare del cinema e della canzone americana venne immortalata in una serie di fumetti, a detta dello stesso Infantino un po’ ridicola, che però ebbe grande successo; il contributo di Carmine a questa serie non fu palesato, lo ha dichiarato egli stesso in un’intervista; disegnò Dean Martin, giunto all’apice del successo con i suoi film, e con la canzone “That’s Amore”, che ancora oggi rappresenta l’italianità nel mondo, con quelle parole italiane inserite nel testo inglese “ just like past’e fasul…pizza .d o m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k Carmine Infantino (1925-2013) pie…vita bella…tarantella”, e l’orecchiabile melodia creata proprio da Harry Warren, al cui successo aveva contribuito prima della Grande Depressione anche il padre di Carmine, Pasquale. Carmine Infantino si è spento il 4 aprile 2013 nella sua casa di Manhattan, all’età di 87 anni, lasciando una grande e valida influenza su molti disegnatori di fumetti di oggi; è stato un maestro che come si suol dire “ ha fatto scuola”. Insieme a Walter Lantz è un figlio di Calitri, e credo che entrambi, per l’estro creativo e la professionalità che li ha contraddistinti, oltre che per le loro brillanti carriere, meritino un posto importante nella memoria collettiva della nostra comunità, oltre che all’esterno di essa. È PASSATO UN ANNO … Associazione “Il Chicco di grano” È passato un anno dal 9 ottobre 2012, il giorno in cui Calitri intera si è fermata per piangere la scomparsa di Angelo Di Milia. A distanza di un anno, a testimonianza dell’affetto e della stima di cui godeva, tanta di quella gente si è ritrovata, insieme alla moglie Rosa, al fratello Giuseppe, ai familiari e agli amici più stretti, nell’auditorium dell’Istituto Maffucci per assistere alla cerimonia per l’assegnazione delle borse di studio istituite dall’associazione “Il Chicco di Grano, in memoria di Angelo Di Milia” per testimoniare il suo profondo legame con il paese natio e per premiare quei ragazzi che come lui amano lo studio e l’impegno per il territorio. Erano presenti tutti gli alunni del triennio e i docenti dei tre indirizzi. Il concorso svolto riguardava una elaborazione del testo: Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti (Cesare Pavese – La Luna e i Falò) che gli studenti hanno svolto in diverse modalità espressive. Il Dirigente scolastico, prof. Gerardo Vespucci, ha elogiato l’iniziativa ed ha esortato gli alunni affinché, nell’esempio di Angelo, reagiscano alla rassegnazione e alla tentazione dell’abbandono. Dopo aver illustrato le modalità di valutazione degli elaborati, sono stati premiati gli alunni: 7 • per l’indirizzo scientifico Sara Maffucci del V anno (attualmente iscritta al primo anno di Università ad Urbino), che ha scritto un originale articolo di giornale contenente una riflessione riguardo il rapporto con i nostri paesi, pubblicato su una immaginaria rivista scolastica mensile; • per l’indirizzo economico Stefano Colagiacomo, del IV anno ITC che ha prodotto un corposo studio di contesto sullo stato economico del nostro territorio; • per l’indirizzo artistico Riccardo Maffucci, del IV anno ISA che ha realizzato un’opera di tempera su carta dal titolo “Un Chicco di Speranza”, rappresentante Calitri immerso in un campo di grano. La signora Rosa Ricciardo ha consegnato ai vincitori un attestato con la motivazio- .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO ne del premio ed un assegno di 500,00 euro. Tutti i lavori prodotti saranno custoditi dall’associazione, che valuterà i modi per valorizzarli, oltre che raccoglierli in un archivio. Il ringraziamento da parte dell’Associazione va a tutti gli studenti che hanno partecipato con i loro bellissimi lavori e un ringraziamento particolare va agli studenti premiati, che con i loro elaborati hanno espresso speranza, intelligenza e dedizione al lavoro. A conclusione della manifestazione, semplice ma sentita, è stato assegnato il seguente tema per la prossima edizione (vedi bax a lato). Ai partecipanti al concorso l’Associazione augura un buon lavoro ed esorta tutti gli studenti a valorizzare le proprie capacità nell’obiettivo di costruire il proprio futuro. Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore. Molti di questi valori non ho conosciuto. tratto dal libro “Opere sull’acqua ed altre poesie” di Erri De Luca. riuscendoci poco … me meschino! Anche se lontano dalla terra natìa, mi rivolgevo a te per molte cose e tu con passione e mai con apatia trasformavi le spine in tante rose. Per quanto sforzi la mia mente riesco a ricordare l’immagine di un uomo solamente con tanta voglia di insegnare. A mio zio Giovanni Ti sentivo vicino ogni istante Quando giocavo, quando studiavo, eri il mio Angelo custode costante, serio e intransigente, ma ti amavo! Quando capii i tuoi insegnamenti Lontano andai ancor ragazzino, cercai lo stesso di emulare i tuoi comportamenti .d o L’insegnante, l’uomo, la perfezione rappresentavi per me in ogni istante, il modello da cui attingere con ragione quanto c’è di utile ed importante. Un amaro destino presto ha carpato le ali interrompendo il volo esemplare di persona retta, senza eguali che tutti hanno potuto ammirare. Anche gli amici e il Sacerdote vollero quel giorno ricordare 8 quante e quale fosse la tua dote e come eri pronto a ricominciare. Il vuoto che in me hai lasciato è grande e non lo può colmare il semplice ricordo del passato, … cosa non darei per poterti riabbracciare! Anche tu di affetto ne davi tanto e ti ho visto a me vicino … mi guardavi in quella stanza a Benevento cosa fare mesto e immobile pensavi … … a cosa non lo potrò mai sapere, certo fu il tonfo del cuor mio che avvertii nel trasalire, ma t’assicuro che furono dolci istanti caro Zio! Poterti rivedere da trapassato fu la conferma di una nuova vita, anche da mortomi hai insegnato rettitudine, amore, onestà infinita. 03.02.2000 E.A. Cerreta m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c .d o m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k IL MATRIMONIO DE “I CONDOR” del dott. Marco Bozza Q paese ove diverse tradizioni radicate uando si vive e si cresce in un piccolo nel tempo non smettono di cessare, inevitabilmente si resta colpiti da quegli aspetti positivi che lasciano il segno. Avevo da poco terminato la seconda elementare, come premio per la promozione mi fu regalata una piccola bicicletta con la quale macinavo chilometri nei pressi di casa mia. Essendo Calitri un paese dove la pianura è quasi un lusso, m’intrattenevo spesso in una piccola via leggermente in pianura a pochi centinaia di metri da dove ancora abito. Una strada sdrucciolevole, nulla di importante da segnalare lungo la stessa, se non il suono che ogni tanto proveniva da un garage posto di fronte all’entrata posteriore dell’arrotino Polestra. Era il garage di Giovanni Buldo, il quale insieme a Nino Tavarone, Antonio Daniele e Crescenzo Martiniello hanno animato nel tempo il gruppo musicale “I Condor”. Una joint venture calitrana-aquilonese accompagnata dalla passione per la musica e da una bravura artistica premiata a livello discografico con l’album “Viaggio” da un lato, dall’altro è indissolubile il legame della band con il mondo dei matrimoni. Nel garage menzionato poc’anzi, caratterizzato da una grossa porta in legno blu scuro, questi quatto paladini della musica nostrana facevano le prove, per dare poi il meglio di se durante varie esibizioni. Ricordo oggi come allora, i mille passaggi davanti a quella porta per ascoltare della musica divertente e gioiosa mista alla voce intramontabile del Freddie Mercury del Sud (Giovanni). Secondo la legge, il matrimonio è il negozio giuridico con il quale un uomo e una donna formano una famiglia, costituendo tra loro un vincolo di fedeltà, assistenza, collaborazione e coabitazione. Se però decidi di sposarti a Calitri, allora la forma giuridica lascia spazio alla tempesta ormonale di chi già durante la celebrazione nuziale non vede l’ora di scatenarsi in pista nelle ore successive al fatidico “si”. Tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 decine e decine di coppie si sono unite in matrimonio, poi magari si sono sciolte e risposate con partner diversi ma sempre e soltanto sotto l’egida de “I Condor”. Come scrivevo all’inizio, quando la tradizione la fa da padrone, anche nei matrimoni, sono poche le cose che non possono mancare: il classico pranzo tradizionale lungo ore e ore (con le famose cannazze) e l’intrattenimento musicale di chi sa interpretare con particolare maestria il vero ballo liscio, quello che fa scalpitare anche chi nel ballo non ha mai riposto vive speranze. Ho partecipato a diversi matrimoni nel periodo a cui accennavo sopra, tenutisi per la gran parte al ristorante “Al Pino” oppure presso il ristorante “Gagliano”. Il matrimonio oltreconfine aveva un sapore alquanto blasfemo. La classica partecipazione nuziale recapitata per posta, nella gran parte dei casi, non esisteva, bensì i genitori della sposa o dello sposo, si presentavano nelle case degli invitati ad annunziare il futuro accoppiamento del proprio rampollo o aquila reale (accade ancora oggi, ma in alcuni casi si dà spazio ad una comunicazione più formale e meno rurale). Quando chiedevo dove dovessero “salutare parenti ed amici”, storcevo un po’ il naso in occasione del primo ristorante, mentre ero un pochino più contento in occasione del secondo. Nel primo caso, più che al ristorante, sembrava di stare nella piazzola di una caserma contenente automezzi dismessi avvolti dalla ruggine, ove dei pilastri in cemento armato al centro della sala erano di ostacolo alla velocità di camerieri improvvisati e alla performance di ballerini testo- steronici. Nel secondo caso, l’ambiente era molto più elegantino, ma quando in un mese eri condannato a quattro-cinque matrimoni, allora avresti preferito un eremo solitario in cima ad una montagna innevata su cui ascoltare da lontano le note di Rosamunda. L’impostazione matrimoniale vecchio stampo si divideva in due parti: il giorno il pranzo e la sera il buffet, il taglio della torta e il ballo. Nella seconda parte entravano in scena loro: “I Condor”. Ricordo che quando si ritornava la sera al ristorante, dopo essersi riposati a casa a seguito di una lotta grecoromana con un pranzo ove spesso la quantità superava la qualità, davanti la porta d’ingresso era quasi sempre parcheggiata la Citroen di Crescenzo, leggermente impolverata, con i suoi ammortizzatori idraulici pronti ad elevarsi non appena sarebbe avvenuta la messa in moto. La pista da ballo solitamente si riduceva in una sorta di sudiciume in quanto il buffet serale faceva in modo che spesso bibite e liquidi vari si riversassero in terra. Il ballo non mi ha mai attratto, per cui ero solito sedermi in un posto ove poter guardare le gesta della band, a cui nel tempo si è aggiunta Ornella Lanzaretti, la cui voce forte, intensa e decisa era un po’ come quella di un colonnello che redarguisce reclute scalmanate. Alla parte tecnica Vito Cestone, il quale con un atteggiamento un po’ soporifero, manovrava i cursori del mixer. Nino imbracciava una chitarra fender, il corpo della stessa rosso con la parte centrale in bianco e la leva del vibrato leggermente allentata e penzolante verso il basso. Dietro si posizionava Crescenzo, attorniato da diversi ripiani di tastiera e fisarmonica. Il viso di Antonio, nella gran parte dei casi, era oscurato dalla circonferenza mastodontica di piatti, la cui voce si faceva sentire in occasione del ritor- LAUREA Il 5 ottobre 2013 presso la Scuola Superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori “Alma Mater Studiorum Università di Bologna” - Sede di Forlì Arantxa MESSINA MAFFUCCI Ha conseguito, con il massimo dei voti, la laurea. Un augurio tutto particolare dal nonno Lorenzo (u’ riav’l’) la mamma Emilia e la sorella Mayra. 9 .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO nello in inglese di “Marina Marina”. Il vero mattatore era Giovanni, il quale oltre a pizzicare le corde del basso, oltre a cantare, era il juke box della situazione, colui che riceveva le richieste più strane. Il repertorio era per lo più ballo liscio, ove era patente vedere gente con il calzino bianco e la cravatta annodata in fronte, afferrare con forza taurina una partner femminile e travolgerla in un giro vorticoso senza sosta. Che io ricordi, l’eleganza nel ballo è affiorata soltanto negli ultimi tempi, in precedenza l’importante era non stare fermi e girare come trottole. L’aria spesso diventava pesante, il lavorio delle ghiandole sudoripare dava i suoi frutti. Il momento catartico vero e proprio, dopo un’intera serata passata a saltare come grilli, era quando Giovanni iniziava ad annunciare l’ultimo ballo, il che determinava una sorta di nevrosi in chi riceveva questo tipo di messaggio, per cui si era costretti ancora a suonare un paio di pezzi prima di munirsi di coriandoli per avvolgere gli sposi nella loro ultima performance esistenziale del giorno più bello. Quest’ultima avveniva sulle note di Rosamunda, la cui durata era pari alla percorrenza di una maratona televisiva improntata alla raccolta di fondi per la beneficenza: interminabile. Gli sposi immersi nei coriandoli, nel sudore degli amici, nella potenza muscolare di qualche arcigno toro selvatico pronto a pizzicare i glutei dello sposo, scomparivano letteralmente sotto la montagna di stelle filanti, mentre il viso dei musicisti era stravolto dalla fatica, come se avessero affrontato scalzi e senza nutrimento per giorni la Via Crucis. Alla fine, quando la musica cessava, tutti erano soliti correre a sedersi, quasi come fosse terminato un incontro di box. Ho usato il passato in quanto ho associato il mio personale ricordo dei matrimoni a quello de “I Condor”. Ancora oggi però molti matrimoni, a Calitri, si svolgono in .d o m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k questo modo, ovviamente con qualche risicato aggiustamento sulla tempistica, l’abbigliamento, le bomboniere, il menù, l’arredo ed altri piccoli particolari rispetto a venti anni fa, ma “I Condor” non possono mancare. Oggi il nome “Condor” è spesso accostato a “La Banda della Posta”, la quale porta avanti un progetto culturale e musicale di tutto rispetto, con l’innesto di musicisti appartenenti ad una generazione in cui i matrimoni venivano allestiti in strutture anguste e il ristorante era soltanto un miraggio. Il tempo passa, la pensione si avvicina, ma “I Condor” sono e saranno sempre una garanzia. Ps: spero nessuno dei protagonisti chiamati in causa me ne voglia per l’ironia usata. A volte diventa piacevole non prendersi troppo sul serio. Ovviamente mi candido per essere assunto come paroliere pronto a tratteggiare una nuova storia musicale irpina. CARISSIMO CALITRI … di Gerardina Di Napoli C regalatomi l’anno scorso dove scrivevi arissimo paese, ho letto il Calitrano a un tuo amico; nel leggere e rileggere ogni tanto questo giornale non avevo mai avuto l’idea di scriverti, dopo un anno penso che ci voleva una risposta e così anche sicuramente con degli errori, dico fra me Calitri farà la correzione se vuole. E così comincio a raccontarti i miei ricordi che sono tra i più belli quando andavo a scuola elementare, con il grembiule nero e il colletto bianco annodato con un fiocco di colore col quale si distingueva la classe che si frequentava, tutte dovevamo essere in ordine, specialmente quando si andava alla “Festa degli alberi” al Monumento, le maestre insieme alla Direttrice si cantava Fratelli d’Italia, il Piave e tante altre ancora. Poi all’uscita della scuola le scolare più bisognose andavano a mangiare al refettorio delle Suore a San Berardino. Per le vacanze si andava in colonia al mare di Maiori (SA) per un mese, altre ancora in collegio finché non terminava la classe quinta. E che dire poi dei bambini ammalati, tu sapevi dove dovevano andare per la loro guarigione. Grazie Calitri, e grazie ancora per la merenda, che facevi portare al dopo scuo- la, una cesta colma di pane spalmato con la marmellata, da due scolari (uno di loro si chiamava Angelo Gervasi che poi sarebbe diventato mio marito). E mi ricordo come sei, perché non ti abbiamo mai abbandonato; mi ricordo l’Ofanto quando ero bambina e andavo con la mamma a lavare i panni al fiume, perché non si aveva l’acqua in casa; si metteva tutto, compreso un pezzo di sapone color verde in un recipiente e si scendeva per la scorciatoia, appena arrivati si cominciava a lavarli nell’acqua limpida che scorreva. A fondovalle c’era anche una fornace dove tanti operai andavano a lavorare, poi per mancanza di lavoro si emigrava; c’era la ferrovia col suo treno fischiante e la Stazione sempre con tanta gente nella sala d’attesa, chi per viaggiare e chi aspettava. Intanto anche noi aspettavamo i panni che asciugavano sui cespugli e ritornare a casa e ricominciare a giocare saltellando alla corda insieme con le amiche al giro tondo e tanti altri giochi. I maschietti invece giocavano a nascondino, a tana, ma il loro gioco preferito era a mazza e piuz’. L’età dei giochi era finita, come quella di scolare di primo avviamento, per incominciare a lavorare fino a che nel 1963 sposai Lili10 no, come lo chiamavamo in famiglia e fra gli amici. Ma dopo tre anni per mancanza di lavoro e già genitori, siamo dovuti emigrare. Inutile raccontarti la nostra tristezza e malinconia durante il lungo viaggio, il pensiero era sempre rivolto a te e ai nostri cari. Finalmente il giorno dopo siamo arrivati a destinazione e, con l’aiuto dei familiari, già in Belgio, abbiamo trovato lavoro. Sono trascorsi tanti anni, ma quando si poteva di tanto in tanto eravamo contenti di ritornare. Poi il terremoto ha rovinato tutto, specialmente Salita Ospedale che conosco benissimo, datosi che è a pochi passi dalla mia casa nativa, cioè Vico San Pietro, dove abitava anche mio marito da piccolo. Questa casa era appena abitabile ma ci si adattava ogni volta che si veniva, ultimamente però non era stato più possibile per il crollo del soffitto e fummo costretti, con rammarico, ad andare altrove. Della casa è rimasto solo il ricordo di come l’avevamo lasciata, con i due secchi di plastica vicino alla s’rola, con i quali si andava a prendere l’acqua poco distante per riempirla. Carissimo paese, ti voglio dire più di tutto del tuo amico Angelo Gervasi tanto affe- .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c zionato a te e scomparso il 18 ottobre 2011, eri sempre nel suo pensiero, anche ultimamente, malgrado la sua malattia voleva ritornare, e salutandoti con commozione ti avrebbe detto: lontano da te non posso più restare. Purtroppo non è stato possibile rivederti ancora una volta come lui voleva. Caro Calitri, sono in Belgio a Gilly abito in via Jean Jaures in una modesta casa, ti prometto che penserò con spirito aperto al tuo meraviglioso paesaggio e alla freschezza dell’aria tua mattutina, ti saluto affettuosamente, un’amica settantenne P.S. Caro paese, mi prolungo a scriverti, anche se non sono tanto brava, e non lo sono mai stata, figurati che nei primi anni che ero in Belgio, non avendo il telefono in casa né io e neanche la mia mamma ci dovevamo dare le notizie per corrispondenza. Ma siccome mia madre non sapeva né leggere né scrivere, doveva ringraziare una gentilissima amica di famiglia per leggerla e poi per rispondere alla lettera ricevuta. Tante volte commare Rosina, così si chiamava perché era madrina ad una delle mie due sorelle, mi diceva nella lettera che dovevo scrivere bene perché non si capiva niente. Adesso quando penso a queste parole così familiari viene da sorridere e dico ne aveva di pazienza la nostra comare Rosina per leggere la mia difficile scrittura. Invece la lettera che scriveva mia sorella Sisina, anche lei in Belgio, era più leggibile eppure aveva frequentato solo la terza elementare. Dopo aver preso un poco di confidenza ti voglio dire che in Belgio ci sono i miei tre figli: Carmela, Maria Antonietta e Canio e due nipoti Marco e Tiziana. Infine ho una sorella di nome Lucia in un paese non lontano da te nella stessa provincia, e mio fratello Michele è a Calitri. L’indirizzo lo scrive mia figlia Carmela, altrimenti faccio solo scarabocchi. Ciao Calitri .d o m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k LAUREA 26 luglio 2013 Marisa Di Carlo Presso l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti – Pescara, facoltà di Scienze dell’Educazione Motoria Ha brillantemente concluso con 110 e lode il corso di laurea magistrale in SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITÀ MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE discutendo la tesi con il prof. Claudio Robazza “Correzione dell’atteggiamento rilassato: ipercifosi”. La famiglia e gli amici le augurano ogni bene. GIOVANNI XXIII, UN PAPA ALL’AVANGUARDIA dell’ambasciatore Gian Paolo Tozzoli «C tificie, si intratteneva liberamente con i suoi ospiti, raccontando loro ricordi legati soprattutto alle sue missioni diplomatiche nei Paesi d’Oriente. Molti aneddoti verranno alla luce via via che la sua personalità entrerà nella storia, ma ve ne sono tanti già noti che rivelano il suo carattere. Raccontava così che, durante il suo soggiorno in Turchia, avrebbe voluto celebrare la messa nella lingua del Paese per farsi comprendere da tutti - aggiungeva non senza una certa malizia. Non era certo un’impresa facile, ma almeno era riuscito a tradurre in turco l’amen. Questo episodio mette in luce un aspetto della personalità del futuro pontefice: una natura risolutamente non conformista, aperta alla comprensione delle varie concezioni del mondo in tutta la loro diversità e permeata di un senso profondamente poetico della realtà, che mai lo abbandonò per tutta la vita. Aveva un ottimismo energico, esuberante, che si manifestava in tutto ciò che progettava o faceva. Questo era il suo stato d’animo abituale, che si esprimeva in mille mo- encontre Orient-Occident›› (1 963). Come uomo di questo mondo, Angelo Roncalli appartiene già al passato. La porta della sua ultima dimora è ancora socchiusa, ma egli non è più qui. Per sentire la voce di Giovanni XXIII, il cui spirito ha acceso tante speranze e ha interpretato con forza tanti problemi drammatici del nostro tempo contraddittorio e tormentato, è bene ricordare alcune caratteristiche della sua personalità. Roncalli era di una grande semplicità che emanava da tutto il suo essere, in ogni momento, in ogni circostanza, poiché il profondo sentimento di umiltà che lo permeava si opponeva spontaneamente a ogni nozione di supremazia. Così, quando riceveva una personalità o un gruppo di ospiti nelle imponenti sale del Vaticano, non lasciava loro neanche il tempo di inginocchiarsi dinanzi a lui o di baciare il suo anello - come prescrive rigorosamente l’etichetta della Santa Sede. Accoglieva tutti come un semplice sacerdote facendo “gli onori di casa” nella sua parrocchia. Spesso, durante le udienze pon11 .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO di, soprattutto attraverso un sorriso inalterabile. La sua benevolenza spontanea e la sua serenità non erano tuttavia frutto soltanto di un organismo sano e di una natura gioiosa che ignorava i conflitti interiori. Se fosse così, potremmo invidiarlo, ma non adottarlo come esempio di vita e maestro di saggezza. Il fatto è che egli ha raggiunto questo grado di realizzazione di sé attraverso un costante sforzo di virtù: il coraggio calmo e sereno di cui diede prova nelle ultime ore della sua vita terrena, nella sua agonia, ne fu la massima espressione. In queste ultime ore insiste in modo particolare sul fatto che la scomparsa di un uomo, fosse egli un pastore di Dio, non doveva influire sul compimento dei lavori da portare avanti, e che la sua morte non doveva interrompere lo sforzo intrapreso. Verso cosa tendeva questo sforzo? Tendeva ad ampliare fondamenti della Chiesa romana senza intaccare il dogma e i principi tradizionali, a eliminarne il carattere un po’ chiuso, ad aprire il cattolicesimo a tutta la superficie del mondo contemporaneo, ad attualizzare il magistero, a lavorare in vista di obiettivi universali, al riavvicinamento tra gli uomini, alla riconciliazione di tutti i membri della famiglia umana, ad aprire a tutti i popoli i ricchi granai della Provvidenza. È nel contesto di questo vasto progetto, di cui non ignorava né la complessità, né la difficoltà, che Giovanni XXIII ha convocato il Concilio l’11 ottobre scorso; è a tale scopo che aveva dispiegato l’intensa forza d’attrazione che emanava dal nuovo stile del suo pontificato. La sua semplicità, frutto di una virtù acquisita attraverso uno sfor- Calitri, 29.07.2012. Quattro generazioni della famiglia Di Napoli (craparegghia). Silvia Maffucci con in braccio la piccola Sara Di Cecca, la madre Giuseppina Borea e la nonna Antonietta Di Napoli. .d o LETTERA APERTA AL CALITRANO Caro direttore e amico Raffaele Salvante, la lettera di Fernando Cuppone apparsa sul n.° 52 de “Il Calitrano” di Gennaio - Aprile 2013 in cui, tra i vari bozzetti di affettuosi ricordi della sua vita calitrana, nota la mancanza di adeguate indagini atte a scoprire la causa dell’incendio che fu poi il motivo indiretto della morte della sorella Nunzia, mi ha dato lo spunto e il coraggio per dichiarare dopo 39 anni la verità taciuta sulla superficialità delle indagini che seguirono all’incidente stradale avvenuto in contrada Crocepenta la mattina dell’11 aprile del 1974 in cui perse la vita il mio amatissimo fratello Giuseppe e di cui io fui responsabile e vittima al tempo stesso. Molti della nostra generazione ricorderanno sicuramente quella tragedia tristemente consumata in quel nebbioso mattino del giovedì santo. Io fui condannato come l’autore materiale di quell’incidente “per aver sbandato nell’abbordare la curva a velocità sostenuta e a dir poco imprudente in presenza di nebbia e strada scivolosa per la pioggia”. In realtà le cose anprof. Giuseppe Nicolais darono diversamente. Non fu abbordata nessuna 27.07.1947 † 11.04.1974 curva. Dal banco di nebbia nel quale eravamo apDottore in Fisica Nucleare giovane di elette virtù pena entrati i fari della macchina mi illuminarono la nuova strada a monte del baraccone di tufi, tuttora esistente a ridosso del distributore di benzina, da qualche anno allargata e asfaltata e luccicante per la recente pioggia. Questa strada confluiva nella strada statale giusto al centro della curva e verso la quale io, ignaro e tranquillo, a velocità compatibile, mi dirigevo credendo che fosse la strada giusta. All’improvviso mi trovai di fronte il parapetto del tombino. Spaventato e disorientato frenai di botto senza però riuscire ad evitarlo. Il mio povero fratello, non so se definirlo un segno del destino, dopo aver mangiato l’ultimo panino, dopo una notte di viaggio, si era appena assopito e a nulla valse il mio grido di stare attento. Tutto si svolse in un paio di secondi. Non so dove presi la forza e il coraggio per quel che seguì. Il primo soccorso arrivò dopo un’ora e mezza. In ospedale fui tenuto all’oscuro di tutto per due giorni. Di quella strada io ricordavo solamente un vecchio sentiero stretto e non asfaltato che non aveva accesso alla strada rotabile. Mi sono sempre chiesto se i lavori di trasformazione dei luoghi descritti fossero regolari, avessero i giusti progetti e le giuste autorizzazioni. Certo è che la segnaletica stradale era assolutamente insufficiente o per meglio dire assente. Fu come una trappola. Queste cose, già di per sé evidenti, attestate dalle fotografie e dalla ricostruzione dei carabinieri, furono dette al magistrato che coordinava le indagini sul posto, ma non le tenne in nessun conto. Certamente avrebbero fatto emergere altre responsabilità. Sebbene anch’io mi sentissi vittima delle circostanze sfavorevoli e volessi gridarlo ai quattro venti, ero pervaso da un profondo senso di colpa che mi bloccava ogni iniziativa. Così non chiamammo in causa nessuno (Comune di Calitri e ANAS) e rinunciammo a qualunque possibile risarcimento, anche assicurativo. Con quale animo avremmo goduto di quei soldi? Quando si vivono simili esperienze si vorrebbe solamente scomparire. Né d’altronde ai miei condizionamenti emotivi fece riscontro la lucidità giuridica del mio avvocato, la cui conduzione legale sui vari aspetti dell’intera vicenda rimane, alla luce dei fatti, nebulosa e scialba. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che a vario titolo si prestarono per risolvere i problemi più immediati. Chiedo scusa anche ai lettori per averli tediati con questa triste storia accaduta quasi quarant’anni fa. Io non avevo mai letto il fascicolo delle indagini e la sentenza, ritenendola giusta per quel che mi riguardava, fino ad un anno e mezzo fa. Poi li ho letti e ho pensato che non è mai tardi per far emergere quegli aspetti sottovalutati nel grande mosaico della verità. Ti ringrazio per l’ospitalità e Ti saluto cordialmente. Luigi Nicolais 30.07.2013 12 m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c zo costante, divenne una forza al servizio della sua volontà. Mai cedette a qualche moto di vanità. Nell’esercizio del suo potere spirituale, non ricorreva mai all’autorità di cui disponeva, ma voleva vedere tutto, voleva seguire tutto personalmente. Aveva idee molto chiare, e una fermezza che, come l’autorità di un padre, si imponeva del tutto naturalmente sui suoi collaboratori più vicini. Assumeva le responsabilità lui affidate con trepidazione, con fervore e umiltà. È da questo entusiasmo e da questa umiltà che scaturiva l’audacia che ha contrassegnato il suo pontificato, durante il quale sono state introdotte innovazioni sia nella forma sia nella sostanza: il costante contatto del papa con il popolo, la restituzione di alcuni poteri ai vescovi, alcuni cambiamenti nella liturgia. Egli non ha potuto che avviare alcune azioni, condotte con coraggio. Il compito che spetta al Vaticano II resta ancora incompiuto. Oltre al coraggio, Roncalli possedeva la prudenza, altro tratto saliente della sua personalità: così, egli non rivelava che a poco a poco tutto il contenuto rivoluzionario dei progetti da lui elaborati. Lo faceva per rispetto all’opinione altrui? Voleva mettere alla prova la validità dei suoi disegni? Tutte le ipotesi sono ormai possibili, poiché questo è ormai un segreto sigillato dalla morte. Ciò che è certo, è che l’espressione che egli dava alle sue idee restava sempre un passo indietro rispetto alla loro reale portata. (segue nel prossimo numero) .d o LAUREA Napoli, 15.10.2013 presso l’Università “L’Orientale” facoltà di LETTERE E FILOSOFIA ha conseguito la Laurea in LETTERATURE E CULTURE COMPARATE la signorina Di Maio Francesca Discutendo la tesi: “Eat a bowl of tea: Louis Chu tra Tradizione culturale e tradizione letteraria.” Alla neolaureata gli auguri più sinceri dai genitori, dalla sorella, dai parenti e amici e dalla Redazione. VOGLIAMO VERAMENTE FARE qUALCOSA PER IL NOSTRO PAESE? UN PROGETTO CULTURALE PER CALITRI G re di destare il sentimento civico dei nostri concittadini per ziative varie che hanno urgente bisogno di risposte pronte ed efficaci, per non perdersi nel silenzio assordante. Anzitutto si potrebbe installare una Biblioteca dalle grandi dimensioni, con varie sale di lettura e di consultazione, come luoghi preziosi di ritrovo e di presentazione di libri, di dibattito culturale e di incontri con scrittori o giornalisti e con un adeguato corredo di Riviste importanti. La creazione di un importante Museo archeologico, con il prezioso e ricco corredo ricavato dagli scavi effettuati a Calitri fin dal 2005 e che si sono conclusi in due o tre anni con risultati davvero strabilianti; a questi preziosi reperti vanno sommati i numerosi oggetti ancora in possesso di varie famiglie. I reperti vanno restaurati con fondi Europei, come ci risulta stanno facendo i paesi a noi limitrofi, convenendo che la trafila è lunga e ingarbugliata, e che ancora una volta abbiamo perduto del tempo preziosissimo che andrebbe recuperato con uno specifico impegno. Sala per il teatro che nel nostro paese ha sempre avuto una lunga tradizione storica Varie altre Sale per il concreto svolgimento di vari corsi di lingue,informatica, astronomia, giardinaggio, ricamo, lobbistica ecc. Una sala, munita di televisore ed altre apparecchiature tecniche, per le conferenze e gli incontri di esperti sempre in cerca di nuove motivazioni operative. Un bar efficiente e ben fornito che può rappresentare anche un introito finanziario, ed altro ancora, che potrete suggerire cum granu salis. Per concludere, non possiamo non prendere atto della disattenzione delle istituzioni alle quali chiediamo con forza una attenzione nuova, ricca stimolante ed essenzialmente operativa. ià altre volte abbiamo parlato di alcune proposte per cerca- fattive e concrete realizzazioni, capaci di trasformare un paese già vecchio e moribondo per la mancanza di lavoro, ma che non può né deve essere “messo in vendita” per pusillanimità, per paura o, più grave ancora, per menefreghismo. È bene ribadire ancora una volta che noi non apparteniamo a nessuna sponda politica, ma operiamo, con tutti i nostri limiti, esclusivamente per il bene del paese e dei cittadini, perché, sia chiaro a tutti, che le vere sacrosante battaglie non dovrebbero mai avere bandiere ideologiche. A nostro modesto avviso e senza portare offesa ad alcuno vorremmo puntualizzare, per crescere insieme, alcune vicende importanti: al nostro paese negli ultimi anni è mancato un progetto chiaro e coerente che guidasse anche le scelte su dove e come strategicamente investire per la crescita. Se i giovani sono i più esposti alle conseguenze negative del cambiamento “mal governato”, essi sono, altresì, la vera risorsa più importante per vincere le grandi sfide di questo secolo. La forza della politica – e perciò delle amministrazioni locali – dovrebbe guardare lontano, perché quando la politica si limita e guarda la punta del naso non è più politica, bisogna avere il coraggio di “osare” perché altrimenti, come spesso accade, le amministrazioni che si succedono per effetto delle elezioni, buttano a mare il poco lavoro svolto dalle precedenti, per ricominciare dal nulla un nuovo, difficile, tortuoso iter a scapito dei cittadini e perciò dei risultati stessi. Il punto dolens per noi è rappresentato dal mancato utilizzo delfabbricato che ospitava le scuole elementari, di fronte alla ex Eca, (sono tre piani di grandi stanze che l’Amministrazione vorrebbe fittare per fare, giustamente, cassa) che è vuoto da due anni e mezzo e ancora non sappiamo per quanto, mentre, a nostro modesto avviso, andrebbe utilizzato subito – almeno un piano – con ini- La Redazione 13 m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO .d o DIALETTO E CULTURA POPOLARE C’NqUAND’ ANN’ R’ R’CUORD’ di Lucia Fierravanti (continua dal n. 53) Quann’ parterm’ hier’m’ tre mo, tra figl’, nn’pot’ e ggienn’r’ sim’ r’c’ssett’! Cum’ vir’ Calitr’ mij hamm’ popolat’ la la Lombardija, ma quand’ n’eia custat’, quanda solitudd’n’, quanda affett’ r’ mamma, r’ sor’, r’ z’ian’, r’ pariend’ m’eia mancat’! La terra ndov’ sim’ nat’, r’ abbitudd’n’ chi hamm’ lassat’, l’aria chi hamm’ r’sp’rat! Quanda cos’ n’ sim’ pers’, ogn’ nnascita, ogn’ ffesta, bbattes’m’, cum’n’iun’, cres’m’, matr’monij, malatij, n’ nsim’ p’tut’ sta cu la famiglia nné pp’ ccos’ bbon’ nné p’ ccos’ bbrutt’, ncas’ r’ bb’suogn’ n’ nn’ sim’ p’tut’ ajtà un’cu l’aut’. La famiglia nostra so stat’ li pa’jsan’ qua. N’ sim’ accundandat’ r’ la telefonata ra quann’ nc’eja lu telefon’, ma prima quanda fuogl’r’ lett’r’ agg’ chjn’, scr’vija agg’rnat’ san’, v’lija fa sapè a mamma ogn’ ccosa, cum’ cr’scienn’ r’ ccr’iatur’, quanda riend’ avienn’ puost’, quann’ accumm’nzavan’ a pparlà, a mmov’ li prim’ pass’; passavan’ s’tt’man’, mis’, ma r’llett’r’ n’ nn’arrivavan’ maj, ogn’ gghiuorn’ chi passava la mal’ncunija aum’ndava. Ropp’ c’nquand’ann’ qua, m’ send’ ancora stran’ja, cum’ foss’ r’ passagg’, eia lloch’ chi eia r’mast’ stu cor’ sofferend’. Qua la ggend’ eia semb’ r’ corsa, si t’affruond’ a malapena t’ ric’ Ciao! N’ tten’n’ tiemb’ r’ s’ f’rmà, ogn’un’pensaa sse stess’; n’nn’eia cum’lloch’ chi can’sciemm’ tutt’ quanda, stiemm’ semb’ cu la porta aperta nda la staggion’, ndi viern’ t’niemm’ chiusa sul’la p’rtegghia, ra la matina quann’ n’auzavam’; ogn’un’chi passava chiamava e ss’affacciava, s’nf’rmava, “Rosa, Ciè cché stat’ facenn’, ndov’ avìta scì osc’?” Riss’ “zia Tonna r’ la Scarana”, la z’iana r’ mamma, na matina: “lu tiemb’ n’ nn’eia tand’ r’ la quala, a r’ mm’ndagn’ r’ Piern’, li vosch’ r’ li ros’ sotta P’sc’pahan’, strecan’ r’ nnigl’, e ppo’ la hatta s’av’ passat’ lu per’ ngimma l’aurecchia, (eia sign’ r’ mal’tiemb’) mo acummenza pur’ a ccagn’lijà” “avariemma sci a lu Sp’nit’, t’nim’ ra scì a ff’rnisc’ r’ zappà nu p’ndiggh’, attuon’ a li carruozz’ r’ r’ppret’, la terra eia straratta e n’ pponn’ arr’và li vuov’ cu la p’rt’cara; mo n’r’ulam’ s’ no sciam’ a la terra a la Fica chi eia v’cin’, t’nim’ ra sc’iasc’tà ancora na ras’la r’ vigna a la cap’ r’ cimma e ssi ven’ a cchiov’ n’ r’tram”. Quanda ccos’ m’ ven’n’ ammend’, cum’ mo s’ndess’ parlà mamma e ccum mo stess’ facenn’ st’ ffatij. A ppart’ lu v’c’nanz’ e li fam’gliar’ hier’m’ tutt’ amic’ n’ can’sciemm’ tutt’quanda, quann’ sciemm’ a lu m’lin’ a mmac’nà, a lu furn’ a ccoc’ r’ ppan’, a lu pisc’l’a pp’glià l’acqua, a l’Ofat’ a llavà. Quann’ sciemm’ for’ p’ ttutt’ lu traggitt’ (doj e ttre or’ r’ strata) s’ facija pur’ la cauzetta p’ la via e n’ff’rniemm’ maj r’ cchiacchiar’jà, sapiemm’ tott’ r’ nn’tiz’j, faciemm’ trascurs’ r’ tutt’ r’ mmaner’, ndov’ aviemma scì lu iuorn’ appriess’, si aviemma fa assaj a s’mm’nà, o a bbr’gnà o a mm’nnà, a ss’ll’cà, a mmet’, a ssecond’ la staggiona e r’ ffatij chi s’ facienn’. Quann’ po’ arr’vavam’ for’ n’ p’gliavam’ nu muzzch’ alerta alerta e ssenza perd’ tiemb’ n’ raccummanavam’ a Ddij e r’ bbona le- na, a ccap’ calata accumm’nzavam’ la sc’rnata e ttanda vot’ a ssecond’ r’ ffatij: o iuqquavam’, o mm’nnavam’ o vr’gnavam’ o cugliemm’ r’ auliv’ (qquest’ n’ nn’eran’, fatij p’sant’ cum’ zappà la vigna, abbr’hà, zappà lu cannit’) allora, a vvoc’ stesa, n’ m’ttiemm’ a ccandà: li s’nett’: r’amor’, r’ pass’ion’, r’ s’mpatija e ppur’ r’ ngiur’ia, canzun’alleghr’,canzun’malincon’ch’, strappa laghr’m’ e canzun’r’ chiesia r’ la Maronna r’ la Cunc’zion’, r’ lu Carm’n’, r’ Ggjes’Crist’, r’ li Sand’ (Sand Can’ij, Sand’ And’on’j, Sand M’chel’…). Licr’st’ian’ ra nda la terra lor’, r’ mand’, chi f’rnija la strofa e cchi accumm’nzava n’ata canzona, hier’m’ tutt’ chjn’ r’ vita e r’ sp’ranza, si pur’ era accussì travagliata n’ nn’ p’rdiemm’ r’ an’ma e tutt’ nn’ann’mat’ affr’ndavam’ megl’la sc’rnata e ogn’ malapatenza. Cum’ v’larrija t’rnà a qquigghi tiemb’! So passat’ c’nquand’ann’ chi so qua e angora n’ mm’ sacc’ renn’ cund’ r’ ccamban’ si sonan’ a mmuort’ o a ffesta, lloch’ s’navan’ a mmuort’ a mmat’tin’, si eran’ tre ndinn’ era omm’n’, si eran’ ruj ndinn’ era femm’na; appena s’ s’ndija la cambana la matina, subb’t’ s’ spargija la voc’ e s’ app’rava chi era muort’! Qua n’ tt’accuorg’ r’ niend’, ammen’ si n’ nn’eja nu famigliar’ o nu pajsan’, si vo sapè quacche ccosa eia sci accattà lu gg’rnal’. Calitr’ mij, na cunf’renzia t’ vogl’fa: hij so rr’masta probbia a l’andica, so qua ma la mend’ e l’abb’tuddn’ so ssemp’ quess’lloch’, fazz’ spiss’ li cunfruond’. Prima n’tt’niemm’ niend’ e mmo t’nim’ tropp’, mo nc’eia l’esaggerazion’ r’ ogn’ ccosa: r’ mangià, r’ vev’, r’ vest’, acqua calla, fredda, doccia, vasch’ ra bbagn’ (ogn’ ffamiglia - parl’r’ lifigl’- ten’ tre bbagn’) prima la doccia n’ la faciemm’ p’ la vija quann’ s’ m’ttija a cchiov’. Ogn’ ccosa eia indispensabb’l’, s’accatta, s’accatta e ss’ vaj a ff’rnisc’ ca n’ nc’eia post’ p’ r’ mmett’, si apr’ l’armadij t’ car’n’ ncuogghj sc’cat’l’e sc’cat’legghj. Prima nu par’ r’ scarp’ r’ tt’niemm’ quatt’ann’, si s’spzzavan’ li cr’sciul’n’ r’app’ndavam’ cu lu fierr’ f’lat, specij quann’ hijer’m’ for’, mo, scarp’ estiv’, nv’ernal’, scarp’ chius’, apert’, sandal’, st’val’, (nuj r’ st’val’r’ pezza r’ mm’ttiemm’ attuorn’ a r’ ccauzett’ e r’ scarp’ a pp’ rr’parà la terra nda li pier’ quann’ zappavam’). Quas’ ogni stanza na television’, ogn’ un’lu compiuter, n’ tt’rich’ li cellular’, ruj, tre apprun’, ten’n’ lu vecchj e lu nuov’ a ssecond’ cambia la moda, semb’ a pp’rtata r’ man’ semb’ a r’aurecchj, ndà la macchina o a la pper’, nda li bbuss’, a la f’rmata; p’ la strata s’ pot’ send’ lu telegg’rnal’r’ tutt’ quanda, tand’ alluqquan’ e ss’ cunfiran’ cu l’aut. Appart’ figl’e ggienn’r’, ogn’ nn’pot’ maggiorenn’ ten’ la patenda e la macana, qua n’famiglia nc’ so 9 macchin’, lu f’rgon’ e ddoj moto, cchiù 7 bbiciclett’ e qquacche ttr’cicul’p’ lu p’cc’ninn’. Quanda chilometr’ r’ strata hamm’ fatt’ matina e ssera a ggì a lu Sp’nit’, a Lluzzan’, a Lliend’, a lu T’fiegghj, a tott’ r’ part’ lundan’, mo n’ns’ fac’ nu pass’ a la pper’. Cum’eia cambiata la vità! Quanda cumm’n’tà, prima n’ abb’ttavam’ sul’r’ fatija; hijer’m’ sul’ciucc’ r’ carr’ch’, nn’ nc’ so stat’ ferij o divert’mend’, n’ nsapiemm’ manch’ 14 m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c .d o Bbè, licingul’, r’ l’ahan’, r’ aurecchj r’ r’ggatt’ r’ ffazz’ spiss’ e ss’alleccan’ gghiongnj tutt’ quanda, si foss’ p’ llor’ avarrija acc’ngulià, all’ahanijà ra la matina a la sera p’ qquand’ sim’. Nuj anz’ian’ cummattim’ cu l’acciacch’ ma t’assicur’ ca la parlandina e la vozza la t’nim’ ancora bbona e mmenu mal’s’no cum’ ric’ lu pr’verbb’j “levam’ r’ mmangià e ffamm’ m’rì” Calitr’ mij, la ggend’ chi canosch’,qquann’ so bb’nuta mafal’ann’, m’ f’rmava p’ strata e mm’add’mmannava “Ciè cum’ maj n’ nn’ scriv’ cchiù a lu Cal’tran’? Cché t’ si arr’nnuta! Daj,piglia a scriv’ n’ata vota, a nnuj n’ piac’ legg’ r’ ccos’ chi scriv’, e ccum’ r’ ttien’ ammend’! Eia totta v’r’tà qquegghj chi scriv’!” Beè cche v’aggia ric’, cché v’ ch’rrit’ ca hij rich’ bb’scij!, hji criv’ sul’r’ ccos’” chi agg’ passat’ e cchi m’ so r’mast’ stambat’ n’da la mend’, specij quegghj trist’ e p’sand’. Mo v’agg’ accundandat’ n’ata vota, si m’era f’rmata era sul p’cché sacc’ ca quann’ accummenz’ a scriv’ cum’ si r’ pparol’r’ tt’ness’ nf’lat’ a l’ach’ e n’ nso capac’’ r’ smett’ r’ scriv’. A cunfruond’ a ttutt’ qquegghj chi m’ passa p’ la mend’ eja sul’n’assagg’. A bbuj, v’ ponn’ s’mbrà f’ssarij ma hij n’ vach’ paccia a scriv’ st’ ccos’, vist’ ca nnì ffigl’, nnì ggienn’r’ e nnì nn’put’ lu sann’ scriv’ e pparlà, na bbona vota chi agg’ r’p’gliat’ la penna mman’ r’ r’cuord’ m’agg’ fatt’ na saz’iata! Mo si n’ vv’n’ r’sp’iac’ sin’ a la fina m’avìta s’pp’rtà! R’m’nà r’ cos’ passat’ fors’ v’ annoia ma è ra lu passat’ chi amm’ fatt’ lu pr’sent’. Si pens’ a cum’ sim’ stat’, m’ ven’ ra ric’ r’ n’accundandà r’ tutt’ quegghj’ chi t’nim’, anz’, si prima nc’era lu mal’r’ la p’v’rtà, mo nc’eia lu mal’r’ l’abb’nnanzja. Nn’anz’ a ttanda fama e pp’v’rtà r’ tanda cr’stjan’ n’avarriemma sul’f’rmà a pp’n’zà (pur’ sila cris’ staj r’t’r’nann’). Scusat’ m’ p’ st’ pparol’, so pprobbia quist’ i cunfruond’ cu la realtà e v’larrija invità a r’ngrazià Ddij r’ tutt’ quegghj chi t’nim’. Calitr’ mij, mo t’ lass’ varamend’, t’ cerch’ scusa, chisà cum’ t’agg’ ann’iat’ bbuon’ bbuon’, si tien’ pacienzia r’ legg’ fin’ a l’ut’ma pagg’na t’ r’ngrazz’j cu ttutt’ lu cor’; t’ lass’ cu la penna ma no cu lamend’, cu la sp’ranza r’t’ v’rè cchiù bbietta possib’l’, salut’ a ttutt’ li figl’tuj, v‘cin’ e llundan’ e tutt’ li figl’spars’ p’ lu munn’ nfor’. A tti n’abbrazz’ luongh mill’chilometr’ probbia quand’ n’ separan’ ra qua!!! cche eran’ e n’ mpr’t’ndiemm’ niend, mangiavam’ qqueggh’ chi t’niemm’, chi r’travam’ ra for. A nnuj n’ p’iacija tutt’cos’, cu la fama chi t’niemm’ n’ lapp’tijavam’ la sciotta senza sci acchiann’ scazzell’. A pp’ t’ ric’ la v’r’tà m’ ven’ lu ulisc’ r’ qqueggh’ ccos’ r’ na vota: u’ p’zzugghj sotta la sc’niscia, l’acqua sala fredda o calla, la far’nata cu r’ nn’miccul’o li ci’c’r’, la m’nestra mmar’tata, li cip’gghin’ arr’stut’ sotta la vrascia, li paparul’a r’acit’, paparul’e pr’mmarol’,li papar’liegghj sfritt’, la m’gliazza cu r’ ffritt’l’, la sfritta, u sammucchj, li m’gliatiegghj, r’ nnogl’, la st’gliola, li sp’nsal’, tagghj, patan’ e ccucuzzieggh’, acc’ e ppatan’ cu n’addor’ r’ aumenta, lu bbaccalaj a la ualanegna o cu r’ ppatan’ (l’accattavam’ sul’p’ ccumparisc’ cu l’aut’ p’cché n’ nc’eran’ sold’, quann’ n’ v’nija aità u ualan’ cu li vuov o quacche aut’ cr’st’jan’), r’ ccicorij r’ carrar’, r’ llassan’ (vruocch’l’saluvagg’) chi accugliemm’ nda la scarpata r’ la vija nova; lu pr’ver’bbj’ r’ic’: “quann’ tien’ sal’e uogl’ogn’ ffoglia accuogl’” e pp’ la vija quann’ n’ r’travam’ ra for’, camm’nann’ camm’nann’, c’cor’j o vruoccul’anchiemm’ r’ bb’sazzol’, faciemm’ a ttiemb’ pur’ a ssegl’r’ p’ la vija e qquann’ arr’vavam’ a ccasa r’ llavavam’ e r’ mm’ttiemm’ a ccoc’. M’ ven’ pur’ lu ulisc’, r’ li rol’c’ chi si facienn’ p’ r’ ffiest’ r’ Natal’e r’ Pasqua: r’ scarpegghj e li cauz’nciegghj cu r’ mmier’ cuott’, lu p’cc’latiegghj cu lu naspr’, li c’cciar’ciegghj e ccu l’uov’ ngimma, li taragghj scallat’ (quigghj hruoss’) cu gghj ov’ e r’ ppep’. E cum’ m’ pozz’ scurdà r’ qquegghj bbell’fich’ appass’lat’, cr’pat’, cu la stizza mponda? Hij la matina quann’ arr’vava for’ acchianava ngimma a lapianda cchiù aut’ chi p’tija a qquigghj ram’ chjn’ r’ fich’, janch’ o neur’ p’ mmè eran’ un’meglj r’ l’aut’, pur’ ca lu viend’ m’ s’bbattija a nà part’ e l’auta cu la paura r’ carè, quann’ m’era apparata, anchija lu s’cchiett’ e mm’ n’ sc’nnija, po’ lu juorn’ n’ r’ mmangiavam’ cu r’ ppan’. E cche ddic’ r’ l’uva, la “m’scategghija”, t’niemm’ parecch’ vit’ ‘ndà li fil’, ggialla cum’ or’, hij sapija ndò eran’ quegghj bbit’, quann’ era cr’jatura m’ la scija sp’zz’liann’ a la megl’a la megl’e ttata m’ ssciarrava, m’ r’cija ca si la v’lija avija fa lu rac’iuopp’l’o totta la penn’la, senza sp’zz’liarla ca la vigna parija bbrutta. Calitr’ mij, n’ mm’ ric’ ca so cannaruta, u pr’verb’j ric’ “A chi n’ nn’ lu piac’ r’ bbuon’ u scazza truon’”, penz’ ca r’ ccos’ bbon’ (spec’ij quegghj r’ na vota) pijacienn’ e ppijac’n’ a ttutt’ quanda. Mo sul’ann’mm’narghjr’ m’ acchiana l’acqua mmoqqua. Oligiat, 5 magg’ 2013 Calitri, 11.08.2013. Festa dei quarantenni nati nel 1973. Terza fila, da sinistra: Ernesto Fasano (con occhiali da sole), Giuseppe Zarrilli, Lorenzo Tornillo, Canio Angelo Maffucci, Seconda fila da sinistra: Vincenzo Buldo, Vincenzo Calà, Massimo Zabatta, Marisa Cesta, Canio De Nicola, dietro Massimo Mastrodomenico, Ilaria Cruciani, dietro Maria Zabatta, Patrizia Gautieri, Luigi Cestone, Stefania Nivone, Michele Di Maio, Canio Zarrilli e Fabio Codella. Penultima fila da sinistra: con occhiali da sole Vincenzo Bozza, dietro Mario Angelo Pannisco, Gerardo Cappiello, dietro Adriano Cubelli, Claudio Polestra , Michelina Cerreta, Fabrizio Rauso, dietro Luciana Zarrilli, dietro Michelina Cianci, Donato Frasca, Lucia Russo e Angela Cubelli. Fila delle donne, da sinistra: Lucia Di Cairano, Rosa Russo, dietro Tania Maffucci, Maria Pina Capraro, dietro Massimo Vito Cianci, Angela Melaccia Maffucci, Rosanna Di Cecca, Franca Fastiggi, Giovanna Donatiello, Francesca Di Maio e Maria Teresa Giarla. A terra da sinistra: Francesco Maffucci,Vincenzo Delli Liuni, Grazia Leone (di Lacedonia), Isabella Pagliuca (di Lacedonia), Antonio Margotta e Angelo Rabasca. 15 m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO .d o Calitri, 23.01.2013 Nozze d’Oro di Antonietta Avella e Francesco Cerreta (ricca recca). Qui con le nipoti Giuseppina Russomanno a sinistra, Anna Russomannocon in braccio la piccola Cestone Antonella.Auguri dalla Redazione. Livorno 25 marzo 1959, Salvatore Nicolais classe 31.01.1916, la figlia Franca 05.04.1951 e il nipote Giovannino Tuozzolo 1308.1939. Bisaccia, 08.02.2013 primo compleanno delle gemelline Codella, nate da Vitantonio e da Elisa Cela. La piccola Sofia è in braccio al nonno,Vincenzo Codella (curella), e Viola in braccio alla nonna Elisa Margotta (p’ppun’). Auguri dai parenti tutti e dalla Redazione. Calitri, 22.02.1954. Matrimonio di Angela Bavosa (tetta/02.05.1930) e Mario Metallo (27.04.1929). Affianco allo sposo col costume calitrano Maria Tetta e dietro con la cravatta (senza cappello) Giuseppe Bavosa, genitori della sposa. Affianco alla sposa Colomba Cestone e dietro con la camicia bianca Giambattista Metallo. Calitri, 27.10.2013. Posa della prima pietra per la costruzione del campanile della chiesa dell’Immacolata Concezione. Da sinistra: Vincenzo Coppola, il sindaco Antonio Gerardo Rubinetti, il vescovo S.E. Pasquale Cascio, dietro Carmine Iannece (colui che ha preparato la pietra), il priore Giovanni Polestra, il nostro parroco don Pasquale Riccio e Pasquale Cestone. 16 m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c .d o Calitri, 07.01.1952. Da sinistra in piedi: geom.Vittorio Girardi, avv. GiuseppeVodola, rag. Michele Cerreta, prof. Calvezzi, Pasquale Cioffari, avv. Michele Savanella, don Vincenzo Cubelli, don Michele Di Milia. Seduti da sinistra: fotografo Michele Cioffari, prof. Di Lorenzo, geom. Michele Cerreta, avv. Ippolito, not. Giuseppe Cestone e davanti il prof. Bianco. Calitri 1948, località Gagliano, da sinistra: Angelo Frucci (br’skon’/20.07.1923 + Roma 26.02.2013) Lisa Acocella, Dorina Ferrara, Antonietta Cerreta (pirlingò), Giovanni Acocella (Zara 04.06.1928 + Roma 08.07.2011). Calitri, 03.09.2013 presso il Ristorante Gagliano si è tenuto il 50° anniversario del Diploma di Ragioniere maturandi nel 1963. Prima fila da sinistra in piedi: Rabasca Michelantonio, Elio Pastore, Salvatore De Nicola, Caterina Mastrodomenico, Michele Metallo, Fernando Cuppone e Berardino Polidoro. Seduti da sinistra: Michelina Ferrara,Vincenzo Zazzarino, Bruno Di Gironimo, Lilina Vallario e Margherita Acocella. Grugliasco (TO), 02.06.2013. In occasione del “Palio di Grugliasco”, il nostro concittadino Giuseppe Vallario insieme ai suoi amici di Borgata Lesna ha stravinto. Sin dalla prima edizione, 30 anni fa, Giuseppe Vallario è una delle colonne della “squadra”, partecipando al reclutamento degli atleti, all’organizzazione della sfilata storica, al coordinamento degli eventi di contorno, come gli sbandieratori, ecc. Qui nella foto è con la moglie Maria Di Maio. Abbazia del Goleto-Sant’Angelo dei Lombardi, 1976. Matrimonio di Vincenzo Zarrilli e Melinda Poto di Lioni. A fianco alla sposa il Dott. Michele Ricciardi farmacista, a fianco allo sposo Rosa Zarrilli, sorella dello stesso. GITA SCOLASTICA 1972: Ischia, 1972 gita scolastica del Istituto Tecnico Commerciale “A.M. Maffucci” di Calitri. Dietro da sinistra: Vincenzo Nesta, Canio Zarrilli, Canio Di Cairano. Prima fila da sinistra: Filomena Di Leo, Rosa Lampariello, Antonio D’Emilia, Maria Vallario, Gaetanina Basile, Vincenzo Zampaglione e a terra Angelina Di Maio. 17 m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO .d o Calitri, 1944/45. La famiglia Di Maio (mazzon’), il marito è morto e qui c’è la moglie Angelarosa Panniello con i figli Maria Giuseppa, Maddalena, Antonio, Giuseppe è assente. In piedi da sinistra prima fila: Maria Giuseppa Di Maio (23.02.1910+03.01.2010) con i figli Angela (28.02.1930+21.09.1987) e Giuseppe Tancredi (03.08.1927 + 18.06.1951), Maddalena Di Maio (27.01 1913 +31.08.1994) col marito Vincenzo Margotta,? con in braccio Rosa Di Maio. A terra, da sinistra in piedi: Filomena e Rosa Tancredi (06.07.1933 + 26.09.1942)col padre Canio (marito di Maria Giuseppa/08.01.1903 + 20.05.1951), Angelarosa Panniello (05.08.1889+29.09.1980), Michele Margotta (figlio di Maddalena), Antonio Di Maio, Angelo Di Maio e Angelo Margotta (figlio di Maddalena). Calitri, 18.08.2013 Festa dei 60enni, alcuni dei partecipanti. Da sinistra: Rosa de Feo, Augusto Romanelli, Giovanni Di Roma,Vitantonio Caputo, dietro Canio Germano, Gerardo Maffucci, Mario Vincenzo Codella, dietro Canio Di Napoli, don Pasquale Riccio, Michele Maffucci,Vincenzo Bozza e Giuseppe Fastiggi. Calitri, 10.08.2013. Festa dei 50enni. Prima fila in alto da sinistra: Canio Delli Liuni (ciamban’), Michelantonio Zarrilli (scatozza),Vito Cestone (singer), Rocco Maffucci (cuccion’), Gaetano Zarrilli (scatozza), Giuseppe Ziccardi (samuel’/ u’carianes’),Vincenzo De Nicola (paon’), Giuseppe Maffucci (v’lat’). Seconda fila da sinistra:Antonio Zabatta (marilana), Michele Galgano (ianna), Orazio Santoro (m’nacegghija), Gerardo Nino Nicolais (p’chiuochij), Michele Di Milia (cuzzett’), Giuseppe De Nicola (sartana), Michele Cerreta (t’bbiuol’) e Canio Cestone (moscia). Terza fila da sinistra: Antonio Galgano (mbaccator’), Savino Lombardi (m’ngucc’), Canio Caputo (m’nd’v’rdes’), Giovanni Polestra (cap’rutt’), Assunta Armiento (caram’zzett’), Franca Maria Germano (zemmar’),Vittoria Di Milia (piscia cenn’r’),Agnese Diasparra (catald’), Maria Bavosa (buld’), Maria Rosaria Cerillo (di Melfi),Angela Metallo (cot’ca) e Concetta Arci (di Cairano). quarta fila da sinistra: Canio Lopriore (tonnu’cc’), Giuseppina Tuozzolo (tuozz’l’), Lucia F. Rubino (pahanes’),Anna Maria Vallario (salva salva),Angela Gervasi (biond’ nieur’), Maria Antonietta Galgano (maria saluta), Mara Maffucci (m’scion’), Anna Sena (catarina), Marianna Galgano (ghianna) e Angela Cicoira (c’c’ron’). Agli organizzatori di questa festa, grazie per averci regalato un giorno meraviglioso e indimenticabile. Calitri, 09.02.1995. il sig. Galgano Giuseppe compie 100 anni. Da sinistra: Stanco Maria Antonia (23.08.1934), GalganoVincenzo (09.06.1928), Ravizzola Elda (05.06.1960), Galgano Giuseppe (15.09.1955), il festeggiato (deceduto il 28.01.1997), Galgano Rosa Maria (18.01.1960) con in braccio Roberta Galgano (28.06.1991), Giulia Galgano (14.06.1985). Calitri, 26.12.2012. Presepe Vivente. I Tre Re Magi: Fabio Calà, Nicola Zarra, Antonio Stanco. La Sacra famiglia: Emma Del Cogliano, il piccolo Vincenzo Coppola e Leone Coppola. 18 m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c .d o Calitri, 18.08.2013. Festa dei 60anni nati 1953. In fondo da sinistra:Vincenzo Rubino, Canio Bozza,Vitale Di Cairano, Antonio Cicoira. Penultima fila da sinistra: Giuseppe Tornillo,Vito Fierravanti, dietro Giuseppe Fastiggi (si vede appena), Giuseppe Tartaglia, Corrado De Rosa, Maria Lucrezia,Vincenzo Cubelli, Berardino D’Ascoli, Mario Vincenzo Codella, Canio Di Napoli, Eduardo Ferri, (con occhiali da sole) Erberto Leone,Vitantonio Caputo, Berardino Tornillo, Michele Maffucci, Mauro Metallo,Canio Di Napoli, Aldo Bove,Vincenzo Merola (con occhiali),Vincenzo Di Maio e Teresa Metallo, si intravede appena Angelina Maffucci. Prima fila in piedi da sinistra: PasqualeVitelli, Gerardo Maffucci,Angelo Forgione,Angelo Forgione, Michele Stanco, davanti Maria Zabatta, Vincenzo Bozza, Gerardina Zabatta, Luigina Cicoira, Gaetana Di Maio, dietro con occhiali Angela Bozza, Rosa Zarrilli, affianco con occhiali Gaetana Zarrilli, dietro Rosa De Feo, Giovanna Lucrezia, dietro Antonia Di Pietro, Maria Lucrezia, dietro Carmela Gallucci, Franca Lucrezia, dietro si intravede appena Carmela Russo, Angela Petrozzino, Franca Lucia Di Maio,?, Anna Zarrilli, Canio Di Cecca e Benedetta Gervasi dietro. A terra da sinistra: Canio Immerso,Vincenzo Senerchia, Rocco Di Napoli, Augusto Romanelli, dietro pino De Nicola, dietro ancora Canio Germano, con i baffi Giuseppe Di Maio, avanti Vincenzo Cubelli, dietro Giuseppe Luigi Bavosa, Giovanni di Roma (con i baffi),Vito Nigro e Rosa Di Napoli. Fiuggi, 12.09.2011. Da sinistra: Marianna,Teodolinda Paolantonio, Maria Russo, Michelina Zarrilli e Concetta Russo. Ci scusiamo per non aver potuto pubblicare, ancora una volta, tutto il materiale inviatoci New York, 27.12.2011. Nozze d’oro di Michelina Di Maio e Antonio Zazzarino. Auguri dalla redazione. Rimini,22.09.2013. Un gruppo di calitrani al mare. Da sinistra: Nicola Lucadamo (mata nicola), Canio Di Milia (cuzzett’), dietro Vittorio Nivone (paparign’), si intravede Vincenzo Pasqualicchio (megn’), Maria Concetta Zarrilli (sciambagniegghij), dietro si vede appena Gabriel Passeri, Giovanna Del Toro (sciatall’), Anna Zarrilli (v’ton’), dietro Antonio Zarrilli (innarucc’), Maria Di Pietro (m’rres’), dietro Lucia Russo (cangianella), dietro –Marco- il proprietario dell’hotel, Rosetta Cetta (p’cec’), dietro Giacinta Zarrilli (tacch’),Anna Caputo (caca patan’), dietro Canio Cestone (m’calon’),Vincenza Caputo (caca patan’), dietro Graziella Zarrilli (tacch’), Lucia Russo (cangianella), Antonio Galgano (zucquaron’), Antonio Zarrilli con la moglie (sciascialicchij). A terra da sinistra: Giovanni Di Milia (paglier’), Salvatore Mosca (di Bisaccia), Donato Gautieri (sacchett’),Angela D’Alessandro (megn’), Rosetta Galgano (zambaglion’) e Antonio Martiniello (lancier’). Nella foto mancano Felicetta di Carlo e Alessandra Del Cogliano. Calitri, 17.08.2013. Festa dei 30enni. quarta fila da sinistra: Rocco Nicolais, Elisa Grieco,Antonio Nigro, Domenico Buscemi.Angelo Di Napoli, Gaetano Cicoira, Giuseppe Cerreta,Vincenzo Tuozzolo, Giuseppe Salvante, Maurizio Lettieri, Fabrizio De Rosa. Terza fila: Monica Tornillo, Diana Maffucci,Vittoria Buldo, Marianna Lucadamo, Emanuela Di Cecca, Graziano Licari, Nicola Mesce, Michela Galgano, Giuseppina Russo,Vincenzo Di Masi, Jessica Di Cosmo, Emerson Schettino, Barbara Nigro. A terra da sinistra: Mariagrazia Del Cogliano, Mariangela Tuozzolo, dietro Enzo Maria Campana, Francesco Di Salvo,Vito Di Maio (seduto),Vito Tornillo, Clara Cicoira, RosannaVeneziano, dietro con occhiali Angelo Lucrezia, Giuseppe Zarrilli, Nino Marzullo, dietro Donato Russo e Paolo Fierravanti, 19 m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO L A NOSTRA BIBLIOTECA ANNIBALE COGLIANO: Due Italie tra fascismo e post-fascismo. Rivolta di Calitri e Ferrara Repubblichina Ed. Scientifiche Italiane (NA) 2013 – pp.281. L’indagine ha ad oggetto, da un lato, le vicende della rivolta, sanguinosa e di massa, di Calitri (Alta Irpinia) del 29 settembre 1943, che scoppia violenta, nell’agonia del regime, con l’arrivo degli Alleati che tallonano i nazisti in ritirata, e il suo prosieguo politico e giudiziario sino agli inizi degli anni ‘5O; e, da un altro, Ferrara repubblichina attraverso la figura di un vicequestore, Carlo De Sanctis, tipico funzionario della banalità del male, responsabile di fucilazioni, torture, sevizie, deportazioni (oltre 500 unità fra partigiani ed ebrei). Carlo de Sanctis è fratello del sostituto procuratore Francesco, che opera a Sant’Angelo dei Lombardi (Alta Irpinia) e che si distingue per la sua ferocia repressiva contro i rivoltosi di Calitri (quasi un centinaio gli arrestati, fra cui molti giovanissimi) e contro i contadini di altre località che occupano le terre dei latifondisti o il demanio incolto. I De Sanctis, entrambi conquistati dal fascismo e da casa Savoia, sono pronipoti del celebre Francesco De Sanctis, critico letterario e patriota dell’Italia risorgimentale e liberale. Nell’Italia spaccata in due del dopo 8 settembre 1943, essi rappresentano emblematicamente e drammaticamente la continuità delle istituzioni e della cultura del ventennio nel nuovo quadro politico che si apre con il governo Badoglio. E rappresentano i limiti e le due velocità dell’Italia post-fascista. Sull’altro versante, Fonda lunga della rivolta di Calitri 1943 porta all’affermazione della sinistra e della cultura democratica nel 1946: 50% dei voti al referendum per la Repubblica e vittoria social comunista alle amministrative, cosa del tutto incompatibile con l’affermazione crescente del potere della Democrazia cristiana, sul cui carro salgono tante forze e ceti del vecchio regime. […] (dalla quarta di copertina) VINICIO CAPOSSELA: Tefteri. Il libro dei conti in sospeso Ed.Il Saggiatore (MI) 2013 –pp.154. Una taverna invisibile dalla strada, una porta modesta a segnalare l’ingresso. Dentro, pochi tavoli, luci basse, fumo. In fondo alla sala una piccola pedana, dove si suona seduti in linea, di fronte agli avventori. Voce, chitarra, buzuki. Stasera si suona rebetiko. Si ascolta mentre si mangia e si beve. È l’eucaristia che si riceve da seduti, senza poter scappare, e la taverna è la sua chiesa. Vinicio Capossela ha percorso le strade della Grecia nell’anno del tracollo finanziario. Ha incontrato quel che resta dei leggendari rebetes nelle taverne di Atene, Salonicco, Creta, catturando visioni, ebbrezze, magie e illusioni su un piccolo taccuino, il suo Tefteri. Capossela racconta una Grecia inedita, sofferente e fiera, che riscopre il rebetiko come musica della krisis. Una musica dell’assenza, nata dalla rabbia e dalla nostalgia di un popolo, quello greco-turco, che nel 1922 si trovò sradicato e straniero in patria. Rebetiko è scelta politica. Rebetiko è appartenenza. È il canto di sirena che riecheggia nei porti del Mare nostrum. Per il rebetiko non si applaude, si rompono piatti: la radice della sua forza unica affonda nel suo anarchismo. Nota dopo nota, pagina dopo pagina, il Tefteri è la trascrizione dei debiti e dei crediti che bisogna fare per «imparare il mestiere di campare››. Il regi- stro dei conti in rosso che tutti hanno con la vita e la morte. Perché, fin dall’antichità, quello che viene dalla Grecia partecipa dell’universale, ci dice dell’uomo e del suo destino, là dove è nato. Quando superò la necessità e inventò il gioco, la festa, l’arte. Quando sollevò il capo e divenne anthropos. (dalla seconda di copertina) MARIELLA ZARRILLI: Ali di farfalla Delta3 Grottaminarda (AV) 2012 –pp.48 Nei versi della Zarrilli l’IO, nuovamente risorto, dopo tanta esagerata poesia oggettiva, ridiventa protagonistadella poesia. Poesia dal respiro lieve, dolce come il sorriso degli innocenti, di chi si interroga sul proprio destino e sul proprio futuro. Poesia leggera, garbata, spontanea, mai superficiale. Nei versi della poetessa di Calitri si respira l’aria semplice della vita e il profumo dei sentimenti miti. Poesia ricca di semplicità e densa di onestà intellettuale. (dalla seconda di copertina) EMILIO RICCIARDI: Calitri Antica, II edizione riveduta e amplificata Ed. DigitalPoint1 – Rionero (PZ) 2013 – pp. 107. […] I fatti che l’autore racconta provengono senza dubbio dalla Storia di Calitri di Vito Acocella e dai lavori degli altri storici nostrani che ne hanno seguito le orme, ma in gran parte emergono dalle carte d’archivio riguardanti il nostro paese, da lui ’per la prima volta esplorate. Il testo è inoltre arricchito da una nutrita serie di immagini, in parte sconosciute al vasto pubblico, e di epigrafi locali. Nel racconto di Ricciardi si distingue una storia che si sviluppa nei secoli, col mutare delle dominazioni nel regno di Napoli, col succedersi degli arcivescovi della diocesi di Conza e dei signori feudali. Ma c’è anche un filo narrativo apparentemente minore, costruito con episodi occorsi alla gente comune, remoti e marginali se si vuole, ma che è difficile immaginare possano essere capitati a Calitri se non si conoscono le fonti. Il tutto, però, accade in un’area dominata da un destino geologico: i terremoti demoliscono periodicamente gli edifici del paese. Ciò che a Calitri rimane di antico è la chiesa dell’Annunziata. Ma i calitrani non hanno mai cessato di ricostruirli, anche a costo di abitare, nel frattempo, nelle spoglie grotte tufacee della collina. Un popolo di lavoratori, dal carattere tenace, dunque. Ai calitrani d’oggi si chiede di non tralignare. Conserviamo il piglio vigoroso dei nostri antenati, andando avanti verso la storia futura! (dalla presentazione di Pietro Cerreta). RAFFAELE MARRA: Collezione di attimi Graus Editore (NA) 2013 – pp. 63. “Sono nato nel Novecento, ma molto ho appreso dalla generazione che mi ha cresciuto. I miei educatori erano tutti della seconda metà dell’Ottocento. Erano sopravvissuti ai terremoti, alla peste, alla malaria ed erano in grado di inculcare in me bambino nuove idee e nuove nozioni di vita poiché anche la prima guerra mondiale li aveva lasciati indenni.” Sebbene proveniente da “una società di contadini senza terra”, il protagonista di questo racconto era cresciuto protetto da un’invisibile cortina d’amore che lo legherà per sempre alla sua famiglia. E una guida dall’alto lo spingerà a divellere le sue radici e a piantarle in una nuova città, Torino, dove, inaspettatamente, incontrerà l’amore puro. (dalla quarta di copertina) Salvatore Scoca a cura di Donato Lucev – Comune di Calitri Associazione Pro loco Calitri – Grafiche Pannisco 2013. 20 .d o m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k Sono già cinquant’anni dalla scomparsa di Salvatore Scoca ma in Calitri, in Irpinia e in altre parti del Paese in cui egli ebbe contatti come politico e uomo di Governo, di Avvocata Generale dello Stato, di docente universitario e di studioso o come semplice cittadino, è sempre vivo il ricordo nonostante la notevole ampiezza di tempo trascorso dalla sua morte. Con il passar del tempo diminuiscono sempre più le persone che ebbero il piacere di conoscerlo personalmente come pure coloro che sono a conoscenza del suo operato nei vari campi in cui svolse la sua attività. Viene progressivamente meno, in tal modo, una fonte diretta di informazione intorno alla complessa figura di Salvatore Scoca per cui si avverte la necessità di mettere a disposizione delle attuali e delle prossime generazioni una documentazione, per fortuna già esistente, dovendosi solo collazionarla e coordinarla, a cui possano far riferimento per soddisfare le loro sete di sapere e di conoscenza. (dalla Presentazione) Cinquanta foto per il 50° Anniversario della morte di Salvatore Scoca 10 maggio 1962 – 1° maggio 2012. A cura di Donato Lucev – Pannisco 2013. Il ricordo di Salvatore Scoca nel 50° anniversario della morte si è pensato di svilupparlo attraverso una serie di iniziative volte maggiormente a creare le basi affinché esso possa risultare quanto più possibile duraturo nel tempo in modo che le attuali generazioni, ma anche le future, possano disporre di un materiale a cui attingere e trasmettere l’operato di Salvatore Scoca. Si cercò all’epoca di tamponare sia la disoccupazione che l’emigrazione con uno strumento- i cantieri di lavoro – che sicuramente non aveva la pretesa di risolvere i due problemi, ma voleva fornire una boccata d’ossigeno a tante persone. Nel frattempo si procedeva in maniera parallela su un altro binario che era quello della scuola: Scuola Media, Avviamento Professionale a indirizzo agricolo, l’Istituto Tecnico commerciale, il Liceo Scientifico e la Scuola d’Arte, che in breve tempo fecero di Calitri un centro attrattore di studenti da tutti i paesi delle province limitrofe. (dalla prefazione del Sindaco Antonio Rubinetti) VITO MARCHITTO: Nell’Irpinia Estrema. Una militanza politica e ideale a Calitri e nel Mezzogiorno interno Mephite 2013 – pp.188. Ciò che differenzia e distingue in Marchitto il Percorso della memoria, rispetto a tante autobiografie politiche, è il costante e felice equilibrio tra la dimensione pubblica e la sfera privata, tra sentimento e ragione, l’analisi a mente fredda e il pulsare delle passioni, la serenità tollerante dell’uomo maturo e l’impossibilità di rimuovere fino in fondo i risvolti più amari. Uno dei meriti principali di Marchitto, rispetto a tanti intellettuali e scrittori della sinistra e del Movimento, consiste nell’essersi sottratto alla logica dello “sconfittismo” e alle opposte tentazioni del rimpianto o del rancore postumo. E di aver saputo inquadrare la sua esperienza politica nella storia di un paese, Calitri, di cui ha saputo far rivivere, soprattutto nei capitoli iniziali, certe atmosfere del dopoguerra epiche e commoventi (degne di un film alla Tornatore) e quella dimensione del tutto particolare dei suoi abitanti, vagamente estrosi e tendenzialmente creativi, che oggi si riflette nelle brillanti suggestioni poetiche e musicali di Vinicio Capossela. (dalla prefazione di Paolo Speranza) .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c .d o m o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k S O L I D A R I E TÀ C O L G I O R N A L E lia (Teora), Cianci Francesca (Roma), Di Cairano Antonio (Guidonia), Scappaticci Angela (Ciampino), Cerreta Vincenzo (Carrara). Euro 12: Germano Canio (Prato). Euro 15: Zarrilli Ivan (Limbiate), Rainone Vito (Lentate), Di Milia Lucia (Corsico), Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi), Cicoira Giuseppe (Melfi), Zarrilli Vincenzo (Castiglione delle Stiviere), Mazziotti Maria Antonia (Santa Marinella). Euro 20: Cerreta Marianna (Campi Bisenzio), Rabasca Corcione Barbara (Caserta), Rabasca Antonietta (Avellino), Cesta Anna (Bologna), Maffucci Edoardo (Torino), Nicolais Maria Giuseppa (Cairano), Abate Nino (Salerno), Fastiggi Michele (Salerno), Melaccio Giuseppe (Poggibonsi), Santoro Vincenza (Mariano C.se), Cappiello Armiento Grazia, Maffucci Giuseppe (Portici), Codella Michele (Tirano), Di Napoli Rocco (Casalecchio di Reno), Cerreta Vincenzo (Vimodrone), Di Cecca Vincenzo (Mariano C.se), Tuozzolo Giovanni (Roma), Rinaldi Canio (Lavena Pontetresa), Cestone Pasquale (Busto Arstizio), Zabatta Rosina ved. Galgano, Maffucci Mario Junior (Forlì), Abate Pasquale (Avellino),Vallario Giuseppe (Grugliasco), Cestone Antonio (Pavia), Cerreta Canio (Cerasolo di Coriano), Caruso Michele (Lomazzo), Balascio Francesco (Bisaccia), Tetta Antonio (Napoli), Cianci Michele (Brescia), Di Milia Iolanda (Pontedera), Bavosa Giuseppe, Capozi Bruno-Mastrullo (Roma), Acocella Nicola (Limidi Soliera), Senerchia Maria (Sesto F.no), Cantarella Maria (Genova), De Nora Bartolomeo (Verbania), Gautieri Pasquale (Bollate), Germano Pasquale (Briosco), Di Milia Vincenzo (Pescara), Toscano Di Maio Rosa Maria (Rende), Cristiani Salvatore (Poggibonsi), Simone Vincenzina in Valentini (Maddaloni), Farina Franco (S. Marco Evangelista), Gautieri Enzo (Bollate), Scoca Rosa S. Giovanni Vald.no), Fierravanti Pina (Lavena Ponte Tresa). Euro 25: Polestra Claudio (Desio), Armiento Michelangelo (Roma), Metallo Vincenzo (Roma, via C.Ferrini), Margotta Mario (San Donato M.se), Rabasca Angelomaria (Cervinara), Gautieri Antonio (Mariano C.se), Aristico Antonio (Siena), Gallicchio Mario (Milano), Abate Michele (Roma), Mastrodomenico Caterina (Napoli), Margotta Claudio (San Donato M.se). Euro 30: Tozzoli Marta (Napoli), Di Maio Giovanna e Codella Michele (località non pervenuta), Di Maio Giuseppe (Besano di Verona), Lavanga Pasquale (Cagliari), Metallo Mauro (Brescia), Cerreta Canio (Roma), Di Gironimo Bruno (Salerno), Ferrero Remo (Torino), Armiento Michele (Caselle Torinese), Galgano Franca (Bergamo), Codella Michele (Roma), Gautieri Antonietta (Rizzolo), De Nicola Michele (Bologna), Galgano Antonio (Poggibonsi). Euro 35: Zarrilli - Fastiggi (Bollate). Euro 40: Armiento Angelo (Siena), Famiglia Girardi-Bennici (Livorno). Euro 50: Scoca Maria Concetta (Roma), Di Cairano Paola (Cenate Sotto), D’Ascoli Berardino (Genova), Cestone Mario (Brescia), Galgano Antonio (Milano), Zarrilli Giuseppe (Bollate), Norelli Francesco (Roma), Marrese Luigi (Abbiategrasso), Di Napoli Pasquale (Milano), Zarrilli Michele (Poggibonsi), Margotta Ottavia (Livorno), Santeusanio Giuseppe (Livorno), Di Muro Franca Maria (Bologna), Del Re Michele (Napoli), Zarrilli Vera e Vincenzo (Prato), Codella Gerardo, Zarrilli Angela (Pavia), don Lorenzo Sena (Fabriano), Messina Giuseppe (Roma), Cestone Gerardo (Cava de’ Tirreni), Marra Raffaele (Caserta). Euro 60: Acocella Nicola (Roma). Euro 100: Michelina Ferrara (Torino), gen. Acocella Mario e Virginia (Napoli), Euro 150: Lucrezia Vincenzo Luciano (Ivrea). Vendita libri Alfonso Nannariello € 47 presso Fiera Interregionale Calitri. Rinnovo dominio sito internet IL CALITRANO a cura di ITACA di A.Marco Del Cogliano. DA CALITRI Euro 5: Pinto Angelo, Zarrilli Pasquale, Rinaldi Francesca Giuseppina, De Vito Antonietta, Di Carlo Tania. Euro 10: Buonaparte Giuseppe, Cestone Franchino,Vallario Vincenzo, De Nicola Michele, Di Cairano Gaetano, Rossi Olivio, Fastiggi Armando, Maffucci Canio Luciano, Leone Giuseppe, Cerreta Antonio, Di Tore Angela Maffucci, Contino Lucia, Maffucci Vincenza Rosaria, Bozza Antonio, Russo Giuseppina, Rosania Luigi, Di Milia Michele, Zarrilli Giuseppe, Caputo Vittorio, Iannece Antonio, Di Milia Michele, Cerreta Rosa Antonia, Cardinale Raffaele, Leone Vito Antonio,Tornillo Giovanna, Stanco Giovanna, Simone Mario, Maffucci Canio Luciano, “Tutto Musica”, Di Maio Gaetanina, Maffucci Michele, Di Maio Giuseppe-Cestone M.Vincenza, Di Roma Giuseppe, Di Milia Raffaele, Tancredi Giuseppe, Capossela Mario, Zarrilli-Cerreta, Rabasca Antonio Mario, Margotta Angela, Mazzeo Michele, Di Milia Salvatore, Zarrilli Maria, Maffucci Lucia ved. Di Milia, Acocella Michele (mecca), Aristico Lorenzo, Russo Vincenzo, Panniello Maria, Di Milia Vincenzo via Manzoni 8, Russo Concetta, Euro 15: Fierravanti Maria, Di Guglielmo Michele-Vallario A., Di Maio Vincenzo, Picone Antonio e Zarrilli Rosa, Cirminiello Vittorio, Russo Giuseppe-Bozza Angela, Lucadamo Mario (c.da Carruozzo), Scoca Vincenzo e Cestone Maria, Sperduto Angelomaria, Agriturismo “Valle Ofanto”, Cianci Gaetano, Metallo Antonio e Antonietta. Euro 20: Rocco Briuolo, Rubinetti Lucia, Di Maio Pasquale, Metallo Pasqualina, Nivone Stefania, Bar Ciak si gira, Paolercio Carmine, Cestone Assunta, Paolantonio Paolo, Basile Francesco, Zabatta Vito, Sacino Francesco, Zarrilli Giuseppe, Fatone Canio, Di Cairano Francesco Antonio, Gautieri Vincenzo, Gautieri Donato, Gallucci Vincenza in Cestone, Osteria “Tre Rose”, Michele Di Maio, Margotta Antonietta, Della Badia Anna, Di Cecca Romeo, Coppola Leone, Simone Luigi, Piaggio Center di Russo Gerardo, Zarrilli Antonio, Margotta Emilio, Di Milia Antonio, Sena Anna, Bovio Cosimo, Zabatta Vito, Di Cecca Michele, Tornillo Michelangelo, Biscotteria “I Nobili”, Cesta Antonio, Mucci Gaetano, Di Milia Benedetto, Carlucci Giovanni, Calabrese-Minichino, Lettieri Enzo, Di Carlo Michele, Nicolais Lucia, Contino Vito Antonio, Tateo Domenico, Armiento Michelangelo, Tornillo Filomena, Cubelli Angelo, Caputo Vitoantonio, Buglione Lucia, Di Roma Giovanni e Anastasia, Salvante Michele, Mastrullo Giuseppe, Zarrilli Vincenzo, Zarrilli Rocco, Di Muro Leonardo, Maffucci Vincenzo e Zabatta M.Michela, Tancredi Filomena- Cialeo, Lucrezia Antonio, Di Milia Concetta-Gallo, Caputo Vitantonio, Si Cecca Giovanni, Caputo Giuseppe, Maffucci Lorenzo, Di Milia Maria, Mottola Gerardo, Di MaioGaetano (Salerno). Euro 25: Germano Giuseppe, Di Cecca Angelomaria, Cerreta Francesco e Antonietta, Lucrezia Vincenzina. Euro 30: Di Roma Iolanda, Armiento Assunta, Della Polla Antonietta, Lampariello Titti, Di Milia Pasquale, Miranda P. Antonio, Abate Vincenzina, Armiento Antonio, Nesta Vincenzo, Martiniello Vito-Galgano, Zarrilli Michele, Zarrilli Vito-Tornillo M.Rosaria, Zarrilli Vincenzo ed Elisabetta, Di Cairano Giuseppe, Gruppo organizzativo Festa 70enni, Gautieri Vincenzo e Maria Francesca, Polestra Fortunato, Suore di Gesù Redentore, Metallo Michele, Cicoira Lucia, Zarrilli Donato. Euro 40: Polestra Giovanni, Zabatta Franca. Euro 50: Gruppo “A Cunv’rsazion’”, Di Milia Giuseppe, Lucev Donato, Caruso Angelo, Galgano Giuseppe, Armiento Vincenzo, Vallario Leonardo, Galgano Luigi, Caruso Salvatore, Cestone Francesco, Di Cecca Graziella, Festa dei 60enni del ‘53, Pietro Cerreta, Rabasca Michelantonio, Gruppo quarantenni anno 1973, Iannolillo Maria Antonietta, Galgano Donato. Euro 60: Di Cecca Raffaele. Euro 75: Armiento Giuseppe, Partecipanti Festa dei 30 anni classe 1983. Euro 100: Anonimo, Laboratorio analisi A.M. Maffucci. Euro 200: Anonimo. DALL’ESTERO DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE BELGIO: euro 10 Gervasi Carmela, 15 Rubino Donato, Ferrante Pasquale, euro 30 Galgano Antonio. FRANCIA: euro 20 Ragazzo Nicola. GERMANIA: euro 30 Koschmieder Klaus, euro 20 Maffucci Canio, Rosania Vincenzo, Zazzarino & Di Carlo Maria, euro 15 Gautieri Vincenza. SVIZZERA: euro 450 Associazione Calitrani in Svizzera, euro 20 Di Maio Vito, Valentina r lu sand’f ’les’, Caruso Giuseppe, Russo Giuseppe. USA: euro 100 Di Napoli Mark. ARGENTINA: euro 20 Rosales Carlos. BRASILE: euro 25 Aristico-Senerchia. VENEZUELA: euro 50 Di Cairano Gaetano. CANADA: euro 50 Cicoira Fabio (Montreal). Euro 5: D’Onofrio Giuseppe (Cast. di Stabia), Codella Vincenzo (Firenze), Euro 5, 20: Piccirillo Angelo (Serre), Euro 10: Caprio Donato (Quarto), Libreria già Nardecchia (Roma), Manzoli Flavia e Ascanio (Genova), Ciccone Gaetano (Caronno Pertusella), Di Napoli Teresa (Calco), Galgano Canio (Cantù), Briuolo Luigi (Alessandria), Di Milia Michele (Castelfranco Veneto), Forgione Giuseppa (Lentate S.S.), Repole Michelina (Rapone), Cianci-Iavazzo Mario (Napoli), Panella Mario (Nova M.se), Nicolais Giovanna (Quattro Strade di Lori), Metallo Luigi (Vallata), Tancredi Canio (Modena), Rubino Filomena (Ancona), Rubino Michele (Comeana), Cantarella Francesco (Brescia), Gallucci Donato (Ancona), Di Cosmo Michele (Poggibonsi), Sac.Pasquale Rosami- 21 .c h a n g e Vi e w N y bu to k lic IL CALITRANO MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati relativi al periodo dal 21 giugno 2013 al 31 ottobre 2013 sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri NATI Gagliardi Michela di Giovanni e Di Salvo Virginia Orabona Noemi di Paolo e Raia Mariarosaria De Nicola Francesca di William e Di Conza Filomena Racioppi Nicolas di Nunzio e Acocella Assunta Ferrari Davide di Marco e Scarlatella Dora Zarrilli Aurora di Vito e Nigro Vanessa Borra Maira di Giuseppe e Borea Daniela Cignarale Donatella di Davide e Pastore Rosa Pierpaola Avella Mauro di Antonio e Paolantonio Lucia Soriano Mattia di Giuseppe e Cestone Antonietta Zabatta Maddalena di Vito e Maffucci Mariella Acocella Leonardo Maria di Fausto e Stanco Anna Maria 13.06.2013 05.07.2013 09.07.2013 16.07.2013 20.07.2013 24.08.2013 20.09.2013 25.09.2013 08.10.2013 09.10.2013 10.10.2013 15.10.2013 MATRIMONI Borea Michele Ivan e Celetti Alessandra Maffucci Giuseppe e Zabatta Ilaria Lembo Diego e Galgano Roberta D’Andrea Antonio e Bavosa Giuseppina Cestone Giuseppe e Cibellis Romina Cialeo Giuseppe Raffaello e Racioppi Alfonsina Luisa Carbonara Piero e Scilimpaglia Laura Maffucci Giovanni e Zarrilli Mariangela Di Benedetto Giovanni e Maffucci Michelina Maffucci Canio e Polito Maria Elisa Acocella Franco e Bozza Maria Maddalena La Penna Francesco e Santoro Rosalba Cestone Francesco e Margotta Giuseppina Codella Vito e Armiento Filomena Segnini Gian Luca e Gallo Maria Grazia Racioppi Vito e Di Paola Rosanna Pinto Carmine e Nivone Stefania 10.06.2013 22.06.2013 29.062013 06.07.2013 27.07.2013 27.07.2013 04.08.2013 10.08.2013 14.08.2013 17.08.2013 24.08.2013 31.08.2013 31.08.2013 14.09.2013 14.09.2013 28.09.2013 29.09.2013 MORTI Stanco Canio 16.01.1938 - † 17.06.2013 Toglia Rosina 06.07.1916 - † 20.06.2013 Codella Vito 05.09.1930 - † 22.06.2013 Maffucci Giacomo Giovanni 24.06.1926 - † 23.06.2013 Melaccio Gerardo 18.11.1936 - † 01.07.2013 Bavosa Michele 20.07.1986 - † 10.07.2013 Gervasi Giuseppe 14.08.1946 - † 17.07.2013 Gallucci Gaetana 05.04.1931 - † 04.08.2013 Zarrilli Giuseppe 06.05.1933 - † 04.08.2013 Vodola Raffaele 02.09.1935 - † 09.08.2013 Siconolfi Anna 01.01.1927 - † 24.08.2013 Zarrilli Giovanna 04.11.1932 - † 13.09.2013 Cialeo Francesco Antonio 16.01.1922 - † 14.09.2013 Armiento Lucia 23.02.1933 - † 24.09.2013 Zarrilli Concetta 08.09.1935 - † 30.09.2013 Capossela Annina 08.08.1928 - † 02.10.2013 Valzani Filomena 15.06.1959 - † 01.10.2013 Margotta Lucia 27.09.1922 - † 09.10.2013 Giuliano Giovanna 11.01.1927 - † 21.10.2013 Pinto Francesco 08.07.1924 - † 27.10.2013 Covino Anna 31.07.1914 - † 27.10.2013 Ci scusiamo per qualsiasi eventuale errore. 22 .d o m w .c o m c u -tr a c k C N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! XC er O W F- w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- c u -tr a c k MISTERI MISTICI (E NON) CALITRANI di Gautieri Donato (da Reggio Emilia) Grazie alla lungimiranza politica e dirigenziale del nostro amato paese mi sono ritrovato intorno alla mezza età, insieme ad alcuni miei coetanei,senza lavoro né prospettive future con famiglia a carico e mutuo della casa da pagare. L’unica alternativa è stata quella di emigrare. In questo salto nel buio la mia più grande preoccupazione era per i miei due figli; di come si sarebbero trovati sia come ambiente sia a livello scolastico. Fortunatamente ho trovato lavoro come trasportatore. Passato il primo impatto ecco il primo mistero; mio figlio più grande, che adesso frequenta l’ultimo anno di ragioneria, a Calitri veniva valutato poco più della sufficienza; a Reggio Emilia è uno dei migliori di tutto l’istituto. Allora delle due l’una: o qui viene sopravalutato (non credo dato che gli insegnanti delle materie tecniche gli hanno chiesto di dare delle ripetizioni a buona parte dei suoi compagni) oppure qui non avviene la lievitazione dei voti di fine anno degli allievi figli degli amici degli amici. MAH!Misteri scolastici. Il piccolo invece, che non aveva di questi problemi, ne ha avuto uno di carattere religioso. Ha frequentato il corso di catechismo, peraltro risultando il migliore, però quando ho chiesto al parroco Don Pasquale se poteva ricevere il sacramento, dopo varie telefonate, incontri con mio cognato ecc. mi sono sentito rispondere di no perché faceva soltanto la 2° media. Ed ecco il secondo mistero. Come mai la cresima l’hanno potuta riceverla alcuni non della parrocchia? E i ragazzi della parrocchia che erano presenti sono alcuni giorni di tutto il corso? Però si sa, il buon Dio chiude una porta e ne apre due. Ad una manciata di chilometri (Andretta) il parroco Don Giuseppe capita la situazione e visto l’attestato di frequenza al corso di Reggio Emilia, è stato felicissimo di cresimare mio figlio Giuseppe senza tanti cavilli burocratici. Non meravigliamoci più quindi se un tempo Calitri era un punto di riferimento e adesso sta diventando un paese fantasma che si regge soltanto su invidia, egoismo e gelosia. RICORDA CHE LA TUA OFFERTA È DECISIVA PER LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO GIORNALE .c XC h a n g e Vi e w N y bu to k lic .c R E Q U I E S C A N T S.E. Mons. Pietro Farina Vescovo di Caserta Maddaloni 07.05.1942 † Pozzilli 24.09.2013 Raffaele Pastore 07.07.1939 - † 09.09.2013 Madre affettuosa, laboriosa ed onesta; le sue doti furono di esempio a quanti la conobbero. I familiari tutti a perenne ricordo. Eterno riposo… (Salmo 11 – 7) (S. Agostino, Confessioni IV-1 0.15) Mario Di Milia 14.09.1950 - † 18.12.2012 Rosa Gautieri 23.05.1926 - † 29.08.2012 Maria Nicolais 25.09.1921 - † 05.12.2010 Siamo certi che dal cielo ci proteggerai sempre guardando e ascoltando il nostro cuore. I tuoi cari. Prima noi in te, ora te in noi per sempre. I tuoi cari. Con profondo immutato dolore ed infinito rimpianto, la famiglia ne ricorda i sacrifici, la dedizione e le tante sofferenze. Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta. Tutti i vostri cari vi ricordano con affetto. Lucia Maffucci 27.10.1927 - † 12.12.2009 Nel terzo anniversario della sua scomparsa con l’affetto di sempre la ricordano le figlie, il genero, i nipoti e tutta la famiglia. Amedeo Galgano 10.03.1929 - † 29.02.2012 Vincenzina Paolantonio 16.08.1932 - † 20.08.2008 Papà dolcissimo ci manchi tanto! Manca il tuo affetto, la tua voce, manca il tuo sorriso, la tua saggezza, l’amore, il tuo esempio. Se dentro di te potessimo camminare il nostro andare non avrebbe mai fine. Esiste un angolo nel nostro cuore dove inevitabilmente sei, quellopiù fanciullesco che integre serba le tue cure e le tue materne premure. Ci proteggerai dal cielo come amorevolmente hai fatto quaggiù. Nicola Caputo 23.05.1934 - † 06.05.2008 A cinque anni dalla scomparsa, il suo ricordo di uomo solare, semplice ed onesto è sempre vivo nel rimpianto della famiglia e di quanti lo conobbero e l’amarono. Dina Cicoira 10.01.1916 - † 01.11.2002 Vincenzo Nicolais 12.03.1914 - † 13.02.2008 “Il loro ricordo sia sempre con noi”. Domenico Di Luzio 01.01 1934 - † 23.09.2003 Angelo Maffucci 16.10.1932 - † 23.03.2003 Carmelinda Di Milia 05.01.1933 - † 03.04.2003 Nel decimo anniversario della sua scomparsa. Non piangete la mia assenza sono beato in Dio e prego per voi…Io vi amerò dal Cielo come vi ho amato in terra. Il vostro ricordo è sempre vivo per noi a 10 anni dalla vostra scomparsa. I figli e i familiari tutti. Romeo Gautieri 19.06.1934 † Belgio, 20.10.1983 A trent’anni dalla scomparsa sei sempre nei nostri cuori. Fratello, sorelle e parenti tutti Lina Cicoira 06.05.1947 - † 23.06.1980 “Non esiste una separazione definitiva finché esiste il ricordo” (I.Allende) Strappata alla vita nel fiore della giovinezza da una tipica violenza della nostra società, da 33 anni sei la presenza invisibile nei momenti lieti e tristi della nostra vita. La sorella Gina, fortunatamente scampata alla tragedia che la travolse, la ricorda con grande affetto e rimpianto. 23 m c u -tr a c k PA C E Antonietta Simone ved. Farina 07.03.1927 † Monza 08.09.2013 Poiché giusto è il Signore, amante delle cose giuste; i retti contempleranno il suo volto. Dio delle potenze, facci volgere a te e mostraci il tuo volto, e noi saremo salvi. I N .d o o m c u -tr a c k C IL CALITRANO w N. 54 n.s. – Settembre-Dicembre 2013 o .d o w w w w w C lic k to bu y N O W ! F- er O W w PD h a n g e Vi e ! XC er PD F- .c y .c .d o m w o o c u -tr a c k w w .d o C lic k to bu y bu to k lic C w w w N O W ! h a n g e Vi e N PD ! XC er O W F- w m h a n g e Vi e w PD XC er F- c u -tr a c k In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP per la restituzione al mittente previo pagamento resi Calitri, 25.08.2013. La classe 1943 ha festeggiato i 70 anni. In piedi da sinistra: Berardino Polidoro, Romeo Lucadamo, Michele Armiento (si vede solo la testa), Antonio Galgano, Giovanni Toglia (si vede solo la testa), Giovanni Cubelli, davanti Domenico Tateo, Antonio Gautieri, Giuseppe Cubelli (dietro), Vincenzo Zazzarino (si vede solo la testa), Giovanni Di Cecca, dietro Vincenzo Zabatta, dietro Raffaele Cestone, Rita Scoca, dietro Maria Concetta Zarrilli, dietro Giuseppe Vallario, Michelina Di Cosmo, Michelina Dragone (con occhiali), Michele Metallo (si vede solo la testa), Annina Tuozzolo, Gerardo Bavosa (si vede solo la testa), Michele Leone (dietro), Giuseppina Maffucci (con occhiali), Lucia Cestone, Berardino Zabatta (si vede appena),Antonietta Margotta,Antonio Zabatta (dietro con occhiali), Raffaele Di Milia, Enzo Cerreta (dietro con occhiali), Antonio Zabatta (dietro) e Vincenzo Di Milia. Seduti: Giuseppe D’Auria, Petronilla Cestone, Pasquale Cestone e Michele Russo. Nella foto mancano Giuseppina Zarrilli e Franca Salvante. .c